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mercoledì 19 aprile 2017

NEWS - Le serie tv on demand sono un miraggio per il 70% degli italiani. Tim e Vodafone all'attacco con produzione e integrazione per smuovere la situazione

Articolo tratto dal "Corriere della Sera"

La tv di domani sarà (anche) on demand, «à la carte», ma in Italia i numeri del consumo non lineare sono ancora limitati. A parte gli abbonati Sky — che sono poco più di 4 milioni e mezzo, di cui circa la metà con decoder connesso in rete — abituatisi alle novità tecnologiche, il resto del consumo segue ancora via tradizionali, e il mercato delle Over-theTop (i servizi in streaming con Netflix, Infinity, NowTV o Amazon) è ancora piuttosto ristretto. Un'arretratezza che prefigura, per il futuro prossimo, un auspicabile sviluppo. Guidato da chi? Ecco la vera domanda. I contenuti on demand e, soprattutto, quelli premium sono ancora un miraggio per il 70% delle famiglie italiane, oltre 16 milioni di case. Ed ecco perché in questi mesi si stanno affacciando con sempre maggiore forza sul mercato degli audiovisivi le delcos», le società di telecomunicazioni a cui siamo abituati a pensare per telefoni e telefonini. In particolare, Telecom col rilancio di TimVision sta puntando su un servizio che unifichi rete e contenuti, puntando su questi ultimi, produzioni originali ed esclusive per attrarre l'attenzione degli spettatori. Di questa settimana, invece, il definitivo lancio di Vodafone Tv, che passa dalla versione «in prova» al servizio commerciale per il bacino potenziale di case raggiunte dalle fibra, 11,7 milioni di famiglie in oltre 500 città. Se Tim sembra orientarsi sulla produzione (è la strategia di Netflix, che però la esercita sull'arena globale), Vodafone scommette tutto sull'integrazione: un'unica piattaforma che aggrega free e pay tv, grazie a molte partnership con reti e distributori (fra cui Sky, Discovery, Bbc, Chili...). Risultato: 35 mila titoli ricercabili, il 95% del cinema on demand in lingua italiana. Produzione e integrazione di contenuto riusciranno a modificare le abitudini degli spettatori italiani? 

lunedì 13 febbraio 2017

NEWS - Taca la Banda! Gli utenti della banda (ultra)larga aumentano per vedere le serie tv, anche se l'Italia rimane la Cenerentola d'Europa. Sorpresa: Chili cresce più di Netflix. Mediaset in stand-by, Amazon pronta a scendere in campo. Tra TimVision e Vodafone, attacca la banda anche Fastweb

News tratta da "Affari&Finanza"
Tutti in sala: Io spettacolo sta per cominciare, anzi i titoli di testa sono già sullo schermo. La tv on demand ha finalmente messo in moto la banda larga e soprattutto quella ultralarga, che significa fibra ottica. Gli utenti crescono, la domanda preme anche in Italia, risolvendo l'annoso dilemma se si debba prima costruire le nuove reti ultraveloci o aspettare il crescere dell'offerta. In numeri: oggi in Italia ci sono 1,7 milioni di utenti di video on demand. Sono utenti che guardano meno tv tradizionale, quella dei palinsesti e dei tasti del telecomando e che invece sempre più di frequente cercano quello che vogliono vedere su cataloghi online. 
Crescono non perché ci sia più 4K in giro o più smartphone o tavolette, ma perché ora sempre più film, serie tv, grandi eventi e sport arrivano con ottima qualità sui televisori di casa: siano smart tv, ossia tv a cui, oltre il cavo d'antenna si connette anche il cavo verso il modem a banda larga domestico (o un wi-fi) oppure grazie ai set-top-box, (più facile chiamarli decoder) che abilitano anche i vecchi apparecchi attraverso la porta Hdmi: da Timvision a Vodafone Tv, da Now.tv di Sky a Infintiy e, tra qualche mese, anche al nuovo decoder di Fastweb che sta ultimando i suoi trial tecnici per adattare alla rete italiana il decoder usato in Svizzera dalla sua controllante Swisscom. Un milione e 700 mila utenti che cresceranno rapidamente. "A fine 2019 ne stimiamo quasi 4,2 milioni", spiega Augusto Preta, direttore di ItMedia Consulting, che all'esplosione del Vod, il video on demand, in Europa e in Italia ha dedicato un rapporto uscito appena un paio di mesi fa. "L'Italia sta iniziando a recuperare il gap che la ha finora seperata da resto del mercato europeo: la nostra analisi infatti - continua Preta - stima che mentre l'Europa continuerà a crescere nei prossimi tre anni a tassi tra il 20% di quest'anno il 14% del 2019, i ricavi del settore in Italia aumenteranno del 72% quest'anno e di quasi il 55% tra tre anni". Che il mercato ci creda si vede nei fatti. All'estero, ovviamente, prima di tutto, con le ultime operazioni. Atet che acquisisce prima Direct Tv (la maggiore pay tv satellitare Usa) e poi Time Warner (anche se l'operazione deve ottenere anche ora il via libera dell'Antitrust Usa), a cui risponde Verizon con l'acquisizione di Yahoo. Ma anche in Italia, dove le cose si anno muovendo rapidamente. Telecom ha rilanciato Timvision, Vodafone lancia Vodafone Tv e Fastweb, come anticipato più sopra, sta rientrando nel settore da cui era uscito alcuni anni fa con lo spinoff di Chili Tv
Quanto a Vodafone, si sa della sua offerta, del valore di circa 10 euro al mese. I contenuti sono in via di definizione con potenziali alleati come Sky, Discovery, Viacom. Di certo ci sono già tra le opzioni Netflix e Chili, con pagamento a parte, ma con un'offerta iniziale che comprende sei mesi di Netflilx e 6 film di Chili. Per ora è in vendita in una trentina di negozi Vodafone ma si arriverà presto a regime. D'altra parte l'offerta del gruppo guidato da Aldo Bisio è legata a filo doppio allo sviluppo della rete ottica di Open Fiber, la joint venture Enel e Cdp con cui Vodafone ha un accordo operativo. Timvision, l'offerta di tv in streaming di Telecom Italia, è sugli scudi: presentando i conti del gruppo per il 2016, la scorsa settimana, l'ad Flavio Cattaneo ha detto chiaramente che è dai servizi a valore aggiunto sulla fibra, e in particolare dalla tv, che il gruppo si aspetta di tomare a veder crescere ricavi e margini. E si sta muovendo di conseguenza: accelera sulle nuove reti, con 120 mila nuove case passate ogni settimana, ha societarizzato Timvision, prima una divisione della capogruppo, ha firmato un accordo con Rai per venti film prodotti da RaiCinema in esclusiva. Una cosa, quest'ultima, che ha fatto anche storcere qualche naso a Viale Mazzini dove è stata da poco rinnovata l'offerta di RaiPlay, la catch-up tv, gratuita ma con pubblicità dove si può rivedere online e on demand la programmazione degli ultimi sette giorni, oltre le dirette streaming di tutti i dieci canali Rai. 
Se il fronte delle telco è in fermento, anche dall'altra parte, quella dell'offerta, ci sono movimenti. Broadcaster, major e produttori di contenuti hanno intuito che il momento è positivo e spingono sull'acceleratore. Con il risultato che il mercato, colpito da questo aumento di offerta, reagisce e cresce ed oggi gli utenti italiani possono scegliere in un panorama di una ventina di offerte diverse, tra abbonamenti e pay-per-view, tra cataloghi specializzati e anche motori di ricerca. I quasi 2 milioni di utenti italiani erano un miraggio solo dodici mesi fa. C'è che è un mercato in cui i protagonisti non si sbottonano e cifre ufficiali non ci sono. Si possono solo citare quelle che addetti ai lavori e operatori ammettono a mezza bocca. Secondo queste indiscrezioni il primo operatore sarebbe oggi Timvision, con circa 400 mila utenti, compresa però una quota di utenti registrati ma che non hanno ancora attivato il servizio. Cifre ad alta oscillazione quelle relative a Netflix che secondo alcune stime potrebbe avvicinarsi ai 400 mila utenti (compresi quelli nel periodo gratuito) e secondo altre valutazioni arriverebbe a malapena a 300 mila. Risultato non disprezzabile ma comunque sotto le attese (si parlava di un milione entro il primo anno, e Netflix è partita nell'ottobre 2015). A rallentare la corsa del gruppo di Reed Hastings sarebbero ancora una ridotta offerta di contenuti in italiano e la scarsa abitudine del pubblico nostrano ai film sottotitolati. Senza contare che i titoli di punta prodotti dal gruppo, a parure da House of Cards, in Italia sono stati acquistati dai concorrenti, Sky in testa. 
Chili vanta in Italia 650 mila utenti registrati, il 90% dei quali ha anche registrato un metodo di pagamento, e cresce di 20 mila nuove registrazioni al mese. Ma Chili ha un modello di business diverso dagli altri: niente abbonamento ma si paga volta per volta quello che si vede. Chili non ha un suo decoder ma si affida, come Netflix, d'altronde, alla presenza sui set-top-box degli altri, da Tim-vision a
Vodafone, alla presenza della sua icona nelle tv connesse di Samsung e Lg e alla possibilità di connettere il proprio smartphone o la propria tavoletta al televisore tramite le "chiavette" Hdmi come Chromecast di Google o Amazon Fire. Anche per Sky non si hanno numeri precisi. Sui 100 mila dovrebbero essere gli utenti che vedono l'intero bouquet della pay tv guidata da Andrea Zappia tramite la fibra ottica e con l'apposito decoder sviluppato da Sky con Telecom Italia per replicare tutte le funzionalità del ricevitore satellitare. Più del doppio, forse sui 250 mila, invece, gli utenti di Now.tv, la versione low cost" di Sky che viaggia esclusivamente via web. Situazione in stallo in casa Mediaset, viste le note vicende societarie: su Premium Online non ci sono numeri. E su Infinity, in pratica la Netflix del Biscione, film e serie tv, lanciata proprio anche per non lasciare strada libera a Netflix, si parla di una forbice compresa tra i 100 mila e i 200 mila utenti. E ancora indietro è Amazon Prime Video, che dal 14 dicembre scorso, giorno del lancio ufficiale, in Italia ma assieme ad altri 200 mercati, è praticamente appannaggio gratuito di tutti gli utenti di Amazon Prime. Amazon non rilascia numeri su quanti siano gli utenti in Italia e tanto meno su quante siano le eventuali attivazioni del servizio. L'utilizzo è comunque ridotto dalla esiguità del catalogo, per ora, con pochi film doppiati. Forse le cose miglioreranno in primavera, quando dovrebbe arrivare anche in Italia "Crisis in 6 Scenes" la serie tv firmata da Woody Allen. E poi c'è il resto: dalla Play Station Video di Sony, ad iTunes di Apple e Google Play, che non prevedendo pagamenti fissi ma acquisti a catalogo e sfuggono ancora di più ad ogni rilevazione, fino a portali come Mubi, Vimeo o l'italiana MyMovies che propongono selezioni mensili o settimanali di contenuti: una specie di ritorno a una forma di palinsesto.

venerdì 13 gennaio 2017

NEWS - "Pensate se Italia e Francia collaborassero per creare serie tv...": Arnaud de Puyfontaine, CEO di Vivendi, scrive a "La Repubblica" motivando le mosse dei francesi con Mediaset

Lettera di Arnaud de Puyfontaine pubblicata da "La Repubblica"

Caro Direttore, In questi ultimi mesi sono state scritte molte cose sul gruppo Vivendi. Alcune esatte altre meno, ma tutte hanno contribuito ad alimentare un acceso dibattito in Italia. In qualità di Ceo di Vivendi, ho deciso di intervenire in prima persona per ristabilire qualche verità sull'azione positiva svolta da Vivendi in Italia. Azione che in alcuni casi è stata fraintesa o male interpretata. Tanto che alcuni hanno sintetizzato i nostri sforzi come opachi, speculativi o dettati da sete di conquista, suscitando in questo modo ostilità o sfiducia. E' esattamente il contrario. Siamo in Italia per realizzare un progetto ambizioso, di lungo termine, costruito su ciò che l'Italia e la Francia hanno in comune: la vicinanza della loro tradizione latina. L'Italia, poi, ha molto da offrire cultura, storia, esperienza, talento, professionalità, creatività, bellezza. In altre parole, voglio sottolineare che è proprio l'italianità al centro del nostro progetto. In particolare, pensiamo che essa sia una risorsa formidabile per generare crescita sia in Italia, sia in Francia. Ecco perché vogliamo dare più importanza e valore all'italianità delle aziende di cui siamo azionisti, consolidando le loro radici. Un modo per farlo è quello di dare un contesto europeo alla loro azione. Raggiungere una dimensione europea è un'opportunità unica per cogliere al meglio le sfide che offre un mondo ormai globalizzato.
Una delle caratteristiche riconosciute all'Italia in tutto il mondo è la sua elevata capacità imprenditoriale. Proprio per questo vogliamo fare leva su questo atout per rafforzare gli scambi tra i nostri due Paesi, la cui vicinanza è una realtà e rappresenta un significativo potenziale da valorizzare.
Il nostro approccio non è per nulla opportunistico ma finalizzato a rafforzare l'unicità, l'eccellenza e la competenza delle aziende italiane, combinandole con le peculiarità di altri Paesi europei, come la Francia o la Spagna. Si tratta di un progetto ambizioso ed equilibrato, che però ha bisogno di adesione e sostegno. I miei recenti contatti con il governo italiano, le istituzioni, le autorità di mercato, gli azionisti, i dipendenti, hanno un unico obiettivo: creare quella fiducia indispensabile, per portare avanti con successo un tale progetto. Spesso il confronto è stato acceso, ma io sono sempre stato attento affinché avvenisse in modo trasparente e nel rigoroso rispetto delle leggi e delle regole del mercato. A questo proposito, mi fa piacere evidenziare e riconoscere le qualità di accoglienza e di ascolto delle istituzioni italiane. È importante sdrammatizzare i toni del dibattito ed evitare inutili caricature. Nel 2015, la Francia ha investito in Italia 46 miliardi di euro. A sua volta, la Francia è stata il principale destinatario degli investimenti italiani. Un trend positivo, che dovrebbe essere valutato come un arricchimento e un'opportunità di crescita per tutti. Vivendi ha dichiarato fin dall'inizio qual è il suo progetto: costruire e dar vita a un grande polo dell'Europa meridionale, che prevede di creare una ampia convergenza tra contenuti e telecomunicazioni. Francia, Italia e Spagna sono i tre principali Paesi da cui partire. Rafforzandosi in Sud Europa, Vivendi sta scommettendo sulla cultura europea per far fronte alla concorrenza sempre più agguerrita dei colossi anglosassoni, americani e cinesi.
È in questa logica e per centrare questi obiettivi che Vivendi ha investito negli ultimi due anni in Italia, prima in Telecom Italia e successivamente in Mediaset. Non è stato un percorso facile. Tutt'altro. Ma fino ad ora la nostra strategia, la nostra esperienza, le sinergie e le energie profuse hanno pagato, con risultati positivi per il mercato italiano delle Tic e per i suoi utenti. In effetti, dopo una fase difficile, oggi Telecom Italia è sulla buona strada. Merito del suo presidente Giuseppe Recchi e del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo che hanno saputo voltare pagina dotando l'azienda di una nuova struttura organizzativa e mettendo a punto una missione al passo coi tempi e con le sfide che si profilano all'orizzonte. Si tratta di una strategia che è stata messa in campo di recente, ma che già in questi mesi, e ancor più nei prossimi darà degli ottimi frutti. Con beneficio di tutti i cittadini italiani che potranno usufruire di una infrastruttura sempre più moderna ed efficiente, in particolare attraverso gli investimenti dedicati alla banda larga. Vivendi ha scelto di puntare sui contenuti e sulla convergenza con gli operatori di telecomunicazioni per creare valore. Il nostro gruppo è uno dei leader mondiali nei contenuti e continua a rafforzarsi con investimenti mirati in aziende di punta del settore. Si tratta di un gruppo diversificato-pay tv con Canal Plus, musica con Universal Music Group, film e serie con StudioCanal, videogames con Gameloft -presente in tutto il mondo e con un giro d'affari di circa 11 miliardi euro. E' per questo che siamo interessati a un'alleanza con Mediaset, un'azienda con una forte notorietà, ricca di professionalità e di potenziali sinergie con Vivendi. Basti pensare quali risultati si potrebbero raggiungere se Francia e Italia collaborassero nel campo del cinema e delle serie televisive. Nonostante le difficoltà per trovare un terreno comune con Mediaset, non abbiamo abbandonato il nostro progetto iniziale finalizzato alla creazione di un grande gruppo dell'Europa meridionale in cui convergano contenuti e tic, di cui Mediaset rimane, secondo noi, uno dei pilastri. È per questo, chenel novembre 2016, abbiamo deciso di investire direttamente in Mediaset, diventandone il secondo azionista.
Noi siamo, ci tengo a ribadirlo, soci industriali che desiderano apportare il loro contributo al progetto paneuropeo che abbiamo deciso di sviluppare. La nostra azione è di lungo termine ed è trasparente. Questo, il senso delle mie dichiarazioni al Governo italiano e alla Consob. Non voglio qui entrare nel merito delle voci e delle indiscrezioni di mercato che circolano in continuazione. Desidero però ribadire il mio totale impegno nel difendere la validità del nostro progetto e nel ristabilire fiducia e serenità. Sono convinto che tutte le parti interessate ne trarranno dei benefici, l'Italia in primis. Questi sono i fatti e questi sono i nostri progetti.

lunedì 28 novembre 2016

NEWS - Allons enfants de la Pa...TIM! Vivendi sbarca in Italia a braccetto di Telecom con l'app Studio+ col claim "10 minuti non ti porteranno mai così lontano": serie tv originali di 10 episodi di 10 minuti ciascuno ad alta qualità per smartphone e tablet
Al grido internazionale di "Setting a new standard" e, in italiano, "10 minuti non ti porteranno mai così lontano", è stata presentata stamattina alla Fonderia Napoleonica di Milano - location che suggerisce imprese "rivoluzionarie" - la app Studio+, nata dalla joint venture tra TIM e Vivendi. In soldoni: serie tv originali realizzate appositamente per smartphone e tablet (ma visibili anche su pc e Mac, volendo, come da abbonati non TIM) in qualità HD sia video che audio, anche in modalità off-line in download. Inquadrature più strette, sceneggiature più dinamiche, lungo serie di 10 episodi da 10 minuti l'uno; ogni settimana una serie nuova disponibile, in 5 lingue diverse (con sottotitoli). Una piccola grande rivoluzione salutata da Dominique Delport, Presidente di Vivendi Content con "We love density" lungo "un prodotto di alta qualità ad uso esclusivo, storie affascinanti e di grande divertimento facilmente fruibili". Gli ha fatto eco Daniela Biscarini, Responsabile Multimedia Entertainment & Consumer Digital Services di TIM, secondo la quale "ormai i giovani guardano le serie tv sulla rete mobile sdraiati sul divano, accanto alla tv". 
Tra le 15 serie in arrivo, battenti bandiere francese, italiana, inglese, marocchina, danese, canadese, thailandese, belga, brasiliana e americana, si spazia dall'horror al crime, dall'avventura al drama e sci-fi. Al momento non trova spazio la comedy. Titolo di punta è il thriller danese "Kill Skills": un killer francese fugge in Danimarca dopo che la figlia di un boss malavitoso israeliano è morta per overdose al fianco dell'assassino su commissione. Caterina Murino è la protagonista della francese "Deep", girata sulla vita in apnea di Sofia per ritornare a galla nella vita dopo la perdita del fratello gemello sommozzatore. Guest star Ornella Muti. Spazio anche alle rivolte degli animali in "Urban Jungle" (UK), il claustrofobico "Madame Hollywood" (Canada), il thailandese "Brutal" sullo sfondo dei combattimenti clandestini, il belga catastrofico "Amnesia", il super-eroico americano "Superhuman" e il bollente brasiliano "Red Season".
Nel comunicato stampa si legge: "L'accordo tra TIM e Studio+ sottolinea come la realizzazione di sinergie tra operatori di telecomunicazione e produttori di contenuti premium (n.d.r.: non Premium!) rappresenti il nuovo percorso per lo sviluppo di modelli inediti di intrattenimento che permetteranno di raggiungere una nuova generazione di spettatori, offrendo produzioni digitali originali e di alto livello".
L'offerta Studio+ è proposta in esclusiva ai clienti TIM a 3,99 euro al mese con il primo mese gratis.

mercoledì 23 novembre 2016

NEWS - Vivendi non sta a guardare e lancia serie tv in esclusiva sul mobile in accordo con Tim (Premium è avvisata!)

Articolo tratto da "Italia Oggi"
Le tensioni tra Mediaset e Vivendi non riguardano solo l'acquisizione di Premium da parte del gruppo francese. Ma anche e soprattutto, dice Marco Giordani, cfo di Mediaset, a.d. di Rti e presidente di Premium, il progetto che Mediaset aveva con Vivendi per la realizzazione di un polo produttivo di contenuti europei, di una sorta di Over the top alternativo ai vari Netfiix ecc. E in attesa che gli screzi si appianino, il gruppo Vivendi va per la sua strada e il 28 novembre presenta a Milano Studio+, il nuovo servizio di Vivendi che mette a disposizione serie fruibili esclusivamente da mobile. Studio+ sarà operativo dal 4 dicembre, tramite un abbonamento sottoscrivibile attraverso Tim, con dieci nuove serie di 5-10 minuti a episodio, prodotte esclusivamente per mobile. All'incontro del 28 novembre interverranno il responsabile contenuti di Vivendi, Dominique Delport, il ceo di Studio+ , Gilles Galaud, e Daniela Biscarini, responsabile entertainment di Tim. Intanto, ieri, Vivendi ha reso noto con una nota di aver collocato obbligazioni per un valore di 600 milioni di euro, per «beneficiare delle condizioni di mercato ancora favorevoli in un contesto volatile». L'obbligazione della durata di sette anni è stata collocata presso investitori istituzionali. Vivendi allunga così, ha precisato la stessa società francese, la durata media del suo debito obbligazionario a 4,5 anni.

lunedì 25 luglio 2016

NEWS - Clamoroso al Cibali! Sky perderà il 36% di valore nei prossimi 5 anni, la concorrenza della neonata Vivendi-Premium e Netflix destinata a erodere quote di mercato

Articolo di Claudio Plazzotta su "Italia Oggi"
Bank of America Merrill Lynch ha prodotto un interessante report sul mondo Sky plc, con attenzione al mercato britannico, tedesco e italiano. Il tutto confezionando il documento con una certa creatività, come una serie tv all'interno di un Box set di Sky, con tanto di «prima stagione», 13 episodi (all'Italia è dedicato il 13esimo), gran finale ed «episodio bonus». Eloquente il titolo affibbiato alla serie: The boiling frog, ovvero la rana in bollitura, che fa riferimento a una situazione in cui piccoli cambiamenti (come quelli cui è sottoposta una rana immersa in acqua tiepida in una pentola sul fuoco) possono però portare gradualmente a una situazione di crisi (nel caso della rana, alla bollitura e di conseguenza alla morte). Per la banca d'affari, quindi, il gruppo Sky, in Europa, si troverebbe in un contesto di lento declino, magari impercettibile ma inesorabile, e destinato a erodere drasticamente le quote di mercato e i margini. Quanto all'Italia, è presto detto: per Merrill Lynch la società guidata dall'amministratore delegato Andrea Zappia perderà il 36% del valore nei prossimi cinque anni, passando da 2,5 miliardi di sterline del 2014 (importo versato a Fox da Sky per l'acquisto di Sky Italia) a 1,6 mld nel 2020. I motivi di questo deprezzamento sono molti. Di sicuro il mercato degli abbonati alla pay tv in senso largo crescerà in Italia, passando dai circa 7 milioni di clienti nel 2016 ai 9,5 milioni del 2020. Cambierà, però, la composizione: se nel 2016, in base alle stime di Merrill Lynch, ci sono 4,775 mln di abbonati Sky, 2,255 mln di abbonati Mediaset Premium (escluse le pre-pagate) e 182 mila abbonati ad altre offerte, nel 2020 gli abbonati di Sky cresceranno a 5,164 milioni, ma soprattutto grazie alle offerte di Now Tv (la pay tv in streaming), quelli di Mediaset Premium a 3,240 milioni e gli «altri» esploderanno a 1,386 milioni. In sostanza tutta la crescita sarà intercettata dalle offerte di pay tv in streaming, un modello di business che, secondo la banca d'affari, rappresenta il futuro della cosiddetta tv a pagamento. Il miglioramento delle infrastrutture di rete, banda larga, fibra in Italia ha infatti rimosso le barriere all'ingresso per tanti soggetti. E Sky, dice il report, dovrà confrontarsi con nuovi competitor: sia Discovery, sia le offerte in Ott come Netflix o Vivendi-Mediaset. E, in particolare, queste offerte hanno «business models più efficienti poiché lavorano in stretta sinergia con le Telco. Vivendi sta per acquisire Mediaset Premium, che era un competitor debole per Sky Italia. Ma con Vivendi diventerà probabilmente un competitor molto più forte, con vantaggi nella distribuzione, nei contenuti, nel marketing, facendo forte leva sulla base di clienti di Telecom Italia», di cui Vivendi è il principale azionista. L'ingresso di Vivendi nel mercato della pay tv in Italia determinerà «per Sky una quota di mercato più bassa e costi più alti per l'acquisto dei diritti tv». In effetti, secondo le analisi di Bank of America Merrill Lynch, la quota di mercato di Sky Italia passerà dal 70% del 2014, al 68% del 2016, fino al 54% del 2020, mentre Mediaset Premium salirà dal 32% del 2016 al 34% del 2020. Concentrandoci su Sky, gli abbonati tv alle offerte non sportive resteranno stabili: 1,125 milioni nel 2016 come nel 2020. Quelli alle offerte sportive, invece, caleranno dell'1,4% passando da 3,5 milioni del 2016 a 3,449 milioni del 2020. Il boom ci sarà, invece, per gli abbonati a Now Tv: dai 150 mila del 2016 ai 590 mila del 2020.Non ci sarà un grande sviluppo dei ricavi pubblicitari di Sky Italia, che secondo Merrill Lynch rimarranno piatti: 234 milioni di euro nel 2016 come nel 2020. Per determinare la crescita, quindi, Sky dovrà lavorare su due fronti: spingere su Now Tv, che passerà dai 17 min di ricavi 2016 ai 79 milioni del 2020; aumentare i prezzi degli abbonamenti, in particolar modo per i pacchetti dello sport. L'arpu (ricavi medi mensili per abbonato) tra il 2016 e il 2020 salirà infatti da 35 a 37 euro per le offerte non sportive, da 45 a 50 euro per quelle sportive, e da 11 a 13 euro per Now tv. Con queste dinamiche, si potrà affrontare bene anche il probabile aumento dei costi per l'acquisto dei diritti sportivi in tv. Merrill Lynch prevede che i costi Sky per la Serie A di calcio passeranno dagli attuali 572 milioni all'anno a 681 min ( 19%), e quelli della Formula Uno da 77 a 100 min ( 30%). E così anche l'ebit di Sky Italia verrà tutelato: 72 milioni di euro nel 2016, e poi 115 nel 2017, e, ancora 121 milioni nel 2018, fino ai 146 milioni del 2020.

giovedì 9 giugno 2016

NEWS - Netflix all'europea: la nuova Premium produrrà dalla nuova stagione 10 serie tv originali "di alta qualità". Possibile  sede in Germania (meno tasse)

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Si stringono i tempi per la nascita di un Netflix europeo. È almeno quanto sostiene il quotidiano francese «Le Figaro», secondo il quale il progetto potrebbe vedere la luce entro la fine dell'anno, con una piattaforma di video a richiesta in abbonamento (Svod) che avrebbe sede in Germania. A lanciare l'iniziativa di cui si è già parlato al momento dell'accordo con Mediaset sarebbe Vivendi, il gigante dell'entertainment guidato da Vincent Bolloré, principale azionista di Telecom Italia. Assieme, appunto, a Mediaset e forse agli spagnoli di Telefonica. I Paesi interessati, almeno in un primo tempo, sarebbero Germania, Francia, Italia e Spagna. Dal quartier generale di Vivendi non arriva altro se non il solito «no comment». Anche se fannonotare che forse è un po' presto per parlare concretamente di simili progetti, visto che l'operazione Mediaset è ancora in attesa del via libera delle autorità competenti, il quale non dovrebbe arrivare prima di fine settembre. Forse è presto per parlarne, ma certo l'idea è sul tappeto da tempo. Non solo da parte di Vivendi. Il problema, sostiene «Le Figaro», è evitare che la sede sia in Francia. Dove gli obblighi legati al finanziamento del cinema francese e alle quote di trasmissione di produzioni «made in France» rendono l'operazione più complessa e costosa. Perché in effetti non scegliere allora la Germania, dove Vivendi è già attiva nella Svod con Watchever. Quanto alla platea di utenti, si partirebbe dai 3oomila abbonati di quest'ultima, i 55omila circa di CanalPlay (sempre Vivendi) in Francia, i 600mila di Infmity (Mediaset) in Italia E magari anche il milione di Yomvi (Movistar , del gruppo Telefonica, di cui Vivendi ha l'1%) in Spagna. Certo siamo ancora lontani dai numeri di Netflix, ma sarebbe una importante base di partenza, che consentirebbe di immaginare la produzione di una decina di serie originali di alta qualità (e quindi ad alto costo) all'anno. D'altronde Vivendi sta già investendo pesantemente nell'acquisizione di quote di partecipazione in molte società di produzione europee.

venerdì 27 maggio 2016

NEWS - Matrimonio telefonato: Telecom porta all'altare Google per far crescere TimVision nella tv on demand 

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Fare un salto di qualità e guadagnare posizioni in un mercato – quello della tv on demand – sempre più affollato ma sempre più vivace. Per far questo Telecom si è scelta un compagno di viaggio non da poco: quella Google che con Youtube da tempo fa sentire la pressione sul mercato tv con i video free online e che nel 2017 partirà con un servizio tv online a pagamento: YouTube Unplugged. L’accordo fra Telecom e Big G ha per oggetto il nuovo decoder Timvision con sistema operativo Android Tv. In Europa l’ex monopolista tricolore è stato preceduto solo dalla francese Bouygues. A ogni modo l’azienda guidata dal presidente Giuseppe Recchi e dall’ad Flavio Cattaneo è fra le prime al mondo a mettere sul mercato un decoder Android Tv nato dalla collaborazione con Google. La presentazione ai dealer è avvenuta nei giorni scorsi, durante l’annuale convention della divisione consumer. Già da oggi è invece attesa la comunicazione ufficiale di una partnership che ha dato vita a un device ma che promette di dare il la anche anche a nuove possibilità di mercato. Sarà in commercio dal 15 giugno ed è “4K ready”. Nuovo decoder vuol dire nuovo
hardware in cui rientra anche un telecomando con microfono, il “vocal assistant”, per la ricerca di programmi e notizie. Basterà insomma pronunciare il termine “meteo”, per fare un esempio, per vedere comparire sullo schermo programmi tv, app e siti internet che parlano di meteo, un po’ come succede con le ricerche online su smartphone e tablet. Nuovo decoder però vuol dire anche una nuova interfaccia. E quindi: vetrina unica di contenuti video con proposizione di programmi più adatti al cliente. Qui si troverà l’offerta Timvision, ma anche quella dei partner visto che Telecom ha voluto puntare su una piattaforma aperta in modo da non escludere gli altri, da Mediaset Premium, a Netflix agli altri disposti a salire a bordo. L’interfaccia permetterà di visualizzare anche lo store di Google (video, notizie e, cosa tutt’altro che trascurabile, i giochi), oltre ad app o a Youtube. L’ex monopolista punta a rafforzarsi nel mercato tv ma anche a fare di Timvision una leva per aumentare le attivazioni in fibra cato tv on demand da una parte; dall’altra parte fare di Timvision sempre di più una leva per nuove attivazioni in fibra, «perché questo è il core business dell’azienda, al quale noi, con la nostra proposta e i nostri contenuti, siamo funzionali», spiega Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment di Telecom. Sul primo punto la piattaforma on demand, basandosi su un modello a sottoscrizione (Svod), si trova a competere su un
mercato in cui in Italia sono presenti Netflix, Infinity (Mediaset), Skyonline, Chili Tv e Wuaki.tv (che però hanno un modello Tvod, in cui si paga solo per quel che si vede) e per certi versi anche Google Play o Apple tv

«Nell’ultimo anno – precisa Biscarini – abbiamo avuto più di un milione di clienti abilitati e più di 600mila attivi, con una crescita annua del 130% fra gli utilizzatori». In questo quadro in cui alla visione lineare si sta accostando una sempre maggiore visione on demand la possibilità di trasformare la tv di casa in una smart tv – e qui si parla di tutte le tv dotate di porta Hdmi, quindi non solo delle nuovissime – diventa un vantaggio competitivo, come un plus, che finora in realtà è emerso poco, è il traffico dati incluso per i video in mobilità. L’accordo Tim-Google ha come obiettivo evidente anche quella di aumentare la base clienti nella banda ultralarga. Su questo versante Telecom ha la leadership quanto a coperture (1.127 comuni) ed è seconda per quota di mercato (46% di Fastweb contro il 38% di Telecom Italia, il 15% di Vodafone e l’1% di Wind, secondo elaborazioni su dati degli operatori a fine 2015). Il nuovo decoder Timvision funzionerà solo su linea Tim. Risultato: per sfruttare le varie potenzialità, compreso il 4K, si cercherà di spingere sulle attivazioni in fibra.

lunedì 14 dicembre 2015

NEWS - Strategie e modalità della nuova Vodafone Tv, in Italia entro giugno (anche grazie a Netflix)

Articolo di Maria Elena Zanini su "Corriere Economia"
Nuovi scenari Anno 2016, Vodafone sbarca sulla piattaforma tv. L’obiettivo è quello di arrivare a fornire al cliente i migliori contenuti con la migliore rete. Oltre a convincere gli utenti a passare dall’Adsl alla fibra. Per questo Vodafone ha deciso di mettere allo studio una nuova tv che verrà lanciata sul mercato italiano verosimilmente entro giugno 2016. Si tratta di una piattaforma che funziona tramite un set top box, una sorta di decoder con un ingresso per la fibra e uno per il digitale su cui vengono caricati i vari contenuti in Hd in streaming. Quella di Vodafone non è la prima tv in Italia creata da un operatore telefonico. Telecom nel 2009 aveva lanciato sul mercato Cubovision che nel maggio del 2014 ha subito un processo di rebranding e rilancio diventando TIMvision. Tra i punti di forza dell’offerta targata Telecom, l’assenza di costi aggiuntivi legati al consumo di dati per chi ha un abbonamento Tim, dato che TIMvision è parte integrante del portafoglio 4G di Tim, cosa che Vodafone non offre. Da parte sua, Vodafone guidata in Italia da Aldo Bisio, può contare su una efficiente rete distributiva (è il primo operatore per copertura 4G) ed è presente con la fibra in oltre 140 città. Dietro il progetto della nuova tv c’è una strategia di accordi a livello nazionale e internazionale con i principali fornitori di contenuti televisivi fruibili sia a casa che in mobilità. Questo grazie agli investimenti lanciati per potenziare la rete: con il «piano Spring» il gruppo ha raddoppiato gli investimenti in Italia con 3,6 miliardi in due anni per lo sviluppo delle reti e servizi a banda ultra larga mobile e fissa. Vodafone dunque può mettere a disposizione dei fornitori connettività e rete distributiva molto efficienti. È stato questo uno degli elementi determinanti che hanno portato Netflix lo scorso settembre a stringere una partnership con Vodafone. L’arrivo in Italia della Internet tv di Reed Hastings, dunque, non ha spostato gli equilibri nel settore, anzi, lo ha rafforzato e ha creato nuove opportunità. Per il momento si tratta di offerte promozionali (riduzione del costo dell’abbonamento o periodi di prova gratis) legate a sottoscrizioni di servizi. Stesso sistema che caratterizza anche gli accordi di partnership stretti da Vodafone con Infinity, Sky Online, Mediaset Premium, Chili, la piattaforma italiana di video ondemand nata nel 2012 da uno spin off di Fastweb. Ma con il lancio ufficiale della Vodafone Tv (per il momento in fase di rodaggio) l’obiettivo è quello di riunire in un unico contenitore, il set top box per l’appunto, i contenuti offerti dai vari fornitori non più con sottoscrizione di servizi, ma con un piano unico studiato ad hoc. In corso ci sono trattative avanzate anche con i principali broadcaster tra cui Rai, Sky, Discovery e altri, in modo da fornire ai diversi segmenti di clientela la massima scelta. Anche TIMvision sarebbe in fase di trattative con Chili e con la Rai. La nuova intesa durerebbe fino al 2017 e dovrebbe portare alla coproduzione di miniserie ed alcune prime di film in anteprima. Per Vodafone, più che di accordi in esclusiva, si tratta di accaparrarsi i contenuti migliori da offrire poi sulla piattaforma. Il medesimo servizio verrà offerto anche nel Regno Unito dove dovrebbe sbarcare entro la f ine del suo attuale esercizio f inanziario, che termina il 31 marzo 2016. Al 30 settembre Vodafone, secondo i dati ufficiali, contava 4 milioni di clienti 4G e garantiva la copertura 4G a oltre il 92 % d ella popolazione, mentre per quanto riguarda i clienti in banda larga fissa sono arrivati a 1,9 milioni, con una crescita del 9% su un totale di 2,3 milioni di rete fissa. Ed è proprio qui che dovrebbe incidere l’arrivo della Vodafone Tv, per spingere ad una ulteriore integrazione fisso-mobile.

mercoledì 9 dicembre 2015

NEWS - Clamoroso al Cibali! Anche Vodafone lancia la sua tv on demand: prima dell'estate il via in Italia!

Articolo di Andrea Biondi su "Il Sole 24 ore"
Il lavoro che va avanti da oltre un anno è alle battute finali. E così, prima della metà del 2016 Vodafone lancerà in Italia una sua tv. A quanto risulta al Sole 24 Ore è quasi tutto pronto. Si partirà prima in Uk, entro marzo. In Italia subito dopo, e comunque prima dell’estate. La piattaforma messa a punto dalla americana Kaltura e il set top box sono pronti. Tant’è che anche nel nostro Paese, come già avviene in Uk, si stanno facendo test in ambiente controllato. Dalle poche informazioni a disposizione sul versante del layout, quel che si sa è che la tv di Vodafone funzionerà grazie a un nuovo set top box, con un ingresso per il digitale terrestre e uno per la fibra. Da qui si potrà accedere a offerte on demand sia free, sia pay. Sarebbero previste inoltre funzionalità avanzate come il pause&start, la catchup dei contenuti live e la possibilità di utilizzare lo smartphone come “remote control” (in pratica per cercare i contenuti disponibili su mobile e trasferirli poi sulla tv).
Inoltre, la piattaforma dovrebbe consentire la visione dei contenuti anche in 4K, laddove disponibili. Il tutto attraverso un’interfaccia che richiama molto il concetto delle smart tv, di Netflix o Sky Q. In pratica ci sarà una parte di “My Tv” con registrazioni, suggerimenti e tracce, insomma, della propria attività televisiva. Ci si potrà poi spostare sui canali in digitale terrestre e un’altra parte dello schermo sarà invece dedicata alle app dei servizi “ospitati”. Uno di questi sarà sicuramente Netflix che, come in Uk, dovrebbe essere utilizzato anche a fini “promozionali”: accedere alla Vodafone Tv darà la possibilità di vedere qualche mese gratuito di Netflix. Discussioni sarebbero comunque in corso anche con altri player dell’on demand e con i broadcaster tradizionali. Particolarità importante da segnalare e che segna una differenza con il competitor Timvision di Telecom: allo stato attuale Vodafone non prevedrebbe un utilizzo gratuito dei dati per il consumo di video in mobilità tramite smartphone o tablet. Andando al di là del versante tecnico, la discesa del numero due della telefonia mobile in Italia nel mercato tv del nostro Paese promette comunque di far parlare di sé.
Una proposta televisiva entra del resto nelle strategie dell’operatore come un importante strumento per aumentare la propria base clienti nel fisso (1,9 milioni in Italia di clienti in banda larga fissa, su un totale di 2,3milioni di rete fissa al 30 settembre). I clienti della fibra sono ancora pochi. Ma con l’offerta tv dal quartier generale di Vodafone Italia punteranno a fare nuovi adepti spingendo sulla convergenza fisso-mobile. E così, se si guarda ai numeri del mobile, con i suoi 24,7 milioni di clienti l’operatore britannico ha un mare magnum in cui pescare. In questo quadro le telco sanno di potersi giocare carte importanti per far crescere il proprio business. Del resto basta guardare a quel che è successo per esempio in Uk. Un’analisi di e-Media Institute ha evidenziato come dal 2010 gli abbonati alle offerte storiche (Sky e Virgin Media) siano rimasti stabili a quota 14 milioni. È cresciuto enormemente invece il numero degli utenti di servizi Vod (Amazon Prime. Now Tv, Netflix) arrivati da 0 a 6 milioni dal 2012. Nel contempo anche le sottoscrizioni alle offerte finanziate dalle telco (TalkTalk e Bt) sono passate da zero a 2 milioni.
La Gran Bretagna è più avanti rispetto all’Italia, ma è plausibile pensare che l’avvio in forma strutturata di offerte di broadband tv possa portare a un simile approdo. Tanto più che in Italia quello della pay tv tradizionale è un mercato stagnante. Negli ultimi due trimestri Sky in Italia ha perso 58mila clienti, pur rimanendo leader di mercato con poco meno di 4,7 milioni di abbonati. Mediaset, dal canto suo, ha visto aumentare la base clienti di Premium arrivando a 1,9 milioni, ma l’offerta di Premium a 1 euro per 12 mesi circolata in questi giorni e il colpo in Borsa seguito alla presentazione dei conti trimestrali (non solo per Premium, ma anche per Premiun: -9,45% l’11 novembre) fanno pensare che le cose al momento forse non stanno proprio andando per il verso sperato, nonostante l’esclusiva Champions fino al 2018. Dall’altra parte il 22 ottobre ha fatto il suo roboante ingresso nel mercato televisivo italiano l’americana Netflix, con la sua offerta on demand. E la partita si è fatta inevitabilmente più interessante.

giovedì 15 ottobre 2015

NEWS - Fiat Netflix in Italia, ma non per tutti! Solo il 22% del nostro Paese coperto dalla banda ultralarga: prima di abbonarsi, meglio informarsi 

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Sette giorni esatti. Tanto manca all’arrivo in Italia di Netflix. Prima di noi altri 50 Paesi e 65 milioni di persone hanno aderito alle proposte streaming del network californiano. Nel suo carnet conta film, documentari e serie televisive, da assemblare tra loro per creare palinsesti personali. Netflix è un servizio streaming, dunque l’utente non deve scaricare i contenuti. Niente «download». Ecco perché viene richiesta la connessione continua a Internet. Basta attivare l’app e i programmi televisivi si guardano sugli schermi delle smart tv, di tablet, smartphone e notebook. E se la tivù manca di collegamento web, va bene anche la console per videogame. Una rivoluzione non da poco, perché vengono a cadere i vincoli spazio-temporali dei tradizional i programmi Tv prodotti da i broad caster televisivi. Basti pensare che ogni giorno con Netflix, dicono i dati interni, vengono guardate 100 milioni di trasmissioni web. Stiamo dunque entrando nel mondo della fruizione di contenuti video e intrattenimento «anywhere, anytime». Cioè da ogni posto e in qualunque momento. Con la possibilità di guardare un film sulla smart tv, bloccarlo a metà e il giorno dopo continuare su tablet e smartphone mentre si viaggia. In Italia, secondo i responsabili Netflix, saranno sottoscritti almeno 150 mila abbonamenti entro fine anno. La proposta prevede tre pacchetti con prezzi che dipendono sia dalla qualità video, sia dalle cosiddette «sessioni di streaming», cioè il numero di trasmissioni da guardare in contemporanea dall’utente e gli altri componenti della famiglia (cinque persone in tutto). Il piano «Base» da 7,99 euro al mese — come dire 27 centesimi al giorno — include una qualità video standard, con una sola sessione streaming e velocità di tre megabit al secondo. Lo «Standard» da 9,99 euro al mese offre qualità Hd, due sessioni di streaming e velocità di cinque megabit al secondo. Infine c’è «Premium», un piano da 11,99 euro al mese in ultra Hd4K: consente di attivare fino a quattro streaming per volta a 25 megabit al secondo. Sottoscrivere l’abbonamento è semplice. Basta creare un account dal sito netflix.com, oppure dall’omonima app. Si inseriscono poi i dati bancari con carta di credito o PayPal. Nuova la soluzione scelta dai softwaristi per gestire l’abbonamento mese per mese (il primo gratis) , con cancellazione immediata quando si decide di non usare Netflix per il successivo. Nelle impostazioni è previsto il parental control per sorvegliare i contenuti rivolti ai bambini. Non solo. Una volta scaricata l’app, lo smartphone si trasforma in telecomando digitale. Nel nostro Paese, Netflix ha da poco stretto accordi con Telecom e Vodafone per offrire sottoscrizioni congiunte. Sarà anche possibile acquistare carte prepagate Netf lix presso rivenditori autorizzati. Tra questi: GameStop, Unieuro, MediaWorld, Esselunga, Mondadori ed Euronics. In Italia già un milione e mezzo di persone usa la tivù via strea- ming. Dunque a chi darà fastidio Netflix? Sky on demand e Sky Go già da un paio d’anni consentono agli abbonati Sky di guardare programmi satellitari su d ispositivi mobili. Mediaset punta invece sulla pay tv con Infinity: film, serie tv, fiction in Hd. Il Biscione offre anche Premium Play per guardare il calcio in diretta streaming su tablet, inclusi i programmi di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 degli ultimi sette giorni. Fastweb ha superato i 400 mila utenti in tre anni con Chili Tv. TimVision, la piattaforma on demand di Telecom Italia, dichiara 6 mila titoli tra serie tv, cartoni, cinema e documentari. Rai.Tv consente invece di seguire via Internet il meglio dell’emittente nazionale. Ma per Netflix il tallone d’Achille del Belpaese resta la velocità di connessione. Perché in mancanza di banda ultraveloce (30 megabit al secondo) si rischia di guardare i contenuti con fastidio se interruzioni. Oggi, secondo i dati di Sos Tariffe, solo il 22,3% del territorio italiano è raggiunto da banda ultralarga, rispetto alla media europea del 64%. Senza contare che ci sono regioni come il Molise, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta in cui la copertura è assente. Vale dunque un consiglio. Prima di sottoscrivere l’abbonamento, accertatevi della velocità di connessione presente tra le mura domestiche (wi-f i e Adsl). In caso contrario è come acquistare un vestito griffato che però vi sta stretto.

martedì 6 ottobre 2015

NEWS - Pay tv: "entro 3 anni obiettivo 13 milioni di abbonati!". Patuano, AD Telecom, dixit..."In Europa sono al 50% degli abitanti, noi fermi al 25%"
(ANSA) - ROMA - "L'obiettivo e' di arrivare a 12-13 milioni di clienti paganti nel sistema Italia entro tre anni". Lo ha indicato l'ad di Telecom Marco Patuano che si dice "molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualita' troveranno la domanda". "In giro per l'Europa il tasso di penetrazione della pay tv e' piu' o meno del 50% delle unita' immobiliari - ha spiegato - . Noi siamo al 20-25% e dobbiamo immaginare che se arrivassimo al 55% dei 24-25 milioni di unita' immobiliari in Italia non sarebbe una cifra assurda". Patuano ha ricordato che in Italia oggi ci sono sette milioni di collegamenti nella pay tv.

mercoledì 30 settembre 2015


NEWS - Fiat Netflix! Dal 22 ottobre (non più dal 16) lo sbarco in Italia
(ANSA) - ROMA - Ai 63 milioni di abbonati in 50 paesi dal 22 ottobre si aggiungeranno anche gli spettatori italiani. E' ufficiale da oggi la data del lancio di Netflix, la piattaforma tv via internet che in pochi anni si e' fatta strategicamente largo in tutto il mondo facendo cambiare abitudini al pubblico, prima fra tutta quella di partecipare alle maratone di serie tv, con tutti gli episodi uno di seguito all'altro anziche' aspettare gli appuntamenti settimanali. Lo stesso giorno sara' presentata a Milano nel dettaglio l'offerta e il progetto che basa la propria forza su illimitati programmi da vedere via internet ovunque e in qualsiasi momento. Alcuni contenuti sono noti tra film, serie originali esclusive, documentari e altri programmi provenienti da ogni parte del mondo. L'attesa e' pero' anche sulle produzioni italiane di cui si parla da un po', ad esempio una serie su Mafia Capitale, ma non ancora annunciate. Riuscira' ad affermarsi in Italia, dove peraltro la copertura della banda larga non e' totale? La domanda e' lecita in un mercato, quello italiano, che e' sempre stato definito ristretto e dove finora e' soprattutto sul calcio che ci si e' divisi gli abbonati tra Sky e Mediaset (Premium). La risposta arriva da Netflix stesso che, nel momento in cui ha deciso di puntare sull'Italia, ''e' un'opportunita' - ha detto a luglio a Ischia Global Fest ai produttori mr. Netflix Ted Sarandos incontrandoli per la prima volta - siamo qui non per distruggere il sistema italiano ma per partecipare facendolo crescere e contribuendo alla produzione, il che significa lavoro per gli italiani. Aprire in Italia e' un atto di fiducia''. Gia' chiari i costi: un piano Base con una sessione di streaming alla volta e definizione standard a 7,99 euro al mese, un piano Standard con due sessioni di streaming contemporanee e alta definizione a 9,99 euro al mese e un piano Premium, che consentira' quattro sessioni di streaming alla volta e la visione in Ultra HD 4K a 11,99 euro. Primo mese di lancio gratis per tutti e la promessa iniziale di abbonarsi facilmente con un clic e altrettanto facilmente disdire. Si potra' accedere da Smart TV, tablet e smartphone, computer e da una serie di console per videogiochi e set-top box connessi a Internet, oltre che da Apple TV e Google Chromecast. Due le partnership gia' siglate: con Telecom Italia e con Vodafone. Netflix sara' disponibile anche tramite il set-top box TIMvision e i clienti della compagnia telefonica potranno pagare l'abbonamento Netflix tramite la bolletta TIM, mentre Vodafone offrira' diverse promozioni esclusive che includeranno abbonamenti Netflix con l'acquisto di servizi di fibra ottica o 4G. Vodafone consentira' inoltre agli utenti italiani di semplificare la registrazione e il pagamento dell'abbonamento Netflix, che potra' avvenire tramite il contratto. Ci saranno anche le carte regalo Netflix presso diversi rivenditori autorizzati, tra cui GameStop, Unieuro, MediaWorld, Esselunga, Mondadori ed Euronics. In lingua originale, con sottotitoli o doppiate in italiano, le serie originali di Netflix tra cui quelle con Marvel, Darevil e Jessica Jones (entro la fine dell'anno) e poi la miniserie The Defenders, che riunisce i personaggi delle quattro serie precedenti. E poi ancora le serie Sense8, Grace and Frankie, Unbreakable Kimmy Schmidt, Marco Polo e Narcos, i documentari Virunga e Mission Blue, docu-serie come Chef's Table. Alla prassi di acquisto di titoli da qualche tempo si e' affiancato anche il salto nella produzione: tra i titoli annunciati figurano Crouching Tiger, Hidden Dragon The Green Legend, Jadotville, The Ridiculous 6 e War Machine di Brad Pitt, mentre alla Mostra del cinema di Venezia ha debuttato con successo il primo film originale Beasts of No Nation, sui bambini soldato. Capitolo a parte le serie cult gia' in onda in Italia ossia House of Cards (Sky Atlantic) e Orange is the New Black (Mediaset Premium) che comunque Netflix sta cercando di riprendersi.

mercoledì 16 settembre 2015

NEWS - Netflix in Italia tra un mese: ma sarà vero business? Le incognite di rischio: la banda larga, il costo del doppiaggio e la poca popolarità delle serie tv

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Netflix arriva in Italia tra un mese, ma sarà una vera sfida farne un business soste-nibile. E non solo perché- come si dice da tempo- gli abbonati banda ultra larga (o almeno Adsl io Megabit) sono troppo pochi. In realtà il mercato italiano è molto particolare: è presidiato da concorrenti internet tv che per altro hanno prezzi di ingresso inferiori a quelli annunciati da Netflix ed è cannibalizzato da un'offerta gratuita molto ricca, sul digitale terrestre. Per giunta, «da noi solo il caldo giustifica appieno l'acquisto di un abbonamento tv; i film fanno solo da companatico e le serie tv non sono così popolari come negli Usa. La maggior parte degli italiani può benissimo aspettare pervedere gratisgli episodi su digitale terrestre», spiega Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente dell'universita Bocconi di Milano ed esperto di intemet tv. Netflix potrebbe contare sui contenuti di propria produzione per distinguersi, ma anche per questo ilmercato italiano è particolare: Netflix ne ha già ceduto in esdusiva due: la serie Orange is the new Black a Mediaset e House of Cards a Sky. Tutto lascia pensare insomma che «Netflix proverà l'ingresso in Italia con grande prudenza e bassi investimenti, per non rischiare troppo», dice Maffè. Ecco perché, a quanto risulta, Netflix ha scelto di non salire a bordo della Content delivery network di Telecom Italia (una rete specializzata che avvicina i contenuti all'utente finale). L'hanno fatto invece i concorrenti Sky e Mediaset, che quindi potrebbero essere ulteriormente avvantaggiati. «Il problema di Netflix sarà gestire la propria struttura dei costi a fronte di un numero di clienti che rischia di essere troppo basso», riassume Maffè. «I costi di nazionalizzazione possono essere troppo alti per il mercato italiano, troppo piccolo. D'altro canto, se Netflix rinuncia al doppiaggio rischia di non costruire mai una sufficiente base clienti: un paradosso di difficile soluzione- dice Maffè. Dovràvalutare se ci sono abbastanza utenti disposti a seguire i contenuti in lingua originale. lo temo siamo pochissimi». A questo si aggiungono i costi di distribuzione dei server e l'acquisto di banda o delle Content delivery network (Cdn) degli operatori. Netflix le utilizza in molti Paesi (in Brasile usa quella di'T'im Brasil), mentre negli Stati Uniti è stata persino costretta a fare accordi con Verizon e Comcast per avere più banda. Beninteso, non ha acquistato una corsia prioritaria per i contenuti, bensì si tratta di una interconnessione onerosa tra le reti, saltando provider intermedia che possano rallentare il collegamento. C'è dibattito se anche questo tipo di accordo violi la neutralità della rete, ma al momento non è vietato dalle regole dell'Authority Usa ECC. Comunque, come detto, Netflix su questo fronte ha già deciso di risparmiare in Italia e userà solo una propria infrastruttura, certo meno capillare (quindi meno vicina all'utente) delle Cdn Telecom: metterà in data center nazionali (forse a Roma e Milano) hard disk con i film più richiesti. «Nessun fornitore di contenuti è privilegiato sulla nostra rete. Trattiamo tutti, corri-preso la nostra piattaforma TimVision, allo stesso modo», specifica Daniela Biscarini, responsabile della divisione multimedia entertainment di Tiro Tuttavia, l'uso di TimVision è favorito dal fatto che i nuovi utenti Tim fibra e Adsl l'hanno in omaggio nel canone. Altrimenti, il costo è 5 euro al mese, comunque inferiore ai 7,99 euro al mese della tariffa base di Netflix. Infinity ora è in promozione a 4,99 euro al mese, come a dire che secondo le aziende italiane è questo quanto siamo disposti a spendere. Infinity inoltre consente oltre allo streaming il download per una visione offline (Netflix no, per il motivo dichiarato di non confondere l'utente con l'imbarazzo della scelta). Per altro, Sky Online è in omaggio per i 8 mesi su Fastweb e per 12 mesi sulle offerte fisse Vodafone, mentre Tiscali regala per mesi Infinity. In questo quadro, Netflix costando di più dovrebbe includere più contenuti dei concorrenti o funzionare meglio. Il primo punto è assicurato dal fatto che la sua flat indude tutto, mentre i concorrenti italiani fanno pagare a parte le nuove visioni (TimVision ne regala una al mese, però, a scelta dell'utente). Ci saranno inoltre i nuovi film e serie tv prodotte da Netflix. Per il secondo punto, Netflix può fare leva sullo speciale algoritmo proprietario che adatta il peso dello streaming alla quantitàdi banda in tempo reale (anche se i concorrenti hanno qualcosa di analogo). Difficilmente però, senza l'uso di Cdn, potrà funzionare meglio degli altri. Sul fronte dell'usabilità, Netflix non dovrebbe fare meglio dei concorrenti, che già vantano un ampio numero di dispositivi supportati (le principali console e smart tv; TimVision è anche su smartphone e senza consumo di GB perchi ha sim diTim: un altro vantaggio ineguagliabile). «Tutto sommato, il business case di Netflix in Italia è gravato da molte incognite», dice Maffè. Per gli operatori telefonici c'è invece tutto da guadagnare dal boom dei video, «che ancora non c'è stato in Italia», ricorda Biscarini. «Possiamo incrementare il numero di abbonati banda larga e soprattutto fibraottica, ma anche fidelizzarli, grazie a un'offerta di film e serie tv», aggiunge. Concorda Maffè: «per gli operatori è una strada obbligata», anche considerando che ci sono ancora soltanto i milioni di utenti banda larga e un milione di utenti banda ultra larga in Italia.

venerdì 31 luglio 2015

NEWS - Non c'è 2 senza 3! Dopo Sky e Netflix, anche Mediaset si accorda con Telecom: Mediaset Premium visibile su Timvision

Articolo tratto da "la Repubblica" 
Non c'è il due senza il tre nel mercato, ormai sempre più trafficato, dove le telecomunicazioni incrociano i contenuti. E cosi Telecom Italia, dopo accordi analoghi con Sky e Netflix, ora è sul punto di siglare un'intesa commerciale anche con la Mediaset della famiglia Berlusconi. Negli ultimi tempi, le due controparti non avevano certo tenuto segreta la trattativa incorso, ma ieri il direttore finanziario di Mediaset, Marco Giordani, ha dichiarato che manca ormai pochissimo alla firma definitiva: «Siamo molto vicini, lo annunceremo presto. E' un accordo molto importante per i media, per l'immagine, per l'innovazione e per i prodotti» anche se «non avrà un impatto rilevante sui nostri conti». L'accordo è simile a quello che la società della telefonia ha appena siglato con Netflix, e prevede di portare Mediaset Premium, cioè i canali a pagamento del digitale terrestre, su Timvision, che è il servizio di tv su richiesta in fibra ottica di Telecom. Quest'ultima, oltre che con il gruppo californiano noto per le serie televisive che sbarcherà in Italia in autunno, ad aprile aveva siglato un analogo accordo commerciale la tv satellitare Sky. Non solo. Da Mediaset non è arrivata una secca smentita nemmeno alle indiscrezioni secondo cui l'intesa commerciale con Telecom potrebbe un domani aprire la strada a una vera e proprio integrazione tra i due gruppi, per sfruttare al massimo le sinergie tra telecomunicazioni e media. «Oggi - ha dichiarato la società guidata da Pier Silvio-Berlusconi - Mediaset gioca sul campo dei media, Telecom Italia su quello delle connessioni. Poi tutto può sempre cambiare». Come a dire che l'attuale assetto potrebbe poi non essere cosi definitivo.

giovedì 30 luglio 2015

mercoledì 29 luglio 2015

NEWS - Ultima ora! Netflix sigla accordo con Telecom per farsi vedere in tv (con decoder Timvision)
(ANSA) - MILANO, 29 LUG - Telecom ha raggiunto un accordo con Netflix per portare l'internet tv americana sulla propria piattaforma Timvision. I clienti potranno cosi' accedere ai programmi Netflix dal televisore di casa. L'intesa, sottolinea il gruppo italiano in una nota, da' un contributo importante alla diffusione della banda ultra larga in Italia. I clienti dell'azienda italiana potranno accedere in modalita' on demand, attraverso il decoder Timvision, ai contenuti di Netflix, che offre un'amplia selezione di film e serie televisive e una sezione dedicata ai piu' piccoli. Tim e Netflix prevedono di introdurre una modalita' di sottoscrizione e accesso semplificata per fornire lo streaming di alta qualita'. L'offerta della tv Usa sara' proposta al pubblico italiano con sottotitoli e doppiaggio. "La partnership con Netflix conferma la nostra strategia industriale e ci vede in Italia come l'unica piattaforma aperta di distribuzione di contenuti premium che integra le migliori offerte disponibili sul mercato", dichiara Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom. ''Questo accordo dimostra ancora una volta come i grandi player premino la qualita' delle nostre reti - aggiunge -. Con Netflix proseguiamo nel percorso di collaborazione tra le telco e le media companies che ci consente di proporci al mercato con un'offerta pienamente convergente, rafforzando un nuovo modello di business centrato sulla video strategy". "Siamo felici di presentare Netflix al pubblico italiano" afferma Bill Holmes, responsabile generale Business Development dell'azienda americana.  "La partnership con Telecom Italia rendera' ancora piu' semplice agli italiani scoprire Netflix e, con esso, un nuovo modo di guardare la Tv, che consente agli spettatori di decidere quando e come godersi lo spettacolo".

giovedì 23 luglio 2015

NEWS - Telecom una e trina. Ecco gli accordi che l'azienda interseca con Sky, Mediaset e Netflix: monopolio tecnologico pressochè totale sui prossimi contenuti tv

Articolo di Edoardo Segantini per "Corriere Economia"
Piano di sviluppo, quotazione di Inwit, accordi per l'offerta di contenuti pregiati. Telecom Italia, secondo le «voci di dentro», sta provando a rialzare la testa. Nei prossimi tre anni, secondo i piani, l'azienda investirà quattro miliardi di euro in Brasile e dieci in Italia, tre dei quali per lo sviluppo della rete in fibra ottica. II tema è stato ed è al centro di polemiche, in parte scaturite dal piano governativo per la banda ultralarga che, in una prima versione, sottovalutava le alternative tecnologiche alla fibra, basate sul potenziamento del cavo coassiale di rame. Non si tratta di una polemica «tecnica» ma di una critica più profonda, che sembra mettere in discussione la stessa logica aziendale — investire dove conviene — e auspicare il ritorno dello Stato nell'azionariato dell'operatore storico. Dietro la cortina delle dichiarazioni, il dibattito verte insomma sul fatto se la Cassa depositi e prestiti (Cdp) debba diventare socia e con quale ruolo. L'ex presidente Franco Bassanini accusa Telecom di investire troppo poco nella rete ottica fino alle case, il presidente di Telecom Giuseppe Recchi e l'amministratore delegato Marco Patuano replicano che gli investimenti stanziati sono più che sufficienti per rispondere alla domanda di mercato. L'interrogativo, comunque, rimane: è giusto che lo Stato, via Cdp, rientri nella società ex monopolista, da cui uscì (malamente) nel 1997? Per fare che cosa? E con quali poteri? Quesiti non irrilevanti, visto che, con una quota di capitale ipotizzabile nel 10 per Previsti 4 miliardi di investimenti in Brasile e 10 in Italia, 3 per la fibra ottica cento, la Cassa non avrebbe comunque il peso sufficiente per obbligare la società a investire in iniziative senza un prevedibile, adeguato ritorno. Altre domande ruotano intorno alla figura del nuovo azionista di riferimento con il 15 per cento, Vincent Bolloré, il cui avvento mette fine a un altro sogno telecomiano (secondo i più cattivi «telecomico»): il sogno della public compam. Convergenza francese l I patron di Vivendi — potente nella natia Francia ma, diversamente dagli spagnoli di Telefonica, molto ben piazzato anche nel sistema di potere made in Italy — sta muovendo le sue pedine per accreditarsi come socio industriale e di lungo periodo. Secondo il top management di Tele-com, Bolloré apportera un'esperienza mediatica preziosa e del tutto coerente con il disegno di trasformare l'azienda in un hub per la distribuzione dei contenuti televisivi premium. Intervenendo alla presentazione di un tempestivo ebook sul finanziere bretone («II nuovo re dei media europei», di Fiorina Capozzi), il massmediologo Augusto Preta, che di Vivendi è stato a lungo consulente, dice che la sua principale abilità è quella di prendere in mano progetti mal combinati e di trasformarli in imprese vincenti. Vedremo. Di certo Vivendi ha una sua pay tv, Canal Plus, una major musicale, Universal, e una piattaforma di video, Daily-motion e potrà alimentare l'offerta di Telecom Italia. Quest'ultima, peraltro, sulla strada dei contenuti è già avviata: nell'aprile scorso ha firmato un contratto con Sky e si appresta a chiudere con Mediaset entro l'estate e con Netflix in autunno. Tutte offerte destinate a clienti con banda ultralarga, cioè superiore ai 30 mega. Diversamente da Sky, che ha sviluppato un proprio decoder, l'azienda del Biscione si appoggerà alla piattaforma TimVision. Così, prevedibilmente, farà anche Netflix, con cui sono in corso trattative sul catalogo delle serie tv (tipo House of Cards). L'avvicinamento al mondo dei contenuti, che vede impegnati anche altri operatori come Vodafone, rappresenta il vero contrattacco delle telco nella ricerca di nuove fonti di valore. La famosa «convergenza». Da tempo gli operatori televisivi e di telecomunicazioni la preparano, ma oggi è una realtà, spinta dalla più forte delle motivazioni: la paura. II timore di perdere nuovo terreno a favore di Google e degli Over the top, i nuovi monopoli del web. Se la rivoluzione non è un pranzo di gala, neppure la convergenza lo sarà. Sarà un fenomeno dirompente. Da cui derivano nuove sfide per tutti, regolatori compresi. È giusto, ad esempio, mantenere la cosiddetta «asimmetria regolatoria» che, fino a ora, ha favorito gli Over the top rispetto agli operatori telefonici? Bisogna togliere vincoli ai secondi o aggiungerne ai primi? Fermandosi al presente, gli accordi come quelli di Telecom e di Vodafone non sono in esclusiva, e non dovrebbero creare problemi di concorrenza e danneggiare i clienti, che semmai vedranno aumentare le possibilità di scelta. Le stesse Authority dovranno probabilmente adeguarsi, da un punto di vista organizzativo, al nuovo mercato convergente: quello che qualcuno chiama il «mercato dell'attenzione».

giovedì 9 luglio 2015

NEWS - Achtung, controffensiva Sky a Netflix! La banda (larga) di Murdoch erge barricate e rafforza le truppe capitanate da Frank Underwood. Alleanza con Mediaset Premium?

Articolo di Federico De Rosa per il "Corriere Economia"
Grandi manovre a Santa Giulia, periferia milanese, quartier generale di Sky in Italia. L'arrivo entro fine anno di Netflix ha fatto accelerare lo sviluppo dei piani di contrattacco. Anche perché, nel frattempo, Vivendi è divenuta la prima azionista di Telecom Italia. La mappa dei nuovi manager e le possibili alleanze con Mediaset. Chissà se Rupert Murdoch ha mai sentito la massima latina «se vuoi la pace prepara la guerra». Di certo la conosce Andrea Zappia, il ceo di Sky e plenipotenziario in Italia del tycoon australiano, che ha iniziato le grandi manovre in vista di un autunno che si annuncia rovente per il mercato italiano dei media. Non solo per l'avanzata di Vivendi in Telecom Italia, con tutto ciò che secondo gli analisti potrebbe comportare mettere insieme banda larga e contenuti tv, o l'arrivo di Netflix. Il fronte è mobile e la geometria più che mai variabile. Mediaset, per esempio, l'avversario di sempre nonché unico competitor di Sky con Premium nella pay-tv , potrebbe ritrovarsi all'improvviso alleato.
Quello che sta avvenendo attorno a Cologno è un esempio perfetto della strategia che minacciando la guerra può portare alla pace. Da un lato, infatti, c'è la mossa a sorpresa di Murdoch che all'inizio di giugno ha varcato il portone di Villa San Martino per parlare di persona con Silvio Berlusconi e trovare un entente cordiale in vista dell'affollamento autunnale (l'arrivo di Netflix su tutte), nonché la via a un possibile matrimonio tra i due broadcaster, mentre nelle retrovie Zappia sta disponendo le truppe per conquistare con Sky una posizione centrale.
È una manovra a tutto tondo quella del ceo di Sky Italia, che abbraccia tv in chiaro, pay , Internet e canali «dedicati». La mossa più recente, la trattativa con Viacom per comprare Mtv, più che ai contenuti mira a conquistare il prezioso tasto «8» del telecomando. La trattativa è in corso ma è complessa. Sul tasto «8» pende da tempo una querelle giudiziaria che vede Telenorba recriminare quella posizione e il 2 luglio è attesa una pronuncia del Consiglio di Stato. Nella proposta a Viacom, Zappia ha inserito per questo motivo diverse condizioni sospensive. Se andasse a buon fine Sky avrebbe incastrato un tassello importante della sua strategia di avanzamento sulla tv free .
L'altro fronte caldo è quello della tv online , dove l'alleanza con Telecom ha portato alla prima vera offerta «quad-player» e, per Murdoch, un'ulteriore piattaforma di distribuzione dei contenuti. Che ora sono disponibili, insieme a molti altri come Vimeo o Spotify, via Internet anche attraverso SkyOnline Tv Box, realizzato dal leader mondiale dell' hardware per lo streaming Roku, giocando d'anticipo sui futuri concorrenti come Netflix. Della sfida alla «content tv» americana si occuperà Paolo Lorenzoni, già capo del marketing di Discovery e poi di Current Tv, il canale fondato da Al Gore, nominato la scorsa settimana responsabile dei new media . Una posizione chiave sul fronte dell'offerta di nuovi contenuti, come lo è quella di Remo Tebaldi, responsabile di Sky branded channel (Sky Uno, Sky Arte), su cui passano molti dei contenuti esclusivi di Sky come XFactor o Masterchef.
Netflix, che in Italia deve la sua notorietà alla serie House of Cards, quando sbarcherà a ottobre troverà un mercato dove Zappia (ma anche Mediaset) si è già assicurato contenuti di pregio - a partire proprio da House of Cards in esclusiva su Sky per diversi anni, od Orange is the new black di cui ha i diritti Cologno - e dove l'offerta on demand includerà non solo film e serie tv ma anche eventi sportivi e talent show. Conquistare posizione, insomma, non sarà facile per Netflix, che sta già soffrendo in Francia e Germania, dove è arrivata a 200 mila sottoscrittori, contro i 3 milioni della Gran Bretagna.
L'altro capitolo chiave della sfida televisiva è lo sport, presidiato da Jacques Raynaud. Lo scandalo che ha travolto la Fifa e le polemiche sui diritti del calcio, arrivate fino all'Antitrust, possono offrire, dice qualcuno, un'occasione unica per dimostrare l'insostenibilità economica del modello di business del calcio, viziato e alimentato da un costo dei diritti sempre più elevato. Se il modello di aggiudicazione, oggi gestita da Infront, e la Legge Melandri che ne indica le linee guida, dovessero essere messi sotto accusa, molte cose potrebbero cambiare.
Tanto Sky quanto Mediaset, che proprio sul calcio hanno combattuto una dura sfida finita con un accordo di scambio sulle serie A e B su cui però sta indagando l'Antitrust, avrebbero l'opportunità di razionalizzare gli investimenti e di non essere più i soli a sostenere l'insostenibile mondo del calcio in Italia. Ma l'offerta sportiva non è solo calcio e il vero colpo Zappia, ma soprattutto Andrea Scrosati, vicepresidente esecutivo per la programmazione, lo hanno fatto strappando a Mediaset Guido Meda, mitico commentatore della MotoGp, primo personaggio televisivo a fare il salto da Cologno a Santa Giulia.
Le grandi manovre industriali si accompagnano anche ad alcuni innesti manageriali. Intanto è stata scongiurata, almeno per adesso, l'ipotesi di un'uscita di Scrosati, nelle scorse settimane indicato in più occasioni come possibile capo della nuova Rai. Sky conta molto su di lui e Murdoch potrebbe assegnargli anche un ruolo più ampio a livello europeo. Altri due uomini chiave per la battaglia d'autunno sono Luca Sanfilippo, direttore degli affari legali, ruolo cruciale in una stagione dove non si escludono possibili acquisizioni, e Domenico Labianca, capo della finanza dalla nascita di Sky, cioè l'uomo che ha tenuto in ordine i conti. A cui la scorsa settimana si è aggiunto un terzo: Riccardo Pugnalin. Un ritorno. Il manager, un «peso massimo» nei rapporti istituzionali, era già stato in Sky fino al 2012 e il fatto che Zappia l'abbia richiamato, nominandolo vicepresidente esecutivo comunicazione e public affairs, testimonia quanto per Murdoch sia delicata la partita che sta per iniziare sul riassetto italiano dei media.

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