NEWS - Giù la maschera! La Fondazione Dalí mette sull'attenti "La Casa di carta"
News tratta da "Il Fatto Quotidiano"
"Stiamo procedendo a regolarizzare gli usi del diritto di immagine di Salvador Dalí". Con questo breve comunicato la Fondazione Gala-Salvador Dalí - fondata dallo stesso pittore nel 1983 con l'obiettivo di promuovere e difendere la sua eredità e la sua immagine - ha fatto sapere di aver messo sotto la lente d'ingrandimento La casa di carta, la serie tv i cui ladri utilizzano maschere con l'aspetto, i baffi egli occhi sporgenti del pittoresurrealista. Nel mirino ci sono anche tutte le maschere utilizzate per Carnevale o per Halloween. La fondazione di Figueres (Girona), pur ricordando di aver "assegnato la gestione dei diritti esclusivamente allo Stato spagnolo", osserva che "non è solo un problema economico. Qualsiasi persona che desideri esercitare o sfruttare uno di questi diritti deve avere l'autorizzazione preventiva della fondazione".
venerdì 25 gennaio 2019
giovedì 24 gennaio 2019
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Di padre in figlio: Michael Gandolfini eredita dal padre James lo scettro de "I Soprano" nel film prequel al cinema
News tratta dal "Corriere della Sera"
La somiglianza è impressionante. Stesso ovale del viso, stesso sorriso e, più di tutto, stessi occhi, con quel taglio che può sembrare così simpatico ma, un istante dopo, anche così poco rassicurante. Michael Gandolfini interpreterà il ruolo che per molti ha reso un'icona suo padre James. E' stato scelto lui per riportare in vita Tony Soprano. Succederà nel film The Many Saints of Newark, che in realtà de I Soprano è un prequel. «E un vero onore portare avanti il lavoro di mio padre indossando i panni di un giovane Tony Soprano. Sono entusiasta dell'opportunità di lavorare con David Chase e con i talenti incredibili che ha coinvolto», ha commentato il giovane Gandolfini. Aveva 13 anni Michael quando ha dovuto affrontare un momento terribile come la morte di suo papà. Era stato proprio lui a trovarne il corpo senza vita, nella stanza del lussuoso albergo di Roma dove, i119 giugno del 2013, l'attore è stato stroncato da un attacco di cuore, a 51 anni. Doveva essere una bella vacanza per loro. Si è trasformata in un momento capace di cambiare per sempre il corso delle cose, anche per il giovane Michael. Solamente due anni dopo, giovanissimo, sceglieva di iniziare, a sua volta, la carriera di attore. Il primo ruolo nel 2015, in Flower, un corto da lui anche scritto, ambientato in un futuro post apocalittico. Poi una parte nella serie Hbo The Deuce: La via del porno (2017) e nel recente Ocean's 8 (2018). Ma sicuramente questo ruolo è quello in grado di permettergli un salto nella sua carriera e forse anche, in qualche modo, di fargli chiudere il suo personale cerchio con il destino. Non è facile seguire le orme dei padri e lo è ancora meno se queste ombre si sono avventurate in modo credibile — in tv — lungo le strade della malavita. Tony Soprano è diventato nell'immaginario pop uno dei più credibili boss della mafia italoamericana: le sue connessioni con la malavita newyorkese ma anche con le radici mafiose italiane, i suoi attacchi di panico, i suoi rapporti difficili con la madre e con la moglie erano diventati di culto per milioni di fan che avevano seguito la serie dal 1999 al 2007. Ora toccherà a Michael spiegare a tutti perché Tony Soprano è diventato Tony Soprano, raccogliendo un'eredità che forse mai come in questo caso è giusto definire tale.
News tratta dal "Corriere della Sera"
La somiglianza è impressionante. Stesso ovale del viso, stesso sorriso e, più di tutto, stessi occhi, con quel taglio che può sembrare così simpatico ma, un istante dopo, anche così poco rassicurante. Michael Gandolfini interpreterà il ruolo che per molti ha reso un'icona suo padre James. E' stato scelto lui per riportare in vita Tony Soprano. Succederà nel film The Many Saints of Newark, che in realtà de I Soprano è un prequel. «E un vero onore portare avanti il lavoro di mio padre indossando i panni di un giovane Tony Soprano. Sono entusiasta dell'opportunità di lavorare con David Chase e con i talenti incredibili che ha coinvolto», ha commentato il giovane Gandolfini. Aveva 13 anni Michael quando ha dovuto affrontare un momento terribile come la morte di suo papà. Era stato proprio lui a trovarne il corpo senza vita, nella stanza del lussuoso albergo di Roma dove, i119 giugno del 2013, l'attore è stato stroncato da un attacco di cuore, a 51 anni. Doveva essere una bella vacanza per loro. Si è trasformata in un momento capace di cambiare per sempre il corso delle cose, anche per il giovane Michael. Solamente due anni dopo, giovanissimo, sceglieva di iniziare, a sua volta, la carriera di attore. Il primo ruolo nel 2015, in Flower, un corto da lui anche scritto, ambientato in un futuro post apocalittico. Poi una parte nella serie Hbo The Deuce: La via del porno (2017) e nel recente Ocean's 8 (2018). Ma sicuramente questo ruolo è quello in grado di permettergli un salto nella sua carriera e forse anche, in qualche modo, di fargli chiudere il suo personale cerchio con il destino. Non è facile seguire le orme dei padri e lo è ancora meno se queste ombre si sono avventurate in modo credibile — in tv — lungo le strade della malavita. Tony Soprano è diventato nell'immaginario pop uno dei più credibili boss della mafia italoamericana: le sue connessioni con la malavita newyorkese ma anche con le radici mafiose italiane, i suoi attacchi di panico, i suoi rapporti difficili con la madre e con la moglie erano diventati di culto per milioni di fan che avevano seguito la serie dal 1999 al 2007. Ora toccherà a Michael spiegare a tutti perché Tony Soprano è diventato Tony Soprano, raccogliendo un'eredità che forse mai come in questo caso è giusto definire tale.
martedì 22 gennaio 2019
NEWS - 300 di questi "Supernatural"! La serie cult viene celebrata da "Entertainment Weekly" con un poker di cover per la trecentesima puntata
The stars of Supernatural are on four different collector covers of the latest issue of Entertainment Weekly, out now.
The stars of Supernatural are on four different collector covers of the latest issue of Entertainment Weekly, out now.
Here’s what Jared Padalecki, Samantha Smith, Jensen Ackles, Misha Collins and Jeffrey Dean Morgan had to say…
Jeffrey, on the show’s 300th episode: “Like a father would be, I’m very proud of the guys. It makes me get choked up because they’ve done so well here. Episode 300? That’s unheard of.
Jared, on John’s return: “This episode gives Sam a chance to forgive.”
Jenson, on John’s return: “For Dean, the whole episode is a dream that he doesn’t want to wake up from. But he knows he has to.”
Samantha, on the couple’s reunion:“Everything’s right in the world in this bubble of time. It’s very romantic.”
Misha, on his life changing after the season 4 premiere: “Right before my scene, [then writer] Sera [Gamble] said, ‘Your life is about to change…I was like, ‘You’re so full of yourself.’”
Guarda tutte le cover su
lunedì 21 gennaio 2019
NEWS - C'era una volta il predominio di Netflix. Il 2019 segna la "rivoluzione" del mercato Svod
Articolo tratto da "Corriere Economia"
"C'era una volta Netflix. La domanda è se vivrà felice e contenta? Una trama provocatoria forse, ma non così lontana dal vero. A essere in discussione non è il suo modello. Al di là delle varie critiche e polemiche sorte negli ultimi anni (come l'opportunità di far partecipare ai festival cinematografici i film prodotti da Netflix e mai usciti in sala), il modello Svod — video on demand — resta vincente. E in questo Netflix resta pioniere. Quello che molti analisti si stanno chiedendo è se questo stesso modello, proprio perché vincente, non rischi di essere, assorbito e rimodellato sul profilo di altri colossi dell'intrattenimento. Quando Netflix si è affacciata sul mercato statunitense dello streaming nel 2008, ha trovato una nicchia da conquistare. Da subito Reed Hastings, (che fondò il gruppo nel 1997 per il noleggio con consegna porta a porta di videocassette, capendo però che il futuro stava andando in un'altra direzione) impostò il business di Netflix su un doppio binario: contenuti propri e accordi con altre case e major per avere titoli allettanti nella propria libreria. Presupposto fondamentale: tanta cassa a disposizione. E infatti uno dei problemi di Netflix è sempre stato quello di far quadrare i conti tra abbonati paganti e potenza di fuoco da impiegare per produrre i propri titoli. Il quarto trimestre 2018 si è chiuso con margini operativi in calo al 5,2% dal 7,5% di 12 mesi prima proprio fino a tre volte il suo budget per il lancio di nuovi titoli. È grazie a questo equilibrio costi/abbonamenti che sono nate serie cult come House of Cards che ha fatto da volano alla crescita mondiale di Netflix. Sul piatto degli investimenti Hastings ha sempre messo cifre importanti quantificabili in 8 miliardi solo per il 2018. Cifre «irraggiungibili» per i principali competitor: Amazon Prime ha investito nel 2018 per produzioni originali circa 5 miliardi, Hbo nel 2017 ha speso 2,5 miliardi di dollari. Per quanto riguarda Apple Tv, la cifra non raggiunge i 2 miliardi. Di fronte a questi numeri, Netflix vince facile. Ma questi erano i principali rivali fino a ora. Perché negli ultimi mesi slo scenario è cambiato nel panorama dell'intrattenimento Usa, con la fusione tra AteT e Warner, quella tra Comcast e Sky e non ultima quella tra Disney e Fox.
Articolo tratto da "Corriere Economia"
"C'era una volta Netflix. La domanda è se vivrà felice e contenta? Una trama provocatoria forse, ma non così lontana dal vero. A essere in discussione non è il suo modello. Al di là delle varie critiche e polemiche sorte negli ultimi anni (come l'opportunità di far partecipare ai festival cinematografici i film prodotti da Netflix e mai usciti in sala), il modello Svod — video on demand — resta vincente. E in questo Netflix resta pioniere. Quello che molti analisti si stanno chiedendo è se questo stesso modello, proprio perché vincente, non rischi di essere, assorbito e rimodellato sul profilo di altri colossi dell'intrattenimento. Quando Netflix si è affacciata sul mercato statunitense dello streaming nel 2008, ha trovato una nicchia da conquistare. Da subito Reed Hastings, (che fondò il gruppo nel 1997 per il noleggio con consegna porta a porta di videocassette, capendo però che il futuro stava andando in un'altra direzione) impostò il business di Netflix su un doppio binario: contenuti propri e accordi con altre case e major per avere titoli allettanti nella propria libreria. Presupposto fondamentale: tanta cassa a disposizione. E infatti uno dei problemi di Netflix è sempre stato quello di far quadrare i conti tra abbonati paganti e potenza di fuoco da impiegare per produrre i propri titoli. Il quarto trimestre 2018 si è chiuso con margini operativi in calo al 5,2% dal 7,5% di 12 mesi prima proprio fino a tre volte il suo budget per il lancio di nuovi titoli. È grazie a questo equilibrio costi/abbonamenti che sono nate serie cult come House of Cards che ha fatto da volano alla crescita mondiale di Netflix. Sul piatto degli investimenti Hastings ha sempre messo cifre importanti quantificabili in 8 miliardi solo per il 2018. Cifre «irraggiungibili» per i principali competitor: Amazon Prime ha investito nel 2018 per produzioni originali circa 5 miliardi, Hbo nel 2017 ha speso 2,5 miliardi di dollari. Per quanto riguarda Apple Tv, la cifra non raggiunge i 2 miliardi. Di fronte a questi numeri, Netflix vince facile. Ma questi erano i principali rivali fino a ora. Perché negli ultimi mesi slo scenario è cambiato nel panorama dell'intrattenimento Usa, con la fusione tra AteT e Warner, quella tra Comcast e Sky e non ultima quella tra Disney e Fox.
In sostanza Netflix deve fare i conti ora con dei giganti, nelle insolite vesti di novello Davide. Secondo gli analisti di Ampere Analysis, con le due fusioni Comcast/Sky e Disney/Fox, per ogni 5 dollari investiti negli Usa in produzione di contenuti originali, due escono dalle casse dei neo colossi (uno a testa), proporzione che scende a 1 su 5 se si calcolano gli investimenti a livello globale. Come si legge nella ricerca, Disney-Fox potrà spendere fino a 22 miliardi in contenuti, 21 il tandem Comcast-Sky. Di fronte a cifre del genere, gli 8 miliardi di Netflix rischiano di impallidire. A maggior ragione se si considera che a breve vedrà ridotta del 20% la libreria di titoli dato che Disney si prepara a lanciare nei prossimi mesi la propria piattaforma streaming Disney Plus. E ormai della sua galassia, dopo l'accordo con Fox, fanno parte anche i titoli prodotti dalla Fox Searchlight Pictures molti dei quali sono nel palinsesto Netflix, ma anche i diritti per saghe cinematografiche come Star Wars o X-Man. Per non parlare dei Simpson. Con l'accordo inoltre, Disney ha aggiunto un ulteriore 3096 del capitale di Hulu (piattaforma di streaming e live tv che conta 25 milioni di abbonati) fino a ora di proprietà di Fox. Per Netflix insomma potrebbe essere un duro colpo. Ma Hastings non sta a guardare. Negli scorsi giorni ha annunciato a sorpresa una mossa in chiave anti-competitor, aumentando il costo degli abbonamenti negli Usa: quello popolare passa a 13 dollari, quello «premium» da 13,99 a 15,99. L'abbonamento base passa da 8 a 9 dollari. Prezzi comunque inferiori rispetto ai 35 dollari mensili di Hbo o ai 13 dollari di Amazon. C'è un altro nemico però per Netflix. Si chiama «saturazione del mercato». Con 58 milioni di abbonati negli Usa e 78 extra Usa, gli analisti ritengono che un ulteriore incremento significativo di utenti in patria sia poco probabile. Nell'ultimo trimestre sono saliti solo del 2% contro il +42% nel resto del mondo. Il punto sarà ora tenere la posizione senza retrocedere. Come? Continuando a investire, alla ricerca di un altro Frank Underwood".
domenica 20 gennaio 2019
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
IL FOGLIO
Le dimenticanze e le incongruenze dei Golden Globes
"Scorriamo le nomination ai Golden Globe per la migliore serie drammatica e niente, "Succession" non si trova. Scorriamo le nomination ai Golden Globe perla miglior serie comica (i membri della stampa estera hanno fatto un po' di confusione quest'anno, per esempio candidando "A Star is Born" con Lady Gaga come film drammatico, ma le parti migliori sono cantate): "Succession" non compare neanche lì. Dimenticata. Sparita. Forse snobbata. Eppure la serie Hbo di Jesse Armstrong - cresciuto alla scuola di Armando Iannucci e di "The Thickof It", preso a modello da "Veep - Vicepresidente incompetente" con Julia Louis-Dreyfus - è un magnifico prodotto Hbo. Una serie che parte veloce, continua velocissima, coltiva la perfidia e l'arte di organizzare ogni episodio con il suo arco drammatico. Magnifici gli attori, da Brian Cox a Hiam Abbass a Sarah Snook a Kieran Culkin. Eterno il tema: un ricco patriarca cerca tra i figli - e una figlia- il suo successore. Per sparigliare, fa entrare nell'asse ereditario la nuova moglie. Fatalità: dopo la festa per i suoi 80 anni ha un coccolone, e il nuovo assetto societario - operano nei media con la Cina e il Digitale che premono- non è stato ancora firmato. Trama da "Re Lear", non era difficile da capire. Neppure per la stampa estera a Los Angeles che dà il suo contributo all'imperante nostalgia candidando come attrici Debra Winger per "Will e Grace" (revival della serie anni 90) e Candice Bergen per "Murphy Brown" (revival della serie anni 80). Pub essere che siamo entrati nell'età di mezzo: giornalisti troppo giovani per capire, se non lo leggono nelle note per la stampa, che una serie può rifare Shakespeare. Ma abbastanza stagionati per non provare neanche un po' di curiosità per una serie come "Maniac". "Too Netflixy", sicuro, intendendo con questo che la serie soffre di esibizionismo. Di esibizionismo soffre anche il regista Cary Fukunaga, assieme allo sceneggiatore Patrick Somerville. Ma è meglio questo modo di essere Netflix del modo che ha "Il metodo Kominsky" di essere Netflix. "Maniac" esagera con l'originalità, "Il metodo Kominsky" esagera con il modello "strana coppia di vecchietti con gli acciacchi", vista e stravista al cinema. Michael Douglas (candidato come attore comico protagonista) assieme al compagno Alan Arkin (candidato come attore comico non protagonista, solo la stampa estera può spiegare la disparità di trattamento) regge benissimo il gioco. Sono assai più bravi, e senza rete, Emma Stone e Jonah Hill in "Maniac". Per di più, essendo i votanti della stampa estera, si sperava che almeno qualcuno fosse a conoscenza della serie norvegese che ha fatto da modello. I giornalisti esteri a Los Angeles hanno esaurito la loro voglia di stranezze candidando tra le serie comiche "Kidding- Il fantastico mondo di Mr Pickles", showrunner Dave Bolstein (la mania di spiegare i titoli ha contagiato anche Sky Atlantic). Da quando crede di essere la reincarnazione del comico Andy Kaufman, Jim Carrey ha l'occhio ancora più spiritato del solito (vedere, per credere, il documentario "Andy e I"). Mr Pickles è il presentatore di un programma tv per bambini, in un'interpretazione a metà tra "lo spettacolo deve andare avanti" e "Ridi pagliaccio sul tuo amore infranto..."-anche l'attore ha avuto la sua candidatura. Nella stessa categoria, Sacha Baron Cohen per i travestimenti di "Who is America?". Sempre in parte, il comico ha già chiesto a Sarah Palin di accompagnarlo alla cerimonia, a Beverly Hills". (Mariarosa Mancuso)
IL FOGLIO
Le dimenticanze e le incongruenze dei Golden Globes
"Scorriamo le nomination ai Golden Globe per la migliore serie drammatica e niente, "Succession" non si trova. Scorriamo le nomination ai Golden Globe perla miglior serie comica (i membri della stampa estera hanno fatto un po' di confusione quest'anno, per esempio candidando "A Star is Born" con Lady Gaga come film drammatico, ma le parti migliori sono cantate): "Succession" non compare neanche lì. Dimenticata. Sparita. Forse snobbata. Eppure la serie Hbo di Jesse Armstrong - cresciuto alla scuola di Armando Iannucci e di "The Thickof It", preso a modello da "Veep - Vicepresidente incompetente" con Julia Louis-Dreyfus - è un magnifico prodotto Hbo. Una serie che parte veloce, continua velocissima, coltiva la perfidia e l'arte di organizzare ogni episodio con il suo arco drammatico. Magnifici gli attori, da Brian Cox a Hiam Abbass a Sarah Snook a Kieran Culkin. Eterno il tema: un ricco patriarca cerca tra i figli - e una figlia- il suo successore. Per sparigliare, fa entrare nell'asse ereditario la nuova moglie. Fatalità: dopo la festa per i suoi 80 anni ha un coccolone, e il nuovo assetto societario - operano nei media con la Cina e il Digitale che premono- non è stato ancora firmato. Trama da "Re Lear", non era difficile da capire. Neppure per la stampa estera a Los Angeles che dà il suo contributo all'imperante nostalgia candidando come attrici Debra Winger per "Will e Grace" (revival della serie anni 90) e Candice Bergen per "Murphy Brown" (revival della serie anni 80). Pub essere che siamo entrati nell'età di mezzo: giornalisti troppo giovani per capire, se non lo leggono nelle note per la stampa, che una serie può rifare Shakespeare. Ma abbastanza stagionati per non provare neanche un po' di curiosità per una serie come "Maniac". "Too Netflixy", sicuro, intendendo con questo che la serie soffre di esibizionismo. Di esibizionismo soffre anche il regista Cary Fukunaga, assieme allo sceneggiatore Patrick Somerville. Ma è meglio questo modo di essere Netflix del modo che ha "Il metodo Kominsky" di essere Netflix. "Maniac" esagera con l'originalità, "Il metodo Kominsky" esagera con il modello "strana coppia di vecchietti con gli acciacchi", vista e stravista al cinema. Michael Douglas (candidato come attore comico protagonista) assieme al compagno Alan Arkin (candidato come attore comico non protagonista, solo la stampa estera può spiegare la disparità di trattamento) regge benissimo il gioco. Sono assai più bravi, e senza rete, Emma Stone e Jonah Hill in "Maniac". Per di più, essendo i votanti della stampa estera, si sperava che almeno qualcuno fosse a conoscenza della serie norvegese che ha fatto da modello. I giornalisti esteri a Los Angeles hanno esaurito la loro voglia di stranezze candidando tra le serie comiche "Kidding- Il fantastico mondo di Mr Pickles", showrunner Dave Bolstein (la mania di spiegare i titoli ha contagiato anche Sky Atlantic). Da quando crede di essere la reincarnazione del comico Andy Kaufman, Jim Carrey ha l'occhio ancora più spiritato del solito (vedere, per credere, il documentario "Andy e I"). Mr Pickles è il presentatore di un programma tv per bambini, in un'interpretazione a metà tra "lo spettacolo deve andare avanti" e "Ridi pagliaccio sul tuo amore infranto..."-anche l'attore ha avuto la sua candidatura. Nella stessa categoria, Sacha Baron Cohen per i travestimenti di "Who is America?". Sempre in parte, il comico ha già chiesto a Sarah Palin di accompagnarlo alla cerimonia, a Beverly Hills". (Mariarosa Mancuso)
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