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venerdì 8 gennaio 2021

NEWS - Da oggi al via "The Undoing" su Sky e Now Tv con la coppia di stelle Kidman+Grant e la terza incomoda emergente Matilda De Angelis

Negli Stati Uniti, su HBO, è diventata la prima miniserie i cui ascolti sono cresciuti senza sosta di settimana in settimana. In UK i numeri da record fatti registrare su Sky hanno superato perfino quelli dalla prima stagione de Il Trono di SpadeThe Undoing - Le verità non dette, con Nicole Kidman Hugh Grant protagonisti, è fra le miniserie più attese e già più chiacchierate dell’anno e debutterà, tutta subito, l’8 gennaio alle 6.00 di mattina, quando tutti gli episodi saranno disponibili On Demand su Sky e in streaming su NOW TV. Dalle 21.15 partirà anche su Sky Atlantic, dove andrà in onda ogni venerdì per tre settimane. Il 9 e il 10 gennaio, inoltre, Sky Atlantic +1 (canale 111) diventa Sky Atlantic Maratone, con una programmazione interamente dedicata alla serie. 

 

Ambientata nell’esclusivo Upper East Side di Manhattan, la serie è un appassionante family drama con atmosfere da thriller psicologico che ha conquistato anche la critica internazionale: una serie “assolutamente avvincente” per il Guardian, “bellissima” per Entertainment Weekly. Dal romanzo di Jean Hanff Korelitz “You Should Have Known”- caso letterario del 2014 dal 19 gennaio in libreria grazie a PIEMME in un’edizione tie-in col nuovo titolo The Undoing - Le verità non dette – una storia sulle bugie che raccontiamo a noi stessi, quando scegliamo – più o meno inconsciamente - di chiudere gli occhi pur di non vedere la verità che abbiamo davanti.

 

Creata da David E. Kelley - già dietro al successo di Ally McBeal e Big Little Liesche gli è valso un Emmy Award - e diretta dalla regista premio Oscar Susanne BierThe Undoing – Le verità non dette racconta di Grace Fraser (Kidman), una terapista newyorkese di successo, e di suo marito Jonathan Fraser (Grant), stimato oncologo pediatrico. Grace e Jonathan vivono la vita che hanno sempre sognato, fino a quando un violento omicidio e delle inquietanti rivelazioni sconvolgeranno il loro destino e il peso di verità non dette scaverà delle crepe profonde nella loro storia. 


La serie vanta un cast in cui, accanto a Kidman e Grant, spiccano Donald Sutherland (Hunger GamesElla & John - The Leisure Seeker), Édgar Ramírez (American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace, Joy), Noah Jupe (Honey BoyLe Mans '66 - La grande sfida) Matilda De Angelis (Veloce come il vento, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose), che interpreterà Elena Alves. Un ruolo assolutamente centrale ai fini dello svolgimento della trama per la giovane attrice italiana, quello di una giovane artista che entra nella cerchia di amicizie di Grace mentre quest’ultima pianifica una raccolta fondi per la prestigiosa scuola frequentata dai loro figli.

 

Grace Fraser conduce una vita praticamente perfetta a Manhattan. Psicoterapeuta affermata, abita in una bella casa e ha una splendida famiglia composta dal marito Jonathan e Henry (Noah Jupe), il figlio dodicenne che frequenta una scuola privata d'élite nell'Upper East Side. Ma all’improvviso un abisso si apre nella vita della donna: una morte violenta, un marito che scompare nel nulla. Messa di fronte a una catena di terribili rivelazioni, Grace capisce che potrebbe non conoscere affatto il marito. Lei, che solitamente consiglia alle donne di ascoltare l’istinto anche quando dice cose che non si vogliono sentire, si rende conto che potrebbe non aver dato ascolto ai suoi stessi consigli. 

martedì 24 novembre 2020

NEWS - Clamoroso al Cibali! Mamma Rai si concede l'incesto...In "Pure" su RaiPlay la protagonista sogna rapporti con la madre e il padre

Articolo tratto da "Libero"

Nel nobile tentativo di tenere il passo con il mercato, la Rai ha di nuovo fatto il passo più lungo della gamba. Perché scriviamo "di nuovo"? Perché quello che vi stiamo per raccontare ricorda una faccenda avvenuta anni fa, che aveva visto Libero e Carlo Freccero protagonisti di uri infuocata polemica. All'epoca si trattava di Rai 4e della serie tv Fisica o chimica. Stavolta in gioco ci sono Rai Play (che, proprio come a suo tempo fece Rai4, sta cercando di innovare l'offerta pubblica) e la nuova serie tv che la piattaforma ha comprato in esclusiva e in prima tv per l'Italia: Pure. Questa serie tv inglese, da non confondere con l'omonimo giallo americano, ha per protagonista Marnie: una 24enne che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, chiamato Pure O. Praticamente, la poveretta rivede involontariamente in chiave hot, nella sua mente, tutto quello che le succede. E noi insieme a lei. La serie ci mostra infatti i flash che si susseguono nella sua mente (donne che si trastullano i capezzoli, orge, corpi nudi) e, giusto per fugare ogni dubbio, correda il tutto con svariati discorsi tipo: «Un giorno ho visto una donna con i tacchi alti, ho passato tutto il tempo a chiedermi dove potessi infilare quel tacco e poi ho conduso che il posto migliore fosse la vagina». E fin qui è tutto "solo" morboso e spinto. Il problema inizia a nascere quando le fantasie hard di Marnie coinvolgono lei e... i suoi genitori. Vi risparmiamo i dettagli e ci limitiamo a dire che nei flash assistiamo a un bacio saffico tra mamma e figlia e a un rapporto orale. Capite bene che tutto ciò è molto disturbante ma soprattutto fatica a trovare un posto all'interno della linea editoriale di pubblica utilità Rai. Anticipiamo subito le possibili obiezioni: si, il disturbo di cui si parla è, seppur raro, esistente. La stessa protagonista ne è disgustata e sconvolta. E, si, la serie tv si ispira a una storia vera, a sua volta o?;etto di un libro. Quindi Pure non sarebbe una storia gratuita e dovrebbe avere (non ce ne vogliate per il condizionale...) uno scopo divulgativo e pedagogico. Chissà, forse è lo stesso valore educativo che Freccero invocava per Fisica o chimica e noi di Libero, oggi come allora, non cogliamo. D'altronde qui si entra nel campo delle opinioni, ma lasciateci dire un paio di cose. Primo. Non tutte le storie devono essere necessariamente raccontate. Secondo. Se si decide di affrontare temi così delicati, bisogna usare il giusto tono. Servono tatto, discrezione, intelligenza soprattutto se si parla a una platea teen. In Pure non c'è poesia e men che meno la tanto invocata ironia: è tutto sopra le righe. Non a caso la produzione, pur coinvolgendo la Bbc, è andata in onda su Channel 4, uno dei canali british più estremi, per poi planare sulla piattaforma americana on demand di Hbo. Il problema non è dunque il tema di per sé: esistono flor fior di serie che esplorano le menti psicopatiche, da Dexter a Criminal minds. In questi titoli lo spettatore empatizza con il protagonista, comprende la sua psicosi, ne intuisce le ragioni alla base. Qui no. I morbosi flash rubano la scena a Marnie che si ostina a fare cose senza senso, come provare a vedere se è lesbica per poi flirtare, 30" dopo, con un uomo. Più che entrare nel suo mondo si ha la sensazione di spiare, dalla serratura, le incestuose fantasie della ragazzina. Certo, c'è il cartello «Visione consigliata a un solo pubblico adulto» ma ha lo stesso valore del bollino rosso di Rai4...

martedì 22 settembre 2020

NEWS - HBO regina dei PandEmmys, Netflix resta a guardare in streaming

Articolo di Mariarosa Mancuso su "Il Foglio"

Hbo batte Netflix. Agli Emmy lo streaming perde colpi a vantaggio della tv via cavo. Vedere alla voce "Euphoria" o "Watchmen". Niente red carpet. Poltrone vuote, al massimo qualche sagoma cartonata ("Per non sembrare un raduno di sostenitori di Donald Trump", ha spiegato il maestro di cerimonie Jimmy Kimmel, in prestito dallo show "Jimmy Kimmel Live!"). Attori, attrici, registi, produttori collegati via Zoom dal salotto di casa, per i ringraziamenti (non tutti presentabili, intendiamo i salotti). Signore e signori, ecco a voi i PandEmmys! - sono sempre parole del bravo presentatore: la prima importante cerimonia di premiazione virtuale, distanziata e disinfettata, fino alle schede con i nomi dei premiati. Gli Oscar della tv, si usa dire. Anche se la tv non è più quella di una volta, con le piattaforme streaming che ci hanno salvati quando eravamo chiusi in casa. Netflix, per esempio, aveva 160 nomination, tra artistiche e tecniche. Ha portato a casa solo due statuette importanti: Dulia Garner attrice non protagonista per "Ozark" e Maria Schrader per la regia di "Unorthodox". Non è andata meglio alle altre piattaforme, che negli anni scorsi avevano trionfato con "La fantastica signora Maisel" (Amazon) e "Handmaid's Tale" (Hulu). Ha fatto man bassa di premi Hbo, la tv via cavo che inventò lo slogan "It's not tv, it's Hbo". Forse per tradizione, o forse per barriere d'entrata più rigide rispetto alla concorrenza streaming, è ancora la sigla che produce le serie o miniserie migliori. "Euphoria", per esempio: molto liberamente ispirata a una serie israeliana con lo stesso titolo, ha fatto vincere alla protagonista Zendaya l'Emmy come migliore attrice drammatica. La più giovane nella storia del premio, battendo Jennifer Aniston, Olivia Colman, Laura Linney. Ha ringraziato circondata da uno stuolo di sostenitori.

Regina King - diventata regista con "Una notte a Miami", presentato pochi giorni fa alla Mostra di Venezia - ha vinto per la miniserie "Watchmen" di Damon Lindelof, tratta con qualche libertà dai fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons (per gli spettatori italiani, su Sky Atlantic e Sky on demand). Altro record: è il primo Emmy a premiare una storia disegnata, che dopo il film girato da Zack Snyder nel 2009, è stata adattata ai tempi anticipando il movimento Black lives matters. Regina King - ovvero Sister Night, che a Tusla combatte i razzisti - indossava una maglietta con il volto di Breonna Taylor, uccisa a Louisville dai poliziotti che perquisivano casa sua. Targata Hbo anche "Succession" (sempre Sky Atlantic e Sky on demand). La strepitosa serie scritta da Jesse Armstrong con un occhio a Shakespeare e al suo "Re Lear". Un miliardario a capo di un impero mediatico, padre di tre figli, sceglie il suo erede tra crudeltà, tradimenti, giochi doppi e tripli, mentre i giornali, le televisioni, perfino i parchi divertimenti cambiano. Sono tutti bravissimi, speriamo che i 7 Emmy siano propizi all'arrivo della terza stagione. "Schitt's Creek" ha vinto tutti i premi importanti nella categoria "serie comica": attrice protagonista e non protagonista, attore protagonista e non protagonista, regia sceneggiatura. Schitt's cosa? E' una serie di produzione canadese, già alla sesta stagione, rilanciata da Netflix. Non in Italia però, restiamo alla periferia dell'impero. Gli showrunner si chiamano Eugene Levy e Daniel Levy, padre e figlio (Eugene era il genitore con i sopracciglioni neri in "American Pie", scena pecoreccia con la torta di mele appena sfornata). La serie preferita dalla comunità Lgbt d'America, per la tranquillità con cui racconta una romantica relazione tra due giovanotti.

venerdì 17 aprile 2020

NEWS - Clamoroso al Cibali! JJ Abrams cala il tris seriale su HBO: lo spin-off di "The Shining" di King, una serie tratta dai personaggi di "Justice League Dark" e un crime
J.J. Abrams is working on exciting new DC Comics series, which is heading to HBO MaxTHR is reporting that the prolific producer, director, and writer has three new series heading to the streaming service, including “an untitled drama based on characters in the so-called Justice League Dark universe.” Some of the characters that are part of the Justice League Dark team include Zatanna, Deadman, Swamp Thing and John Constantine. The other two series are crime drama called Duster and a spinoff to The Shining, which will be called Overlook. All three of the series will be produced by Abrams, his wife and business partner Katie McGrath, and Bad Robot’s head of television Ben Stephenson. Bad Robot’s exec vp TV Rachel Rusch Rich will be a co-executive producer. 
“What an amazing start to our association with the wildly imaginative Bad Robot team under J.J.and Katie,” HBO Max’s chief content officer Kevin Reilly said in a statement. “What could be better than an original J.J. idea and then Warner Bros. letting them loose on iconic IP from Stephen King and the DC Universe and to provide more must-have programming on HBO Max.”

martedì 10 marzo 2020

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"The Outsider", ultima perla della serialità "prestige"
"Da diversi anni, il modello di serialità tv di ci ha abituato a prodotti capaci di mescolare piani di racconto articolati e stimolare letture interpretative su più livelli. E un marchio di fabbrica consolidato al quale non pare sottrarsi nemmeno «The Outsider», l'ultima serie del broadcaster statunitense (Sky Atlantic). Adattamento dell'omonimo romanzo di Stephen King, «The Outsider» è un viaggio che dagli schemi classici del crime del fantasy-horror muove verso terreni d'indagine e introspezione sempre più sofisticati e complessi. Merito naturalmente del testo originale di un maestro del genere, ma anche del lavoro di Richard Price (uno degli artefici di «The Wire» per intenderci) come show-runner e di un cast equilibrato nel quale spicca Ben Mendelsohn nel ruolo del detective Ralph Anderson. L'innesco è quello classico di un poliziesco dalle tinte fosche: il ritrovamento del corpo di un bambino di undici anni orrendamente martoriato nei pressi di Cherokee City in Georgia. Le prove sembrano condurre a Terry Maitland (Jason Bateman), coach della squadra giovanile locale di baseball. II detective Anderson, che ha perso un figlio giocatore nella stessa squadra anni prima, arresta platealmente l'amico Terry, ma con il passare del tempo e l'emergere di nuovi dettagli comincia a mostrare segni di incertezza. E improvvisamente, nata come ordinaria detective story, la serie prende sentieri via via differenti, mentre una strana e oscura presenza si aggira nei luoghi della famiglia Maitland e la piccola figlia di Terry convive con visioni inspiegabili e irrazionali. «The Outsider» è solo l'ultimo tassello di una serialità cosiddetta «prestige» dove alle qualità estetiche del racconto e della sua resa si aggiungono elementi produttivi di alto proñlo. II risultato è una serie che muta continuamente faccia e a ogni evidenza costringe a rimettere tutto in discussione". (Aldo Grasso)

lunedì 27 gennaio 2020

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Steven Soderbergh diviso tra film e serie tv per HBO

News tratta da "Collider"
Remember when Steven Soderbergh retired from filmmaking? Neither do I… because it never happened! Seriously, this guy works more in a year than some filmmakers work in a decade. He can’t help himself. He’s just wired that way. And today we learned that the great Soderbergh, the industry’s other Steven, has signed a three-year deal to continue making films and television shows — not just for HBO, but its sister streamer, HBO Max. First up is the previously announced feature Let Them All Talk Oscar winners Meryl Streep and Dianne Wiest, as well as Oscar nominees Candice Bergen and Lucas Hedgesas well as Crazy Rich Asians star Gemma ChanStreep plays a celebrated author who takes a journey with some old friends to have some fun and heal old wounds, and the film will launch on HBO Max later this year. “This arrangement grew out of talks Michael Sugar and I were having with Sarah Aubrey during the negotiations for Let Them All Talk, and there were four things tractor-beaming me toward this deal: One, I have a history with both HBO and Warner Bros.; two, my definition of a good product, a good process, and a good working culture is shared by the WarnerMedia family; three, the wide range of potential outlets aligns with my range of interests, and four: I get to witness and participate in the building of something new at a very large scale. Oh, and there is a financial aspect, so that’s probably five,” Soderbergh said in a statement. “Steven is a groundbreaking filmmaker who not only tells unique, irresistible stories, but is also a master of so many genres,” said Sarah Aubrey, head of original content for HBO Max. “In many ways, he is the anti-algorithm — constantly surprising, never predictable — and his career is living proof that one gifted filmmaker can impact our culture again and again. I can’t wait for the projects that we’re working on together to premiere on HBO Max.” “From Behind the Candelabra, to The Knick and Mosaic, we know first-hand that Steven Soderbergh’s creative genius knows no bounds,” said HBO president Casey Bloys. “An indefatigable innovator, we couldn’t be more excited to continue our relationship with Steven and provide a home for his future projects.” Soderbergh made his two most recent films, High Flying Bird and The Laundromat, for Netflix, and I’ve heard the streamer may also wind up with his next project, the 1950s crime drama Kill Switch starring Don Cheadle, Sebastian Stan and Josh Brolin. To read more about that project, which starts filming next month in Detroit, click here.

giovedì 23 gennaio 2020

NEWS - Netflix, frena la crescita in Usa per la concorrenza ma centra gli obiettivi nel resto del mondo: fatturato +31%, 167 milioni di abbonati totali. Più produzioni originali nel 2020 per contrastare Disney&Co.

Articolo tratto da "Italia Oggi"
Netflix archivia l'ultimo trimestre dell'anno con quasi 8,8 milioni di nuovi abbonati nel mondo, superando ancora una volta le attese del mercato, proprio quelle stime che invece prevedevano fino a pochi giorni fa un calo nelle sottoscrizioni. In realtà, la piattaforma di video streaming on demand non ha raggiunto gli obiettivi degli analisti nel mercato domestico americano (423 mila utenti contro gli attesi 600 mila) ma li ha più che centrati negli altri paesi (8,3 milioni contro 7 min). In tutto, il pubblico del colosso guidato dall'a.d. Reed Hastings tocca adesso quota 167 milioni, di cui più di 60 min negli Usa. Quindi, al momento, gli affari procedono e lo confermano anche i risultati degli ultimi tre mesi ma Netflix inizia a sentire la pressione della concorrenza e per l'inizio di quest'anno non solo rimane più cauta nelle previsioni ma, soprattutto, ha deciso di spingere ulteriormente sui contenuti originali, diversificandoli di più per genere, formato e anche device su cui seguirli.
A conferma, il fatturato è cresciuto del 31% sui 5,5 miliardi di dollari (5 mld di euro) rispetto allo stesso periodo del 2018, il margine operativo a 459 milioni di dollari (414 min di euro) dai precedenti 216 min e l'utile netto fino alla soglia dei 587 milioni (529,4 min di euro) da 134 min. Però, per il primo trimestre del 2020, la piattaforma video si aspetta di coinvolgere in primis un numero più ristretto di spettatori: 7 milioni. Anche sul fronte dei ricavi, di conseguenza, si attende che la crescita sia intorno al 26,8%, dato tra i più bassi dei periodi precedenti. Al momento, comunque, hanno precisato dalla società californiana, continuano a crescere i ricavi per singolo utente (+12% al netto delle variabili valutarie) e si potrà ancora aumentare la spesa in produzioni originali, dai 19 miliardi di dollari (17 mld di euro) nel 2019 verso i 35 miliardi (31,6 mld di euro) entro il 2025, sempre facendo ricorso al mercato, ha chiarito Hasting, e sempre senza inserire inserzioni pubblicitarie in palinsesto. Semmai, siccome il mercato domestico Usa non esaurisce il business aziendale, la piattaforma punta su paesi emergenti come Malaysia e Indonesia, attraverso offerte esclusivamente mobile come già successo in India. I risultati positivi, a giudizio di Netflix, ci sono stati sia dal punto di vista dei nuovi abbonati sia da quello della loro fidelizzazione. Invece, in Europa come negli Stati Uniti, dove la concorrenza è maggiore, si arricchisce il catalogo con nuove produzioni (come Messiah, Killer Inside), seconde stagioni di titoli di successo (da Sex Education a Narcos ed Elite) e persino diversificando tra serie con pochi episodi, documentari e film molti lunghi.
Ce la farà Netflix ad arginare i colpi di Disney+ (costo: 6,99 curo al mese), Hbo Max (in arrivo a maggio) e Peacock di Nbc (peraltro gratis, seppur on air inizialmente solo negli Usa)? Hasting continua a ripetere che non teme la concorrenza ma è verosimile che il suo prezzo medio (10 euro al mese) e il suo recente aumento incideranno nella decisione di acquisto di una famiglia che, magari, è abituata ad abbonarsi a più di una piattaforma. Senza trascurare il paventato divieto di condividere gli abbonamenti tra utenti o famiglie diverse.

martedì 12 novembre 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! Disney+ supererà Netflix nel 2025 con oltre 100 milioni di nuovi utenti

News tratta Deadline.com
Five global platforms led by Disney+ will dominate the streaming wars by 2025, according to a new SVOD study. Digital TV Research reports that the anticipated Disney service that launches Tuesday will amass 101 million subscriptions in the next six years as it will combine with NetflixAmazon Prime Video, Apple TV+ and HBO Max for 529 million subscriptions by mid-decade. Behind the Disney service as far as new subscribers by 2025 is Netflix, with 70 million, the study found. While that shows that the most established platform still has room for growth, Digital TV Research noted that Netflix is expected to add only 6 million U.S. subscribers in the next six years. The study forecasts 235.6 million subs for Netflix by 2025, 135 million for Prime Video, 30.1 million for WarnerMedia’s HBO Max and 27.2 million for AppleTV+. The study (read it here) also makes subscriber and revenue forecasts for every year in 138 countries through 2025. It contains profiles for the five biggest global players along with NBCUniversal’s nascent service Peacock, which goes live in April, and the unnamed Viacom CBS platformThe streaming sector’s battle for supremacy kicks off in earnest this month with the November 1 launch of AppleTV+ and Tuesday’s arrival of Disney+. HBO Max joins the battle in May. Here’s a look at how the Digital TV Research study sees the streaming wars playing out by 20205:

mercoledì 30 ottobre 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! HBO vara un nuovo spin-off di "GOT" dopo aver cassato quello con Naomi Watts: "House of Dragon" ambientato 300 anni prima di "Game of Thrones"

News tratta da Slashfilm.com
Just hours after it was revealed that HBO will not be moving forward with one of their planned Game of Thrones spin-offs, they have officially ordered another one. House of the Dragon, which follows House Targaryen centuries before the events of the original series, has been given a straight to series order, which means we’ll be getting our fair share of fire and blood in the near future. While the bulk of Warner Bros.’ HBO Max presentation was centered on new shows and films being produced for the upcoming streaming service, core HBO had a big announcement. House of the Dragon, based on George R.R. Martin‘s book Fire and Blood about the early days of House Targaryen and their conquest of Westeros, has been given a 10-episode, straight to series order. This means we’ll be seeing all 10 episodes of this show no matter what, a relief for fans who were disappointed when the other prequel series starring Naomi Watts was canned after the pilot failed to meet expectations. While original showrunners David Benioff and D.B. Weiss have moved on, the new show will feature a few familiar faces. The series was co-created by George R.R. Martin himself. Miguel Sapochnik, who won an Emmy for directing the famed “Battle of the Bastards” episode, will serve as one of the showrunners. The other other co-creator and showrunner is a new face to the series: Ryan Condal, a writer and producer whose credits include Rampage and ColonyCondal will write the series while Sapochnik will direct the pilot and additional episodes in the first season.
Said HBO President or programming Casey Bloys in a press release:
“The ‘Game of Thrones’ universe is so rich with stories. We look forward to exploring the origins of House Targaryen and the earlier days of Westeros along with Miguel, Ryan and George.”
While the only plot details available from HBO note that House of the Dragon will follow House Targaryen centuries before the events of the original series (and centuries before Daenerys Targaryen is even born), the official synopsis for Martin’s Fire and Blood book offers an additional taste of what to expect:
Centuries before the events of A Game of Thrones, House Targaryen—the only family of dragonlords to survive the Doom of Valyria—took up residence on Dragonstone. Fire & Blood begins their tale with the legendary Aegon the Conqueror, creator of the Iron Throne, and goes on to recount the generations of Targaryens who fought to hold that iconic seat, all the way up to the civil war that nearly tore their dynasty apart.
What really happened during the Dance of the Dragons? Why was it so deadly to visit Valyria after the Doom? What were Maegor the Cruel’s worst crimes? What was it like in Westeros when dragons ruled the skies? These are but a few of the questions answered in this essential chronicle, as related by a learned maester of the Citadel and featuring more than eighty all-new black-and-white illustrations by artist Doug Wheatley. Readers have glimpsed small parts of this narrative in such volumes as The World of Ice & Fire, but now, for the first time, the full tapestry of Targaryen history is revealed.
No release window has been offered for the series, but there is this new poster to tide you over for now. 

mercoledì 23 ottobre 2019

NEWS - "Euphoria" mica troppo! Fa discutere la serie con Zendaya in onda su Sky: "Avvenire" si chiede se gli adolescenti di oggi siano davvero così, secondo l'Aiart il serial "crea pessimismo con situazioni umanamente abbiette"
Articolo tratto da "Avvenire"
Squilla un telefono. E un adolescente che ha appena guardato una serie tv di quelle considerate a rischio emulazione per i comportamenti potenzialmente distruttivi o autodistruttivi. Risponde un addetto del personale di segreteria che accoglie la telefonata, recupera le generalità, il luogo di residenza, e provvede a indirizzare l'adolescente, rimandandolo a degli psicologi professionisti, pubblici o privati, di prossimità. La serie tv per cui è stato attivato questo servizio è Euphoria, serie televisiva statunitense creata da Sam Levinson per il network Hbo, in Italia in onda su Sky Atlantic e Now Tv. La serie, prodotta dal rapper Drake e interpretata da Zendaya (prima stagione composta da otto episodi), si basa su un'omonima miniserie israeliana, ideata da Ron Leshem, Daphna Levin e Tmira Yardeni, e presenta uno spaccato della vita di un gruppo di adolescenti tra abuso di droghe, eccessi, violenza, e relazioni complicate della cosiddetta Generazione Z, ovvero i post millennial, cioè quella generazione che approssimativamente comprende i nati tra il 1995 e il 2010; la protagonista, Rue Bennett, è infatti nata a ridosso degli attentati dell' 11 settembre 2001. II servizio (mail e linea telefonica dedicata), proprio com'era avvenuto negli Stati Uniti con Hbo, è stato voluto da Sky, che ha deciso di «accompagnare la messa in onda di Euphoria con un'attività di sensibilizzazione e supporto per chi vive situazioni di disagio e di dipendenza, perché la rilevanza di queste storie vada oltre la tv e consenta a ciascuno di prendere consapevolezza e aiutare anche chi non sta guardando». II Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi ha concesso il proprio patrocinio per la serie, mettendo a disposizione un servizio di informazione e supporto di professionisti competenti, a titolo gratuito, fornito da Form-Aupi (Associazione Unitaria Psicologi Italiani - Società Scientifica): «La maggior parte delle richieste di supporto - ha spiegato Mario Sellini, presidente dell'associazione è arrivatatramite contatto mail, da parte di ragazzi e ragarip dai 17 anni in su. Inoltre devo dire mi sarei aspettato più richieste da parte dei genitori, invece sono stati principalmente i ragazzi a cercare un contatto per parlare delle loro problematiche e ricevere un aiuto». Riguardo a quelle che sono state le principali richieste di supporto, Sellini riporta un riscontro inaspettato: «Non abbiamo ancora dei numeri precisi, anche perché il servizio è tuttora attivo, ma ci sono state richieste principalmente di due tipologie: uso di stupefacenti - ma a differenza della serie non su droghe sintetiche e psicofarmaci - oppure problematiche di ordine sessuale, ed in particolare legate a questioni relative l'identità di genere, e il conseguente rapporto con i genitori per affrontare l'argomento; devo dire che questo è l'aspetto che ci preoccupa di più come professionisti, perché se una tossicodipendenza può essere inserita in un percorso di crescita complesso che va alla ricerca di un'esplorazione dei propri limiti, mentre le problematiche legate alla sessualità, invece, implicano più facilmente un non riconoscimento del problema, poiché non invalidanti. Per cui l'educazione alla sessualità viene percepita in modo distorto, anche per via della pornografia». Euphoria, com'era già avvenuto ad aprile 2018 per un altro teen drama, Tredici, ha ricevuto critiche da parte del Parents Television Council per la promozione di contenuti espliciti ad un pubblico adolescente. A tal proposito bisogna anche ricordare che recentemente Netfiix ha deciso di rimuovere la scena del suicidio dalla prima stagione, su indicazione di esperti medici dell'American for Suicide Prevention. Euphoria e Tredici, non sono comunque le uniche due serie tv ad affrontare queste e altre tematiche del mondo degli adolescenti, attraverso scene più o meno esplicite: le serie tv britanniche Sex education e The end of the f *** ing world, ne sono un esempio, ma anche l'italiana Baby, ispirata allo scandalo delle giovani squillo dei Parioli, e almeno un paio di passaggi su alcool e droga della serie spagnola Elite. Un'altra serie tv che tratta il tema della droga, poi, è la tedesca Come vendere droga online (in fretta). Su Euphoria è intervenuta anche l'Aiart, ovvero l'Associazione italiana cittadini mediali, che ha segnalato i contenuti agli organi di vigilanza e ha chiesto di aprire un tavolo di confronto con Sky e con tutte le emittenti che mandano in onda serie problematiche rivolte a un pubblico giovane, per riflettere su una responsabilità condivisa nella comunicazione: «E un processo - interviene con una nota Giovanni Baggio, presidente nazionale Aiart - che incoraggia l'emulazione di comportamenti a rischio e autodistruttivi. L'Agcom approva? Noi fatichiamo ad accettare una narrazione che mette in scena contenuti a tal punto estremi da indurre la stessa emittente ad aprire una linea di supporto psicologico attiva nei giorni in cui vanno in onda le puntate. Sky - prosegue Baggio - dichiara di voler incoraggiare una discussione e sensibilizzare il pubblico su questi problemi, ma l'Aiart è convinta che proporre immagini crude e contenuti espliciti come quelli che la serie presenta, spenga sul nascere qualsiasi discussione e sia in grado di creare non già una conoscenza critica di fenomeni degenerativi, come si asserisce, ma soltanto un senso di pessimismo, sconfitta e rassegnazione a situazioni umanamente abiette. E discutibile che le aziende radiotelevisive pur di far cassa ospitino contenuti di qualunque tipo, giustificandoli, ma i motivi di questo degrado televisivo restano essenzialmente tre: una regolamentazione inefficace, la potenza del web e il conseguente accesso 24 ore su 24 da parte di chiunque e a qualunque contenuto, e infine il silenzio degli organi di vigilanza». Resta infine da capire se davvero lo spaccato raccontato in queste serie tv sia rappresentativo del vero mondo degli adolescenti: «In verità - conclude Sellini - non tutti gli adolescenti vivono le problematiche raccontate. Quello che vediamo è solo una parte», e in parte risponde alla domanda che si pone Sam Levinson, il creatore di Euphoria, sul sito dedicato alle richieste di aiuto e supporto: «Come ci si orienta in un mondo che cambia ogni giorno?».

mercoledì 2 ottobre 2019

NEWS - Un altro fumetto seriale! Anche "DMZ" della DC Comics diventa serie tv per HBO

News tratta da "Slashfilm"
Director Ava DuVernay is already preparing to head into the world of comic books with an adaptation of the DC Comics property New Gods, and things must be going well on the project in development because she just struck a deal to adapt another title from DC Comics. HBO Max has ordered a pilot directed and executive produced by Ava DuVernay that will adapt the comic book DMZ, originally created by writer Brian Wood and artist Riccardo Burchielli. The high concept story imagines a second Civil War splitting the United States, which unfortunately doesn’t sound as much like a sci-fi plot as it used to. And that’s probably why HBO Max chose to announce it today. Deadline has word on the DMZ TV series that would be available on HBO Max, but that’s only if the forthcoming streaming services like what they see from the pilot episode. Ava DuVernay will be directing it along with showrunner and fellow executive producer Roberto Patino (Westworld), the latter also tasked with writing the script for the pilot.

lunedì 26 agosto 2019

NEWS - The Apple Show! La casa della Mela morsicata aumenta il budget per serie tv originali da 1 miliardo di dollari a 6 (sempre meno della metà di Netflix) e investe tutto su "The Morning Show" con Jennifer Aniston per il lancio entro 2 mesi di Tv+ (un episodio costato più di uno di "Game of Thrones"!)
Ammonta a oltre 6 miliardi di dollari l'investimento di Apple per la produzione di serie tv e film originali in vista del lancio del suo nuovo servizio di streaming video, TV+, con il quale la casa della Mela lancia la sfida a Netflix, Disney e HBO. Lo scrive il Financial Times ricordando come l'investimento sia esploso, passando da un miliardo di dollari previsto inizialmente alla somma attuale, frutto della scommessa su star di Hollywood come Jennifer Aniston, Reese Witherspoon e Steve Carell protagonisti di The Morning Show, che avrebbe - secondo fonti del FT - un costo per episodio più elevato rispetto persino all'impegnativo Trono di SpadeL'investimento di Apple - che punta a creare un catalogo di prodotti originali - resta comunque ben inferiore ai 15 miliardi di dollari che quest'anno saranno spesi da Netflix per i contenuti. Il nuovo servizio TV+ sarà operativo entro i prossimi due mesi, in tempo per contrastare il lancio di Disney Plus, che dovrebbe debuttare negli Stati Uniti il 12 novembre. Sia Apple e Disney hanno diffuso nuovi trailer per i loro servizi. Dalla casa di Cupertino ancora nessuna indicazione tuttavia su costi dell'abbonamento o altri dettagli chiave sul servizio, che rappresenta una scommessa per rendere il colosso fondato da Steve Jobs sempre meno dipendente dalle vendite dell'iPhone.

domenica 19 maggio 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! Monta la protesta sul finale di "Game of Thrones": "va riscritto!"

Articolo tratto dal "Corriere della Sera"
L' ottava stagione di Trono di spade va riscritta da scrittori competenti. Questo l'ordine imperioso trasmesso a Hbo, tramite la piattaforma di petizioni online Change.org, dai fan. In quasi un milione hanno firmato l'appello che chiede un finale diverso per una delle serie tv più amate di sempre. A dare fuoco alle polveri della rivolta social è stato l'agguerrito Dylan D. da Fort Worth, Texas. Che qualche giorno dopo la messa in onda del quarto episodio (in prima tv Usa il 5 maggio, da noi trasmesso il 13), non ci ha più visto. «Ero deluso e arrabbiato» ha spiegato in un lungo post su Change.org: di qui la decisione di chiedere le «teste» degli sceneggiatori. «David Benioff e D.B. Weiss» si è sfogato Dylan D. su Change.org «hanno dimostrato di essere degli scrittori miseramente incompetenti in mancanza di materiale di riferimento», alludendo agli ultimi due romanzi inediti («Winds of Winter» e «Dream of Spring») di George R.R. Martin, il «padre» di Trono di spade. Insomma: senza i libri, sostengono i fan, Benioff e Weiss hanno «floppato». «Gli episodi sono scritti in modo approssimativo», «I colpi di scena non sono stati adeguatamente impostati», «Le motivazioni dei personaggi non sembrano plausibili» le lamentele più ricorrenti tra i firmatari della petizione. «Questa stagione — sintetizza un utente — ha demolito tutto ciò che è stato costruito durante la serie, come conseguenza di una narrazione raffazzonata, di uno scarso sviluppo dei personaggi e di una generale sciatteria». «Hanno rovinato la serie tv più bella di sempre. Questi due non devono nemmeno avvicinarsi a Star Wars», ha rincarato la dose uno dei «rivoltosi» riferendosi al fatto che Benioff e Weiss cureranno la sceneggiatura della prossima trilogia di Guerre Stellari (a onore di cronaca va ricordato che nemmeno i film del franchise creato da George Lucas sono estranei a proteste: dopo l'uscita di Star Wars: L'ultimo Jedi, fu lanciata una petizione per rimuovere l'episodio dal canone ufficiale, sostenuta da u6.945 firmatari; certo, un'inezia di fronte all'armata del milione sollevata da Dylan D.). Dato il costo di ciascun episodio — circa 15 milioni di dollari (13,4 milioni di euro) — è molto improbabile che Hbo ceda alle richieste dei fan. Ne è consapevole Dylan D. per primo: «Ma, come dice il Joker di Heath Ledger, "Non si tratta di soldi, si tratta di inviare un messaggio"». D'altro canto, non si può non considerare che il suasi milione di firmatari non e che una piccola parte di quei 18,4 milioni di spettatori che, secondo i dati diffusi da Hbo, hanno seguito gli episodi incriminati. Tra chi li difende, per esempio, c'è Stephen King: «A me l'ultima stagione è piaciuta molto», scrive su Twitter. «C'è stata molta negatività, ma credo che sia perché la gente non vuole che Trono di spade finisca». Né, del resto, «quei due», Benioff e Weiss, potevano ignorare la bufera social. «Una buona storia non è tale se non ha un buon finale» hanno detto a Entertainment Weekly. «Certo che siamo preoccupati». Hbo non ha fino a oggi rilasciato alcun commento. Forse per il canale parlerà l'ultimo episodio, in onda stasera negli Usa (domani in Italia). 

martedì 14 maggio 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! "Game of Thrones" non finirà mai: smentite voci di ultimi due capitoli letterari di George R.R. Martin

News tratta da "Just Jared"
Game of Thrones author George R.R. Martin is speaking out about rumors surrounding his final two novels. According to GOT actor Ian McElhinney, George had already finished The Winds of Winter and A Dream of Spring but was waiting for the HBO series to conclude before publishing them. “It boggles me that anyone would believe this story, even for an instant. It makes not a whit of sense. Why would I sit for years on completed novels?” George wrote on his blog.
He continue, “I will, however, say for the record — no, The Winds of Winter and A Dream of Spring are not finished. Dream is not even begun; I am not going to start writing volume seven until I finish volume six. No, the books are not done. HBO did not ask me to delay them. Nor did David [Benioff] & Dan [Weiss]. There is no ‘deal’ to hold back on the books.”
George‘s most recent book in the series, A Dance with Dragons, was published in 2011. 
HBO used the first five GOT books to create the series and were given an outline about how George planned to end the final two novels.

lunedì 29 aprile 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! La vita di John Belushi diventa una serie tv di HBO

News tratta da "La Repubblica"
Scervellato, sferico attore comico, noto per le sue imitazioni al Saturday Night Live, trovato senza vita in un bungalow a Hollywood". Così un trafiletto del New York Times, del 6 marzo 1982, dava notizia della morte di John Belushi, il comedian nascosto dietro gli occhiali spessi Ray Ban Wayfarer, divisa black, felpa da college, bottiglia di liquore di fichi in mano; l'attore che ha steso il mondo dalle risate con i film Animal House (1978) e The Blues Brothers (1980). Un libro, The Castle on Sunset, scritto dallo storico di cinema Shawn Levy e in uscita a maggio, cerca di far luce sugli ultimi giorni di Belushi allo Chateau Marmont, l'hotel anni Venti che ha ospitato su un'altura di Sunset Boulevard i divi James Dean e Marilyn Monroe. E ci ha restituito l'extra-corpo di Belushi impasticcato fmo alla morte. Overdose da eroina e cocaina, dirà il medico legale di Los Angeles County, mettendo un punto a giorni di speculazioni. Aveva 33 anni. Le ultime persone ad averlo visto furono Robert De Niro, Robin Williams e una donna di nome Cathy Evelyn Smith, colpevole di omicidio involontario. Ha iniettato lei la dose letale. Da un estratto di The Castle on Sunset ottenuto da Hollywood Reporter, a far discutere è il racconto di una notte piena zeppa di coca, poche ore prima della morte di Belushi, tra il comedian e i suoi amici De Niro e Williams. Il comico si era ritirato nel suo bungalow privato, il numero 3, a partire dal 28 febbraio. Voleva mettere un muro tra sé e i dietrologi, così non lo avrebbero infastidito mentre cercava di risalire la china dopo i flop degli ultimi anni. Il film che sognava di fare era Noble Rot, una commedia romantica su una rapina ambientata nei primi anni dell'industria del vino in California. Né il manager, Bernie Brillstein, né Paramount Pictures sembravano entusiasti. Michael Eisner, l'ex boss della Paramount, un giorno si presentò allo Chateau per dirgli di lasciar perdere e pensare a un adattamento di The Joy of Sex, ultima occasione con una major. Depresso, trasandato, ingestibile: John Belushi, il pomeriggio del 4 marzo, chiamò De Niro per far festa. Cocaina sparsa sul tavolo, tonnellate di scatole di pizza, chiazze di cafre, ritagli, immondizia e bottiglie di vino inacidito. De Niro e Robin Williams torneranno in quel posto verso le 3 del mattino per tirare un po' di coca. A mezzogiorno del 5 marzo, Belushi viene trovato privo di conoscenza dalla guardia del corpo, Bill Wallace. "La scena non solo era triste, era depravata" dirà il manager. "Non potevo credere che John avesse vissuto lì". "Dov'è John?" strilla l'indomani De Niro, al telefono con il manager dell'hotel. Riattaccherà in lacrime. La vedova e gli amici di John Belushi avevano già attaccato il volume del giornalista del Washington Post, Bob Woodward (co-autore degli articoli che portarono allo scandalo Watergate), Wired, uscito due anni dopo la morte. Con i retroscena di The Castle on Sunset e Belushi descritto da Levy come "un fallimento, uno spreco, sudato, ciccione, pingue", la polemica si riaccende. Hollywood ha già messo gli occhi sul libro: diventerà una serie HBO per mano di John Krasinski, la star della sitcom The Office che da sempre dice di dover tutto a John Belushi.

mercoledì 2 gennaio 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
L'importanza di chiamarsi "Soprano"
"Era 20 anni fa, nulla è rimasto uguale. Tony Soprano con l'accappatoio bianco, a bordo piscina con gli anatroccoli, appare sulla Hbo il 10 gennaio 1999. Per un bel po' sarà l'argomento di conversazione: è vero che quella Golden Age, non la prima nella storia della tv americana, aveva già avuto qualche anticipo, ma "I Soprano" fecero il botto. Gli spettatori italiani aspettarono un paio d'anni, fino al 2001, per scarsa convinzione da parte dei responsabili del palinsesto: cinque episodi su Canale 5, poi su Italia 1, in orari notturni. Adesso che le serie sono più numerose delle giornate a disposizione per guardarle - con grave danno per la chiacchiera, non c'è più un "Lost" su cui accapigliarsi "I Soprano" restano in cima alla lista per scrittura, recitazione, invenzioni drammaturgiche. Vorremmo avere il tempo per riguardare le sei stagioni da cima a fondo - invece siamo travolti dalle nuove uscite. Nella lista delle migliori serie del 2018 compilata per il New Yorker da Emily Nussbaum c'è la categoria "serie che avrei voluto vedere perché ne dicono un gran bene, ma non ho avuto il tempo". Qualcuno ha fatto i conti: servono 60 ore per vedere "The Wire", altra serie imperdibile. Serve lo stesso tempo per leggere "Guerra e pace", più "Don Chisciotte", più "Moby Dick", più "Delitto e castigo". "I Soprano" contano : episodi di un'ora, interrotti il 10 giugno 2007 con una dissolvenza: ci sta qualcosa ancora per completare la bibliotechina dei classici. Era la tv di vent'anni fa. Gli attori erano scelti dai responsabili del casting, e poi sarebbero diventati star (il passaggio inverso non era neanche concepibile). I registi non provenivano dal cinema, ma da altre serie televisive (ora fanno la fila per passare dal cinema a misura di blockbuster, con tempi decisionali lunghi, alla televisione che decide in fretta, o alle piattaforme streaming affamate di prodotto e attente alle nicchie). James Gandolfini era un attore non di primissimo piano, uno sceneggiatore come Matthew Weiner aveva già nel cassetto i pubblicitari di "Mad Men" ma nessuno li voleva. Siccome si parlava di mafia, le associazioni che difendono il buon nome degli italoamericani protestarono. Nessuno ha pronunciato una sola parola contro la Napoli ricostruita per "L'amica geniale" di Saverio Costanzo: è l'Italia che piace, miserabile e pittoresca, vociante e sguaiata. I fanatici aspettano "The Soprano Sessions", tutto quel che avreste voluto sapere su "I Soprano" e non avete mai osato chiedere. Lo hanno scritto, per celebrare il ventennale, Matt Zoller Seitz e Alan Sepinwall (suo il saggio "The Revolution Was Relevised", da Rizzoli con il titolo "Telerivoluzione"). Finalmente avremo certezze su chi pronunciò la frase "il cunnilingus e la psicoanalisi ci hanno portato alla rovina". Sintomo inequivocabile, per la famiglia mafiosa, che il meglio era passato, l'avevano goduto i padri e i nonni. Nelle situazioni complicate, Tony Soprano si chiede: "Cosa avrebbe fatto Don Vito Corleone al posto mio?". Mai si era visto un mafioso con il Prozac nel taschino ("lavoro nel settore rifiuti" dice Tony Soprano alla dottoressa Melfi, mentre vediamo il cadavere di un nemico smaltito in discarica). Dicono a Hollywood che la buona idea per un film deve poter essere sintetizzata in poche parole. Vale anche per le serie, e David Chase ha avuto quella giusta: mettere insieme l'omertà del "negare sempre" con la regola di Freud che impone di dire tutto, ma proprio tutto, quel che passa per la testa". (Mariarosa Mancuso)

mercoledì 5 dicembre 2018

giovedì 29 novembre 2018

NEWS - Achtung, compagni! Le piattaforme di streaming tipo Netflix e Amazon verso il pareggio con la pay tv (Sky): raddoppiati gli abbonamenti in un solo anno!
News tratta da "Il Sole 24 ore"
Manca poco al pareggio con i numeri della pay tv tradizionale. Qui gli abbonamenti in Italia si sono storicamente attestati attorno ai 6,5 milioni fra Sky e Mediaset Premium. Oggi le piattaforme di videostreaming arrivano a superare i 5 milioni. E il trend fa pensare al livello della pay come a un muro che sta per crollare. Del resto, l'impennata del video on demand è fuori discussione, anche in un Paese come l'Italia in cui ci si dibatte nelle sabbie mobili di una digitalizzazione che se da una parte mostra segnali di miglioramento come indicato dall'aumento dell'ultrabroadband (si veda Il Sole 24 Ore), dall'altra ha evidentemente enormi margini di crescita. A mettere in fila inumeri dell'avanzata anche in Italia di Netflix, Amazon Prime Video e delle altre piattaforme di videostreaming è EY con uno studio che tra gli sponsor ha Sky, Mediaset, Discovery, Vodafone. E i risultati lasciano poco spazio a dubbi: gli abbonamenti in Italia alle piattaforme di videostreaming a pagamento - EY cita Netflix, Amazon Prime Video, Timvision, Now Tv (Sky), Infinity (Mediaset), Eurosport Player - sono passati da 2,3 a 5,2 milioni. E tutto in un anno, fra giugno 2017 e giugno 2018. Numeri sui singoli operatori non ne sono forniti, ma a giudicare dalle indiscrezioni di mercato a farla da padrona è Netflix, in Italia da 3 anni. «Questi dati - spiega Fabrizio Pascale, Telco, Media e Technology Med Leader di EY- delineano un mercato dei servizi videostreaming in espansione, sia sul fronte dei servizi free offerti dai broadcaster televisivi sia a pagamento. Le crescite più importanti arrivano, però, dalle piattaforme pay che, a metà 2018, contavano oltre i 5 milioni di abbonati, più che raddoppiati nell'ultimo anno». Oltre al numero degli abbonamenti c'è anche da guardare al computo totale degli utenti (in famiglia a usufruire delle piattaforme può essere più di uno). In questo caso si passa da 4,3 a 8,3 milioni di utenti con un numero di sottoscrittori unici (che possono avere anche più di un abbonamento) pari a 4 milioni. EY nella sua indagine va poi anche oltre il video on demand "a pagamento" unendo i dati della parte free comprensiva di player come Youtube, Raiplay, Mediaset Play. E così, considerando chi «nell'ultima settimana ha guardato contenuti video attraverso Internet della durata di almeno 10 minuti», gli utenti free sono saliti in un anno da 17,6 a 20,9 milioni. ll che, considerando che utenti free e pay possono in parte coincidere, segnala 23,8 milioni di italiani che guardano video on demand: il 68% degli utenti internet totali. Tutte cifre, insomma, che fotografano anche per l'Italia quella che è una tendenza mondiale messa nero su bianco da diversi studi e istituti di ricerca. ITMedia Consulting, ad esempio, prevede che i ricavi totali del settore Vod (video on demand) nell'Europa occidentale aumenteranno rispetto ai 6,26 miliardi di euro del 2018, superando gli 8,8 miliardi nel 2021, con una crescita media annua, pur in un mercato prossimo alla maturità, ancora a doppia cifra: del 12 per cento. Dal Vod arriverà così un quarto dei ricavi del mercato payTv. L'Italia ha numeri ben più bassi rispetto ad altri Paesi d'Europa. Ma il trend è impetuoso. E così, stando sempre al rapporto"Video on Demand in Europe: 2018-2021", guardando al totale del video on demand - e dunque non solo Svod (servizi con abbonamento), ma anche Tvod (quello in cui si pagano le singole transazioni, erede dell'ormai scomparso home video) che non è stato considerato da EY- lapenetrazione sul totale dell'Europa Occidentale è del 26,6% in Uk, del 19,4% in Germania e del 4,6% in Italia che salirà all'8,3% nel 2021. Chiaro che con questi numeri il campanello d'allarme sia risuonato forte fra i player "tradizionali". La pay tv ad esempio, che ha prezzi per gli utenti più alti rispetto al Vod, sta cercando di trovare le migliori contromisure. In Italia anche il mondo del cinema ha alzato i toni e un decreto nei giorni scorsi ha stabilito che forme di incentivazione perle opere cinematografiche potranno esserci solo per quelle pellicole che non sceglieranno di approdare su piattaforme di videostreaming contemporaneamente alle sale. A livello mondiale Disney ha deciso di sottrarre a Netflix i propri film e le serie tv nel 2019, puntando su un proprio servizio che si chiamerà Disney+. E ancora: nel 2012 Ted Sarandos, chief content officer di Netflix, dichiarò che «l'obiettivo è diventare Hbo più velocemente di quanto Hbo possa diventare Netflix». Frase che poteva apparire sibillina allora, ma non certo oggi visto che la ATeT che ha acquisito la Time Warner punta, sempre per il 2019, a un servizio di streaming con i contenuti della"madre" di Game of Thrones. C'è poi il capitolo della lotta fra le stesse piattaforme: Amazon Prime Video sta crescendo e Walmart è pronta a entrare sul mercato. Intanto Netflix cresce e investe miliardi in contenuti lasciando però negli investitori il dubbio sulla sostenibilità del business a fronte di un indebitamento crescente. Che vincano o meno le Cassandre, è comunque certo che indietro non si torna.

mercoledì 28 novembre 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Con "L'amica geniale" le serie tv superano i libri da cui sono tratte
"L'amica geniale, il caso editoriale della «misteriosa» Elena Ferrante, è ora una serie tv che racchiude i quattro libri dove si narra la storia di Lila e Lenù, prima bambine, poi adolescenti, seguite tra le quinte di un rione miserabile della periferia napoletana e, in seguito, pedinate nell'intreccio polifonico della vita adulta. Tra digressioni fascinose, anse maestose e realiste, deviazioni fulminee, veniamo irresistibilmente catturati da una narrazione che possiede, insieme, una prodigiosa potenza pittorica (irriproducibile dalla parola) e un'attenzione ai battiti più riposti: Lenù Greco (Margherita Mazzucco) e Lila Cerullo (Gaia Girace) sono le migliori amiche e le peggiori nemiche. L'una è il doppio dell'altra, ma anche il suo opposto, la sua parte mancante. Prodotta da Hbo-Rai Fiction con Wildside, Fandango e Timvision, la serie diretta da Saverio Costanzo, che firma anche la sceneggiatura con Laura Paolucci, Francesco Piccolo ed Elena Ferrante (chiunque essa sia), è trasmessa dai Rai1 (il martedì, ore 21.25), e resa disponibile sulle piattaforme di Timvision e Raiplay. La fiction italiana ha finalmente raggiunto quel grado di maturità che da tempo auspicavamo? Si, la violenza, la tragicità, l'amicizia, l'ironia, la rabbia, lo stupore, i sentimenti tutti che qui contrappuntano questo dramma delle emozioni affondano nella concretezza delle cose, per essere poi riscattati da una scrittura sontuosa che libera i personaggi dal determinismo che incombe sulle loro «vite minuscole». Con nitore formale, come solo Rossellini sapeva fare, caricando di pensieri imperscrutabili, metafisici le figure neorealiste che entravano nel suo obiettivo. Che strano, in Romanzo criminale, in Gomorra, in L'amica geniale l'uso diffuso del dialetto non preclude una distribuzione internazionale. E poi, mistero dei misteri, le serie sono più belle dei libri da cui sono tratte". (Aldo Grasso

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

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