FAMIGLIA CRISTIANA
La futilità intelligente delle serie USA
"Si tratti di crimine o tematica esistenziale, la morte è una presenza costante nella fiction americana. Potrebbe essere il derivato di una tradizione di violenza, in un Paese che al proprio interno ha sterminato popolazioni intere e, verso l'estero, si è arrogato un ruolo da polizia mondiale. Fenomeno da analisi storica e sociologica: ma in questa sede, terra terra, accontentiamoci dei dettagli che ogni giorno ci fornisce la tv. Naturalmente si contano a dozzine i cadaveri dei serial polizieschi, solo in minima parte compensati dalle guarigioni prodigiose del dottor House. Qui e là tuttavia, malgrado la bravura degli sceneggiatori, la meccanica narrativa è in genere a schema fisso. Dove l'inventiva maggiormente si libera è in prodotti di eccellenza come 'ER - Medici in prima linea' e 'Desperate Housewives', che sanno svariare di anno in anno, alternando tensione e routine, normalità ed evento eccezionale. Prendiamo gli episodi più recenti. Nel pronto soccorso di Chicago un vecchio preso dalla strada, ormai senza più voce, ha la forza di scrivere su un foglio due lettere, 'Tb'. Vuol dire che una pazienti agli estremi non ha il cancro, come credono tutti i medici, ma una forma aggressiva di tubercolosi. Come ha fatto? Qualcuno lo riconosce: è lui che, mezzo secolo prima, ha creato in città la medicina d'urgenza. E' un duplice richiamo sociale, a Hillary Clinton, cui non riuscì una riforma sanitaria, e a Barack Obama che adesso ci riprova. Appresso. Fra le casalinghe di Wisteria Lane, si ammazza in auto la perfida Edie Britt: ma le quattro amiche, scambiandosi confidenze davanti alle ceneri, scoprono che anche quella donna inquietante aveva fatto del bene. Come il vecchio dottore, aveva salvato vite e rimediato a squilibri mentali. Dietro i pettegolezzi, di quartiere la realtà, il dolore, la psicologia, la riflessione metafisica. Tutto con l'aria di fare, come si dice, tv commerciale. Ma qui altro che 'i Cesaroni'...".
(Giorgio Vecchiato, 07.06.2009)
TV SORRISI E CANZONI
"Crash", viaggio nell'animo cupo(tto)
"8 al cast di 'Crash', nato dal cinema e interpretato con grande incisività da attori che rendono con cruda verosimiglianza gli aspetti più cupi dell'animo, l'aridità e le tensioni in cui si riflette una Los Angeles bella e amarissima".
(Mirella Poggialini, 06.06.2009)
LA STAMPA
"The Wire", il vero telefilm di sinistra (e il "GF" scivola a destra)
"'The Wire', la serie americana piu' bella dopo 'I Soprano', e' girata come una docu-fiction: camera a mano, luce naturale, suono in presa diretta. Molte parti minori sono affidate a non-attori, che nella vita fanno quello che impersonano nella serie. La psicologia e le relazioni tra i personaggi prevalgono di gran lunga sull'azione vera e propria, che anzi - e questo e' straordinario, perche' e' una serie poliziesca - e' confinata ai margini, e' commentata e quasi mai mostrata. Infine, una parte essenziale del materiale narrativo e' acquisito attraverso telecamere di sorveglianza, microspie e intercettazioni telefoniche. Insomma, 'The Wire' e' un reality. E puo' dirsi un telefilm di «sinistra» non tanto perche' e' la serie preferita da Obama, quanto soprattutto perche', nel raccontare la «realta'» senza filtri ne' abbellimenti narrativi, ne denuncia implicitamente, e con tanto maggior forza, le incongruenze e le malefatte. La Baltimora di 'The Wire' e' un misto di inefficienza e di corruzione, dove ciascuno ha le proprie buone ragioni per dedicarsi esclusivamente a salvare se stesso. Somiglia molto all'Italia di oggi, non e' vero? Al contrario, 'Grande Fratello', madre e archetipo di tutti i reality, da diversi anni sceglie per il suo cast personaggi strampalati e altamente irrealistici, e certo statisticamente ininfluenti (quest'anno, tra gli altri, una supermaggiorata, una hostess rivoluzionaria, un cieco e un rom), il cui unico scopo e' catturare la fantasia del telespettatore. 'Grande Fratello' ambiva a raccontare la vita quotidiana di alcuni ragazzi comuni, mescolando spettacolo e ricerca sociologica, voyeurismo e poetica del quotidiano. Nel tempo e' divenuto, come del resto gli altri reality, una fabbrica di mostri: anziche' raccontare un frammento di realta', ne costruisce un'altra completamente fasulla. Nato a «sinistra» - ammesso che alla sinistra si possa attribuire l'istanza realista -, il 'Grande Fratello' e' dunque scivolato a «destra», diventando, come quasi tutta la tv generalista, un paradiso artificiale costruito per il puro intrattenimento dello spettatore. Al contrario, i paradisi artificiali di Beautiful si sono evoluti negli inferni metropolitani di The Wire, nelle spire esistenziali di Lost o nella deriva allucinata di Breaking Bad: e in questo modo le serie americane sono diventate il racconto iperrealista del disagio della civilta'. Da questo disagio cercano appunto di sollevarci i reality: che non per caso fanno molto piu' ascolto".
(Fabrizio Rondolino, 09.05.2009)
CORRIERE DELLA SERA
Tra Sky e Mediaset Premium, emerge la tv semi-generalista
"Uno dei punti di forza del satellite a pagamento, accanto ai contenuti premium legati a cinema e calcio, è da sempre costituito dall' offerta di serialità americana di qualità: anche Sky si è inserita in questo filone, proponendo in anteprima titoli come «Lost» e «Desperate Housewives», «Mad Men» e «In Treatment». Da qualche mese, però, la concorrenza con le nuove offerte pay su digitale terrestre, come i canali di Mediaset Premium, ha costretto Sky a rinunciare ad alcune serie di punta, come «Gossip Girl», «Fringe» o «Pushing Daisies». Ne è derivata la necessità di diversificare l' offerta, puntando su prodotti di altra origine, ma di qualità affine, come le serie inglesi, canadesi, francesi: ne sono esempio il recente lancio su Fox, in contemporanea mondiale, di «The Listener», o la programmazione su FoxCrime del poliziesco inglese «Life on Mars» e di «Paris Enquetes Criminelles», ennesimo spin-off (di produzione francese) di «Law and Order». Accanto alla messa in onda del meglio della produzione di telefilm mondiale, Sky e Fox hanno deciso di puntare sulla fiction italiana, con nuovi prodotti capaci di ricalcare le formule della lunga serialità americana. «Non pensarci», commedia familiare tratta dal piccolo film di Gianni Zanasi e con gli stessi attori del lavoro originale, è solo l' ultima tappa di percorso iniziato con 'Boris', e proseguito con la svolta «crime» di «Quo vadis baby» e del culto «Romanzo criminale». In attesa di «Moana» e de «Il mostro di Firenze». Negli ultimi mesi, Sky ha cercato di rivolgersi a un pubblico più ampio: in questo senso si è mossa con la campagna acquisti di alcuni volti familiari della tv generalista come Mike Bongiorno, Lorella Cuccarini e Fiorello e con il riposizionamento di SkyVivo, diventato SkyUno. La creazione di una rete di taglio semi-generalista, che contiene il meglio dell' offerta di intrattenimento, e l' annuncio di possibili altre reti simili, vanno nella direzione di mettere a disposizione alcuni canali «civetta», di grande richiamo. Canali che possano almeno in parte colmare il possibile abbandono di Sky da parte delle reti Rai e che, pensando al 2012, quando scadranno i vincoli comunitari che impediscono l' espansione di Murdoch su altre piattaforme, possano essere distribuiti gratuitamente anche su digitale terrestre, seguendo l' esempio di SkyOne in Gran Bretagna o di CanalPlus in Francia".
(Aldo Grasso, 25.05.2009)