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venerdì 26 ottobre 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Tra sentenze e doppie sfide, "I Medici" è un inno al...Unesco
"'Goditi il vino della giovinezza, è un coppa che si beve una volta sola'. 'A volte è necessario fare del male per fare del bene'. La sentenziosità di certe battute, che assurgono a regola di vita, è anche il sintomo dell'ambizione, del respiro internazionale de I Medici, alla sua seconda stagione (Rai1, martedl, ore 21,25). Firenze, anno di grazia 1469. Piero de' Medici (Julian Sands) resta ferito in un agguato, Lorenzo (Daniel Sharman) deve farsi carico delle responsabilità di famiglia: non solo assume il controllo della banca, che negli ultimi anni ha attraversato una crisi, ma affronta anche i nemici di sempre della sua famiglia, i Pazzi, guidati da Jacopo (Sean Bean), deciso ad approfittare di questa situazione per prendere il controllo di Firenze (la grande rivalità delle famiglie culmina con la famosa congiura dei Pazzi del 1478). Per Lorenzo (bello come il vero Magnifico non è mai stato) inizia una doppia sfida: difendere la propria famiglia dagli attacchi dei Pazzi e fare in modo che Firenze resti al centro del mondo, sia economicamente che culturalmente. Dal punto di vista politico Lorenzo dimostra una notevole abilità diplomatica e politica che gli permette di consolidare il suo potere sia in Firenze sia in relazione agli altri stati italiani. Rafforza il prestigio della sua città e fa diventare la Signoria di Firenze lo stato moderatore delle contese fra i vari potentati della penisola. La serie, creata da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer, sembra trovare ora una maggior spigliatezza in un contesto storico e artistico che più ricco non si può (anche se una certa ridondanza risulta necessaria per capire tutte le connessioni). Inutile chiedere al racconto la fedeltà storica: meglio viverlo come un grande inno al patrimonio dell'Unesco (Volterra, Sabbioneta, Montepulciano, Pienza, Tivoli...) e al mecenatismo del Rinascimento". (Aldo Grasso)

giovedì 20 ottobre 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Con "I Medici" sfida al mercato internazionale
"Firenze, 1429. Giovanni de' Medici, grazie all'accordo stipulato con il papato, ha trasformato la sua banca di famiglia in una potenza economica senza eguali, nonostante le ricorrenti accuse di usura. Quando Giovanni viene assassinato, i suoi figli, Cosimo e Lorenzo, sono costretti ad affrontare numerosi nemici che complottano contro il potere dei Medici. Non c'è dubbio circa l'ambizione di questo progetto. Gli attori (Dustin Hoffman e Richard Madden su tutti), il periodo storico (il Rinascimento a Firenze, il rifiorire delle lettere, delle arti e delle scienze), il respiro internazionale, il sapore della saga: quella dei Medici è intricata, appassionante, misteriosa. I Medici si alternano per molto tempo nelle stanze più influenti del potere ecclesiastico e secolare, partecipando alle vicende storiche e spesso cambiandone il corso. «I Medici», ideato da Nicholas Meyer e Frank Spotnitz, diretto da Sergio Mimica Gezzan, non si confronta con la fiction italiana ma con quella internazionale (Raiuno, martedì, 21.30). Basti pensare ai «Borgia» con Jeremy Irons. L'intento, spesso raggiunto, è quello di rendere avvincente una storia che può godere di uno degli scenari più belli del mondo. Ogni tanto, però, si cade nel didascalico e l'uso eccessivo del flashback a volte rompe la linearità della storia, a volte rompe, e basta. Ai tempi, non si andava tanto per il sottile per la conquista del potere e anche la Roma papalina non era da meno: per questo assistiamo in Vaticano a scene di sesso, sodomia e corruzione davvero inusuali per gli standard narrativi della Lux Vide, la casa di produzione fondata da Ettore Bernabei. Ovviamente i titoli di coda ci rassicurano che la storia è «frutto di fantasia» e nel corso delle prime puntate ci viene ripetuto quello che potrebbe essere il motto dei Medici: «Fare qualcosa di male per raggiungere il bene». Che è anche un po' lo scopo della fiction italiana". (Aldo Grasso, 20.10.2016)

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