venerdì 19 febbraio 2021

NEWS - Western Girl! Francesca Comencini firma il riadattamento seriale di "Django" per Sky

Il classico del cinema western Django verrà rivisitato in una serie internazionale liberamente tratta dal film di Sergio Corbucci, in 10 episodi da 60’. Django, le cui riprese inizieranno a maggio, è una serie Sky Original e una Création Originale CANAL+, prodotta in inglese da Cattleya (ZeroZeroZeroGomorra - La Serie), parte di ITV Studios, e da Atlantique Productions (Midnight SunThe Eddy), nota casa di produzione francese che fa parte del gruppo Mediawan. I primi episodi saranno diretti da Francesca Comencini (Gomorra - La Serie), che sarà anche direttrice artistica della serie; protagonista il pluripremiato attore Matthias Schoenaerts (The Danish GirlRed SparrowVia dalla pazza follaUn sapore di ruggine e ossa). 

Django è prodotta da Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz e Francesca Longardi per Cattleya e da Olivier Bibas per Atlantique Productions.

La serie è stata commissionata da Nicola Maccanico, EVP Programming Sky Italia, insieme a Nils Hartmann e Sonia Rovai che sono anche produttori esecutivi per Sky Studios; per CANAL+ da Arielle Saracco, Head of CANAL+ Création Originale, e Fabrice de la Patellière, Head of CANAL+ Drama. STUDIOCANAL gestisce le vendite internazionali della serie.

 

DJANGO è stata creata e scritta da Leonardo Fasoli (Gomorra – La SerieZeroZeroZero) e Maddalena Ravagli (Gomorra - La Serie), entrambi anche co-autori del soggetto di serie insieme a Francesco Cenni e Michele Pellegrini. Due episodi sono stati scritti da Max Hurwitz (ZeroZeroZeroManhunt). 

Questo ambizioso progetto offre un approccio inedito al genere western, con un taglio contemporaneo e psicologico. DJANGO arriverà su Sky in Italia, Regno Unito, Irlanda, Austria e Germania e sui canali CANAL+ in Francia, Benelux e Africa. 

 

Francesca Comencini ha dichiarato: «Questo progetto mi ha catturata fin da subito, anche grazie a personaggi femminili estremamente forti. “Django” offre un nuovo e interessante punto di vista sull’idea di mascolinità nel genere western. È una storia universale che celebra la diversità e le minoranze. Sono sicura che “Django” incuriosirà e affascinerà gli spettatori di tutto il mondo»

venerdì 8 gennaio 2021

NEWS - Da oggi al via "The Undoing" su Sky e Now Tv con la coppia di stelle Kidman+Grant e la terza incomoda emergente Matilda De Angelis

Negli Stati Uniti, su HBO, è diventata la prima miniserie i cui ascolti sono cresciuti senza sosta di settimana in settimana. In UK i numeri da record fatti registrare su Sky hanno superato perfino quelli dalla prima stagione de Il Trono di SpadeThe Undoing - Le verità non dette, con Nicole Kidman Hugh Grant protagonisti, è fra le miniserie più attese e già più chiacchierate dell’anno e debutterà, tutta subito, l’8 gennaio alle 6.00 di mattina, quando tutti gli episodi saranno disponibili On Demand su Sky e in streaming su NOW TV. Dalle 21.15 partirà anche su Sky Atlantic, dove andrà in onda ogni venerdì per tre settimane. Il 9 e il 10 gennaio, inoltre, Sky Atlantic +1 (canale 111) diventa Sky Atlantic Maratone, con una programmazione interamente dedicata alla serie. 

 

Ambientata nell’esclusivo Upper East Side di Manhattan, la serie è un appassionante family drama con atmosfere da thriller psicologico che ha conquistato anche la critica internazionale: una serie “assolutamente avvincente” per il Guardian, “bellissima” per Entertainment Weekly. Dal romanzo di Jean Hanff Korelitz “You Should Have Known”- caso letterario del 2014 dal 19 gennaio in libreria grazie a PIEMME in un’edizione tie-in col nuovo titolo The Undoing - Le verità non dette – una storia sulle bugie che raccontiamo a noi stessi, quando scegliamo – più o meno inconsciamente - di chiudere gli occhi pur di non vedere la verità che abbiamo davanti.

 

Creata da David E. Kelley - già dietro al successo di Ally McBeal e Big Little Liesche gli è valso un Emmy Award - e diretta dalla regista premio Oscar Susanne BierThe Undoing – Le verità non dette racconta di Grace Fraser (Kidman), una terapista newyorkese di successo, e di suo marito Jonathan Fraser (Grant), stimato oncologo pediatrico. Grace e Jonathan vivono la vita che hanno sempre sognato, fino a quando un violento omicidio e delle inquietanti rivelazioni sconvolgeranno il loro destino e il peso di verità non dette scaverà delle crepe profonde nella loro storia. 


La serie vanta un cast in cui, accanto a Kidman e Grant, spiccano Donald Sutherland (Hunger GamesElla & John - The Leisure Seeker), Édgar Ramírez (American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace, Joy), Noah Jupe (Honey BoyLe Mans '66 - La grande sfida) Matilda De Angelis (Veloce come il vento, L'incredibile storia dell'Isola delle Rose), che interpreterà Elena Alves. Un ruolo assolutamente centrale ai fini dello svolgimento della trama per la giovane attrice italiana, quello di una giovane artista che entra nella cerchia di amicizie di Grace mentre quest’ultima pianifica una raccolta fondi per la prestigiosa scuola frequentata dai loro figli.

 

Grace Fraser conduce una vita praticamente perfetta a Manhattan. Psicoterapeuta affermata, abita in una bella casa e ha una splendida famiglia composta dal marito Jonathan e Henry (Noah Jupe), il figlio dodicenne che frequenta una scuola privata d'élite nell'Upper East Side. Ma all’improvviso un abisso si apre nella vita della donna: una morte violenta, un marito che scompare nel nulla. Messa di fronte a una catena di terribili rivelazioni, Grace capisce che potrebbe non conoscere affatto il marito. Lei, che solitamente consiglia alle donne di ascoltare l’istinto anche quando dice cose che non si vogliono sentire, si rende conto che potrebbe non aver dato ascolto ai suoi stessi consigli. 

mercoledì 6 gennaio 2021

NEWS - Addio a Tanya Roberts, l'Angelo (di Charlie) morta due volte!

News tratta da "La Verità"


Tanya Roberts
era stata data per morta lunedì mattina. Poi il marito ha ritrattato. «Un errore di comunicazione», ha spiegato l'indomani mattina, prima che l'attrice, qualche ora più tardi, fosse nuovamente dichiarata morta. Tanya Roberts, la Bond Girl Stacey Sutton che nel 1985, insieme a Roger Moore, ha recitato in 007 - Bersaglio mobile, si è spenta nel tardo pomeriggio di ieri, dopo due settimane di ricovero ospedaliero. La sessantacinquenne, interprete nel 1980 della serie tv Charlie's Angels e quattro anni più tardi di Sheena - Regina della giungla, è stata portata al Cedars-Sinai Hospital di Los Angeles la vigilia di Natale, dopo essere stata colta da un malore durante una passeggiata con il cane. Massimo riserbo sulla natura dell'episodio. Ma il marito della donna, Lance O'Brien, nella prima domenica di gennaio ha chiamato il suo portavoce per metterlo a parte della morte. «Mentre la stringevo a me, nei suoi ultimi momenti, ha aperto gli occhi. Ho potuto guardarli un'ultima volta. Tanya aveva gli occhi più belli del mondo», ha detto O'Brien alla stampa statunitense, spiegando come l'ospedale di Los Angeles abbia chiuso un occhio sulle norme anti Covid per permettergli di vedere la moglie nei suoi attimi finali. «Mi è morta tra le braccia», ha riferito a Mike Pingle, amico e portavoce della moglie. «Sono devastato. Tanya era brillante, bellissima. È come se la luce mi fosse stata portata via. Dire che era un angelo sarebbe ridondante: era la persona più dolce che avessi mai incontrato, aveva un cuore grande», ha dichiarato all'Hollywood Reporter l'addetto stampa salvo dover poi rendere conto - a mezzo dello stesso giornale - del macabro qui pro quo. «È vero, questa mattina (ieri in Italia, ndr) l'ospedale ha chiamato per dire che Tanya è ancora viva. Le condizioni sono critiche, ed è frustrante. Con un po' di fortuna, avremo presto aggiornamenti», ha rettificato, parlando di una falla nella comunicazione tra Lance O'Brien e il Cedars-Sinai Hospital. O'Brien, secondo marito della Roberts, che dal 1974 al 2006 è stata sposata con lo sceneggiatore Barry Roberts, ha creduto che la moglie fosse morta. E, come riportato dal sito Trnz, ha avvisato familiari e amici. «È stata attaccata ad un ventilatore, ma non è mai migliorata», ha detto a chi le era vicino. Poi, è arrivata la smentita della struttura ospedaliera e un barlume di speranza è tornato a brillare. O'Brien ha ricevuto la telefonata dell'istituto durante una diretta televisiva: ha pianto di gioia. Poche ore più tardi, però, una seconda chiamata da parte dei dottori ha messo fine all'equivoco. Tanya Roberts, che nel 2001 aveva lasciato il That 'ros Show per prendersi cura del primo marito, malato terminale, é morta ieri a 65 anni.

martedì 24 novembre 2020

NEWS - Clamoroso al Cibali! Mamma Rai si concede l'incesto...In "Pure" su RaiPlay la protagonista sogna rapporti con la madre e il padre

Articolo tratto da "Libero"

Nel nobile tentativo di tenere il passo con il mercato, la Rai ha di nuovo fatto il passo più lungo della gamba. Perché scriviamo "di nuovo"? Perché quello che vi stiamo per raccontare ricorda una faccenda avvenuta anni fa, che aveva visto Libero e Carlo Freccero protagonisti di uri infuocata polemica. All'epoca si trattava di Rai 4e della serie tv Fisica o chimica. Stavolta in gioco ci sono Rai Play (che, proprio come a suo tempo fece Rai4, sta cercando di innovare l'offerta pubblica) e la nuova serie tv che la piattaforma ha comprato in esclusiva e in prima tv per l'Italia: Pure. Questa serie tv inglese, da non confondere con l'omonimo giallo americano, ha per protagonista Marnie: una 24enne che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, chiamato Pure O. Praticamente, la poveretta rivede involontariamente in chiave hot, nella sua mente, tutto quello che le succede. E noi insieme a lei. La serie ci mostra infatti i flash che si susseguono nella sua mente (donne che si trastullano i capezzoli, orge, corpi nudi) e, giusto per fugare ogni dubbio, correda il tutto con svariati discorsi tipo: «Un giorno ho visto una donna con i tacchi alti, ho passato tutto il tempo a chiedermi dove potessi infilare quel tacco e poi ho conduso che il posto migliore fosse la vagina». E fin qui è tutto "solo" morboso e spinto. Il problema inizia a nascere quando le fantasie hard di Marnie coinvolgono lei e... i suoi genitori. Vi risparmiamo i dettagli e ci limitiamo a dire che nei flash assistiamo a un bacio saffico tra mamma e figlia e a un rapporto orale. Capite bene che tutto ciò è molto disturbante ma soprattutto fatica a trovare un posto all'interno della linea editoriale di pubblica utilità Rai. Anticipiamo subito le possibili obiezioni: si, il disturbo di cui si parla è, seppur raro, esistente. La stessa protagonista ne è disgustata e sconvolta. E, si, la serie tv si ispira a una storia vera, a sua volta o?;etto di un libro. Quindi Pure non sarebbe una storia gratuita e dovrebbe avere (non ce ne vogliate per il condizionale...) uno scopo divulgativo e pedagogico. Chissà, forse è lo stesso valore educativo che Freccero invocava per Fisica o chimica e noi di Libero, oggi come allora, non cogliamo. D'altronde qui si entra nel campo delle opinioni, ma lasciateci dire un paio di cose. Primo. Non tutte le storie devono essere necessariamente raccontate. Secondo. Se si decide di affrontare temi così delicati, bisogna usare il giusto tono. Servono tatto, discrezione, intelligenza soprattutto se si parla a una platea teen. In Pure non c'è poesia e men che meno la tanto invocata ironia: è tutto sopra le righe. Non a caso la produzione, pur coinvolgendo la Bbc, è andata in onda su Channel 4, uno dei canali british più estremi, per poi planare sulla piattaforma americana on demand di Hbo. Il problema non è dunque il tema di per sé: esistono flor fior di serie che esplorano le menti psicopatiche, da Dexter a Criminal minds. In questi titoli lo spettatore empatizza con il protagonista, comprende la sua psicosi, ne intuisce le ragioni alla base. Qui no. I morbosi flash rubano la scena a Marnie che si ostina a fare cose senza senso, come provare a vedere se è lesbica per poi flirtare, 30" dopo, con un uomo. Più che entrare nel suo mondo si ha la sensazione di spiare, dalla serratura, le incestuose fantasie della ragazzina. Certo, c'è il cartello «Visione consigliata a un solo pubblico adulto» ma ha lo stesso valore del bollino rosso di Rai4...

mercoledì 11 novembre 2020


L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

Occhio e mani negli slip con "Love&Anarchy", la prima serie di Netflix che prende in giro Netflix

IL FOGLIO

"Non si capisce da quale impiccio dell'algoritmo Netflix sia uscito l'accoppiamento. I surrealisti (ben prima di Franco Battiato e Manlio Sgalambro) avevano celebrato "l'incontro casuale di un ombrello e di una macchina da cucire sul tavolo operatorio". Avendo peraltro a loro volta rubacchiato la frase. Nei libri funziona così ma non provateci a casa, per rimpolpare il manoscritto rimasto a metà e ora ritirato fuori: a seconda ondata, secondo capitolo. Qui siamo oltre. Moriamo dalla voglia di sapere quale incrocio di categorie non ancora battuto, o quale insoddisfatto e capriccioso abbonato, abbiano spinto Netflix a produrre la serie "Love e Anarchy". Svedese, creata da Lisa Langseth che l'ha diretta assieme a Alex Haridi. Da una parte una bella bionda, specializzata nel rinnovamento di aziende decotte, che ogni momento avvia un porno sullo smartphone, e si sbottona i pantaloni, neanche fosse la versione 2.0 di Alexander Portnoy (scusa, Philiph Roth, era per capirci). Dall'altra una piccola casa editrice che tiene ancora i contratti in polverosi classificatori, guai a mandarli per email. Dacci dentro oggi e dacci dentro domani, Sofia la consulente aziendale si fa beccare con le mani nelle mutande in ufficio, e prontamente il tecnico informatico registra l'accaduto. Lei si era lamentata per il rumore del trapano, ora lui ha l'occasione per rendere la pariglia. Vendicarsi, ricattare, chiedere prestazioni sessuali? No, siamo in Svezia, e del sesso facile devono averne abbastanza (lui peraltro non si risparmia, facendogli occhi dolci a tutte le fanciulle che incontra, e prontamente lo seguono nello sgabuzzino, nel sottoscala, nel primo angolo buio). Vuole un invito al ristorante, e promette che cancellerà il video. Gli sviluppi non vanno svelati, sappiate però che le otto puntate hanno uno deciso piglio femminista (con un marito e due figli a casa) e un debole per i film di Ruben Östlund: il regista di "The Square", Palma d'oro a Cannes qualche anno fa. Era una satira non sull'arte contemporanea, ma sul nostro atteggiamento davanti all'arte contemporanea: se c'è un ricattino, volentieri cediamo. Aveva diretto anche "Forza maggiore", un maschio che alla vista di una valanga afferra il cellulare e abbandona moglie e figli sulla terrazza al sole. E qui siamo già più in tema, il marito pubblicitario ha il fascino di una saponetta. L'altra metà — casa editrice che vuole stare al passo con i tempi -è molto più divertente e crudele (resta sempre il mistero sull'unico spettatore interessato a entrambi gli elementi della storia). Nei corridoi, arriva il Venerato Maestro che spedisce autoscatti osceni alla giovane scrittrice femminista (e chissà chi, subito dopo, risponde facendo circolare uno scatto che somiglia a "L'origine del mondo"). L'attrice Lena Endre — quella vera, l'abbiamo vista in "Millennium" — scrive un libro su Ingmar Bergman, e non lo vogliono pubblicare in mancanza di particolari piccanti (niente è peggio dei raffinati editori d'arte e cultura che all'improvviso decidono di buttarsi sul commerciale). Sempre per salvare i bilanci, cedono i diritti cinematografici del gioiello di famiglia — un serissimo romanzo sulla Seconda Guerra Mondiale intitolato "Il treno" — a una piattaforma streaming che si chiama Stream Us. E che ne ricaverà un film d'azione, con esplosione finale. Bisogna dirlo alla scrittrice prima dell'anteprima, è vecchia e lo choc potrebbe ucciderla. "Love e Anarchy" — il titolo del romanzo tentato in gioventù dalla bionda consulente, si parla di editori e subito spuntano i mano- scritti — ha almeno un record. E' la prima serie Netflix che prende in giro Netflix". (Mariarosa Mancuso)

giovedì 29 ottobre 2020

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

DAGOSPIA

Scacco matto alla qualità! Non perdetevi "La regina degli scacchi" su Netflix


"Non perdetevi per nulla al mondo “La regina degli scacchi”, bellissima miniserie in dieci puntate appena uscita su Netflix, scritta e diretta da Scott Frank, sceneggiatore di “Logan”, ”Wolverine”, “Minority Report”, regista di “Godless”, tratta da un bellissimo romanzo del 1983 di Walter Tevis, quello de “Lo Spaccone”, interpretato da una incredibile ragazzina dai capelli rossi e gli occhi spalancati, Anya Taylor-Joy, oltre che da Thomas Brodie Sangster, Marielle Heller, Bill Camp. 
La storia è quella di Beth Harmon, orfanella che ha visto la madre, mal sposata e genio matematico, uccidersi di fronte ai suoi occhi in auto, e che poi, finita in un istituto, si è consolata con gli scacchi e con dosi massicce di tranquillanti che hanno affinato le sue già incredibili capacità di gioco. Finita adottata da una sfigatissima coppia del Kentucky, col marito che se ne va a Denvers mollando tutti e la moglie che affoga la tristezza nell’alcool e nelle pillole, trova una via d’uscita diventando giovanissima una campionessa di scacchi e recuperando così proprio la matrigna come sua manager. Ossessionata dagli scacchi e dalle partite e chiusa dentro quel mondo di mosse e contromosse, Beth ha con il mondo maschile un rapporto complesso, diviso tra curiosità e rivalsa rispetto a come ha visto i mariti del tempo, siamo negli anni ’60, trattare le mogli. E capisce che il legame tra le donne, l’alcool e le droghe nasce proprio dalla loro disperata condizione di sottomissione. Il tutto è raccontato mentre Beth sta giocando la partita della sua vita a Parigi nel 1967. Scott Frank e la sua giovane protagonista, Anya Taylor-Joy, costruiscono il personaggio della campionessa di scacchi non solo come un piccolo fenomeno chiuso in se stesso e nei processi matematici della sua ossessione, ma ne fanno una specie di ribelle femminista che trova nel gioco la sua via d’uscita all’orrore quotidiano. Ma, come nel celebre “Lo spaccone”, il romanzo pù famoso di Walter Tevis, alla fine le partite, lì di biliardo qui di scacchi, se riuscite a capirle, e i vari campioni sono la polpa del racconto. Lo trovate su Netflix". (Marco Giusti)

mercoledì 14 ottobre 2020

GOSSIP - Creek out of L.A.! James Van Der Beek fugge da Los Angeles in Texas dopo una serie di sfighe che altro che il Covid!

James Van Der Beek and his family are enjoying their new life in Texas. At the end of September, the 43-year-old Dawson’s Creek actor revealed that he, wife Kimberly, and their five kids – Olivia, 10, Joshua, 8, Annabel, 6, Emilia, 4, and Gwendolyn, 2 – were moving out of Los Angeles for a new “big adventure” in Texas. In a new Instagram post, James is opening up about his family’s decision to move.

“And… we’ve landed. In the last ten months, we’ve had two late-term pregnancy losses, each of which put @vanderkimberly in the hospital, we spent Christmas break thinking she had a tumor (the doctor was wrong, thank god), I was prematurely booted off a reality dancing show I was favored to win in front of the whole world, and my mom died,” James wrote along with a few photos checking out the nature with his kids. “And a shut-down,” James continued. “All of that led to some drastic changes in our lives, and dreams, and priorities… and landed us here. Overflowing with profound gratitude today.”

martedì 13 ottobre 2020

venerdì 9 ottobre 2020

NEWS - Chi siamo? Dove andiamo? Che viviamo a fare? Al via da stasera "We are who we are" di Luca Guadagnino su Sky, serie nata già vecchia pre Covid e post (nel senso di strizzata d'occhio a) "Euphoria"


Un delicato racconto di formazione sui misteri dell’adolescenza, ambientato in un piccolo scorcio d’America in Italia ma che potrebbe svolgersi ovunque. In onda su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV venerdì 9 ottobre alle 21.15, primi due episodi per We are who we are, la prima serie del candidato all’Oscar Luca Guadagnino, che esordisce alla regia di un progetto per la TV con questa serie targata Sky e HBO e prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment e da Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Small Forward. Stasera, invece, dalle 19.30 sul canale Youtube di Sky incontro con Luca Guadagnino, che intervistato da Akim Zejjari risponderà in diretta alle domande dei fan in compagnia di due ospiti d’eccezione: i protagonisti di We Are Who We Are, Jack Dylan Grazer e Jordan Seamón. L’incontro rimarrà ovviamente disponibile sul canale Youtube di Sky. 
Il primo episodio si apre con l’arrivo in Italia di uno dei protagonisti, il quattordicenne Fraser (Jack Dylan Grazer). Dopo che Sarah (Chloë Sevigny), una delle sue due madri, viene promossa a Colonnello in una base militare statunitense in Veneto, il ragazzo si trasferisce con la famiglia in Italia da New York. Mentre esplora la nuova realtà entra in contatto con dei ragazzi: è subito incuriosito da una di loro, la misteriosa Caitlin (Jordan Kristine Seamón). La sera stessa del primo incontro, Fraser incrocia Caitlin in abiti maschili e decide di seguirla in un bar dove la osserva flirtare con una ragazza italiana. Nel secondo episodio, Caitlin discute dei suoi problemi con il fidanzato Sam (Ben Taylor). La ragazza si accorge poco dopo di avere le sue prime mestruazioni, evento che vive con grande turbamento. Tornata a casa, ne parla con il padre (Scott Mescudi), ma il loro rapporto sembra raffreddarsi a causa della sua femminilità emergente. Caitlin, che si è accorta della presenza di Fraser nel bar, nei giorni seguenti evita il ragazzo, ma lui le fa capire che la supporta facendole recapitare a casa un regalo: dei vestiti da uomo.

martedì 22 settembre 2020

NEWS - HBO regina dei PandEmmys, Netflix resta a guardare in streaming

Articolo di Mariarosa Mancuso su "Il Foglio"

Hbo batte Netflix. Agli Emmy lo streaming perde colpi a vantaggio della tv via cavo. Vedere alla voce "Euphoria" o "Watchmen". Niente red carpet. Poltrone vuote, al massimo qualche sagoma cartonata ("Per non sembrare un raduno di sostenitori di Donald Trump", ha spiegato il maestro di cerimonie Jimmy Kimmel, in prestito dallo show "Jimmy Kimmel Live!"). Attori, attrici, registi, produttori collegati via Zoom dal salotto di casa, per i ringraziamenti (non tutti presentabili, intendiamo i salotti). Signore e signori, ecco a voi i PandEmmys! - sono sempre parole del bravo presentatore: la prima importante cerimonia di premiazione virtuale, distanziata e disinfettata, fino alle schede con i nomi dei premiati. Gli Oscar della tv, si usa dire. Anche se la tv non è più quella di una volta, con le piattaforme streaming che ci hanno salvati quando eravamo chiusi in casa. Netflix, per esempio, aveva 160 nomination, tra artistiche e tecniche. Ha portato a casa solo due statuette importanti: Dulia Garner attrice non protagonista per "Ozark" e Maria Schrader per la regia di "Unorthodox". Non è andata meglio alle altre piattaforme, che negli anni scorsi avevano trionfato con "La fantastica signora Maisel" (Amazon) e "Handmaid's Tale" (Hulu). Ha fatto man bassa di premi Hbo, la tv via cavo che inventò lo slogan "It's not tv, it's Hbo". Forse per tradizione, o forse per barriere d'entrata più rigide rispetto alla concorrenza streaming, è ancora la sigla che produce le serie o miniserie migliori. "Euphoria", per esempio: molto liberamente ispirata a una serie israeliana con lo stesso titolo, ha fatto vincere alla protagonista Zendaya l'Emmy come migliore attrice drammatica. La più giovane nella storia del premio, battendo Jennifer Aniston, Olivia Colman, Laura Linney. Ha ringraziato circondata da uno stuolo di sostenitori.

Regina King - diventata regista con "Una notte a Miami", presentato pochi giorni fa alla Mostra di Venezia - ha vinto per la miniserie "Watchmen" di Damon Lindelof, tratta con qualche libertà dai fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons (per gli spettatori italiani, su Sky Atlantic e Sky on demand). Altro record: è il primo Emmy a premiare una storia disegnata, che dopo il film girato da Zack Snyder nel 2009, è stata adattata ai tempi anticipando il movimento Black lives matters. Regina King - ovvero Sister Night, che a Tusla combatte i razzisti - indossava una maglietta con il volto di Breonna Taylor, uccisa a Louisville dai poliziotti che perquisivano casa sua. Targata Hbo anche "Succession" (sempre Sky Atlantic e Sky on demand). La strepitosa serie scritta da Jesse Armstrong con un occhio a Shakespeare e al suo "Re Lear". Un miliardario a capo di un impero mediatico, padre di tre figli, sceglie il suo erede tra crudeltà, tradimenti, giochi doppi e tripli, mentre i giornali, le televisioni, perfino i parchi divertimenti cambiano. Sono tutti bravissimi, speriamo che i 7 Emmy siano propizi all'arrivo della terza stagione. "Schitt's Creek" ha vinto tutti i premi importanti nella categoria "serie comica": attrice protagonista e non protagonista, attore protagonista e non protagonista, regia sceneggiatura. Schitt's cosa? E' una serie di produzione canadese, già alla sesta stagione, rilanciata da Netflix. Non in Italia però, restiamo alla periferia dell'impero. Gli showrunner si chiamano Eugene Levy e Daniel Levy, padre e figlio (Eugene era il genitore con i sopracciglioni neri in "American Pie", scena pecoreccia con la torta di mele appena sfornata). La serie preferita dalla comunità Lgbt d'America, per la tranquillità con cui racconta una romantica relazione tra due giovanotti.

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