mercoledì 3 aprile 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Dempsey salva l'ambiziosa "La verità sul caso Harry Quebert"
"La verità sul caso Harry Quebert, serie americana diretta da Jean-Jacques Annaud, è un'operazione ambiziosa che riesce nell'intento di serializzare un romanzo di successo, dove espedienti letterari piuttosto tradizionali (lo scrittore di fama in crisi e la sindrome della pagina bianca, il legame intellettuale tra generazioni, i segreti amorosi e sessuali) si fondono in un thriller mai scontato (Sky Atlantic). Tratta dall'omonimo romanzo di Joel Dicker (un'opera monumentale da 800 pagine e tre milioni di copie vendute), la serie è un adattamento fedele tanto da non rinunciare alla voce fuori campo, quella del giovane scrittore Marcus Goldman, che aiuta a dipanarsi in una trama e in una sovrapposizione temporale non sempre lineari e accessibili. La vicenda ruota attorno allo scrittore Harry Quebert (Patrick Dempsey) ritirato nella sua casa di Sommerdale, nel Maine, e incrocia diversi livelli; l'incontro con Nola Kellergan, una quindicenne del posto, il legame d'amicizia con Goldman, suo ex brillante studente, l'improvvisa accelerazione di eventi drammatici. La verità sul caso Harry Quebert si apre trasportando lo spettatore in un'oscillazione continua tra il Maine del 1975, anno dell'incontro casuale tra Quebert e Nola (un nome che rimanda forse alla Lolita di Nabokov?) e la New York del 2008, dove Marcus Goldman, in crisi d'ispirazione, decide di affidarsi al suo vecchio maestro. Si trasferisce così nella residenza di Quebert, dove scopre il segreto dell'antica relazione dello scrittore con Nola e dove poco dopo vengono ritrovati i resti della giovane. In un'altalena continua tra battute rapide e non proprio riuscite («ho imparato che della gente non ti puoi mai fidare») e rallentamenti in cui le carte si dispiegano poco per volta, la serie riesce grazie soprattutto alla bravura di Dempsey a sopperire a cambi di ritmo spesso forzati e contrastanti". (Aldo Grasso)

lunedì 1 aprile 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Gomorra" 4, la consacrazione della serie tv italiana più riuscita del decennio
"'Ciro è muorto. L'ha fatto per proteggere a me, a noi. Ora simmo soli». Le prime parole di Genni Savastano nella quarta stagione di Gomorra segnano uno spartiacque nella serie italiana più riuscita dell'ultimo decennio (Sky Atlantic). La prima senza Ciro Di Marzio (salvo colpi di scena!) e con Marco D'Amore passato alla regia (quinto e sesto episodio); la prima in cui Genny pare davvero intenzionato a un salto di qualità, nella vita privata come negli affari, lasciandosi alle spalle metodi e crudeltà di un passato ingombrante (ma per quanto, realmente?); la prima con Patrizia, interpretata da una sempre più straordinaria Cristiana Dell'Anna, finalmente regina di Secondigliano. La forza di un prodotto come Gomorra sta nell'avere creato e consolidato un brand; basta un'inquadratura, una battuta, un silenzio prolungato e inquietante del boss di turno, un frammento di colonna sonora dei Mokadelic per entrare facilmente in sintonia con trame e linee narrative sempre più complesse. I primi episodi, diretti da Francesca Comencini, sembrano scontare una lentezza eccessiva per inquadrare nuovi personaggi, dinamiche inedite, location diversificate (la campagna intorno a Napoli, ma anche Bologna, l'Emilia). La famiglia dei Levante, lontani parenti di donna Imma, è la prima novità che incontriamo; un microcosmo ancorato a regole e metodi del passato, brutali e patriarcali, con i quali Genny entra in contatto come una sorta di contrappasso della sua nuova presunta vita. Si spara di meno ma ciò non significa che ci sia meno violenza. Gomorra 4 è cupo, cinico, senza spazio alcuno per la redenzione. II clima quasi sospeso dei primi episodi, con Sangueblu, Azzurra e altri indubbi protagonisti ancora lasciati sullo sfondo, prepara il terreno alla seconda parte, che a partire dagli episodi diretti da D'Amore sembra trovare la sua definitiva consacrazione". (Aldo Grasso)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

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