NEWS - Utima ora, J.J. Abrams sarà il regista del nuovo film di "Star Trek". Il deus ex machina di "Alias" e "Lost" sempre più diviso tra piccolo e grande schermo
(Agi/Reuters) - J.J. Abrams, il regista di 'Mission Impossible III' nonchè il deus ex machina di "Alias" e "Lost", sembra aver preso alla lettera il titolo della sua ultima impresa e, sfidando la sorte, ha deciso di dirigere il nuovo film di 'Star'Trek', l'undicesimo della serie. E' quanto scrive oggi 'Daily Variety', che ha evidenziato come l'ultimo lungometraggio, 'Star Trek: Nemesis', fu un vero e proprio flop: nel 2003 incasso' negli Stati Uniti solo 43 milioni di dollari. Abrams pensa di realizzare il suo nuovo progetto in tempo per portarlo sugli schermi entro l'autunno del 2008. Il film, che non ha ancora un titolo, sara' prodotto dalla 'Paramount Pictures' e, secondo indiscrezioni, tornera' alle origini della prima serie creata negli anni 60 da Gene Roddenberry. Non si conoscono ancora i nomi degli attori che interpreteranno i protagonisti, il capitano Kirk e il dott Spock, ma il plot della storia si basera' sul loro incontro all' 'Accademia della flotta stellare' e sulle loro prime missioni a bordo della ormai mitica astronave 'Enterprise'. Si tratta dell'ultimo tentativo di rilancio della fortunata saga di fantascienza, che, con diversi filoni ha visto 10 lungometraggi e 726 episodi in sei serie differenti. L'ultima, 'Star Trek Enterprise', un prequel della serie originale, e' stata interrotta lo scorso anno dopo quattro stagioni giudicate deludenti.
venerdì 21 aprile 2006
NEWS - Mick Jagger rapinato per finta in una nuova sit-com dell'ABC. Il rocker tentato di partecipare da guest-star.
“Voglio rapinare Mick Jagger”, è il titolo provvisorio del pilot di una serie comica per il network ABC e il cantante dei Rolling Stones è in trattative per interpretare sé stesso. La trama è quella di un gruppo di operai newyorkesi che decidono di derubare una celebrità, identificata dai produttori in Jagger.Mick dovrebbe apparire in poche scene e il suo nome non dovrebbe apparire nel titolo qualora il programma andasse davvero in onda. Alcune scene dell’episodio sono già state girate, in attesa che la star decida se accettare o meno. Se tutto andasse bene e la serie prendesse vita, Jagger dovrebbe partecipare saltuariamente man mano che il piano per derubarlo si sviluppa. Puntata dopo puntata…
“Voglio rapinare Mick Jagger”, è il titolo provvisorio del pilot di una serie comica per il network ABC e il cantante dei Rolling Stones è in trattative per interpretare sé stesso. La trama è quella di un gruppo di operai newyorkesi che decidono di derubare una celebrità, identificata dai produttori in Jagger.Mick dovrebbe apparire in poche scene e il suo nome non dovrebbe apparire nel titolo qualora il programma andasse davvero in onda. Alcune scene dell’episodio sono già state girate, in attesa che la star decida se accettare o meno. Se tutto andasse bene e la serie prendesse vita, Jagger dovrebbe partecipare saltuariamente man mano che il piano per derubarlo si sviluppa. Puntata dopo puntata…
giovedì 20 aprile 2006
mercoledì 19 aprile 2006
TELEFILM FESTIVAL 2006 - In Anteprima Europea domenica 7 maggio "Everybody hates Chris", la serie più Rock della tv
Tutti amano Chris Rock, altro che odiarlo. Eletto dalla bibbia americana "Entertainment Weekly" al top dei 5 programmi da vedere nel 2005, "Everybody hates Chris" - in Anteprima Europea al "Telefilm Festival" domenica 7 maggio e in onda dall'8 maggio, il lunedì, su Paramount Comedy - è l'erede black della sit-com stracult "Tutti amano Raymond", conclusasi proprio nel 2005 in America. Solo che qui si narrano le vicende autobiografiche di Rock, l'attore di colore più amato dalla critica e dal pubblico a "stelle e strisce", il quale oltre ad aver presentato gli Oscar nel 2005 è cresciuto nella palestra comica del Saturday Night Live (dal 1990 al 1993) ed è stato insignito, sempre da "Entertainment Weekly", del titolo di "attore più comico d'America". I critici vedono in lui l'erede di Eddie Murphy (non per niente era al suo fianco nel cast del film Beverly Hills Cop II), ma reputano che Chris abbia maggiori potenzialità (Murphy non ha mai sfondato in televisione). Logico quindi che la serie costruita a sua immagine e somiglianza abbia fatto sfracelli e nel 2006 abbia conseguito 2 Image Awards (i premi assegnati annualmente dalla comunità afro-americana ai programmi meritevoli di diffondere la propria cultura). La storia parte da quando il nostro aveva 13 anni a Brooklyn, nel 1982. "Ma non aspettatevi una ricostruzione accurata - confida il quarantenne Chris Rock - in realtà quando avevo 13 anni correva l'anno 1978. Solo che non volevamo toccare gli anni '70, già così ipersfruttati, quanto vivere la moda revival degli anni '80, così cool e pieni di spunti comici, a partire dall'abbigliamento eccessivo...". Rock, che nella serie si prodiga nelle vesti di voce narrante e da produttore esecutivo, vede nell'attore che lo interpreta da adolescente - uno strepitoso Tyler James Williams - una sorta di perfetto alter ego in flashback. "In lui rivedo il mio passato con la possibilità di riviverlo con ironia: è meglio di una seduta psicanalitica". "Ci siamo rifatti a molti particolari e feticci degli anni '80 che rivisti oggi fanno ridere solo a vederli - spiega Ali LeRoi, fedele collaboratore-sceneggiatore di Chris Rock - come nell'occasione dell'episodio in cui il protagonista, ad una festa di Halloween, si traveste da Prince. Con quei stivaloni zatterati, la camicia con le rouches e la giacca con le spalline aerospaziali, la troupe si è messa a ridere appena Tyler è uscito dal camerino...". A parte il cameo di Adam Sandler, la serie non prevede volti famosi a far capolino sul set. "Questa non è una serie che vive di guest-stars come Will&Grace - sottolinea un Chris più Rock che mai - Io faccio il comico, non l'addetto al casting...". Bandite anche le risate in sottofondo, contravvenendo alle regole delle sit-com classiche ma in linea con il nuovo corso post 11 settembre 2001, come ha dimostrato ad esempio Arrested Development. Inutili le spezie quando il prodotto è già buono, si rischia di contaminare l'ottimo sapore naturale.
Tutti amano Chris Rock, altro che odiarlo. Eletto dalla bibbia americana "Entertainment Weekly" al top dei 5 programmi da vedere nel 2005, "Everybody hates Chris" - in Anteprima Europea al "Telefilm Festival" domenica 7 maggio e in onda dall'8 maggio, il lunedì, su Paramount Comedy - è l'erede black della sit-com stracult "Tutti amano Raymond", conclusasi proprio nel 2005 in America. Solo che qui si narrano le vicende autobiografiche di Rock, l'attore di colore più amato dalla critica e dal pubblico a "stelle e strisce", il quale oltre ad aver presentato gli Oscar nel 2005 è cresciuto nella palestra comica del Saturday Night Live (dal 1990 al 1993) ed è stato insignito, sempre da "Entertainment Weekly", del titolo di "attore più comico d'America". I critici vedono in lui l'erede di Eddie Murphy (non per niente era al suo fianco nel cast del film Beverly Hills Cop II), ma reputano che Chris abbia maggiori potenzialità (Murphy non ha mai sfondato in televisione). Logico quindi che la serie costruita a sua immagine e somiglianza abbia fatto sfracelli e nel 2006 abbia conseguito 2 Image Awards (i premi assegnati annualmente dalla comunità afro-americana ai programmi meritevoli di diffondere la propria cultura). La storia parte da quando il nostro aveva 13 anni a Brooklyn, nel 1982. "Ma non aspettatevi una ricostruzione accurata - confida il quarantenne Chris Rock - in realtà quando avevo 13 anni correva l'anno 1978. Solo che non volevamo toccare gli anni '70, già così ipersfruttati, quanto vivere la moda revival degli anni '80, così cool e pieni di spunti comici, a partire dall'abbigliamento eccessivo...". Rock, che nella serie si prodiga nelle vesti di voce narrante e da produttore esecutivo, vede nell'attore che lo interpreta da adolescente - uno strepitoso Tyler James Williams - una sorta di perfetto alter ego in flashback. "In lui rivedo il mio passato con la possibilità di riviverlo con ironia: è meglio di una seduta psicanalitica". "Ci siamo rifatti a molti particolari e feticci degli anni '80 che rivisti oggi fanno ridere solo a vederli - spiega Ali LeRoi, fedele collaboratore-sceneggiatore di Chris Rock - come nell'occasione dell'episodio in cui il protagonista, ad una festa di Halloween, si traveste da Prince. Con quei stivaloni zatterati, la camicia con le rouches e la giacca con le spalline aerospaziali, la troupe si è messa a ridere appena Tyler è uscito dal camerino...". A parte il cameo di Adam Sandler, la serie non prevede volti famosi a far capolino sul set. "Questa non è una serie che vive di guest-stars come Will&Grace - sottolinea un Chris più Rock che mai - Io faccio il comico, non l'addetto al casting...". Bandite anche le risate in sottofondo, contravvenendo alle regole delle sit-com classiche ma in linea con il nuovo corso post 11 settembre 2001, come ha dimostrato ad esempio Arrested Development. Inutili le spezie quando il prodotto è già buono, si rischia di contaminare l'ottimo sapore naturale.
martedì 18 aprile 2006
NEWS - Per Chris Carmack, l'ex di "The O.C.", una Rose tra i lunghi capelli
Dopo aver fatto palpitare gli animi di Marissa e Julie Cooper in “The O.C.”, il biondo bonazzo Chris Carmack torna sulle scene con la serie “Beach Girls” sul canale Lifetime. Dà vita ad Alex, un aspirante attore di New York sciupafemmine che intreccia una relazione con Rose (interpretata da Laura Breckenridge, la più giovane delle sorelle Sorelli di “Related”). Ma quello che più importa le sue molte fans riguarda il fatto che l’attore 24enne si sia lasciato crescere i capelli così alla hippy che sembra uscito da “That ‘70s Show”. “Mi sono presentato ai provini coi capelli lunghissimi e i produttori hanno apprezzato. Mi toglieva l’aria da All-American boy che mangia la torta di mele tutte le mattine”. Piacerà di più capellone come ora, o in versione taglio perbenista alla “Ryan, Marissa è mia”? Ai poster l’ardua sentenza.
Dopo aver fatto palpitare gli animi di Marissa e Julie Cooper in “The O.C.”, il biondo bonazzo Chris Carmack torna sulle scene con la serie “Beach Girls” sul canale Lifetime. Dà vita ad Alex, un aspirante attore di New York sciupafemmine che intreccia una relazione con Rose (interpretata da Laura Breckenridge, la più giovane delle sorelle Sorelli di “Related”). Ma quello che più importa le sue molte fans riguarda il fatto che l’attore 24enne si sia lasciato crescere i capelli così alla hippy che sembra uscito da “That ‘70s Show”. “Mi sono presentato ai provini coi capelli lunghissimi e i produttori hanno apprezzato. Mi toglieva l’aria da All-American boy che mangia la torta di mele tutte le mattine”. Piacerà di più capellone come ora, o in versione taglio perbenista alla “Ryan, Marissa è mia”? Ai poster l’ardua sentenza.
BOLLETTINO - Stacy Keach torna in “Prison”
Al solo pronunciare il nome di Stacy Keach bisognerebbe alzarsi in piedi ad applaudire e poi gettarsi in una scazzottata in puro stile “Mike Hammer” (1984), la serie più hard boiled del piccolo schermo. L’occasione è il grande ritorno del mitico attore dal pugno facile che per ironia della sorte torna dietro le sbarre dopo l’arresto del 4 aprile 1984 per possesso illecito di cocaina (si veda il nuovo “Dizionario dei Telefilm”). Questa volta per fiction: in “Prison Break”, il serial girato nel Penitenziario di River State che verrà proposto in anteprima assoluta al prossimo "Telefilm Festival", Keach veste i panni di un direttore di carcere che tenta di reinserire i suoi "ospiti” nella società. “E’ un personaggio che mi sarebbe piaciuto incontrare quando fui arrestato”, racconta l’attore che per amore si è trasferito dalla moglie in Polonia. Dove è meglio la neve vera che quella artificiale.
(Articolo di Leo Damerini tratto dal "Bollettino dell'Accademia" sul "Telefilm Magazine" di Aprile)
Al solo pronunciare il nome di Stacy Keach bisognerebbe alzarsi in piedi ad applaudire e poi gettarsi in una scazzottata in puro stile “Mike Hammer” (1984), la serie più hard boiled del piccolo schermo. L’occasione è il grande ritorno del mitico attore dal pugno facile che per ironia della sorte torna dietro le sbarre dopo l’arresto del 4 aprile 1984 per possesso illecito di cocaina (si veda il nuovo “Dizionario dei Telefilm”). Questa volta per fiction: in “Prison Break”, il serial girato nel Penitenziario di River State che verrà proposto in anteprima assoluta al prossimo "Telefilm Festival", Keach veste i panni di un direttore di carcere che tenta di reinserire i suoi "ospiti” nella società. “E’ un personaggio che mi sarebbe piaciuto incontrare quando fui arrestato”, racconta l’attore che per amore si è trasferito dalla moglie in Polonia. Dove è meglio la neve vera che quella artificiale.
(Articolo di Leo Damerini tratto dal "Bollettino dell'Accademia" sul "Telefilm Magazine" di Aprile)
lunedì 17 aprile 2006
TELEFILM FESTIVAL 2006 - "Commander in chief", con Geena Davis alla Casa Bianca, al capolinea. L'America non è pronta per una Presidente donna? Il serial in anteprima al "Telefilm Festival"
La ABC licenzia il presidente degli Stati Uniti. Secondo Drudgereport la rete americana, che ha lanciato nel settembre scorso la serie televisiva "Commander in chief" con protagonista Geena Davis nel ruolo di prima presidente americana donna - interpretazione che le è valso il Golden Globe 2oo6 quale "miglior attrice" - dovrebbe interrompere il telefilm al termine della prima stagione. Il serial è nato sulla scia del successo di "West Wing - Tutti gli uomini del presidente", serie di grande successo oltreoceano. A differenza di "West Wing", però, "Comandante in capo" si concentra maggiormente sul lato umano della presidentessa. Il telefilm, che sarà proposto in anteprima al prossimo "Telefilm Festival" (dal 5 al 7 maggio all'Apollo spazioCinema di Milano) è partito con picchi di ascolto di oltre 17 milioni di telespettatori americani, per poi drasticamente scendere a 10, 4 milioni già nella seconda puntata. Il telefilm ha aperto anche scenari futuribili ma niente affatto irrealistici. Geena Davis, che fuori dal set è una fervente Democratica, interpreta un ruolo che in parte potrebbe sovrapporsi a quello di Hillary Clinton, senatrice di New York, e per molti analisti politici possibile candidato dei Democratici già alle presidenziali del 2008. Sull'altro fronte, benché lei lo abbia categoricamente escluso, Condoleeza Rice potrebbe essere un erede credibile per George W. Bush. Nel frattempo una ricerca effettuata dall'agenzia di ricerche americana "Nexis" ha rivelato che 918 articoli riguardanti il telefilm contenevano oltre al nome della protagonista "Geena Davis" anche il nome di "Hillary Clinton". L'America non è ancora pronta per un presidente donna? Nel dubbio, leggetevi un interessante resoconto di "Usa Today" sulla prossima candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca:
"Can Hillary be elected commander in chief?
By Bill Nichols, USA TODAY
BUFFALO — Bill Herberger, an 80-year-old former American Legion commander, didn't vote for Hillary Rodham Clinton when she won a Senate seat in 2000. But when Clinton finished her pitch to save the Niagara Falls Air Reserve Station from closure before the federal base-closing commission last month, the Swormville, N.Y., man and hundreds of other veterans, reservists and military family members roared their approval. "I will tell you that I didn't support her, because I didn't think she'd be supportive on issues like this," Herberger says. "And I will tell you that I will vote for her next time. She's been absolutely marvelous." The United States has never had a female commander in chief. But while Clinton consistently brushes aside questions about whether she is eyeing a White House run in 2008, the pro-military views and tough talk on defense that have surprised Herberger and others might help the former first lady break one of America's enduring glass ceilings. Unlike men, women can't stage macho photo ops to underscore their toughness, says Marie Wilson, president of the White House Project, a non-partisan group devoted to promoting female candidates from both parties. "How does a woman handle questions about these kinds of issues other than through her words?" she says. "These are the kind of exchanges women have in order to balance out the perceptions that they're not tough enough." In a recent Capitol Hill interview, Clinton described her national security approach as trying to "look at all of these issues from the perspective of what it means for New York's security and America's security. ... I just try to do what I think is right." Critics say the notion of Clinton accusing the Bush administration of not being tough enough on issues ranging from the war in Iraq to North Korea's nuclear threat smacks of a political makeover aimed at burnishing her national security credentials for 2008. Unlike 21 of her Democratic colleagues at the time, Clinton supported going to war in Iraq and has rejected calls for a timetable to begin bringing U.S. troops home. She supported Condoleezza Rice's nomination as secretary of State — 12 Democrats voted no — and was one of six Democrats last year opposed to blocking deployment of an untested national missile defense system. "I think these are absolutely newfound views," says William Black, executive director of the anti-Clinton political action committee Stop Her Now. "This is someone coming from an administration that had open disdain for the military." Clinton dismisses such talk. The Sept. 11 attacks, she says, made her grateful to have a "seat at the table and express views about what we need to defend ourselves and defeat the terrorists. That's really my overriding concern. ... We have to have a decisive win." Few senators get the attention focused on a former first lady. But Clinton has been put under an even more powerful microscope since Sen. John Kerry, D-Mass., was defeated by President Bush in November and polls began showing her as a front-runner in the 2008 presidential race. A May USA TODAY/CNN/Gallup Poll found for the first time that a majority of Americans — 53% — said they are likely to vote for Clinton if she runs for president in 2008. Clinton routinely dismisses questions about 2008 and says she is focusing on her 2006 Senate re-election bid. "She doesn't know yet" whether she will run, her husband, former president Bill Clinton, said on CNN's Larry King Live last month. There is little in the senator's eight years as first lady, or her pre-White House days as a lawyer, from which to draw conclusions on her foreign policy or military views. Her foreign trips as first lady were ceremonial or devoted to children's and women's issues. She also visited U.S. installations around the world. Clinton spokesman Philippe Reines says one issue that has carried over from her White House years is a concern about quality-of-life issues — health care, housing, educational opportunities — for U.S. troops and their families. In the Senate, Clinton has a fairly consistent record of support for the military — often with some of her GOP colleagues — and moderate foreign policy views. Some examples:
• She is the first New York senator to sit on the Armed Services Committee, where she has focused on improving pay and benefits for troops, both active and reserve. New York has the fourth-largest number of servicemen and women deployed in Iraq. Clinton visited Iraq in February in a much-publicized trip with Sen. John McCain, R-Ariz.
• She introduced legislation last week, along with Democratic Sens. Joe Lieberman of Connecticut and Jack Reed of Rhode Island, to boost the Army by 80,000 soldiers over the next four years.
• She has co-sponsored bills to improve military health benefits with GOP Sens. Lindsey Graham of South Carolina and Jim Talent of Missouri. "I think that generally her work on the (Armed Services) committee has been very strong," Talent says.
• At an April Armed Services Committee hearing, Clinton won headlines after her persistent questioning led Vice Adm. Lowell Jacoby, chief of the Defense Intelligence Agency, to admit that North Korea may now be able to arm missiles with nuclear warheads.
"The North Koreans have the ability to arm a missile with a nuclear device that can reach the United States," she said. "Put simply, they couldn't do that when George Bush became president, and now they can."
• She was nominated by the Pentagon — with which her husband often had contentious relations, particularly on gays in the military — to serve on a blue-ribbon panel studying how to foster better cooperation among the military services.
Adm. Edmund Giambastiani, commander of U.S. Joint Forces Command, named Clinton to the "Transformation Advisory Group." Clinton returned the favor last month by introducing him at the Armed Services hearing on his nomination to be vice chairman of the Joint Chiefs of Staff.
• A recent study by National Journal showed Clinton's record on defense, foreign policy and economics in 2004 made her the 34th most liberal senator, a year after she ranked ninth in the annual survey.
Clinton says a combination of factors prompted her to make national security a key focus in the Senate: a long-standing interest in military and foreign policy issues, the fact that New York City was attacked on Sept. 11, and New York's "noble tradition of military service" and status as home for a number of defense contractors. "For all those reasons, it just made sense that this would be an area I'd spend time on," she says. Foreign policy analysts say her strategy also makes for good politics. "She's stepping out on foreign policy issues, and that's smart. That's a level of leadership that makes sense for her," says David Leavy, a spokesman for the National Security Council during the Clinton administration. Leavy says that if Clinton is considering a run for the presidency, she has to try to inoculate herself against the criticism Kerry received from Republicans. "It's critical," he says. "The Republicans did a terrific job of painting Kerry as unacceptable and weak. It wasn't fair and it wasn't right, but they really tore his face off." Newly found views? Some Republicans contend, however, that Clinton's views on national security and foreign policy are politically crafted, given the animosity that the military often felt toward her husband. "Her whole involvement in getting on the Armed Services Committee is a calculated political ploy to burnish up her national security and defense credentials," says Black, a Virginia-based political fundraising consultant who heads the anti-Clinton group. "She certainly didn't seem to care a whit about the military before." Some conservative columnists, such as Mona Charen, have also criticized Clinton for her more moderate comments on domestic issues. "She can sniff the wind with the best of them," Charen wrote in January. In speeches earlier this year, Clinton said abortion often represents a "sad, even tragic choice" and praised religion and prayer as central to her life. Some GOP analysts say that if Clinton runs for president, voters could have questions about her toughness because she didn't divorce her husband after he admitted having an affair with White House intern Monica Lewinsky in 1998. "She's still going to have a problem in reconciling voters' pity for her plight as first lady with seeing her as a figure with heft on foreign policy and defense issues," GOP pollster Kellyanne Conway says. "That's the nagging underpinning that nobody likes to talk about, the 800-pound gorilla on her back." Comments such as Conway's make students of women in politics wonder what foreign policy and national security credentials voters will expect from the first female presidential nominee, whether it's Clinton or not. Former Colorado congresswoman Patricia Schroeder, who ran an exploratory Democratic presidential campaign in 1988 before opting out of the race, says the nation's experience in having two female secretaries of State has helped — but a glass ceiling still exists. "We've moved the bar," she says of the image of women as leaders in foreign policy in the wake of Madeleine Albright and now Rice serving as secretary of State. "But we still have a ways to go." Schroeder, who now heads the Association of American Publishers, says she still worries that women are not seen as equals in being able to direct the military. She noted that while Rice and Albright may have helped the image of women as foreign policy heavyweights, viewers seldom see retired female colonels and generals on television as commentators. "To me, it's always been fascinating when you look at our presidents," Schroeder says. "Some of them, like Eisenhower, Kennedy and the first President Bush, had military records, but most of them haven't. And no one really said a word about it. But with women, it's, 'Wow, they didn't serve.' "
Clinton says the USA has made tremendous progress in "getting beyond stereotypes and outdated ideas. And I hope we are focusing on individuals, what each has to contribute. For me, I try to do my job as best I can. And that's really who I am. ... Others can judge however they choose."
La ABC licenzia il presidente degli Stati Uniti. Secondo Drudgereport la rete americana, che ha lanciato nel settembre scorso la serie televisiva "Commander in chief" con protagonista Geena Davis nel ruolo di prima presidente americana donna - interpretazione che le è valso il Golden Globe 2oo6 quale "miglior attrice" - dovrebbe interrompere il telefilm al termine della prima stagione. Il serial è nato sulla scia del successo di "West Wing - Tutti gli uomini del presidente", serie di grande successo oltreoceano. A differenza di "West Wing", però, "Comandante in capo" si concentra maggiormente sul lato umano della presidentessa. Il telefilm, che sarà proposto in anteprima al prossimo "Telefilm Festival" (dal 5 al 7 maggio all'Apollo spazioCinema di Milano) è partito con picchi di ascolto di oltre 17 milioni di telespettatori americani, per poi drasticamente scendere a 10, 4 milioni già nella seconda puntata. Il telefilm ha aperto anche scenari futuribili ma niente affatto irrealistici. Geena Davis, che fuori dal set è una fervente Democratica, interpreta un ruolo che in parte potrebbe sovrapporsi a quello di Hillary Clinton, senatrice di New York, e per molti analisti politici possibile candidato dei Democratici già alle presidenziali del 2008. Sull'altro fronte, benché lei lo abbia categoricamente escluso, Condoleeza Rice potrebbe essere un erede credibile per George W. Bush. Nel frattempo una ricerca effettuata dall'agenzia di ricerche americana "Nexis" ha rivelato che 918 articoli riguardanti il telefilm contenevano oltre al nome della protagonista "Geena Davis" anche il nome di "Hillary Clinton". L'America non è ancora pronta per un presidente donna? Nel dubbio, leggetevi un interessante resoconto di "Usa Today" sulla prossima candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca:
"Can Hillary be elected commander in chief?
By Bill Nichols, USA TODAY
BUFFALO — Bill Herberger, an 80-year-old former American Legion commander, didn't vote for Hillary Rodham Clinton when she won a Senate seat in 2000. But when Clinton finished her pitch to save the Niagara Falls Air Reserve Station from closure before the federal base-closing commission last month, the Swormville, N.Y., man and hundreds of other veterans, reservists and military family members roared their approval. "I will tell you that I didn't support her, because I didn't think she'd be supportive on issues like this," Herberger says. "And I will tell you that I will vote for her next time. She's been absolutely marvelous." The United States has never had a female commander in chief. But while Clinton consistently brushes aside questions about whether she is eyeing a White House run in 2008, the pro-military views and tough talk on defense that have surprised Herberger and others might help the former first lady break one of America's enduring glass ceilings. Unlike men, women can't stage macho photo ops to underscore their toughness, says Marie Wilson, president of the White House Project, a non-partisan group devoted to promoting female candidates from both parties. "How does a woman handle questions about these kinds of issues other than through her words?" she says. "These are the kind of exchanges women have in order to balance out the perceptions that they're not tough enough." In a recent Capitol Hill interview, Clinton described her national security approach as trying to "look at all of these issues from the perspective of what it means for New York's security and America's security. ... I just try to do what I think is right." Critics say the notion of Clinton accusing the Bush administration of not being tough enough on issues ranging from the war in Iraq to North Korea's nuclear threat smacks of a political makeover aimed at burnishing her national security credentials for 2008. Unlike 21 of her Democratic colleagues at the time, Clinton supported going to war in Iraq and has rejected calls for a timetable to begin bringing U.S. troops home. She supported Condoleezza Rice's nomination as secretary of State — 12 Democrats voted no — and was one of six Democrats last year opposed to blocking deployment of an untested national missile defense system. "I think these are absolutely newfound views," says William Black, executive director of the anti-Clinton political action committee Stop Her Now. "This is someone coming from an administration that had open disdain for the military." Clinton dismisses such talk. The Sept. 11 attacks, she says, made her grateful to have a "seat at the table and express views about what we need to defend ourselves and defeat the terrorists. That's really my overriding concern. ... We have to have a decisive win." Few senators get the attention focused on a former first lady. But Clinton has been put under an even more powerful microscope since Sen. John Kerry, D-Mass., was defeated by President Bush in November and polls began showing her as a front-runner in the 2008 presidential race. A May USA TODAY/CNN/Gallup Poll found for the first time that a majority of Americans — 53% — said they are likely to vote for Clinton if she runs for president in 2008. Clinton routinely dismisses questions about 2008 and says she is focusing on her 2006 Senate re-election bid. "She doesn't know yet" whether she will run, her husband, former president Bill Clinton, said on CNN's Larry King Live last month. There is little in the senator's eight years as first lady, or her pre-White House days as a lawyer, from which to draw conclusions on her foreign policy or military views. Her foreign trips as first lady were ceremonial or devoted to children's and women's issues. She also visited U.S. installations around the world. Clinton spokesman Philippe Reines says one issue that has carried over from her White House years is a concern about quality-of-life issues — health care, housing, educational opportunities — for U.S. troops and their families. In the Senate, Clinton has a fairly consistent record of support for the military — often with some of her GOP colleagues — and moderate foreign policy views. Some examples:
• She is the first New York senator to sit on the Armed Services Committee, where she has focused on improving pay and benefits for troops, both active and reserve. New York has the fourth-largest number of servicemen and women deployed in Iraq. Clinton visited Iraq in February in a much-publicized trip with Sen. John McCain, R-Ariz.
• She introduced legislation last week, along with Democratic Sens. Joe Lieberman of Connecticut and Jack Reed of Rhode Island, to boost the Army by 80,000 soldiers over the next four years.
• She has co-sponsored bills to improve military health benefits with GOP Sens. Lindsey Graham of South Carolina and Jim Talent of Missouri. "I think that generally her work on the (Armed Services) committee has been very strong," Talent says.
• At an April Armed Services Committee hearing, Clinton won headlines after her persistent questioning led Vice Adm. Lowell Jacoby, chief of the Defense Intelligence Agency, to admit that North Korea may now be able to arm missiles with nuclear warheads.
"The North Koreans have the ability to arm a missile with a nuclear device that can reach the United States," she said. "Put simply, they couldn't do that when George Bush became president, and now they can."
• She was nominated by the Pentagon — with which her husband often had contentious relations, particularly on gays in the military — to serve on a blue-ribbon panel studying how to foster better cooperation among the military services.
Adm. Edmund Giambastiani, commander of U.S. Joint Forces Command, named Clinton to the "Transformation Advisory Group." Clinton returned the favor last month by introducing him at the Armed Services hearing on his nomination to be vice chairman of the Joint Chiefs of Staff.
• A recent study by National Journal showed Clinton's record on defense, foreign policy and economics in 2004 made her the 34th most liberal senator, a year after she ranked ninth in the annual survey.
Clinton says a combination of factors prompted her to make national security a key focus in the Senate: a long-standing interest in military and foreign policy issues, the fact that New York City was attacked on Sept. 11, and New York's "noble tradition of military service" and status as home for a number of defense contractors. "For all those reasons, it just made sense that this would be an area I'd spend time on," she says. Foreign policy analysts say her strategy also makes for good politics. "She's stepping out on foreign policy issues, and that's smart. That's a level of leadership that makes sense for her," says David Leavy, a spokesman for the National Security Council during the Clinton administration. Leavy says that if Clinton is considering a run for the presidency, she has to try to inoculate herself against the criticism Kerry received from Republicans. "It's critical," he says. "The Republicans did a terrific job of painting Kerry as unacceptable and weak. It wasn't fair and it wasn't right, but they really tore his face off." Newly found views? Some Republicans contend, however, that Clinton's views on national security and foreign policy are politically crafted, given the animosity that the military often felt toward her husband. "Her whole involvement in getting on the Armed Services Committee is a calculated political ploy to burnish up her national security and defense credentials," says Black, a Virginia-based political fundraising consultant who heads the anti-Clinton group. "She certainly didn't seem to care a whit about the military before." Some conservative columnists, such as Mona Charen, have also criticized Clinton for her more moderate comments on domestic issues. "She can sniff the wind with the best of them," Charen wrote in January. In speeches earlier this year, Clinton said abortion often represents a "sad, even tragic choice" and praised religion and prayer as central to her life. Some GOP analysts say that if Clinton runs for president, voters could have questions about her toughness because she didn't divorce her husband after he admitted having an affair with White House intern Monica Lewinsky in 1998. "She's still going to have a problem in reconciling voters' pity for her plight as first lady with seeing her as a figure with heft on foreign policy and defense issues," GOP pollster Kellyanne Conway says. "That's the nagging underpinning that nobody likes to talk about, the 800-pound gorilla on her back." Comments such as Conway's make students of women in politics wonder what foreign policy and national security credentials voters will expect from the first female presidential nominee, whether it's Clinton or not. Former Colorado congresswoman Patricia Schroeder, who ran an exploratory Democratic presidential campaign in 1988 before opting out of the race, says the nation's experience in having two female secretaries of State has helped — but a glass ceiling still exists. "We've moved the bar," she says of the image of women as leaders in foreign policy in the wake of Madeleine Albright and now Rice serving as secretary of State. "But we still have a ways to go." Schroeder, who now heads the Association of American Publishers, says she still worries that women are not seen as equals in being able to direct the military. She noted that while Rice and Albright may have helped the image of women as foreign policy heavyweights, viewers seldom see retired female colonels and generals on television as commentators. "To me, it's always been fascinating when you look at our presidents," Schroeder says. "Some of them, like Eisenhower, Kennedy and the first President Bush, had military records, but most of them haven't. And no one really said a word about it. But with women, it's, 'Wow, they didn't serve.' "
Clinton says the USA has made tremendous progress in "getting beyond stereotypes and outdated ideas. And I hope we are focusing on individuals, what each has to contribute. For me, I try to do my job as best I can. And that's really who I am. ... Others can judge however they choose."
domenica 16 aprile 2006
NEWS - "West Wing", l'ideatore Aaron Sorkin finisce nei guai per il libro-confessione di una squillo
Il celebre e pluripremiato serial "The West Wing" chiude i battenti tra un mese, ma il suo autore e creatore Aaron Sorkin (che lasciò la serie nel 2003) avrà altro a cui pensare. Le sue prestazioni sessuali e l’abuso di droga sono messi nero su bianco in un libro, "Confessions of a High-Priced Call Girl", scritto dalla squillo di lusso Dimitra Ekmektsis, oggi 36enne, che rivela nel dettaglio la sua relazione con Sorkin (rigorosamente a pagamento), tra il 1990 e il 1992. Nel libro l’autore televisivo, viene descritto come “sensuale ma nella media” a letto, con una passione per la lingerie di seta e per il sesso sotto uso di droghe. Aaron e Dimitra si vedevano due volte alla settimana, per 2mila dollari a notte. Prima si cominciò con semplici spinelli, ma rapidamente si passò a cocaina e crack. Il conservatore “New York Post”, non manca di mettere in evidenza il comportamento “immorale” di Sorkin, paragonandolo agli alti principi morali del presidente americano (ovviamente democratico) interpretato da Martin Sheen nello show televisivo. La Ekmektsis pubblica anche le email e i biglietti scritti da Sorkin, nei quali l’uomo rivelava di aver creato un personaggio della serie basandosi su di lei e anche molti anni dopo la fine del loro “rapporto” si lasciava andare a languidi ricordi: “Non ti dimenticherò mai, non credo che conoscerò qualcuno più sexy di te in tutta la mia vita”, scriveva nel 1998. I problemi con la droga di Sorkin, ora superati, erano noti a tutti. Nel 2001 si dichiarò colpevole per possesso di cocaina, marijuana e sostanze allucinogene…Aaron ha risposto con un breve comunicato: “Ho conosciuto Dimitra per un breve periodo, molto tempo fa…”.
Il celebre e pluripremiato serial "The West Wing" chiude i battenti tra un mese, ma il suo autore e creatore Aaron Sorkin (che lasciò la serie nel 2003) avrà altro a cui pensare. Le sue prestazioni sessuali e l’abuso di droga sono messi nero su bianco in un libro, "Confessions of a High-Priced Call Girl", scritto dalla squillo di lusso Dimitra Ekmektsis, oggi 36enne, che rivela nel dettaglio la sua relazione con Sorkin (rigorosamente a pagamento), tra il 1990 e il 1992. Nel libro l’autore televisivo, viene descritto come “sensuale ma nella media” a letto, con una passione per la lingerie di seta e per il sesso sotto uso di droghe. Aaron e Dimitra si vedevano due volte alla settimana, per 2mila dollari a notte. Prima si cominciò con semplici spinelli, ma rapidamente si passò a cocaina e crack. Il conservatore “New York Post”, non manca di mettere in evidenza il comportamento “immorale” di Sorkin, paragonandolo agli alti principi morali del presidente americano (ovviamente democratico) interpretato da Martin Sheen nello show televisivo. La Ekmektsis pubblica anche le email e i biglietti scritti da Sorkin, nei quali l’uomo rivelava di aver creato un personaggio della serie basandosi su di lei e anche molti anni dopo la fine del loro “rapporto” si lasciava andare a languidi ricordi: “Non ti dimenticherò mai, non credo che conoscerò qualcuno più sexy di te in tutta la mia vita”, scriveva nel 1998. I problemi con la droga di Sorkin, ora superati, erano noti a tutti. Nel 2001 si dichiarò colpevole per possesso di cocaina, marijuana e sostanze allucinogene…Aaron ha risposto con un breve comunicato: “Ho conosciuto Dimitra per un breve periodo, molto tempo fa…”.
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