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lunedì 26 gennaio 2015

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

LA REPUBBLICA
Roberto Saviano fa sul serial: "la serie che funziona è quella che si consuma"
"Per qualche strana ragione serializzare ha assunto il significato di stressare un concetto, ribadirlo, renderlo merce per la consumazione, in altri termini svuotarlo della creatività originaria e riprodurlo nella sua imitazione. Tutt'altro. La serie che funziona in tv è una serie che non si gonfia ma si consuma. Non si gonfia di storie o personaggi, ma procede con storie necessarie e i personaggi vanno esaurendosi. Storie che trovano un loro spazio ideale, non vicende che vengono annacquate, dilazionate per rinviarne la fine e ricavarne quanti più episodi possibili. Il piacere della serialità che di questi tempi stiamo sperimentando non è affatto novità ma è amore ritrovato. Interi imperi editoriali sono nati dalla serialità nell'Ottocento. Tutti i maggiori talenti letterari si sono espressi nella serialità: Balzac, Dostoevskij, Tolstoj, Gautier, Hugo sono stati pubblicati in serie, come romanzi d'appendice. La differenza tra il feuilleton e la serialità contemporanea sta nel metodo. Il romanzo d'appendice spesso era un libro pubblicato a puntate e il tempo dell'attesa aumentava la sua forza; la serialità è la costruzione di episodi da un nucleo originario, un nucleo che nutre tutte le declinazioni successive di cui si compone. Anche se uscisse in un unico giorno, un'opera seriale rimarrebbe costitutivamente composta da episodi separati; non è così per i romanzi d'appendice, che invece, tolto il tempo d'attesa, diventano un libro, un unicum. Non tutti però. Sono convinto che ci sia una precisa ragione al ritorno vincente della serializzazione di un'idea e di una storia. La serializzazione diventa una forma di resistenza al consumo. Oggi l'ipertrofia della fruizione rende rapidissimi la valutazione e il giudizio su una creazione: sommersi da film, news, libri, diventa difficilissimo selezionare e scegliere. La serie accompagna nel percorso di comprensione con lo stesso scorrere del tempo del quotidiano. Non ti costringe a quell'opera di sintesi cui il film ti costringe per sua natura. Somiglia di più alla vita l'opera che non smette di esistere in un paio d'ore. La serie televisiva oggi sta vivendo un suo momento d'oro, negli Stati Uniti in primis, ma anche in Europa, non solo in termini di quantità ma anche di qualità, non solo in termini di popolarità, ma anche di critica. Negli anni '80 la serie era considerata un genere minore rispetto al film. Telefilm e sit-com erano racconti d'evasione, trionfo dei sentimenti o avventure surreali, in ogni caso contraltare alla realtà spietata. Raramente nello scorrere delle giornate di Love Boat o de Il mio amico Arnold o di Super Vicky finivano tracce della complessità del reale.
La nuova serialità, che oggi rende le serie tv molto più sperimentali del cinema, è invece esercizio alla complessità. Affronta spesso temi attuali e mondi veri o verosimili, facendo della realtà - anche la più cruda, anche la più difficile da accettare - il fulcro su cui svilupparsi e non la dimensione da cui fuggire. La serie è un formato televisivo che permette di innescare la fidelizzazione, che nel commercio è l'elemento più prezioso, alla base di qualsiasi tipo di vendita. Ma come tutto ciò che ha valore trascende il vincolo di marketing. Grazie alla sua struttura, infatti, la serie può permettersi di essere più complessa senza rischiare di perdere spettatori dopo il primo weekend al cinema; può concedersi l'agio di raccontare i protagonisti nella loro totalità, nelle loro varie sfaccettature, nella loro evoluzione temporale; può riuscire a far affezionare gli spettatori ai suoi protagonisti e alle loro vite.
Il mercato dei libri, dei film, della musica, della tv ha ormai parametri di successo impossibili da soddisfare nella situazione attuale. Riuscire a vendere un milione di copie di libri in un unico paese in Europa è praticamente impossibile, nonostante molti editori millantino di riuscire a raggiungere quelle cifre. A parte qualche rarissimo caso, pochissimi film degli anni 2000 sono finiti nella lista dei maggiori incassi al botteghino (se si aggiusta ovviamente il tasso di inflazione). Negli Stati Uniti - il mercato musicale più grande al mondo - nel 2014 nessun cantante ha venduto un milione di dischi. La tv è sottomessa alla spada di Damocle dello share, che la nascita del digitalee la diffusione del satellite hanno reso ancora più affilata, ma le serie hanno in parte la possibilità di smarcarsi da questo meccanismo: da un punto di vista produttivo i loro risultati, infatti, possono essere valutati nel tempo, su più piattaforme e in diversi paesi. Il loro successo può crescere con la fruizione, con la distribuzione: non si consumano passaggio dopo passaggio, ma anzi diventano cult. Serializzare un'idea significa specularci, ma non nell'accezione orrida dello sfruttamento senza scrupolo, al contrario nel significato filosofico di indagare, ricercare, esplorare. Speculare su una trama sino a raggiungere l'opera che si vuole compiere e in cui far specchiare il lettore. In fondo riflettere, torcere, approfondire la stessa idea è il modo migliore per far attraversare l'intero mondo attraverso quell'idea. Qui Heidegger può impropriamente venire in soccorso: pensare è limitarsi a un solo pensiero che un giorno si arresterà nel cielo del mondo, come una stella".

venerdì 4 giugno 2010

NEWS - Ultima ora, il mio odiato marito Arnold! La moglie di Gary Coleman idagata per la morte del nano-marito
Shannon Price, moglie dell'attore Gary Coleman, e' nel mirino delle indagini per la morte dell'attore, noto come l'Arnold della serie tv statunitense "Il mio amico Arnold". La Price era presente in casa nel momento in cui Gary ha sbattuto la testa perdendo i sensi. In una telefonata al 911 la donna ha raccontato "C'e' sangue dappertutto mi viene da vomitare e non so proprio cosa fare. Gary perde sangue dalla testa e fa bolle dalla bocca", non riuscendo pero' a bloccare la fuoriuscita del sangue dalla ferita. E' stata poi la stessa Price a decidere di spegnere le macchine che tenevano in vita le funzioni vitali di Coleman, dopo due giorni di coma.

venerdì 28 maggio 2010

NEWS - Fermate il mondo, voglio crescere! Addio, amico Arnold. Gary Coleman è salito in alto (come non ha mai fatto)...
New York, 28 mag. (Adnkronos) - E' morto in un ospedale dello Utah, negli Stati Uniti, Gary Coleman. L'attore, celebre per avere interpretato il piccolo Arnold nella serie tv 'Il mio amico Arnold', aveva 42 anni. Coleman e' nato con una malattia congenita ai reni che come conseguenza ha avuto l'interruzione della sua naturale crescita. Era stato ricoverato in gravi condizioni qualche giorno fa, dopo avere battuto violentemente la testa, nell'ospedale dello Utah dove e' morto. Coleman aveva subito due operazioni chirurgiche nei primi mesi dell'anno. Famoso soprattutto per il simpatico Arnold della serie tv americana andata in onda tra il 1978 e il 1986, Coleman ha lavorato come guardia privata facendo solo qualche apparizione in alcune produzioni minori o per qualche 'cameo'. E' apparso nella sit com 'I Jefferson', ma anche in un episodio de 'I Simpson' e, due anni fa, anche nella trasmissione di Rai Uno, 'I migliori anni', condotta da Carlo Conti. Nel 2003 ha tentato la carriera politica candidandosi come governatore della California dopo la discesa in campo di Arnold Schwarzenegger. Ottenne 14.282 preferenze (0,16%) ed arrivo' ottavo su 135. Nel 2007 si e' sposato con Shannon Price, divorziando dopo solo 8 mesi di matrimonio.

lunedì 25 gennaio 2010

NEWS - Ultima ora, che cavolo stai facendo Arnold? Gary Coleman arrestato per non essersi presentato in tribunale
L’attore statunitense Gary Coleman è stato arrestato dalla polizia dello Utah per un presunto reato di violenze domestiche: è quanto riporta il quotidiano "The Salt Lake Tribune". Secondo un comunicato diffuso dalla polizia locale tuttavia Coleman sarebbe stato fermato perché non si era presentato ad un’udienza in tribunale; l’attore era stato arrestato nel 2008 dopo essere stato accusato di aver voluto investire un uomo in un parcheggio. Gary Coleman, nato con una malattia congenita ai reni che ne ha bloccato la crescita, è divenuto famoso per il ruolo di Arnold Jackson nel telefilm «Il mio amico Arnold». (Fonte: Apcom)

lunedì 18 febbraio 2008

GOSSIP - Clamoroso al Cibali! "Il mio amico Arnold" si è sposato! La sposa ha 18 anni meno di lui (che diavolo stai dicendo, Willis?)
L'attore Gary Coleman, il piccolo grande interprete de "Il mio amico Arnold", si è sposato in gran segreto! Coleman, oggi 40enne, ha portato all'altare Shannon Price, 22enne originaria dell'Utah. Dopo la serie che lo ha portato al successo, Coleman ha contraddistinto le pagine di cronaca nera per vari tafferugli - la maggior parte causati da lui stesso - tra i quali i pestaggi ai fans che gli chiedevano l'autografo e il lancio di sacchetti pieni di escrementi verso alcuni malcapitati. La novella sposa ammette che "talvolta Gary si fa prendere dall'ira, ma ora spero la sfoghi con me soltanto". Più che un matrimonio, sembra una missione umanitaria...ma gli auguri di una vita felice di coppia sono doverosi.

sabato 15 luglio 2006

NEWS - Paul Haggis: dopo gli Oscar di "Crash" pensa alle malefatte di Bush. L'ideatore di "Walker Texas Ranger" e sceneggiatore di serial storici come "Arnold" e "Love Boat" svela i nuovi progetti a Ischia
(ANSA) - ISCHIA (NA), 14 LUG - Il suo nome figura nei credits di sceneggiature tv come 'Love Boat', 'Arnold' e 'Walker Texas Rangers', ormai considerati quasi peccati di gioventu'. Ma oggi Paul Haggis, nato in Canada 53 anni fa, dopo due Oscar vinti per 'Crash', film mosaico sul razzismo in America, puo' finalmente fare i film che gli piacciono, film denuncia, per niente concilianti con l'America di oggi. Con 'Crash' ha esordito nella regia. L'anno prima aveva sfiorato l'Oscar come sceneggiatore di 'Million dollar baby' che se non altro gli ha fatto vincere un rapporto piu' che solido con Clint Eastwood. "Abbiamo appena finito due film - ha detto Haggis oggi al Kimbo Cinema Forum dell'Ischia Global Fest - che solo Eastwood poteva riuscire a fare. Si tratta di 'Flags of our fathers' e 'Red Sun Black Sands' che raccontano lo stesso celebre tragico episodio della Seconda Guerra Mondiale ma da due punti di vista opposti. Il primo racconta l'eroismo dei sei soldati americani che piantarono la bandiera americana durante la cruentissima battaglia di Iwo Jima, immortalati in una foto divenuta celebre. Il secondo, quello che accadde sul versante giapponese. Clint mi ha chiamato a scrivere la sceneggiatura, Steven Spielberg si e' associato alla produzione e l'idea e' di fare uscire entrambi i film, ora al montaggio, in contemporanea nei due Paesi". "Non mi considero certo un nuovo re di Hollywood, non avrei mai scommesso sull'Oscar a 'Crash' e mi ritengo molto fortunato. Certo il premio ha portato molti cambiamenti nel mio lavoro, anche nel mio rapporto con le major. Ho scelto di utilizzare questa mia celebrita' per realizzare i progetti che piu' sento di amare", ha annunciato a Ischia Paul Haggis. "Come 'La valle di Allah', un film che racconta la scomparsa tragica di un reduce dalla guerra in Iraq. Suo padre, un veterano della guerra in Vietnam, lo ha cresciuto ritenendo di valore la politica bellica americana, ma la realta' con cui dovra' fare i conti e' ben altra. Una storia che non e' certo il tipico film che le major non vedono l'ora di realizzare. O ancora di piu' come 'Against all enemies' (contro tutti i nemici) tratto dal best seller dell'ex capo dell'antiterrorismo in America, Richard Clarke diventato atto di accusa contro quello che avrebbe potuto fare e non ha fatto l'amministrazione Bush prima e dopo l'11 settembre e come abbia organizzato la guerra prima dell'attacco alle Torri". Per questo political drama, Haggis ha gia' inserito nel cast Vince Vaughn e ne ha parlato con Sean Penn, come ha annunciato oggi". Poi, la regia di 'Honewymoon with Harry', che definisce una storia d'amore non convenzionale, "dove, come nei miei film, nulla e' come sembra". Paul Haggis che dice di essere cresciuto con i film italiani di De Sica e di Antonioni e di amare in generale il cinema europeo "che e' fatto di domande, mentre quello americano cerca sempre di fornire risposte". Progetti impegnativi che non hanno comunque impedito a Paul Haggis di affrontare, da sceneggiatore, due film di tutt'altro registro. Il remake americano dell"Ultimo bacio' di Gabriele Muccino, 'The Last Kiss' e il nuovo 007 'Casino Royale' tratto dal primo libro di Ian Fleming. "Per 'The Last Kiss' ho fatto ben poco, semplicemente tradurre per il pubblico americano, e quindi senza le sfumature italiane, la bella storia del bel film di Muccino. Lo ha diretto Tony Goldwyn e ora e' al montaggio. Quanto a 'Casino Royale' innanzitutto ho chiesto ai produttori e al regista Martin Campbell se erano veramente sicuri di volermi affidare 007 con la licenza di trasformare a modo mio l'agente segreto. Hanno risposto si' e il risultato e' che o ho distrutto per sempre quel personaggio interpretato da Daniel Craig o gli ho dato nuovo vigore". E con la tv discorso chiuso? Affatto. Grazie alla sua popolarita', Haggis ha potuto vendere al network Nbc una serie scritta 10 anni fa, girandone solo la prima puntata pilota, 'The Black Donnellys', storia di quattro giovani fratelli irlandesi che formano una piccola gang a New York per organizzare furti d'auto.

martedì 4 luglio 2006

EVENTO - Giovedì 6 luglio a Milano gli attori di "Grey's Anatomy" scendono in campo per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori partecipando ad una proiezione per beneficenza del telefilm all'Apollo SpazioCinema di Milano. Flashback: quando i telefilm sono scesi in campo per il sociale
All'inizio è stato "Il mio amico Arnold" (1978). Quando Nancy Reagan bussò a casa Drummond per promuovere la sua campagna contro la droga, ci si chiese dove finivano i telefilm e iniziava l'impegno sociale. In questo caso anche fin dove poteva spingersi una campagna politica. Sempre il piccolo Arnold affrontò per primo in America lo scottante - e ai tempi solo sussurrato - tema della pedofilia. La buonanima di Aaron Spelling, che aveva l'occhio più lungo del portafoglio, capì al volo che l'idea di inserire al termine degli episodi del teen-cult "Beverly Hills" (1990) i numeri verdi di assistenza per i ragazzi che avevano assistito a storie di droga, alcolismo, violenza tra le mura domestiche e violenze sessuali, avrebbe fatto il botto. Nel 1974 Spelling aveva fatto le prove tecniche di buonismo e solidarietà con "La casa nella prateria": handicap, razzismo e diversità in genere bussavano quasi in ogni puntata a casa degli Ingalls, i quali oltre che sulla fede potevano contare su un fortissimo amore verso il prossimo. Anche quando la cecità colpì una delle loro figlie. Michael Landon, colui che interpretava papà Ingalls ne "La casa nella prateria" e, non contento, la firmava pure da ideatore-produttore-sceneggiatore, continuò il suo "percorso" votato ai buoni sentimenti anche con il successivo "Autostop per il paradiso" (1984), in cui interpretava un giramondo che aiutava le persone più bisognose. Forse nessuna serie dei caldi anni '70 ha combattuto il razzismo come la serie satirica "Arcibaldo" (1971): il protagonista del titolo è diventato popolare per il titolo - ancora imbattuto - di "uomo più razzista della tv americana"; odiava tutti i "diversi", polacchi, gay e handicappati in special modo; lui che quando è venuto a trovarlo a casa Sammy Davis Jr. lo ha fatto accomadare sulla sua poltrona preferita ma poi, una volta andato via, si è premurato di disinfettare tutto il salotto..."Brothers" è stata la prima serie tv ad infrangere il taboo dell'omosessualità prevedendo tra i protagonisti un personaggio gay. Per la cronaca, in America correva l'anno 1984. "The Practice - Professione avvocati" (1997) si è scagliato apertamente in un episodio contro la pena di morte. Tutti gli avvocati protagonisti si prodigavano a difendere un uomo di colore dalla fine sulla sedia elettrica. Gli sforzi risultavano inutili, ma prima che avvenisse l'esecuzione, tutti gli interpreti - al di fuori dei loro personaggi - si rivolgevano in camera contro la pena di morte; la puntata si chiudeva con uno di loro che dopo la propria testimonianza piangeva da solo in una camera d'albergo. I reietti della società e le vittime dei torti subiti hanno trovato una seconda chance e un messaggio di speranza nelle serie "Gli sbandati" (1978), "Neon Rider" (1990) e "Horizon" (2000).
Informazioni tratte dalla terza edizione del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti)

martedì 14 marzo 2006

NEWS - A Paul Haggis, regista-sceneggiatore del film Premio Oscar "Crash", l'Accademia dei Telefilm dedica una retrospettiva dei sui lavori "a puntate" al prossimo "Telefilm Festival" (a Milano dal 5 al 7 maggio)
In pochi l'hanno notato, ma il premio Oscar Paul Haggis, vincitore quest'anno per "Crash" e l'anno scorso per "Million Dollar Baby", è cresciuto nella grande palestra delle serie tv americane. Addirittura, il suo debutto nella sceneggiatura è avvenuto nella situation-comedy "Giorno per giorno" nel 1975, per poi passare a scrivere i testi di due cult del piccolo schermo a "stelle e strisce" come "Love Boat" (1977) e "Il mio amico Arnold" (1978). Dopo essere stato dal 1987 autore del "Tracey Ullman Show" - uno dei programmi più popolari d'America - Haggis è stato l'ideatore del serial "Walker, Texas Ranger" con Chuck Norris (passato a più riprese su Retequattro), per poi cimentarsi nelle sceneggiature del telefilm legale "L.A. Law" (1994), del poliziesco "Due South" (1995), di cui è stato anche produttore, del tesissimo telefilm "EZ Streets" (1996) e della serie noir "Michael Hayes" (1997) con protagonista David Caruso. Nel 2005, subito dopo l'Oscar per il film "Million Dollar Baby", Haggis ha ripreso in mano le sceneggiature di "Walker Texas Ranger" per firmare un film per la televisione sempre con Chuck Norris. Al regista-produttore-sceneggiatore Paul Haggis, simbolo vivente di come i telefilm siano diventati ormai la culla dei successi cinematografici - in questo caso da Oscar - l'Accademia dei Telefilm dedicherà una retrospettiva dei suoi lavori seriali al prossimo "Telefilm Festival", organizzato in collaborazione con "Tv Sorrisi e Canzoni" e in programma dal 5 al 7 maggio all'Apollo Spazio Cinema di Milano.

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