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lunedì 15 aprile 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

AVVENIRE
"This Is Us" esempio riuscito di (buona) famiglia
"Cè una serie televisiva che ha coinvolto e commosso gli Stati Uniti e che da qualche tempo sta mettendo insieme molti appassionati anche da noi. C'è chi la segue su Fox Life, chi su Sky Go e chi sulla piattaforma on demand di Amazon. S'intitola This is us (letteralmente "Questi siamo noi"), è ideata da Dan Fogelman e racconta le vicende della famiglia Pearson tra figli naturali e adottati, bianchi e neri, sviluppandola su più livelli temporali. Si va dagli anni Ottanta, da dove la storia prende avvio, ai giorni nostri. I protagonisti sono una coppia di genitori e i loro tre figli. Storie diverse, con alcuni punti in comune, destinate tutte a intrecciarsi, mentre la continua altalena tra presente e passato, oltre a permettere qualche colpo di scena, favorisce l'analisi psicologica dei per In molti casi la televisione mette in ombra o in cattiva luce la famiglia tradizionale, ma non mancano le eccezioni interessanti sonaggi mettendo in evidenza i rapporti interpersonali, soprattutto tra figli e genitori, ma anche le insoddisfazioni peri sogni non realizzati o la ricerca di un cambiamento.
o sfasamento temporale permette anche di aggiungere ogni volta dei tasselli che chiariscono le ragioni delle nuove dinamiche e dei nuovi equilibri che si sono venuti a creare nel corso degli anni. In altre parole, i momenti cruciali, le svolte e le scelte che hanno dato una direzione alla vita dei protagonisti in un verso anziché in un altro. Se poi sia stato giusto o sbagliato lo si valuta sulla lunga distanza pronti a rimediare. This is us è una serie realizzata con buona tecnica e intreccio coinvolgente, che ha il pregio di raccontare l'essere umano nel contesto della famiglia attraverso il matrimonio, il rapporto tra padri e figli o tra fratelli, la malattia e persino la morte. Lo fa senza sconti, raccontando la complessità della vita, con molto realismo, ma anche con molta umanità. Da una parte si può accusare un genitore di avere spezzato il sogno di un figlio. Dall'altra il figlio ammette che deve al genitore la propria forza. Nel frattempo tutti imparano a condividere gioie, perdono, coraggio e speranza, felicità e amore, guidati come nella vita reale da emozioni e sentimenti.
Evero che la tv tende a semplificare, ari durre al minimo comune denominatore i problemi, pur ingigantendoli o riducendoli a seconda delle necessità. E vero anche che non c'è in questa serie come in altre un riferimento esplicito alla trascendenza o a una morale più stringente e non mancano nemmeno elementi discutibili, ma almeno c'è la ricerca delle proprie radici, la fedeltà, l'apertura alla vita, la condivisione.Valori che se anche presentati in modo laico possono creare un humus positivo per una riflessione che può andare ben oltre la contingenza di una serie tv. Non va sottovalutato nemmeno lo spaccato sulla società americana che in qualche modo scorre sullo sfondo accennando a temi importanti come l'integrazione, i diritti civili, le ripercussioni interne delle guerre combattute fuori dai propri confini, le questioni etiche, quelle morali e quelle politiche.
Pur con tutti i limiti di una fiction televisiva, va dato atto a This is us di essere una delle non molte serie che affrontano senza particolari distorsioni il tema della famiglia. E non è un caso che negli Stati Uniti vada in onda sulla Nbc che già aveva trasmesso Parenthood dalla quale è stata esplicitamente tratta la nostra Tutto può succedere, altro caso di family drama innovativo, con una buona scrittura e un buon ritmo, che racconta le vicende di quattro fratelli (due maschi e due femmine), con i loro coniugi (in due casi), i loro figli (in tutti e quattro i casi) e i loro genitori, puntando sulla solidarietà familiare e il tentativo di dialogo tra le generazioni, ma anche sull'accettazione della gravidanza e della maternità. Anche in Tutto può succedere come in This is us è già tanto che si parta da famiglie con tre o più figli di fronte a una realtà come quella italiana in cui la media è di uno o poco più. Per cui se è vero che in molti casi la televisione a livello di fiction mette in ombra o addirittura in cattiva luce la famiglia cosiddetta (ingiustamente) tradizionale a beneficio di ben altre aggregazioni, è altrettanto vero che non mancano le eccezioni, senza andare a scomodare La famiglia Bradford della serie cult della fine degli anni Settanta e inizio Ottanta E sufficiente aggiungere, ancora come esempio, I Durrell - La mia famiglia e altri animali, al momento in onda su LaEffe. Una storia che inizia nel 1935, quando Louisa Durrell improvvisamente si trasferisce insieme ai suoi quattro figli da Bournemouth, in Inghilterra, a Corfu, in Grecia. Suo marito, Lawrence, è morto da alcuni anni e la famiglia sta attraversando un periodo difficile dal punto di vista economica Nell'isola greca, dove l'elettricità è ancora un lusso, ma la vita è molto meno costosa, i cinque trovano una nuova dimensione, mentre il piccolo di famiglia, Gerry, scopre l'amore per gli animali, che osserva nelle sue spedizioni e spesso decide di portare a casa con rocambolesche conseguenze. L'interessante della serie è l'analisi dei personaggi umani studiati quasi al pari degli animali (in senso positivo, ovviamente). A volte gli autori lo fanno con molta ironia, inventandosi anche qualche piccola perfidia da affidare alle parole e all'azione dei propri protagonisti. Non sono soltanto memorie, né soltanto osservazioni naturalistiche, bensì la storia di un paradiso terrestre e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita, passando anche attraverso avventure, tensioni e turbamenti, ma sempre in un clima di sostanziale serenità. Una serie che descrive con l'occhio del bambino e al tempo stesso dello scienziato una famiglia disordinata e rissosa, ma felice, pronta a tutto pur di rimanere unita i sono anche le cosiddette sitcom che affrontano spesso il tema della famiglia con storie di padri, madri e figli a confronto, la maggior parte delle quali arriva dagli Stati Uniti. Tra le migliori, sempre per fare degli esempi, c'è senz'altro Speechless, che con ironica leggerezza e senza pietismi tratta anche il tema della disabilità. La serie segue le vicende della famiglia DiMeo: padre, madre e tre figli di cui il maggiore affetto da paralisi cerebrale infantile. Accettabile anche The Middle, che narra di una famiglia composita, nel carattere e non solo. Si potrebbe definire una famiglia ad altezza variabile: il padre altissimo, la madre piccoletta, un figlio quasi nano e gli altri due nella media. Anche il fisico, al pari dell'arredamento e dei colori della casa, ha un senso nel caotico gruppo familiare le cui vicende sono narrate dal punto di vista della mamma. Quella di The Middle è una comicità surreale non proprio nelle nostre corde, e il doppiaggio non aiuta, ma lo stile è sostanzialmente garbato, la famiglia gioca pur sempre un ruolo positivo e qualche sorriso, se non proprio una risata, ci scappa. Insomma, la famiglia sarà anche in crisi, ma perla tv resta una grande fonte di ispirazione: ci pesca a piene mani e a volte con buoni risultati".

mercoledì 20 febbraio 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
AVVENIRE
"This is Us", spaccato di famiglia problematico (e buoni principi)
"Sono andati in onda lunedì scorso su Fox Life (canale 114 di Sky) il nono e il decimo episodio della terza stagione della serie statunitense This is us con al centro le vicende della famiglia Pearson tra figli naturali e adottati, bianchi e neri. Sviluppata su più livelli temporali, la serie racconta sul piano del passato di Jack e della moglie Rebecca che crescono i figli Randall, Kate e Kevin, mentre sul piano del presente i tre figli sono adulti e hanno messo su famiglia o comunque hanno le loro storie sentimentali. Randall è sposato con Beth e ha tre figlie di cui una si dichiara attratta dalle donne. Kate ha sposato Toby e ora cerca a tutti i costi di avere un figlio ricorrendo alla fecondazione artificiale. Kevin ha iniziato una convivenza con Zoe cugina di Beth, mentre cerca notizie sulla vita del padre e dello zio durante la guerra in Vietnam. Già da questo si capisce che siamo di fronte a uno spaccato sulla società americana con tutti i suoi problemi di integrazione, di diritti civili, di ripercussioni delle guerre, questioni etiche e morali, ma anche politiche. Proprio il decimo episodio vede Randall impegnato in una difficile campagna elettorale che per alcuni mesi lo distoglie dalla famiglia. Riuscirà a riconquistare le sue quattro donne la sera dell'ultimo dell'anno con una torta di mirtilli e vedendo con le figlie i film di Natale. Per di più, se anche sembrava impossibile, vince le elezioni. Sulla frase «Ho vinto!» si chiude l'episodio. In realtà, Randall ha vinto soprattutto perché ha ricompattato la famiglia. Questo è l'elemento positivo di una serie in cui non tutto, ovviamente, è da prendere come oro colato, ci mancherebbe altro, qualcosa va anche presa con le molle. Ma non è frequente nelle fiction sentire affermazioni come quelle di Randall: «Con il tempo ho capito che è più importante essere un brav'uomo che un grand'uomo», oppure: «Questa famiglia è ciò che mi rende speciale e voi quattro ciò che mi rende grande». Adesso ci sarà da capire come evolveranno alcune situazioni e come si svilupperà un terzo spazio temporale ventilato da Randall: «Mi sento come un vecchio burattino di cui mio padre da lassù tira i fili». Intanto, accontentiamoci di qualche buon principio". (Andrea Fagioli)

giovedì 31 gennaio 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"This is us" 3, la grandezza della normalità: non solo cattura lo spettatore ma lo orienta
"La straordinaria grandezza della normalità. La terza stagione di This Is Us riparte da dove ci aveva lasciati, insistendo sulla Jforza dei legami familiari, sulle piccole grandi vicende che rendono speciale la vita di ciascuno (Fox Life). Le storie quotidiane della famiglia Pearson, i loro dubbi, le gioie, le incomprensioni e i turbamenti sono al centro anche del nuovo atto della serie che, come sempre, si dipana mescolando diverse linee temporali. Le vicende dei fratelli Jack (morto nella seconda stagione, ma ancora saldamente protagonista), Rebecca e Randall si susseguono tra passato e presente mettendo in luce uno spaccato di una famiglia tipica americana, ma allo stesso tempo portatrice di dinamiche potenzialmente universali in cui tanti possono riconoscersi. Ciò che rende This Is Us un caso rilevante nel panorama televisivo contemporaneo è, in primo luogo, la sua origine produttiva; negli Stati Uniti, infatti, va in onda su Nbc, uno degli storici network corrispondenti grosso modo alle nostre reti generaliste. In un'epoca in cui la serialità di qualità sta diventando sempre più materia da servizi pay e on demand (le cable americane, da un lato, Netflix e Amazon dall'altro), This Is Us, nella sua pezzatura lunga da 18 episodi, rappresenta una fortunata eccezione, un modello che l'ha portata ad essere una delle serie più viste dal pubblico statunitense nel 2018. Merito della semplicità delle storie, dell'accortezza di parlare a un pubblico generalista, della straordinaria capacità di emozionare, coinvolgere, strappare un pianto di commozione che non è mai forzato o preparato a tavolino, ma autentico, frutto di una scrittura empatica, lontana da eccessi e ricami. This Is Us non cattura semplicemente lo spettatore, ma lo orienta, lo rassicura e lo mette a nudo allo stesso tempo, con delicatezza e disincanto. Una rarità nello scenario di fiction attuale".

lunedì 28 gennaio 2019

NEWS - Più vinci premi, più rinegozi il contratto. "The Marvelous Mrs. Maisel" sbanca i SAG Awards e il cast tira la corda sui compensi

News tratta da Deadline.com
It’s been a longtime TV industry tradition for the cast of successful series to renegotiate their contracts and get salary bumps after the first two seasons. The practice has been employed by the broadcast networks for decades, with NBC’s This Is Us as a recent example, and also has been adopted by the streaming platforms, illustrated by the recent salary bumps after Season 2 for the actors of Netflix’s Stranger Things and 13 Reasons Why. Add Amazon’s breakout dramedy The Marvelous Mrs. Maisel to the list. Originally picked up with a two-season order, the period series from Amy Sherman-Palladino was renewed for a third season in May, months ahead of its November premiere. Since its launch, Mrs. Maisel has been an awards juggernaut, winning a slew of  top awards, including Emmys and Golden Globes. At tonight’s SAG Awards, where the show had another sweep with statuettes for Emmy and Golden Globe winner Rachel Brosnahan, co-star Tony Shalhoub and the cast in the comedy ensemble category, Shalhoub referenced the renegotiations. It was the first time since 30 Rock in 2008 that one series won all three comedy categories. “I want to thank everyone in Amazon, Jen Salke, and especially James Sterling in legal affairs and not just because I’m in the middle of renegotiation,” Shalhoub quipped in the acceptance speech for his third SAG Award in the actor in a comedy series category, first for Mrs. Maisel (He previously won twice for Monk.) Shalhoub went on to “thank my incredible cast and crew.”Salke is the head of Amazon Studios, while Sterling is Senior Business Affairs Executive. According to sources, the renegotiations are ongoing with no major issues, and the deals, which are said to include sizable salary increases for the main actors, are expected to close to pave the way for Season 3. In addition to Brosnahan and Shalhoub, the core cast of The Marvelous Mrs. Maisel includes Emmy winner Alex Borstein, Michael ZegenKevin Pollak and Marin Hinkle. 

lunedì 19 febbraio 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
Quando è meglio chiudere una serie tv. Ovvero quando l'avanguardia è diventata maniera
"Spegnimento programmato. "Modern Family" chiuderà con la decima stagione - la nona per gli spettatori italiani parte su Fox il prossimo 16 marzo. Lo hanno annunciato gli showrunner Steve Levitan e Christopher Lloyd. Meglio fermarsi lasciando un po' di voglia agli spettatori, sostengono. Sicuramente hanno ancora ben presente il dispendioso rinnovo di contratto alla fine della stagione numero otto. Con un occhio all'audience a un altro ai cinque Emmy vinti come migliore commedia, gli attori (e i loro agenti) ne approfittarono per far schizzare in alto i loro compensi. Non è solo questione di soldi. La serie che nel 2009 portò sullo schermo le famiglie moderne ("ricostituite" dice qualcuno, facendo venire in mente i pannelli di legno truciolare, altri preferiscono "arcobaleno", così capiamo subito che capiterà un "genitore 1" e un "genitore 2" ) comincia ad avere qualche problema. Situazione di partenza: il capofamiglia Jay molla la moglie coetanea (un po' fuori di testa già da prima, poi peggiora) per la più giovane colombiana con un figlio. In stile mockumentary - i personaggi spesso guardano i macchina e si rivolgono allo spettatore - "Modern Family" racconta il nuovo matrimonio, i figli adulti del primo (Claire e Mitchell, ex coppia di pattinaggio artistico), i loro figli. Militarmente parlando, l'attacco arriva da due fronti. Dieci anni sono tanti, quel che una volta era avanguardia dopo un po' diventa maniera. Il successo di una serie come "Transparent" - prima che Jeffrey Tambor fosse accusato di molestie, l'epidemia dei nostri tempi - ha costretto gli sceneggiatori al pedaggio di un bambino transgender. Si presenta come amico/a di Lily, la ragazzina vietnamita adottata da Mitchell e Cameron, coppia gay che duetta in stile "Vizietto". Pochino, rispetto al padre di tre figli che all'età della pensione annuncia "adesso siete adulti, far) la donna con la gonna". Non basta il ragazzino incerto sul genere per riportare la serie al gusto del giorno: le battute da sit-com son vicine alla data di scadenza, per esempio rispetto alle lacrime che molti spettatori amano versare sulle complicanze di "This Is Us". "I ragazzini di Modern Family" crescono, nella nona stagione un paio vanno al college. Con innesti - parliamo di sceneggiatura - di teen drama e di "The Big Bang Theory" (su Infinity dal 24 gennaio c'è l'undicesima, e pure gli arretrati). Altra serie in scadenza. Potrebbe finire alla dodicesima stagione, scrive Vulture "arriva il momento in cui neanche per decine di milioni di dollari vorresti dire ancora una volta "Bazinga". Abbiamo un'altra teoria: la serie dei nerdissimi ha perso smalto quando sono arrivate le fidanzate e le proposte di matrimonio. Neanche la serie prequel "Young Sheldon" (sempre Infinity) ha funzionato come consolazione. Sul fronte "modernità" la serie è rimasta indietro, anche come linguaggio. Su un altro fronte si trova spiazzata perché troppo avanti. "Modern Family" è un prodotto Fox in onda su Abc; ora che la Fox è entrata nel gruppo Disney, la famiglia pare lontana dai modelli fin qui messi in circolazione dalla ditta del papà di Topolino, dove lo scoiattolino sta con la scoiattolina (e per il resto si va di zio in nipote). L'unico modo per uscirne a testa alta è appunto lo spegnimento programmato. La famiglia Pritchett (e addentellati) non sono "I Simpson", eternamente (ora un po' stancamente) fissi nei loro caratteri. Non sono neppure "I Soprano", che dieci anni fa si sono spenti davvero, lasciandoci orfani di una scrittura da romanzo che vorremmo tanto ritrovare da qualche parte". (Mariarosa Mancuso)

domenica 4 febbraio 2018

GOSSIP - Non le Mandy a dire! La Moore di "This Is Us" descrive Milo Ventimiglia "senza limiti" dalla cover di "Cosmopolitan"
Mandy Moore is looking smokin’ on the cover of Cosmopolitan magazine’s March 2018 issue.
Here’s what the This Is Us star had to share with the mag:
On how she’d describe her This Is Us co-stars with one word:
·Milo Ventimiglia: Boundless (+ just the greatest in every way)
·Chrissy Metz: Spectacular (one of the funniest / crazy talented)
·Sterling K. Brown: Majestic (brilliant doesn’t even cover it)
·Justin Hartley: Magnificent (+ tall + utterly handsome)

On This Is Us: “Before I got the part, I was making massive changes in my personal life and was looking to echo that in my work. I was waiting for something different that would allow me to dig deep. I knew I was capable, but I couldn’t get any momentum, and I had just been crushed by three failed pilot seasons. When I read the script for This Is Us, I told my agent, “I will do absolutely anything to be a part of this.””
On the current climate in Hollywood: “We’re having a real cultural reckoning—one that’s definitely past due. Men have been using their positions of power to take advantage of women, and it’s so prevalent…I can only hope that what’s happening encourages more women [to speak out] and it serves to put women in more powerful positions across the spectrum and in entertainment specifically…as studio heads, directors, writers, and produces. I think it’s going to help women ascend to the top faster.” For more from Mandy, visit Cosmopolitan.com.

giovedì 14 settembre 2017

L'EDICOLA DI LOU - "This Is Us" conquista la cover di "Hollywood Reporter" e il suo ideatore spiega il legame tra l'ottimismo della serie e Trump
The cast of NBC’s This Is Us is on the cover of the latest issue of The Hollywood Reporter, out on newsstands now. Here’s what the show’s creator Dan Fogelman had to say:
On why This Is Us works for Trump’s America: “In a time when you cringe every time you open your internet browser or get a news alert on your phone, it’s refreshing for people to turn on a show where the message is inherently positive. The characters may be flawed, and sometimes deeply flawed, but they are inherently good.” 
On long-term plans for Kate’s weight loss journey: “Thus far, the plan we had for the character and what Chrissy’s been doing have been working in tandem, with a talk once a year of, like, ‘Hey, here’s what we’re thinking.’ So we have a general long-term plan that we’ve all talked about, and we will adjust the plan as needed. I mean, that’s life, right?” 
On his “doughier” original plans for Jack before casting Milo Ventimiglia – and that butt scene, which was meant to be funny: “I didn’t imagine that that was going to be a thing that would blow up the internet. I joke about it a lot, but really, my initial conception of that character was that different.”

lunedì 17 aprile 2017

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

RIVISTA STUDIO
I problemi dei bianchi ricchi di "Big Little Lies" son meglio di quelli dei ciellini di "This Is Us"
"Le domande dei talk pomeridiani con Paola Perego che vorremmo: in questo mondo c’è ancora spazio per i “rich white people problems”? Vale a dire: soldi (oddio, non posso più permettermi la manutenzione della piscina!), matrimoni (mio marito mi tradisce! No, lo tradisco io!), figli (la festa di compleanno della bambina farà sfigurare quella della compagna di scuola?), guardaroba (questo nuovo cachemirino mi sbatte troppo?), fitness (sul serio non fai piloxing?), eccetera. È arrivata una serie a rispondere che sì, di spazio ce n’è eccome. E a raccontarlo con un meraviglioso salto mortale: nell’epoca delle minoranze pigliatutto, Big Little Lies (produce Hbo, in Italia va in onda su Sky Atlantic) sta qui a dirci che oggi i bianchi ricchi sono anche loro solo un’altra minoranza, e sempre più confinata nella sua pur doratissima riserva. Siamo quasi in dirittura d’arrivo – perché hanno girato solo sette puntate?, vien da chiedersi, quando per quei ciellini di This Is Us ne hanno fatte diciotto – e c’è un delitto ancora senza soluzione. Poco importa. Al cuore di questa storia non c’è certamente l’omicidio, piuttosto gli psicodrammi di un gruppo di donne molto ricche certamente, molto stronze o forse no, molto forti o forse no, molto privilegiate o forse no. La serie non è piaciuta a molti di quei critici che si sperticano in lodi per roba come True Detective: gli agenti stropicciati sono ammessi nelle conversazioni tra gente-che-piace più di queste mogli con la borsetta firmata. «Big Little Lies è patinato e superficiale come la comunità che vorrebbe fare a pezzi, e di cui in fin dei conti tradisce la stessa vuotezza», recensisce Meredith Blake del Los Angeles Times. «Big Little Lies è un pasticcio in cui vengono ricostruiti i problemi di sedicenti adulti, sviluppati in modi che non trovano corrispondenza nella realtà», scrive Tim Goodman su The Hollywood Reporter. Che sintetizza ulteriormente: «È come una soap prodotta da Abc, ma con le scene di nudo». L’aggravante sottintesa: è solo una storiella di donne, niente più che una telenovela di lusso, che ce ne frega, vuoi mettere coi draghi e gli zombie. È la sindrome Valeria Bruni Tedeschi, per cui se appunto parli di cose di ricchi (lei l’ha fatto nei suoi film da regista, ultimo il bellissimo Un castello in Italia) ti puoi pure meritare un’alzata di spalle, i problemi veri sono altri. Dietro Big Little Lies c’è un romanzo australiano scritto da una donna (Liane Moriarty, Piccole grandi bugie è appena stato ripubblicato da Mondadori) e l’ottimo adattamento firmato da un uomo: David E. Kelley, showrunner di lungo corso (Ally McBeal) con una moglie bellissima per davvero: Michelle Pfeiffer (come ci sarebbe stata bene in questa serie, l’avessero prodotta vent’anni fa). “Pippe da ricchi hollywoodiani con le loro splendide splendenti trophy wife”, borbottano in tanti: peccato che questo telefilm dica di noi comuni mortali più cose di tanta produzione impegnata (dunque con protagonisti necessariamente poveri). La gigantesca Reese Witherspoon è la mamma che tutte le chat tra genitori su WhatsApp temono pure a Cinisello Balsamo, ma anche l’alleata che ciascuna apparente rivale sogna: tanto che, nonostante sia uno dei personaggi più spregevoli della televisione recente, facciamo tutti il tifo per lei dal primo momento in cui è in scena. Nicole “Come Regge Lei I Primi Piani Nessuna Mai” Kidman è la moglie abusata, o forse è ben consapevole dell’abuso, o forse tutto è più complicato di così e se le cose non sono didascaliche allora oggi è colpa degli sceneggiatori, mica del pubblico che ha perso la comprensione delle sfumature. Laura Dern, quella col nome più bello di tutti (Renata), dà fuori di matto perché le altre mamme boicottano la festicciola (si fa per dire) della figlia con la mossa più spietata di tutte: non ti mandiamo i nostri figli, figli ormai ridotti a merce di scambio, a strumento per dire in società che cosa siamo, e come, cambia tutto se compri il saccottino del Mulino Bianco, se li iscrivi a ginnastica artistica e non a danza, se fanno il balletto di Rovazzi. Il bello è che gli uomini non stanno a guardare, sono solo apparentemente abbozzati, Kelley non corre certo il rischio di lasciarli a margine poiché trattasi di “una serie di donne”. Di solito, in quei casi, gli unici che meritano un trattamento equo sono i personaggi di maschi omosessuali (sindrome commesso di Commesse, il solo uomo sviluppato al pari di Sabrina Ferilli e Nancy Brilli). C’è anche la colonna sonora che vorremmo per musicare le nostre vite, a cominciare da “Cold Little Heart” di Michael Kiwanuka sui titoli di testa. E c’è la mossa-capolavoro definitiva, per convincerci che non solo questi bianchi milionari hanno gli stessi problemi nostri: quei problemi li troviamo bellissimi, perché non sono mai stati così ben scenografati. Lo chiamano “real estate porn” (traducendo malamente: porno immobiliare), e questa è la serie regina a tale proposito. Le ville pazzesche di Monterey, California, dove vivono le protagoniste (nella realtà stanno a Malibu) sono gli specchi lucidati da litri di Vetril dietro cui vorremmo nasconderci tutti noi. Invece tra poco Big Little Lies finirà, e noi torneremo alle nostre povere vite, a litigare per la merenda senza glutine dei bambini e a tradire nelle squallide stanze dei motel vista tangenziale". (Mattia Carzaniga)

giovedì 9 marzo 2017

NEWS - "This Is Us" mania! Batte "TBBT" e conquista la cover di "Variety"

Articolo tratto da "La Stampa"

E' successo martedì e per la televisione americana si tratta di una piccola rivoluzione. The Big Bang Theory, la serie di Cbs che regnava incontrastata nella fascia di età che conta, quella tra i 18 e i 49 anni, è stata battuta da This Is Us, drammone che va in onda sul canale in chiaro Nbc e da noi su Fox Life. Con ascolti stabilmente sopra gli otto milioni di spettatori (dati Nielsen Media Research) che in alcuni casi arrivano a 14 se si considera la visione della replica del giorno dopo, This Is Us non ha niente di quello che le serie rivali offrono al pubblico e si regge solo sui buoni sentimenti e sulla storia dei tre fratelli Pearson. Kate (Chrissy Metz) insicura a causa dei problemi di peso di cui soffre fin da bambina; Kevin (Justin Hartley) il bello di famiglia, fa l'attore ma ha gigantesche pecche in tema di autostima; Randall (Sterling K. Brown, già visto in The People vs OJ Simpson: American Crime Story) afroamericano adottato e quindi con problemi di identità che in età adulta va alla ricerca del padre biologico malato di cancro. Uno dei segreti della serie è che si muove su due piani temporali: quello attuale, con i tre fratelli adulti, e quello del passato, quando i tre erano bambini e dove i protagonisti sono i loro genitori, Rebecca e Jack, rispettivamente interpretati da Mandy Moore e Milo Ventimiglia. «Non ci sono al momento in televisione molti show con protagonisti esseri umani buoni che si comportano in modo decente», ha commentato Dan Fogelman, creatore della serie. Certo, questo non è il primo dramma famigliare a essere trasmesso in televisione, ma quello che fa la differenza è anche il contesto storico. Quella che esce da This Is Us è l'America buona, inclusiva, interrazziale, generosa, esattamente l'opposto dell'America da carneficina, spaventata, arrabbiata e chiusa in se stessa che racconta il Presidente Donald Trump. «La gente è stanca di avere un atteggiamento cinico nei confronti della vita - continua Fogelman -. Credo che a molte persone piaccia che si ricordi loro quello che di buono c'è nel prossimo. Abbiamo visto abbastanza quanto di malvagio ci può essere negli essere umani». Tra lacrime e buoni sentimenti This Is Us è qui per ricordarci che la resistenza agli anni bui può passare anche dalla televisione.

venerdì 9 dicembre 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"This is us", la serie che tende a commuovere (ma non quanto la più spontanea "Parenthood")
"Su Fox Life è iniziata da poco 'This is Us', una nuova serie tv che in America ha fatto commuovere e discutere (lunedì ore 22.00). Al centro della storia ci sono le vite di alcuni personaggi, disseminati in varie città americane: piano piano, mentre la trama si dipana, si scopriranno tutti legati da intrecci e nodi profondi, che il racconto disvela con alcuni efficaci colpi di scena. Ci sono Jack (Milo Ventimiglia) e Rebecca (Mandy Moore), una giovane coppia in attesa di tre gemelli. E poi ci sono Kevin, Kate e Randall: ognuno di loro è mosso dall'insoddisfazione ed è in cerca di un cambiamento. Kate è una donna obesa che deve dimagrire (la grande fiction prende spunti dalla tv «ordinaria», del dimagrimento e della trasformazione), Kevin è un attore alle prime armi che vorrebbe essere considerato non solo per il suo bell'aspetto, Randall vuole chiudere i conti con il passato e trovare finalmente il suo padre biologico, che lo ha abbandonato da piccolissimo. Senza rivelare troppo della trama e dei trucchi di scrittura che Dan Fogelman, il creatore della serie, s'inventa per tenere legati fra loro questi quattro quadri narrativi principali, si può dire che «This is us» è un ritratto del matrimonio, delle relazioni tra genitori, figli e fratelli, tutto molto carico di significato. È una riflessione su un'appartenenza che definisce in profondità l'essere umano, quella alla famiglia. In America va in onda su NBC, il canale che ha trasmesso «Parenthood», una delle serie più belle degli ultimi anni, ugualmente centrata sulla famiglia: il confronto è inevitabile. Dove in «Parenthood» la scrittura per quanto raffinata riusciva sempre a sembrare spontanea nel rappresentare i sentimenti e le psicologie dei personaggi della famiglia Braverman, 'This is us' dà l'impressione a tratti di essere troppo «chirurgico», calcolato nel cercare e suscitare l'emozione e la commozione di chi guarda". (Aldo Grasso, 07.12.2016)

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