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martedì 13 aprile 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - “Lost”, la realtà parallela è vera arte?
Ma la scontatezza può essere un’arte? Sono cresciuto con l’idea che l’Arte coincidesse con l’innovazione, la sperimentazione, l’originalità; che avesse crismi rivoluzionari, che il suo motto fosse quelo di essere non al passo coi tempi, ma un passo in avanti (forward). Poi mi sono imbattuto, disgraziatamente, nei flash sideways dell’ultima stagione di “Lost”. Se Nanni Moretti urlava a scuarciagola “No, il dibattito no” in “Io sono un autarchico”, mi verrebbe da prendere un megafono e lanciare l’allarme “No, la realtà parallela, no!”. La “mirabolante” trovata ha spiazzato i più. Anche qualcuno, addirittura, tra i fans più incalliti. Ma dico io, uno segue per anni la serie con più misteri ed interrogativi della tv e poi cosa ti ritrovi? Che molte risposte si trovano in un microcosmo a margine, una sorta di ileostomia virtuale. Troppo scontato. Al limite della banalità. Roba da rivalutare il fondo più nero dell’intero serial: quando a Charlie è apparsa in visione la (pseudo) Madonna on the beach. Al confronto sono da considerarsi capolavori assoluti i finali di “A cuore aperto” (1982) – in cui si svelava che tutto il serial non era niente altro che il sogno di un bambino autistico – di “Pappa e Ciccia” (1988) – le vicende narrate erano fantasie della protagonista che stava scrivendo un diario – o, addirittura, la famigerata doccia sotto la quale si addormentava per un’intera stagione Bobby Ewing in “Dallas” (1978). Francamente, senza peli sulla lingua e dicendola fantozzianamente, quella di “Lost” mi puzza come “una cagata pazzesca”. Ma la delusione fa sorgere un’ulteriore questione “a margine”, se vogliamo “parallela” a quella avviata su Joss Whedon nella rubrica “Nano Nano” un paio di numeri fa del magazine: J.J. Abrams è davvero un genio? Più incompiuto che incompreso, ha sempre cesellato le sue produzioni come montagne russe: picchi estremi di qualità quando era presente, discese spericolate quando bigiava col cinema (altra realtà parallela!). Non a caso, forse, è “Felicity” la serie che più ha mantenuto costante la sua rotta (sebbene inferiore alle altre in quanto ad innovazione). Era il periodo quando doppio J non aveva ancora velleità cinematografiche. “Alias” è stato quello che ha mantenuto di più le promesse al fulmicotone, tranne verso la fine; “A proposito di Brian” già partiva zoppo per aver ingaggiato Raoul Bova; “Sei gradi di separazione” aveva dietro un’idea forte, avviata egregiamente ma che poi finiva in un vicolo cieco (come molti telefilm del “bulimico” Abrams, uno che nel futuro immediato ha in cantiere ben 12 progetti, tra cinema e tv!). Unica eccezione “Fringe”: partito moscio e con l’ombra di “X-Files” sulle spalle, ha saputo trovare la sua cifra dalla seconda stagione. Già immagino l’alzata di scudi dei seguaci più incalliti – si veda a tal proposito cosa scrive il docente di Filosofia Simone Regazzoni nella rubrica “Edicola di Lou” – pronti a difendere a spada tratta Abrams anche se sull’isola, al posto dell’Orso Polare, fosse comparso Bombolo che sbofonchiava “tze, tze, c’ho tutte le scarpe piene di piedi” come in “Delitto al Blue Gay”. Mi viene in mente quella scena in cui Woody Allen, in fila per vedere un film impegnato al cinema, incappa in una coppia che si masturba di aggettivi ridondanti all’indirizzo del regista. La realtà – parallela o meno - è un’altra: che sempre meno si ha il coraggio di criticare i telefilm, anche e soprattutto in senso negativo. E’ tutto un incensare, applaudire, osannare. Giusto farlo fino a qualche tempo fa: raramente trovavi una mela marcia in un cesto. Come se ci fossero solo Cult e Stracult e dimenticassimo i Cotti e Stracotti. Il caso di “Lost”, ripeto, è emblematico. A più d’uno è parso che gli sceneggiatori siano ricorsi all’espediente dei flash besides perché “non sapevano più che pesci pigliare”. In pochi lo hanno ammesso. Meglio giustificare: che figata, la realtà parallela, come uno specchio in cui rifletterci, che genialiata! A mio avviso bisognerebbe invece riattivare quel senso critico – ripeto, anche negativo e tranchant – che si è perso per strada. Non è un caso che il genere seriale conosca la stagione peggiore degli ultimi anni. In piccola parte, anche perché è vissuto nella bambagia di commenti troppo benevoli. Ha fatto la fine di certi cineasti definiti “intellettuali”: a parlarsi addosso. A compiere giri concentrici. Si è prese troppo per buone produzioni che non meritavano poi tanto; i girasoli hanno faticato a risaltare tra tante erbacce spacciate per dalie azzurre. Così si rischia di ritornare ai tempi in cui i telefilm erano “roba di nicchia” (lo sono acora in un certo senso, ma sono stati perlomeno sdoganati a livello culturale agli inizi degli anni 2000), visti solo dai fanatici che mai e poi mai si lancerebbero nella celebre espressione fantozziana. Naturalmente, lo spero e ne sono convinto, sarò smentito dal finalissimo di “Lost” che sarà stratosferico, inimmaginabile, eccezionale. Sarà vera Arte e la metteremo da parte. In Dvd o Blue-Ray che sia…(Articolo di Leo Damerini su "Telefilm Magazine" di Aprile)

martedì 15 luglio 2008

NEWS - Okkio a Rai4, la rete Rai diretta da Carlo Freccero alla ricerca di giovani e amanti del web
(ANSA) - ROMA - E' partita ieri sera con "Elephant", il film di Gus Van Sant, Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2003 e vero e proprio cult dai giovani di tutto il mondo, la prima settimana di palinsesto di Rai4, la nuova tv del digitale terrestre free della Rai, che prende il via domani alle 21.00. ''Una rete per un pubblico giovane, che naviga su internet, sensibile alle suggestioni della moderna comunicazione'', spiega Carlo Freccero, presidente di Raisat (indicata dalla Rai come factory di Rai4). ''L'obiettivo - continua Freccero - sara' quello di trasformare, in alcuni casi, gli spettatori in autori, capaci di contribuire a creare alcuni dei programmi che andranno in onda con i materiali che propongono in rete. Il web sara', quindi, per Rai4 una fonte formidabile di raccolta. In questa fase di partenza, Rai4 si alimentera' soprattutto di serie americane cult, film e telefilm, cartoni animati, programmi musicali, oltre ai fuoricampo' di alcuni reality della generalista. Una sorta di riscaldamento dei motori - conclude Carlo Freccero - in attesa di una programmazione piu' completa, che comprenda produzioni di canale, sia di fiction che di programmi''. In prima serata, il palinsesto della prima settimana prevede film d'autore: martedi' 15 'Una canzone per Bobby Long', mercoledi' 'Million dollar baby' di Clint Eastwood, giovedi' 'Final destination', venerdi' 'Frequency-il futuro e' in ascolto', sabato 'Nella morsa del ragno' e domenica 'C'era una volta il West'. La seconda serata propone ogni giorno una serie americana diversa: lunedi' c'e' 'Day Break'; martedi' 'Six Degrees'; mercoledi' 'What about Bryan', giovedi' 'Codice Matrix', venerdi' 'Veritas'. A seguire, quotidianamente, l'appuntamento con 'Alias'. Lunedi' 14, dopo 'Alias', il film 'Last Days', sempre di Gus Van Sant, ispirato alla figura del leader dei Nirvana Kurt Cobain. Dal martedi', invece, dopo 'Alias', tornano i film di prima serata.La programmazione della domenica e' infine concepita come una vetrina, a partire dalle 15 del pomeriggio, delle serie proposte nel corso di tutta la settimana.

mercoledì 29 novembre 2006

NEWS - "Six degrees": la nuova serie di J.J. Abrams non sfonda
(ANSA) - Roma, 29 nov. - J.J Abrams, il creatore di alcune delle serie piu' seguite degli ultimi anni come 'Alias ' e 'Lost', e' tornato fra le atmosfere ovattate di New York, gia' protagoniste in 'Felicity' uno dei suoi primi successi, come produttore di 'Six degrees', ma il pubblico, almeno per ora non lo ha seguito. Pur avendo ereditato sull'Abc la collocazione fortunata di 'Grey's Anatomy' (spostata in seconda serata), dopo aver registrato indici d'ascolto deludenti, la serie e' stata fermata, e ricomincera' solo a gennaio. La fiction, che arrivera' in Italia nella primavera 2007, sulla base della teoria dei sei gradi di separazione (gia' tema di un film con Will Smith), secondo la quale chiunque puo' essere collegato a qualunque altra persona sul pianeta attraverso una catena di conoscenze con non piu' di 5 intermediari, racconta la storia di sei cittadini di New York, che vivono non rendendosi conto dell'impatto che le loro azioni hanno l'uno sull'altro. Fra gli interpreti ci sono molti attori di rango, come Campbell Scott e Hope Davis, ma a quanto pare, almeno per ora, non e' bastato per conquistare gli spettatori americani. Ottimista comunque Francesca Tauriello, vice presidente di Buena Vista International television: "Credevamo che 'Six degrees', una storia complessa, di sentimenti potesse avere lo stesso pubblico di 'Grey 's Anatomy , ma probabilmente le serve piu' tempo per conquistare gli spettatori. Noi continuiamo a credere molto nel prodotto ha spiegato -. Era gia' accaduto con 'What about Brian' un'altra delle nuove serie prodotte da J.J Abrams. Era partita piano ma in un anno si e' conquistata un pubblico di affezionati".

lunedì 6 novembre 2006

L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
A cura di Leo "Grant" Damerini (Rubrica apparsa sul "Telefilm Magazine di Novembre)

CORRIERE DELLA SERA
"Dr.House", squilla la rivincita dei telefilm
"La vittoria di 'Dr. House' è bella e importante come una rivincita, la meravigliosa rivincita di chi non hai mai smesso di credere nella buona tv. Se Gregory House è «l' unico medico che lavora contro la sua volontà» (come ama dire di sé) anche i telefilm americani si stanno affermando quasi contro la volontà dei direttori di rete. L' aspetto più interessante della sua vittoria, infatti, è che le reti generaliste (principalmente Italia 1 e Raidue) stanno smettendo di trattare il telefilm come un riempitivo. Finora ne avevano fatto carne da macello, usandolo come tappabuchi, alterandone la programmazione e la fisiologia (tre puntate per sera), sostenendolo quasi controvoglia. Adesso sembrano aver capito la lezione che viene dalle reti satellitari: regolarità, cadenza, rispetto per il testo e per il pubblico. La sensazione è che nei telefilm si lavori, appunto, per un pubblico che sta diventando sempre più decisivo nella spartizione dell' audience, per un linguaggio sciolto da ogni vincolo di obbedienza ideologica o sociale. Mai come ora la tv sembra una mela (quella del peccato originale) spaccata in due. Da una parte, con il sostegno della pay tv, si afferma il telefilm come oggetto di consumo culturale (la serialità diventa lo specifico di questa metà «nobile» del mezzo), come capacità di cogliere e rappresentare l' aspetto contraddittorio della realtà, come se la tv fosse ancora uno specchio «magico», «letterario». Dall' altra, si assiste alla crescita del reality come strumento privilegiato (e a basso costo) per dare un senso spettacolare alla vita, per colorare il grigiore quotidiano e per «mostrare» la realtà, entrando in corto circuito con la medesima. Sfortunatamente, di reality, cominciano a essercene troppi, il genere si sta inflazionando, il carattere «feriale» della proposta toglie il respiro e la gioia alla «festività» dei primi, tipo Grande Fratello".
(Aldo Grasso, 19.09.2006)

IL MESSAGGERO
In fuga dal piattume verso i telefilm
"Ecco la fuga del pubblico contro la piattezza generale, con il telecomando che si ferma sui nuovi telefilm, girati benissimo".
(Marco Molendini, 20.09.2006)

TV SORRISI E CANZONI
Brian dietro la lavagna con i programmatori

"4 a 'A proposito di Brian', ennesimo telefilm stupidino con un gruppo di adulti che giocano a fare gli adolescenti e un single infantile che cerca l'anima gemella. Raoul Bova in trasferta americana fa il figurante e appare sprecato in un ruolo che gli impedisce di recitare davvero. 4 alle brusche e non previste sparizioni dei telefilm sulle varie reti: una mancanza di rispetto che fa giustamente infuriare chi si è affezionato ai personaggi e alle storie e vorrebbe seguirle in santa pace. Anche se sono comodi e poco impegnativi per i curatori dei palinsesti, i telefilm sono ormai la spina dorsale delle trasmissioni tv, con buona pace dell'intrattenimento basato sui format".
(Mirella Poggialini, 23.09.2006)

CORRIERE DELLA SERA
"I telefilm sono gli unici che hanno un senso"
"La vittoria di 'Dr. House' è un segno preciso, una deriva: i telefilm sono sono le uniche cose che hanno una costruzione, un percorso, un senso. La gente è stufa di cose vuote".
(Antonio Ricci, 23.09.2006)

NEW YORK TIMES
Mischa Barton sulle tracce di Meryl Streep

"Mischa Barton ha sempre voluto assomigliare a Meryl Streep. E ciò, si presume, spiega come mai è parsa essere ovunque, sempre, durante tutta la Settimana della Moda, onnipresente ed etereamente bella come lo Spirito santo, anche se più facile da riprendere su pellicola".
(Guy Trebay, 25.09.2006)

ELLE FRANCE
Tris di icone sull'Enterprise

"Il Capitano Kirk ha navigato per l'universo in pigiama. Il Capitano Picard è stata la prima icona gay della televisione. Il Capitano Archer ha fatto diventare l'Enterprise un ritrovo porno-chic".
(P.W., 18.09.2006)

mercoledì 27 settembre 2006

L’EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
Pagina a cura di Leo “Grant” Damerini, tratta dal "Telefilm Magazine" di Settembre

ITALIA OGGI
I telefilm sono per le fanzine (non per "Vanity Fair")
Domanda: Perchè vi occupate poco di telefilm?
Risposta: "Bisogna distinguere tra quello che la gente guarda e quello che vuole leggere. Noi non vogliamo portare 'Vanity Fair' in una nicchia, non vogliamo trasformarlo in una fanzine. Non trattiamo lettori e lettrici come se fossero in un ghetto".
(Luca Dini, direttore di "Vanity Fair", 26.05.2006)

CORRIERE DELLA SERA
"Prison break", suspense alla Hitchcock
"Instaurare il meccanismo hitchcockiano della suspense in un telefilm è impresa più che ardua, eppure 'Prison Break' ci riesce benissimo, tanto da lasciare lo spettatore con il fiato sospeso, settimana dopo settimana. La scadenza, che funziona da metronomo all' interno della prigione di Fox River, è l' esecuzione capitale di un condannato accusato di aver ucciso il fratello del vicepresidente degli Stati Uniti. Ma forse è tutta una montatura, un perverso complotto. Il tentativo di evasione si gioca su due scenari estremamente complicati e imprevedibili: quello tecnico (come fuggire, secondo la grande lezione di Fuga da Alcatraz) e quello u mano (con chi allearsi all' interno del carcere, con i bianchi o con gli afroamericani, con il direttore o con il compagno di cella?). È un telefilm che apparentemente sembra costruito con una certa rudezza, le psicologie scolpite con l' ascia, ma che invece si rivela attento ai dettagli più insignificanti, guidato da una perfetta macchina narrativa, ed è ingiustamente punito dalla collocazione di Italia 1".
(Aldo Grasso, 18.06.2006)

IO DONNA
Maestro Starsky
"Sono cresciuta con i telefilm americani. Il mio preferito era 'Starsky&Hutch': ero così fanatica che giravo sempre con un cardigan di lana simile al suo e mi facevo chiamare Starsky. I miei mi portarono da uno psichiatra".
(Mia Maestro, 17.06.2006)

CORRIERE DELLA SERA
Lorelai, mamma da fiaba
"Forse per scongiurare uno dei più grandi disastri dell'educazione familiare (la mamma per amica o il papà per amico), l'America ha da tempo serializzato la complessità dei rapporti parentali. L'aspetto più interessante della serie non è certo rappresentato dalla parte formativa (le sceneggiature sono vidimate da associazioni di tutela della famiglia) ma dai dialoghi: sempre brillanti e tanto più belli quanto più irreali".
(Aldo Grasso, 16.06.2006)

LIBERO
"Joey", pallone gonfiato di "Friends"
"Ho letto che la sit-com 'Joey' è stata realizzata pensando a coloro che avevano amato 'Friends'. Evidentemente perchè, avendo già amato abbastanza quella, ora possono tranquillamente permettersi di odiare questa. E in effetti già ad una prima annusatina preliminare l'odore di 'Friends' si avverte forte e acre. Le battute. I tempi comici. Le situazioni. Se mi fossi messo in visione senza sapere nulla in merito al programma proposto, certamente avrei pensato di assistere al frammento di un episodio della serie precedente. E manco mi sarei sbagliato di tanto. Perchè in 'Joey' si è prelevato un protagonista di 'Friends' e lo si è gonfiato a dismisura fino a renderlo del tutto autonomo. Che poi fosse il personaggio più intrigante, o simpatico, o amato, resta da stabilire. Personalmente, dovendo selezionarne uno, difficilmente avrei effettuato la medesima scelta, ma costui era disponibile e con tale soggetto occorre fare i conti. Che giammai potrebbero tornare avendo la produzione ripresentato l'identico menù, rinnovato solo attraverso la cancellazione di alcune portate. Così il congegno che, dopo essersi fatto apprezzare negli anni, aveva ormai rivelato gravi problemi di usura, ci viene di nuovo tristemente offerto. E quella varietà di caratteri che lo rendevano ancora in qualche misura accettabile, scompaiono. Lasciando il protagonista in balia di una situazione a metà tra la noia ereditata e quella di nuova concezione".
(Alessandro Rostagno, 21.06.2006)

LA STAMPA
Le banalità di "What about Brian"
"Se 'What about Brian' fosse stata un'occasione di crescita professionale avrei continuato. Non mi è sembrato: dialoghi banali, situazioni scontate, ovvietà".
(Raoul Bova, 06.07.06)

martedì 25 luglio 2006

NEWS - "Lost": sesso on the beach nella terza stagione. Ma intanto si lavora alla quarta e alla quinta...
Pronti per la nuova stagione di "Lost"? Gli episodi inediti della seconda stagione andranno in onda in Italia sul canale satellitare Fox di Sky dal 18 settembre ogni lunedì alle ore 21.00 con un doppio episodio settimanale. RaiDue partirà con la seconda stagione dal mese di marzo 2007 ogni lunedì sera alle 21.00. Ma molti appassionati hanno già visto tutta la seconda stagione, scaricandola online e restano per ora in attesa che parta la terza stagione sull'americana ABC (dal 4 ottobre). Nel frattempo trapelano già alcune indiscrezioni sulla nuova stagione del serial di maggior successo degli ultimi anni che continua a essere denso di incognite e tensioni.
ATTENZIONE, ANTICIPAZIONI. Nella terza stagione ogni personaggio subirà delle trasformazioni e nuove figure faranno il loro ingresso, mentre le dinamiche interpersonali avranno inaspettate evoluzioni. Kate (Evangeline Lilly) troverà l'amore entri i primi sei episodi. Ci sarà più sesso e più avventura, ha rivelato il produttore Lindelof. Succederà qualcosa a metà delle serie per la quale molte persone lasceranno l'isola. Desmond (il nominato agli Emmy Henry Ian Cusick), ritornerà. "The Tale of Two Cities" è il titolo della prima puntata, scritta e diretta dal creatore del serial tv stesso JJ Abrams. La terza serie sarà incentrata maggiormente su "The Others" e sulla storia di Alex. Verrà incluso magggiormente il mondo esterno all'isola. Locke (Terry O'Quinn) avrà un ruolo importante nella terza stagione e sarà coinvolto in diverse avventure, dopo aver passato gran parte del suo tempo davanti al PC (nella seconda stagione). Ci sarà un ritorno di Libby (morta nella seconda stagione). Ci saranno almeno 4 (se non addirittura 5) stagioni, e la sceneggiatura delle ultime 2 si "baserà maggiormente sugli umori dei fans". Creata da Jeffrey Lieber, Damon Lindelof e J.J. Abrams (regista cinematografico esordiente di Mission Impossible 3 e autore anche della serie What About Brian dall'8 settembre su FoxLife), la serie è stata girata interamente alle Hawaii e ha vinto nel 2005 ben 6 Emmy Award, tra cui quelli per la miglior regia, musica ed effetti speciali. Nel 2006 si è aggiudicato invece un Golden Globe come migliore serie drammatica e una nomination agli Emmy. In una recente classifica delle serie più viste in Italia nel corso del 2006, infine, "Lost" compare al 1° posto con 3.785.000 spettatori e 15% di share. Negli Usa Lost partirà dal 4 ottobre e andrà in onda ogni mercoledì fino all'8 novembre (per un totale di 6 episodi) per poi tornare in onda in prima visione soltanto a primavera (dopo 13 settimane) con i rimanenti 16. J.J. Abrams nel frattempo ha scelto di entrare nella famiglia Paramount Pictures e Warner Bros. Television. Il nuovo accordo, che vale la bellezza di 60 milioni di dollari, prevede che il famoso autore/regista inizi subito ad onorare il contratto di 5 anni con la Paramount, con cui aveva già collaborato per "Mission: Impossible 3" e quello di sei che lo lega ai progetti televisi targati WBTV. J.J non riserva dunque colpi di scena solamente sul set: chi si sarebbe aspettato che dopo anni alla Touchstone TV, con cui collaborava dal lontano 1997, e con cui aveva dato vita a capolavori come "Lost", "Alias", "Felicity" e il recente "What About Brian", sarebbe passato alla concorrenza? Grazie al compenso così alto, che fa di lui uno degli autori/registi più pagati al mondo, Abrams potrà inoltre migliorare ed allargare la propria compagnia di produzione, la Bad Robot...
(Elmar Burchia per "Dagospia"- elmarburchia@gmail.com)
Nella foto: J.J. Abrams addestra Evangeline Lilly e Dominic Monaghan sulla posizione 82 del Kamasutra.

venerdì 16 giugno 2006

NEWS - Raoul Bova, lascio "What about Brian" per "Nassiriya"
(ANSA) - ROMA, 16 giu - Raoul Bova lascia l'America, ma solo per girare 'Nassiriya', la miniserie prodotta da Valsecchi per Canale 5. Un cosa che l'attore ci tiene a sottolineare con forza, visto che si era vociferato che la sua assenza alla seconda parte del telefilm americano 'What about Brian' fosse dovuta a una sua non riconferma. Le cose sono totalmente diverse, spiega Bova:" il fatto e' che ai primi di luglio parte il progetto Mediaset di Nassiriya di Michele Soavi e ho sentito la responsabilita' di fare questa miniserie che coincideva proprio con le riprese del telefilm americano". Cosi', continua Bova, "ho dovuto scegliere e ho chiesto agli americani di poter rinunciare. E loro mi hanno dato piena liberta' di farlo casomai utilizzandomi, come guest star, in
qualche puntata della nuova serie". Ma a prevalere in questa scelta dell'attore anche la sua partecipazione in 'Io e l'altro' di Mohesen Melliti, film low cost (800.000 E.) in post-produzione:"mi sono messo in questa operazione che mi ha fatto tornare la voglia di fare cinema e mi ha anche fatto ripensare alla mia esperienza americana". Comunque gli States, dice, "mi hanno dato la possibilita' di avere contatti con persone, una popolarita' accresciuta. E poi in 'What about Brian' mi sono misurato con la commedia, ovvero uscire dai mie soliti ruoli". Di "Nassiriya", che racconta dell'attentato che ha visto morire in Iraq il 12 novembre 2003 una ventina di italiani, tra soldati e civili, "ho amato subito la sceneggiatura. Questa voglia di raccontare queste vittime non come degli eroi tradizionali, ma degli eroi di fatto. Ma si parlera' anche, non solo dei soldati, ma della missione di pace e soprattutto dell'impatto che tutti questi uomini hanno avuto con una realta' cosi' diversa". In questa miniserie "saro' molto probabilmente un maresciallo", ma Bova non conferma ne' smentisce la possibile partecipazione di Claudia Pandolfi e di Giulio Scarpati ("il cast e' ancora tutto da definire"). Nel futuro di Bova, "una grande voglia ci concentrarmi solo sul cinema. Fare storie vere, anche a basso budget, ma storie anche un po' folli che possano anche essere esportare anche all'estero". Insomma, conclude l'attore, "dall'America ho imparato anche l'umilta' di attori come Sean Penn e Al Pacino, capaci di fare film commerciali, senza vergognarsi, e poi passare al teatro e cinema indipendente".

giovedì 15 giugno 2006

NEWS- Ultima ora, Raoul Bova lascia serie americana "What about Brian"
Raoul Bova lascia la serie dell'ABC "What about Brian" che lo vedeva tra i protagonisti, presentata allo scorso "Telefilm Festival" a Milano e da settembre in onda su FoxLife. Lo annuncia il sito dell'Accademia dei Telefilm, riprendendo una notizia apparsa sul sito del magazine americano "Tv Guide". Il telefilm, non avendo raggiunto ascolti eccezionali in patria, era stato dapprima sospeso, per poi essere riconfermato per la prossima stagione. Tuttavia Bova non farà più parte del cast. La storia della serie firmata da J.J.Abrams - già dietro i successi di "Lost", "Alias" e "Mission Impossible III" - è quella di un gruppo di amici che cerca di accasare il trentenne Brian (interpretato da Barry Watson, già visto nei panni di Matt Camden nella serie cult di Italia 1 "Settimo Cielo"). Tra gli altri attori presenti nel cast, al fianco di Bova spiccava la presenza di Rosanna Arquette. In questi giorni, proprio Raoul Bova è uscito allo scoperto con una dichiarazione di amore-odio per lo star-system americano: "La serie per me è stata un successo. Lavorare in America è una bella esperienza, ma la concorrenza a Hollywood è spaventosa, all'inizio ho vissuto momenti di frustrazione. Ti accolgono a braccia aperte, con grandi sorrisi, però difficilmente ti fanno entrare nel loro mondo".

giovedì 4 maggio 2006

TELEFILM FESTIVAL 2006 - Manca un giorno all'apertura dell'attesa IV edizione, ultimi inserimenti nel programma e poi il via domani
Ancora un giorno di attesa e poi sarà l'inizio del IV "Telefilm Festival", dal 5 al 7 maggio all'Apollo spazioCinema di Milano, a due passi dal Duomo. Stamattina tocca alla doppia conferenza stampa di due nuovi canali di SKY (FX e Fantasy) e dell'anteprima per i giornalisti di due serial-shock: "Big Love" racconta la storia di un poligamo interpretato da Bill Paxton che vive sotto lo stesso tetto con 3 mogli di differenti età (la ventenne, la trentenne e la quarantenne: naturalmente tutte affascinanti, come appaiono nella foto); "Weeds" è la storia di una vedova a cui dà vita Mary Louise Parker la quale, dopo aver scoperto di essere rimasta al verde, col verde decide di sopravvivere, visto che diventa spacciatrice di marjuana. Entrambe le serie sono contraddistinte da quello humour nero alla "Six feet under" (o alla "Desperate Housewives") che in America, tra le mille proteste delle associazioni più o meno cattoliche, le hanno fatte assurgere a prodotti di culto. Infine qualche inserimento e spostamento nel programma dell'ultima ora. L'anteprima assoluta della serie di J.J. Abrams con Raoul Bova, "What About Brian", sarà proiettato sabato 6 maggio alle ore 23 in sala Dafne. Eventuali repliche potranno seguire nella giornata di domenica. Tra i momenti più attesi del "Telefilm Festival" 2006, domenica 7 maggio alle 19 è confermata la proiezione dell'episodio tridimensionale di "Medium": a tutti coloro che entreranno in sala verranno consegnati degli occhialini personalizzati TF per poter godere appieno delle scene 3D! E dopo la proiezione, rimarranno un esclusivo gadget da conservare! Il previsto incontro con il direttore di Italia 1 Luca Tiraboschi è invece stato spostato dalla mattina di venerdì 5 maggio alle 18 sempre di venerdì. Il count-down segna solo un giorno: siete pronti?

giovedì 27 aprile 2006

TELEFILM FESTIVAL 2006 - C'è anche "What about Brian" con Raoul Bova, la nuova attesissima serie di J.J. Abrams da metà settembre su FoxLife
Non è inclusa nel programma ufficiale perché sino a poche ore fa non era ancora confermata, ma ora possiamo dare per certo che "What About Brian", la nuovissima serie della rete americana ABC che ha tra i suoi protagonisti Raoul Bova, sarà in anteprima assoluta al IV "Telefilm Festival". A pochissime settimane dal debutto USA, verrà proiettato il primissimo episodio del nuovo serial creato da J.J. Abrams. Il genio dietro ai successi di "Alias" e "Lost", ma anche a serie come "Felicity e film attesissimi come "Mission Impossible: III" ha realizzato il suo nuovo "gioiellino" tra un impegno e l'altro della sua fittissima agenda e i telespettatori del "Telefilm Festival", in anteprima assoluta, potranno vederne il pilot sul grande schermo dell'Apollo spazioCinema di Milano. Il telefilm andrà poi in onda, da metà settembre, su FoxLife. E a proposito di J.J. Abrams, da non perdere gli appuntamenti con le sue serie al TF06: i primi due episodi dell'ultima stagione di "Alias" e le ultime due puntate della prima stagione di "Lost", tutte in anteprima rispetto alla messa in onda su Rai Due. Per maggiori dettagli su queste ultime proiezioni, si consiglia di consultare il programma giorno per giorno, così come per sapere esattamente la collocazione di "What About Brian" al IV "Telefilm Festival".

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Lick it or Leave it!

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