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mercoledì 3 settembre 2014

NEWS/L'EDICOLA DI LOU - I giovani fuggono dalla tv tradizionale per le serie tv (ma ancora nessuno o quasi mette sotto accusa l'arcaico Auditel che premia gli anziani, per la gioia dei pubblicitari...). Gli esempi (da seguire) negli altri Paesi.

Articolo di Luca Raimondo su "Il Fatto Quotidiano"

"Spose a caccia dell’abito perfetto, grandi obesi che perdono 100 chili grazie a un severo, ma amorevole personal trainer e ancora cucine da incubo, hotel allo sfascio, gatti indemoniati. Poi si cambia canale e gli avventurieri del sofà possono essere proiettati tra combattimenti, viaggi estremi, macchine superveloci, sfide al limite del possibile. E non dimentichiamo i masterchef grandi e piccini, i boss delle torte e, quando l’ora si fa tarda, anche le gole profondissime e il sesso da pronto soccorso. È la televisione dell’eterno cazzeggio, in cui prima o poi tutti s’imbattono per non abbandonarla più. Ma canali come Real Time e DMax, visibili sia sul satellite che sul digitale terrestre, sono la punta dell’iceberg di un nuovo modo di vedere la tv che sta progressivamente mandando in pensione i canali generalisti, ormai territorio protetto per talk show politici sempre più noiosi e autoreferenziali, che interessano un pubblico sempre più anziano e meno numeroso.
Intanto, chi ha meno di 30 anni – ammesso che la accenda: di sicuro preferisce fare tutto da telefono o tablet – la tv la usa nella sua versione “smart” (collegata a internet, per vedere film e serie rubate dal web e i video preferiti su YouTube) che, come ha spiegato Marco Consoli sull’Espresso, ormai vanta nel mondo vere e proprie star in grado di guadagnare milioni, nate e cresciute sul portale di video comprato da Google nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari. Si tratta di artisti, comici, ma anche cuochi o esperti di make-up; il trucco è avere un’idea originale e sperare che la rete la accolga. Più facile a dirsi che a farsi. È un nuovo artigianato che può ricordare la nascita delle radio libere negli anni ’70. Quando, con scarsissimi mezzi, migliaia di realtà in tutto il paese iniziavano a trasmettere in modo improvvisato, se vogliamo anche dilettantesco, ma finendo per rompere il monopolio pubblico e cambiare per sempre il modo in cui ancora oggi ascoltiamo la radio.
E infatti può succedere che dal video amatoriale di YouTube si arrivi al cast de Le Iene, come è accaduto a Frank Matano, diventato una star del web pubblicando i suoi scherzi telefonici, o Willwoosh, al secolo Guglielmo Scilla, che dagli sketch autoprodotti è passato alla radio, al cinema e ha persino pubblicato un libro.
Anche se si può solo stimare un guadagno minimo e massimo che va da uno a 15 dollari ogni mille visualizzazioni, quelli che nel mondo sono in grado di fare guadagni a sei cifre sono ormai migliaia. Molto meno in Italia, dove somme di un certo livello sono raggiunte da non più di cinque o sei persone. Il mercato però è in vertiginosa ascesa.

Sapere che la raccolta pubblicitaria di YouTube nel 2013 ha generato 5,6 miliardi di dollari, il 51 per cento in più rispetto al 2012, deve far rabbrividire Mediaset e Rai: il gruppo berlusconiano nel semestre gennaio-giugno ha chiuso con una raccolta di 1,1 miliardi di euro (-4 per cento rispetto al 2013), mentre il servizio pubblico è sceso in due anni di circa il 30 (da 964 a 682 milioni di euro).
È l’ennesimo segnale che il nostro paese, soprattutto le giovani generazioni, abbandonano il piccolo schermo e parcellizzano l’ascolto in mille rivoli fatti di video postati sui social network, inoltrati su whatsapp, consigliati ad amici e parenti. Un passaparola che oggi si chiama “virale” e che concede alla tv tradizionale solo lo spazio per la clip della lite tra politici o la gaffe del conduttore, il giorno dopo. Una tendenza che mette ulteriormente in crisi la massa insostenibile di canali visibili in chiaro sul digitale terrestre.
La nuova tecnologia ha infatti consentito a tutti gli operatori di poter ampliare l’offerta, ma il risultato sono share da prefisso telefonico che hanno ridotto drasticamente la redditività ; ad esempio – malgrado gli imponenti investimenti degli ultimi mesi – lo 0,57 per cento con un ascolto medio di poco superiore alle 60mila persone di Rai news24, certificato da un rapporto del Marketing di viale Mazzini su ascolto e gradimento dei canali del servizio pubblico nel primo semestre 2014.

Rai news vale esattamente come Rai Gulp, la metà di Rai Yoyo ed è sempre in coda alla classifica dei canali digitali della Rai, dietro Rai4, Rai Movie, Rai Premium. Fa peggio solo Rai Storia allo 0,18 per cento e Rai Scuola allo 0,01 con 908 telespettatori. Non sono numeri molto diversi quelli dei tanti canali extra di Mediaset: ai tre storici si sono aggiunti La5, Italia2, Iris, Boing, Top Crime e anche l’allnews Tgcom24 (più quelli di Mediaset Premium, ma il digitale pay meriterebbe da solo un discorso a parte). Tutti navigano tra lo zero virgola o superano di poco l’1 per cento.

Tante piccole gocce che perdono da un rubinetto principale, senza portare nulla in termini di ascolto, ma che tutte insieme rubano almeno un 10 per cento alle sorelle maggiori. Lo affermava lo sorso 9 luglio , durante un’audizione alla commissione Telecomunicazioni della Camera, Eric Gerritsen, vicepresidente esecutivo di Sky Italia: “Se le tv non fanno redditività è chiaro che c’è un problema. Quando c’è troppa offerta di frequenze vuol dire che c’è troppo stock di pubblicità e che il prezzo medio di quest’ultima cala troppo”. La soluzione? “Ridurre l’offerta, riportarla a un livello in linea con la media europea”. Infatti, la massa di canali free è un suicidio che non ha paragoni nel resto del continente.
Paesi come Francia, Inghilterra o Germania, si sono guardati bene dall’aumentare a dismisura l’offerta in chiaro. Chi dovesse limitarsi alle tv non a pagamento a Parigi, Londra o Berlino, potrebbe scegliere al massimo tra una quindicina di canali nazionali (nel caso della Germania hanno rilevanza anche le tv dei Laender, ma quello è sul serio un paese federalista).
Persino negli Stati Uniti esistono pochi network nazionali, moltissime consociate locali e il gigantesco mondo delle pay-tv via cavo e satellite. Ma è proprio da oltreoceano che arriva la grande lezione su come far sopravvivere la cara vecchia televisione. È di pochi giorni fa la notizia dell’acquisto da parte del colosso telefonico At&T del numero uno della televisione satellitare Direct Tv per la cifra monstre di 48,5 miliardi di dollari.
Il via libera dell’antitrust USA è il segnale che aspettavano altri grandi gruppi pronti alla fusione, a cominciare da Comcast e Time Warner. Il mondo delle telecomunicazioni e quello della comunicazione e dell’intrattenimento sono sempre più legati a filo doppio, perché i sistemi con cui gli utenti si informano e seguono i loro programmi preferiti sono e saranno sempre più connessi.

Ma in questa marea di cifre, percentuali, milioni e miliardi di dollari o di euro, i contenuti valgono ancora qualcosa? La risposta è sì. E lo dimostra ancora una volta la forza che su tutti i media, vecchi e nuovi, stanno avendo le serie tv. I premi Emmy, gli oscar della televisione assegnati la settimana scorsa, sono stati un evento a cui hanno assistito in America oltre 15 milioni di spettatori, malgrado la partita di football in contemporanea su un altro canale.
Le star di Breaking Bad, di Sherlock, di Big Bang Theory o True Detective, sono delle icone mondiali grazie a internet. In molte parti del globo le serie sono già sui computer di milioni di fan i quali non aspettano che sia la tv del loro paese a mandarle in onda.
Non a caso i produttori di House of Cards, grande sconfitto di questa edizione, non hanno perso tempo e il giorno dopo hanno postato su YouTube un divertente video di venti secondi con il gelido assistente di Frank Underwood/Kevin Spacey che chiama al telefono il suo contatto per sapere come mai “l’accordo” per farli vincere non si sia concretizzato. Si perde la gara tradizionale, ma si vince quella della comunicazione.
E sarà pure vero, come è stato scritto, che è in questa edizione degli Emmy è stata bocciata Netflix, la web tv che produce House of Cards, come a dire che il mondo della tv tradizionale cerca di frenare l’avanzata di chi offre contenuti su piattaforme multimediali, ma a portarsi a casa il premio sono state serie straordinariamente innovative, nello stile e nelle tematiche.
Con Breaking Bad vince la storia di un uomo onesto e rispettato che sceglie la strada della produzione e dello spaccio di droga; con Modern Family la descrizione, in tutte le sue contraddizioni, della famiglia allargata sempre più tipica della società occidentale contemporanea. Grazie alle serie, la tv non muore ma si trasforma; se dieci anni fa i ragazzi parlavano degli ospiti della casa del Grande Fratello, oggi discutono del “Trono di Spade”, “The Walking Dead” e, finalmente, di un prodotto italiano straordinario come “Gomorra.
Perché la modernità porterà con sé programmi su malattie imbarazzanti e reality sui parrucchieri, ma anche grandi racconti che descrivono i mutamenti della nostra epoca meglio delle inutili chiacchiere di mille talk show. E solo quando la nostra “vecchia” tv ne capirà lo spessore, potrà vivere senza timore la concorrenza dei nuovi media e i profitti multimiliardari di You-Tube".

lunedì 7 novembre 2011


NEWS - So hoooot! Micol Ronchi, la coniglia di Chiambretti, accende la nuova puntata del Tg Telefilm dedicata in gran parte alle serie tv americane senza freni della domenica sera
Miss February di Playboy Italia. Playmate del mese su Playboy Argentina, Russia, Polonia e Croazia. Musa e coniglia di Piero Chiambretti in Chiambretti Night. Micol Ronchi è la special guest di Tg Telefilm di Bonsai TV, questa settimana alle prese con i “bollori” delle serie tv americane della domenica sera. "Dexter", "Hung", "Boardwalk Empire", virano infatti decisamente verso le luci rosse nel disperato (quanto focoso) tentativo di accaparrarsi il maggior numero di ascolti. In questa puntata, inoltre, focus sull’attrice Courteney Cox tra gli albori targati "Friends" e il futuro da produttrice delle serie "Skinny Girl" e "Ten Years". Per la rubrica "coming next" spazio a "2 Broke Girls" con l’arrivo nel cast di Marsha Thomason nei panni di una femme fatale e di Jennifer Coolidge che interpreterà il ruolo di un’affaccendata donna in carriera. Tempo di classifiche targate Subsfactory. Top&Flop questa settimana: salva a pieni voti il dark-fiabesco "Grimm", bocciato malincuore "Supernatural" e la sua crisi d’ispirazione. Inoltre, come ogni settimana, curiosità, segreti e retroscena delle serie tv più attese, nel primo telegiornale completamente dedicato ai telefilm, presentato da Manuel Masi e giunto alla seconda stagione. "Tg Telefilm" è realizzato da Bonsai TV. Ogni lunedì solo su www.youtube.com/bonsaitv.

lunedì 13 giugno 2011

TELEFILM FESTIVAL 2011 - Al TF di Milano l'invasione cult dei "Freaks" lunedì 27 giugno!

Articolo di Renato Franco sul "Corriere della Sera" (11.06.2011)
"Cinque ragazzi di Roma scoprono di avere dei superpoteri e cercano di capire cosa è successo nei quattro mesi di blackout che li ha colpiti. Ecco la sinossi ai tempi di Twitter (140 caratteri, punto incluso) della webserie che con il marketing che funziona dai tempi di Noé - il passaparola - è riuscita a raggiungere due milioni e trecentomila visualizzazioni. Certo, nell'era dei bit, il chiacchiericcio digitale è una valanga al cubo che si moltiplica a velocità supersonica. Così in tre mesi i cinque episodi di «Freaks!» hanno sommato numeri da tv generalista (il sesto episodio è «in onda» da ieri su YouTube). Freak, letteralmente scherzo della natura, come il film culto del 1932 diretto da Tod Browning, un bianco-e-nero sui fenomeni da baraccone del circo. Qui invece entriamo nel mondo del paranormale: cinque ragazzi - colpiti da un vuoto di memoria, un blackout di quattro mesi - cercano di capire il motivo dei superpoteri di cui si ritrovano dotati e cercano di ricostruire il buco nero di 120 giorni di cui sono vittime. Dietro di loro si muove un personaggio chiave che sta intrigando chi è finito nella Rete: è «l'uomo misterioso», soprannominato dagli utenti «Jimmy senza faccia», l' unico in grado di ricondurre i ragazzi alla verità oscurata dal blackout. Era una notte buia e tempestosa... Giulia ha la bocca piena di sangue (ha appena morso al collo uno sconosciuto) e quando viene investita da un' auto si rialza come se nulla fosse. Andrea sta per essere picchiato da tre ragazzi ma mettendosi a piangere riesce a «costringere» i suoi assalitori a fare lo stesso. Marco è a letto con una ragazza e mandando indietro il tempo rivive 23 volte l' orgasmo. Viola rende cieco il suo fidanzato con un tocco di mani: è lui a investire Giulia. E sul luogo dell' incidente c' è pure Silvio. Si ritrovano lì tutti e cinque e, dopo pochi minuti dal loro incontro, svengono, senza un preciso motivo. Tutto ha inizio così. Un progetto video dietro cui si muovono tre «youtubers» che stanno a internet come Bonolis sta a Canale 5: Guglielmo Scilla (in arte Willwoosh), Matteo Bruno (alias Canesecco) e Claudio Di Biagio (sul web NonApriteQuestoTubo). Autore assieme a loro, anche Giampaolo Speziale, leader del gruppo musicale degli About Wayne. Tutti ragazzi under 25. Tutti italiani, anche se «Freaks!» si ispira piuttosto alle serie tv americane. I debiti sono con «Heroes» e «Misfits» (persone normali che scoprono di possedere capacità sovrumane) e si pesca un po' da «FlashForward» (il blackout e il mistero che si nasconde dietro questo buco nero) e da «Buffy l' ammazzavampiri». «Freaks!» troverà spazio al Telefilm Festival di Milano, in programma dal 27 giugno al 3 luglio. E propio lunedì 27 ci sarà una maratona di tutta la serie, compresa l' anteprima dell' inedito ultimo episodio (il settimo), alla presenza del cast in sala. Leo Damerini, direttore artistico del Telefilm Festival, spiega così l' apertura al web: «Abbiamo deciso di celebrare il "mostruoso" fenomeno "Freaks" in quanto illuminante esempio di come la creatività italiana, data per morta sulla tv generalista per quanto riguarda la lunga serialità, è viva e lotti insieme a noi sul web. Un' oasi dov' è possibile osare aldilà delle convenzioni e del macchiettismo, lontani dall' Auditel a tutti i costi e dal perbenismo divenuto perlopiù stucchevole, se non irritante, nella tv per tutti». I quattro autori, con voce corale, interpretano così il successo della serie: «In parte perché ad averla creata sono stati ragazzi seguiti già singolarmente dal web. In parte vogliamo sperare che sia perché c' era bisogno di questo inizio di cambiamento nel panorama produttivo italiano. Per il resto non ne abbiamo idea. Di base tutti e quattro (e sicuramente anche il cast tecnico e artistico) ci saremmo appassionati a questa serie se l'avessimo trovata improvvisamente su YouTube». Il canale naturale, altro che la gelatina di Raiset: «Youtube permette a chiunque di creare qualsiasi tipo di materiale, fruibile in maniera libera e gratuita. Una serie italiana che parla di superpoteri non avrebbe riscosso facilmente l' approvazione delle produzioni tv. In questo modo non abbiamo dovuto convincere nessuno nel credere a questo progetto se non noi stessi. E siamo stati spinti da un solo obiettivo: intrattenere le persone gratuitamente e con qualità». Arrivare in tv per loro non è una meta: «La nostra ambizione adesso è far appassionare i ragazzi a questa storia. Chiaramente trovare una soddisfazione economica alle proprie passioni è il massimo per qualunque persona. Non ci stiamo comunque prefissando paletti ora come ora. Il massimo sarebbe avvalersi di una buona produzione pur rimanendo su internet e offrendo al pubblico un prodotto totalmente gratuito». A Milano il Telefilm Festival, organizzato dall'Accademia del Telefilm in collaborazione con «Tv Sorrisi e Canzoni» è in programma a Milano dal 27 giugno al 3 luglio. Tra i titoli più attesi della nuova edizione della manifestazione c'è l'anteprima assoluta di «Falling Skies», serie prodotta da Steven Spielberg (in prima visione assoluta su Fox dal 5 luglio). Lunedì 27 giugno è prevista la maratona di «Freaks!», con la proiezione di tutti gli episodi, compresa l'anteprima dell'inedito settimo episodio, alla presenza del cast".

lunedì 6 giugno 2011

TELEFILM FESTIVAL 2011 - Al nono TF si celebra il fenomeno cult "Freaks": maratona e anteprima ultimo episodio con cast e ideatori in sala
Il Telefilm Festival 2011 è oltremodo lieto di accogliere il fenomeno tutto italiano Freaks!, la prima web series che con oltre un milione di “spettatori” ha già attirato l’attenzione di media e addetti ai lavori. Scritta, diretta e interpretata da giovani creativi, oltre che vere e proprie celebrities di Youtube quali Guglielmo Scilla, a.k.a WillWoosh, Claudio Di Biagio, a.k.a Nonapritequestotubo, Matteo Bruno a.k.a Canesecco e Giampaolo Speziale, leader del gruppo degli About Wayne, la serie ha tutti i numeri per essere il prototipo di un nuovo genere e di una palpitante linfa vitale, oltre che esempio di come ormai la creatività e le novità nascano sul web e non più sulla tv generalista. Il TF2011 proporrà lunedì 27 giugno una maratona di tutta la serie, compresa l'anteprima dell'inedito ed attesissimo ultimo episodio, alla presenza del cast in sala.


Vedi la prima puntata di "Freaks"
http://www.youtube.com/watch?v=dOdKpb7rrOY

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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