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LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Le due televisioni sul nostro telecomando
Ormai esistono
due televisioni, sempre più distinte e distanti.
Quella di pancia e
quella di testa. La prima va in onda sulla tv generalista: è quella delle risse nei talk-show, del voyeurismo da reality, dei bambini spacciati da cantanti adulti, delle fiction "santificate", dei funerali in diretta, dei pacchi scavicchiati con lacrimuccia, delle faccine da circostanza. Quella che fa spippettare
Davide Maggio, tanto per intenderci. La seconda è quella che vola alta sul satellite e sul digitale terrestre: programmi tematici e, soprattutto, telefilm. La prima è da pugno nello stomaco, la seconda ti invita a riflettere. Le serie tv, in questo contesto, rimangono un'oasi felice e sempre più solitaria. L'Isola del tesoro. Viene da chiedersi retoricamente se chi guardi "
Dexter" o "
Mad Men" possa poi abbassarsi a guardare "
Grande Fratello" o "
Ti lascio una canzone". Se chi ormai guarda in contemporanea con l'America il finale di "
Lost" o il lancio di "
The Event" possa poi scanalare sulle
Miss Italia di
Milly Carlucci. In questo inizio di stagione, dati alla mano, sembra di no, guardando la significativa trasfusione di pubblico dalla generalista al satellite. Ancor più, i recenti flop di ascolti sulla generalista di "
Lie to me", "
The Mentalist", "
FlashForward" e "
The Big Bang Theory", la dicono lunga.
Serie eccellenti rifiutate da un pubblico che si nutre di scazzi e schiamazzi fin dalle prime ore del mattino. E' come se la tv trash avesse generato i suoi
anticorpi per rigettare il virus della qualità. Eppure
sono i telefilm che tracciano la linea dell'originalità, che t'invitano a riflettere anche dopo il the end di puntata, con i suoi meravigliosi puntini di sospensione. La generalista, tanto per dire, ti incolla due puntate a botta, non lasciandoti il tempo. Il satellite ultimamente ci mette il suo,
cambiando la "casa" di serial avviati su altri canali;
Cielo, seppure in chiaro, ha scippato a
Fox Retro parte dell'egemonia vintage; vengono lanciate in pompa magna anche serie chiuse dopo pochi episodi; è in atto
una guerra a colpi di comunicati tra il satellite (Sky) e la generalista (Mediaset e Rai) sull'immobilità del sistema televisivo; la qualità d'Oltreoceano della nuova stagione telefilmica non pare sia eccelsa (a parte "
The Boardwalk Empire" e "
The Big C"). Nonostante le contingenze, il
pueblo unido dei telefilm è più vivo che mai: è rincorso dai pubblicitari (i quali lo definiscono "attivo" rispetto al "passivo" che si nutre dei Pippi Baudi), è il core business delle promozioni dei "pacchetti", è quello che vede gruppi sempre più folti su facebook e twitter. E' quello ignorato dai giornali, che non hanno ancora compreso il suo valore di opinion leader:
Natalia Aspesi su "
La Repubblica" è arrivata solo oggi a segnalare il sorpasso della tv americana sul cinema - si veda
L'Edicola di Lou - quando ormai si è a rischio di ri-sorpasso. Meglio piazzare in pagina le polemiche di Baudo che rifiuta Sanremo o le proteste sui bambini cantanti di Scotti e della Clerici.
Nell'opinione pubblica italiana si ragiona ancora di pancia, con i numeri dell'
Auditel (anche se non sono più quelli di una volta sulla generalista), con le polemiche create ad arte che si presume attirino lettori-spettatori, con
gli orari sballati e i continui cambi di programmazione, con la proposta utopica di
Antonio Marano - vicedirettore della Rai - di girare serie tv in inglese (quando la maggior parte degli attori del nostro paese dovrebbe imparare a parlare, perlopiù, in italiano...).
Una rivoluzione sotterranea pronta ad esplodere, un bivio davanti al quale occorre prendere una decisione, fare una scelta, schierarsi. La tv di pancia o quella di testa: una scissione che al confronto la separazione di Fini e Berlusconi sembra un neo di
Bruno Vespa.
(Articolo di
Leo Damerini pubblicato su "
Telefilm Magazine" di
Novembre)