venerdì 18 maggio 2018
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
"IL VENERDI'" DE "LA REPUBBLICA"
"The Terror", il nuovo tassello sontuoso delle serie tv
"Ancora per qualche giorno si potrà sfruttare il vantaggio - avendo conoscenti americani a cui si vuole fare un dispetto - di rivelare a tradimento il finale delta serie, che negli Usa va a chiudersi la prossima settimana mentre da noi è disponibile per intero già da tempo. Cose da serialità di oggi, cose da servizi in streaming con ampia disponibilità di mezzi - i soldi, si quelli. E allora Amazon Prime Video - disponibile per chi è abbonato al servizio di spedizioni - e il fantasmagorico The Terror. Che non é solo il titolo, é anche il nome di una delle due navi protagoniste e che vediamo sullo schermo - tra i produttori c'è Ridley Scott - mentre cercano disperatamente il pacctggio a Nord Ovest. Siamo a metà Ottocento e quelli della Royal Navy inglese hanno deciso di andare a cercare il famoso pertugio. La serie è tratta da una storia quasi vera e soprattutto da un libro del 2007 La scomparsa dell'Erebus di Dati Simmons. Quel che è pazzesco è che pnma venne il libro con la storia delle due navi scomparse e poi, pochi anni dopo, avvenne il ritrovamento di due relitti. Su storia e leggenda del perché e del percome il Polo Nord non solo si rifiutò di concedere il passaggio ma anzi condannò a morte tutti i valorosi degli equipaggi si può costruire una serie spettacolare, piena di misteri e umanità, un ma-come-fanno-i-marinai con immagini da urlo, riprese pazzesche - tanta computer-grafica, certo - suono impeccabile, ghiaccio bollente e fascino supremo. Ci sono anche i flashback, che servono anche e soprattutto a immettere nella stona qualche personaggio femminile (c'è anche Greta Scacchi), ma soprattutto ci sono mistero e terrore: corne in Alien, c'è qualcosa di soprannaturale che incombe sulla spedizione. Chi si sente solo vagamente attratto da quanto descritto sommariamente finora, converga con fiducia sull'obiettivo. Da qui, non si può fare altro che rilevare il nuovo tassello sontuoso che il genere serie tv di livello internazionale aggiunge alla sua età dell'oro, ovvero quella in corso". (Antonio Dipollina)
"IL VENERDI'" DE "LA REPUBBLICA"
"The Terror", il nuovo tassello sontuoso delle serie tv
"Ancora per qualche giorno si potrà sfruttare il vantaggio - avendo conoscenti americani a cui si vuole fare un dispetto - di rivelare a tradimento il finale delta serie, che negli Usa va a chiudersi la prossima settimana mentre da noi è disponibile per intero già da tempo. Cose da serialità di oggi, cose da servizi in streaming con ampia disponibilità di mezzi - i soldi, si quelli. E allora Amazon Prime Video - disponibile per chi è abbonato al servizio di spedizioni - e il fantasmagorico The Terror. Che non é solo il titolo, é anche il nome di una delle due navi protagoniste e che vediamo sullo schermo - tra i produttori c'è Ridley Scott - mentre cercano disperatamente il pacctggio a Nord Ovest. Siamo a metà Ottocento e quelli della Royal Navy inglese hanno deciso di andare a cercare il famoso pertugio. La serie è tratta da una storia quasi vera e soprattutto da un libro del 2007 La scomparsa dell'Erebus di Dati Simmons. Quel che è pazzesco è che pnma venne il libro con la storia delle due navi scomparse e poi, pochi anni dopo, avvenne il ritrovamento di due relitti. Su storia e leggenda del perché e del percome il Polo Nord non solo si rifiutò di concedere il passaggio ma anzi condannò a morte tutti i valorosi degli equipaggi si può costruire una serie spettacolare, piena di misteri e umanità, un ma-come-fanno-i-marinai con immagini da urlo, riprese pazzesche - tanta computer-grafica, certo - suono impeccabile, ghiaccio bollente e fascino supremo. Ci sono anche i flashback, che servono anche e soprattutto a immettere nella stona qualche personaggio femminile (c'è anche Greta Scacchi), ma soprattutto ci sono mistero e terrore: corne in Alien, c'è qualcosa di soprannaturale che incombe sulla spedizione. Chi si sente solo vagamente attratto da quanto descritto sommariamente finora, converga con fiducia sull'obiettivo. Da qui, non si può fare altro che rilevare il nuovo tassello sontuoso che il genere serie tv di livello internazionale aggiunge alla sua età dell'oro, ovvero quella in corso". (Antonio Dipollina)
giovedì 17 maggio 2018
mercoledì 16 maggio 2018
NEWS - Fermi tutti! Preparatevi al gender-balance (o genderometro), l'app che garantisce l'equità di genere (anche) nelle serie tv
News tratta da "Il Foglio"
Il bilanciamento di genere (spartizione equa al millimetro tra donne e uomini) è un duro lavoro. Non tanto per la mole imponente, quanto perché capita che a ostacolarlo siano i suoi stessi impiegati (non che lo facciano volontariamente: la mano del patriarcato è invisibile). Si capisce, allora, l'importanza e l'urgenza di meccanizzarne i processi, poiché, in fondo, è solo davanti alle macchine che siamo tutti uguali. Christina Hodson, sceneggiatrice e attivista Time'sUp, ha pensato: non sarebbe bello se, prima di mandare un film in sala o una serie in tv, se ne potesse monitorare la sceneggiatura attraverso un software speciale, in grado di conteggiare velocemente quante donne e quanti uomini ci sono, per quanto tempo ciascuno di essi parla, quanto sono più o meno frivole le loro battute, per presentare poi un conto, un punteggio, insomma un'indicazione seria, puntuale, scientifica di come il lavoro analizzato rispetti o infranga l'equità di genere? E - ahinoi - qualcuno l'ha aiutata a renderlo possibile. Manifestare la necessità di aggiustare le quote (non solo nel cinema) attraverso studi e statistiche sui gap prodotti dal sessismo non è stato sufficiente, né hanno sortito effetto i test di autovalutazione della rappresentazione delle minoranze destinati soprattutto agli scrittori (come il Bechdel, che consiste nel rispondere a tre domande su come e se, nel proprio racconto, si sono tratteggiate le figure femminili) o il lavoro culturale e di sensibilizzazione per l'inclusione femminile: dicono i numeri che le donne sono ancora in minoranza, in soggezione, in ombra. Abbiamo stabilito con fatica che tra numeri e persone c'è una sana incoerenza e che i dati non esauriscono la realtà, eppure ai numeri e ai dati affidiamo la massima esplicazione della condizione femminile, tanto da appaltarne la correzione a rilevazioni e criteri algoritmici. "Durante il processo di scrittura, non sei sempre consapevole di quanto poco i tuoi personaggi femminili interagiscano o parlino", ha detto al New York Times John August, al quale Christina Hodson si è rivolta per creare il genderometro.
News tratta da "Il Foglio"
Il bilanciamento di genere (spartizione equa al millimetro tra donne e uomini) è un duro lavoro. Non tanto per la mole imponente, quanto perché capita che a ostacolarlo siano i suoi stessi impiegati (non che lo facciano volontariamente: la mano del patriarcato è invisibile). Si capisce, allora, l'importanza e l'urgenza di meccanizzarne i processi, poiché, in fondo, è solo davanti alle macchine che siamo tutti uguali. Christina Hodson, sceneggiatrice e attivista Time'sUp, ha pensato: non sarebbe bello se, prima di mandare un film in sala o una serie in tv, se ne potesse monitorare la sceneggiatura attraverso un software speciale, in grado di conteggiare velocemente quante donne e quanti uomini ci sono, per quanto tempo ciascuno di essi parla, quanto sono più o meno frivole le loro battute, per presentare poi un conto, un punteggio, insomma un'indicazione seria, puntuale, scientifica di come il lavoro analizzato rispetti o infranga l'equità di genere? E - ahinoi - qualcuno l'ha aiutata a renderlo possibile. Manifestare la necessità di aggiustare le quote (non solo nel cinema) attraverso studi e statistiche sui gap prodotti dal sessismo non è stato sufficiente, né hanno sortito effetto i test di autovalutazione della rappresentazione delle minoranze destinati soprattutto agli scrittori (come il Bechdel, che consiste nel rispondere a tre domande su come e se, nel proprio racconto, si sono tratteggiate le figure femminili) o il lavoro culturale e di sensibilizzazione per l'inclusione femminile: dicono i numeri che le donne sono ancora in minoranza, in soggezione, in ombra. Abbiamo stabilito con fatica che tra numeri e persone c'è una sana incoerenza e che i dati non esauriscono la realtà, eppure ai numeri e ai dati affidiamo la massima esplicazione della condizione femminile, tanto da appaltarne la correzione a rilevazioni e criteri algoritmici. "Durante il processo di scrittura, non sei sempre consapevole di quanto poco i tuoi personaggi femminili interagiscano o parlino", ha detto al New York Times John August, al quale Christina Hodson si è rivolta per creare il genderometro.
Ci sono volute un paio di settimane e voilà: Highland2, software per sceneggiatori intenzionati a non sgarrare di mezzo punto percentuale il gender-balance, è disponibile sull'App Store. Gratis. Hodson lo ha testato personalmente e - sorpresa! - ha scoperto che molti suoi lavori non superano la prova del 50 e 50, deducendone che anche gli insospettabili hanno dei pregiudizi e che, per stanarli, la disciplina metodologica e l'autogoverno non bastano: bisogna ricorrere a strumenti neutri di rilevazione matematica. Poiché il problema è quantitativo e pure qualitativo, esiste un software che valuta quanto variopinta e non stereotipata sia la presenza femminile in un racconto o in una sceneggiatura: si scarica online il WriterDuet, che include anche un test di Bechdel più affidabile, poiché automatizzato. Meno robotizzata è l'operazione che propone David Leonhardt, giornalista, che ha raccontato sul New York Times di aver creato una newsletter nella quale si è imposto di citare fonti per metà di colleghi uomini e per l'altra metà di colleghe donne. Ha dato notizia di una petizione che tutti gli accademici, i giornalisti, i relatori possono firmare per garantire che mai e poi mai parteciperanno a un incontro pubblico in cui venga data parola solo a uomini e di un Tumblr che raccoglie, per parodiarle, le locandine di tavole rotonde, panel, presentazioni di libri, dove non siano interpellate donne. A casa nostra come va? Cosi: all'hashtag #tuttimaschi si indirizzano foto delle prime pagine di Corriere e Repubblica, evidenziando che le firme sono tutte maschili o che quelle femminili non si occupano di politica, ma "solo" di costume, o al massimo di cultura (ammissione involontaria: la cultura è roba di quart'ordine, robetta per angeli del focolare). Si è, intanto, proposta per gioco una puntata di Piazza Pulita in cui tutte le ospiti siano donne. E state certi che, infilata nello stesso genderometro che boccerebbe "La banda degli onesti" e "The Wolf of Wall Street", passerebbe il test con tanto di applausi.
lunedì 14 maggio 2018
NEWS - Guerra a Netflix e Amazon! L'Europa dichiara guerra ai colossi dello streaming con legge capestro che impone il 30% di produzioni europee (in Italia si è andati oltre grazie a Franceschini e la sua legge che impone il 60% di produzioni italiane dal 2020, se è per questo...)
Netflix e piattaforme streaming straniere tassati per finanziare il cinema e la serialità locale. Questa è la strada presa da Berlino per trovare nuove risorse al fine di promuovere la cultura tedesca. Decisione questa, che secondo la Commissione europea risulta in regola con i principi del diritto europeo sugli aiuti di stato. Non è di quest'opinione il colosso dello streaming Netflix, che a novembre 2016 aveva presentato ricorso alla decisione della Commissione europea. Gli avvocati di Netfiix contestano che l'imposta tedesca sia contraria al principio «del paese di origine» e viola le norme sugli aiuti di stato. Il caso riceverà verdetto mercoledì 16 maggio. Intanto, secondo una proposta presentata dalla Commissione europea, i fornitori di streaming come Netfiix e Amazon Prime Video sarebbero tenuti a dedicare almeno il 30% dei loro contenuti a film di produzione europea. In base alle regole proposte, sarà anche necessario che i servizi streaming finanzino serie TV e film prodotti in Europa.
Netflix e piattaforme streaming straniere tassati per finanziare il cinema e la serialità locale. Questa è la strada presa da Berlino per trovare nuove risorse al fine di promuovere la cultura tedesca. Decisione questa, che secondo la Commissione europea risulta in regola con i principi del diritto europeo sugli aiuti di stato. Non è di quest'opinione il colosso dello streaming Netflix, che a novembre 2016 aveva presentato ricorso alla decisione della Commissione europea. Gli avvocati di Netfiix contestano che l'imposta tedesca sia contraria al principio «del paese di origine» e viola le norme sugli aiuti di stato. Il caso riceverà verdetto mercoledì 16 maggio. Intanto, secondo una proposta presentata dalla Commissione europea, i fornitori di streaming come Netfiix e Amazon Prime Video sarebbero tenuti a dedicare almeno il 30% dei loro contenuti a film di produzione europea. In base alle regole proposte, sarà anche necessario che i servizi streaming finanzino serie TV e film prodotti in Europa.
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