sabato 10 ottobre 2015
venerdì 9 ottobre 2015
Occhi
cerchiati di nero, pallore spettrale, inquietanti tracce di sangue sulla bocca
e sui vestiti e quell’incedere lento e incerto. Gli zombi sono tornati!
Halloween si avvicina e i morti viventi
ritrovano un inaspettato vigore proprio con l’approssimarsi della notte
più demoniaca dell’anno. Loro
stanno già per mettersi in marcia e terrorizzare la metropoli. La seconda
edizione di “The Zombie Walk”, una manifestazione che si ripete con successo da
un decennio nelle più importanti città di tutto il mondo, prenderà il via a Milano il prossimo 10 ottobre dai
Giardini pubblici Indro Montanelli. L’appuntamento è fissato a partire
dalle 10, nell’area antistante il Bar Bianco, quando un team di 15 truccatori
professionisti si metterà all’opera per consentire ai partecipanti di
impersonare non solo le classiche figure del truculento mondo infero degli
zombi, ma anche il misterioso e attesissimo
personaggio di Liv. Creato e organizzato da Unconventional Events, “The Zombie Walk” sarà infatti l’occasione
per promuovere la prima, sconvolgente stagione della serie televisiva ”iZombie”, il serial che rilegge il
genere dei morti viventi in onda in
prima tv su Premium Action dal
prossimo 4 novembre, di cui proprio Liv sarà la principale protagonista. Alle
ore 14 i morti viventi cominceranno a seminare il terrore nelle vie della
città. Il percorso, che si snoda fra i giardini Indro Montanelli di via
Palestro e Piazza Cairoli, sarà aperto da un truck speciale dotato di consolle
e impianto audio da 9.000 watt che trasmetterà in anteprima i trailer di “iZombie”. Ma non sarà solo una
passerella dell’orrore. Lungo il tragitto i partecipanti saranno coinvolti
attivamente in due spettacolari flash mob:
il primo in Largo La Foppa e il
secondo nell’area Nevicata 14 di piazza Cairoli, con il Castello Sforzesco a
fare da sfondo straordinario al gran finale della ”Zombie Walk”.
Durante
i flash mob, per qualche attimo l’umanità avrà l’illusione di poter sfuggire a
queste creature malvagie, che improvvisamente cadranno “morte” a terra. In
questa atmosfera irreale, l’unica
sopravvissuta sarà proprio Liv. Ad interpretarla, nei suoi diversi look,
saranno alcuni attori professionisti che vagheranno allucinati per le strade
stringendo in mano un “cervello”: una macabra sorpresa in puro stile zombi. E
questo è solo l’inizio. “The Zombie Walk” anticipa infatti i temi e le lugubri
atmosfere che saranno il filo conduttore di Monsterland, il più grande evento milanese della notte di
Halloween che andrà in scena il prossimo 31 ottobre presso Estahtè Market Sound
(www.monsterland.it). Qui gli zombi
saranno sempre i benvenuti!
Per
ulteriori informazioni:
Pagina
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www.unconventionalevents.it
info@unconventionaleventi.it
NEWS - Scandalo Auditel! Resi noti i nomi delle famiglie campione. "Un problema tecnico", minimizzano. Ma adesso diventano influenzabili e i dati inquinati...(cambierà, finalmente, qualcosa???)
Articolo tratto dal "Corriere della Sera"
Scoppia il caso degli ascolti tv. Inquinati i risultati dell'Auditel. Un baco del software avrebbe svelato l'identità delle famiglie campione. Il cda dovrà decidere se interrompere le rilevazioni. Un pasticciaccio brutto di cui all'Auditel avrebbero fatto volentieri a meno: il campione di 5.600 famiglie da cui dipende quel numerino entrato anche nel linguaggio comune e che tanto potere ha, il sacro share, è stato «inquinato». Problema tecnico minimizzano alcune voci. Questione di tasti spinti per errore o vero e proprio baco del software. Per ora non si sa. Anche perché ieri, dopo riunioni concitate ai massimi livelli dell'Auditel, si è deciso, anche per questioni legali, di fare finta di nulla in attesa di capirne di più. I panni sporchi verranno lavati nel consiglio di amministrazione in agenda per mercoledì prossimo. Il sistema di rilevazione degli ascolti tv dell'Auditel è in discussione da tempo, ma stavolta il problema è ancora più serio se non grave: chi fa parte del panel non deve conoscere quali sono gli altri soggetti rilevati per evidenti rischi di inquinamento dei risultati. Gli stessi nomi delle famiglie sono difesi da un sistema in pieno stile Spectre che negli anni è stato anche lo stile della stessa Auditel, sempre poco incline a comunicare e spiegare. E invece pare che sia avvenuto proprio questo: la Nielsen, la società alla quale sono affidate operativamente le rilevazioni per Auditel, avrebbe incrociato male i cavi come si diceva una volta e chi non doveva sentire aveva un microfono acceso nelle altre stanze. Il giallo nel giallo è quale quota del panel sia stata contaminata. Da questo dato si capirà se siamo di fronte a un «Audi-gate». L'unica certezza è che il panel dovrà essere almeno parzialmente cambiato come si fa con le giurie che non possono più garantire il risultato della legge uguale per tutti. Un gioco per niente facile: le 5.600 famiglie rappresentano l'intera popolazione italiana, 24 milioni di case con un consumo medio di tv per individuo che in Italia è ancora di 4 ore al giorno. Ognuna di queste famiglie ha, dunque, un peso statistico enorme: 50 di esse rappresentano poco meno dell'1 per cento del Paese. Tutto ciò senza considerare che l'intero sistema di rilevazione è in fase di transizione per passare a un panel più corposo di oltre 10 mila famiglie. Un altro grattacapo. Le conseguenze del «baco dello share» non sarebbero note nemmeno a chi governa l'Auditel, tanto che sempre ieri ci sarebbe stata una spaccatura all'interno della società tra chi voleva procedere con la sospensione della rilevazione fino a data da destinarsi e chi ha optato per la linea pragmatica dell'andare avanti. I tre «azionisti» forti sono Rai, Mediaset e l'Upa, l'associazione degli investitori pubblicitari. È facile immaginare che chi compra spazi non sarà del tutto contento. Ma anche per la programmazione del palinsesto, il pagamento dei ricchi cachet e le decisioni editoriali sarebbe un dramma: lo share è una religione monoteista e spegnere l'Auditel significa mettere questa industry (che solo di investimenti pubblicitari tra gennaio e agosto ha toccato i 2,2 miliardi) nel buio totale. È come tornare all'età della pietra, non esistono altri indicatori tranne che per i canali che passano attraverso le smart box a pagamento come Sky. Ma, anche in questo caso, le società possono sapere se la tv o il tablet sono accesi su un canale ma non quante persone ci sono, rilevazione che solo l'Auditel garantisce. Mercoledì al board Auditel andrà in onda il programma: il «baco dello share». Ma a telecamere spente.
Articolo tratto dal "Corriere della Sera"
Scoppia il caso degli ascolti tv. Inquinati i risultati dell'Auditel. Un baco del software avrebbe svelato l'identità delle famiglie campione. Il cda dovrà decidere se interrompere le rilevazioni. Un pasticciaccio brutto di cui all'Auditel avrebbero fatto volentieri a meno: il campione di 5.600 famiglie da cui dipende quel numerino entrato anche nel linguaggio comune e che tanto potere ha, il sacro share, è stato «inquinato». Problema tecnico minimizzano alcune voci. Questione di tasti spinti per errore o vero e proprio baco del software. Per ora non si sa. Anche perché ieri, dopo riunioni concitate ai massimi livelli dell'Auditel, si è deciso, anche per questioni legali, di fare finta di nulla in attesa di capirne di più. I panni sporchi verranno lavati nel consiglio di amministrazione in agenda per mercoledì prossimo. Il sistema di rilevazione degli ascolti tv dell'Auditel è in discussione da tempo, ma stavolta il problema è ancora più serio se non grave: chi fa parte del panel non deve conoscere quali sono gli altri soggetti rilevati per evidenti rischi di inquinamento dei risultati. Gli stessi nomi delle famiglie sono difesi da un sistema in pieno stile Spectre che negli anni è stato anche lo stile della stessa Auditel, sempre poco incline a comunicare e spiegare. E invece pare che sia avvenuto proprio questo: la Nielsen, la società alla quale sono affidate operativamente le rilevazioni per Auditel, avrebbe incrociato male i cavi come si diceva una volta e chi non doveva sentire aveva un microfono acceso nelle altre stanze. Il giallo nel giallo è quale quota del panel sia stata contaminata. Da questo dato si capirà se siamo di fronte a un «Audi-gate». L'unica certezza è che il panel dovrà essere almeno parzialmente cambiato come si fa con le giurie che non possono più garantire il risultato della legge uguale per tutti. Un gioco per niente facile: le 5.600 famiglie rappresentano l'intera popolazione italiana, 24 milioni di case con un consumo medio di tv per individuo che in Italia è ancora di 4 ore al giorno. Ognuna di queste famiglie ha, dunque, un peso statistico enorme: 50 di esse rappresentano poco meno dell'1 per cento del Paese. Tutto ciò senza considerare che l'intero sistema di rilevazione è in fase di transizione per passare a un panel più corposo di oltre 10 mila famiglie. Un altro grattacapo. Le conseguenze del «baco dello share» non sarebbero note nemmeno a chi governa l'Auditel, tanto che sempre ieri ci sarebbe stata una spaccatura all'interno della società tra chi voleva procedere con la sospensione della rilevazione fino a data da destinarsi e chi ha optato per la linea pragmatica dell'andare avanti. I tre «azionisti» forti sono Rai, Mediaset e l'Upa, l'associazione degli investitori pubblicitari. È facile immaginare che chi compra spazi non sarà del tutto contento. Ma anche per la programmazione del palinsesto, il pagamento dei ricchi cachet e le decisioni editoriali sarebbe un dramma: lo share è una religione monoteista e spegnere l'Auditel significa mettere questa industry (che solo di investimenti pubblicitari tra gennaio e agosto ha toccato i 2,2 miliardi) nel buio totale. È come tornare all'età della pietra, non esistono altri indicatori tranne che per i canali che passano attraverso le smart box a pagamento come Sky. Ma, anche in questo caso, le società possono sapere se la tv o il tablet sono accesi su un canale ma non quante persone ci sono, rilevazione che solo l'Auditel garantisce. Mercoledì al board Auditel andrà in onda il programma: il «baco dello share». Ma a telecamere spente.
giovedì 8 ottobre 2015
NEWS - Tv allo specchio. "Downton Abbey" vs. "Il Segreto", così lontani così vicini. Sabato in Triennale a Milano un confronto ai confini della realtà tv
La tv sta cambiando. E in Italia? Nell’Ambito del festival “Studio in Triennale”, appuntamento annuale di eventi, panel e interviste pubbliche organizzato da “Rivista Studio” alla Triennale di Milano, giunto quest’anno alla 4° edizione, si parlerà anche di questo. Sabato 10 ottobre, alle ore 12.00, si confronteranno due titoli apparentemente diversi come “Downton Abbey” (5° stagione inedita su La 5 dal 18 ottobre) e “Il Segreto” (Canale 5). Il direttore di Canale 5, Giancarlo Scheri, e il direttore dei canali tematici free di Mediaset, Marco Costa – moderati dalla giornalista Stefania Carini – metteranno a confronto l’amatissima e popolare soap “Il Segreto” con il “gioiellino” della critica “Downton Abbey”.
La tv sta cambiando. E in Italia? Nell’Ambito del festival “Studio in Triennale”, appuntamento annuale di eventi, panel e interviste pubbliche organizzato da “Rivista Studio” alla Triennale di Milano, giunto quest’anno alla 4° edizione, si parlerà anche di questo. Sabato 10 ottobre, alle ore 12.00, si confronteranno due titoli apparentemente diversi come “Downton Abbey” (5° stagione inedita su La 5 dal 18 ottobre) e “Il Segreto” (Canale 5). Il direttore di Canale 5, Giancarlo Scheri, e il direttore dei canali tematici free di Mediaset, Marco Costa – moderati dalla giornalista Stefania Carini – metteranno a confronto l’amatissima e popolare soap “Il Segreto” con il “gioiellino” della critica “Downton Abbey”.
mercoledì 7 ottobre 2015
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
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martedì 6 ottobre 2015
NEWS - Arriva Netflix e il primo derby è con Sky: produrrà la serie tratta dal film "Suburra" senza il regista Sollima che preferisce la tv di Murdoch per "Gomorra 2" e "Zero zero zero" di Saviano
Articolo tratto da "la Repubblica"
Che Netflix avrebbe rivoluzionato il panorama televisivo italiano era immaginabile, che i tempi sarebbero stati così rapidi non era scontato. E invece il primo colpo messo a segno è notevole: la tv in streaming produrrà insieme a Cattleya e alla Rai la serie tratta da Suburra, il film di Stefano Sollima su Mafia Capitale (dal libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo) che uscirà nelle sale il 14 ottobre ( in contemporanea con l'esordio su Netflix negli Stati Uniti e in America Latina) . Da maggio 2016 il film sarà disponibile su Netflix anche in Italia. Preso a scatola chiusa, prima del giudizio di pubblico e critica. La serie entrerà in produzione l'anno prossimo. Sull'onda di Romanzo criminale e Gomorra, diventati cult televisivi, Suburra esordirà su web e poi sarà trasmessa dalla Rai. "Essere su Netflix significa molto per me - commenta Sollima - il film avrà l'opportunità di raggiungere un vasto pubblico internazionale». Incentrato sulla battaglia per la conquista di Ostia, destinata a diventare un paradiso del gioco d'azzardo, Suburra intreccia la storia del parlamentare corrotto Mal-gradi (Pierfrancesco Favino) a quella di Numero 8 (Alessandro Borghi), capo di una famiglia criminale che gestisce il territorio. Intorno a loro si muovono Sebastiano (Elio Germano), organizzatore di eventi, religiosi corrotti e mafiosi rivali, tra cui Samurai (Claudio Amendola) leader del crimine romano. Non sarà difficile sovrapporre i personaggi di fantasia a quelli della cronaca, anche se questo viaggio nel cuore oscuro di Roma, come lo definiscono Bonini e De Cataldo, è stato scritto prima che gli scandali e le inchieste finissero sul New York Times o sul Guardian. "La storia - ne è convinto Erik Barmack, vice presidente Netflix «conquisterà gli abbonati in Italia e in tutto il mondo» "Come per Romanzo criminale - spiega Riccardo Tozzi di Cattleya - cercheremo giovani attori, ma terremo due protagonisti del film. Non sarà Sollima a dirigere la serie, ha altri progetti. L'orgoglio c'è: Netflix sta rivoluzionando il nostro modo di guardare la W e non produce in tutti i paesi dove approda, lo fa in Francia e ora in Italia. Abbiamo prodotto Suburra con RaiCinema, che aveva un diritto di prelazione nel caso in cui si fosse realizzata la serie. Li abbiamo informati della proposta e hanno deciso di partecipare.. Cattleya aveva sempre collaborato con Sky ( è in preparazione Zero zero zero dal libro di Roberto Saviano con la regia di Sollima), stavolta Netflix ha battuto tutti sul tempo: "Con Sky abbiamo molti progetti, quello che riguarda Suburra lo stavamo pensando ma non l'avevamo elaborato - chiarisce Tozzi - per coincidenza quelli di Netflix avevano visto il film, grazie al venditore estero. Gli è piaciuto moltissimo e hanno preso contatto con noi». Per il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto «orgoglioso di produrre con Netflix, la collaborazione è un esempio della nuova strategia intrapresa per essere competitivi in Italia e all'estero: dobbiamo essere all'avanguardia e ridefinire l' offerta.". La tendenza per cui un film diventa serie è globale: basti pensare a Fargo dei fratelli Coen, diventata serie di successo (alla Festa del cinema di Roma sarà presentata la seconda stagione) e agli altri blockbuster che in America diventeranno racconti per la tv: da Attrazione fatale a Minority report. Segno di mancanza di fantasia o si preferisce andare sul sicuro? .Siamo in una fase per cui tutto si mischia, è normale fare un film da un libro, una serie da un film o magari un film da una serie - osserva Tozzi - non ci sono barriere, siamo nell'epoca della tv globale, la creatività originale è sempre più rara, in tutte le arti ormai si lavora sulla base di materiale esistente. Abbiamo fatto questa elaborazione per primi nel 2005 con il film Romanzo criminale convinti che si andasse verso la serie 'di genere". Il pubblico ci ha dato ragione.".
Da "Dagospia"
Netflix e Cattleya hanno annunciato un
accordo per la produzione di una serie tv basata sul film “Suburra” e
subito si è gridato allo “scippo” a Sky del team che ha creato successi
come “Romanzo Criminale” e “Gomorra”. La realtà è ben diversa. L’accordo
tra Cattleya e Netflix si basa infatti sulla vendita dei diritti
internazionali del film “Suburra” diretto da Stefano Sollima – un film
che difficilmente avrebbe avuto una distribuzione internazionale
considerando che è tutto incentrato su Mafia Capitale con riferimenti
alla politica italiana (soprattutto agli ultimi giorni del governo
Berlusconi) mentre la serie omonima non sarà diretta dal regista e non
vedrà il coinvolgimento del team creativo che ha firmato le serie Sky,
che oggi sta completando “Gomorra2” e che tra poco sarà impegnato sul
nuovo progetto della pay tv di Murdoch “Zero Zero Zero” girata tra gli
Stati Uniti, l’Inghilterra e l’Italia in co-produzione con Canal+.
Articolo tratto da "la Repubblica"
Che Netflix avrebbe rivoluzionato il panorama televisivo italiano era immaginabile, che i tempi sarebbero stati così rapidi non era scontato. E invece il primo colpo messo a segno è notevole: la tv in streaming produrrà insieme a Cattleya e alla Rai la serie tratta da Suburra, il film di Stefano Sollima su Mafia Capitale (dal libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo) che uscirà nelle sale il 14 ottobre ( in contemporanea con l'esordio su Netflix negli Stati Uniti e in America Latina) . Da maggio 2016 il film sarà disponibile su Netflix anche in Italia. Preso a scatola chiusa, prima del giudizio di pubblico e critica. La serie entrerà in produzione l'anno prossimo. Sull'onda di Romanzo criminale e Gomorra, diventati cult televisivi, Suburra esordirà su web e poi sarà trasmessa dalla Rai. "Essere su Netflix significa molto per me - commenta Sollima - il film avrà l'opportunità di raggiungere un vasto pubblico internazionale». Incentrato sulla battaglia per la conquista di Ostia, destinata a diventare un paradiso del gioco d'azzardo, Suburra intreccia la storia del parlamentare corrotto Mal-gradi (Pierfrancesco Favino) a quella di Numero 8 (Alessandro Borghi), capo di una famiglia criminale che gestisce il territorio. Intorno a loro si muovono Sebastiano (Elio Germano), organizzatore di eventi, religiosi corrotti e mafiosi rivali, tra cui Samurai (Claudio Amendola) leader del crimine romano. Non sarà difficile sovrapporre i personaggi di fantasia a quelli della cronaca, anche se questo viaggio nel cuore oscuro di Roma, come lo definiscono Bonini e De Cataldo, è stato scritto prima che gli scandali e le inchieste finissero sul New York Times o sul Guardian. "La storia - ne è convinto Erik Barmack, vice presidente Netflix «conquisterà gli abbonati in Italia e in tutto il mondo» "Come per Romanzo criminale - spiega Riccardo Tozzi di Cattleya - cercheremo giovani attori, ma terremo due protagonisti del film. Non sarà Sollima a dirigere la serie, ha altri progetti. L'orgoglio c'è: Netflix sta rivoluzionando il nostro modo di guardare la W e non produce in tutti i paesi dove approda, lo fa in Francia e ora in Italia. Abbiamo prodotto Suburra con RaiCinema, che aveva un diritto di prelazione nel caso in cui si fosse realizzata la serie. Li abbiamo informati della proposta e hanno deciso di partecipare.. Cattleya aveva sempre collaborato con Sky ( è in preparazione Zero zero zero dal libro di Roberto Saviano con la regia di Sollima), stavolta Netflix ha battuto tutti sul tempo: "Con Sky abbiamo molti progetti, quello che riguarda Suburra lo stavamo pensando ma non l'avevamo elaborato - chiarisce Tozzi - per coincidenza quelli di Netflix avevano visto il film, grazie al venditore estero. Gli è piaciuto moltissimo e hanno preso contatto con noi». Per il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto «orgoglioso di produrre con Netflix, la collaborazione è un esempio della nuova strategia intrapresa per essere competitivi in Italia e all'estero: dobbiamo essere all'avanguardia e ridefinire l' offerta.". La tendenza per cui un film diventa serie è globale: basti pensare a Fargo dei fratelli Coen, diventata serie di successo (alla Festa del cinema di Roma sarà presentata la seconda stagione) e agli altri blockbuster che in America diventeranno racconti per la tv: da Attrazione fatale a Minority report. Segno di mancanza di fantasia o si preferisce andare sul sicuro? .Siamo in una fase per cui tutto si mischia, è normale fare un film da un libro, una serie da un film o magari un film da una serie - osserva Tozzi - non ci sono barriere, siamo nell'epoca della tv globale, la creatività originale è sempre più rara, in tutte le arti ormai si lavora sulla base di materiale esistente. Abbiamo fatto questa elaborazione per primi nel 2005 con il film Romanzo criminale convinti che si andasse verso la serie 'di genere". Il pubblico ci ha dato ragione.".
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Zerozerozero
NEWS - Pay tv: "entro 3 anni obiettivo 13 milioni di abbonati!". Patuano, AD Telecom, dixit..."In Europa sono al 50% degli abitanti, noi fermi al 25%"
(ANSA) - ROMA - "L'obiettivo e' di arrivare a 12-13 milioni di clienti paganti nel sistema Italia entro tre anni". Lo ha indicato l'ad di Telecom Marco Patuano che si dice "molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualita' troveranno la domanda". "In giro per l'Europa il tasso di penetrazione della pay tv e' piu' o meno del 50% delle unita' immobiliari - ha spiegato - . Noi siamo al 20-25% e dobbiamo immaginare che se arrivassimo al 55% dei 24-25 milioni di unita' immobiliari in Italia non sarebbe una cifra assurda". Patuano ha ricordato che in Italia oggi ci sono sette milioni di collegamenti nella pay tv.
(ANSA) - ROMA - "L'obiettivo e' di arrivare a 12-13 milioni di clienti paganti nel sistema Italia entro tre anni". Lo ha indicato l'ad di Telecom Marco Patuano che si dice "molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualita' troveranno la domanda". "In giro per l'Europa il tasso di penetrazione della pay tv e' piu' o meno del 50% delle unita' immobiliari - ha spiegato - . Noi siamo al 20-25% e dobbiamo immaginare che se arrivassimo al 55% dei 24-25 milioni di unita' immobiliari in Italia non sarebbe una cifra assurda". Patuano ha ricordato che in Italia oggi ci sono sette milioni di collegamenti nella pay tv.
NEWS - "Stalker" di titolo e di fatto. Approda dal 28 ottobre su Premium Crime la prima serie tv sullo stalking. E a Roma si parla di casistica italiana (mercoledì 7 ottobre) alla sede della Polizia di Stato
La
traduzione del termine inglese “stalking”
è, letteralmente, “cacciare la preda”. Più
in generale indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo, i quali
affliggono un'altra persona perseguitandola, generandole stati di paura e
ansia, arrivando persino a compromettere lo svolgimento della normale vita quotidiana.
Un reato in crescita – catalogato in
Italia tra gli “atti persecuori” - che ha attirato l’attenzione e la
sensibilità, oltre che delle forze dell’ordine, di associazioni a tutela e
prevenzione delle vittime, così come vasta eco sta conoscendo il fenomeno sulla
stampa, sui social e, adesso, anche la serialità americana.
Dal 28 ottobre prende il via su Premium
Crime “Stalker”, la prima serie tv sullo stalking. Il
tenente Beth Davis (Maggie Q) e il
detective Jack Larsen (Dylan McDermott)
indagano su vari casi di persecuzioni personali per la Threat Assessment Unit
del dipartimento di polizia di Los Angeles. La serie vanta la firma DOC, da ideatore,
di Kevin Williamson (autore della saga di “Scream” al cinema, mentre in tv
si segnala per i cult “Dawson’s Creek”, “The Vampire Diaries”, “The Following”).
La Polizia di Stato
ha sempre dedicato un’attenzione particolare ai reati che colpiscono le donne
essendo stata la prima forza di polizia
a dotarsi, fin dall’inizio degli anni Sessanta, di una struttura dedicata:
il corpo di polizia Femminile. Disciolto il Corpo della Polizia Femminile,
dagli anni 80 ha elaborato strategie sempre più efficaci per la repressione e il
contrasto di queste forme delittuose che spesso possono assumere dei tragici
connotati. Sono state, infatti, istituite delle apposite sezioni negli apparati
investigativi con personale specializzato, oltreché che punti di ascolto sempre attivi e a
disposizione delle potenziali vittime. Proprio per cercare di aiutare le
donne che si trovano in tali condizioni la Polizia di Stato ha da tempo
attivato campagne
informative e di sensibilizzazione sul tema. Per
discutere e analizzare il fenomeno e per meglio
conoscerne le caratteristiche Premium
Crime ha organizzato, in collaborazione con la Polizia di Stato. il convegno “STALKING:
OSSESSIONE CRIMINALE”, ospitato mercoledì 7 ottobre presso la Scuola Superiore della Polizia Stato
di Roma, alle ore 11.00. Al
convegno moderato da Gian Luigi Nuzzi di
“Quarto Grado” (Retequattro) parteciperanno, oltre che rappresentanti di
associazioni che tutelano le vittime del fenomeno: Mariacarla
Bocchino (Primo Dirigente del Servizio Centrale Operativo
della Polizia di Stato); Antonio
Tundo (Direttore
dell'Istituto di Psicopatologia di Roma - psichiatra, docente di Psicopatologia generale presso l’Università di
Pisa e la Scuola di Psicoterapia cognitiva di Roma); Mara
Carfagna (ex ministro
per le Pari Opportunità, principale promotrice della legge che ha introdotto
anche in Italia il reato di “stalking”); Alessia
Morani (Vice
Presidente Gruppo parlamentare PD e membro della II Commissione Giustizia
della Camera dei Deputati);
Valentina
Pitzalis
(vittima di un feroce atto di “stalking”);
Giorgio
Simonelli
(massmediologo e critico Tv, docente di “Storia della radio e della
televisione” e “Giornalismo radiofonico e televisivo” all’Università Cattolica
di Milano, dove dirige anche il Master in “Comunicazione e marketing del
cinema”).
L’evento, visibile in diretta
streaming su TgCom.it, sarà supportato da brevi inserti filmati della serie
tv, mentre al termine sarà proiettata la
puntata pilota del serial di Premium
Crime. Il pubblico da casa potrà altresì partecipare grazie al live twitting sui social di Premium
Crime.
lunedì 5 ottobre 2015
GOSSIP - Nina coming out! La Dobrev di "TVD" alla sua prima uscita col nuovo manzo...
Nina Dobrev takes the red carpet with her boyfriend Austin Stowell for the premiere of his film Bridge of Spies held at Alice Tully Hall at Lincoln Center during the NYFF on Sunday evening (October 4) in New York City. The 26-year-old actress supported her beau at the big opening of his movie! Nina and Austin had not officially walked a red carpet together before this evening, but they did attend a NYFW event last monthBridge of Spies. opens on October 16 – be sure to check it out!
FYI: Nina is wearing a Versace dress, Charlotte Olympia clutch, H. Stern jewels, and Casadei shoes.
Nina Dobrev takes the red carpet with her boyfriend Austin Stowell for the premiere of his film Bridge of Spies held at Alice Tully Hall at Lincoln Center during the NYFF on Sunday evening (October 4) in New York City. The 26-year-old actress supported her beau at the big opening of his movie! Nina and Austin had not officially walked a red carpet together before this evening, but they did attend a NYFW event last monthBridge of Spies. opens on October 16 – be sure to check it out!
FYI: Nina is wearing a Versace dress, Charlotte Olympia clutch, H. Stern jewels, and Casadei shoes.
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