L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
Maureen Dowd per il "New York Times", articolo pubblicato da "La Repubblica"
- Traduzione di Anna Bissanti
"Carrie Mathison sarà anche stata cacciata dalla finta Cia della serie
Homeland, ma lunedì è stata accolta a braccia aperte dalla vera Cia.
«La nostra gita a Langley» l'ha definita ironicamente Claire Danes. «Ci è
sembrato quasi di essere tornati ai tempi del liceo». (E di sicuro
saprà il fatto suo).
L'attrice ammette che in questo caso il fatto che la sua vita si sia
così intrecciata all'arte è stato un po' "stravagante", tenuto conto che
entrambe le trame sono segrete e non se ne può parlare.
«C'era un lungo tavolo pieno di agenti della Cia e poi c'eravamo noi,
seduti proprio di fronte, come se fossimo pronti a scoprire i nostri
giochi» dice ridendo. «Loro non potevano dirci niente, in realtà. E noi
non potevamo dire loro niente del nostro show. Che genere di
conversazione avremmo potuto mai avere?».
La situazione si è fatta ancora più bizzarra quando si è unita al
gruppo la compagna con la quale Danes divideva la camera a Yale da
matricola, ex agente che ora lavora a Langley come avvocato, vestita per
puro caso proprio come il personaggio di Danes. «Tailleur pantalone»
dice Danes impassibile. «Non puoi sbagliare».
Alex Gansa, co-autore e show runner di Homeland, ha definito
l'incontro di due ore a Langley con le sue star, gli autori, i dirigenti
e un gruppo di agenti della Cia uno «scambio in tutta franchezza e
libertà sul business dell'intrattenimento e sul mondo dell'intelligence,
incontro che ha evidenziato parecchi paralleli». Poi ha elencato
ironicamente: «Entrambi costruiamo set. Entrambi interpretiamo ruoli. Ed
entrambi facciamo brainstorming: loro sulle operazioni, noi sulle
storie delle puntate».
L'agente capo John Brennan ha addirittura accompagnato l'interprete
della sua versione fiction, Mandy Patinkin, nel proprio ufficio.
Patinkin in seguito ha detto di aver osservato i «massicci libroni
rilegati in pelle» impilati sul tavolo delle riunioni, pensando che
invece
di essere semplici oggetti di scena quelli contengono «il destino del
nostro mondo». Brennann ha raccontato come svolge il compito di tenere
costantemente sotto sorveglianza i nemici estremisti dell'America.
(Come ama dire Patinkin, quando interpretava il personaggio di Inigo
Montoya per La principessa sposa: «Sono nel business delle rappresaglie
da così tanto tempo che adesso che è finita non so proprio che cosa fare
del resto della mia vita».)
L'attore ha dato un affascinante ritratto di Saul Berenson, il centro
morale dello show. (O forse la talpa, per meglio dire, visti i temi
della doppiezza e della bipolarità). Brennan ha raccontato a quella
figura paterna spesso afflitta da molte preoccupazioni per la folle
erudita Carrie, i suoi dolorosi doveri di padre quando deve incontrare
le famiglie degli agenti caduti. Perché il brusco Brennan ha accolto
Hollywood?
Si potrebbe pensare che la Cia sia troppo impegnata con quella
spedizione così a lungo rimandata di armi ai ribelli siriani, ma questa
non è soltanto l'agenzia più paranoica e indecisa in città - tanto
bipolare quanto la sorprendente Carrie interpretata da Danes -; potrebbe
essere benissimo anche la più consapevole della propria immagine.
Alla Cia hanno ancora i brividi al ricordo delle volte in cui al
Congresso alcuni hanno chiesto se non sarebbe meglio chiudere o ridurre
l'agenzia: si tratta di un timore riflesso nel debutto della terza
stagione della serie Homeland che andrà in onda il 29 settembre.
In quell'episodio si assiste ad alcune udienze del Senato dopo che
un'autobomba dei terroristi è esplosa a Langley, facendo fuori i vertici
della Cia e a pezzi Carrie e Brody, i nostri innamorati preferiti e
predestinati, un mix tra Romeo e Giulietta e Bonnie e Clyde. («Gente
malata, gente malata » come ama dire Patinkin, citando sua moglie.)
Così la Cia ha deciso di rischiare il disonore per mano di Peter
King, rappresentante newyorchese al Congresso che ha lanciato
un'inchiesta che ha portato a un'indagine dell'ispettore generale, per
sapere se l'agenzia d'intelligence ha rivelato troppe informazioni
riservate a Mark Boal e Kathryn Bigelow, autori di Zero Dark Thirty.
Lunedì sera un'anteprima e un ricevimento glamour alla galleria
d'arte Corcoran organizzati da Showtime e da David Nevins, l'innovativo
presidente, hanno attirato un gruppo schiamazzante di agenti operativi
dell'agenzia come pure Michael Hayden, ex direttore della Cia, e Michael
Morell, ex vicedirettore della Cia. Jose Rodriguez, ex capo del
servizio segreto della Cia che ha dato l'ordine di distruggere i filmati
sulle torture dell'agenzia, era presente e socializzava con tutti.
«Mi fa venire i brividi», ha confidato Gansa, aggiungendo che lo show
ha consulenti che «sono ancora agenti in servizio dell'agenzia
d'intelligence, mentre molti altri sono agenti in pensione».
Quanto a Danes, che ha vinto gli Emmy Award, ha rivelato di aver
ereditato la sua "faccia gommosa e di plastilina" dal padre: «Mio padre
non aveva cartilagine nelle orecchie... e io adoro stropicciargli la
faccia». Se Carrie forse è "trasgressiva" e "profondamente turbata",
dice Danes, «è anche un po' una super eroina, che sbaglia spesso, ma
finisce col salvare la situazione».
L'agenzia preferisce fare public relation su personaggi da fiction un
po' squilibrati ma devoti che non su quelli veri che brancolano nel
buio. Carrie e Saul, che nella nuova stagione sono soggetti a molta più
sorveglianza da parte del Congresso di quanta ne riceva la Cia nella
vita reale, di fatto hanno dato un forte slancio all'immagine
dell'agenzia.
La Cia preferirebbe parlare di programmi illeciti, come gli omicidi
mirati, che ritornare sopra ai suoi madornali errori: non essersi
accorta del disfacimento dell'Unione Sovietica e del complotto dell'11
settembre di Osama; e aver sbagliato a immaginare che ci fossero armi di
distruzione di massa in Iraq e sentirsi sconcertata dalla Primavera
araba.
Danes scherza sull'abbraccio di gruppo alla Cia: «Forse c'è questa
strana idea per la quale i tuoi successi non saranno mai festeggiati
ufficialmente mentre i tuoi flop saranno rivelati a tutti. Ci deve
essere una specie di sollecitazione a mettere in mostra in senso
positivo anche le proprie vittorie perfino nell'ambito di una fiction'»".
venerdì 20 settembre 2013
NEWS - Revolution (e stavolta Abrams non c'entra)! Dal 2014 in America verranno rivelati anche gli ascolti tv "mobili" (da noi l'Auditel è ancora legato a chi ha le prese telefoniche nel muro!)
Articolo tratto da "Variety"
TV programmers frustrated that shows watched on tablets and smartphones have been invisible to Nielsen’s ratings may finally get a solution — next year.
Next week, Nielsen will formally announce to clients a timetable for a long-awaited development: In September 2014, the firm is aiming to be able to attribute linear TV viewed on smartphones and tablets to its National TV ratings.
The approach, the culmination of more than three years of work, will for the first time provide a single, consistent measure of live programming viewing across both TV and digital, according to the firm. That could solve a problem that has vexed TV nets and marketers: Today, there’s no satisfactory way to harmonize data about video content and advertising viewed on TV, online, mobile and other platforms.
“Networks are starving for a number they can publish that really represents their audience not just on TV but across all platforms,” said Eric Solomon, Nielsen’s senior VP of global audience measurement. “I think it will start changing the narrative that ‘people are not watching TV shows.’ It’s that they’re watching on different platforms.”
The new Nielsen capability means live television streamed through such apps as ABC’s WatchABC, as well as on iPad video apps from cable operators, can now be counted toward the total numbers on which programmers get paid by TV advertisers.
Viacom Media Networks chief research officer Colleen Fahey-Rush is taking a wait-and-see attitude.
“They have a lot to deliver,” she said, who describes Nielsen as “kind of like the bad boyfriend who keeps letting you down but you can’t break up with him, because he’s the only boy in the whole school.”
In tandem, Nielsen is working to deliver Digital Program Ratings, which measure consumption of TV content online delivered without the national commercials (replaced with digitally inserted online ads), in the first quarter of next year. The firm announced a pilot of Digital Program Ratings in April that includes participation from ABC, CBS, Fox, NBC, A&E, CW, Discovery, Univision and AOL.
“What we’re trying to do is bring a lot of the TV model to the digital world,” said Solomon. “This will find Nielsen-coded content on any platform.”
The Digital Program Ratings data uses the same methodology as Nielsen’s Online Campaign Ratings service, which is based on about half of homes in its National People Meter panel (about 10,000 households that also have agreed to let the company monitor their online consumption). To glean age and gender data and cross-reference that with the viewing numbers, Nielsen cut a pact with Facebook, which has about 179 million monthly active users in the U.S.
The two Nielsen digital initiatives support both linear TV and digital ad models, according to Solomon. “A key learning for us was that no two clients are approaching this question of distribution in the same way — they need flexibility to choose the monetization model they use,” he said.
Do the Nielsen efforts go far enough? Industry observers are encouraged by the projects, calling them steps in the right direction, but said they’re not a panacea.
“The fact that (incorporating mobile viewing into TV ratings) is still a year off shows we’re not moving at the speed that marketers and consumers are,” said David Cohen, chief media officer for ad agency Universal McCann.
About the grumbling that Nielsen has taken far too long to progress in this area, Solomon said the company can’t unilaterally alter its national TV ratings given the billions of dollars in advertising sold based on the data. “Any change to that is thought through and analyzed to death, and that’s one of the reasons why this seems to take so long,” he said.
In the absence of action by Nielsen, several programmers have placed bets on other research initiatives. Perhaps the most ambitious is ESPN’s hybrid Project Blueprint, which the sports cabler began testing in February.
It is based on comScore’s services tracking 1 million PCs and 14,000 mobile devices, combined with data from 4.5 million cable set-tops. To that, Project Blueprint layers in data from Arbitron’s 70,000 Portable People Meter, to add radio exposure and a cross-reference of television. Finally, in the critical linchpin, the data uses a single-source “calibration panel” of 2,000 PPM users that provides a reality check across all media — TV, online, mobile and radio.
“Our message is, this thing works and it works extremely well,” said Artie Bulgrin, ESPN’s senior vice president of research and analytics. “The cross-platform data we see is very logical to us. It is a badly needed layer of quantitative data that the industry desperately needs to understand net reach across platforms over an extended period of time.”
ESPN wants to use Project Blueprint to conduct real business. At its 2014 upfront next spring, it plans to present a full year of usage data showing its cross-platform reach for programming including the NFL, NBA and college football and basketball seasons. Based on initial results this summer, ESPN digital properties provide a reach lift of 18% for adults — and 23% for men — over the reach of the TV networks alone.
“I think it could very well be ‘the’ answer, and if it isn’t it’s pretty close to it,” Bulgrin claimed.
Aside from ESPN, however, nobody else is using Project Blueprint today and the methodology still awaits industry vetting. Another potential hitch is that Nielsen is in the midst of acquiring Arbitron, pending regulatory review, and it’s possible Nielsen may decide to not continue to participate in Project Blueprint.
Articolo tratto da "Variety"
TV programmers frustrated that shows watched on tablets and smartphones have been invisible to Nielsen’s ratings may finally get a solution — next year.
Next week, Nielsen will formally announce to clients a timetable for a long-awaited development: In September 2014, the firm is aiming to be able to attribute linear TV viewed on smartphones and tablets to its National TV ratings.
The approach, the culmination of more than three years of work, will for the first time provide a single, consistent measure of live programming viewing across both TV and digital, according to the firm. That could solve a problem that has vexed TV nets and marketers: Today, there’s no satisfactory way to harmonize data about video content and advertising viewed on TV, online, mobile and other platforms.
“Networks are starving for a number they can publish that really represents their audience not just on TV but across all platforms,” said Eric Solomon, Nielsen’s senior VP of global audience measurement. “I think it will start changing the narrative that ‘people are not watching TV shows.’ It’s that they’re watching on different platforms.”
The new Nielsen capability means live television streamed through such apps as ABC’s WatchABC, as well as on iPad video apps from cable operators, can now be counted toward the total numbers on which programmers get paid by TV advertisers.
Viacom Media Networks chief research officer Colleen Fahey-Rush is taking a wait-and-see attitude.
“They have a lot to deliver,” she said, who describes Nielsen as “kind of like the bad boyfriend who keeps letting you down but you can’t break up with him, because he’s the only boy in the whole school.”
In tandem, Nielsen is working to deliver Digital Program Ratings, which measure consumption of TV content online delivered without the national commercials (replaced with digitally inserted online ads), in the first quarter of next year. The firm announced a pilot of Digital Program Ratings in April that includes participation from ABC, CBS, Fox, NBC, A&E, CW, Discovery, Univision and AOL.
“What we’re trying to do is bring a lot of the TV model to the digital world,” said Solomon. “This will find Nielsen-coded content on any platform.”
The Digital Program Ratings data uses the same methodology as Nielsen’s Online Campaign Ratings service, which is based on about half of homes in its National People Meter panel (about 10,000 households that also have agreed to let the company monitor their online consumption). To glean age and gender data and cross-reference that with the viewing numbers, Nielsen cut a pact with Facebook, which has about 179 million monthly active users in the U.S.
The two Nielsen digital initiatives support both linear TV and digital ad models, according to Solomon. “A key learning for us was that no two clients are approaching this question of distribution in the same way — they need flexibility to choose the monetization model they use,” he said.
Do the Nielsen efforts go far enough? Industry observers are encouraged by the projects, calling them steps in the right direction, but said they’re not a panacea.
“The fact that (incorporating mobile viewing into TV ratings) is still a year off shows we’re not moving at the speed that marketers and consumers are,” said David Cohen, chief media officer for ad agency Universal McCann.
About the grumbling that Nielsen has taken far too long to progress in this area, Solomon said the company can’t unilaterally alter its national TV ratings given the billions of dollars in advertising sold based on the data. “Any change to that is thought through and analyzed to death, and that’s one of the reasons why this seems to take so long,” he said.
In the absence of action by Nielsen, several programmers have placed bets on other research initiatives. Perhaps the most ambitious is ESPN’s hybrid Project Blueprint, which the sports cabler began testing in February.
It is based on comScore’s services tracking 1 million PCs and 14,000 mobile devices, combined with data from 4.5 million cable set-tops. To that, Project Blueprint layers in data from Arbitron’s 70,000 Portable People Meter, to add radio exposure and a cross-reference of television. Finally, in the critical linchpin, the data uses a single-source “calibration panel” of 2,000 PPM users that provides a reality check across all media — TV, online, mobile and radio.
“Our message is, this thing works and it works extremely well,” said Artie Bulgrin, ESPN’s senior vice president of research and analytics. “The cross-platform data we see is very logical to us. It is a badly needed layer of quantitative data that the industry desperately needs to understand net reach across platforms over an extended period of time.”
ESPN wants to use Project Blueprint to conduct real business. At its 2014 upfront next spring, it plans to present a full year of usage data showing its cross-platform reach for programming including the NFL, NBA and college football and basketball seasons. Based on initial results this summer, ESPN digital properties provide a reach lift of 18% for adults — and 23% for men — over the reach of the TV networks alone.
“I think it could very well be ‘the’ answer, and if it isn’t it’s pretty close to it,” Bulgrin claimed.
Aside from ESPN, however, nobody else is using Project Blueprint today and the methodology still awaits industry vetting. Another potential hitch is that Nielsen is in the midst of acquiring Arbitron, pending regulatory review, and it’s possible Nielsen may decide to not continue to participate in Project Blueprint.
giovedì 19 settembre 2013
LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Tutti Mads per la Danimarca: Mikkelsen, serie tv, Von Trier e Refn, design...Danish uber alles!
Altro che marcio, in Danimarca c’è fermento.
Mads Mikkelsen di “Hannibal” (anteprima assoluta su Italia 1 da settembre in prima
serata) è solo l’ultimo volto della new wave danese che scorre trasversale dal
piccolo al grande schermo, dal design alla cucina, dallo sport alla musica.
Proprio Mikkelsen si è fatto conoscere agli albori della sua
carriera in una serie tv, la poliziesca “Rejseholdet”
(2000), primo sussulto di un piccolo schermo danese che ha fatto scuola anche
in America. Solo negli ultimi anni ha regalato “Forbrydelsen” (diventato “The Killing” in Usa) e “Bron” (“The Bridge” il titolo della
trasposizione americana ambientata al confine con il Messico, mentre
l’originale stazionava tra Danimarca e Svezia).
Sulla bandiera del cinema
sventola l’effige di Lars Von Trier,
regista geniale e provocatorio fino al suo imminente “Nimphomaniac”, tra le
pellicole più attese degli ultimi anni. Sulle orme di Von Trier si colloca
l’emergente Nicolas Winding Refn,
dietro la cinepresa del film-rivelazione “Drive” nonché di “Pusher”, sua
opera-prima underground salita all’onore del culto dove compariva proprio
Mikkelsen.
Tra gli attori, ha origini danesi Viggo Mortensen, richiesto da cineasti del calibro di David
Cronenberg, Jane Campion e Gus Van Sant.
Nello sport emerge a colpi di rovescio la tennista Caroline Wozniacki, già numero 1 della
classifica WTA, mentre la nazionale femminile di calcio ha da poco raggiunto a
sorpresa le semifinale degli Europei organizzati in Svezia. L'altro giorno il Copenhagen ha fatto vedere i sorci rossi alla Juve in Champions League...
La musica, oltre alla vittoria della Danimarca all’ultima edizione di “Eurovision” grazie all’ugola di Emmelie De Forest, vanta il nome del Dj Trentemøller, tra i più popolari al mondo nelle consolle di musica elettronica.
La patria del LEGO, di Normann Copenaghen e Bang&Olufsen ha sempre puntato a un design bello da vedere ma anche dotato di quella praticità che gli scandinavi predicano senza sosta. Va sempre più di moda in Europa, Italia compresa, la “Christiania Bike”, la tradizionale bicicletta dotata di carrellino davanti, ottima per trasportare bambini, animali, amici, la spesa e pure la posta. Inventata negli anni 80, è tornata in auge in tempi di crisi economica dove la macchina è meglio usarla con parsimonia.
In cucina, se non siete abituati all’aringa marinata anche a colazione, segnatevi il nome dello chef a cinque stelle René Redzepi, patron di quel “Noma” di Copenhagen da due anni al vertice di The World’s 50 Best Restaurants, una classifica che in prestigio internazionale sta superando la paludata Michelin, più “borghese” e ampollosa. Già sulla copertina di “Time”, Redzepi si professa “sacerdote degli ingredienti boreali”, ovvero muschio, bacche e tuberi come se piovessero abbinati al pesce nordico, in piatti che lo chef danese twitta poi sul social per i suoi sempre più numerosi followers.
La moda dell’ultima generazione può contare sul nome di Henrik Vibskov, capofila del “New Nordic Movement” che predica lo
stile non solo negli abiti, ma trasversalmente nell’interior design e gli
accessori. L’ecletticità di Vibskov gli permette anche di spaziare in campo
musicale, collaborando da batterista con Trentemøller di cui sopra.
Terra di top-model dai tempi di Helena Christensen – la quale attualmente si è reinventata
fotografa di successo, compresi gli autoscatti nuda e in gran forma a 44 anni –
la Danimarca sfila in passerella con la sempre più richiesta Freja Beha Erichsen, 23enne nota per
l’aspetto androgino lungo un corpo da infarto contraddistinto da 13 tatuaggi e
un piercing sul capezzolo sinistro.
Leo Damerini
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Ultima ora! Marvel-lous: "Agent Carter" diventerà una serie tv!
#Marvel Developing #AgentCarter' TV Series - http://t.co/wyMp0NL7dA http://t.co/LOVn79LUkV #tvseries #serietv #telefilm
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) September 19, 2013
mercoledì 18 settembre 2013
GOSSIP - Anche Naya c'ha il suo Mister...Big! La Rivera debutta con singolo, video e foto super-sexy col fidanzato rapper
Articolo tratto da Eonline.com
Wait a gosh darn second—was that a nipple?!
Glee star Naya Rivera's debut single, "Sorry," which features her rapper boyfriend, Big Sean, hit iTunes today, and along with that release came the kinda NSFW lyric video for the track (lyric videos are all the rage these days). However, it takes a couple of seconds to realize that the actress turned singer's sorry-I'm-not-sorry anthem is actually pretty racy!
At first, all you see is a black background with the words to the song appearing in white, and you might think to yourself, "Really? Three and a half minutes of this?"
LOOK: Naya Rivera on the cover of Latina magazine
Then you get a flash of a collarbone or a belly button or bare breasts and you come to the realization that the lyrics are being flashed over the silhouettes of women's naked bodies. Whaaaaat?!
And suddenly, you're paying extra-close attention to the video. Kudos, Naya. Kudos.
By the end of it, the viewers watch as nearly a handful of ladies in their birthday suits participate in a dark dance party.
Rivera was nowhere to be seen in the lyric video, but she recently showed a little bit of skin herself (not as much as these girls, don't get excited).
The brunette beauty posed with her beau for celeb photographer Terry Richardson, who shared a bunch of the pictures on his Twitter. It's not clear what the purpose behind the photo shoot was, but Rivera's wearing the same outfit as the cover art for the single, which she posted on her Twitter page.
In one of the super-sexy shots, Naya is standing next to Big Sean wearing black sneakers, itty-bitty shorts and a tiny black crop top that flaunts her amazingly toned abs and some major under boob.
Just going out on a limb here, but we're guessing she's not sorry about it.
Articolo tratto da Eonline.com
Wait a gosh darn second—was that a nipple?!
Glee star Naya Rivera's debut single, "Sorry," which features her rapper boyfriend, Big Sean, hit iTunes today, and along with that release came the kinda NSFW lyric video for the track (lyric videos are all the rage these days). However, it takes a couple of seconds to realize that the actress turned singer's sorry-I'm-not-sorry anthem is actually pretty racy!
At first, all you see is a black background with the words to the song appearing in white, and you might think to yourself, "Really? Three and a half minutes of this?"
LOOK: Naya Rivera on the cover of Latina magazine
Then you get a flash of a collarbone or a belly button or bare breasts and you come to the realization that the lyrics are being flashed over the silhouettes of women's naked bodies. Whaaaaat?!
And suddenly, you're paying extra-close attention to the video. Kudos, Naya. Kudos.
By the end of it, the viewers watch as nearly a handful of ladies in their birthday suits participate in a dark dance party.
Rivera was nowhere to be seen in the lyric video, but she recently showed a little bit of skin herself (not as much as these girls, don't get excited).
The brunette beauty posed with her beau for celeb photographer Terry Richardson, who shared a bunch of the pictures on his Twitter. It's not clear what the purpose behind the photo shoot was, but Rivera's wearing the same outfit as the cover art for the single, which she posted on her Twitter page.
In one of the super-sexy shots, Naya is standing next to Big Sean wearing black sneakers, itty-bitty shorts and a tiny black crop top that flaunts her amazingly toned abs and some major under boob.
Just going out on a limb here, but we're guessing she's not sorry about it.
martedì 17 settembre 2013
TWITTER-JAM - Le migliori twittate seriali
#AMC Developing The Walking Dead Spin-Off That Will Explore 'New Corner' of Zombie Apocalypse http://t.co/mzeTq5nCCu via @TVLine #TWD
— Leo Damerini (@LeoDamerini) September 16, 2013
Damon Lindelof's #TheLeftovers Ordered to Series at #HBO http://t.co/pYUpFiUdjJ via @THR #tvseries
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) September 17, 2013
#NBC Buys Sibling Comedy From Krysten Ritter & Writer Heather Hach - http://t.co/1Ywqrm5fxo #tvseries
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) September 17, 2013
In honor of tonites #underthedome I put my dome under a dome pic.twitter.com/vlmSPb3EBm
— dean norris (@deanjnorris) September 2, 2013
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lunedì 16 settembre 2013
NEWS - "Motive" e "Golden Boy", la strana coppia di detective su Mediaset Premium
Dal 18 settembre parte su Premium Crime “Golden Boy”,
ogni mercoledì in prima serata. La serie racconta l’ascesa fulminea di un
giovane poliziotto, da cadetto a detective a soli 34 anni, divenuto il più
giovane investigatore della Omicidi di New York. L’inglese Theo James interpreta il protagonista, Walter William Clark Jr.. Greg Berlanti di “Arrow” e
“Brothers&Sisters” firma da produttore esecutivo. Lola Glaudini (“Criminal
Minds”) compare da guest-star. Ryan Phillippe era stato scelto originariamente
nel ruolo del protagonista.
Alla
larga dalla più recente Scientifica e dalle prove del DNA, una detective
canadese di Vancouver, perdipiù madre single, si lancia sulle tracce dei
serial-killer rispolverando una vecchia tecnica ormai quasi dimenticata dai
telefilm procedural: scoprire il movente (il “Motive” del titolo della serie in anteprima assoluta su Premium Crime, dal 21 settembre ogni sabato in prima serata). Come in “Colombo”, i
colpevoli vengono rivelati ad inizio puntata, prediligendo la (ri)costruzione
del crimine e l’impulso che ha spinto a commetterlo. L’attrice-ballerina
canadese Kristin Lehman, già vista
in “The Killing”, interpreta Angie Flynn, la detective protagonista.
Avvertite l'#AIART! Dal 26 settembre arriva su #Italia1 #TheFollowing dopo #Hannibal (ogni giovedì alle ore 23.00)! #serataserialkiller
— AccademiaTelefilm (@AcademyTelefilm) September 16, 2013
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