L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"Covert Affairs", spionaggio in versione soap
"Se è vero che i telefilm americani attingono a piene mani dall' immaginario collettivo del momento per dare forma ai propri racconti, sembrerebbe proprio che il fascino delle regole dello spionaggio tradizionale, del doppio gioco e delle grandi figure di agenti segreti non sia finito insieme alla Guerra Fredda. È da queste premesse che parte il telefilm «Covert Affairs» (Mya, Mediaset Premium, venerdì ore 21): Annie Walker (l' attrice Piper Perabo) è una giovane recluta che decide di entrare nei ranghi della Cia per dimenticare un amore finito male. Durante la fase di addestramento viene rapidamente e inaspettatamente promossa al «lavoro sporco» sul campo e incaricata di alcune importanti missioni sotto copertura, aiutata dal collega non vedente Auggie Anderson (Christopher Gorham). C' entrerà la sua perfetta conoscenza del russo, o forse un misterioso amante del passato, sparito nel nulla dopo una fugace passione vissuta sulle spiagge dello Sri Lanka? Dimentichiamo la complessità stilistica e le geniali invenzioni narrative di «Alias», dimentichiamo anche le raffinate tortuosità intellettuali e i tormentati personaggi protagonisti di «Rubicon»: in «Covert Affairs» lo spionaggio subisce un processo di «soapizzazione», il punto di vista della protagonista femminile tinge tutto di rosa e anche il racconto dei retroscena del funzionamento della macchina dell' intelligence vira presto verso la descrizione degli intrecci di coppia tra gli agenti segreti, a partire da quelli di cui è protagonista il direttore dell' agenzia Arthur Campbell (Peter Gallagher), che ha tutta l' aria di essere più esperto in armi di seduzione che in armi convenzionali. Peccato, perché tra i produttori della serie c' è anche Doug Liman, un maestro della spy story che ha firmato film come The Bourne Identity, Mr. and Mrs. Smith e il recente Fair game - Caccia alla spia".
(Aldo Grasso, 28.05.2011)
sabato 4 giugno 2011
giovedì 2 giugno 2011
GOSSIP - E' lei o non è lei? Cerrrrrtoooooo che è lei! Chi di gossip ferisce di gossip perisce: Blake Lively fregata dal cellulare come una..."gossip girl"!?
Se in "Gossip Girl" i sussurri, i twitter e gli mms possono devastare e sconvolgere le vite dei protagonisti, così sembra capitare ad una delle sue protagoniste. Blake Lively, sempre più accreditata verso il salto nel grande schermo (vedi "The Green Lantern") e attualmente pupa di Leonardo Di Caprio al suo fianco in giro per il mondo, è al centro di uno "scottante" scandaletto per via di alcuni autoscatti che la ritrarrebbero come mamma l'ha fatta. Nonostante il suo avvocato abbia smentito che si tratti di lei (bensì di un ben riuscito fake), ieri è venuto alla luce uno scatto in primo piano che non sembrerebbe lasciare adito a dubbi...O forse no: perchè l'immagine che "inchioderebbe" Blake la ritrae vestita (mentre nelle foto desnuda non la si vedrebbe mai chiaramente in volto, tranne in una piuttosto mossa, perdipiù con alcuni tatuaggi che non sembrano caratterizzare la 23enne attrice). Di contro, l'iPhone al centro degli scatti sembra lo stesso modello dell'interprete di Serena in "GG", con addirittura la stessa foderina para-urti...(i maligni sospettano addirittura che si tratti di una mossa pubblicitaria in vista dell'uscita di "The Green Lantern"!). Roba da Grissom, insomma.
Fatto sta che qualche tempo fa, (quasi) esattamente 2 anni or sono, la collega di set telefilmico Leighton Meester aveva anticipato Lively con le voci (e i fermi immagini) di un presunto video erotico con l’ex fidanzato, senza alcuna smentita ufficiale da parte dell'attrice. Vedi Post: http://telefilmcult.blogspot.com/2009/06/news-ultima-ora-spunta-un-annunciato.html#links.
mercoledì 1 giugno 2011
L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"Off the map", la serie medica che non convince
"Immaginate tre giovani medici che cercano in una missione umanitaria la via d' uscita dai loro demoni interiori. Arrivano alla clinica di un piccolo villaggio nella giungla sudamericana, «La ciudad de las Estrellas», ciascuno carico di un bagaglio emotivo pesante, e tuttavia affamato di successo: incontreranno medici più maturi che li sottoporranno a un durissimo addestramento per farli crescere professionalmente e umanamente, tra le mille difficoltà che comporta esercitare la professione in un contesto di arretratezza e povertà di mezzi. Vi ricorda qualcosa? Oltre che uno schema narrativo canonico nel genere del medical drama, è anche il punto di partenza di «Off the map» (Fox Life, lunedì, ore 21.55), quella che doveva essere una delle serie di punta di un' annata di telefilm americani che ha mostrato luci (poche) e ombre (parecchie). È subito chiaro che, più che sul fascino della medicina, la serie punta molto sulla risposta ormonale degli spettatori: i casi clinici sono a dir poco improbabili (a un paziente viene addirittura trasfuso del latte di cocco) e la location esotica sembra scelta più per esaltare e valorizzare i fisici plastici dei dottori che per ispirare nuove procedure mediche. O forse Abc, il network americano che produce la serie, doveva «riciclare» le splendide location hawaiane di «Lost»? C'è da dire che la serie è firmata da Shonda Rhimes, una che di medical drama virato in chiave soap, di corsie d' ospedale che diventano il perfetto sfondo per una girandola di intrecci sentimentali, se ne intende parecchio: ha ideato «Grey' s anatomy» e il suo spin off ancora più patinato «Private Practice». Ma con «Off the map» la magia non si ripete, la serie (fresca di mancato rinnovo per una seconda stagione) fatica molto a uscire dai cliché consolidati del genere e noi fatichiamo altrettanto a trovare una ragione per appassionarci".
(Aldo Grasso, 31.05.2011)
CORRIERE DELLA SERA
"Off the map", la serie medica che non convince
"Immaginate tre giovani medici che cercano in una missione umanitaria la via d' uscita dai loro demoni interiori. Arrivano alla clinica di un piccolo villaggio nella giungla sudamericana, «La ciudad de las Estrellas», ciascuno carico di un bagaglio emotivo pesante, e tuttavia affamato di successo: incontreranno medici più maturi che li sottoporranno a un durissimo addestramento per farli crescere professionalmente e umanamente, tra le mille difficoltà che comporta esercitare la professione in un contesto di arretratezza e povertà di mezzi. Vi ricorda qualcosa? Oltre che uno schema narrativo canonico nel genere del medical drama, è anche il punto di partenza di «Off the map» (Fox Life, lunedì, ore 21.55), quella che doveva essere una delle serie di punta di un' annata di telefilm americani che ha mostrato luci (poche) e ombre (parecchie). È subito chiaro che, più che sul fascino della medicina, la serie punta molto sulla risposta ormonale degli spettatori: i casi clinici sono a dir poco improbabili (a un paziente viene addirittura trasfuso del latte di cocco) e la location esotica sembra scelta più per esaltare e valorizzare i fisici plastici dei dottori che per ispirare nuove procedure mediche. O forse Abc, il network americano che produce la serie, doveva «riciclare» le splendide location hawaiane di «Lost»? C'è da dire che la serie è firmata da Shonda Rhimes, una che di medical drama virato in chiave soap, di corsie d' ospedale che diventano il perfetto sfondo per una girandola di intrecci sentimentali, se ne intende parecchio: ha ideato «Grey' s anatomy» e il suo spin off ancora più patinato «Private Practice». Ma con «Off the map» la magia non si ripete, la serie (fresca di mancato rinnovo per una seconda stagione) fatica molto a uscire dai cliché consolidati del genere e noi fatichiamo altrettanto a trovare una ragione per appassionarci".
(Aldo Grasso, 31.05.2011)
martedì 31 maggio 2011
L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Le serie investigative brand di Raidue
"Potenza del brand (e della ripetizione). Grazie a un metodico lavoro di posizionamento, e ad acquisti spesso molto fortunati, negli ultimi anni Raidue è diventata, oltre che la rete di Annozero e de L'isola dei famosi, anche la «casa» dei procedural, cioè di quel particolare tipo di telefilm che segue l'investigazione, la ricerca dei criminali accumulando indizi e prove, nella duplice variante «legale» e «poliziesca». Il secondo canale Rai si propone così come una sorta di Cbs italiana, il posto in cui andare se si cercano le avventure di avvocati e poliziotti, giudici e investigatori, agenti e squadre speciali: da Ncis a The Good Wife, da Criminal Minds a Cold Case. L'interesse del pubblico è tanto forte che la rete si è spinta fino a imbastire vari cicli di repliche in prima serata, con il fortunato esperimento di Rewind, che a volte aumenta addirittura gli ascolti rispetto alla prima visione delle puntate: quasi una coazione a ripetere. Ogni tanto, però, è necessario aggiungere qualche nuovo ingrediente. E così la serata del venerdì (dalle 21.05) propone ora l'accoppiata tra Ncis: Los Angeles e Blue Bloods. Il primo, già alla seconda stagione, è una derivazione di Ncis (a sua volta spin-off di Jag, avvocati in divisa), che sposta da Washington alla California le attività del dipartimento della marina Usa dedicato a indagare sui crimini che avvengono al suo interno: dinamiche consuete si sviluppano tra nuovi personaggi (interpretati da Chris O'Donnell e LL. Cool J), ma manca un po' il controcanto ironico di Ncis. La nuova Blue Bloods, invece, riporta Tom Selleck sugli schermi tv, alle prese con una vera e propria «dinastia» familiare impegnata nel leggendario New York Police Department. Riusciranno a imporsi come classici? Presto per dirlo. Intanto, però, danno nuova linfa all'immagine «seriale» di Raidue. Anche se il vicedirettore Gianluigi Paragone, grande esperto di tv, non è d'accordo".
(Aldo Grasso, 29.05.2011)
CORRIERE DELLA SERA
Le serie investigative brand di Raidue
"Potenza del brand (e della ripetizione). Grazie a un metodico lavoro di posizionamento, e ad acquisti spesso molto fortunati, negli ultimi anni Raidue è diventata, oltre che la rete di Annozero e de L'isola dei famosi, anche la «casa» dei procedural, cioè di quel particolare tipo di telefilm che segue l'investigazione, la ricerca dei criminali accumulando indizi e prove, nella duplice variante «legale» e «poliziesca». Il secondo canale Rai si propone così come una sorta di Cbs italiana, il posto in cui andare se si cercano le avventure di avvocati e poliziotti, giudici e investigatori, agenti e squadre speciali: da Ncis a The Good Wife, da Criminal Minds a Cold Case. L'interesse del pubblico è tanto forte che la rete si è spinta fino a imbastire vari cicli di repliche in prima serata, con il fortunato esperimento di Rewind, che a volte aumenta addirittura gli ascolti rispetto alla prima visione delle puntate: quasi una coazione a ripetere. Ogni tanto, però, è necessario aggiungere qualche nuovo ingrediente. E così la serata del venerdì (dalle 21.05) propone ora l'accoppiata tra Ncis: Los Angeles e Blue Bloods. Il primo, già alla seconda stagione, è una derivazione di Ncis (a sua volta spin-off di Jag, avvocati in divisa), che sposta da Washington alla California le attività del dipartimento della marina Usa dedicato a indagare sui crimini che avvengono al suo interno: dinamiche consuete si sviluppano tra nuovi personaggi (interpretati da Chris O'Donnell e LL. Cool J), ma manca un po' il controcanto ironico di Ncis. La nuova Blue Bloods, invece, riporta Tom Selleck sugli schermi tv, alle prese con una vera e propria «dinastia» familiare impegnata nel leggendario New York Police Department. Riusciranno a imporsi come classici? Presto per dirlo. Intanto, però, danno nuova linfa all'immagine «seriale» di Raidue. Anche se il vicedirettore Gianluigi Paragone, grande esperto di tv, non è d'accordo".
(Aldo Grasso, 29.05.2011)
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