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giovedì 16 gennaio 2020
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venerdì 5 febbraio 2016
NEWS - "Friends", la reunion (video)!
The “Friends” cast may be there for all of us one more time. NBC’s tribute to director James Burrows will bring together stars of some of America’s most memorable comedies.
The network’s latest promo for the special released Wednesday shows Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc and David Schwimmer together again for the two-hour show dedicated to the career of comedy director Burrows, who directed 15 “Friends” episodes, including “The One Where Ross and Rachel Take a Break.”
This almost-reunion is missing one key player, though — Matthew Perry is currently in London for “The End of Longing,” which marks his playwriting debut.
“Matthew may tape something for the tribute,” Perry’s spokeswoman Lisa Kasteler said. “In other words, this is not the reunion people have been hoping for.”
While Burrows was part of one of the most quoted “Friends” episodes in the history of the ten seasons, he also has quite a few other successful comedies under his belt. The director helmed episodes for “Cheers,” “Taxi,” “Mary Tyler Moore,” “The Bob Newhart Show,” “Laverne & Shirley,” “Frasier,” “Will & Grace” and the pilot for “The Big Bang Theory,” and the stars from these shows will be at his special too. He also just finished directing an episode of NBC’s “Crowded,” which was the 1000th episode he’s directed of television.
The special will air Sunday, Feb. 21, at 9 p.m. on NBC.
The “Friends” cast may be there for all of us one more time. NBC’s tribute to director James Burrows will bring together stars of some of America’s most memorable comedies.
The network’s latest promo for the special released Wednesday shows Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc and David Schwimmer together again for the two-hour show dedicated to the career of comedy director Burrows, who directed 15 “Friends” episodes, including “The One Where Ross and Rachel Take a Break.”
This almost-reunion is missing one key player, though — Matthew Perry is currently in London for “The End of Longing,” which marks his playwriting debut.
“Matthew may tape something for the tribute,” Perry’s spokeswoman Lisa Kasteler said. “In other words, this is not the reunion people have been hoping for.”
While Burrows was part of one of the most quoted “Friends” episodes in the history of the ten seasons, he also has quite a few other successful comedies under his belt. The director helmed episodes for “Cheers,” “Taxi,” “Mary Tyler Moore,” “The Bob Newhart Show,” “Laverne & Shirley,” “Frasier,” “Will & Grace” and the pilot for “The Big Bang Theory,” and the stars from these shows will be at his special too. He also just finished directing an episode of NBC’s “Crowded,” which was the 1000th episode he’s directed of television.
The special will air Sunday, Feb. 21, at 9 p.m. on NBC.
martedì 5 gennaio 2016
LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Sono strane e anche serial. Viaggio tra le "strambe" delle serie tv (a cominciare dalla "friend" capofila Phoebe)
Articolo di Arnaldo Greco per "Rivista Studio"
Quando ho visto Lisa Kudrow sul palco assieme a Taylor Swift per cantare Smelly cat (“Gatto Rognoso”) ho capito che la rivincita era completata. Non che la cosa non fosse chiara già da un pezzo, ma quell’immagine la rendeva palese. Ciò che resta maggiormente di Friends è Phoebe Buffay. Il resto vivacchia, resiste come eco, come ricordo, al massimo come citazione. Ma di Phoebe è zeppa la televisione di oggi. Si girano un bel po’ di sit-com classiche in cui si continua a usare l’amico strambo come contorno – il tizio con la sensibilità fuori dal mondo che non ha pudore a dire ai protagonisti che il re è nudo ogni puntata, perché fa ridere – ma non mi capita mai di vedere una delle serie tv che “fanno parlare”, quelle che prendono i premi, senza la certezza che a un certo punto uno dei protagonisti mi faccia pensare “pure qui un’altra Phoebe Buffay”.
Durante le oltre duecento puntate di Friends, il bilanciamento tra i vari personaggi non è mai cambiato. Poteva capitare che a uno dei sei protagonisti nascesse un figlio, morisse un parente o perdesse il lavoro, ma gli altri cinque non potevano fare da comprimari. Avevano la loro trama. Striminzita o secondaria nei termini del coinvolgimento emotivo degli spettatori, non come spazio. A Ross nasceva il primo figlio, Joey assisteva al parto di una ragazza madre appena conosciuta, Rachel flirtava con un dottore, Phoebe faceva da paciere tra Ross e la nuova compagna della moglie, etc. Era, però, altrettanto chiaro che il centro dell’azione fosse il salotto di Monica e Rachel (poi Chandler), al massimo l’abitazione di fronte o il locale sotto casa. Tutto orbitava lì attorno. Ci si allontanava un po’, a turno, ma si ritornava sempre lì. L’orbita più distante è sempre stata quella di Phoebe, persino negli episodi in cui abitava in quella casa. Là cercava il saltuario calore della famiglia mentre gli altri, chi più chi meno, cercavano un luogo fisso dove evitare la propria. A volte perfino in maniera un po’ forzata. Tant’è vero che chiunque almeno una volta ha pensato: “Perché è amica di queste persone?”.
Per farla breve ho sempre avuto l’impressione che Phoebe fosse la più sacrificabile tra i sei. Non che non fosse simpatica – era anzi la preferita di molti fan – e spesso risultava essere la cosa migliore di un episodio, ma il suo apporto allo sviluppo della storia, sulla lunga durata, era praticamente nullo (per esempio non troverà la conclusione della “sua” vicenda, unica tra tutti e sei, nell’ultimo episodio. Si sposerà a metà dell’ultima serie mentre tutti gli altri cambieranno la propria vita nelle ultime scene). Abbiamo sempre avuto l’impressione che avesse tanto da dire e niente di raccontabile. Ci piaceva la sua alienità, ma poi ci interessava di più che Ross e Rachel si mettessero assieme o che Monica e Chandler si comportassero da persone serie. O che tutti trovassero un lavoro vero. O che lo trovassero il più tardi possibile in modo da continuare a cazzeggiare.
Avevo torto. Perché oggi delle vite delle Monica e delle Rachel non ci interessa quasi niente. Da quanto tempo non vediamo una serie con un personaggio ordinario come Monica Geller protagonista non lo so neanche. Guardereste una serie su una ragazza maniaca della pulizia che vuole fare la cuoca? La cuoca ancora ancora, ma facciamo che intanto è incinta perché il fratello le ha chiesto di impiantare nel suo utero il figlio che vorrebbe avere con l’anziana professoressa di scuola con cui è fuggito (cosa davvero successa a Phoebe). Una serie su una figlia di buona famiglia che vuole provare a farcela da sola a New York e fa la cameriera in attesa che le si presenti un’occasione? Siamo seri. È troppo poco. Facciamo che uno spirito è migrato in lei così che possa alternare espressioni proprie a esclamazioni dello spirito (altra cosa successa in Friends). O che la mamma s’è suicidata ma – attenzione – lei crede che il suo spirito sia trasmigrato in un gatto (successo anche questo, ovviamente). Ecco che il pitch già suonerebbe più attuale.
Se non vestisse come un personaggio di un film del Sundance in uno sketch del Saturday Night Live non ne guarderemmo neanche il pilota. Ora, non è che voglia sopravvalutare Friends o Phoebe oltre quanto già meritino, dopotutto negli stessi anni dello show cresceva il Sundance che è il vero mandante morale del “quirky”, geniale definizione di qualcosa che sa essere “strano e carino” al tempo stesso (non a caso nell’Urban dictionary “Phoebe” risulta come primo esempio della definizione di “quirky”). Ma Phoebe è stata fondamentale per abituare al quirky quelli che poi avrebbero adorato Dharma & Greg, Miranda July, Little Miss Sunshine, eccetera.
Phoebe ha anche avuto l’obbligato difetto della stanchezza del personaggio: alla nona stagione potevano pure decidere che avrebbe raccolto chewing-gum dai marciapiedi per fare qualcosa per la pace nel mondo (no, questo non l’hanno fatto davvero), ma così ha anche sdoganato quella stanchezza che ci fa passivamente accettare qualsiasi stramberia all’insegna dell’ormai vale tutto. Che dal mio punto di vista è il grande difetto di, per esempio, Unbreakable Kimmy Schmidt, qui messo giù bene in un inaspettato autodafé.
O Transparent, in cui da contorno a Maura che vive il vero conflitto, per cui siamo curiosi di vedere gli episodi, dobbiamo sorbirci le bizzarre avventure senza capo né coda dei tre figli e fingere di credere davvero che una risposta come questa che segue alla domanda «Che cosa mangi?» sia spiazzante o rivelatoria di qualcosa e non solo quirky. (Nota bene: stiamo usando quirky senza alcun significato dispregiativo).
Potrei trovare analoghi esempi pure in Modern Family o in The Last Man on Earth o Parks and Recreation (quasi tutti show che guardo avidamente, intendiamoci, l’intrattenimento davvero scarso è altrove) ma soprattutto Girls che, per me, è l’apoteosi del Phoebismo. Tra le quattro protagoniste ci sono almeno tre Phoebe e nessuna Monica. A malapena una Rachel, cioè Marnie. Le altre: Shoshanna è evidentemente una Phoebe rimasta sotto qualche acido, Hannah è una Phoebe che deve ancora rinunciare all’idea che per stare bene devi combinare qualcosa nella vita e perfino Jessa è chiaramente una Phoebe a cui è stato brutalmente sradicato ogni senso dell’umorismo. Anche perché, dopotutto, noi sappiamo perfettamente come sarebbe una Phoebe senza senso dell’umorismo. Ogni tanto, in Friends, faceva capolino Ursula, la sorella gemella “cattiva” di Friends. Che non era solo una parodia delle gemelle cattive delle telenovelas, ma anche una parodia di Phoebe stessa. Ed ecco qui una scena: ditemi se non è uguale a Jessa, perfino nell’espressione.
Ovviamente per non cadere negli stereotipi c’è anche un quirky maschile. Per rimanere sempre in tema Girls.
O, ancora meglio, Master of None.
Non ho citato tutti questi show per accusarli di limitarsi al “quirky” (tranne forse UKS, quello è solo quirky e basta), ma perché a mio parere personaggi che richiedono una sospensione dell’incredulità perfino superiore a quella richiesta dai Fantastici 4 diventano meno efficaci – è il loro limite – quando l’ambizione sarebbe, oltre a intrattenere, anche quella di raccontare cose “significative”. Da un po’ di anni a queste parte usiamo “superficiale” anche come complimento. Ne capisco il senso. Ma è altrettanto vero che certi show possono essere superficiali e basta, senza alcuna nuova accezione.
Al momento c’è, però, in onda un personaggio che a suo modo rappresenta già una presa in giro del quirky ed è Peggy Blumquist, interpretata da Kirsten Dunst nella seconda stagione di Fargo.
Perché mentre la naiveté dei personaggi citati finora è l’espediente per farla franca sempre e comunque, in qualsiasi situazione, episodio dopo episodio, per Peggy è una condanna (no spoiler, non ho ancora idea di come prosegua la serie mentre scrivo, basta un episodio per comprendere quanto sia una condanna a prescindere dallo sviluppo). La sua stramberia la mette in pericolo, la costringe a mentire, la fa impazzire. È perfettamente in linea con la serie: le storie di Fargo sono piene di stupidi. Ma se il marito è più simile agli stupidi della prima stagione, stupidi evangelici, del tipo “beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli”, la stupidità di Peggy, invece, è negativa. È un quirky antipatico. Che sia, però, l’anticipo di una nuova tendenza è forse più una speranza che una possibilità.
Articolo di Arnaldo Greco per "Rivista Studio"
Quando ho visto Lisa Kudrow sul palco assieme a Taylor Swift per cantare Smelly cat (“Gatto Rognoso”) ho capito che la rivincita era completata. Non che la cosa non fosse chiara già da un pezzo, ma quell’immagine la rendeva palese. Ciò che resta maggiormente di Friends è Phoebe Buffay. Il resto vivacchia, resiste come eco, come ricordo, al massimo come citazione. Ma di Phoebe è zeppa la televisione di oggi. Si girano un bel po’ di sit-com classiche in cui si continua a usare l’amico strambo come contorno – il tizio con la sensibilità fuori dal mondo che non ha pudore a dire ai protagonisti che il re è nudo ogni puntata, perché fa ridere – ma non mi capita mai di vedere una delle serie tv che “fanno parlare”, quelle che prendono i premi, senza la certezza che a un certo punto uno dei protagonisti mi faccia pensare “pure qui un’altra Phoebe Buffay”.
Durante le oltre duecento puntate di Friends, il bilanciamento tra i vari personaggi non è mai cambiato. Poteva capitare che a uno dei sei protagonisti nascesse un figlio, morisse un parente o perdesse il lavoro, ma gli altri cinque non potevano fare da comprimari. Avevano la loro trama. Striminzita o secondaria nei termini del coinvolgimento emotivo degli spettatori, non come spazio. A Ross nasceva il primo figlio, Joey assisteva al parto di una ragazza madre appena conosciuta, Rachel flirtava con un dottore, Phoebe faceva da paciere tra Ross e la nuova compagna della moglie, etc. Era, però, altrettanto chiaro che il centro dell’azione fosse il salotto di Monica e Rachel (poi Chandler), al massimo l’abitazione di fronte o il locale sotto casa. Tutto orbitava lì attorno. Ci si allontanava un po’, a turno, ma si ritornava sempre lì. L’orbita più distante è sempre stata quella di Phoebe, persino negli episodi in cui abitava in quella casa. Là cercava il saltuario calore della famiglia mentre gli altri, chi più chi meno, cercavano un luogo fisso dove evitare la propria. A volte perfino in maniera un po’ forzata. Tant’è vero che chiunque almeno una volta ha pensato: “Perché è amica di queste persone?”.
Per farla breve ho sempre avuto l’impressione che Phoebe fosse la più sacrificabile tra i sei. Non che non fosse simpatica – era anzi la preferita di molti fan – e spesso risultava essere la cosa migliore di un episodio, ma il suo apporto allo sviluppo della storia, sulla lunga durata, era praticamente nullo (per esempio non troverà la conclusione della “sua” vicenda, unica tra tutti e sei, nell’ultimo episodio. Si sposerà a metà dell’ultima serie mentre tutti gli altri cambieranno la propria vita nelle ultime scene). Abbiamo sempre avuto l’impressione che avesse tanto da dire e niente di raccontabile. Ci piaceva la sua alienità, ma poi ci interessava di più che Ross e Rachel si mettessero assieme o che Monica e Chandler si comportassero da persone serie. O che tutti trovassero un lavoro vero. O che lo trovassero il più tardi possibile in modo da continuare a cazzeggiare.
Avevo torto. Perché oggi delle vite delle Monica e delle Rachel non ci interessa quasi niente. Da quanto tempo non vediamo una serie con un personaggio ordinario come Monica Geller protagonista non lo so neanche. Guardereste una serie su una ragazza maniaca della pulizia che vuole fare la cuoca? La cuoca ancora ancora, ma facciamo che intanto è incinta perché il fratello le ha chiesto di impiantare nel suo utero il figlio che vorrebbe avere con l’anziana professoressa di scuola con cui è fuggito (cosa davvero successa a Phoebe). Una serie su una figlia di buona famiglia che vuole provare a farcela da sola a New York e fa la cameriera in attesa che le si presenti un’occasione? Siamo seri. È troppo poco. Facciamo che uno spirito è migrato in lei così che possa alternare espressioni proprie a esclamazioni dello spirito (altra cosa successa in Friends). O che la mamma s’è suicidata ma – attenzione – lei crede che il suo spirito sia trasmigrato in un gatto (successo anche questo, ovviamente). Ecco che il pitch già suonerebbe più attuale.
Se non vestisse come un personaggio di un film del Sundance in uno sketch del Saturday Night Live non ne guarderemmo neanche il pilota. Ora, non è che voglia sopravvalutare Friends o Phoebe oltre quanto già meritino, dopotutto negli stessi anni dello show cresceva il Sundance che è il vero mandante morale del “quirky”, geniale definizione di qualcosa che sa essere “strano e carino” al tempo stesso (non a caso nell’Urban dictionary “Phoebe” risulta come primo esempio della definizione di “quirky”). Ma Phoebe è stata fondamentale per abituare al quirky quelli che poi avrebbero adorato Dharma & Greg, Miranda July, Little Miss Sunshine, eccetera.
Phoebe ha anche avuto l’obbligato difetto della stanchezza del personaggio: alla nona stagione potevano pure decidere che avrebbe raccolto chewing-gum dai marciapiedi per fare qualcosa per la pace nel mondo (no, questo non l’hanno fatto davvero), ma così ha anche sdoganato quella stanchezza che ci fa passivamente accettare qualsiasi stramberia all’insegna dell’ormai vale tutto. Che dal mio punto di vista è il grande difetto di, per esempio, Unbreakable Kimmy Schmidt, qui messo giù bene in un inaspettato autodafé.
O Transparent, in cui da contorno a Maura che vive il vero conflitto, per cui siamo curiosi di vedere gli episodi, dobbiamo sorbirci le bizzarre avventure senza capo né coda dei tre figli e fingere di credere davvero che una risposta come questa che segue alla domanda «Che cosa mangi?» sia spiazzante o rivelatoria di qualcosa e non solo quirky. (Nota bene: stiamo usando quirky senza alcun significato dispregiativo).
Potrei trovare analoghi esempi pure in Modern Family o in The Last Man on Earth o Parks and Recreation (quasi tutti show che guardo avidamente, intendiamoci, l’intrattenimento davvero scarso è altrove) ma soprattutto Girls che, per me, è l’apoteosi del Phoebismo. Tra le quattro protagoniste ci sono almeno tre Phoebe e nessuna Monica. A malapena una Rachel, cioè Marnie. Le altre: Shoshanna è evidentemente una Phoebe rimasta sotto qualche acido, Hannah è una Phoebe che deve ancora rinunciare all’idea che per stare bene devi combinare qualcosa nella vita e perfino Jessa è chiaramente una Phoebe a cui è stato brutalmente sradicato ogni senso dell’umorismo. Anche perché, dopotutto, noi sappiamo perfettamente come sarebbe una Phoebe senza senso dell’umorismo. Ogni tanto, in Friends, faceva capolino Ursula, la sorella gemella “cattiva” di Friends. Che non era solo una parodia delle gemelle cattive delle telenovelas, ma anche una parodia di Phoebe stessa. Ed ecco qui una scena: ditemi se non è uguale a Jessa, perfino nell’espressione.
Ovviamente per non cadere negli stereotipi c’è anche un quirky maschile. Per rimanere sempre in tema Girls.
O, ancora meglio, Master of None.
Non ho citato tutti questi show per accusarli di limitarsi al “quirky” (tranne forse UKS, quello è solo quirky e basta), ma perché a mio parere personaggi che richiedono una sospensione dell’incredulità perfino superiore a quella richiesta dai Fantastici 4 diventano meno efficaci – è il loro limite – quando l’ambizione sarebbe, oltre a intrattenere, anche quella di raccontare cose “significative”. Da un po’ di anni a queste parte usiamo “superficiale” anche come complimento. Ne capisco il senso. Ma è altrettanto vero che certi show possono essere superficiali e basta, senza alcuna nuova accezione.
Al momento c’è, però, in onda un personaggio che a suo modo rappresenta già una presa in giro del quirky ed è Peggy Blumquist, interpretata da Kirsten Dunst nella seconda stagione di Fargo.
Perché mentre la naiveté dei personaggi citati finora è l’espediente per farla franca sempre e comunque, in qualsiasi situazione, episodio dopo episodio, per Peggy è una condanna (no spoiler, non ho ancora idea di come prosegua la serie mentre scrivo, basta un episodio per comprendere quanto sia una condanna a prescindere dallo sviluppo). La sua stramberia la mette in pericolo, la costringe a mentire, la fa impazzire. È perfettamente in linea con la serie: le storie di Fargo sono piene di stupidi. Ma se il marito è più simile agli stupidi della prima stagione, stupidi evangelici, del tipo “beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli”, la stupidità di Peggy, invece, è negativa. È un quirky antipatico. Che sia, però, l’anticipo di una nuova tendenza è forse più una speranza che una possibilità.
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giovedì 27 agosto 2015
sabato 19 aprile 2014
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
POLICYMIC
7 ragioni per ridere in faccia a chi dice che "Scandal" è una soap opera!
Scandal returns on Thursday with the second half of its third season, and fans can't contain their excitement. But it seems some people would rather the #Gladiators stay quiet.
The show is often disparaged unjustly — people call it a soap opera because of its melodramatic plot. But they have no idea what they're talking about, because it's one of the smartest, most progressive shows on TV: The show may be gripping, but it's actually incredibly advanced in its representations of diversity.
To celebrate Olivia, Fitz and Darby Stanchfield's mole, here are seven ways Scandal has improved TV way more than the haters let on:
1. It makes sexuality an afterthought.
6. It rocks the female anti-hero.
Breaking Bad and House of Cards set Americans on a bad guy binge, but bad girls are a trickier genre to crack. Olivia Pope does it by misleading us. We're told every few episodes that she "wears the white hat," but she's rigged elections, denied information that could have saved a mother's life and had an on-going affair. It's not gender stereotypes that mask Olivia's dark side — Rhimes described Scandal's characters as "monsters running around in human skin," and it's their ethical shortcomings that make it easy to forget Olivia's. But Olivia Pope still leads her gladiators — let's not forget what "gladiator" means.
7. It mocks everything that's wrong with American politics.
The show is often disparaged unjustly — people call it a soap opera because of its melodramatic plot. But they have no idea what they're talking about, because it's one of the smartest, most progressive shows on TV: The show may be gripping, but it's actually incredibly advanced in its representations of diversity.
To celebrate Olivia, Fitz and Darby Stanchfield's mole, here are seven ways Scandal has improved TV way more than the haters let on:

Cyrus Beane is a lot of things — the White House Chief of Staff, a
workaholic and the guy you call when you need to clean up a murder. He's
also gay, but that's not the point. His sexuality gets less attention
than his day job, and the show's choice to treat it as an aside is
incredibly progressive.
Creator Shonda Rhimes has said that the character's marital choice wasn't part of her original plan, which may explain why Cyrus' marital issues are never related to him being gay — they're related to him being a total jerk. Now that's equality.
2. It treats race like an afterthought, too.
Similar to Cyrus' sexual preference, Olivia Pope's race is essentially a non-issue. When other characters talk about Olivia, they dissect her professional skills and gossip-worthy love life — not her skin color. The New Yorker calls Scandal a "post-racial fantasy," and that's a good thing.
3. It features feminists of all shapes and sizes.
Hollywood is slowly starting to understand that "feminist" is not a dirty word, but Scandal creator Shonda Rhimes has known that for quite some time.
Creator Shonda Rhimes has said that the character's marital choice wasn't part of her original plan, which may explain why Cyrus' marital issues are never related to him being gay — they're related to him being a total jerk. Now that's equality.
2. It treats race like an afterthought, too.
Similar to Cyrus' sexual preference, Olivia Pope's race is essentially a non-issue. When other characters talk about Olivia, they dissect her professional skills and gossip-worthy love life — not her skin color. The New Yorker calls Scandal a "post-racial fantasy," and that's a good thing.
3. It features feminists of all shapes and sizes.
Hollywood is slowly starting to understand that "feminist" is not a dirty word, but Scandal creator Shonda Rhimes has known that for quite some time.
Rhimes' female characters speckle the map. They range from career
women in love with married men to pro-life Republicans who kill their
husbands. Though the validity of either camp's feminism is up for debate, Scandal relies
on shades of gray in its portrayal of strong female characters. Their
gender is treated as neutral, and their actions prove that seeking out a
corporate position, a higher political rank or an orgasm doesn't make
you any less of a feminist than shaving your armpits.
4. It doesn't take rape lightly.
Season three is Scandal's craziest plot-wise, and one of its
most traumatic moments involves First Lady Mellie's rape. The scene is
gut-wrenching, but the morning after the assault, she makes the
conscious decision to keep the events to herself. Critics claim that the show followed trends of using sexual assault and silent victims
as plot devices and easy exits, but its authenticity in portraying
these brutal events is worth praising — her silence is only another
level of pain that isn't overlooked — it's impossible to forget.
5. It let Lisa Kudrow rip American sexism to shreds.
Leave it to Phoebe to tell it like it is. Lisa Kudrow only joined Scandal for a few episodes to play senator Josephine Marcus, but one of them happened to contain the show's most memorable monologue — an astute feminist tirade about how Americans tend to "speak in code" about gender. Kudrow's delivery is fantastic, but it's Kerry Washington's glance of agreement during the speech that makes this moment stick. Teamwork feminism is the best feminism.
4. It doesn't take rape lightly.

5. It let Lisa Kudrow rip American sexism to shreds.
Leave it to Phoebe to tell it like it is. Lisa Kudrow only joined Scandal for a few episodes to play senator Josephine Marcus, but one of them happened to contain the show's most memorable monologue — an astute feminist tirade about how Americans tend to "speak in code" about gender. Kudrow's delivery is fantastic, but it's Kerry Washington's glance of agreement during the speech that makes this moment stick. Teamwork feminism is the best feminism.
6. It rocks the female anti-hero.
Breaking Bad and House of Cards set Americans on a bad guy binge, but bad girls are a trickier genre to crack. Olivia Pope does it by misleading us. We're told every few episodes that she "wears the white hat," but she's rigged elections, denied information that could have saved a mother's life and had an on-going affair. It's not gender stereotypes that mask Olivia's dark side — Rhimes described Scandal's characters as "monsters running around in human skin," and it's their ethical shortcomings that make it easy to forget Olivia's. But Olivia Pope still leads her gladiators — let's not forget what "gladiator" means.
7. It mocks everything that's wrong with American politics.
It's easy to focus on the long looks shared by star-crossed lovers, but much of Scandal
is sneakily satire. The government hardly governs — only once have
foreign affairs made their way into the plot line. And, of course,
POTUS's affair with Pope gives a whole new meaning to "domestic
affairs."
Though Fitz has a party affiliation and charisma, he has done little
in terms of policy. The NSA drama is not a matter of national security,
but selfish image-control. When terrorist attacks and murders are
concealed with a flick of the wrist, it's easy to dismiss the show as
"lazy," but the critique implied in Rhimes' vision reminds us that our
government is seriously flawed. Scandal's government is more of a PR agency than a governing body.
It's hyperbole, sure. But it's not wrong, and it's only one of the many ways that this show is far smarter than critics let on.
It's hyperbole, sure. But it's not wrong, and it's only one of the many ways that this show is far smarter than critics let on.
mercoledì 28 ottobre 2009

Dopo aver ospitato la friend-collega Jennifer Aniston in "Dirt", ora Courteney Cox si fa affiancare da Lisa Kudrow in "Cougar Town". La bionda ex interprete di Phoebe in "Friends" interpreterà da guest-star una dermatologa alla quale si rivolge la protagonista (intepretata dalla Cox). "Il mio personaggio - ha spiegato Cox - soffrirà di un disturbo che diventa un'ossessione (n.d.r.: secondo alcune voci dietro le quinte si potrebbe trattare di un uso smodato di botox...)". L'episodio sarà girato il prossimo mese e trasmesso nei primi mesi del 2010. La stessa Cox ha rivelato a "Tv Guide" che aveva chiesto anche all'ex collega di "Friends" Matthew Perry di comparire in un cameo nei panni del fidanzato, ma l'attore si sarebbe rifiutato...Porte aperte (ancora) alla Aniston: "aspetto un ruolo che le si adatti per poterla invitare". E a proposito della sempre vociferata reunion di "Friends", la Cox taglia corto: "nell'attesa, tento di farla vis à vis a 'Cougar Town'!".
mercoledì 17 dicembre 2008


La web-tv impazza in America. Il nuovo portale LStudio.com lancia "Web Therapy", la mini-serie (dove per mini s'intende la durata degli episodi inferiori ai 5 minuti) con Lisa Kudrow. L'ex interprete di Phoebe in "Friends" veste i panni di un'improbabile analista che svolge la sua attività sul web, via cam, confrontandosi con pazienti che nel migliore dei casi sono maniaci, feticisti, isterici, depressi senza scampo. Sullo stesso sito Amy Harris - già dietro le quinte di "Sex and the City" - firma la mini-serie "Puppy Love", incentrata su quanto i cagnolini ci condizionino la vita. Nella prima puntata il personaggio interpretato da Famke Janssen ("Nip/Tuck") cambia i fidanzati che non sopportano le turbolemze intestinali del suo "Cicci". (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "TU")
venerdì 4 luglio 2008
(ANSA) - LOS ANGELES, 4 LUG - Un'altra serie televisiva potrebbe presto arrivare sul grande schermo. Dopo il film di "Sex and The City", uscito nelle sale il 30 maggio scorso e gia' campione di incassi, anche il telefilm "Friends", stando a quanto riportato dal settimanale Entertainment Weekly, potrebbe avere la sua versione cinematografica. Dalla Warner Bros non e' arrivata finora nessuna conferma ufficiale, ma Entertainment Weekly ha rivelato che il cast di "Friends" sarebbe interessato a prendere parte al progetto. Jennifer Aniston, Courteney Cox, David Schwimmer, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc e Matthew Perry, ovvero sei amici piu' famosi del piccolo schermo, sarebbero quindi finalmente convinti a portare al cinema l'indimenticabile serie, seguita da oltre 50 milioni di persone nel mondo, andata in onda per dieci stagioni dal 1994 al 2004. Gli attori fino ad oggi si erano sempre mostrati scettici di fronte all'ipotesi di un possibile ritorno di "Friends". Soltanto Matt LeBlanc, il "Joey" del telefilm, aveva accettato di interpretare uno spin-off concentrato sul suo personaggio, che pero' non ha avuto il successo sperato ed e' stato cancellato dopo due stagioni nel 2006.
lunedì 9 luglio 2007

Il suo cameo nei panni della stilista Fabia in "Ugly Betty", sotto un casco di extension bionde che la rendevano irriconoscibile, è da incorniciare. Sintomo di un rilancio d'immagine per la sexyssima Gina Gershon, la quale si vedrà al cinema in "PS: I love you" con l'ex "Friend" Lisa Kudrow e James Marsters (l'ex Spike di "Buffy" e "Angel"), per poi affiancare Leslie Nielsen nella commedia "Christmas in Wonderland". In pochi sanno che Gina vanta un animo da rocker a cinque stelle: oltre all'amicizia dai tempi del liceo con Lenny Kravitz, per il quale ha girato il video della canzone "Again", ha suonato con gli ex Guns N' Roses al Sundance Festival nel 2003 e ha composto con l'ultramitica Linda Perry alcune canzoni del cult-movie "Prey for Rock&Roll", pellicola del 2003 in cui divideva set e palco con Drea de Matteo, la compianta Adriana de "I Soprano".
(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Luglio/Agosto)
lunedì 17 luglio 2006

Londra, 17 lug. - (Adnkronos) - L'attrice Jennifer Aniston non nasconde la voglia di tornare a lavorare, almeno per una volta ancora, con i suoi colleghi di 'Friends'. Intervistata dall'emittente televisiva britannica Channel 4 mentre sta promuovendo in Gran Bretagna il suo ultimo film 'The break Up', con l'attuale fidanzato Vince Vaughn, l'ex signora Pitt ha avvalorato i rumors che negli ultimi tempi avevano ipotizzato un ritorno della celebre sit-com ambientata a New York, per l'episodio del 'Thanksgiving', una divertente puntata in cui si riuniscono tutti per festeggiare il 'Giorno del Ringraziamento' e parlare dell'evolversi delle loro vite. "L'unica cosa che mi viene in mente potrebbe essere girare, piu' che altro per divertimento, un episodio del 'Ringraziamento'", ha riferito nell'intervista. Oltre il divertimento trattasi anche di un lavoretto ben retribuito. Secondo il quotidiano britannico 'The Daily Mail', infatti, per questa puntata speciale il gruppo di amici di Manhattan, riceverebbero un compenso di circa 2.900.000 euro ognuno. La sit com, conclusasi nel maggio del 2004, e' diventata un cult del genere anche grazie all'alchimia creatasi tra gli interpreti Jennifer Aniston (Rachel), Courtney Cox (Monica), Lisa Kudrow (Phoebe), Matthew Perry (Chandler), David Schwimmer (Ross), e Matt Le Blanc (Joey). Quest'ultimo ha interpretato lo stesso ruolo che aveva in 'Friends', in una serie tutta sua, 'Joey', ove racconta le sue esperienze di stralunato gigolo'.
martedì 28 marzo 2006

Sarebbe uno dei tre protagonisti maschili (David Schwimmer, Matt LeBlanc o Matthew Perry) a porre il veto alla tanto attesa reunion di “Friends”, la sit-com di maggiore successo degli anni '90. L'ha affermato – senza fare il nome del “traditore” – Lisa Kudrow (Phoebe nel serial), a Sky News. Si era sempre pensato che fosse Jennifer Aniston, l’unica dei sei attori ad aver mantenuto lo status di star anche dopo la fine della sit-com, a chiudere la porta al ritorno in tv. Ma a quanto pare è tra i maschietti che va cercato il colpevole. LeBlanc in realtà ha sempre dichiarato di essere pronto per una rimpatriata, proponendo di farla anche nello spin-off che lo vede protagonista ("Joey"), che tra l'altro necessita di una boccata d'ossigeno per quanto riguarda gli ascolti in calo. Quindi la ricerca del colpevole si restringerebbe a due soltanto: Perry o Schwimmer. Un colpevole che non sarà certo amato dal network NBC, in grave crisi di ascolti da quando “Friends” ha chiuso, e che terrebbe sempre pronto uno spazio aperto per il grande ritorno.
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