VAMPIRO CRIPTA
La Buffy scomparsa
"Buffy scomparsa. No, non mi riferisco a 'Buffy': 6.11 Gone (Scomparsa), ma all'ennesima morbosa mania dei tiggì nostrani. Scompare una ragazza (Sara o Sarah, ogni TG la chiama a modo suo), una su migliaia che ne spariscono. Ma ai TG non interessano le statistiche o la verità in generale, interessa solo di coltivare la morbosità dei suoi spettatori, che fa tanto share. Ora a quanto pare questa ragazza era una fan di Buffy, a giudicare dal suo nickname: Sarah Buffy (ovviamente introvabile). Questo rende più partecipe il mio cuoricino di vampiro, che non batte più da secoli".
(Vampy, www.vampy.tv, 03.09.2010)
La Buffy scomparsa
"Buffy scomparsa. No, non mi riferisco a 'Buffy': 6.11 Gone (Scomparsa), ma all'ennesima morbosa mania dei tiggì nostrani. Scompare una ragazza (Sara o Sarah, ogni TG la chiama a modo suo), una su migliaia che ne spariscono. Ma ai TG non interessano le statistiche o la verità in generale, interessa solo di coltivare la morbosità dei suoi spettatori, che fa tanto share. Ora a quanto pare questa ragazza era una fan di Buffy, a giudicare dal suo nickname: Sarah Buffy (ovviamente introvabile). Questo rende più partecipe il mio cuoricino di vampiro, che non batte più da secoli".
(Vampy, www.vampy.tv, 03.09.2010)
TV BLOG
Quelle mad, mad amiche mie
"Sono riuscita ad avere delle notizie da chi si occupa delle vendite dei format, che mi ha detto che ieri è arrivato un comunicato stampa di questa società che è distributrice in America di prodotti sia Mediaset che sudamericani secondo cui hanno venduto a Lionsgate, la stessa società di ‘Mad Men’ e del film ‘Crash’, il format di ‘Intelligence’ e di ‘Amiche Mie’. Poi cosa ne faranno, se ne faranno qualcosa, al momento non lo sappiamo. [...] Il produttore esecutivo è una figura che manca in Italia, perchè in Italia manca l’industria della fiction che abbia dei criteri industriali, invece qui si fa una fiction come si produce un film. Il produttore creativo è l’anello di congiunzione tra la scrittura e la produzione, le scelte creative successive, cioè dei registi, degli attori, degli scenografi piuttosto che delle musiche. E’ una figura che crea la serie, ha un’idea teorica di come dovrebbe essere, di quale dovrebbe essere l’attore per un certo ruolo, di come dovrebbero essere la regia e la musica per esprimere al meglio la potenza di quello che ha scritto, e con un insieme di figure di produzione e della rete sceglie se far parte anche successivamente anche alla possibilità di avere voce in capitolo in tutte le scelte creative. Non come in Italia, dove lo scrittore, una volta che ha scritto viene mandato a casa, e il regista stravolge la storia, il produttore rivede la trama…".
(Cristiana Farina, produttrice creativa di "Amiche mie", 02.09.2010)
CORRIERE DELLA SERA
Emmy, distanti anni luce dalla nostra tv
"Basta seguire gli Emmy Awards (in diretta su SkyUno) per provare una rabbia infinita; meglio, un misto d' invidia e d' impotenza. Per non essere lì, a Los Angeles, per non occuparsi quotidianamente di quella televisione. Intanto, già la cerimonia di premiazione è uno spettacolo che noi ci sogniamo, cui partecipano tutti i protagonisti della stagione televisiva con invenzioni, trovate (strepitosa una canzone di Bruce Springsteen interpretata secondo lo stile di «Glee»), spreco di umorismo e professionalità. Al confronto i nostri «Telegatti» o i Premi tv (ex Oscar tv) paiono feste dopolavoristiche, l' esatta espressione della nostra tv. Hanno vinto programmi come «The Pacific», la rivelazione televisiva dell' anno firmata Spielberg e Hanks, «Mad Men» (l' epopea dei pubblicitari di Madison Avenue della cui esistenza si sono accorti persino i «Cahiers du Cinéma») impostosi su contendenti del calibro di «Dexter», «Breaking Bad» o «Lost», «Modern Family» (una sitcom che esplora tre nuclei familiari con leggerezza, in una quotidianità anche ordinaria, il tutto filtrato da uno sguardo insieme tenero e distaccato, impietoso ma ottimista, come nei «Simpson»), «Temple Grandin», «Glee», «24», «CSI», l' inossidabile «Saturday Night Live». Insomma ha vinto la buona tv, quella che da noi viene ancora giudicata «di nicchia», una gentile profilassi per dire che non è di grana grossa, «verace». Gli Emmy Awards di quest' anno sanciscono l'esistenza di una tv viva, ben fatta, intelligente, quando da noi parole come preparazione, qualità, scrittura suonano ancora straniere e dove il peggio ha sempre il sopravvento sul meglio. Negli Usa c' è Tina Fey, noi dobbiamo accontentarci di Serena Dandini o di Antonella Clerici. Recenti cronache si sono tristemente soffermate sulla distribuzione degli appalti in Rai. Con questi sistemi familistici com'è possibile sperare di fare un salto di qualità? Tuttavia, per camuffare il risentimento che innerva le nostre coscienze, come la volpe della celebre favola di Fedro che non riesce a mangiare l' uva, ci convinciamo che non vale la pena di fare buona tv".
(Aldo Grasso, 31.08.2010)
VANITY FAIR
Con quello sguardo un pò così...
"Mi piace tantissimo 'Sex and the City', ma la serie tivù, non i film. Anche se trovo che Carrie posi troppo e Mr. Big sappia solo alzare e abbassare le sopracciglia quando corteggia. E' ridicolo, ci sarà un'altra espressione al mondo, no?".
(la soprano Julia Novikova, 01.09.2010)
TE'LE' MAGAZINE
Simon e Patrick, face-off!
"Dopo la prima stagione di 'The Mentalist' c’è stata molta pressione ma non solo su di me. Non so se si può chiamare relazione amorosa quella che si vedrà nella seconda stagione. Se volete che dica qualcosa, direi piuttosto che è lo spunto per un romanzo nel quale la storia d’amore potrebbe andare in questa direzione. Trovo che questo sia più interessante che una stupida storia d’amore. In ogni caso spero che vi piaccia…(ride) Metto molto di Simon Baker nel personaggio di Patrick Jane. Ci sono alcuni elementi che provengono dal mio carattere, l’aspetto gioioso per esempio. E’ così che lavoro. Non sono un seguace dell’insegnamento della “Method Actor” secondo il quale ci si deve fondere con il personaggio. Io prendo degli elementi della mia personalità e li modifico in base ai diversi ruoli. E’ come un mixer musicale: un po’ più basso per alcuni personaggi e un po’ più acuto per altri. Patrick è molto melodico (ride). Mi piace la mia vita così com’è. Simon Baker ha una bella vita e io la amo quando sono a casa, ma quando lavoro amo quella di Patick Jane…ma solamente davanti alla telecamera. Recitare questo ruolo mi diverte enormemente. Stimo molto tutte le persone dello staff. Bruno Heller, il creatore, mi lascia molta libertà nella recitazione. Inoltre adoro lavorare con Robin Tuney. E’ fantastica, forte, affidabile…passo gran parte del mio tempo con lei e mi piace molto la nostra relazione all’interno della serie. Lo sapete anche voi, il mio lavoro è fatto di pretese, allora io pretendo di essere sempre Peter Pan".
(Simon Baker, 26.09.2010)
ENTERTAINMENT WEEKLY
Tutti a letto con House!
"Yup, dovete guardarla per crederci. La nuova foto promozionale di 'Dr. House' vede il dottore protagonista accanto non solo all'amorevole Cuddy, ma a tutti i suoi colleghi...a letto, perdipiù! Che voglia dire che si tratti di un altro sogno?".
(Andy Patrick, 02.09.2010)
Quelle mad, mad amiche mie
"Sono riuscita ad avere delle notizie da chi si occupa delle vendite dei format, che mi ha detto che ieri è arrivato un comunicato stampa di questa società che è distributrice in America di prodotti sia Mediaset che sudamericani secondo cui hanno venduto a Lionsgate, la stessa società di ‘Mad Men’ e del film ‘Crash’, il format di ‘Intelligence’ e di ‘Amiche Mie’. Poi cosa ne faranno, se ne faranno qualcosa, al momento non lo sappiamo. [...] Il produttore esecutivo è una figura che manca in Italia, perchè in Italia manca l’industria della fiction che abbia dei criteri industriali, invece qui si fa una fiction come si produce un film. Il produttore creativo è l’anello di congiunzione tra la scrittura e la produzione, le scelte creative successive, cioè dei registi, degli attori, degli scenografi piuttosto che delle musiche. E’ una figura che crea la serie, ha un’idea teorica di come dovrebbe essere, di quale dovrebbe essere l’attore per un certo ruolo, di come dovrebbero essere la regia e la musica per esprimere al meglio la potenza di quello che ha scritto, e con un insieme di figure di produzione e della rete sceglie se far parte anche successivamente anche alla possibilità di avere voce in capitolo in tutte le scelte creative. Non come in Italia, dove lo scrittore, una volta che ha scritto viene mandato a casa, e il regista stravolge la storia, il produttore rivede la trama…".
(Cristiana Farina, produttrice creativa di "Amiche mie", 02.09.2010)
CORRIERE DELLA SERA
Emmy, distanti anni luce dalla nostra tv
"Basta seguire gli Emmy Awards (in diretta su SkyUno) per provare una rabbia infinita; meglio, un misto d' invidia e d' impotenza. Per non essere lì, a Los Angeles, per non occuparsi quotidianamente di quella televisione. Intanto, già la cerimonia di premiazione è uno spettacolo che noi ci sogniamo, cui partecipano tutti i protagonisti della stagione televisiva con invenzioni, trovate (strepitosa una canzone di Bruce Springsteen interpretata secondo lo stile di «Glee»), spreco di umorismo e professionalità. Al confronto i nostri «Telegatti» o i Premi tv (ex Oscar tv) paiono feste dopolavoristiche, l' esatta espressione della nostra tv. Hanno vinto programmi come «The Pacific», la rivelazione televisiva dell' anno firmata Spielberg e Hanks, «Mad Men» (l' epopea dei pubblicitari di Madison Avenue della cui esistenza si sono accorti persino i «Cahiers du Cinéma») impostosi su contendenti del calibro di «Dexter», «Breaking Bad» o «Lost», «Modern Family» (una sitcom che esplora tre nuclei familiari con leggerezza, in una quotidianità anche ordinaria, il tutto filtrato da uno sguardo insieme tenero e distaccato, impietoso ma ottimista, come nei «Simpson»), «Temple Grandin», «Glee», «24», «CSI», l' inossidabile «Saturday Night Live». Insomma ha vinto la buona tv, quella che da noi viene ancora giudicata «di nicchia», una gentile profilassi per dire che non è di grana grossa, «verace». Gli Emmy Awards di quest' anno sanciscono l'esistenza di una tv viva, ben fatta, intelligente, quando da noi parole come preparazione, qualità, scrittura suonano ancora straniere e dove il peggio ha sempre il sopravvento sul meglio. Negli Usa c' è Tina Fey, noi dobbiamo accontentarci di Serena Dandini o di Antonella Clerici. Recenti cronache si sono tristemente soffermate sulla distribuzione degli appalti in Rai. Con questi sistemi familistici com'è possibile sperare di fare un salto di qualità? Tuttavia, per camuffare il risentimento che innerva le nostre coscienze, come la volpe della celebre favola di Fedro che non riesce a mangiare l' uva, ci convinciamo che non vale la pena di fare buona tv".
(Aldo Grasso, 31.08.2010)
VANITY FAIR
Con quello sguardo un pò così...
"Mi piace tantissimo 'Sex and the City', ma la serie tivù, non i film. Anche se trovo che Carrie posi troppo e Mr. Big sappia solo alzare e abbassare le sopracciglia quando corteggia. E' ridicolo, ci sarà un'altra espressione al mondo, no?".
(la soprano Julia Novikova, 01.09.2010)
TE'LE' MAGAZINE
Simon e Patrick, face-off!
"Dopo la prima stagione di 'The Mentalist' c’è stata molta pressione ma non solo su di me. Non so se si può chiamare relazione amorosa quella che si vedrà nella seconda stagione. Se volete che dica qualcosa, direi piuttosto che è lo spunto per un romanzo nel quale la storia d’amore potrebbe andare in questa direzione. Trovo che questo sia più interessante che una stupida storia d’amore. In ogni caso spero che vi piaccia…(ride) Metto molto di Simon Baker nel personaggio di Patrick Jane. Ci sono alcuni elementi che provengono dal mio carattere, l’aspetto gioioso per esempio. E’ così che lavoro. Non sono un seguace dell’insegnamento della “Method Actor” secondo il quale ci si deve fondere con il personaggio. Io prendo degli elementi della mia personalità e li modifico in base ai diversi ruoli. E’ come un mixer musicale: un po’ più basso per alcuni personaggi e un po’ più acuto per altri. Patrick è molto melodico (ride). Mi piace la mia vita così com’è. Simon Baker ha una bella vita e io la amo quando sono a casa, ma quando lavoro amo quella di Patick Jane…ma solamente davanti alla telecamera. Recitare questo ruolo mi diverte enormemente. Stimo molto tutte le persone dello staff. Bruno Heller, il creatore, mi lascia molta libertà nella recitazione. Inoltre adoro lavorare con Robin Tuney. E’ fantastica, forte, affidabile…passo gran parte del mio tempo con lei e mi piace molto la nostra relazione all’interno della serie. Lo sapete anche voi, il mio lavoro è fatto di pretese, allora io pretendo di essere sempre Peter Pan".
(Simon Baker, 26.09.2010)
ENTERTAINMENT WEEKLY
Tutti a letto con House!
"Yup, dovete guardarla per crederci. La nuova foto promozionale di 'Dr. House' vede il dottore protagonista accanto non solo all'amorevole Cuddy, ma a tutti i suoi colleghi...a letto, perdipiù! Che voglia dire che si tratti di un altro sogno?".
(Andy Patrick, 02.09.2010)