sabato 2 giugno 2012

Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!


Nei giorni scorsi molte serie sono giunte al termine, alcune salutandoci definitivamente, altre prendendosi semplicemente un break di qualche mese.
Oggi la rubrica Stracult&Stracotti indossa una veste speciale, per eleggere la “top 3” dei migliori Stracult dell’anno “girlpower edition”.

Al terzo posto, 2 Broke Girls, sitcom di casa CBS firmata Michael Patrick King (Sex and the City, Will & Grace) e Whitney Cummings (Chelsea Lately). Le due protagoniste non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra: da una parte Max, ragazzaccia sboccata e cinica, mascolina e dalla lingua tagliente, interpretata dalla conturbante Kat Dennings; dall’altra Caroline (l’eterea Beth Behrs), ex miliardaria ed ereditiera dell’Upper East Side stile Paris Hilton, oggi in bancarotta e nullatenente poiché figlia del truffatore più famoso di Manhattan. Coinquiline, cameriere in una tavola calda che sembra rimasta ferma agli anni Ottanta, “imprenditrici” in erba nel commercio di cupcakes, Max e Caroline non potrebbero essere più diverse e allo stesso tempo più in sintonia tra loro. Il feeling tra le due dà vita a momenti di humour sagace e brillante, in pieno stile ‘80s, mai fuori moda.

Al secondo, direttamente dalla Abc, Apartment 23, tagliente comedy che ha per protagoniste la superlativa Krysten Ritter, nei panni di un’irriverente e super sexy it girl di New York, e Dreama Walker, in quelli della sua timida roommate appena arrivata in città direttamente dall’Indiana. Magnetica la Ritter, un po’ più debole la Walker, spalleggiate dall’ironia di James Van Deer Beek nei panni di stesso: Apartment 23 ha convinto da subito pubblico e critica, assicurandosi così, non solo un rating di ascolti da far invidia a molti altri show, ma anche una seconda assicurata sin dopo pochi episodi. Perfetto il connubio tra le due protagoniste, bilanciato e ben strutturato, capace di tirar fuori gag e sketch davvero irresistibili.

Sul podio, lo show della Nbc dedicato alla superlativa Marilyn Monroe, Smash. Anche in questo caso, al centro delle vicende del musical drama, due donne incredibilmente diverse l’una dall’altra, Ivy (Megan Hilty) e Karen (Katherine McPhee), attrici esordienti con un comune sogno nel cassetto: portare in scena la vita dellla celebre vita di Hollywood. Entrambe ossessionate dall’emblematica figura dell’attrice di Someone Like It Hot, entrambe insicure e fragili come l’attrice stessa, nello show compensano l’una le fragilità dell’altra, nonostante la forte e spiccata rivalità che le divide. A rincarare l’alto tasso di di competizione tra loro, l’arrivo di un’altra importantissima figura femminile, quella di Uma Thurman, anche lei in lizza per il ruolo di Marilyn. Tutto ruota intorno alle protagoniste donne in Smash, nonostante i numerosi personaggi maschili a fare da spalla: una serie dedicata a una grande donna, e in un certo senso, dedicata a tutte le donne in cerca di amore, equilibrio, serenità.



venerdì 1 giugno 2012

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Ultima ora, Michael Emerson è "Person of Interest" per Woody Allen! Il regista vuole l'ex interprete di "Lost" nel suo prossimo film (sperando che sia meno boiata di "To Rome with Love"!)
If the Damon Lindelof-written "Prometheus" doesn't fill the empty spot in your heart where "Lost" used to live, here's some good news: according to Deadline.comMichael Emerson has been cast in Woody Allen's next film. Pause here to send your all-caps tweets, plus any OMG huzzahs to the heavens. Emerson rose to fame on "Lost" as the nefarious Benjamin Linus -- a role that earned him four Emmy nominations during the series' six-season run. (Emerson didn't appear on "Lost" until season two.) He joins a typically awesome Woody Allen cast that already includes Alec Baldwin, Cate Blanchett, Bradley Cooper and Bobby Cannavale. While the cast is coming together nicely, the location of Allen's next movie has become increasingly hard to pin down. When it was first announced, Deadline.com reported that it would take place in Copenhagen. That was switched to San Francisco whenBaldwin's casting deal was revealed. Now, it's apparently going to shoot in New York, which would mark the first time Allen returned to his home city since "Whatever Works." This isn't the first time Emerson worked with Allen; the actor appeared in Allen's 2001 short film "Sounds From A Town I Love," which debuted at the "Concert For New York City" in the aftermath of 9/11. Watch that short film below. Allen's newest film, "To Rome With Love," is in theaters this month.

[via Deadline.com]
NEWS - Venezia Nice. Michael Mann scelto quale Presidente di giuria del festival veneziano di cinema: good Luck!
(AGI) - Roma, 1 giu. - E' il regista, sceneggiatore e produttore statunitense Michael Mann - cineasta totale e una delle figure piu' influenti e rappresentative del cinema americano contemporaneo - la personalita' chiamata a presiedere la Giuria Internazionale del Concorso della 69esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (29 agosto - 8 settembre), che assegnera' il Leone d'oro e gli altri premi ufficiali. La decisione e' stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del direttore della Mostra Alberto Barbera. Come produttore, Michael Mann si e' imposto realizzando alcune delle serie televisive di maggior successo ("Miami Vice", "Crime Story"), per le quali ha contribuito a creare nuovi standard qualitativi di derivazione cinematografica. In qualita' di sceneggiatore e soprattutto di regista, ha saputo trovare una cifra personalissima nell'elaborazione tematica e formale di motivi appartenenti in prevalenza alla mitologia dei thriller urbani ("Manhunter", "Heat", "Insider", "Collateral", "Nemico pubblico"), affermandosi come uno dei piu' grandi stilisti e innovatori del cinema hollywoodiano. E' la prima volta che Michael Mann presiede la Giuria di un festival internazionale. Dopo aver scritto, prodotto e diretto alcune serie televisive, e aver scritto e diretto il tv movie "Jericho Mile" (La corsa di Jericho, 1979), Michael Mann (Chicago, 1943) debutta nel 1981 nella regia cinematografica con "Strade violente" (Thief), cui segue il grande successo come produttore esecutivo di "Miami Vice" (1984). Un telefilm che diventa manifesto estetico e sociologico degli anni '80.Il suo stile fiammeggiante e post-moderno, curato esteticamente e preciso nella definizione degli spazi fisici, nell'uso della musica, delle psicologie e delle emozioni, si mostra nella sua complessita' con "Manhunter-Frammenti di un omicidio" (1986), tratto da un romanzo di Thomas Harris, film che segna la nascita cinematografica del personaggio di Hannibal Lecter, lo psicologo-cannibale. L'epico "L'ultimo dei Mohicani" (1992) e l'articolato intrigo di "Heat-La sfida" (1995), in cui per la prima volta recitano insieme Al Pacino e Robert De Niro, consacrano la sua versatilita' e il suo talento nel raccontare storie complesse. "Insider-Dietro la verita'" (1999), coinvolgente thriller politico, rivela l'anima solitaria del suo cinema, fatto di eroi intensi e di immagini stordenti. Nel 2001 racconta con "Ali'" la lotta per l'esistenza del pugile Muhammed Ali', per definire la sua identita' e che cosa ha rappresentato, interpretato da Will Smith. L'impegno successivo di Mann come regista e' "Collateral" (2004), con Tom Cruise, con cui ritorna al genere piu' amato, il thriller metropolitano. Il film partecipa Fuori Concorso alla 61esima Mostra del Cinema di Venezia. Dopo la trasposizione su grande schermo della sua serie di culto "Miami Vice" (2006), con Colin Farrel, Jamie Foxx e Gong Li, Mann realizza "Nemico pubblico-Public Enemies" (2009), biopic noir sulla breve vita, le avventure e la morte del famoso rapinatore di banche anni '30 John Dillinger, interpretato da Johnny Depp, con Christian Bale e Marion Cotillard. Come produttore, i lavori di Mann includono "Aviator" (2004), diretto da Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, "Hancock" (2008) con Will Smith, "Texas Killing Fields" (2011) diretto da sua figlia Ami Canaan Mann, in Concorso alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia, e le serie HBO "Luck" (2011) e "Witness".

TWITTER-JAM - Kate Walsh dice addio a "Private Practice"
‎#PrivatePractice senza #KateWalsh é come Grey's Anatomy senza una tragedia.

giovedì 31 maggio 2012

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

THE NEW YORKER
Imperdibile: l'omaggio di "Community" a "Doctor Who"

"The NBC series “Community” was created by Dan Harmon, a mad scientist of sitcoms—so divisive a figure that he was just run out of town by his own studio. (The show was re-upped for a fourth season, but Harmon was replaced with new showrunners.) Even amid the brutality of network TV production, this was a pretty shocking event, since “Community” is Dan Harmon, the way “Mad Men” is Matt Weiner. Set at a community college that is really a stage for wildly inventive genre experiments, it’s a comedy that’s at once alienating and warm, a sitcom lover’s sitcom that attracts the kind of fans that the media scholar Henry Jenkins once described, with admiration, as “frighteningly ‘out of control,’ undisciplined and unrepentant, rogue readers.”
In other words, not everyone. So perhaps it’s no coincidence that “Community” ’s excellent third season, which ended two weeks ago, featured a season-long meditation on the pains and pleasures of cult fanhood, structured around an homage to one of the greatest science-fiction shows: “Doctor Who.” The key to this exploration was the character of Abed Nadir, played by Danny Pudi with the gaze of an amused basilisk. Abed, who has Asperger’s syndrome and dreams of making documentaries, is in one sense a familiar sitcom character, the gentle alien observer—like Latka, in “Taxi.” But with each season he has drifted closer to the show’s center, replacing its ostensible hero, the smart-ass Jeff, and injecting “Community” with his super-fan enthusiasms, which range from Batman to “My Dinner with André.”
As Abed emerged, “Community” became a bit of a science-fiction show itself, the kind of series in which, in the season’s signature moment, a tossed die splits a dinner party into six alternate realities. In another plot this season, Abed and his best friend, Troy, constructed a Holodeck-like space in their apartment, which they called the Dreamatorium. Inside that green-and-yellow grid, Abed and Troy played out imaginary plots of their favorite show, “Inspector Spacetime,” which stars an “infinity knight” in a bowler hat, and his associate, Constable Reginald (Reggie) Wigglesworth.
“Inspector Spacetime” is, of course, an affectionate tribute to “Doctor Who,” the long-running series that helped create our modern breed of Abeds and Dan Harmons—the sort of difficult obsessives who make original things and then get fired. “Doctor Who” débuted on the BBC in 1963, three years before “Star Trek” (and the day after Kennedy was assassinated). The show’s eponymous hero was (and is) a Time Lord, capable of jumping through time and space. He does so in the whirling TARDIS, which looks like a bright-blue phone booth but is as large as a mansion once you step inside. When near death, he generates a new body, conveniently played by a new actor (something NBC surely wishes were a tradition for showrunners). There have also been many “companions,” often plucky females—most famously Sarah Jane Smith (Elisabeth Sladen)—as well as enemies, like those Nazi-ish pepper pots the Daleks. The show used the shabbiest possible effects, plus a fly-by-night attitude toward narrative logic, although its low budget was as much a feature as a bug: it made something out of nothing, much the way Abed and Troy constructed their Dreamatorium engine out of cardboard tubes and a funnel. After twenty-six years on the air—and intense devotion from fans—“Doctor Who” was cancelled, in 1989. Then, in 2005, it was “rebooted” by the BBC, and overseen, for the first four seasons, by Russell T. Davies, one of whose earliest memories, at the age of three, was of the 1966 season. In 2010, Steven Moffat, best known for his modern reinvention of “Sherlock,” took over, and Matt Smith became the eleventh Doctor.
Before I caught up on the last two seasons, my expectations were low. I anticipated something like the seventies-era series that I faintly remembered: a goofy, juvenile thrill ride. (I haven’t watched Davies’s version, but a fellow TV critic told me that she was so attached to his “Who” that she wasn’t watching Moffat’s.) The original “Who” dwelt on pure sci-fi obsessions, abstract questions of how society is organized and the line between humans and machines. But, as deeply as fans loved the show, its themes were rarely emotional. Instead, it jumped from Aztec civilization to Mars, as much an educational show for children as an adult narrative, with a British-colonialist view of the universe. (So many savages, so little time.) The series’ most striking feature was the Doctor himself: in contrast to “Star Trek” ’s Kirk—the Kennedyesque leader of a diverse society—the early Doctor Who was an alien iconoclast with two hearts and a universe-wide Eurail Pass. For a certain breed of viewer, this was an intoxicating ideal: the know-it-all whose streak of melancholy—or prickly rage, depending on who was Who—had to be honored, because he actually did know everything.
Though that show had its charms, I was surprised, and delighted, to find that the modern “Doctor Who” has a very different emphasis: it’s a show about relationships, in an epic and mythological vein. Certainly, the show has plenty of the classic “Doctor Who” pleasures, albeit with more sophisticated effects: there are seafaring pirates; a metallic England floating on a giant “Star Whale”; and a factory full of avatar-laborers whose faces melt off like goo. The Doctor himself is a pale, puppyish genius who shares several qualities with Moffat’s modernized Sherlock Holmes, including fashion affectations (he insists that bow ties are cool, then fezzes, then cowboy hats) and a Professor-from-“Gilligan’s Island” allure. The show’s strength, however, is not its one-off stories but its longer arcs, a structural breakthrough of “The X-Files,” which modelled the notion that episodic TV could be woven together with powerful, season-long themes, inspiring the more complex breed of modern shows, both sci-fi and regular-fi".
(Emily Nussbaum, 30.05.2012)

mercoledì 30 maggio 2012

GOSSIP - Laura V-Vandervoort mai vista così! La star di "V" e "Smallville" al naturale per "Esquire"
Laura Vandervoort, divenuta popolare per "Smallville" e "V", si è concessa il lusso di apparire nella mitica rubrica "Me in My Place" di "Esquire" (si veda anche Poppy Montgomery qui). Che sia aliena o supergirl, sta a voi dirlo...



martedì 29 maggio 2012

NEWS - Dance macabra! "Trinity", l'altra faccia di "Hex": da oggi on line free su Bonsai la serie inglese "de paura"
Un professore e uno studente rinvenuti cadaveri. Misteriose e occulte confraternite, sordidi segreti e un passato inconfessabile. Bonsai TV da oggi martedì 29 maggio presenta "Trinity", la serie tv ambientata nel college più esclusivo d’Inghilterra, dove “ciò che non si deve sapere” si nasconde dietro ogni porta…Bonsai TV manda online in modalità VOD la prima stagione composta da 8 episodi, per la prima volta trasmessa gratuitamente, in lingua originale sottotitolata, in un doppio appuntamento settimanale da brivido, martedì-giovedì per quattro settimane, a partire da martedì 29 maggio. Quando al Trinity College inizia l’anno accademico un alone di mistero getta un’ombra sull’università più prestigiosa di Sua Maestà: l’ex studente e professore Richard Arc (Nick Sidi) viene rinvenuto morto. Al mistero del suo strano licenziamento e poi della sua altrettanto inspiegabile dipartita decide d’indagare la figlia, Charlotte (Antonia Bernath), iscrivendosi al college e scoprendo che la verità è ancora più terrificante di quanto potesse immaginare…Cast all star con Charles Dance (il patriarca Tywin Lannister di Game of Thrones), Claire Skinner (Sleepy Hollow, Il diario di Bridget Jones), Isabella Calthorpe (The Prisoner) e dietro il ciak, il regista Colin Teague, già deus ex machina di Torchwood e Doctor Who. Un appuntamento seriale nel segno del brivido che solletica la fantasia dello spettatore con ritmo serrato, alla scoperta dell’inenarrabile segreto che da sempre sorregge il Trinity College, nel bene… ma soprattuto nel male…

TRAILER DELLA SERIE: http://tinyurl.com/ctbqwkk
LINK DIRETTO ALLA PRIMA PUNTATA – SUB ITA: http://tinyurl.com/d4u33wy

lunedì 28 maggio 2012

NEWS - Mediaset che non ti aspet...: telefilm cult sparsi nei palinsesti  
Telefilm cult sparsi nei palinsesti Mediaset in chiaro: da oggi, lunedì 28 maggio, Italia 2 ripropone la sit-com firmata da Antonio Ricci "Quei due sopra il varano" (il lunedì, il mercoledì e il venerdì alle ore 17.15); se avete nostalgia di Ryan e Marissa, La5 ritrasmette "The OC" dalla prima stagione dal lunedì al venerdì alle ore 19.40; "Parenthood" riparte dalla prima stagione su Canale 5 dal 4 giugno, dal lunedì al venerdì alle ore 15.45 (la terza stagione inedita debutta dal 9 giugno su Joi, ogni sabato in prima serata). Confermata la partenza di "Una mamma per amica", su La5 dal 4 giugno, dal lunedì al venerdì alle ore 20.25. Ultima ora: dal 31 maggio, ogni giovedì in seconda serata, Retequattro trasmette la nona stagione inedita di "Law&Order: Criminal Intent".

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

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