sabato 31 dicembre 2011

Stracult e Stracotti …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!

Il 2011 è giunto alla fine, tra poche ore stapperemo bottiglie in onore del nuovo anno che è alle porte: oggi più mai è tempo di fare bilanci, stilare classifiche e liste infarcite di buoni propositi. E allora eccoci qua, a decidere quale serie Stracotta buttar dalla finestra con le cose vecchie, e quale invece, Stracult, conservare gelosamente in questo 2012! Io vi dico la mia e aspetto di sapere la vostra!


In un anno come il 2011 in cui le principali novità sembrano aver completamente fallito il loro obiettivo, da Terra Nova a Revenge, passando per Ringer, è American Horror Story a rivelarsi il miglior telefilm di nuova generazione. Prodotta da Ryan Murphy e Brad Falchuk, creatori di Glee, questa “storia dell’orrore americana” si è guadagnata da subito un riscontro di pubblico e critica notevole. Partendo da uno spunto che non brilla certo per l’originalità, una famiglia si trasferisce (da Boston a Los Angeles) in una casa in cui molti anni prima una coppia omosessuale venne ritrovata senza vita. È facile intuire come in America questa serie abbia avuto tanto impatto: gli Harmon, la famiglia protagonista, sono in tutto e per tutto la classica famiglia media americana. Ma se all’apparenza risultano “normali”, nel loro profondo nascondono invece antichi rancori, tradimenti, bugie, devianze sessuali e mentali e risentimenti. I rapporti interpersonali tra Ben (Dylan McDermott), il capofamiglia, Vivien (Connie Britton), sua moglie e la loro figlia adolescente Violet (Taissa Farmiga) s’intrecciano in maniera drammatica e violenta. Il “compito” di tirar fuori tutto il marcio delle loro vite è affidato alle presenze che infestano la casa: una galleria di personaggi psicotici, inquietanti e invadenti in grado di mettere a disagio gli spettatori. Ad aumentare il senso di ansia e claustrofobia ci pensano una regia e un montaggio rapidi, che strozzano il respiro e tagliano ogni via di fuga e impreziosiscono infine le interpretazioni, su tutte quella di Ben, psichiatra dai problemi forse addirittura più gravi di quelli dei suoi pazienti. Le vicende degli Harmon, finiscono (forse) con questa prima stagione, cosa ci riserverà la seconda è ancora un mistero. Un mistero bellissimo e spaventoso.

La partenza di Nathan, alla fine dei conti, si è rivelato il minore dei mali per Misfits: Robert Sheehan è stato egregiamente sostituito da un ottimo Joe Gilgun, convincente e credibile nel ruolo, esilarante soprattutto nell’interpretare il “gemello” buono del suo personaggio. I problemi riguardo questa serie sono indubbiamente altri, e a terza stagione conclusa, possiamo finalmente tirare le somme e le sottrazioni. Alla radice, un’enorme crepa venutasi a formare nella sceneggiatura, lontanissima dai fasti delle stagioni precedenti, meno brillante e incisiva, decisamente sottotono. Errore madornale degli autori, quello di adagiarsi sugli allori, forti del successo riscosso lo scorso anno, e ingenuamente convinti che la sola caratterizzazione dei personaggi bastasse a tenere in piedi la baracca. Non basta il passato per mantenere alto il livello di una serie, occorre che quegli stessi personaggi, capaci sin dall’inizio di coinvolgere e conquistare giorno dopo giorno lo spettatore, continuino ad aver qualcosa da dire e raccontare, e che il plot fornisca loro spunti di crescita. La sceneggiatura flebile e a tratti priva di contenuti, va a intaccare così non solo l’evolvere della storyline principale (assente per oltre metà stagione) ma anche il plot di quelle secondarie: eccezion fatta per Kelly, l’unico personaggio che hanno cercato di approfondire in qualche modo, gli altri rimangono nell’ombra, specie nel caso di Rudy, che come new entry, avrebbe invece avuto moltissimo da raccontare. Si riconfermano ancora una volta impeccabili (oltre che invidiabili) fotografia, regia e colonna sonora, su questo nulla da dire se non “chapeau”, ma sono elementi che ahimè, seppur eccellenti, non possono bastare.

venerdì 30 dicembre 2011


L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Desperate Housewives", un addio tra melodramma e letteratura
"Cosa ha rappresentato «Desperate Housewives»? Intanto non dimentichiamo che la gloriosa serie inizia con la morte di Mary Alice Young. Da quella sua stranita voce fuori campo (la voce della morta!) prende le mosse il vivido e ironico racconto della vita nei sobborghi residenziali, nelle linde città «satellite» dove l' apparenza gioca un ruolo non solo scenografico. La morte di Mary Alice porta a galla i segreti mai confessati dagli abitanti del quartiere, e quelli delle sue quattro amiche-nemiche: Susan, Lynette, Gabrielle e Bree. Ed è la stessa voce della morta a fare da guida allo spettatore, con una serie di meditati e ironici aforismi. «Desperate Housewives» racconta lo smarrimento di chi sospira al ricordo delle proprie ambizioni, delle proprie infatuazioni, della velenosa quiete cui non voleva credere e che, invece, l' avvolge. I destini incrociati delle protagoniste sono tenuti insieme da una cura esasperata dei particolari, da un montaggio analogico di rara efficacia (gli stacchi sono sempre legati da un oggetto, da un gesto, da una combinazione), da citazioni colte, da una scrittura apparentemente popolare, piana ma riscattata continuamente dal talento di Marc Cherry. Il telefilm è anche un riuscito mix di genere, dal melodramma alla soap, dal mistery alla commedia. In «Desperate Housewives», ogni personaggio ha almeno una doppia personalità, se non una doppia vita, per raccontare la quale si attinge a piene mani dalla grande letteratura, dal grande cinema, dal teatro. Se su uno zerbino appare la scritta «Bless this happy home» si può stare sicuri che quella è tutto fuorché una casa felice; se una madre dialoga con una figlia è certo che i ruoli sono invertiti, che le figlie fanno da madre e le madri si comportano da figlia; se Bree è perfetta, è perfetta in quello che non ci aspettiamo. Grazie alla tragedia della quotidianità, ben mascherata dal lindore di Wisteria Lane, le nostre splendide disperate (Bree su tutte) diventano portatrici di tormenti e di dubbi di per sé incompatibili con la loro quieta natura di casalinghe. Tutto è diverso da come appare e chi vuol determinare il corso degli eventi (con uno stratagemma femminile, per troppo amore o per troppo calcolo) si trova sempre prigioniero dei medesimi, suo malgrado"
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(Aldo Grasso, 28.12.2011)

giovedì 29 dicembre 2011

NEWS - "Addio Gabrielle, ora punto all'Oscar!": Eva Longoria dice addio (senza rimpianti) alle "Desperate Housewives"
«Non sono addolorata da questo addio», esordisce Eva Jacqueline Longoria, l'ormai leggendaria star di «Casalinghe Disperate», passando dall'inglese allo spagnolo all'inglese, «perché dovrei esserlo? La serie viene trasmessa in 208 Paesi e ogni giorno un nuovo pubblico la scopre e se ne innamora». L'ottava e ultima stagione della famosa serie tv va in onda il mercoledì alle 21.55 su Foxlife. In Usa ha registrato un considerevole calo di ascolti, passando dai 24 milioni di spettatori della prima ai 12 milioni della penultima (Nielsen). Non c' è da stupirsi, dunque, se la puntata preferita della Longoria è la prima. «Adoro l'episodio pilota - racconta -. Anche per il resto del cast fu quasi uno shock: essere protagonisti della nascita di un programma di successo è un evento eccezionale. Questo show per me è stato una benedizione, come vincere alla lotteria». Sette anni dopo il debutto di «Casalinghe Disperate», l'ex modella di origine messicana nata il 15 marzo 1975 a Corpus Christi, in Texas, è, secondo Forbes , l'attrice tv più pagata di Hollywood, con 13 milioni di dollari guadagnati solo nell'ultimo anno. Per viaggiare, oggi la Longoria usa guardie del corpo. «Dopo l' America - spiega - il Paese più innamorato dello show è la Gran Bretagna, dove mi sento una rock star». E l'Italia? «L'ho visitata un paio di volte ma purtroppo non vi ho trascorso abbastanza tempo come a Londra. Però la maggior parte delle mie campagne pubblicitarie, dai gelati ai gioielli, sono made in Italy». Le uniche a non entusiasmarsi sono le femministe. «"Desperate Housewives" ci riporta indietro, a un tempo in cui l' identità delle donne era determinata dall' uomo che sposavano», teorizza Ms. Magazine , Bibbia delle femministe Usa, secondo cui lo show «rinforza cinicamente stereotipi sessuali e di classe». «La serie è vincente proprio perché le quattro casalinghe non rispecchiano alcuno stereotipo», ribatte la Longoria, «ma, al contrario, portano in scena le nuove donne contemporanee. Che divorziano, lavorano, crescono i figli, non cucinano, sono single e amano far casino». «Personalmente io non mi considero femminista - tiene a precisare - ma se essere femminista significa avere la schiena dritta e non offrirsi mai come zerbino da calpestare, allora sì, sono femminista. Così come lo è Gabrielle Solis, che non vuole essere giudicata in base al quartiere dove vive, agli amici e al marito». Nella sua biografia ufficiale anche lei non menziona i tanti flirt che la vedono eterna protagonista dei tabloid e concede questa intervista a una condizione: «Nessuna domanda sulla vita privata», quasi fosse un incubo da dimenticare o una parola sporca. Persino i suoi matrimoni sono off limit. A partire dal primo, (con Tyler Christopher, protagonista di «General Hospital»), durato dal 2002 al 2004, al secondo, (col giocatore francese di basket, stella della Nba, Tony Parker, sette anni più giovane di lei) finito dopo tre anni, nel 2010, per l'infedeltà di lui che la tradì con la moglie di un suo compagno di squadra dei San Antonio Spurs. Dopo il divorzio da Parker, le sono stati attributi altri fidanzati, tra cui l'attore Gerard Butler (ex di Cameron Diaz e Jennifer Aniston) ed Eduard Cruz, fratello più giovane dell' attrice spagnola Penélope Cruz, col quale, forse, sperava di «chiudere il cerchio». Per prendere le distanze dai messicani che ogni giorno oltrepassano illegalmente il confine, la Longoria avrebbe scoperto le radici «nobili» del suo pedigree europeo. Secondo le ricerche condotte per lei dal luminare afroamericano di Harvard, Henry Louis Gates Jr., la star sarebbe al 70% di sangue europeo (27% indigena e 3% africana), discendente dello spagnolo Lorenzo Suarez de Longoria, emigrato dalle Asturie nell'attuale Messico nel 1603. E tra i suoi «parenti» genetici ci sarebbe addirittura il famoso violoncellista Yo-Yo Ma. Non contenta dei riconoscimenti ricevuti finora, tra cui «donna più sexy del pianeta» e «50 más bellos», è decisa ad imporsi come attrice seria. «Ho in cantiere una dozzina di film per il grande schermo, tutti ruoli impegnativi», incalza. Tra questi: The Truth, con Andy Garcia e Forest Whitaker, sulla privatizzazione dell'acqua in Sud America, Long Time Gone, dove vestirà i panni dell'amante che alla fine riesce a portar via il marito alla moglie fedele, Who Gets the Dog (di cui è anche produttrice) che racconta la battaglia di una coppia di divorziati per l'affidamento del loro cane e Without Men dove sarà la leader di un villaggio sudamericano rimasto senza uomini dopo il loro reclutamento forzato da parte della guerriglia. Anche se non lo dice, tutti a Hollywood sospettano che punti all'Oscar.
(Articolo e intervista di Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera")

mercoledì 28 dicembre 2011

NEWS - Cento di queste puntate! "The Big Bang Theory" spegne 100 candeline e guarda al futuro...
Al California Science Center di Los Angeles si è svolto il party per celebrare la 100esima puntata di "The Big Bang Theory" davanti ad una maxi-torta riproducente il logo e il numero epocale. Tra un'esibizone live della band Barenaked Ladies - che ha eseguito il tema musicale della sit-com - e una fettona di torta che al confronto il panettone è una pietanza da dieta mediterranea, il co-ideatore Bill Prady ha chiosato: "cerchiamo di fare in modo che ogni puntata sia eccelsa, e per questo motivo quasi non ci crediamo di essere arrivati a quota 100". Giro di boa o mani avanti per un possibile sipario?

martedì 27 dicembre 2011

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Cruise Impossible! Esce tra un mese esatto "M:I - Protocollo Fantasma" (nel cast, Josh Holloway di "Lost"), ma il 2012 del Tom-Tom salta-divani sarà anche rock e a fumetti...
(di Francesca Pierleoni) (ANSA) - ROMA - Star a tutto tondo, icona per due generazioni discussa come poche altre, soprattutto per la sua fede in Scientology, e gli amori, da Nicole Kidman a Katie Holmes, Tom Cruise, a pochi mesi dai 50 anni, che compira' a luglio, torna dopo qualche anno opaco fra i protagonisti della stagione cinematografica, con Mission:Impossible -Protocollo Fantasma di Brad Bird e il musical Rock of Ages di Adam Shankman, nella prima parte del 2012 e la detective story One shot di Cristopher McQuarrie, entro la fine dell'anno. Nel 2013 invece diventera' eroe da fumetto con due film tratti da famose graphic novel ambientate nel futuro: Horizons di Joseph Kosinski e We Mortals are di Doug Liman. Si parla poi di un sequel per il cult Top Gun (1986), che Cruise vorrebbe girare con il regista del primo, Tony Scott. ''Spero il progetto vada in porto'' ha detto l'attore a Mtv. Intanto pero' si parte con Mission:Impossible - Protocollo Fantasma di Brad Bird, quarto capitolo di avventure per la superspia Ethan Hunt, che con i precedenti tre film ha incassato nel mondo quasi 2 miliardi di dollari. 'Protocollo fantasma' costato 125 milioni di dollari, ha debuttato questo weekend negli Usa in un'uscita anticipata limitata a 425 copie, pensata per le sale con schermo Imax, arrivera' in migliaia di cinema americani da mercoledi' e uscira' in Italia il 27 gennaio, distribuito da Universal. Stavolta Hunt e' isolato, senza risorse e in fuga, dopo che il suo gruppo, la Impossibile Mission Force (IMF) viene accusato di un attentato al Cremlino. Tocchera' pero' a Ethan cercare di sventare una terribile minaccia nucleare. Nel cast, fra gli altri, Jeremy Renner, Simon Pegg, Paula Patton, Josh Holloway e Lea Seydoux. Per il film, che ha ricevuto le migliori recensioni di tutta la serie, Cruise ha voluto come regista Brad Bird, autore di capolavori d'animazione come Gli Incredibili e Ratatouille: ''Brad sa bene come generare tensione e suspense nelle sue storie'' ha spiegato nelle interviste Tom Cruise. Secondo l'attore ''e' sempre importante lavorare con i talenti migliori. In un film non mi concentro su di me, ma sulla storia migliore da realizzare. Se non c'e' quella tutto il resto cade''. L'attore sara' poi nei cinema Usa, anche in versione canterina, il 1 giugno con l'adattamento cinematografico del musical Rock of ages di Adam Shankman, ispirato alla scena pop-rock degli anni '80. Cruise e' la rockstar Stacee Jaxx, in quella che viene descritta dal regista come una via di mezzo fra Axl Rose, Keith Richards e Jim Morrison. ''Per prepararmi ho dedicato per sei mesi cinque ore al giorno al canto e cinque al ballo. Adam mi ha detto che ci saremmo divertiti, e cosi' e' stato''. Inoltre Tom e' sul set del noir One shot di Christopher Mc Quarrie, in sala probabilmente a fine anno, tratto dalla serie di 15 romanzi gialli di Lee Child che ha per protagonista Jack Reacher, un ex ufficiale della Polizia militare diventato investigatore. ''Reacher e' un grande personaggio - ha spiegato l'attore -. Non ha un cellulare, ne' l'email. E' fuori dagli schemi. Spesso agisce come vorremmo tutti''. Infine, la star si prepara a dare il volto a ben due eroi da fumetto. Sara' Jak, ex soldato e riparatore di droni contro una letale specie aliena in Horizons di Joseph Kosinski (Tron Legacy) che porta al cinema la sua graphic novel Oblivion. E una sfida con gli alieni e' al centro anche di We Mortals are (il titolo e' provvisorio) di Doug Liman, basato su All you need is kill, il manga di Hiroshi Sakurazaka, su un soldato morto in battaglia contro gli extraterrestri che nell'aldila' deve rivivere il suo ultimo giorno di vita all'infinito.

lunedì 26 dicembre 2011

GOSSIP/PICCOLO GRANDE SCHERMO - Rosso di sera, bel Natale si spara! Gillian Anderson riappare in scena in splendida forma all'anteprima di "M:I - Protocollo Fantasma"
Rossa natalizia e in splendida forma, camicetta ultrasexy slacciata ad arte, Gillian Anderson ("X-Files") è stata la più fotografata qualche giorno fa a Londra per l'anteprima di "Missione Impossibile - Protocollo Fantasma". L'attrice inglese, recentemente riapparsa al cinema in "Johnny English - La rinascita", ha ultimamente preso parte alla serie inglese "Great Expectations", mentre nel 2012 la vedremo su grande schermo nel thriller "Shadow Dancer" (accanto a Clive Owen), nel drammatico francese "L'enfant d'en l'haut" (con Lea Seydoux), nella commedia franco-tedesca "Mr. Morgan's Last Love" (con Michael Caine), nel drammatico "Sold" (con David Arquette) e nel divertente "The Curse of the Buxom Strumpet". Insomma, sarà praticamente (missione) impossibile non imbattersi nella Anderson nel 2012...bentornata agente Scully! Buon anno!

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Lick it or Leave it!

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