Il 2011 è giunto alla fine, tra poche ore stapperemo bottiglie in onore del nuovo anno che è alle porte: oggi più mai è tempo di fare bilanci, stilare classifiche e liste infarcite di buoni propositi. E allora eccoci qua, a decidere quale serie Stracotta buttar dalla finestra con le cose vecchie, e quale invece, Stracult, conservare gelosamente in questo 2012! Io vi dico la mia e aspetto di sapere la vostra!
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La partenza di Nathan, alla fine dei conti, si è rivelato il minore dei mali per Misfits: Robert Sheehan è stato egregiamente sostituito da un ottimo Joe Gilgun, convincente e credibile nel ruolo, esilarante soprattutto nell’interpretare il “gemello” buono del suo personaggio. I problemi riguardo questa serie sono indubbiamente altri, e a terza stagione conclusa, possiamo finalmente tirare le somme e le sottrazioni. Alla radice, un’enorme crepa venutasi a formare nella sceneggiatura, lontanissima dai fasti delle stagioni precedenti, meno brillante e incisiva, decisamente sottotono. Errore madornale degli autori, quello di adagiarsi sugli allori, forti del successo riscosso lo scorso anno, e ingenuamente convinti che la sola caratterizzazione dei personaggi bastasse a tenere in piedi la baracca. Non basta il passato per mantenere alto il livello di una serie, occorre che quegli stessi personaggi, capaci sin dall’inizio di coinvolgere e conquistare giorno dopo giorno lo spettatore, continuino ad aver qualcosa da dire e raccontare, e che il plot fornisca loro spunti di crescita. La sceneggiatura flebile e a tratti priva di contenuti, va a intaccare così non solo l’evolvere della storyline principale (assente per oltre metà stagione) ma anche il plot di quelle secondarie: eccezion fatta per Kelly, l’unico personaggio che hanno cercato di approfondire in qualche modo, gli altri rimangono nell’ombra, specie nel caso di Rudy, che come new entry, avrebbe invece avuto moltissimo da raccontare. Si riconfermano ancora una volta impeccabili (oltre che invidiabili) fotografia, regia e colonna sonora, su questo nulla da dire se non “chapeau”, ma sono elementi che ahimè, seppur eccellenti, non possono bastare.