venerdì 30 dicembre 2011


L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Desperate Housewives", un addio tra melodramma e letteratura
"Cosa ha rappresentato «Desperate Housewives»? Intanto non dimentichiamo che la gloriosa serie inizia con la morte di Mary Alice Young. Da quella sua stranita voce fuori campo (la voce della morta!) prende le mosse il vivido e ironico racconto della vita nei sobborghi residenziali, nelle linde città «satellite» dove l' apparenza gioca un ruolo non solo scenografico. La morte di Mary Alice porta a galla i segreti mai confessati dagli abitanti del quartiere, e quelli delle sue quattro amiche-nemiche: Susan, Lynette, Gabrielle e Bree. Ed è la stessa voce della morta a fare da guida allo spettatore, con una serie di meditati e ironici aforismi. «Desperate Housewives» racconta lo smarrimento di chi sospira al ricordo delle proprie ambizioni, delle proprie infatuazioni, della velenosa quiete cui non voleva credere e che, invece, l' avvolge. I destini incrociati delle protagoniste sono tenuti insieme da una cura esasperata dei particolari, da un montaggio analogico di rara efficacia (gli stacchi sono sempre legati da un oggetto, da un gesto, da una combinazione), da citazioni colte, da una scrittura apparentemente popolare, piana ma riscattata continuamente dal talento di Marc Cherry. Il telefilm è anche un riuscito mix di genere, dal melodramma alla soap, dal mistery alla commedia. In «Desperate Housewives», ogni personaggio ha almeno una doppia personalità, se non una doppia vita, per raccontare la quale si attinge a piene mani dalla grande letteratura, dal grande cinema, dal teatro. Se su uno zerbino appare la scritta «Bless this happy home» si può stare sicuri che quella è tutto fuorché una casa felice; se una madre dialoga con una figlia è certo che i ruoli sono invertiti, che le figlie fanno da madre e le madri si comportano da figlia; se Bree è perfetta, è perfetta in quello che non ci aspettiamo. Grazie alla tragedia della quotidianità, ben mascherata dal lindore di Wisteria Lane, le nostre splendide disperate (Bree su tutte) diventano portatrici di tormenti e di dubbi di per sé incompatibili con la loro quieta natura di casalinghe. Tutto è diverso da come appare e chi vuol determinare il corso degli eventi (con uno stratagemma femminile, per troppo amore o per troppo calcolo) si trova sempre prigioniero dei medesimi, suo malgrado"
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(Aldo Grasso, 28.12.2011)

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