sabato 5 dicembre 2009

NEWS - GerusalemmER, Spielberg ci pensa!
Gerusalemme, 4 dic. (Adnkronos) - Steven Spielberg sta pensando ad una serie Tv ambientata in uno dei principali ospedali di Gerusalemme, lo Shaare Zedek (le porte della giustizia). "L'idea -ha spiegato al Jerusalem post il produttore televisivo americano Phillip Rosenthal - e' di prendere un piccolo gruppo di di medici americani e portarli in questo punto 'caldo' del mondo... dove medici arabi lavorano accanto a medici ebrei, ci sono pazienti di tutti i tipi, e bisogna lasciare la propria religione fuori dalla porta". "L'ideologia e' che siamo qui per aiutare le persone. E' un microcosmo di come potrebbe essere, di come dovrebbe essere", ha aggiunto il produttore, che e' venuto a Gerusalemme con la moglie per visitare l'ospedale dove vorrebbe ambientare la serie, una sorta di docu-reality che seguira' le storie che via via si presenteranno in un contesto cosi' particolare, tenendo conto dell'impatto sui medici americani di una realta' cosi' diversa. Dotato di 500 camere, lo Shaare Zedek tratta 250mila persone l'anno. Fondato nel 1902 e' il primo grande ospedale sorto a Gerusalemme.

venerdì 4 dicembre 2009

NEWS - Assedio a Telecom: la televisione pronta alla rivoluzione della banda ultralarga?
Articolo di Massimo Mucchetti sul "Corriere della Sera"
"C'è qualcosa di non detto nell' assedio a Franco Bernabè avviato dal suo sponsor pentito, Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca, e contrastato dalla spagnola Telefonica. Qualcosa che ha a che fare non tanto con la materia dichiarata, i risultati di Telecom Italia, quanto con il destino stesso dell' azienda, la modernizzazione del Paese e gli interessi di chi - Mediaset? Murdoch? Rai? - potrebbe usare da subito le nuove autostrade della comunicazione. Parlando al Foglio, il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha imputato a Telecom uno scarso patriottismo. Bernabè nicchia davanti alla sua proposta di mettere l' infrastruttura, dove oggi passa il doppino di rame, a disposizione di una nuova società che poserebbe la fibra ottica e la porterebbe fin dentro le case e gli uffici per dare all' Italia la banda ultralarga. Epigono di quell' Angelo Rovati che aveva battuto le stesse piste (a proposito, dove sono finiti i tanti che tanto si scandalizzarono per l' interventismo del governo Prodi?), il viceministro detta l' azionariato della società della rete: Telecom, la Cassa depositi e prestiti, i grandi protagonisti, ovvero i concorrenti Fastweb, Vodafone e Wind, le Poste e forse qualche utilizzatore finale. La Cdp, aggiunge, presterebbe i 6-10 miliardi che servono. L' idea della società della rete risale alla primavera del 2006. Aveva due obiettivi: a) aumentare la concorrenza nel presupposto che, come certificavano le frequenti contestazioni dell'Agcom e dell' Antitrust, Telecom approfittasse del controllo della rete; b) creare un soggetto con le caratteristiche della public utility, capace di investire e di portare meglio il debito, mentre la casa madre avrebbe potuto concentrarsi sui servizi a valore aggiunto. Nei tre anni seguenti lo scenario è cambiato. Telecom ha cessato di essere la bestia nera del regolatore. Ha inserito la rete nel sistema Open Access, soluzione benedetta con entusiasmo dall' Autorità. I servizi a valore aggiunto non sono più il nuovo affare dei vecchi «telefonisti», ma l' offerta postmoderna, e spesso gratuita, di milioni di applicatori sparsi nei cinque continenti. Le compagnie telefoniche stanno riscoprendo ovunque il ruolo di carrier, di gestore dell' infrastruttura. Al massimo, se dotate di adeguata dimensione (centinaia di milioni di clienti, non poche decine di milioni come nel caso di Telecom Italia), offriranno servizi di rete e piattaforme d' accesso nelle quali i fornitori di servizi incontrano i clienti gestiti dalla compagnia telefonica. Separare la rete dai servizi, dunque, interessa sempre meno a Telecom Italia, che giudica non remunerativo al momento un vasto impegno sulle reti di nuova generazione, e sempre più ad altri soggetti. Come insegna l'esperienza pilota del Giappone, la banda ultralarga serve in prima battuta alla televisione. A regime può trasformare lo stile di vita di un popolo, ma negli anni d'esordio cambia soprattutto il modo di diffondere i programmi televisivi e il rapporto delle tv con gli spettatori, e dunque con gli inserzionisti pubblicitari. Di qui le nuove preoccupazioni di Mediaset. Qualche anno fa, il Biscione temeva che quei colossi pieni di soldi e, si credeva, di uno smagliante futuro, potessero diversificare nel piccolo schermo e rompere il duopolio perfetto Rai-Mediaset. Non a caso la legge Gasparri rende l' ipotetico ingresso delle telecomunicazioni nella tv più difficile del viceversa. Adesso, fa paura la piattaforma dell' Iptv, la tv su protocollo Internet. Se messa a disposizione di tutte le emittenti disposte a pagare il passaggio, potrebbe liberalizzare la competizione con la Rai e soprattutto con Sky, oggi ingessata dai decoder proprietari nello stanco conflitto tra satellite e digitale terrestre. Di più, l' interattività dell'Iptv consente al gestore della rete di profilare lo spettatore molto più di quanto non possa fare la tv e quindi di offrire un servizio di rete che darebbe al gestore medesimo non solo una quota dei profitti dell' emittente tv ma anche il controllo del cliente. Per Mediaset, un conto sarebbe trattare con una Telecom interessata ad aprire a tutti, ben altro conto aver a che fare con una società della rete influenzabile. Telecom-Mediaset non si è mai fatta perché la fusione non aveva senso industriale e perché avrebbe comportato un' eccessiva diluizione della Fininvest (oggi avrebbe il 16% dell' entità combinata). In una società della rete che avesse, poniamo, un valore di 10-13 miliardi, coperto per 10 da debito e per 3 da capitale, una partecipazione del 5-10%, a garanzia che Murdoch sia lasciato fuori, costerebbe abbastanza poco e lascerebbe Mediaset con l' azionariato attuale. Ma forse, in un' Italia dove la Rai muove guerra in perdita a Sky, non pare indispensabile l' impegno diretto: basterebbe la presenza della Cdp, controllata dal governo presieduto dall' uomo che tiene al guinzaglio il Biscione".

giovedì 3 dicembre 2009

PICCOLO GRANDE SCHERMO/GOSSIP - Clamoroso al Cibali! Rachel Bilson ("The OC") si spoglia nel suo nuovo film "Hearts of Palm". Da rimanere...senza peli sulla lingua

Vedi la scena in anteprima assoluta:

mercoledì 2 dicembre 2009

NEWS - Yes, "V" can! I "Visitors" anni 2000 minacciano l'America di Obama
Articolo di Renato Franco sul "Corriere della Sera"
"La scena della donna lucertola in uniforme rossa che si ingoia un topo intero è rimasta nella (minima) storia della tv. Lei era l' aliena Diana (Jane Badler), mente torbida di un gruppo di extraterrestri roditori addicted sbarcati sulla Terra con 31 astronavi dal diametro di otto chilometri: erano i Visitors e nel 1985 conquistarono i telespettatori di Canale 5. In realtà fu un' invasione lampo, appena 19 episodi, ma sufficienti a rimanere impressi allo scorrere del tempo. Un telefilm - nato dal successo di due miniserie costate 27 milioni di dollari, un record per l' epoca - che divampò e poi si spense per il calo degli ascolti. Ora la razza rettile extraterrestre ci riprova. I lucertoloni cannibali con la lingua lunga venti centimetri ma che si nascondono sotto un rassicurante volto umano sono tornati. Il refrain è quello di allora: «Non abbiate paura, non vogliamo farvi del male», ma le intenzioni non sono per niente pacifiche, vogliono conquistare la Terra. «Visitors» si riaffaccia con il remake «V», nuovo cast ed effetti speciali aggiornati di 25 anni. E il debutto negli Stati Uniti è stato più che incoraggiante: 14 milioni di spettatori, per Abc il miglior esordio dai tempi di «Lost», secondo soltanto a «Ncis: Los Angeles» (in onda su Cbs) come miglior première di stagione. Lo sbarco in Italia è previsto per la primavera del 2010: Joi, il canale pay del digitale terrestre Mediaset, si è assicurato i diritti della nuova serie (che poi arriverà in chiaro su Canale 5). «V» per il momento è composto da quattro episodi (ne sono previsti 13 totali per la prima stagione). E il cast è completamente cambiato. Non c' è più la perfida lucertola Diana, che ha preferito la carriera musicale. Non c' è più il reporter Mike Donovan (Marc Singer), che scopriva la verità sui visitatori. Non c' è più Willie, il visitor buono, interpretato da Robert Englund, che nel frattempo sfogava il suo lato oscuro nei panni di Freddy Krueger, assassino da incubo di «Nightmare». Al posto di Diana, è arrivata Anna, ovvero Morena Baccarin, brasiliana di Rio, classe 1979. Si presenta agli abitanti della Terra vestita come una manager d' azienda, che per annunciare «l' invasione» comunica attraverso giganteschi megaschermi dalle astronavi, indice conferenze stampa per trasmettere al mondo il suo messaggio di pace, fa propaganda attraverso YouTube. Il ruolo di eroe è affidato all' agente dell' Fbi Erica Evans, interpretata da Elizabeth Mitchell. È lei a scoprire che in realtà è da decenni che i Visitors si stanno infiltrando tra gli uomini e il loro piano è arrivato al passo finale. La trama ricalca l' originale. Ma in America l' hanno buttata in politica. Perché c' è chi ha visto nella serie un attacco all' Obamamania. Le espressioni con cui gli alieni cercano di convincere gli umani delle loro buone intenzioni - «speranza», «cambiamento» e soprattutto il loro insistere sulla preoccupazione per «la salute universale» (hanno conoscenze scientifiche superiori a quelle dell' uomo) - sono state lette (dal Chicago Tribune, ma anche dal Washington Post) come una critica ai cavalli di battaglia del nuovo presidente americano. Il Chicago Tribune scrive che la serie è «una pungente osservazione sull' Obamamania che farà infuriare i fan del presidente e delizierà i suoi detrattori». E c' è chi ha pure sottolineato che il debutto su Abc è avvenuto nello stesso giorno in cui ricorreva il primo anno di mandato di Obama... La trama ricalca l' originale. Allora però i cattivi erano associati ai nazisti, ora l' allusione è alla minaccia terroristica, non a caso a volte vengono chiamati «terroristi» e si scopre che sono infiltrati tra gli umani. Insomma una cellula nascosta. Ma, al di là delle letture dei giornali americani, «V» è anche un avvertimento di come i media possono influenzare la nostra vita. Gli alieni sono abili nel manipolare i mezzi di comunicazione, la tv in primis, che usano per ottenere consenso. Ricorda qualcosa? Jace Hall, uno dei produttori esecutivi, ha spiegato: «Le fiction di fantascienza danno la possibilità di guardare alla condizione dell' uomo da diversi punti di vista, prendere i media come angolo di visuale è un modo molto buono per guardare alle nostre ossessioni. Viviamo nell' epoca di Facebook-Myspace, esploriamo anche questo universo»".

Il promo di "V"


martedì 1 dicembre 2009

NEWS - Scienziati pazzi! Il segreto per un telefilm perfetto è un algoritmo
(ANSA) - LONDRA, 1 DIC - Tre studiosi della University of London si sono dati appuntamento davanti al computer per trovare il segreto della sceneggiatura perfetta. Adam Ganz, professore e sceneggiatore, Fionn Murtagh, esperto informatico e il dottorando Stuart McKie sostengono infatti che alla base del successo di serie tv come CSI e Lost ci sia un formula matematica - un algoritmo, ad essere precisi. Basta scovarlo e le chiavi dell'audience saranno a portata di studios. ''Lo nostre analisi - spiega al Guardian Ganz - puntano a svelare la struttura e i legami che si celano dietro alla serie televisiva CSI''. ''Quello che stiamo cercando di capire - prosegue - e' cosa combinano Grissom, Catherine, Sara, Nick e il resto del cast in CSI Las Vegas. Alla fine, questi legami segreti potrebbero essere molto utili per aiutare altri scrittori a lavorare insieme e replicarli''. Il lavoro di ricerca e' stato affidato a un software creato da McKie e Murtagh che analizza le sceneggiature di alcuni episodi della serie. ''Fionn - spiega ancora Ganz - ha creato degli algoritmi che contano ogni parola di una scena e le sue relazioni con tutte le altre parole. Questo permette di vedere come cambiano le parole rispetto a un particolare personaggio o le variazioni dei dialoghi''. I ricercatori hanno inoltre creato dei filtri che studiano gruppi di parole per vedere come ogni episodio si relaziona agli altri presi in campione. ''E' un po' come fare una radiografia'', conclude Ganz. ''Usare i raggi X non significa essere cattivi dottori: e' un metodo per avere piu' informazioni''. Fatte le dovute proporzioni, il ''trattamento'' dovrebbe valere anche per scrittori e sceneggiatori.

lunedì 30 novembre 2009

QUIZ - Chi è la Miss BikiNata(le) dei telefilm?
Si avvicina il Natale, con le sue luminarie e gli ausiliari del traffico che "regalano" multe a destra e manca per il portafoglio Expo della Moratti. Per fortuna in America c'è chi si sollazza (ancora) al solleone: chi è la Miss BikiNata(le) senza timore di scottature, a parte il cappello alla JR e il chilo di olio Carapelli spalmato su ogni poro? E soprattutto: non ha paura che l'uomo tatuato al fianco sia uno degli ausiliari del traffico della Moratti che la multi per "siesta selvaggia"?

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

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