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lunedì 7 ottobre 2019

NEWS - Alla fine, come previsto, ha vinto Netflix! Per non essere travolte, Sky e Mediaset costrette a allearsi: dal 9 ottobre la library un tempo solo on line visibile anche su Sky (frenate gli applausi: si paga come sul web!), mentre domani Mediaset annuncerà la co-produzione di contenuti con l'azienda di Los Gatos

News tratte da "Il Messaggero"+"Il Sole 24 ore"
Un'avvisaglia di tempesta, un'altra piccola scossa tellurica che precede lo sconvolgimento che sta per abbattersi nel mondo dell'intrattenimento. Sky e Netflix uniranno le forze convogliando i loro prodotti in un unico "aggregatore" di contenuti: «Annunciamo l'inserimento di Netflix nell'offerta di Sky Q perché aggregare è fondamentale - ha detto, dall'EY Digital Summit in corso a Capri, il responsabile di Sky Europe Andrea Zappia - di fronte a un'offerta gigantesca un aggregatore è importantissimo per semplificare la vita agli utenti». Come già accade in Inghilterra e Germania, un solo clic sulla app di Netflix dal decoder di Sky (da cui è già possibile accedere anche a YouTube, DAZN e Spotify) sarà sufficiente per accedere ai contenuti delle due piattaforme. Comodo per lo spettatore, se si considera che solo l'offerta di serie tv dai cosiddetti OTT (operatori come Amazon, Hulu e Netflix) nel 2018 è arrivata a circa 300 nuovi prodotti, di cui più della metà licenze originali Netflix. Saltare da un operatore all'altro, e navigare tra pacchetti e listini diversi, per il consumatore di streaming, nato in epoca post zapping, è un "fastidio" facilmente aggirabile aggregando. Ma la tattica messa in campo, più che per il consumatore, è pensata come una sorta di salvagente - o arma segreta - per i due giganti dell'entertainment minacciati dall'arrivò dei competitor Usa. Se da un lato Sky arricchisce il suo palinsesto, offrendo un nuovo servizio ed evitando una guerra di prezzi contro Netflix (capace di politiche molto aggressive), dall'altra Netflix si allea con un operatore capace di garantirgli ricavi sicuri.
Dal 9 ottobre i clienti Sky Q con Sky TV e Sky Famiglia potranno già sottoscrivere l'offerta al prezzo di €9,99 in più al mese nella fattura Sky. Per chi non ha ancora sottoscritto il pacchetto Sky Famiglia, aggiungere Intrattenimento plus costerà 15,39 €. L'offerta Intrattenimento plus sarà inoltre disponibile entro dicembre anche per tutti i nuovi clienti Sky, che potranno attivarla al momento dell'acquisto del proprio abbonamento Sky.
Chi ha già un abbonamento Netflix potrà decidere di sottoscrivere Intrattenimento plus, anche mantenendo il proprio profilo Netflix, per beneficiare dell'esperienza di visione di Sky Q e dei vantaggi di prezzo di questa offerta. Oppure potrà vedere Netflix direttamente attraverso l'app disponibile su Sky Q. L'offerta include il piano Netflix Standard (visione in HD e su 2 schermi in contemporanea, del valore di €11,99). I clienti Sky Q Platinum che già vedono Sky su tutte le Tv di casa, invece, allo stesso prezzo avranno il piano Netflix Premium (visione in 4K e su 4 schermi in contemporanea, del valore di €15,99). Prossimamente l'app Netflix sarà anche disponibile su Now Tv Smart Stick e Now Tv Box.
Un'alleanza che è segno dei tempi moderni, quelli in cui, pur di andare incontro alle nuove abitudini dello spettatore 2.0, si è disposti a rompere anche barriere e inimicizie un tempo insormontabili (vedi alla voce House of Cards, originale Netflix la cui licenza, prima che Netflix arrivasse in Italia, apparteneva proprio a Sky). Ma l'accordo tra Sky e Netflix è solo una delle mosse, e certo non l'unica, che le nuove piattaforme e gli operatori tradizionali stanno mettendo in campo in attesa dell'irruzione sui (piccoli) schermi di Apple, Google e Disney +, colossi assai aggressivi dalla disponibilità economica molto elevata.
Alleanze strategiche e joint venture come quella, da siglare ufficialmente martedì prossimo, tra Netflix e Mediaset. Ovvero il più grande accordo del genere in Italia, nato per affrontare la concorrenza futura e aumentare la redditività: sette film in coproduzione (e la probabile distribuzione della serie cult Stranger Things in chiaro) in cambio del lancio in anteprima su Netflix per un periodo di tempo terminato. Un'operazione fotocopia rispetto a quella che Mediaset ha già realizzato con Amazon, coproducendo la serie Made in Italy e concedendola in anteprima in streaming agli abbonati della piattaforma. «Con Netflix e Amazon abbiamo conversazioni e un buon rapporto», aveva detto a luglio Piersilvio Berlusconi. Con la guerra alle porte, e le corazzate in arrivo, i media sul campo si affidano al vecchio adagio: il nemico del mio nemico è sempre più il mio amico.

lunedì 28 agosto 2017

NEWS - Tutti contro Netflix! Oltre a Apple e Amazon, all'attacco anche Facebook, Google e Snapchat. Con un rischio: "troppe serie tv disorientano"...

Articolo tratto da "Il Fatto Quotidiano"
"Chiederselo con le parole del Wall Street Journal: Netflix potrà sopravvivere al nuovo mondo che ha creato? La risposta: dipende da come uscirà dalla guerra dello streaming che rischia di polverizzare il mercato e cambiarne i connotati. Apple, la società che fabbrica gli iPhone, ha annunciato di essere pronta a investire un miliardo di dollari per produrre contenuti televisivi da vendere sulla sua piattaforma di streaming: serie televisive "di alto livello", almeno una decina, con costi tra i 2 milioni di dollari (comedy) e i 5 milioni (drama) a puntata. L'azienda di Cupertino entra nel mercato dell'intrattenimento e sfida, seppur con un budget minore (ne12013, anno della sua fondazione, Netflix aveva investito almeno il doppio), i big dello streaming tv. Amazon inclusa.
L'annuncio arriva dopo una lunga serie di colpetti assestati all'azienda di Hastings e Sarandos per provare a toglierle l'egemonia: a inizio agosto, la Disney ha annunciato che dal 2019 si staccherà da Netflix. Una rottura che dovrebbe riguardare solo il mercato americano e che non dovrebbe modificare gli accordi extra Usa né la collaborazione con la Marvel Tv, divisione della Walt Disney Company specializzata nelle serie ispirate ai fumetti. L'accordo con la Disney risale al 2012. Ora, la società di Topolino vuole mettersi in proprio e distribuire da sola i contenuti dopo l'acquisizione dell'azienda specializzata in tecnologia di streaming, BAMTech. Per correre ai ripari, Netflix ha acquisito la casa di fumetti Millaworld. Sempre agosto, sempre annunci. Stavolta tocca a Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg, che conta su una platea di quasi due miliardi di utenti (leggi 'potenziali spettatori'), conferma le voci diffuse da qualche settimana: il lancio di Watch, una piattaforma per gli show che dovrebbe attrarre produttori di contenuti ed editori. Anche qui episodi, anche in questo caso la possibilità pergli utenti di personalizzare la propria scelta e i programmi cuciti sui loro gusti grazie ai big data. Non è chiaro se si tratterà di un servizio a pagamento, ma di sicuro risponde all'obiettivo del social network di diventare Internet', di trattenere gli utenti sulle proprie pagine. E poi, YouTubeTv, il servizio di Google con 40 canali in abbonamento (partito in c inque c ittà americane), gl i investimenti di Amazon, il debutto di Snapchat nella produzione di una serie tv e in pillole di informazione. Insomma, c'è un cambiamento: gli investimenti non sono più sulla tecnologia video - che pur, a parità di offerta, diventerà una discriminante - ma sulla produzione. "Le piattaforme di video in streaming erano destinate a mettere la scelta nelle mani dello spettatore - scrive Marc C Scott, docente di nuovi media per la Victoria University australiana -. Gli spettatori avrebbero potuto guardare il contenuto che volevano, quando volevano. Ma la crescente frammentazione del mercato on demand rischia di confonderli più di prima". A fine 2016, si annunciavano 500 sceneggiature per il 2017, il doppio rispetto al 2010. E si spendono oltre 26 miliardi per produrre i contenuti. L'analisi di Scott conferma le previsioni degli esperti: l'offerta diventerà eccessiva. Troppe serie tv, troppi servizi, spesa enorme.
Il concetto è questo: gli abbonamenti sono accessibili (in media tra i 10 e i 15 euro al mese) ma per accedere ai contenuti originali prodotti dalle diverse aziende bisognerà sottoscriverne più di uno. "Potremmo arrivare - si chiede Scott a un punto in cui i servizi di sottoscrizione in bundle o aggregati diventeranno una scelta più fattibile?". Intanto, Netflix prova a non perdere la partita. Si parla di un debito di 20 miliardi di dollari ma, ha spiegato l'azienda a La Stampa, si dividerebbe in debito effettivo e in obbligazionisui contenuti. "Il vero debito - spiegano a Gian Maria Tammaro - è di circa 4,8 miliardi di dollari. Le obbligazioni, a circa 15 miliardi". E servono per le licenze. "Più produciamo, più persone si abbonano", dicono. Solo che ora iniziano a farlo anche gli altri".

venerdì 27 maggio 2016

NEWS - Matrimonio telefonato: Telecom porta all'altare Google per far crescere TimVision nella tv on demand 

Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
Fare un salto di qualità e guadagnare posizioni in un mercato – quello della tv on demand – sempre più affollato ma sempre più vivace. Per far questo Telecom si è scelta un compagno di viaggio non da poco: quella Google che con Youtube da tempo fa sentire la pressione sul mercato tv con i video free online e che nel 2017 partirà con un servizio tv online a pagamento: YouTube Unplugged. L’accordo fra Telecom e Big G ha per oggetto il nuovo decoder Timvision con sistema operativo Android Tv. In Europa l’ex monopolista tricolore è stato preceduto solo dalla francese Bouygues. A ogni modo l’azienda guidata dal presidente Giuseppe Recchi e dall’ad Flavio Cattaneo è fra le prime al mondo a mettere sul mercato un decoder Android Tv nato dalla collaborazione con Google. La presentazione ai dealer è avvenuta nei giorni scorsi, durante l’annuale convention della divisione consumer. Già da oggi è invece attesa la comunicazione ufficiale di una partnership che ha dato vita a un device ma che promette di dare il la anche anche a nuove possibilità di mercato. Sarà in commercio dal 15 giugno ed è “4K ready”. Nuovo decoder vuol dire nuovo
hardware in cui rientra anche un telecomando con microfono, il “vocal assistant”, per la ricerca di programmi e notizie. Basterà insomma pronunciare il termine “meteo”, per fare un esempio, per vedere comparire sullo schermo programmi tv, app e siti internet che parlano di meteo, un po’ come succede con le ricerche online su smartphone e tablet. Nuovo decoder però vuol dire anche una nuova interfaccia. E quindi: vetrina unica di contenuti video con proposizione di programmi più adatti al cliente. Qui si troverà l’offerta Timvision, ma anche quella dei partner visto che Telecom ha voluto puntare su una piattaforma aperta in modo da non escludere gli altri, da Mediaset Premium, a Netflix agli altri disposti a salire a bordo. L’interfaccia permetterà di visualizzare anche lo store di Google (video, notizie e, cosa tutt’altro che trascurabile, i giochi), oltre ad app o a Youtube. L’ex monopolista punta a rafforzarsi nel mercato tv ma anche a fare di Timvision una leva per aumentare le attivazioni in fibra cato tv on demand da una parte; dall’altra parte fare di Timvision sempre di più una leva per nuove attivazioni in fibra, «perché questo è il core business dell’azienda, al quale noi, con la nostra proposta e i nostri contenuti, siamo funzionali», spiega Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment di Telecom. Sul primo punto la piattaforma on demand, basandosi su un modello a sottoscrizione (Svod), si trova a competere su un
mercato in cui in Italia sono presenti Netflix, Infinity (Mediaset), Skyonline, Chili Tv e Wuaki.tv (che però hanno un modello Tvod, in cui si paga solo per quel che si vede) e per certi versi anche Google Play o Apple tv

«Nell’ultimo anno – precisa Biscarini – abbiamo avuto più di un milione di clienti abilitati e più di 600mila attivi, con una crescita annua del 130% fra gli utilizzatori». In questo quadro in cui alla visione lineare si sta accostando una sempre maggiore visione on demand la possibilità di trasformare la tv di casa in una smart tv – e qui si parla di tutte le tv dotate di porta Hdmi, quindi non solo delle nuovissime – diventa un vantaggio competitivo, come un plus, che finora in realtà è emerso poco, è il traffico dati incluso per i video in mobilità. L’accordo Tim-Google ha come obiettivo evidente anche quella di aumentare la base clienti nella banda ultralarga. Su questo versante Telecom ha la leadership quanto a coperture (1.127 comuni) ed è seconda per quota di mercato (46% di Fastweb contro il 38% di Telecom Italia, il 15% di Vodafone e l’1% di Wind, secondo elaborazioni su dati degli operatori a fine 2015). Il nuovo decoder Timvision funzionerà solo su linea Tim. Risultato: per sfruttare le varie potenzialità, compreso il 4K, si cercherà di spingere sulle attivazioni in fibra.

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