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sabato 9 ottobre 2010

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

VAMPIRO CRIPTA
La Buffy scomparsa
"Buffy scomparsa. No, non mi riferisco a 'Buffy': 6.11 Gone (Scomparsa), ma all'ennesima morbosa mania dei tiggì nostrani. Scompare una ragazza (Sara o Sarah, ogni TG la chiama a modo suo), una su migliaia che ne spariscono. Ma ai TG non interessano le statistiche o la verità in generale, interessa solo di coltivare la morbosità dei suoi spettatori, che fa tanto share. Ora a quanto pare questa ragazza era una fan di Buffy, a giudicare dal suo nickname: Sarah Buffy (ovviamente introvabile). Questo rende più partecipe il mio cuoricino di vampiro, che non batte più da secoli".
(Vampy, www.vampy.tv, 03.09.2010)

TV BLOG
Quelle mad, mad amiche mie
"Sono riuscita ad avere delle notizie da chi si occupa delle vendite dei format, che mi ha detto che ieri è arrivato un comunicato stampa di questa società che è distributrice in America di prodotti sia Mediaset che sudamericani secondo cui hanno venduto a Lionsgate, la stessa società di ‘Mad Men’ e del film ‘Crash’, il format di ‘Intelligence’ e di ‘Amiche Mie’. Poi cosa ne faranno, se ne faranno qualcosa, al momento non lo sappiamo. [...] Il produttore esecutivo è una figura che manca in Italia, perchè in Italia manca l’industria della fiction che abbia dei criteri industriali, invece qui si fa una fiction come si produce un film. Il produttore creativo è l’anello di congiunzione tra la scrittura e la produzione, le scelte creative successive, cioè dei registi, degli attori, degli scenografi piuttosto che delle musiche. E’ una figura che crea la serie, ha un’idea teorica di come dovrebbe essere, di quale dovrebbe essere l’attore per un certo ruolo, di come dovrebbero essere la regia e la musica per esprimere al meglio la potenza di quello che ha scritto, e con un insieme di figure di produzione e della rete sceglie se far parte anche successivamente anche alla possibilità di avere voce in capitolo in tutte le scelte creative. Non come in Italia, dove lo scrittore, una volta che ha scritto viene mandato a casa, e il regista stravolge la storia, il produttore rivede la trama…".
(Cristiana Farina, produttrice creativa di "Amiche mie", 02.09.2010)

CORRIERE DELLA SERA
Emmy, distanti anni luce dalla nostra tv
"Basta seguire gli Emmy Awards (in diretta su SkyUno) per provare una rabbia infinita; meglio, un misto d' invidia e d' impotenza. Per non essere lì, a Los Angeles, per non occuparsi quotidianamente di quella televisione. Intanto, già la cerimonia di premiazione è uno spettacolo che noi ci sogniamo, cui partecipano tutti i protagonisti della stagione televisiva con invenzioni, trovate (strepitosa una canzone di Bruce Springsteen interpretata secondo lo stile di «Glee»), spreco di umorismo e professionalità. Al confronto i nostri «Telegatti» o i Premi tv (ex Oscar tv) paiono feste dopolavoristiche, l' esatta espressione della nostra tv. Hanno vinto programmi come «The Pacific», la rivelazione televisiva dell' anno firmata Spielberg e Hanks, «Mad Men» (l' epopea dei pubblicitari di Madison Avenue della cui esistenza si sono accorti persino i «Cahiers du Cinéma») impostosi su contendenti del calibro di «Dexter», «Breaking Bad» o «Lost», «Modern Family» (una sitcom che esplora tre nuclei familiari con leggerezza, in una quotidianità anche ordinaria, il tutto filtrato da uno sguardo insieme tenero e distaccato, impietoso ma ottimista, come nei «Simpson»), «Temple Grandin», «Glee», «24», «CSI», l' inossidabile «Saturday Night Live». Insomma ha vinto la buona tv, quella che da noi viene ancora giudicata «di nicchia», una gentile profilassi per dire che non è di grana grossa, «verace». Gli Emmy Awards di quest' anno sanciscono l'esistenza di una tv viva, ben fatta, intelligente, quando da noi parole come preparazione, qualità, scrittura suonano ancora straniere e dove il peggio ha sempre il sopravvento sul meglio. Negli Usa c' è Tina Fey, noi dobbiamo accontentarci di Serena Dandini o di Antonella Clerici. Recenti cronache si sono tristemente soffermate sulla distribuzione degli appalti in Rai. Con questi sistemi familistici com'è possibile sperare di fare un salto di qualità? Tuttavia, per camuffare il risentimento che innerva le nostre coscienze, come la volpe della celebre favola di Fedro che non riesce a mangiare l' uva, ci convinciamo che non vale la pena di fare buona tv".
(Aldo Grasso, 31.08.2010)

VANITY FAIR
Con quello sguardo un pò così...

"Mi piace tantissimo 'Sex and the City', ma la serie tivù, non i film. Anche se trovo che Carrie posi troppo e Mr. Big sappia solo alzare e abbassare le sopracciglia quando corteggia. E' ridicolo, ci sarà un'altra espressione al mondo, no?".
(la soprano Julia Novikova, 01.09.2010)

TE'LE' MAGAZINE
Simon e Patrick, face-off!
"Dopo la prima stagione di 'The Mentalist' c’è stata molta pressione ma non solo su di me. Non so se si può chiamare relazione amorosa quella che si vedrà nella seconda stagione. Se volete che dica qualcosa, direi piuttosto che è lo spunto per un romanzo nel quale la storia d’amore potrebbe andare in questa direzione. Trovo che questo sia più interessante che una stupida storia d’amore. In ogni caso spero che vi piaccia…(ride) Metto molto di Simon Baker nel personaggio di Patrick Jane. Ci sono alcuni elementi che provengono dal mio carattere, l’aspetto gioioso per esempio. E’ così che lavoro. Non sono un seguace dell’insegnamento della “Method Actor” secondo il quale ci si deve fondere con il personaggio. Io prendo degli elementi della mia personalità e li modifico in base ai diversi ruoli. E’ come un mixer musicale: un po’ più basso per alcuni personaggi e un po’ più acuto per altri. Patrick è molto melodico (ride). Mi piace la mia vita così com’è. Simon Baker ha una bella vita e io la amo quando sono a casa, ma quando lavoro amo quella di Patick Jane…ma solamente davanti alla telecamera. Recitare questo ruolo mi diverte enormemente. Stimo molto tutte le persone dello staff. Bruno Heller, il creatore, mi lascia molta libertà nella recitazione. Inoltre adoro lavorare con Robin Tuney. E’ fantastica, forte, affidabile…passo gran parte del mio tempo con lei e mi piace molto la nostra relazione all’interno della serie. Lo sapete anche voi, il mio lavoro è fatto di pretese, allora io pretendo di essere sempre Peter Pan".
(Simon Baker, 26.09.2010)

ENTERTAINMENT WEEKLY
Tutti a letto con House!
"Yup, dovete guardarla per crederci. La nuova foto promozionale di 'Dr. House' vede il dottore protagonista accanto non solo all'amorevole Cuddy, ma a tutti i suoi colleghi...a letto, perdipiù! Che voglia dire che si tratti di un altro sogno?".
(Andy Patrick, 02.09.2010)

martedì 25 maggio 2010

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - “RIS”, tutte le strade dei telefilm portano a Roma
Non dite ai vertici della Lega Nord che il popolare “RIS” di Parma si è trasferito, almeno telefilmicamente, all’ombra del Cupolone. Al momento di andare in stampa stranamente nessuno degli esponenti del Carroccio si è indignato per la partenza di “RIS: Roma” e la chiusura della serie originale girata nel parmense. Eppure, il cambio di città poteva presupporre una qualche indignazione d’orgoglio padano. Non si tratta in effetti di uno spin-off vero e proprio come il quasi contemporaneo – relativamente alla trasmissione italiana – “NCIS”, che ha aperto una succursale nella più scontata Los Angeles. Tant’è che la produzione italica considera il “trasferimento” romano come la “sesta stagione” di questo fac simile di franchising. Qui si tratta di un vero e proprio smantellamento, con solo due personaggi “sopravvissuti” (agli ascolti in flessione) che permangono nel tentativo di rivitalizzare l’interesse scemato. Impresa non facile, a dire il vero: a fronte di una polizia scientifica che nella realtà dei grandi casi italiani degli ultimi anni ha scoperto ben poco di risolutivo (vedi Cogne, Perugia, Garlasco…), pure il mitico Luciano Garofalo a capo dei (veri) RIS ha mollato il colpo per dedicarsi a consulenze private e ospitate televisive. E così uno dei pochi (pochissimi) telefilm non ambientato a Roma ha ceduto al richiamo della Lupa. Povero tenente Venturi, povero Flaherty, che ha sommessamente protestato per la distruzione del DNA del suo personaggio. Strano destino avverso quello delle serie tv “alla larga da Roma”: mi vengono in mente lo sperimentale “48 ore” (2006), girato a Genova (bensì con la presenza romana garantita di Claudio Amendola), sospeso come un camallo con i suoi echi evidenti di “24” e “Senza traccia”; il più meritevole “Il Bene e il Male” (2009), con Gianmarco Tognazzi sotto la Mole Antonelliana, soppresso ad interim; il “volemo fà Carrie e Samantha di SATC” a Milano di “Amiche mie” (2008), con una delle quattro protagoniste, comunque, in fuga da Roma; la recente debacle dei salumieri “Fratelli Benvenuti” di Massimo Boldi&Co., tagliati a fettine sottili dall’Auditel nel loro centro commerciale del Nord. Altro che delocalizzazione, altro che federalismo: nei telefilm italiani, piaccia o meno, vige il motto “Roma Padrona”. Che sia il sintomo di una mancanza di incentivi economici? Il cinema italiano, al contrario, sembra conoscere una lieve inversione di tendenza: vedi “Io sono l’amore”, con Tilda Swinton sulle guglie del Duomo di Milano, a fianco della Madunina. Chissà come son fischiate le orecie al Ministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, che alcuni mesi fa ha lanciato strali sulle fiction nostrane, adducendo che “parlano tutti in romanesco, è una cosa insopportabile”! Strano che la Lega, solitamente sensibile a quanto passa sul piccolo schermo, si sia distratta su “RIS: Roma”. Scintilla ancora negli annali quando Umberto Bossi in persona espresse la sua indignazione per il bacio lesbo tra Ally McBeal (Calista Flockhart) e Ling Woo (Lucy Liu) trasmesso dalla Rai all’ora di cena, chiedendo le dimissioni dell’allora presidente Roberto Zaccaria: peccato che si trattasse della riproposizione di “Blob” di una sequenza del telefilm in onda il giorno prima su Canale 5 nella fascia protettissima del day-time. A ben vedere, ora per le strade della Capitale si rischia l’ingorgo: tra Trastevere, il Tuscolano e la Garbatella, è tutto di un via-vai di medici, poliziotti, investigatori della scientifica: se un Cesaroni si rollasse una canna, rischierebbe di venire fermato da uno di “Distretto di polizia”, per poi venir esaminato da capo a lingua da una dei “RIS”. Se poi avesse dato inavvertitamente fuoco alla casa nel tentativo di nascondere il cannone, magari verrebbe salvato da un vigile del fuoco di una serie di prossima produzione…(sperando che si realizzi in tempo!) e portato a farsi controllare in uno delle decine di ospedali dove in corsia si fa tifo per Totti. Ma forse è meglio così. Vuoi mettere un telefilm girato al Nord, magari intitolato “Ecopass: Zona 15”, sull’aria di “sapessi com’è strano, incontrarsi al coprifuoco di Via Padova, a Milano…”? (Articolo di Leo Damerini pubblicato sul Telefilm Magazine di Maggio)

venerdì 20 febbraio 2009

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Gli heroes del Quarto Potere
Avercene di "Entertainment Weekly" in Italia. Avercene di settimanali che dedicano il maggior numero di copertine alle serie tv, invece che sbattere in prima pagina personaggi poco reality che fingono tresche fra le frasche, collera on the beach, bestemmie che fanno tremare i muri della Casa. Avercene, soprattutto, di analisi critiche approfondite sull'insuccesso, tali da spingere la produzione di un telefilm a fare il mea culpa e cambiare rotta. In questo senso, il numero di "EW" di ottobre che recava in copertina il titolo "Fallen Heroes", il quale richiamava ad un lungo articolo interno ricco di spunti, critiche e possibili soluzioni per la serie di Tim Kring in declino d'ascolti (meno 20% di pubblico rispetto all'anno scorso), andrebbe conservato in archivio. Quelle stesse pagine, si è detto, avrebbero provocato dopo pochi giorni il licenziamento dei due produttori-autori Jeph Loeb e Jesse Alexander, rei di aver complicato la sceneggiatura - secondo "EW" - con troppi personaggi poco approfonditi che si perdevano negli sviluppi della storia. Insomma, la goccia che ha fatto traboccare il Vaso di Pand-Heroes! Nello stesso periodo, Guia Soncini, sulle pagine di "Gioia", sferzava senza pietà, con la sagacia a lei abituale, la serie made in Italy-ma volemo fà Sex&The City "Amiche mie" (si veda "L'Edicola di Lou" del mese scorso). Era tra le ultime critiche al serial che mettevano in evidenza il malcelato e malriuscito scimmiottamento di Carrie e compagne, sdegnosamente rifiutato, con una punta di arroganza, dal team autoriale. Di lì a poco, per sfrondare qualsiasi dubbio, veniva annunciato con le mani avanti che la seconda stagione del serial era in cantiere, alla facciaccia di tutte le critiche che Rusic...avano. Ho sempre in mente quella proposta provocatoria di Aldo Grasso di istituire una "patente a punti" per gli autori. Un'idea caduta immeritatamente nel vuoto. Una volta, nel nostro Paese, se un prodotto televisivo criticato negativamente dalla stampa riscontrava un buon ascolto si faceva spallucce, sventolando lo share. Oggi se si floppa anche nel pur contestato Auditel, i team produttivi e autoriali ingranano la quarta, oltre che verso i critici, anche contro il pubblico "che non ha capito il prodotto". Soprattutto per i titoli seriali italiani, i quali poi sono così terra-terra (se non six feet under) che sfido chiunque a non capirli (o a capire che il più delle volte sono c..ate pazzesche). Prendete il fin troppo piacione "Commissario Manara", per esempio, che meglio avrebbero fatto a chiamarlo "Mannaro", vista la trasformazione italiota dell'inglese "Eddie Shoestring, detective privato" (1979). Si tratta dell'unico telefilm al mondo in cui il labiale è fuori sincrono rispetto alle basette del protagonista Caprino (che non è una qualifica casearia ma, nomen omen, è il cognome dell'attore basettato). Ecco, se in Italia ci fosse un settimanale lontanamente equiparabile a "EW", ci potremmo aspettare di leggere qualche illuminante rasoiata (alle basette) di certe serie tv italiane, qualche critica in più e qualche articolo-zerbino di lancio in meno, senza aspettare mesi e mesi un articolo di fondo di Ernesto Galli Della Loggia o dello stesso Grasso sul "Corsera" a proposito della condizione disastrata della nostra fiction. E non ci sarebbe neanche bisogno dello sforzo di suggerire cambi di rotta, se non quello di indicare a Manara un barbiere che sa andar di scalpello, più che di capello. Basterebbe una domandina, che so, sul motivo per cui si parli prevalentemente in romanesco, anche in serie ambientate a Milano, Parma, Torino. E invece niente. Meglio intervistare i protagonisti caprini per sapere quale piatto preferiscano, come ci si senta ad interpretare un protagonista con due chili di basette, quali siano i modelli di riferimento (!). E' la stampa bellezza, e annamo avanti così.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Febbraio)

sabato 10 gennaio 2009

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm tratti dai giornali italiani e stranieri
A cura di Leo "Grant" Damerini

CORRIERE DELLA SERA
La vita è un lampo a Wisteria Lane
"Alla quinta stagione incombe la disperazione, sotto forma di tempo che fugge. «Perché il tempo vola?», si chiede Susan. «Perché i bambini che un tempo cullavo crescono così velocemente?», si chiede Lynette. «Perché la vita che sognavo si è trasformata in un lavoro che non mi sarei mai aspettato?», si chiede Bree, la mia adorata Bree che adesso gestisce un catering. «E perché quella donna che guardavo ogni giorno allo specchio è diventata qualcuno che neanche riesco a riconoscere?», si chiede con sconforto la sempre più casalinga Gabrielle, due figlie obese a carico, più il marito Carlos. Il tempo passa a Wisteria Lane e la vita è breve. Lo sapeva già Virgilio quando scolpì lo slogan dell' ora che fugge e non torna più indietro: «Fugit interea, fugit irreparabile tempus», fugge intanto, fugge irreparabile il tempo. Come fermarlo? Bree (Marcia Cross), sta per pubblicare il suo libro di cucina e questo manda su tutte le furie la sua socia Katherine (Dana Delaney) che si sente derubata di non poche ricette. Gabrielle (Eva Longoria Parker), inaspettatamente trasandata non sa come allevare le figlie mentre Susan (Teri Hatcher) cerca di nascondere la sua nuova relazione con Jackson (Gale Harold), dopo che ha lasciato l' idraulico. Problemi in vista invece per Lynette (Felicity Huffman) che scopre che i suoi gemelli hanno trasformato la pizzeria di famiglia in una bisca clandestina: "Desperate Housewives" (FoxLife, mercoledì, ore 21). È tornata a Westeria Lane anche la reietta Edie, accompagnata da un tipaccio caratteriale. Il tempo è denaro, il tempo è testimone, il tempo corre via, il tempo divora ogni cosa, il tempo è il prezzo dell' eternità: «In un lampo la vita che conoscevamo se n' è andata per sempre... Ecco perché ci sono persone determinate a ottenere quello che vogliono prima che sia troppo tardi». (Aldo Grasso, 28.11.2008)

DAILY MAIL
Le adolescenti inglesi più disponibili per colpa di Carrie...
"Da un recente studio, le ragazze inglesi che guardano telefilm americani come 'Sex and the City' o 'Friends' sono più disponibili al sesso. I dati informano che una ragazza di meno di 20 anni ha già avuto, in media, almeno 7 storie a base di sesso, 3 meno dei coetanei maschi. La ragione va ricercata nella modalità con la quale queste serie tv raccontano il sesso, promuovendolo come 'glamourous', così come si fa come un bel paio di sandali dal tacco alto, una crema anti-rughe o una borsa di color viola. Quello che i telefilm in questione dimenticano nelle sceneggiature sono i rischi del sesso occasionale: non c'è mai traccia di aborti o di malattie sessuali, per esempio".
(Paul Sims, 09.12.2008)

FAMIGLIA CRISTIANA
La cultura in tv? E' dietro le sbarre delle serie USA

"Ci sono serial di risonanza mondiale come 'Close to home', 'Cold Case' e 'Law&Order', per non parlare dello storico 'CSI' e di 'NCIS', il cui successo non dipende solo dalla robustezza degli intrecci e della sceneggiatura. Ogni episodio contiene infatti uno spaccato della società americana, con un sapore di verità ignoto ai nostri, chiamiamoli così, autori. Oltre ai poliziotti tecnologici, sono protagoniste le Procure: e se l'happy end vuole che il reo sia sempre punito, abbondano anche le sconfitte giudiziarie. Da noi i processi durano anni, grazie a procedure punitive per i deboli. E se uno dei tormentoni nazionali riguarda l'esigenza di più cultura in tv, intendendo chissà cosa, bene: in quella fiction aliena che la Rai indossa come roba vecchia si trova, per scelta di temi e bravura di confezione, la vera cultura tv".
(Giorgio Vecchiato, 14.12.2008)

FOX NEWS
I Robinson sono gli antenati degli Obama
"Per molti anni abbiamo già avuto una 'first-family' afro-americana. Quando andava in onda 'The Cosby Show' (n.d.r.: 'I Robinson'), quella era la 'first family' americana. Non era una famiglia di colore. Era la famiglia d'America".
(Karl Rove, stratega amministrazione Bush, 05.11.2008)

ENTERTAINMENT WEEKLY
I telefilm, meglio se cotti e mangiati

"Non ho mai visto una serie tv in dvd. Ho sempre (ri)guardato 'I Soprano' a casa mia, alle 9 di sera su HBO. Io sono cresciuto così. E' così che la mia famiglia guardava Jackie Gleason in 'The Honeymooners'. E' come la pizza: la devi mangiare finchè e calda, dopo diventa immangiabile. Non vado avanti o indietro. Se fermassi la trasmissione per rivederla, mi criticherei da solo: 'Mio Dio, qui doveva essere più veloce. Oppure: qui più lento!'. Sarebbe una pena".
(David Chase, 14.11.2008)

CORRIERE DELLA SERA
Altro che realismo, meglio Disney!
"C'è bisogno di belle storie, che non siano ansiogene e che riscoprano i valori dimenticati nella nostra vita dominata dallo stress. Noi abbiamo pensato di tornare a una favola disneyana...".
(Giancarlo Scheri, Direttore Fiction Mediaset, 01.12.2008)

GIOIA
"Amiche mie", la versione "brasata" di "SATC"
"All’inizio dei titoli di testa di 'Amiche mie', serie di Canale 5 purtroppo in finire, c’è scritto: «Da un’idea di Rita Rusic e Cristiana Farina». Molto bene, ho pensato. Quindi c’è un’idea, ho pensato. Poi mi sono messa lì, per quattro puntate, a cercare di capire quale fosse. Forse l’idea era la voce fuori campo, vi ricordate Carrie nelle primissime puntate di 'Sex and the city', quando poneva grandi temi scrivendo al computer? Certo, lei faceva la scrittrice, aveva una scusa. Qui c’è Margherita Buy la cui voce dice: «In mezzo al mare della vita il vento gira e io mi chiedo: sarò pronta a tenergli testa?» Oppure: «I sentimenti sono come le ombre: a volte si incontrano, a volte si scontrano» - e sono settimane che mi chiedo: avrò sentito male? Sarà “onde”, non “ombre”? Con “onde” ha un senso? Poi ce n’era anche una sul fatto che tutti abbiamo le ali ma solo chi sogna può volare che purtroppo ho trascurato di appuntarmi e quindi non posso riferirvi con la precisione che meriterebbe, ma sicuramente era da un’idea di Paulo Coehlo, come minimo. Il punto centrale di Amiche mie è la sua milanesità, un po’ come per Carrie e le amiche era la newyorchesità, tant’è che poi i ristoranti in cui andavano han fatto fortuna, i locali scelta ancora ospitano turisti in visita, eccetera. Se volevi sapere cos’era di moda a New York, guardavi Sex and the city: funzionava meglio della proloco. In 'Amiche mie' le quattro svernano da Corso Como 10, locale fighetto di quelli dove trovi tè con foglie di menta, vestiti costosi e commesse antipatiche. Loro ordinano dei brasati, lì, tipo trattoria di Trastevere. Il che ha anche un senso, visto che due terzi degli attori parlano in romanesco (gli attori italiani considerano un limite alla loro arte l’ipotesi di parlare con una cadenza appropriata al luogo in cui è ambientato ciò che recitano). Nelle scene in cui arrivano a casa, le quattro entrano da ballatoi di case di ringhiera. Se siete mai state in una casa di ringhiera, ma anche se siete mai state a Milano, ma anche solo se sapete che è in Lombardia, non vi sfuggirà che al massimo sono bilocali. Le loro, di case di ringhiera, sono giganteschi loft. Da un’idea del sindaco di Milano, Francesco Totti. È solo cambiando canale, però, che si capisce l’idea. Perché – mentre su Canale 5 Luisa Ranieri dice quattro volte che ha mangiato troppo, e le amiche le dicono quattro volte che la deve piantare di mollarle appena vede l’amante, e imprevedibilissimamente arriva l’amante, e lei finge di non aver mangiato, e ripranza con lui, e si sente male (nonostante la leggendaria leggerezza dei brasati di Corso Como10) – FoxLife ha la crudeltà di mandare la quinta e magnifica stagione di 'Desperate Housewives'. C’è una voce fuori campo anche lì, e anche lì quarantenni senza un amore, mogli con problemi, relazioni più o meno clandestine, ma mancano le ali. E le onde. E il vento della vita. (Guia Soncini, 04.12.2008)

martedì 12 febbraio 2008

NEWS - Al via le riprese di "Amiche Mie", il "Sex and the City" in Corso Como. E al posto di Mr.Big arriva il Dottor G!
(AGI) - Roma - Sono iniziate oggi a Roma e andranno avanti per 20 settimane, tra la capitale e Milano, le riprese di "Amiche mie", la serie in 12 episodi da 50 minuti (per 6 serate di prime time), con Margherita Buy, Cecilia Dazzi, Luisa Ranieri ed Elena Sofia Ricci nel ruolo di 4 amiche alle prese con l'amore e la voglia di rimettersi in gioco a 40 anni. Prodotta da Francesco Pincelli per Mediavivere, la fiction andra' in onda prossimamente su Canale 5, con la regia di Paolo Genovese e Luca Miniero. Commedia sentimentale, con soggetto ideato da Cristiana Farina (anche produttore esecutivo), Paola Fossataro e Rita Rusic. La serie, scritta con Lorenzo Favella, Anna Mittone, e Maddalena Ravagli, e' ambientata a Milano e racconta la storia di 4 amiche tra i 35 e i 40 anni che, come oggi capita a tante, per motivi diversi si ritrovano single e fanno dell'amicizia il loro punto di forza. Scoprono cosi' che i 40 anni per una donna sono un punto di partenza e non un traguardo, una conquista di liberta' vissuta con piu' forza e consapevolezza. Infatti, l'obiettivo di Francesca, Anna, Grazia e Marta e' quello di mettersi in gioco, costi quel che costi, affrontando la paura, i pregiudizi, le difficolta', ma anche vivendo appieno l'eccitazione e la gioia di una vita che somiglia ogni giorno di piu' a quella che hanno sempre sognato. Tutto questo sicure di poter contare una su l'altra, come in una sorellanza. Le quattro protagoniste vivono tutte nello stesso condominio in un quartiere alla moda di Milano e sono: Francesca (Elena Sofia Ricci), sposata, con una figlia, a capo di un'agenzia che organizza matrimoni e feste per i divorzi, decide di farsi un regalo per i 40 anni e...lascia il marito; Grazia (Cecilia Dazzi), traduttrice, due figli, sposata con un uomo apparentemente perfetto che adora, vive per la famiglia e invece dovra' mettere in discussione tutta la sua vita; Marta (Luisa Ranieri), la piu' giovane del gruppo, anchorwoman di successo in tv ma fallimentare nella vita di coppia; infine Anna (Margherita Buy), sposata, con un figlio adolescente, soffocata dal rapporto col marito e la suocera, scappa dalla provincia romana per trasferirsi a Milano, dove comincia una nuova vita. Narratore delle vicende delle 4 amiche e' il Dottor G., un affermato ginecologo/sessuologo che incarna l'Uomo Perfetto, almeno per le nostre quattro protagoniste... e che offre il punto di vista maschile su tutte le problematiche amorose femminili. Oltre a lui, gli altri uomini della serie sono ex mariti, ex fidanzati, i partner del presente e quelli del futuro, i figli e gli amici.

lunedì 26 giugno 2006

NEWS - Le "Casalinghe disperate" made in Italy sono prodotte da Rita Rusic
(ANSA) - ROMA, 26 GIU - Si chiama 'Amiche mie', e' realizzata da Endemol Italia e destinata a Canale 5: e' la fiction alla quale sta lavorando Rita Rusic, come racconta la stessa attrice e produttrice in un'intervista pubblicata oggi dalla 'Stampa'. Il progetto e' ispirato alle 'Casalinghe disperate' della celebre serie tv, alle quarantenni "che si ritrovano sempre piu' spesso a combattere da sole nella vita". "Vorremmo finire di scrivere entro Natale - spiega l'ex moglie di Vittorio Cecchi Gori - e iniziare le riprese in primavera". Dopo aver preso parte alla serie tv '48 ore', Rita Rusic potrebbe recitare anche in 'Amiche mie': "Mi piacerebbe essere tra le protagoniste", spiega nell'intervista. "Intanto ho scritto il soggetto e ora, con Paola Fossataro e Cristiana Farina, stiamo lavorando alla sceneggiatura che e' un po' la risposta italiana a 'Casalinghe disperate', ma anche a 'Sex and the City"'. "Come sfondo - continua - abbiamo scelto Milano, citta' che oggi esprime un senso di modernita' piu' forte rispetto alle altre, Roma compresa. Le nostre amiche vivono tutte in Corso Como, in quelle case a schiera che vanno tanto di moda. A raccontarle stavolta non e' un'amica defunta, ma un uomo, un ginecologo quarantacinquenne che le conosce bene. Stiamo cercando qualcuno in grado di interpretare un personaggio maschile spiritoso, saggio, intelligente, simpatico, che ha vissuto molto, ha trovato l'amore, e ora sta bene con se stesso. Chi ci ha ispirato? George Clooney naturalmente, non lo conosciamo nel privato, ma lo vediamo perfetto - conclude Rusic - esattamente l'uomo di cui tutte sono pronte a innamorarsi".

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Lick it or Leave it!

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