NEWS - Dal 4 ottobre al via "1994" ma nessuno (Sky compresa) accenna a che fine abbia fatto Luca Pastore interpretato da Domenico Diele, condannato a 5 anni per omicidio stradale
Al via dal 4 ottobre in esclusiva su Sky “1994”, l’ultimo capitolo della trilogia Sky Original prodotta da Wildside, parte di Fremantle, che racconta gli anni che hanno cambiato il Paese a cavallo fra Prima e Seconda Repubblica. Gli otto episodi della serie sono ambientati in quello che è un anno cruciale della nostra storia recente, raccontato attraverso gli occhi e le storie di persone comuni, la cui vita si intreccia con quelle dei protagonisti del terremoto politico, civile e di costume che segnò la prima metà degli Anni ’90. Nella serie, diretta da Giuseppe Gagliardi e da Claudio Noce, ritroviamo il cast di protagonisti Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, insieme ad Antonio Gerardi, Giovanni Ludeno e Paolo Pierobon. “1994” è in onda dal 4 ottobre ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic e in simulcast su Sky Cinema Uno. Anche in 4k HDR per i clienti Sky Q. Disponibile anche su Sky On Demand, Sky Go e in streaming su NOW TV.
Nel 1994 l’Italia cambia per sempre: è l’anno della restaurazione. Lo sa bene Leonardo Notte (Stefano Accorsi): ha capito che conquistare il potere è difficile, ma mantenerlo è davvero una missione impossibile. Così come sembra impossibile per Pietro Bosco (Guido Caprino) riuscire a cambiare: anche ora che ha un ufficio al Viminale, non riesce ad abbandonare i suoi vecchi difetti, né riesce a dimenticare l’unica donna che ha davvero amato. Veronica Castello (Miriam Leone) deve infatti decidere chi sarà il suo compagno di vita, ma nel frattempo capisce che non vuole più essere solo la donna di uomini potenti e inizia così a giocare in prima persona la partita per il potere, diventando una parlamentare. Ritroveremo anche il PM di Mani Pulite Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), che continua la sua battaglia, Silvio Berlusconi interpretato da Paolo Pierobon e Dario Scaglia (Giovanni Ludeno). Con loro anche Maurizio Lombardi, già visto in 1992 e 1993 nel ruolo di Paolo Pellegrini, uomo di Berlusconi e neo-onorevole, che vive in adorazione del Cavaliere. "1994" è creata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. L’idea del progetto è di Stefano Accorsi, che partecipa allo sviluppo creativo della serie. Beta Film è il distributore internazionale.
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mercoledì 25 settembre 2019
mercoledì 8 maggio 2019
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Un'altra serie italiana "tratta da": si riciccia sul serial "Le Fate Ignoranti"
News tratta dal "Corriere della Sera"
Diciotto anni dopo il grande successo di Le fate ignoranti, il film del regista Ferzan Ozpetek con protagonisti Stefano Accorsi e Margherita Buy, diventa una serie tv. Lo ha confermato ieri Fox Networks Group Italy, dopo l'anticipazione data dallo stesso Ozpetek da Palermo, dove ha ricevuto la laurea ad honorem e la cittadinanza onoraria. «Il film del 2001 ha conquistato il pubblico raccontando in modo originale il nuovo mondo delle relazioni — ha detto Alessandro Saba, vice president entertainment di Fox Italia —. Con il regista stiamo immaginando una serie tv che parta proprio da quel mondo e lo cali nella realta contemporanea. Una serie sull'accoglienza, sulla comunanza umanistica, sull'amicizia»
News tratta dal "Corriere della Sera"
Diciotto anni dopo il grande successo di Le fate ignoranti, il film del regista Ferzan Ozpetek con protagonisti Stefano Accorsi e Margherita Buy, diventa una serie tv. Lo ha confermato ieri Fox Networks Group Italy, dopo l'anticipazione data dallo stesso Ozpetek da Palermo, dove ha ricevuto la laurea ad honorem e la cittadinanza onoraria. «Il film del 2001 ha conquistato il pubblico raccontando in modo originale il nuovo mondo delle relazioni — ha detto Alessandro Saba, vice president entertainment di Fox Italia —. Con il regista stiamo immaginando una serie tv che parta proprio da quel mondo e lo cali nella realta contemporanea. Una serie sull'accoglienza, sulla comunanza umanistica, sull'amicizia»
mercoledì 17 maggio 2017
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Con "1993" la tragedia pubblica diventa spettacolo corale
"'1993' è il secondo capitolo della serie che racconta la storia di Tangentopoli. Come in '1992', le vicende ruotano attorno a sei personaggi: Leonardo Notte, un pubblicitario coinvolto nella nascita di Forza Italia (Stefano Accorsi), la sua compagna (Laura Chiatti), un onorevole leghista (Guido Caprino), una soubrette del Bagaglino (Miriam Leone), un poliziotto del pool Mani pulite (Domenico Diele) e una ricca ereditiera (Tea Falco) (Sky Atlantic, martedì, ore 21.15). La serie, prodotta da Wildside, scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, e diretta da Giuseppe Gagliardi, vive su due forti idee drammaturgiche. La prima è di rendere quanto più credibili i personaggi di finzione, soprattutto l'inafferrabile Notte, per poter poi liberamente usare i registri dell'eccentrico o del grottesco per rappresentare i personaggi «veri» (Craxi, Berlusconi, Di Pietro e il pool di Mani Pulite, i fratelli Dell'Utri, Costanzo, Biscardi, Marzullo, Lerner...). È come se la tv ci restituisse quanto voracemente hanno inghiottito in quegli anni turbinosi gli occhi di uno spettatore onnivoro. La seconda — riferita dagli sceneggiatori — è quella del «romanzo pop»: «Buttiamoci dentro tutte le nostre passioni di spettatori e le nostre frustrazioni di autori... Assumiamo il punto di vista di personaggi che apparentemente non ci assomigliano, di un campo che la narrativa italiana in genere considera avverso, con il piglio della serialità che amiamo». Ne esce così il ritratto di un Paese apatico e feroce, tragico e ridicolo, dove il «senso civico» ha lasciato il posto al «socialmente utile». Rispetto a 4992», che funzionava per tessere di mosaico (e di montaggio), in «1993» c'è più lavoro di scrittura e maggiore consapevolezza, con il dichiarato tentativo di ispirarsi a «American Tabloid» di James Ellroy. Così la tragedia pubblica si degrada velocemente in uno spettacolo corale. Siamo figli del Bagaglino!". (Aldo Grasso)
CORRIERE DELLA SERA
Con "1993" la tragedia pubblica diventa spettacolo corale
"'1993' è il secondo capitolo della serie che racconta la storia di Tangentopoli. Come in '1992', le vicende ruotano attorno a sei personaggi: Leonardo Notte, un pubblicitario coinvolto nella nascita di Forza Italia (Stefano Accorsi), la sua compagna (Laura Chiatti), un onorevole leghista (Guido Caprino), una soubrette del Bagaglino (Miriam Leone), un poliziotto del pool Mani pulite (Domenico Diele) e una ricca ereditiera (Tea Falco) (Sky Atlantic, martedì, ore 21.15). La serie, prodotta da Wildside, scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, e diretta da Giuseppe Gagliardi, vive su due forti idee drammaturgiche. La prima è di rendere quanto più credibili i personaggi di finzione, soprattutto l'inafferrabile Notte, per poter poi liberamente usare i registri dell'eccentrico o del grottesco per rappresentare i personaggi «veri» (Craxi, Berlusconi, Di Pietro e il pool di Mani Pulite, i fratelli Dell'Utri, Costanzo, Biscardi, Marzullo, Lerner...). È come se la tv ci restituisse quanto voracemente hanno inghiottito in quegli anni turbinosi gli occhi di uno spettatore onnivoro. La seconda — riferita dagli sceneggiatori — è quella del «romanzo pop»: «Buttiamoci dentro tutte le nostre passioni di spettatori e le nostre frustrazioni di autori... Assumiamo il punto di vista di personaggi che apparentemente non ci assomigliano, di un campo che la narrativa italiana in genere considera avverso, con il piglio della serialità che amiamo». Ne esce così il ritratto di un Paese apatico e feroce, tragico e ridicolo, dove il «senso civico» ha lasciato il posto al «socialmente utile». Rispetto a 4992», che funzionava per tessere di mosaico (e di montaggio), in «1993» c'è più lavoro di scrittura e maggiore consapevolezza, con il dichiarato tentativo di ispirarsi a «American Tabloid» di James Ellroy. Così la tragedia pubblica si degrada velocemente in uno spettacolo corale. Siamo figli del Bagaglino!". (Aldo Grasso)
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martedì 31 marzo 2015
La parte romanzata è la migliore di #1992LaSerie.
Peccato sia meno del 10%.
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 27 Marzo 2015
In confronto a Stefano Accorsi in #1992LaSerie, James Deen in #TheCanyons fa la figura di De Niro ne #IlCacciatore.
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 27 Marzo 2015
giovedì 26 marzo 2015
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"1992", racconto a mosaico tra manierismo e opera meritoria
"Preceduta da un'intelligente e capillare campagna promozionale (il canale 111 di Sky ha programmato solo opere del 1992, un'ideona!), ecco finalmente «1992», la serie sugli anni di Mani Pulite, un affresco storico in dieci puntate su quel fatidico anno che ha spazzato via i tradizionali partiti politici, nel bene come nel male. Ogni puntata racconta un mese del 1992, partendo proprio dall'arresto di Mario Chiesa nel Pio Albergo Trivulzio (17 febbraio) per concludersi il 15 dicembre, con l'avviso di garanzia a Bettino Craxi. Il poderoso racconto intreccia le storie di sei personaggi principali: Leonardo Notte (Stefano Accorsi), un passato extra-parlamentare e un presente votato al marketing più spietato; il poliziotto Luca Pastore (Domenico Diele) in cerca di giustizia; il suo collega Rocco Venturi (Alessandro Roja); Tea Falco nel ruolo di Bibi Mainaghi, figlia di un ricco industriale coinvolto negli scandali; Miriam Leone, disposta a tutto pur di andare a condurre «Domenica In»; e infine Pietro Bosco (Guido Caprino), testa calda che, per aver salvato un leghista da due albanesi, diventa un eroe per la Lega che lo candida in Parlamento. Sono personaggi inventati con nomi di fantasia, ma nella serie non mancano i riferimenti diretti ed espliciti a personaggi reali coinvolti nel periodo più nero della Repubblica Italiana: i magistrati Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), Gherardo Colombo (Pietro Ragusa), Piercamillo Davigo (Natalino Balasso) e i politici Umberto Bossi (Guido Buttarelli), Roberto Maroni (Peppe Voltarelli) e tanti altri («anche se ispirate a fatti realmente accaduti le storie narrate sono frutto della fantasia degli autori», sottolinea prudente la didascalia iniziale). Le storie personali servono a ripopolare davanti ai nostri occhi quella stagione milanese di sbadata tragicità, quasi un paese delle maschere, dove l'arroganza si mescolava all'incoscienza, dove ai numerosi reati di corruzione si contrapponeva una sorta di repulisti morale della Repubblica, in un clima di redenzione e salvezza: gli arresti, gli interrogatori, la fine dell'impunità di politici e imprenditori, il ruolo «salvifico» e politico del magistrati, i suicidi...
«1992» prende le mosse dalla nascita di quella sorta di laboratorio creato da Marcello Dell'Utri (Fabrizio Contri), che mescola Publitalia e Forza Italia, pubblicità e politica, il Paese e Tangentopoli in un difficile equilibrio fatto di intuizioni e spregiudicatezza. Nel momento in cui un sistema politico sembra crollare c'è già chi capisce con prontezza come il crollo possa portare a un nuovo, radicale cambiamento. Almeno nelle prime puntate, la serie cerca di ricostruire l'epica un po' infantile di Mani Pulite e sposa più la tesi «giustizialista» che quella del «golpe giudiziario». I reati furono commessi, eccome, ma certo la magistratura non si sottrasse a una campagna di moralizzazione che mise in discussione l'intero sistema politico italiano. È un racconto a mosaico: alcune tessere sono molto belle e potenti (il realismo del leghista), altre un po' meno, là dove la secchezza del racconto cede al manierismo. Però, dalla prima inquadratura in avanti, è impossibile staccarsene. La serie, prodotta da Wildside, è scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, con la supervisione di Nicola Lusuardi e la regia di Giuseppe Gagliardi. L'idea del progetto è di Stefano Accorsi, che partecipa allo sviluppo creativo della serie (immaginandosi con un certo coraggio come il Don Draper di Mad Men ). Alla grandiosa sfida produttiva non sempre corrisponde un altrettanto elevato ardimento inventivo: il paradosso è che proprio il ruolo di Accorsi sembra il più manierato di tutti.
Rispetto a «Romanzo criminale» e a «Gomorra», «1992» ha una struttura più disarticolata, come se il montaggio fosse più importante della sceneggiatura, come se il lavoro di moviola servisse a dare al racconto qualcosa che manca alla scrittura. Sky fa opera meritoria, ma non sono queste le serie che dovrebbe produrre il Servizio pubblico? O forse no: l'accesso al bene pubblico radiotelevisivo è ormai alla portata di tutti, la pluralità delle istanze politiche, sociali e culturali è assicurata dalla varietà e molteplicità dei canali, dei media, delle fonti. La vera lezione di «1992» è che non basta chiamarsi Servizio pubblico per esserlo". (Aldo Grasso, 25.03.2015)
CORRIERE DELLA SERA
"1992", racconto a mosaico tra manierismo e opera meritoria
"Preceduta da un'intelligente e capillare campagna promozionale (il canale 111 di Sky ha programmato solo opere del 1992, un'ideona!), ecco finalmente «1992», la serie sugli anni di Mani Pulite, un affresco storico in dieci puntate su quel fatidico anno che ha spazzato via i tradizionali partiti politici, nel bene come nel male. Ogni puntata racconta un mese del 1992, partendo proprio dall'arresto di Mario Chiesa nel Pio Albergo Trivulzio (17 febbraio) per concludersi il 15 dicembre, con l'avviso di garanzia a Bettino Craxi. Il poderoso racconto intreccia le storie di sei personaggi principali: Leonardo Notte (Stefano Accorsi), un passato extra-parlamentare e un presente votato al marketing più spietato; il poliziotto Luca Pastore (Domenico Diele) in cerca di giustizia; il suo collega Rocco Venturi (Alessandro Roja); Tea Falco nel ruolo di Bibi Mainaghi, figlia di un ricco industriale coinvolto negli scandali; Miriam Leone, disposta a tutto pur di andare a condurre «Domenica In»; e infine Pietro Bosco (Guido Caprino), testa calda che, per aver salvato un leghista da due albanesi, diventa un eroe per la Lega che lo candida in Parlamento. Sono personaggi inventati con nomi di fantasia, ma nella serie non mancano i riferimenti diretti ed espliciti a personaggi reali coinvolti nel periodo più nero della Repubblica Italiana: i magistrati Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), Gherardo Colombo (Pietro Ragusa), Piercamillo Davigo (Natalino Balasso) e i politici Umberto Bossi (Guido Buttarelli), Roberto Maroni (Peppe Voltarelli) e tanti altri («anche se ispirate a fatti realmente accaduti le storie narrate sono frutto della fantasia degli autori», sottolinea prudente la didascalia iniziale). Le storie personali servono a ripopolare davanti ai nostri occhi quella stagione milanese di sbadata tragicità, quasi un paese delle maschere, dove l'arroganza si mescolava all'incoscienza, dove ai numerosi reati di corruzione si contrapponeva una sorta di repulisti morale della Repubblica, in un clima di redenzione e salvezza: gli arresti, gli interrogatori, la fine dell'impunità di politici e imprenditori, il ruolo «salvifico» e politico del magistrati, i suicidi...
«1992» prende le mosse dalla nascita di quella sorta di laboratorio creato da Marcello Dell'Utri (Fabrizio Contri), che mescola Publitalia e Forza Italia, pubblicità e politica, il Paese e Tangentopoli in un difficile equilibrio fatto di intuizioni e spregiudicatezza. Nel momento in cui un sistema politico sembra crollare c'è già chi capisce con prontezza come il crollo possa portare a un nuovo, radicale cambiamento. Almeno nelle prime puntate, la serie cerca di ricostruire l'epica un po' infantile di Mani Pulite e sposa più la tesi «giustizialista» che quella del «golpe giudiziario». I reati furono commessi, eccome, ma certo la magistratura non si sottrasse a una campagna di moralizzazione che mise in discussione l'intero sistema politico italiano. È un racconto a mosaico: alcune tessere sono molto belle e potenti (il realismo del leghista), altre un po' meno, là dove la secchezza del racconto cede al manierismo. Però, dalla prima inquadratura in avanti, è impossibile staccarsene. La serie, prodotta da Wildside, è scritta da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, con la supervisione di Nicola Lusuardi e la regia di Giuseppe Gagliardi. L'idea del progetto è di Stefano Accorsi, che partecipa allo sviluppo creativo della serie (immaginandosi con un certo coraggio come il Don Draper di Mad Men ). Alla grandiosa sfida produttiva non sempre corrisponde un altrettanto elevato ardimento inventivo: il paradosso è che proprio il ruolo di Accorsi sembra il più manierato di tutti.
Rispetto a «Romanzo criminale» e a «Gomorra», «1992» ha una struttura più disarticolata, come se il montaggio fosse più importante della sceneggiatura, come se il lavoro di moviola servisse a dare al racconto qualcosa che manca alla scrittura. Sky fa opera meritoria, ma non sono queste le serie che dovrebbe produrre il Servizio pubblico? O forse no: l'accesso al bene pubblico radiotelevisivo è ormai alla portata di tutti, la pluralità delle istanze politiche, sociali e culturali è assicurata dalla varietà e molteplicità dei canali, dei media, delle fonti. La vera lezione di «1992» è che non basta chiamarsi Servizio pubblico per esserlo". (Aldo Grasso, 25.03.2015)
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