venerdì 23 febbraio 2018

NEWS - "Gheddafi" secondo Roberto Saviano: la nuova scommessa seriale di Sky
Sky Italia sta sviluppando 'Gheddafi', un progetto Palomar co-prodotto e distribuito internazionalmente da Entertainment One (eOne). La serie, una nuova produzione originale, sarà basata sulla vita di Muammar Gheddafi, le vicende legate alla sua epoca e il suo impatto sul mondo moderno. 'Gheddafi' è scritta e creata da Roberto Saviano in collaborazione con Nadav Schirman (The Green Prince) e Clive Bradley (TrappedCity of Vice), che recentemente si è unito al team di scrittura. Una serie evento epica, narrata da diversi punti di vista, che racconta la vita di una delle figure più prominenti e discusse degli ultimi sessanta anni, il dittatore libico Muammar Gheddafi, la sua incredibile parabola di vita e come la sua dittatura abbia influenzato il mondo circostante. La serie traccerà il percorso di Gheddafi da beduino idealista figlio del deserto a spietato dittatore con a disposizione risorse pressoché illimitate, provenienti da uno dei più ricchi giacimenti petroliferi del mondo. Nel raccontare la storia di uno dei più famosi e temibili leader mondiali, la serie esplora le complessità del business petrolifero e l'attuale rapporto del mondo arabo con l'Occidente. Roberto Saviano e Nadav Schirman saranno i produttori esecutivi di Gheddafi. La serie sarà prodotta da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra della Palomar. Per eOne i produttori saranno Polly Williams e Carolyn Newman e per Sky Italia Nils Hartmann Sonia Rovai. La distribuzione internazionale della serie sarà a cura di eOne.

giovedì 22 febbraio 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Young Sheldon" imperdibile per chi ama "TBBT"

"Gli amanti di The Big Bang Theory non possono non vedere Young Sheldon, spin-off e prequel della straordinaria serie della Chuck Lorre Productions (Mediaset Premium, e su Infinity). Perché amiamo così tanto TBBT? Perché ogni personaggio manifesta un tenace punto di vista, in base al quale agisce anche nella vita quotidiana. Spesso il proprio punto di vista si manifesta come una vera e propria teoria scientifica che fatica a trovare la necessaria comprensione. Sheldon è un isolato perché è il più nerd di tutti: ogni parola, ogni gesto, ogni comportamento deve corrispondere a un modello astratto che frulla nella sua testa. Per questo Sheldon, detto Shelly (qui interpretato da Yain Armitage), meritava un tuffo nella sua infanzia: vive nel Texas, ha 9 anni, ma è dotato del medesimo QL (187) della sua versione adulta. Il ragazzino, che già frequenta il liceo, tenta di adattarsi al mondo che lo circonda, mentre i familiari e gli amici cercano di affrontare le sue straordinarie capacità intellettuali e il suo carattere non comune. A scuola si sente bullizzato. E lui, naturalmente, fa di tutto per esserlo, mettendo in crisi professori e compagni. In famiglia, poi, le cose non vanno tanto meglio: la mamma Mary (Zoe Perry) è una fervente cristiana rinata (ma sempre pronta a difenderlo), il papà George (Lance Barber) ha problemi con l'alcool e i due fratelli, Georgie (Montana Jordan) e Missy (Raegan Revord), non perdono occasione per prenderlo in giro o farlo vittima di scherzi. Un vero modello di famiglia disfunzionale. Shelly vive in un ambiente in cui i giovani pensano solo allo sport e alle ragazze, due occupazioni che gli sono per ora estranee, e guardano con molto sospetto un genietto nerd che sa tutto e a scuola li umilia di continuo. Un'infanzia difficile, si direbbe. Soprattutto per chi gli sta attorno". (Aldo Grasso)

mercoledì 21 febbraio 2018

NEWS - Fermate "Grey's Anatomy"! Una ricerca medica lo accusa: "è diseducativo e crea false speranze"
News tratta da "Il Giornale"
"E' un po' come la critica che si sente, spesso, ai vestiti che sfilano in passerella: vanno bene solo alle modelle. Poi alle donne «normali»... Che è un modo per lamentarsi, in realtà, non degli abiti impossibili da infilare (e portare), bensi delle modelle, non democraticamente, esageratamente belle. Ecco, cosi un gruppo di scienziati, in un ricerca pubblicata sulla rivista on line specializzata Trauma Surgery e Acute Care Open ha analizzato Grey's Anatomy, che è la regina delle serie tv del genere medical drama, mosso dalla «percezione» (così recita l'estratto dell'articolo) che «la rappresentazione nelle fiction televisive dell'ospedalizzazione dopo una ferita sia fuorviante». Tradotto, gli scienziati che non somigliano al perfetto ormai ex protagonista Derek Shepherd e alla lagnosa ma brillante Meredith Grey e neanche al tormentatissimo (e adorabile) Alex Karev, proprio come le donne «normali» non somigliano a quelle che indossano veli striminziti in passerella, si lamentano del fatto che gli spettatori, dopo avere guardato una puntata di Grey's Anatomy con i loro beniamini che armeggiano in sala operatoria e hanno idee geniali per salvare la vita a pazienti con patologie incredibili e storie familiari da soap opera, si illudano di entrare in ospedale e vivere la stessa esperienza. In particolare per quanto riguarda i tempi di recupero che, secondo gli studiosi un po' rosiconi, non corrisponderebbero affatto a quelli normali. La ricerca ha preso in esame 269 puntate delle prime dodici stagioni; e ha confrontato i traumi subiti da duecentonovanta pazienti (per fiction) con quelli reali, vissuti da 4.812 pazienti registrati nel National Trauma Databank del 2012. Risultati: il tasso di mortalità nella serie di Shonda Rhimes è molto più elevato che nella realtà (22 per cento contro 7 per cento); nella fiction, il 71 per cento delle persone che si trova in una situazione di emergenza finisce direttamente in sala operatoria, mentre nella realtà questo accade solo nel 25 per cento dei casi (è logico: se non operassero mai, che medical drama sarebbe?); poi, nel post-operatorio, solo il sei per cento di chi ha subito un trauma viene trasferito in una struttura di assistenza, contro il 22 per cento di casi «veri», cosi come addirittura metà dei feriti gravi trascorre meno di una settimana nell'ospedale di Meredith eco, quando nella realtà questo capita soltanto a un ferito grave su cinque. E in questo starebbe appunto l'illusione, per pazienti e familiari: che il recupero sia immediato, quasi miracoloso, mentre nella realtà avviene in modo molto più lento e faticoso. Però gli autori ribadiscono che, nella fiction, serve sempre l'«eccezionalità». Anche a scapito delle aspettative, che sono destinate a essere tradite per conto proprio...".

lunedì 19 febbraio 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
Quando è meglio chiudere una serie tv. Ovvero quando l'avanguardia è diventata maniera
"Spegnimento programmato. "Modern Family" chiuderà con la decima stagione - la nona per gli spettatori italiani parte su Fox il prossimo 16 marzo. Lo hanno annunciato gli showrunner Steve Levitan e Christopher Lloyd. Meglio fermarsi lasciando un po' di voglia agli spettatori, sostengono. Sicuramente hanno ancora ben presente il dispendioso rinnovo di contratto alla fine della stagione numero otto. Con un occhio all'audience a un altro ai cinque Emmy vinti come migliore commedia, gli attori (e i loro agenti) ne approfittarono per far schizzare in alto i loro compensi. Non è solo questione di soldi. La serie che nel 2009 portò sullo schermo le famiglie moderne ("ricostituite" dice qualcuno, facendo venire in mente i pannelli di legno truciolare, altri preferiscono "arcobaleno", così capiamo subito che capiterà un "genitore 1" e un "genitore 2" ) comincia ad avere qualche problema. Situazione di partenza: il capofamiglia Jay molla la moglie coetanea (un po' fuori di testa già da prima, poi peggiora) per la più giovane colombiana con un figlio. In stile mockumentary - i personaggi spesso guardano i macchina e si rivolgono allo spettatore - "Modern Family" racconta il nuovo matrimonio, i figli adulti del primo (Claire e Mitchell, ex coppia di pattinaggio artistico), i loro figli. Militarmente parlando, l'attacco arriva da due fronti. Dieci anni sono tanti, quel che una volta era avanguardia dopo un po' diventa maniera. Il successo di una serie come "Transparent" - prima che Jeffrey Tambor fosse accusato di molestie, l'epidemia dei nostri tempi - ha costretto gli sceneggiatori al pedaggio di un bambino transgender. Si presenta come amico/a di Lily, la ragazzina vietnamita adottata da Mitchell e Cameron, coppia gay che duetta in stile "Vizietto". Pochino, rispetto al padre di tre figli che all'età della pensione annuncia "adesso siete adulti, far) la donna con la gonna". Non basta il ragazzino incerto sul genere per riportare la serie al gusto del giorno: le battute da sit-com son vicine alla data di scadenza, per esempio rispetto alle lacrime che molti spettatori amano versare sulle complicanze di "This Is Us". "I ragazzini di Modern Family" crescono, nella nona stagione un paio vanno al college. Con innesti - parliamo di sceneggiatura - di teen drama e di "The Big Bang Theory" (su Infinity dal 24 gennaio c'è l'undicesima, e pure gli arretrati). Altra serie in scadenza. Potrebbe finire alla dodicesima stagione, scrive Vulture "arriva il momento in cui neanche per decine di milioni di dollari vorresti dire ancora una volta "Bazinga". Abbiamo un'altra teoria: la serie dei nerdissimi ha perso smalto quando sono arrivate le fidanzate e le proposte di matrimonio. Neanche la serie prequel "Young Sheldon" (sempre Infinity) ha funzionato come consolazione. Sul fronte "modernità" la serie è rimasta indietro, anche come linguaggio. Su un altro fronte si trova spiazzata perché troppo avanti. "Modern Family" è un prodotto Fox in onda su Abc; ora che la Fox è entrata nel gruppo Disney, la famiglia pare lontana dai modelli fin qui messi in circolazione dalla ditta del papà di Topolino, dove lo scoiattolino sta con la scoiattolina (e per il resto si va di zio in nipote). L'unico modo per uscirne a testa alta è appunto lo spegnimento programmato. La famiglia Pritchett (e addentellati) non sono "I Simpson", eternamente (ora un po' stancamente) fissi nei loro caratteri. Non sono neppure "I Soprano", che dieci anni fa si sono spenti davvero, lasciandoci orfani di una scrittura da romanzo che vorremmo tanto ritrovare da qualche parte". (Mariarosa Mancuso)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

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