sabato 7 ottobre 2017

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

LA REPUBBLICA
Sfondiamoci di "Suburra", ci si rivede lunedì!
"Uscita di venerdì, è di quelle da nuove modalità di fruizione. C'è il weekend davanti e su Netftix, da ieri appunto, ci sono i dieci episodi di Suburra. Chi può e ci tiene parecchio può chiudersi in casa e ripresentarsi lunedì. Ma non è tutto qui, visto che il momento è a suo modo storico: Suburra. La sede è la prima produzione italiana di Netflix (ma ci sono anche Cattleya e Rai Action). È stata presentata al Festival di Venezia (con le ovvie alzate di sopracciglio del cinema ufficiale) e, per via della medesima produzione (Cattleya) e del contraltare romano a quello di Napoli, è il lato Capitale di Gomorra. Rispetto al film di due anni fa - diretto da Stefano Sollima e tratto dal libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Boni i - siamo in epoca appena precedente. Quindi è un prequel, l'impianto resta (Roma e i suoi poteri criminal intrecciati con politica, Vatican , ecc.), cambiano quasi tutti gli attori, quelli di richiamo sono Claudia Gerini e Filippo Nigro, i registi sono Michele Placido (i primi due episodi), Andrea Motaioli e Giuseppe Capotondi. Si rispetta lo spirito incalzante da serie tv: thriller, con fasi ultrapalpitanti, e storie classiche a base soprattutto di giovani che vogliono prendere il posto dei padri cambiando (ma rie sono capaci?) l'impianto criminate di Roma e forse del mondo e renderlo ancora più redditizio, cinico, senza il minimo riguardo. L'inizio è devastante, senza sconti: il protagonista di una gigantesca serata orgiastica si rivela essere un altissimo prelato. Da k ricatti a tutti e tutti sono violenti mentre diventa indistinguibile il grumo sanguinolento su cui convergono i borgatari, i politici con gli appalti, i preti con le loro finanze, i Sinti che vogliono spazio. E il centro rimane il terzetto di virgulti (Numero 8, Spadino e Lele), appartenenti a razze diverse ma uniti da un destino cl cui conoscono solo i codici di base, quasi animaleschi. Suburra, quindi, per un salto in avanti nelle mike riflessioni sul futuro di cinema e serie tv, ma anche con la scorciatoia, facile quanto appagante, di una storia che ti travolge e che diventa naturale seguire fino in fondo. Ci si vede lunedì. (Antonio Dipollina)

venerdì 6 ottobre 2017

NEWS - Mettete Franceschini nei nostri...canoni! Il canone "obbligatorio" Rai pagato anche da chi non ha la tv (tocca a chi non possiede la televisione sbattersi per dimostrarlo, ovviamente). E la Rai ci guadagna 420 milioni di euro in più (che gira per una bella parte a Fazio per invitare Franceschini e il suo ultimo libro...) 

Articolo tratto da "la Repubblica"
Inserire il canone Rai nella bolletta della luce è stato un successo sul piano della lotta all'evasione. Nel 2016 lo hanno pagato il 41% delle famiglie in più. Assicurando un incasso aggiuntivo, rispetto al 2015, di oltre 420 milioni. Finito per due terzi alla Rai (280 milioni), il resto all' erario. I furbetti del canone si sono ridotti così dal 36% al 10%. Rimanendo comunque tantissimi. Superiori ai 2 milioni e mezzo, secondo quanto emerge dalla Relazione sull' evasione, commissionata dal ministero dell' economia al gruppo di lavoro guidato dall' ex presidente Istat, Enrico Giovannini. Ma non è l' unica sorpresa. Incrociando dati Istat e dell' Agenzia delle entrate, salta fuori che 446 mila e 730 famiglie con ogni probabilità hanno pagato i 100 euro del canone nel 2016 (quest' anno sceso a 90 euro). Ma non dovevano farlo. Semplicemente perché non hanno la tv. Da una parte quindi, gli incalliti dell' evasione che riescono ancora a farla franca, aggirando persino gli automatismi del prelievo in bolletta. Grazie per lo più alle seconde case affittate in nero, visto che il canone è dovuto una sola volta, per chi possiede diversi immobili. A patto però che le seconde e terze abitazioni non siano destinate ad attività redditizie, dunque tassabili, come un bed&breakfast. Perché in questo caso il canone si deve ripagare. Dall'altra parte, ci sono gli ignari. Non hanno nemmeno una tv e non dovrebbero versare alcunché alla Rai. Ma non sanno o hanno dimenticato che il possesso dell' apparecchio si presume per legge in presenza di un' utenza elettrica: se hai la luce, hai anche un televisore. In caso contrario, tocca a te farlo presente. Altrimenti scatta il prelievo automatico. Il modulo per la "dichiarazione di non possesso" si trova pure online. Eppure oltre 400 mila famiglie non ha potuto o saputo inviarla. Pagando nella bolletta elettrica un sovrappiù non dovuto.
Il dato emerge confrontando l' indagine Istat sugli aspetti della vita quotidiana, laddove si stima che il 96% delle famiglie italiane (24 milioni e 512 mila) ha almeno una tv in casa. Mentre quasi 994 mila ne sono prive. Ebbene di queste solo 547 mila hanno dichiarato nel 2016 di non possedere televisori: dato ufficializzato nel maggio 2017 dall' ex direttore dell' Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, in audizione al Parlamento. Quindi oltre 446 mila famiglie si sono dimenticate di farlo, per ignoranza o trascuratezza. Va anche detto che quella dell'Istat è un' indagine campionaria, dunque soggetta ad errori. Benché il campione (28 mila famiglie) sia ritenuto sufficientemente ampio e affidabile. Rai e Agenzia delle Entrate d'altro canto sono a conoscenza dello scostamento nel dato. E hanno affidato a un gruppo di esperti il compito di approfondire il caso. Se fosse così però, la televisione di Stato potrebbe aver incassato oltre 40 milioni di euro non dovuti. Mentre agli ignari pagatori non resterebbe che attivare la procedura di rimborso, sempre che si accorgano dell' errore. Quanto agli evasori, c' è ancora molta strada da fare. E oltre 250 milioni da recuperare.

giovedì 5 ottobre 2017

GOSSIP - C'eravamo tante odiate! Kim Cattrall tira fuori la sincerità di Samantha e rivela i veri motivi del rifiuto di fare il terzo film di "Sex and the City": "tra noi attrici, dopo la serie tv, è diventata una relazione tossica, nessuna si è fatta mai sentire". RIP Carrie... 
More details from Kim Cattrall‘s interview with Piers Morgan about her Sex and the City co-stars have been revealed. If you missed it, it all started when rumors spread that Kim was being extremely demanding over the possibility of doing a third Sex and the City film. It was then revealed that a third movie was not going to happen and the show’s star, Sarah Jessica Parker, said she was disappointed by the news. In her interview with Piers, Kim slammed Sarah Jessica, and now she’s opening up even more about her side of the story with regards to co-stars Cynthia Nixon, Kristin Davis, and Sarah Jessica.
“I’ve moved on, this is what my sixties are about, they’re about me making decisions for me not my career, for me. And that feels frickin fantastic,” Kim said. “But everything comes to an end and in closing one door another door opens and that door has been waiting for a long time.”
“And that’s another thing that’s really disappointing is that nobody ever picks up the phone and tries to contact you and say, ‘how you doing?’ That would have been the way to handle it,” Kim added. “And usually what happens in a healthy relationship is that someone, or a transaction for a job in my business, is that someone says, ‘are you available?’ and you say ‘yes’ and here’s the job and you say ‘yes but thank you very much but I’m sort of over here right now but thank you very much’ and that person turns to you and they say ‘that’s great, good luck to you, I wish you the best.’ That’s not what happened here, this is, it feels like a toxic relationship.”
“They all have children and I am ten years older and since specifically the series ended I have been spending most of my time outside of New York so I don’t see them,” Kim continued. “The common ground that we had was the series and the series is over.”

mercoledì 4 ottobre 2017

NEWS - Clamoroso al Cibali! "'The Walking Dead' può sopravvivere anche senza Rick!", Andrew Lincoln dixit

News tratta da "Uproxx"+"Entertainment Weekly"
The Walking Dead is heading into its eighth season and its landmark 100th episode, still rolling strong and possibly pushing its cast to incredible lengths in order to tell the story of the world that follows the zombie apocalypse. While there’s a possible time jump coming this season, Andrew Lincoln things that only the start of the changes the series could bring about in its future and the next 100 episodes. In an interview with Entertainment Weekly, Lincoln details how he could see the show continuing on without Rick Grimes at some point. The magazine calls Lincoln the most “mentally, physically, and emotionally committed” actor you’d meet in his Walking Dead role, but that doesn’t mean the show hinges on him being around until the very end. Putting a period on the end of a performance is something Lincoln talks about during the chat: 
“I think that there’s an innate feeling and certainly in me that I love doing a play or doing the film because you get to put a period on the end of it and you get to do it nightly, which is really exciting. TV is different. The format is different because it is about sort of a continuum. But, you know, there is a sense to me that really needs some… it sounds like I’m in a shrink’s head, but there is a completion thing that I think I deserve for doing it for so long. And also probably the audience would like some completion…
“There’s only so many ways you can bend and stretch this and that. I’m not saying that the show would ever finish, but I certainly think that there’s an opportunity for the show to change at some point, and I think it should.”
For Lincoln, he doesn’t see Rick as the main narrative force in the series and the door is already open for his exit if the chooses to walk through it. That focus is Rick’s son, of course, growing up in this new world and experiencing all the beauty and horror it has to offer: 
“It’s beautifully set up for that — for the camera to be certainly his story, and then it just shifts off. If ever there was a landscape or an environment to do that, it’s our show. But whether or not that’s this season… well, you have to find out, don’t you?”
Chandler Riggs stepping into that Rick role in the show would be a tough pill to swallow for some fans, but Carl has certainly grown a bit since those early seasons. Also he’s supported by a great ensemble of characters that also seem to come and go, giving him a safety net of sorts for any sort of transition that could happen. That said, it probably shouldn’t be expected any time soon. Lincoln is the guy for now, with Scott Gilmple even jokingly talking about “year 20 or year 30” of the show being the point where the show moves on without him. But the belief from those on the show and creator Robert Kirkman is that Rick Grimes isn’t what drives The Walking Dead, even if he’s not walking into the sunset any time soon: 
“Andy is the leader of this show and his dedication to the show is absolutely inspiring,” he says. “Everyone just looks up to him and he’s a huge part of this show. But we have a very strong ensemble, and there’s a lot of characters that could carry the show. The Walking Dead is a story very much about a world and a bunch of people inhabiting that world.”
While this certainly feels like the latest worm on the hook to pull people in and make them ask, “will they do it?,” an actor wanting to go off and do other things isn’t a new or outrageous concept. Lincoln would have the luxury of choice coming from a massive success like The Walking Dead, so this type of conversation is good to put out in the open. Even if you’re not going to run off and do Shakespeare for the rest of your life, you want folks to know you could and things would be fine. We just hope they use his heroic ending if they do send him off. Make it count.

martedì 3 ottobre 2017

NEWS - Franceschini fuori tempo! Il protezionismo della riforma tv del Ministro della Cultura che "impone" il 60% di produzioni italiane/europee ai network e all'on demand di Netflix (e di fatto stronca le serie tv americane). Il parere di Aldo Grasso

Commento tratto dal "Corriere della Sera"
"Migliorerà il cinema (non ne sono sicuro), peggiorerà la tv (ne sono sicurissimo). A volte le buone intenzioni generano effetti perversi e questo temo sia l'esito ultimo del decreto per le quote tv. Che forse aveva un senso trent'anni fa, prima della rivoluzione digitale, ma che oggi pare solo una forma di protezionismo fuori tempo. I palinsesti tv, bene che vada, saranno riempiti da tutti quei film finanziati dallo Stato (sono tanti) che non riescono a essere distribuid nelle sale per quanto sono modesti. Nel corso degli anni Duemila, la serialità americana ha completamente trasformato lo scenario mediatico cancellando la distinzione fra cinema e tv, ha rotto confini geopolitici irridendo l'autarchia, ha indicato strade da percorrere. Che sono quelle di sviluppare al meglio i linguaggi e i modelli produttivi, di creare programmi «da vedere», rivedere e commentare, emblemi di una testualità che svolge oggi lo stesso ruolo della letteratura: sviluppare narrazioni complesse, rappresentare in modo articolato i grandi temi, coinvolgere a più livelli un pubblico popolare e insieme più colto. Questo bisognava chiedere al Servizio pubblico e ai film finanziati dalla Stato, pur sapendo che di Zalone ce n'è uno solo. In termini tecnici significa concentrarsi su un numero limitato di titoli sorretti però da grandi investimenti, da coinvolgimenti di personalità letterarie e cinematografiche nel ruolo di sceneggiatori e registi. L'Italia è pronta a questo salto, a entrare nella contemporaneità? Ci si salva con la qualità mai con la quantità: imporre in prima serata film e fiction italiane significa solo incentivare la modesta produzione attuale. Che, salvo rari e lodevoli casi, è regolarmente fermata alla frontiera di Chiasso". (Aldo Grasso)

lunedì 2 ottobre 2017

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Non c'è tre dopo il due. Il terzo film di "Sex and the City" non si farà...(grazie a Kim Cattrall)
A third Sex & the City movie is no longer on the table – and Kim Cattrall is the reason. The movie, which was greenlit by Warner Bros. and due to go into pre-production this month, has been shelved due to Kim‘s demands, according to DailyMailTVSarah Jessica Parker confirmed the cancellation in an interview with Extra on Thursday (September 28): ““It’s over…we’re not doing it. I’m disappointed. We had this beautiful, funny, heartbreaking, joyful, very relatable script and story. It’s not just disappointing that we don’t get to tell the story and have that experience, but more so for that audience that has been so vocal in wanting another movie.”
According to the report, Kim demanded that they produce other movies she was developing or she wouldn’t sign for the project. Warner Bros. refused, and so production was canceled. SarahKristin Davis and Cynthia Nixon were all reportedly on board to film the now-scrapped movie.

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