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lunedì 30 settembre 2019

NEWS - Clamoroso al Cibali! Anche Jim Parsons nella "Hollywood" di Ryan Murphy!

News tratta da "TvLine"
Ryan Murphy has amassed a roster of names befitting the title of his latest Netflix project, Hollywood. In addition to those cast members previously announced — Darren Criss (American Crime Story) as Raymond, David Corenswet (The Politician) as Jack, Jeremy Pope as Archie and Patti LuPone (Pose) as Avis — the following have also been confirmed as series regulars: Jim Parsons (The Big Bang Theory) as talent agent Henry Willson, Dylan McDermott (American Horror Story) as Ernie, Joe Mantello (The Normal Heart) as Dick, Holland Taylor (Two and a Half Men) as Ellen Kincaid, Samara Weaving (SMILF) as Claire, Maude Apatow (Euphoria) as Henrietta, Jake Picking (Chasing Life) as Rock Hudson and Laura Harrier (One Life to Live) as Camille. 
Described by Murphy as “a love letter to the Golden Age of Tinseltown,” the period drama will cover “several narratives from 1940s Hollywood.” And Hollywood is just one of several Murphy projects currently in the works at Netflix. His Ben Platt-led dark comedy The Politician dropped today; he recently revealed that he cast Ewan McGregor to play iconic fashion designer Halston in a yet-untitled series; and Ratched, a One Flew Over the Cuckoo’s Nest prequel starring Sarah Paulson as Nurse Ratched, has already received a two-season order. He’s also bringing us filmed versions of recent Broadway hits The Boys in the Band and The Prom — the latter of which boasts a cast that includes Meryl Streep, Nicole Kidman and Ariana Grande.

lunedì 2 aprile 2018

mercoledì 11 novembre 2015

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Stalker", serie dura con intenti pedagogici
"Com’è noto, lo stalking (dal termine inglese «to stalk», fare la posta, braccare la preda) è ogni tipo di condotta persecutoria verso una persona: riguarda violenze private, comportamenti invadenti con pretesa di controllo, calunnie, minacce alla vittima con telefonate, messaggi, ossessivi pedinamenti... E a questo nuovo tipo di reato è stata dedicata una serie firmata da di Kevin Williamson (lo showrunner di «Dawson’s Creek», «The Vampire Diaries», «The Following»). I racconti di «Stalker» sono di una durezza impressionante (un persecutore terrorizza la sua vittima per raggiungere il piacere sessuale, un altro infila serpenti nel letto di una sua ex...), compensati da una buona scrittura e da una vocazione pedagogizzante: ogni caso viene spiegato con dovizia di particolari, ogni sindrome trova la sua decifrazione psicologica (Premium Crime, mercoledì, ore 21.10). Il tenente Beth Davis (Maggie Q) e il detective Jack Larsen (Dylan McDermott) indagano su vari casi di persecuzioni personali per la TAU (Threat Assessment Unit) del dipartimento di polizia di Los Angeles. Larsen, con un passato nella sezione omicidi del dipartimento di polizia di New York, si fa trasferire a Los Angeles per questioni personali e la cosa non piace ai suoi colleghi che lo trattano con molta freddezza. Anche il tenente Davis, una donna dal carattere forte, ha i suoi piccoli scheletri nell’armadio, giusto per alimentare un po’ di ambiguità e alcune sottotrame circa i rapporti personali fra i detective. Mira Sorvino compare in più di un episodio. La struttura di ogni puntata è facilmente individuabile: si rappresenta una storia esemplare di stalking (stalker risentiti, stalker sadici, stalker psicopatici...) il cui svelamento è dovuto più alla comprensione dei meccanismi mentali dei criminali che ai tradizionali metodi di indagine. È desiderio degli autori trattare anche esperienze di stalking al femminile: meno violenza fisica ma maggiore violenza psicologica". (Aldo Grasso, 07.11.2015)

martedì 6 ottobre 2015

      NEWS - "Stalker" di titolo e di fatto. Approda dal 28 ottobre su Premium Crime la prima serie tv sullo stalking. E a Roma si parla di casistica italiana (mercoledì 7 ottobre) alla sede della Polizia di Stato
      La traduzione del termine inglese “stalking” è, letteralmente, “cacciare la preda”. Più in generale indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo, i quali affliggono un'altra persona perseguitandola, generandole stati di paura e ansia, arrivando persino a compromettere lo svolgimento della normale vita quotidiana. Un reato in crescita – catalogato in Italia tra gli “atti persecuori” - che ha attirato l’attenzione e la sensibilità, oltre che delle forze dell’ordine, di associazioni a tutela e prevenzione delle vittime, così come vasta eco sta conoscendo il fenomeno sulla stampa, sui social e, adesso, anche la serialità americana. 
     Dal 28 ottobre prende il via su Premium CrimeStalker”, la prima serie tv sullo stalking. Il tenente Beth Davis (Maggie Q) e il detective Jack Larsen (Dylan McDermott) indagano su vari casi di persecuzioni personali per la Threat Assessment Unit del dipartimento di polizia di Los Angeles. La serie vanta la firma DOC, da ideatore, di Kevin Williamson (autore della saga di “Scream” al cinema, mentre in tv si segnala per i cult “Dawson’s Creek”, “The Vampire Diaries”, “The Following”). 
     La Polizia di  Stato ha sempre dedicato un’attenzione particolare ai reati che colpiscono le donne essendo stata la prima forza di polizia a dotarsi, fin dall’inizio degli anni Sessanta, di una struttura dedicata: il corpo di polizia Femminile. Disciolto il Corpo della Polizia Femminile, dagli anni 80 ha elaborato strategie sempre più efficaci per la repressione e il contrasto di queste forme delittuose che spesso possono assumere dei tragici connotati. Sono state, infatti, istituite delle apposite sezioni negli apparati investigativi con personale specializzato, oltreché che punti di ascolto sempre attivi e a disposizione delle potenziali vittime. Proprio per cercare di aiutare le donne che si trovano in tali condizioni la Polizia di Stato ha da tempo attivato campagne informative e di sensibilizzazione sul tema. Per discutere e analizzare il fenomeno e per meglio conoscerne le caratteristiche Premium Crime ha organizzato, in collaborazione con la Polizia di Stato. il convegno “STALKING: OSSESSIONE CRIMINALE”, ospitato mercoledì 7 ottobre presso la Scuola Superiore della Polizia Stato di Roma, alle ore 11.00. Al convegno moderato da Gian Luigi Nuzzi di “Quarto Grado” (Retequattro) parteciperanno, oltre che rappresentanti di associazioni che tutelano le vittime del fenomeno: Mariacarla Bocchino (Primo Dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato); Antonio Tundo (Direttore dell'Istituto di Psicopatologia di Roma - psichiatra, docente di Psicopatologia generale presso l’Università di Pisa e la Scuola di Psicoterapia cognitiva di Roma); Mara Carfagna (ex ministro per le Pari Opportunità, principale promotrice della legge che ha introdotto anche in Italia il reato di “stalking”); Alessia Morani (Vice Presidente Gruppo parlamentare PD e membro della II Commissione Giustizia  della Camera dei Deputati); Valentina Pitzalis (vittima di un feroce atto di “stalking”); Giorgio Simonelli (massmediologo e critico Tv, docente di “Storia della radio e della televisione” e “Giornalismo radiofonico e televisivo” all’Università Cattolica di Milano, dove dirige anche il Master in “Comunicazione e marketing del cinema”). 
L’evento, visibile in diretta streaming su TgCom.it, sarà supportato da brevi inserti filmati della serie tv, mentre al termine sarà proiettata la puntata pilota del serial di Premium Crime. Il pubblico da casa potrà altresì partecipare grazie al live twitting sui social di Premium Crime.

martedì 30 dicembre 2014

GOSSIP - Che coppia di..."Stalker"! Maggie Q e Dylan McDermott insieme felici sul set della serie
New couple Dylan McDermott and Maggie Q step out together to grab some breakfast and coffees  in Brentwood, Calif. The Stalker co-stars and real-life couple have been linked since October and looked super happy together late last month at a Lakers game. “I was attracted to the part of Jack Larsen because he was a little bit broken and vulnerable,” Dylan recently said about his role on Stalker (in Italia su Premium Crime dal 8 maggio 2015). “He’s also inappropriate and heroic at the same time. That’s really fun to play.”

lunedì 19 maggio 2014

ANTEPRIMA - Guardati le spalle, qualcuno ti spia (e ti uccide)! Maggie Q e Dylan McDermott a caccia di "Stalker" (trailer)

domenica 3 marzo 2013

TWITTER-JAM - La playlist delle migliori twittate seriali selezionata da AcademyTelefilm e TelefilmCult



lunedì 9 gennaio 2012

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - L'Uomo di Lattice ci salverà
Eccolo, finalmente. Era ora. Il Salvatore. Colui che ci tirerà fuori dalla crisi in cui siamo piombati quasi senza accorgercene. Quello che ci permetterà di rivedere la luce in fondo al tunnel, che ci farà smarcare dalla mediocrità...No, non Monti. L'Uomo di Lattice. Quello di "American Horror Story", il simbolo di una serialità che sta riaprendo i petali in una nuova primavera. Fuori dal limbo di "color che stan sospesi" tra la realtà così sfuggente che risulta difficile raccontarla, il rifugio troppo soffocante del flashback e il fantasy che ti porta troppo altrove. E' la serie di Ryan Murphy e Brad Falchuck il nuovo vessillo da sventolare. Ossessioni che diventano irrinunciabili calamite per gli occhi di chi guarda, strambi personaggi che nascono dall'inconscio, il sonnambulismo del protagonista che diventa il tuo. Come ha scritto Aldo Grasso - si veda L'Edicola di Lou - "è l'eccesso che prende forma". Anzi, formaldeide. Il ritorno all'horror classico de "La Casa" di Sam Raimi, piuttosto che a quello adolescenziale di Wes Craven e Kevin Williamson; quello degli anfratti bui e delle porte che scricchiolano, del diavolo in cantina e degli "others" in solaio o da qualche altra parte. Il Frankenstein di Mary Shelley che incontra "Rosemary's Baby" e ne nasce un'"Attrazione fatale". Un carnevale di emozioni condensate in 50 minuti in cui anche i personaggi più marginali diventano di culto. L'Uomo Lattice - Rubber Man - fiero cugino del Macellaio di "Nip/Tuck", meriterebbe già una linea di abbigliamento con il suo volto, o quantomeno, un gruppo su Facebook. La sua nascita è sintomatica della libertà concessa agli ideatori e di quanto la tv (americana) di oggi abbia bisogno delle ali della "fantasia pilotata", quella che ti permette di svisare da un plot centrale (il trasferimento degli Harmon dopo il tradimento del capo-famiglia) per abbracciare misteri ben più grandi (e forse più risolvibili!). Quella fantasia che se lasciata a briglie sciolte rischia di surclassare il plot - successe a David Lynch quando propose la versione televisiva di "Mullholland Drive" - quella che deve salire ogni tanto dalla cantina per farti sussultare al solo rumore...Ebbene, la leggenda della nascita dell'Uomo Latex merita di essere raccontata: un giorno Ryan Murphy fa visita a una biblioteca sui generis e ne esce con un libro su come mantenere al meglio la propria divisa da feticista. Mica "Topolino", insomma. Il buon Murphy porta il libro con sè alla riunione con Falchuck per stendere la sceneggiatura della puntata-pilota, ma non riesce a distogliere lo sguardo dalla copertina ritraente quell'uomo con tuta di lattice nera che diventerà parte integrante della storia e delle locandine di lancio. Per i feticisti del caso, nella serie a indossare la tutina è stato perlopiù Riley Schmidt, tranne nella scena di sesso con Vivien (Connie Britton), in cui a calzarla, per esplicita richiesta della Britton stessa, è stato Dylan McDermott (quest'ultimo è stato l'unico attore interpellato da Murphy-Falchuck ad accettare una scena di masturbazione nel pilot). E tra i tanti misteri che assiepano la serie, forse quello più inquietante - a dimostrazione di come il telefilm abbia già varcato il teleschermo - è quello che si è posta Gwyneth Paltrow dopo aver letto in anteprima lo script della prima puntata: "ma se Vivien fosse incinta dell'Uomo Lattice? Nel caso, metterà al mondo un bambino di latex?". Nel dubbio, la serie-salvatrice del genere seriale è nata e lotta insieme a noi. Better latex than never...
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine")

mercoledì 9 novembre 2011

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

VARIETY
Se avete perso "American Horror Story" ve ne pentirete, ve ne pentirete, ve ne pentirete...
"Although there have been successful horror anthologies, episodic television has a frightening track record with the genre, largely because suspense is so difficult to sustain. Yet given its theatrical popularity and "The Walking Dead's" success, it makes sense for somebody like FX to try. Enter "American Horror Story," a stab (heh heh), from "Glee's" Ryan Murphy and Brad Falchuk, at recycling jump-out-at-you conventions, which in its own way displays excesses similar to later seasons of Murphy's signature FX offering, "Nip/Tuck." The creative team's fondness for the material appears unquestionable; whether they can exorcise what ails their show remains the real mystery.
Of course, for such a series to work (and past attempts, like CBS' "American Gothic," didn't), there has to be a solid character foundation. In this case, it's the Harmon family: Seeking to save a marriage fractured by a miscarriage and infidelity, psychologist Ben (Dylan McDermott), wife Vivien (Connie Britton) and bratty teenage daughter Violet (Taissa Farmiga) head West, from Boston to L.A.
Why is this old house they've found so cheap? Because a murder-suicide occurred in the basement, the realtor explains. But hey, the place is half the price of other homes in the neighborhood, and for that money they'd have to live in the valley -- which is really scary.
So in they move, only to be warned by their neighbor with Down's syndrome (Jamie Brewer), "You are going to die in there" -- which, in its vague echoes of lines from "The Exorcist" and "Poltergeist II," represents the first homage of many in Murphy and Falchuk's script.
The main problem with a haunted-house series is making things scary without becoming so alarming the family flees screaming into the night in episode one. A second hour, however, rather than offering clarity or reassurance, only reinforces these doubts.
Creatively unleashed, the producers have concocted a sure-to-be-polarizing introduction that's a truly weird, David Lynch-style experience -- complete with bondage outfits, satanic images and the creepiest opening-title sequence ever.
Beyond the central family, everyone seems to have checked in from "The Shining's" Overlook Hotel -- from the wild-eyed former actress next door (Jessica Lange, oddly channeling her work in "A Streetcar Named Desire") to the spooky maid who, in the pilot's niftiest device, appears one way (Frances Conroy) to Vivien and another (Alexandra Breckenridge) to Ben.
"AHS" derives inspiration from so many horror films there's some fun in simply identifying those moments. But there's also a surreal quality that feels wildly overdone -- and periodically risks tumbling from inspiring fright into inducing giggles.
Britton is a strong yet vulnerable lead, and the couple's marital woes feed into the tumult of their unsettling surroundings. By contrast, the daughter's troubles fitting in at her new school and interaction with a disturbed boy feel like unpleasant dead ends.
For FX, there's merit in trying to elevate the storytelling level in modern horror films from what has too often devolved into torture porn and splatter. And as a proliferation of reality TV programs demonstrate, people still love ghost stories.
"Horror Story's" spirit-guides Murphy and Falchuk certainly silenced naysayers with "Glee." Nevertheless, any more missteps and this wispy specter will descend the stairway to silliness -- at which point, it'll be hard to prevent the fat lady from singing.
(Brian Lowry)

martedì 8 novembre 2011

NEWS - Nessunperda stasera "American Horror Story", il telefilm dell'anno (con la benedizione del Papa...). Ryan Murphy svela l'idea della serie "house-porn"
(ANSA) LOS ANGELES, NOV - ''Dovevo nascere il giorno di Halloween, ma alle prime doglie di mia madre, papa', nella fretta di raggiungere l'auto, cadde e si ruppe un'anca. Per lo spavento a mia mamma cessarono le doglie e io nacqui un mese dopo, il 30 novembre''. Ryan Murphy attribuisce a questo strano evento la sua passione per le storie dark, passione ora sfociata nella produzione di American Horror Story, da stasera (8 novembre) in onda alle 22.45 su FOX (canale 111 di Sky). Ma l'affermazione e' smentita dal suo stesso curriculum. Ryan Murphy e' semplicemente un autore molto eclettico. Lui e Brad Falchuck, hanno creato due degli show televisivi piu' popolari degli ultimi anni: Nip&Tuck e Glee; quest'ultimo di genere completamente diverso e forte di un successo che ha regalato ai due autori una fama planetaria. Ora Murphy e Falchuck sono pronti a ricevere di nuovo i favori del pubblico con la storia della famiglia Harmon (lo psichiatra Ben, interpretato da Dylan McDermott, la moglie Vivien, Connie Britton, e Violet, Taissa Farmiga), che si trasferisce da Boston a Los Angeles per lasciare alle spalle un tradimento di Ben. La loro nuova vita inizia in una casa che nasconde misteri che la vicina, Constance (Jessica Lange, in uno dei suoi pochissimi ruoli in tv, il primo in un serial), sembra conoscere molto bene. La casa, non meno 'personaggio' dei protagonisti, e' un'abitazione del 1910, ricostruita muro per muro nel capannoni della Paramount a Hollywood. ''E' arredata in uno stile che definisco ''house-porn''. - spiega Murphy - Significa che ogni mobile, ogni colore, ogni oggetto, e' funzionale al fine: creare disagio, preparare alla paura''. E la paura e' un elemento costantemente presente nelle puntate della serie,che gia' dopo la messa in onda dei primi episodi negli Stati Uniti, con dati di ascolto record per FX che la mette in onda, si e' assicurata una seconda stagione. ''Il genere horror funziona dappertutto - dice Brad Falchuk - soprattutto nei momenti di crisi economica'', ''Quando ci sono pochi soldi. - ribatte Murphy - La gente vuole essere spaventata per scordare paure reali''. Ma l'idea di American Horror Story nasce prima della crisi economica, o quanto meno in contemporanea con gli eventi che l'hanno creata: ''Tre anni fa volevo scrivere un horror partendo da un'infedelta'. Un singolo tradimento che rovina tutto e porta una famiglia alla crisi totale. Ma poi e' arrivato Glee e l'ho accantonato''. Ora che Glee e le sue canzonette (il genere musical e' un altro sicuro successo scacciacrisi) sono un dato di fatto, acquisito e archiviato, per Murphy e' arrivato il momento di riprendere un mano quella idea. ''Di cosa abbiamo piu' paura nella societa' di oggi? Ci terrorizza il fatto che qualcuno entri in casa nostra, che la casa e la famiglia, cessino di essere il rifugio e la protezione che rappresentano'', spiega ancora Murphy. La serie rende omaggio a molti horror del passato, da Rosemary Baby a Shining. ''Bryan in questo e' una vera e propria enciclopedia'', dichiara Falchuck. Ma chi segue la serie non potra' fare a meno di notare anche i riferimenti a cruenti fatti reali, come la strage nella scuola di Columbine, del 1999. ''Troppa tv al giorno d'oggi viene fatta giocando in sicurezza, per non rischiare - dice Dylan McDermott, gia' visto nel ''legal drama'' The Practice - American Horror Story e' diverso, non ha paura di rischiare, di raccontare eventi che possono creare disagio. Credo che sia questo il segreto del suo successo. Quello che spaventa me, nella vita, piu' di ogni altra cosa, e' l'indifferenza, e questa miniserie non lascia indifferenti''. Nei capannoni della Paramount intanto, i falegnami stanno procedendo alla costruzione di una cappella. Siamo, idealmente, in Italia. Poco c'e' dato di sapere, se non che, in una delle puntate della prima stagione della serie, la figura del Papa, entrera' a far parte della sceneggiatura.

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