Visualizzazione post con etichetta The River. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta The River. Mostra tutti i post

domenica 13 maggio 2012

NEWS - Il telefilm è Hulu-lì! Il futuro delle serie tv è in streaming...
Articolo di Beatrice Pagan per Lettera 43
"Il futuro dei serial tivù non è più solo nelle mani dei network tradizionali: Netflix e Hulu, i due leader statunitensi nel settore streaming on demand, sembrano infatti interessati ad investire per prolungare la vita di alcuni titoli di potenziale successo tra i propri abbonati e a creare contenuti inediti per attirare nuovo pubblico digitale.I NUMERI DELLO STREMING INSIDIANO LA TIVÙ VIA CAVO. Negli ultimi due anni gli utenti di Netflix negli Stati Uniti sono aumentati con una velocità superiore alle aspettative: dai 14 milioni registrati a Marzo 2010 si è passati ai 23,41 milioni di utenti a Marzo 2012, a cui si devono aggiungere 3,07 milioni disubscribers attivi in Canada, Messico, America Latina, Caraibi, Gran Bretagna e Irlanda. I clienti dei servizi in streaming hanno quindi raggiunto la considerevole cifra di 26,48 milioni, un dato che inizia ad avvicinarsi a quelli degli iscritti alle tivù via cavo, come ad esempio Hbo.NETWORK GENERALISTI IN CALO. Il trend positivo si contrappone al periodo negativo dei network generalisti, che affrontano preoccupanti cali di ascolto sopratutto nella categoria 18-49, fascia d'età che ha contribuito alla generale perdita di pubblico stimata tra il -3% registrato dalla Nbc fino al -21% della Abc.

L'offensiva di Netflix: investimenti da 400 milioni di dollari per arrivare a 90 milioni di utenti

L'amministratore delegato di Netflix, Reed Hastings, grazie alle statistiche favorevoli, ha quindi messo in atto un piano di crescita senza precedenti che punta a superare i 90 milioni di abbonati in tutto il mondo nei prossimi anni. Per riuscirci Hastings ha deciso di investire il 5% del budget destinato alla programmazione dell'offerta via streaming alle produzioni originali, con una spesa stimabile in circa 400 milioni di dollari, e sta valutando la possibilità di accogliere nuovi episodi di serie cancellate dai network nonostante la loro popolarità tra il pubblico.
HULU PUNTA A SERIE NON IMPORTATE. Hulu, la joint venture formata da News Corp.-Fox, Disney-Abc e Comcast-Nbc ha invece puntato sulla promozione di serie non prodotte negli Stati Uniti, come Endgame o Misfits, da affiancare alla creazione di nuovi titoli.IL RILANCIO THE RIVER E JERICHO. La crescita generale del settore ha così permesso a Netflix di mettere in produzione la quarta stagione del telefilm Arrested Development, con protagonisti gli attori Jason Bateman, Jeffrey Tambor e Will Arnett, composta da dieci episodi che verranno messi a disposizione in contemporanea. Sfumato l'accordo con la 20th Century Fox per proseguire le avventure tra preistoria e fantascienza di Terra Nova prodotte da Steven Spielberg, Netflix potrebbe invece puntare ad una seconda stagione di The River, una delle novità del 2011 cancellata dopo poco tempo dalla Abc, e a riportare in vita Jericho, serie cancellata nel 2008 dal palinsesto della Cbs dopo due cicli di episodi.
La storia ambientata in una cittadina del Kansas alle prese con le conseguenze di un attacco nucleare gode tuttora di un'ampia popolarità tra gli abbonati e i vertici del portale hanno contattato i produttori per verificare se esistano le basi per la creazione di una terza stagione.

Co-produzione di telefilm inediti trasmessi esclusiva sulla piattoforma on demand

Il piano di sviluppo di Netflix prevede anche la co-produzione di telefilm inediti. In esclusiva per la piattaforma on demand arriveranno quindi Orange is the New Black (sceneggiato da Jenji Kohan, già autrice di Weeds, e tratto dal libro autobiografico di Piper Kerman in cui si raccontano quindici mesi di detenzione nel carcere femminile di Danbury in Connecticut), il serial norvegese sulla mafia intitolato Lilyhammer, l'horror Hemlock Grove (ispirato al romanzo di Brian McGreevy con protagonista l'attrice Famke Janssen e realizzato da Eli Roth), e sopratutto l'ambizioso House of Cards: un thriller politico realizzato con un budget di oltre 80 milioni di dollari, che può contare sulla prestigiosa regia di David Fincher e la bravura di Kevin Spacey e Robin Wright nel ruolo dei protagonisti.LA RISPOSTA DI HULU. La concorrenza di Hulu non ha esitato a rispondere agli avversari muovendosi sul loro stesso campo e ha deciso di fornire i fondi per la produzione della seconda stagione di Endgame, un criminal drama prodotto in Canada, e di finanziare le serie inedite The Awesomes (le avventure di supereroi poco conosciuti alle prese con nemici e l'invadenza dei media, interpretate da Seth Meyers e Michael Shoemaker), Don't quit your daydream (con Adrian Grenier impegnato nella ricerca di talenti musicali in disgrazia), Flow (dedicato ad un ragazzo incolpato di un crimine che non ha commesso), We Got Next (la vita quotidiana tra vittorie e sconfitte di quattro giocatori di basket), e confermando la comedy politica Battleground.ANCHE AOL, YAHOO E YOUTUBE NEL BUSINESS. I network tradizionali stanno cercando di adeguarsi al consumo sempre più diffuso dei contenuti on demand aumentando la propria visibilità su internet e contraendo i tempi di pubblicazione degli episodi sulle proprie piattaforme, pur vedendo diminuire le entrate pubblicitarie in modo drastico. I successi di Netflix e Hulu hanno inoltre spinto anche Aol, Yahoo e YouTube a gettare le basi per nuove produzioni indipendenti, destinate a essere presentate a breve ufficialmente ai possibili investitori che dovranno valutare le prospettive economiche di questa nuova fase dei prodotti seriali.

mercoledì 22 febbraio 2012

LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Alla caccia del telefilm-matrix. Quali sono le serie tv che vantano una maternità originale, senza "figli di"? Fuori i titoli!
Capita sempre più spesso, per i nuovi telefilm, di cercare (e trovare) link con macro-serie più o meno cult. E' capitato con "Alcatraz" e "The River" (serial di riferimento: "Lost") o con "Smash" ("Glee" per adulti, si è detto). E' giusto? Appare plausibile legare una serie in partenza - vuoi per motivi di marketing, vuoi per agganci di riconoscibilità - a predecessori il più delle volte illustri? Non sempre. Anzi, quasi mai. Eppure il tema che sfocia in un dibattito fa sorgere un intrigante gioco ad incastro che l'Accademia dei Telefilm ha lanciato oggi sia sulla pagina Facebook (se non siete ancora iscritti basta chiedere l'accesso e sarete automaticamente inseriti) che su Twitter (@AcademyTelefilm). Ossia: trovare quei titoli che possono vantare un'assoluta originalità, senza derivare in qualche modo da film, libri, fumetti...e naturalmente da altri telefilm. Sia chiaro: non si intende prendere in considerazione il linguaggio. Tanto per dire: "Twin Peaks" per stessa ammissione di Lynch e Frost prese a pretesto, dilatandone i temi, i peccati di provincia di "Peyton Place"; anche "Star Trek" ha uno scheletro nell'armadio come il tedesco "Le avventure dell'astronave Orion" (in onda 5 giorni prima del cult americano); per "Lost" all'inizio si è tirato in ballo "L'Isola di Gilligan"...Siamo tutti d'accordo che poi tutti questi telefilm si sono discostati dall'humus genitore, ma la caccia ai "richiami" e ai link può rivelarsi affascinante...Il gioco consiste da un lato nell'individuare un titolo che si crede assolutamente originale, dall'altro nel "murare" quelli che vengono nominati citando un eventuale "genitore". Fuori i titoli, dunque! Ricordatevi, su Twitter, di immettere l'hashtag #telefilmoriginal, in modo da coinvolgere più persone possibili...

sabato 18 febbraio 2012

Stracult e Stracotti - …ovvero la serie che questa settimana va su e quella che inevitabilmente va giù. Parola di Stargirl!

Da quando è finito, Lost sembra aver lasciato un buco enorme non solo nei cuori degli spettatori, ma anche e soprattutto nei palinsesti televisivi, al punto che si è cercata e si cerca tutt’ oggi, una serie tv capace di raccoglierne l’eredità.
Partiamo da una considerazione che riprenderemo alla fine: l’ultima stagione si è conclusa il 23 maggio del 2010, appena un anno e mezzo fa e dunque perché ci sembra passato tanto tempo?
Guardando indietro, possiamo contare su una mano o poco più, le “involontarie” vittime scaturite dalla sua eredità.
In principio fu
Jericho, uscito nel 2006, che cercava di calcare l’onda di Lost con un prodotto discreto ma dallo scarso appeal. La produzione fu sospesa dopo la prima stagione e solo grazie a un massivo intervento dei fan che reclamavano un finale, venne prodotta una mini seconda stagione sul web.
Poi arrivò il turno di
Flash Forward, che esordì poco prima dell’ultima stagione della creatura di JJ Abrams, e malgrado un magnifico cast e l’ottimo potenziale fu “bruciata” da un eccessivo carico di aspettative da parte del network non ripagate a dovere in termini di ascolti e tantomeno in quelli economici.
Nel settembre 2010 toccò a The Event, supportato da un potente viral marketing già prima della messa in onda, che a conti fatti però, servì a poco. In questo caso, diversamente da FF, la trama non riuscì a decollare mai veramente: i personaggi erano totalmente privi di una qualsiasi forza emotiva capace di suscitare coinvolgimento nello spettatore, motivo che la condusse alla cancellazione.
Nell’ottobre 2011 a cercare fortuna tra gli “orfani” di Lost giunse anche Spielberg, nelle vesti di produttore in Terra Nova, una serie fantasy piuttosto banale, caratterizzata da un budget di altissimo livello ma dai contenuti troppo poveri per diventare un nuovo successo.
Lo scorso gennaio invece ha debuttato
Alcatraz, figlia dello stesso JJ Abrams, che, da abile venditore qual è, ha inserito nel cast come protagonista uno dei punti cardine di quel Lost tanto invocato dai fan di tutto il mondo, Jorge Garcia, meglio conosciuto come Hurley. E due settimane fa infine è uscito The River, serie che mescola fantascienza e horror dove troviamo ancora una volta Spielberg nelle vesti di produttore, affiancato da Oren Peli, regista della serie di film Paranormal Activity.

E allora concentriamoci proprio su queste due new entries per capire quale sia già uno Stracult, e quale uno Stracotto!

Di Alcatraz avevamo già parlato con entusiasmo qualche settimana fa, mettendo in luce pregi e difetti di uno show ambientato nel carcere più famoso e affascinante del mondo.
Con questa serie Abrams torna e riconquista punti dopo un paio di esperimenti piuttosto deludenti come Undercovers e Person of Interest. Sviluppata su due linee temporali (quella del ’63 e quella attuale) ogni episodio vede protagonista uno dei detenuti di Alcatraz tornati nel presente per i motivi più disparati, e con lo scorrere delle puntate, gli intrecci fra i personaggi sembrano essere ben più forti di quel che appaiono: tornano stilemi e tematiche care a J.J. che ancora una volta ha la straordinaria capacità di creare un hype notevole che incolla lo spettatore al divano. I segreti dell’isola (vi ricorda qualcosa, forse?) sono tanti e ben articolati in un gioco di specchi dove nulla è come sembra: difficile non premiare questo showcome lo stracult di inizio 2012.

Il titolo di Stracotto invece va senza troppi fronzoli a The River, la maxi produzione Spielberg-Peli (Paranormal Activity), girata da Jaume Collet-Serra (The Orphan). L’idea alla base potrebbe anche risultare intrigante, benché non propriamente originale: Emmet Cole, famoso presentatore di un adventure show, svanisce nel nulla durante una delle sue numerose spedizioni lungo il Rio delle Amazzoni. A sei mesi dalla sua scomparsa, la moglie Tess e il figlio Lincoln seguiti 24 ore su 24 dal cinico produttore Qiuetly e dai suoi collaboratori, partono alla ricerca del desaparecido. La principale “novità” della serie è lo stile di regia, un mockumentary girato per lo più in handy-cam per dare  l’idea, appunto, di assistere a una puntata del reality. Quello che appare però a prima vista come uno spunto interessante si trasforma da subito nel suo limite più grande: il finto documentario risulta posticcio e irreale, e telecamere piazzate convenientemente in punti strategici, non sono sempre credibili. A questo va ascritto poi il peggior difetto in cui un horror può incappare: la noia, che caratterizza i novanta minuti della season première. Pathos e tensione sono totalmente assenti, i personaggi sono macchiette da b-movies, la recitazione è troppo enfatizzata e marcata, la sceneggiatura scialba e insipida. Un flop fatto e finito.

E torniamo adesso a riflettere sulla domanda formulata poco fa. Se ci sembra passata una vita da Lost, è perché è stata l’unica serie capace di segnare davvero un’epoca (insieme ad altri telefilm) e la sua chiusura ha sancito la fine di una vera e propria Golden Age.
Inutile cercare oggi in altri show quello che ha rappresentato Lost, soprattutto per il tipo di legame che ha saputo instaurare col pubblico, un legame nato in fretta e che si è rafforzato nel tempo, anche in virtù di abili manovre “extra televisive” che hanno rinsaldato un amore durato anni.
Cercare ossessivamente un altro fenomeno simile è pura utopia, proprio perché nessuno di noi era realmente preparato: chi si sarebbe mai aspettato un tale livello di regia, storia, caratterizzazione dei personaggi da un prodotto televisivo?
Quella di Lost è un’isola dalla quale nessuno di noi sarebbe mai voluto ripartire.
È un’isola su cui, seppur virtualmente, abbiamo vissuto per sei lunghissimi anni.
L’abbiamo spostata temporalmente e fisicamente.
L’abbiamo esplorata, percorsa in lungo e in largo.
L’abbiamo amata, idolatrata, odiata, ogni tanto anche ripudiata.
Eppure, seppur masochisticamente, molti di noi vorrebbero che l’occhio di Jack non si fosse mai chiuso, e in fondo in fondo, vorrebbero il dottore ancora a lì, a battersi per il bene di tutti e per l’amore di Kate.
C’è chi ancora rimpiange quei tempi, quelli in cui ogni settimana ci lasciavamo catapultare in un mondo dove tutto poteva accadere, dove non avevamo bisogno di troppe giustificazioni per spiegare eventi soprannaturali, dove tutto era concesso.
E guai a chi dice che adesso certe “assurdità” non le accetteremo di buon grado: anche oggi a Jack, Sawyer e Locke, saremmo capaci di perdonare tutto, anche oggi accetteremmo situazioni di qualsiasi tipo.
Perché oggi più di ieri, seguiremo i naufraghi dell’Oceanic in capo al mondo, no matter what.
Penso sia sbagliato dire che se Lost andasse in onda nel 2012, saremmo più esigenti e severi, e non sarebbe la stessa cosa, perché in realtà lo sarebbe eccome.
Solo Lost è stato in grado di cambiare la tv, come nessuno aveva mai fatto prima, e come probabilmente, nessuno farà mai da oggi in poi.
La serie di Abrams ha segnato un traguardo importante, una vittoria senza precedenti, marcando un fuoco un universo dove non avrà mai rivali, checché se ne dica.

mercoledì 15 febbraio 2012

NEWS - Oh no, ancora un erede (presunto) di "Lost", ancora Spielberg...affogateli nel "River"!
Ha già fatto molto parlare di sé, attesa dai fans del genere thriller-soprannaturale di tutto il mondo, che da tempo aspettano un "nuovo Lost" al quale appassionarsi, e fresca di un ottimo debuttato negli Usa: si tratta di "The River", la nuova serie tv prodotta da ABC Studios e dalla Amblin Films di Steven Spielberg, che ne è anche produttore esecutivo. La première sulla rete ABC ha raccolto 8 milioni di spettatori con il primo episodio, ma l'evento televisivo è di portata globale: il debutto è stato, infatti, programmato in contemporanea con l'America anche in altri 8 paesi, prima volta per una serie targata Disney. Entro le prossime settimane, The River esordirà in molti altri paesi oltre all'Italia, dove sarà in onda in esclusiva su Sky UnoHD (canale 109) dal 1 marzo, per un totale di 182 territori raggiunti dalla distribuzione. Oltre alla produzione esecutiva di Steven Spileberg, la serie è prodotta e diretta da Oran Peli, il regista israeliano che con gli horror Paranormal Activity ha sbancato il box office, incassando quasi mezzo miliardo di dollari.
La serie utilizza lo stile del docu-reality per rendere ancora più realistica ed inquietante una storia ricca di suspense, adrenalina e paranormale, ambientata nella misteriosa e lussureggiante foresta Amazzonica.
ll Dottor Emmet Cole (Bruce Greenwood, Star Trek, Colpevole d’Innocenza, Il Dolce domani), famoso esploratore, personaggio televisivo e conduttore di un seguitissimo programma sulla natura, è scomparso durante una missione alla scoperta del Rio delle Amazzoni. Dopo sei mesi di silenzio, sulle sue tracce, si mettono la moglie Tess (Leslie Hope, 24, Line of fire), e il riluttante figlio Lincoln (Joe Anderson, Across the Univers, The Twilight Saga: Breaking Dawn), per il quale Cole - eroe di milioni di ragazzini cresciuti con i suoi show - è pressochè un estraneo.
Per finanziare le ricerche, i due accettano di essere seguiti da una troupe, che filmerà ogni istante della spedizione, mentre il gruppo si immerge in una natura crudele quanto magica e dove niente, a quanto pare, è quel che sembra.
L’ingrediente principale di “The River” è senza dubbio la suspence: il susseguirsi degli eventi genera adrenalina pura e la paura tocca vette elevate, regalando agli spettatori, settimana dopo settimana la tensione dei migliori thriller.
La macchina da presa “spia”, mentre il la scioccante verità sulla scomparsa del Dottor Cole sta per essere svelata, tra colpi di scena mozzafiato, una giungla fitta e misteriosa ed elementi soprannaturali che, secondo la stampa americana, rievocano "Lost".
Positiva la reazione delle principali testate dopo il debutto: per Variety “Il pilot di The River è uno di quelli che non si possono non apprezzare”, mentre TV Guide annuncia l’arrivo della "migliore serie dell’inverno. Terrorizzante, un’avventura soprannaturale che conduce lo spettatore tra scenari selvaggi verso il cuore delle tenebre”. E ancora, per il Time gli episodi trascinano lo spettatore in “una corsa tra le acque ricca di suspence e di emozioni forti”, mentre The Hollywood Reporter afferma: "Finalmente un degno successore di “Lost”, con un grande potenziale. Sequenze ritmate, un gruppo di persone in pericolo, accadimenti inquietanti ed inspiegabili. Cosa c'è di meglio?".

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

Lick it or Leave it!