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giovedì 28 febbraio 2019

NEWS - Auditel, la presa per il culo infinita! Ennesimo annuncio di voler monitorare ascolti tv da tablet, smartphone e pc: dal 2017 promessa mai mantenuta (vedi QUI)! Anche gli ascolti di Netflix campionati da una società (Auditel) partecipata da Rai e Mediaset...ma che, davvero? E' come se Wanda Nara giocasse al posto di Icardi...

News tratta da "Il Fatto Quotidiano"

L'attesa spasmodica con cui il mondo della televisione tutte le mattine alle dieci attende col fiato sospeso i dati Auditel dei programmi del giorno prima raddoppierà: si aspetteranno anche le percentuali delle 5 di pomeriggio. Sarà all'ora del the, infatti, che saranno resi noti i dati di ascolto sugli strumenti extra televisivi: pc, tablet, smartphone e smart tv. E' questa la rivoluzione dell'Auditel in arrivo tra pochi mesi (n.d.r.: annunciata dal 2017 e mai messa in atto! Vedi QUI), forse già prima dell'estate o, al più tardi, in autunno. Monitorare il pubblico tv non solo sull'apparecchio tradizionale, ma pure sugli altri device di casa in modo da intercettare una platea televisiva ora assolutamente sfuggente formata soprattutto da giovanissimi. Così da raggiungere quella che gli addetti ai lavori chiamano "total audience" che, secondo gli esperti, farà aumentare del 3-4% il pubblico televisivo: un pubblico che già esiste, ma non viene monitorato. Una vera e propria rivoluzione, che questa mattina sarà illustrata a Montecitorio dal presidente Auditel, Andrea Imperiali, durante la relazione annuale. Dopo l'allargamento del panel nel 2017 (il cosiddetto super panel, il più ampio d'Europa), sono 16.100 le famiglie italiane che hanno in casa il rilevatore Auditel, per un totale di 41 mila persone. Di queste, 10 mila saranno le case in cui verranno monitorati - tramite l'indirizzo Ip - anche gli altri strumenti tecnologici con cui si possono vedere programmi tv sulle varie piattaforme. Se dunque una persona guarda un evento sportivo in streaming oppure un film su Raiplay, Sky o Netflix, sarà intercettato e andrà a completare l'audience totale. Ma anche guardare un video su Youtube, Facebook o Google, per esempio una canzone di Sanremo targata Rai, avrà valore. L'operazione di monitoraggio è più complessa, per questo ci vorrà qualche ora in più e i dati usciranno alle 5 di pomeriggio. Per quanto riguarda i festivi, invece, i dati saranno diffusi il primo giorno lavorativo utile. "Tutto ciò permetterà il monitoraggio di un pubblico televisivo che ora sfugge completamente, come i giovanissimi, così da avere una mappatura il più completa possibile di chi guarda la tv e in che modo", spiegano dall'Auditel, società partecipata da Rai, Mediaset e Unione pubblicitari. E di "total audience" ha parlato qualche giorno fa anche l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini. "Si deve passare a un sistema di valutazione del prodotto più completo, che coinvolga piattaforme diverse. Bisogna arrivare alla cosiddetta total audience", ha sottolineato il numero uno di Viale Mazzini in un convegno a Montecitorio.
La novità, però, qualche apprensione la crea, perché è proprio sui dati di audience e di share, diversificati per età e tipologia sociale, che viene stabilito il mercato pubblicitario, con i piani tariffari che i canali sottopongono agli inserzionisti. La rivoluzione dell'audience potrebbe avere come prima conseguenza proprio il cambiamento dell'offerta pubblicitaria. Se il valore del mercato degli spot in tv vale circa 10 miliardi l'anno, l'ampliamento del pubblico determinerà lo spostamento di 300-400 milioni di euro. Non proprio bruscolini. E a vincere la sfida saranno quei canali già pronti alla sfida digitale. Per esempio, chi dai propri programmi già estrae pillole da 2 a 4 minuti da mettere, per esempio, sul proprio sito o su Youtube. "Il pubblico televisivo non è in calo, malatvè fruitaattraverso altri strumenti. Ed è anche a questo pubblico che noi dobbiamo parlare", spiegano da Viale Mazzini. Dove, come a Mediaset e in tutti gli altri canali nazionali, ci si prepara alla rivoluzione, che gioco forza inciderà anche sull'offerta televisiva, con cambi su contenuti e palinsesti.

lunedì 28 maggio 2018

NEWS - Oltre al Governo beffa(to) c'è pure l'Auditel farsa: annuncia la pubblicazione dei dati di ascolto on line a luglio (lo aveva già promesso per il luglio di 2 anni fa e dell'anno scorso: mai visti). Esclusi i dati di visione su altre piattaforme tipo YouTube (geni!). E per agglomerare gli ascolti della tv tradizionale e quelli on line (parziali) ci vorranno altri due anni (almeno)

News tratta da "Italia Oggi"
I nuovi dati Auditel sull'audience dei programmi televisivi online stanno per arrivare. A luglio, infatti, la società di rilevazione presieduta da Andrea Imperiali diffonderà i primi numeri sulla visione dei contenuti dei broadcaster attraverso dispositivi mobile e pc, smart tv, set top box connessi e così via. Sarà il primo risultato del progetto che ha previsto una gara attribuita 10 mesi fa a comScore, il partner che afñanca Auditel in questo tassello della rilevazione (gli ascolti della tv tradizionale sono ancora realizzati da Nielsen). Nei prossimi due anni si lavorerà ancora per produrre infine un dato di total audience unico, che conta i telespettatori ovunque guardino il contenuto televisivo o la pubblicità: davanti al classico televisore oppure con una delle nuove modalità. Oggi l'online per i contenuti televisivi è abbastanza residuale se confrontato con i grandi numeri della tv tradizionale, ma lo scopo è di fornire un dato certificato sul mercato perché il pubblico di domani arriverà soprattutto attraverso l'online. A rivelare che l'obiettivo è di uscire a luglio, esponenti dell'Auditel presenti al convegno di lab Europe a Milano insieme con il ceo di comScore Fabrizio Angelini. A quel punto il mercato avrà a disposizione due tipi di dato: quello standard Auditel sugli ascolti con la tv tradizionale e quello censuario per l'online. Semplificando, la rilevazione conterà ogni singola visione dei contenuti online grazie alla tecnologia Sdk che comScore ha licenziato in esclusiva per l'Italia ad Auditel: gli editori che vogliono che i propri programmi siano rilevati installano un piccolo codice e questo contatta i server della società di rilevazione che li conteggia (i processi sono tutti svolti internamente da Auditel). Sarà quindi un dato censuario basato sui «dispositivi unici» non su telespettatori online unici. Un utente, infatti, potrebbe teoricamente guardare uno stesso contenuto in due dispositivi diversi. In realtà, se per i siti internet questo è più probabile, per i singoli video lo è di meno e ciò significa che i numeri saranno abbastanza vicini al dato che conta le teste. Il passo successivo, quello di deduplicare i dati censuari e arrivare al telespettatore unico, avverrà successivamente grazie ai Focal Meter connessi di Kantar, che saranno installati (già ci sono i test) per gradi nel superpanel di 16.100 famiglie che attualmente serve per rilevare la tv tradizionale. II dato censuario si potrà «colorare» con l'attribuzione socio-demografica. Sarà questa la fase 3, e il 2019 e il 2020, in cui si arriverà alla fusione e a metriche uniche sugli ascolti tv e online vicine a quelle oggi utilizzate da Auditel, pur restando possibile separare le singole componenti. Di fatto sarà necessario un lavoro di armonizzazione fra metriche così differenti (l'ascolto medio tv con gli utenti online, per esempio), ma questo dipenderà dalle linee guida che si darà Auditel prossimamente e dal lavoro a stretto contatto con l'Agcom. Si sa comunque che Imperiali ha voluto dare un impronta di qualità alla rilevazione, perché oltre all'eliminazione del traffico non umano, funzione di comScore, il sistema non rileverà contenuti visualizzati per meno di una certa soglia di tempo da stabilire. Gli sviluppi futuri sono poi ancora da decidere. Per esempio all'inizio saranno rilevati i contenuti visualizzati nei player di proprietà dei broadcaster, sia che si trovino nel sito o nell'app di proprietà che nei siti di editori terzi. Restano fuori i player diversi: se un editore concede i propri programmi a un'altra piattaforma (su YouTube, su tutti) non sarà rilevato. In questo caso si tratta semplicemente di una scelta «politica» che dipenderà anche dalle strategie delle tv. In Brasile, per esempio, i broadcaster si sono affidati per lo più a Yahoo per la distribuzione dei propri video online, scelta discutibile, ma pragmatica, basata sulla considerazione che il 90% del traffico si trova sicuramente là.

lunedì 26 febbraio 2018

NEWS - Tutto cambia, in tv come nella vita, tranne l'Auditel. Dopo 30 anni poco si è evoluto nella rivelazione dittatoriale degli ascolti: tra buchi, bachi e misteri mai risolti, non è ancora attiva la classificazione di chi guarda i programmi dal pc, smartphone o tablet

Articolo di Vincenzo Vita su "il manifesto"

Auditel, trent'anni dopo. E stata presentata nei giorni passati la nuova strategia del vecchio istituto di rilevazione dei dati dell'ascolto televisivo. L'autoriforma è considerevole, come si evince dall'interessante relazione tenuta alla camera dei deputati dal presidente Andrea Imperiali. All'inizio, infatti, erano seguite le reti del duopolio» Rai-Mediaset, con qualche attenzione residuale al cosiddetto terzo polo, che allora aveva le sembianze di Telemontecarlo. Il resto del mondo era di fatto classificato nelle "altre". Ora sono circa 440 le emittenti rilevate sul digitale terrestre e 209 i soggetti free e pay distribuiti sul satellite. Ed è in corso d'opera l'apertura alla SmartTv, al Pc, a smartphone e tablet: i device digitali. Non solo. Il dato di immediato rilievo è costituito a partire dal 30 luglio dall'introduzione di un «SuperPanel» di 16.100 famiglie, il triplo delle attuali 5.700. Tuttavia, a monte rimane attualissima (anzi) la riflessione critica di Ien Ang nel suo cristallino volume «Cercasi audience disperatamente» (1991), laddove si mette in causa il punto di vista istituzionale (inteso come quello dei soggetti implicati commercialmente), che ha colonizzato le pratiche reali e la loro percezione. «L'audience è considerata nulla più che un'entità data per scontata, formata da un insieme di persone sconosciute, ma non per questo non conoscibili...».
Per quanto apparentemente perfezionati, i dati non ci raccontano la verità: non solo quanto, bensì come come si ascolta, pure tenendo acceso il video senza seguirlo davvero. Già nell'ottobre del 2015 scoppiò lo scandalo dei «bachi» nella mailing del campione, tali da vanificare ogni segretezza. Per non dire dei casi clamorosi del monoscopio seguito come il programma malgrado l'interruzione tecnica, o della curiosa omologazione in basso di taluni programmi (vedi l'opera o la lirica) scarsamente appetibili sotto il profilo pubblicitario. E utile rileggere l' istruttiva intervista che fece ad una famiglia-meter nel dicembre del 2011 Alessandra Comazzi, giustamente celebrata dal suo giornale -La Stampa- dopo ventotto anni di critica televisiva. E si, perché in fondo il calcolo degli ascoltatori risponde all'esigenza dell'accumulazione primaria dei media: vendere il pubblico alla pubblicità. E, malgrado lo spirito innovatore, l'Auditel non pare cambiare granché rispetto alle origini.
Inoltre, va ben compresa la nuova età cross-mediale. Le attitudini del e nel consumo non riguardano solo la variazione della fruizione. Un programma, magari di nicchia (Cattelan?), raggiunge anche quattro milioni di visualizzazioni sui social e fa opinione a differenza di un programma di palinsesto forte per il traino inerziale della rete generalista. Proprio l'era numerica richiede approcci complessi per capire sul serio i numeri. E veniamo alla questione delicata. Per quanto perfezionata, la società raccoglie i dati in esclusiva. Sarebbe stato assai meglio, in ottemperanza allo spirito della legge 249 del 1997, che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni mettesse a gara la ricerca, attribuendo la commessa ad almeno due soggetti in concorrenza. Neppure convince la logica sbandierata del Joint Industry Committee, vale a dire il modello di gestione attribuito ai diretti interessati: emittenti e associazioni della pubblicità o del settore. Insomma, i beneficiari della suddivisione dell'advertising siedono nella stanza dei bottoni. E il «Gattopardo» vince sempre: cambiare un po' per non cambiare. 

venerdì 22 aprile 2016

NEWS - Auditel, dall'autunno si cambia (ma doveva già cambiare a maggio)! Monitorati anche tablet e smartphone (in che modo, tuttavia, non si sa...). Il nuovo corso voluto dai pubblicitari, saliti in maggioranza nel consiglio di amministrazione

Articolo tratto dal "Corriere della Sera"
Il nuovo corso è avviato. Tra qualche mese cambieranno modalità e metodologie per misurare gli ascolti della televisione in Italia. Una piccola rivoluzione, congegnata da Auditel, che a cascata avrà un impatto diretto sull’orientamento e l’indirizzo di circa 4 miliardi di euro di pubblicità. A tanto ammonta il mercato degli investimenti correlati ai programmi televisivi. La misurazione dei gusti e degli orientamenti delle famiglie italiane in fatto di tv è da sempre il mestiere di Auditel. La novità è che gli ultimi due consigli di amministrazione della società, presieduta da pochi mesi da Andrea Imperiali, hanno deliberato alcune indicazioni che lasceranno il segno. Il board ha approvato l’avvio di uno studio di rilevazione sui nuovi device. In pratica, Auditel punta a estendere le misurazioni a smartphone, tablet e pc. L’obiettivo è recuperare il ritardo accumulato e cominciare a presidiare tutti i sistemi di utilizzati oggi dai cosiddetti target più giovani per consumare contenuti televisivi. Le tappe di avvicinamento di Auditel a apparecchi come ipad o telefonini prevedono che una volta completato lo studio di rilevazione si passi al l’implementazione entro la primavera del prossimo anno. I tempi potrebbero essere anche più rapidi. Molto dipende, del resto, dall’altra operazione discussa in consiglio di amministrazione. Punto di partenza è la falla che nei mesi scorsi ha causato la divulgazione di alcuni nomi del paniere di 5.700 famiglie misurate da Auditel. Un passaggio a vuoto che ha costretto la società a sospendere la diffusione dei dati di ascolto e a ripensare il modello di rilevazione. Tanto che è stata predisposta la sostituzione integrale del panel: al momento il 70% delle famiglie monitorate è già stato sostituito. Entro giugno l’avvicendamento sarà completato. Nelle settimane seguenti partirà la seconda fase del progetto, con l’allargamento del panel a 15.700 famiglie. Una cifra che ne farà il campione statistico più numeroso al mondo per le rilevazione di ascolti televisivi. Se tutto filerà liscio il nuovo super paniere triplicato entrerà in pieno servizio entro l’autunno. La rilevazione su tablet e smartphone seguirà a ruota. La strategia operativa di Auditel discende anche dalla nuova governance. La modifica dello statuto e l’adozione di una diversa disciplina dei rapporti tra gli azionisti ha partorito un assetto del consiglio di amministrazione che, per la prima volta, a dispetto delle quote azionarie, vede la maggioranza di Upa (Utenti pubblicità associati) rispetto ai consiglieri espressi da televisione pubblica (la Rai è azionista al 33%) e dai broadcaster privati (a Mediaset, La 7 e le tv commerciali fa capo un altro 33%). In passato gli azionisti televisivi traducevano la quota del 66% in due terzi dei posti in consiglio di amministrazione, nel board attuale le televisioni esprimono solo la metà dei trenta consiglieri, gli altri quindici spettano al mercato pubblicitario, che ha indicato alla presidenza Imperiali. Così grazie al voto del presidente, che vale doppio, Upa governa la nuova Auditel. Non a caso vuole monitorare anche telefonini e pc per non lasciare nulla al caso. Una scelta che i vecchi broadcaster avrebbero volentieri rimandato.

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