NEWS - Oltre al Governo beffa(to) c'è pure l'Auditel farsa: annuncia la pubblicazione dei dati di ascolto on line a luglio (lo aveva già promesso per il luglio di 2 anni fa e dell'anno scorso: mai visti). Esclusi i dati di visione su altre piattaforme tipo YouTube (geni!). E per agglomerare gli ascolti della tv tradizionale e quelli on line (parziali) ci vorranno altri due anni (almeno)
News tratta da "
Italia Oggi"
I nuovi dati
Auditel sull'audience dei programmi televisivi online stanno per arrivare.
A luglio, infatti, la società di rilevazione presieduta da
Andrea Imperiali diffonderà i primi numeri sulla visione dei contenuti dei broadcaster
attraverso dispositivi mobile e pc, smart tv, set top box connessi e così via. Sarà il primo risultato del progetto che ha previsto una gara attribuita 10 mesi fa a comScore, il partner che afñanca
Auditel in questo tassello della rilevazione (gli ascolti della tv tradizionale sono ancora realizzati da Nielsen).
Nei prossimi due anni si lavorerà ancora per produrre infine un dato di total audience unico, che conta i telespettatori ovunque guardino il contenuto televisivo o la pubblicità: davanti al classico televisore oppure con una delle nuove modalità. Oggi l'online per i contenuti televisivi è abbastanza residuale se confrontato con i grandi numeri della tv tradizionale, ma lo scopo è di fornire un dato certificato sul mercato perché
il pubblico di domani arriverà soprattutto attraverso l'online. A rivelare che l'obiettivo è di uscire a luglio, esponenti dell'Auditel presenti al convegno di lab Europe a Milano insieme con il ceo di comScore
Fabrizio Angelini. A quel punto il mercato avrà a disposizione due tipi di dato: quello standard Auditel sugli ascolti con la tv tradizionale e quello censuario per l'online. Semplificando, la rilevazione conterà ogni singola visione dei contenuti online grazie alla tecnologia Sdk che comScore ha licenziato in esclusiva per l'Italia ad Auditel: gli editori che vogliono che i propri programmi siano rilevati installano un piccolo codice e questo contatta i server della società di rilevazione che li conteggia (i processi sono tutti svolti internamente da Auditel).
Sarà quindi un dato censuario basato sui «dispositivi unici» non su telespettatori online unici. Un utente, infatti, potrebbe teoricamente guardare uno stesso contenuto in due dispositivi diversi. In realtà, se per i siti internet questo è più probabile, per i singoli video lo è di meno e ciò significa che i numeri saranno abbastanza vicini al dato che conta le teste. Il passo successivo, quello di deduplicare i dati censuari e arrivare al telespettatore unico, avverrà successivamente grazie ai Focal Meter connessi di Kantar, che saranno installati (già ci sono i test) per gradi nel superpanel di
16.100 famiglie che attualmente serve per rilevare la tv tradizionale. II dato censuario si potrà «colorare» con l'attribuzione socio-demografica. Sarà questa la fase 3, e il 2019 e il 2020, in cui si arriverà alla fusione e a metriche uniche sugli ascolti tv e online vicine a quelle oggi utilizzate da Auditel, pur restando possibile separare le singole componenti. Di fatto
sarà necessario un lavoro di armonizzazione fra metriche così differenti (l'ascolto medio tv con gli utenti online, per esempio), ma questo dipenderà dalle linee guida che si darà Auditel prossimamente e dal lavoro a stretto contatto con l'Agcom. Si sa comunque che Imperiali ha voluto dare un impronta di qualità alla rilevazione, perché oltre all'eliminazione del traffico non umano, funzione di comScore, il sistema non rileverà contenuti visualizzati per meno di una certa soglia di tempo da stabilire.
Gli sviluppi futuri sono poi ancora da decidere. Per esempio all'inizio saranno rilevati i contenuti visualizzati nei player di proprietà dei broadcaster, sia che si trovino nel sito o nell'app di proprietà che nei siti di editori terzi. Restano fuori i player diversi:
se un editore concede i propri programmi a un'altra piattaforma (su YouTube, su tutti) non sarà rilevato. In questo caso si tratta semplicemente di una scelta «politica» che
dipenderà anche dalle strategie delle tv. In Brasile, per esempio, i broadcaster si sono affidati per lo più a Yahoo per la distribuzione dei propri video online, scelta discutibile, ma pragmatica, basata sulla considerazione che il 90% del traffico si trova sicuramente là.