BOLLETTINO - "Hancock", un anti-eroe sulla panchina. Si riforma la coppia Will Smith-Michael Mann di "Ali", con la complicità sexy di Charlize Theron
A proposito di anti-eroi e di Michael Mann, uscirà a luglio nelle sale americane "Hancock", commedia nera su un supereroe decisamente sui generis interpretato da Will Smith. Alcolizzato, trasandato, senza casa, con tendenze suicide, antipatico ai più, alla fine il nostro riesce a farsi voler bene e a raggiungere la quasi accettabilità (di persona comune, non di supereroe). Il film vede tornare insieme l'accoppiata Mann (che firma da produttore) e Smith (che con il cineasta aveva girato "Alì"). La regia è affidata a Peter Berg, che con il produttore Mann ha filmato "The Kingdom". Il turbinio di coincidenze e ricorsi storici prevede tra l'altro nel cast Charlize Theron (convincente inteprete de "La Valle di Elah") e Jason Bateman (oltre a protagonista della serie "Ti presento i miei", nel cast proprio di "The Kingdom"). Le riprese di sono svolte a Los Angeles fra l'estate e l'autunno per un budget che si è aggirato sui 70 milioni di dollari (e guardando i trailer si capisce anche il perchè). La prima sceneggiatura risale al 1996 ed è passata negli anni nelle mani di registi come Tony Scott, Jonathan Mostow e infine Michael Mann. Nel film, Smith-Hancock lascia da parte, almeno per la maggior parte della storia, tute, mantelli e alta tecnologia, preferendo come divisa-tipo un vecchio paio di bermuda, una maglietta logora e un berrettino. John Hancock (il nome con cui firma gli autografi), per smaltire le sue sbronze passa spesso le notti sulle panchine ma quando entra in azione non ce n'è per nessuno, visto che può vantare tutti i superpoteri possibili: dalla capacità di volare al super-udito, dalla forza sovrumana all'invulnerabilità. Peccato solo che ogni sua avventura comporti danni e distruzioni, non avendo egli una perfetta cognizione della sua enorme forza. Fra le scene più divertenti spicca quella in cui il supereroe lancia in mare come se fosse un frisbee una balena rimasta arenata sulla spiaggia, centrando in pieno una barca a vela. Per Hancock, sempre più in declino, si rivela decisivo l'incontro con una delle persone che ha salvato nella sua lunga carriera, un PR professionista (Jason Bateman) deciso ad aiutare il supereroe a ricostruire la sua immagine. Peccato che Hancock finisca per innamorarsi proprio della moglie dell'esperto di pubbliche relazioni (interpretata da Charlize Theron), dalla quale viene considerato un caso disperato. ''C'e' molta intelligenza nel film - ha spiegato ad MTV Charlize Theron - la sceneggiatura è divertente ma intelligente, complessa, ci sono molti elementi di conflitto. Non è il tipico film estivo''. Per l'attrice questo genere di pellicola rappresenta una sfida (''Sono molto più abituata ai film drammatici...''), ma l'esperienza di lavoro con l'ex "Principe di Bel-Air" Will Smith (con il quale pare abbia interpretato un paio di scene infuocate) si è rivelata idilliaca: ''Non ho mai incontrato qualcuno altrettanto famoso cos alla mano e privo di presunzione. Non è una cosa che dico spesso ma lui è...divino''. (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Febbraio)
Vedi il trailer in anteprima di "Hancock"
venerdì 8 febbraio 2008
BOLLETTINO - Cinema in Iraq: i telefilm danno una...Mann
Il 2007 si è chiuso con un regalo inestimabile di fine anno. Più che il Natale, sono contati i natali di due giganti del piccolo schermo a permettere alla settima arte di iscrivere due convincenti capitoli sulla guerra in Iraq e sulle diverse culture tra Occidente e Medio Oriente. "La Valle di Elah" e "The Kingdom" recano le firme di due maestri del cinema di oggi, nati e cresciuti a scriver sceneggiature a puntate in lungo e in largo nei palinsesti tv: Paul Haggis e Michael Mann. Aldilà della qualità eccelsa di entrambe le pellicole, emerge quel "senso di colpa" che catapulta il cinema americano "là, dove nessun sceneggiatore era mai giunto prima". All'indomani della tragedia delle Torri Gemelle di quel fatidico 11 settembre 2001, molte pellicole si auto-censurarono rimandando l'uscita di immagini che contemplavano panoramiche sulle crollate Twin Towers. Nel contempo, la televisione, i telefilm in primis, organizzavano puntate ad hoc o serial a tema sul nuovo scenario ("Squadra Emergenza", "NYPD", "West Wing", "ER", "The Agency"...). Mentre il cinema conosceva il suo personalissimo Ground Zero, la televisione mise la freccia per uno storico sorpasso verso la realtà. Con la sua capacità di essere instant, il piccolo schermo superò il grande e inaugurò quella che una storica copertina di "Entertainment Weekly" di oltre un anno fa sancì a caratteri cubitali come "A New Golden Era". Quella degli anti-eroi, quella degli "Heroes" con gli scheletri nell'armadio, dei Clark Kent che vorrebbero "essere normali", dei Tony Soprano dall'analista, dei Presidenti d'America che piangono per aver firmato la pena di morte. E' stato proprio il florido humus telefilmico degli ultimi anni a permettere al cinema di risorgere. Il transito dalle serie tv alle sale cinematografiche di attori, registi e sceneggiatori ha donato nuovo sangue alla flebitica settima arte a "stelle e strisce", in preda a crisi d'asma quando c'era da raccontare storie di conflitti d'oltre confine e dell'anima. l'apporto di nomi telefilmici, che si erano fatti le ossa raccontando le evoluzioni e le involuzioni di personaggi quasi mai bianchi o neri ma più spesso grigi, ha permesso di seminare dubbi, di mettersi allo specchio, di cercare di capire colui che si etichetta come un nemico o un diverso. E scoprire che il più delle volte l'avversario è dentro casa. Dentro noi stessi.
Il 2007 si è chiuso con un regalo inestimabile di fine anno. Più che il Natale, sono contati i natali di due giganti del piccolo schermo a permettere alla settima arte di iscrivere due convincenti capitoli sulla guerra in Iraq e sulle diverse culture tra Occidente e Medio Oriente. "La Valle di Elah" e "The Kingdom" recano le firme di due maestri del cinema di oggi, nati e cresciuti a scriver sceneggiature a puntate in lungo e in largo nei palinsesti tv: Paul Haggis e Michael Mann. Aldilà della qualità eccelsa di entrambe le pellicole, emerge quel "senso di colpa" che catapulta il cinema americano "là, dove nessun sceneggiatore era mai giunto prima". All'indomani della tragedia delle Torri Gemelle di quel fatidico 11 settembre 2001, molte pellicole si auto-censurarono rimandando l'uscita di immagini che contemplavano panoramiche sulle crollate Twin Towers. Nel contempo, la televisione, i telefilm in primis, organizzavano puntate ad hoc o serial a tema sul nuovo scenario ("Squadra Emergenza", "NYPD", "West Wing", "ER", "The Agency"...). Mentre il cinema conosceva il suo personalissimo Ground Zero, la televisione mise la freccia per uno storico sorpasso verso la realtà. Con la sua capacità di essere instant, il piccolo schermo superò il grande e inaugurò quella che una storica copertina di "Entertainment Weekly" di oltre un anno fa sancì a caratteri cubitali come "A New Golden Era". Quella degli anti-eroi, quella degli "Heroes" con gli scheletri nell'armadio, dei Clark Kent che vorrebbero "essere normali", dei Tony Soprano dall'analista, dei Presidenti d'America che piangono per aver firmato la pena di morte. E' stato proprio il florido humus telefilmico degli ultimi anni a permettere al cinema di risorgere. Il transito dalle serie tv alle sale cinematografiche di attori, registi e sceneggiatori ha donato nuovo sangue alla flebitica settima arte a "stelle e strisce", in preda a crisi d'asma quando c'era da raccontare storie di conflitti d'oltre confine e dell'anima. l'apporto di nomi telefilmici, che si erano fatti le ossa raccontando le evoluzioni e le involuzioni di personaggi quasi mai bianchi o neri ma più spesso grigi, ha permesso di seminare dubbi, di mettersi allo specchio, di cercare di capire colui che si etichetta come un nemico o un diverso. E scoprire che il più delle volte l'avversario è dentro casa. Dentro noi stessi.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Febbraio)
giovedì 7 febbraio 2008
NEWS - ¡ Que Viva Espaňa! Non solo "Genesis" nel panorama emergente iberico: un serial sui seni a(tt)izza la Spagna
MADRID - La Spagna litiga su un serial. È appena arrivata sugli schermi ed è già polemica: ma la terza puntata di "Sin tetas no hay paraiso" ("Senza tette non c' è paradiso", in onda su Telecinco) lo scorso mercoledì ha «catturato» 3,9 milioni di spettatori, stracciando la concorrenza della prima serata. La telenovela spagnola è ispirata al romanzo omonimo dello scrittore colombiano Gustavo Bolivar. È la storia, riporta la stampa spagnola, «di una adolescente con poco seno che cresce in un quartiere marginale: qui le ragazze seducono i narcotrafficanti per uscire dalla povertà». Da qui l' importanza, nella fiction, di avere un «lato A» di un certo peso. Nella prima versione televisiva di "Sin tetas no hay paraiso", quella colombiana, la protagonista alla fine si suicida. In quella spagnola ancora non si sa come andrà a finire. Già dopo la prima puntata è insorta la Giunta della Gran Canaria chiedendo il ritiro della serie. Questa settimana si è associata alla protesta l' Associazione dei telespettatori della Catalogna (Tac), denunciando linguaggio e contenuti politicamente poco corretti della serie, che veicolerebbe un modello di «donna oggetto». In" Sin tetas" secondo Tac ci sono «adolescenti ambiziose» pronte a tutto per fuggire dal loro quartiere povero ed «entrare in un mondo di danaro facile e di lusso», con una presentazione compiacente di prostituzione e narcotraffico. Un' altra associazione di telespettatori, la Auc, ha espresso critiche, ma senza chiedere il ritiro. «È una serie scadente cui mancano quasi tutte le qualità, ma come tante altre che abbiamo in tv».(Articolo tratto dal "Corriere della Sera")
Vedi il Promo della Serie
MADRID - La Spagna litiga su un serial. È appena arrivata sugli schermi ed è già polemica: ma la terza puntata di "Sin tetas no hay paraiso" ("Senza tette non c' è paradiso", in onda su Telecinco) lo scorso mercoledì ha «catturato» 3,9 milioni di spettatori, stracciando la concorrenza della prima serata. La telenovela spagnola è ispirata al romanzo omonimo dello scrittore colombiano Gustavo Bolivar. È la storia, riporta la stampa spagnola, «di una adolescente con poco seno che cresce in un quartiere marginale: qui le ragazze seducono i narcotrafficanti per uscire dalla povertà». Da qui l' importanza, nella fiction, di avere un «lato A» di un certo peso. Nella prima versione televisiva di "Sin tetas no hay paraiso", quella colombiana, la protagonista alla fine si suicida. In quella spagnola ancora non si sa come andrà a finire. Già dopo la prima puntata è insorta la Giunta della Gran Canaria chiedendo il ritiro della serie. Questa settimana si è associata alla protesta l' Associazione dei telespettatori della Catalogna (Tac), denunciando linguaggio e contenuti politicamente poco corretti della serie, che veicolerebbe un modello di «donna oggetto». In" Sin tetas" secondo Tac ci sono «adolescenti ambiziose» pronte a tutto per fuggire dal loro quartiere povero ed «entrare in un mondo di danaro facile e di lusso», con una presentazione compiacente di prostituzione e narcotraffico. Un' altra associazione di telespettatori, la Auc, ha espresso critiche, ma senza chiedere il ritiro. «È una serie scadente cui mancano quasi tutte le qualità, ma come tante altre che abbiamo in tv».(Articolo tratto dal "Corriere della Sera")
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NEWS - Anche la Spagna ha il suo "CSI": da stasera "Genesis" su FoxCrime
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - Debutta su FoxCrime "Genesis", la nuova serie investigativa che racconta le imprese di una squadra speciale di polizia di Madrid nata per risolvere gli omicidi piu' efferati, che andra' in onda da stasera ogni giovedi' alle 21.50, in prima visione su Fox Crime. Crimini difficilmente risolvibili tramite le indagini tradizionali, sono affrontati ricorrendo alla psicologia e alle conoscenze di antropologia criminale: un percorso a ritroso fino alla 'genesi' del male e quindi alla mente stessa dell'assassino. La squadra di "Genesis" e' formata dalla psicologa criminale e antropologa Lola, interpretata da Veronica Sanchez; dall'esperto capo di polizia Mateo, Pep Munne'; dai due poliziotti della scientifica Daniel, Quim Gutie'rrez e Laura, Mari'a Almude'ver; dall'ispettore capo Gustavo, Alvaro Ba'guena e dal medico legale Laura, Sonia Almarcha. Giunta gia' alla sua seconda stagione, "Genesis" e' una serie che viene dalla Spagna, dove ha avuto molto successo.
Roma, 6 feb. (Adnkronos) - Debutta su FoxCrime "Genesis", la nuova serie investigativa che racconta le imprese di una squadra speciale di polizia di Madrid nata per risolvere gli omicidi piu' efferati, che andra' in onda da stasera ogni giovedi' alle 21.50, in prima visione su Fox Crime. Crimini difficilmente risolvibili tramite le indagini tradizionali, sono affrontati ricorrendo alla psicologia e alle conoscenze di antropologia criminale: un percorso a ritroso fino alla 'genesi' del male e quindi alla mente stessa dell'assassino. La squadra di "Genesis" e' formata dalla psicologa criminale e antropologa Lola, interpretata da Veronica Sanchez; dall'esperto capo di polizia Mateo, Pep Munne'; dai due poliziotti della scientifica Daniel, Quim Gutie'rrez e Laura, Mari'a Almude'ver; dall'ispettore capo Gustavo, Alvaro Ba'guena e dal medico legale Laura, Sonia Almarcha. Giunta gia' alla sua seconda stagione, "Genesis" e' una serie che viene dalla Spagna, dove ha avuto molto successo.
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Un salto al cinema con "Jumper", il ritorno di Rachel Bilson di "The OC"
(ANSA) - ROMA - Dopo essere stato Anakin Skywalker nella trilogia dei prequel di Guerre Stellari, il biondo canadese Hayden Christensen, 26 anni, ritorna in una mega produzione aperta a vari seguiti con "Jumper", l'action movie fantascientifico firmato da Doug Liman, in uscita il 14 febbraio negli Usa e il 29 in Italia distribuito da 20th Century Fox. Il film, costato circa 100 milioni di dollari, e lanciato come il punto d'incontro fra la trilogia di "The Bourne Identity" (Liman è stato regista del primo film e produttore degli altri due) e "The Matrix", racconta le ipercinetiche avventure di supereroi come non se ne sono visti finora al cinema. Il protagonista David Rice, giovane problematico, dopo aver scoperto di essere un jumper (un 'saltatore'), cioŠè di avere la capacità di teletrasportarsi con un battito di ciglia da un angolo all'alto del globo, invece di utilizzare il suo superpotere per salvare il mondo, lo usa per svaligiare banche e godersi la bella vita, tra avventure di una notte a Londra, ore di surf alle Fiji e colazioni in cima ad una sfinge. ''Doug è un regista originale che ha elevato la qualità in qualunque genere ha affrontato - ha spiegato Christensen, a Roma insieme al regista e ai due coprotagonisti Jamie Bell e Rachel Bilson. Qui non si seguono gli archetipi dei film sui supereroi, anche nel fatto che non c'è un solo uomo dotato di superpoteri, ma tanti''. Nel film, David si trova a lottare per la sua sopravvivenza, e per quella di chi gli è vicino, come la ragazza che ama, Millie (Rachel Bilson), quando scopre non solo di non essere l'unico jumper al mondo ma anche che sulle loro tracce, c'è un gruppo misterioso, intenzionato a sterminarli tutti, i Paladini, comandati dallo spietato Roland (Samuel L.Jackson). In una lotta che si sposta da New York a Roma (tra le ambientazioni più spettacolari c'è il Colosseo), da Tokyo all'Egitto, David trova un alleato in un altro jumper, Griffin (Jamie Bell, l'interprete di Billy Elliot). ''Negli altri film sui supereroi, come quelli di Spiderman, è sempre la stessa cosa, i buoni lottano per giustizia e libertà. Nel nostro ci chiediamo se avere un grande potere ti porta grande responsabilità o semplicemente ti permette di fare e avere tutto quello che vuoi. Per me è un concetto molto più onesto - aggiunge Bell -. Credo che una pellicola come Jumper reinventi tutto il genere''. Un'idea presente fin dall'inizio del progetto spiega Liman, che non esclude l'idea di vari sequel: ''Ho materiale almeno per quattro'' dice. ''Jumper - aggiunge - nasce come un rifiuto completo dei film di supereroi fatti al computer. Le conseguenze le possono raccontare gli attori, che si sono ritrovati appesi per aria a fili di ferro, legati alle gru... hanno lividi su tutto il corpo'' aggiunge con un pizzico di perfidia. Il regista dimostra la sua originalità anche rispondendo a una domanda su cosa gli piacerebbe fare se potesse teletrasportarsi ovunque: ''Mi infiltrerei alla Nasa, ruberei una tuta spaziale, e andrei su un satellite di Giove per fare pesca nei ghiacci. Questa e' anche la mia idea di un appuntamento romantico... sarà per questo che sono ancora single''.
Vedi il Trailer del film
(ANSA) - ROMA - Dopo essere stato Anakin Skywalker nella trilogia dei prequel di Guerre Stellari, il biondo canadese Hayden Christensen, 26 anni, ritorna in una mega produzione aperta a vari seguiti con "Jumper", l'action movie fantascientifico firmato da Doug Liman, in uscita il 14 febbraio negli Usa e il 29 in Italia distribuito da 20th Century Fox. Il film, costato circa 100 milioni di dollari, e lanciato come il punto d'incontro fra la trilogia di "The Bourne Identity" (Liman è stato regista del primo film e produttore degli altri due) e "The Matrix", racconta le ipercinetiche avventure di supereroi come non se ne sono visti finora al cinema. Il protagonista David Rice, giovane problematico, dopo aver scoperto di essere un jumper (un 'saltatore'), cioŠè di avere la capacità di teletrasportarsi con un battito di ciglia da un angolo all'alto del globo, invece di utilizzare il suo superpotere per salvare il mondo, lo usa per svaligiare banche e godersi la bella vita, tra avventure di una notte a Londra, ore di surf alle Fiji e colazioni in cima ad una sfinge. ''Doug è un regista originale che ha elevato la qualità in qualunque genere ha affrontato - ha spiegato Christensen, a Roma insieme al regista e ai due coprotagonisti Jamie Bell e Rachel Bilson. Qui non si seguono gli archetipi dei film sui supereroi, anche nel fatto che non c'è un solo uomo dotato di superpoteri, ma tanti''. Nel film, David si trova a lottare per la sua sopravvivenza, e per quella di chi gli è vicino, come la ragazza che ama, Millie (Rachel Bilson), quando scopre non solo di non essere l'unico jumper al mondo ma anche che sulle loro tracce, c'è un gruppo misterioso, intenzionato a sterminarli tutti, i Paladini, comandati dallo spietato Roland (Samuel L.Jackson). In una lotta che si sposta da New York a Roma (tra le ambientazioni più spettacolari c'è il Colosseo), da Tokyo all'Egitto, David trova un alleato in un altro jumper, Griffin (Jamie Bell, l'interprete di Billy Elliot). ''Negli altri film sui supereroi, come quelli di Spiderman, è sempre la stessa cosa, i buoni lottano per giustizia e libertà. Nel nostro ci chiediamo se avere un grande potere ti porta grande responsabilità o semplicemente ti permette di fare e avere tutto quello che vuoi. Per me è un concetto molto più onesto - aggiunge Bell -. Credo che una pellicola come Jumper reinventi tutto il genere''. Un'idea presente fin dall'inizio del progetto spiega Liman, che non esclude l'idea di vari sequel: ''Ho materiale almeno per quattro'' dice. ''Jumper - aggiunge - nasce come un rifiuto completo dei film di supereroi fatti al computer. Le conseguenze le possono raccontare gli attori, che si sono ritrovati appesi per aria a fili di ferro, legati alle gru... hanno lividi su tutto il corpo'' aggiunge con un pizzico di perfidia. Il regista dimostra la sua originalità anche rispondendo a una domanda su cosa gli piacerebbe fare se potesse teletrasportarsi ovunque: ''Mi infiltrerei alla Nasa, ruberei una tuta spaziale, e andrei su un satellite di Giove per fare pesca nei ghiacci. Questa e' anche la mia idea di un appuntamento romantico... sarà per questo che sono ancora single''.
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mercoledì 6 febbraio 2008
GOSSIP - Paris Hilton: la sua lesbo-relazione con la Cuthbert una mossa pubblicitaria per (auto)lanciarsi a "The L Word"?
Sulla relazione (presunta) lesbo, con tanto di smentite, tra Paris Hilton ed Elisha Cuthbert di "24", interviene la miticissima Lexi Amberson (http://alexandra-amberson.blogspot.com/).
"Paris Hilton è meno stupida di quanto la si faccia passare. La si potrebbe definire una tipica “attention whore”, cioé una che è disposta a fare di tutto pur di mantenersi al centro dell’interesse. Ma tutto quello che fa rientra in un gioco in cui è lei a dettare le regole. Lei non è lesbica o bisessuale, però lo fa. Nel senso che a letto con le donne (anche con le donne) ci và. Fa in modo di farlo sapere e poi di poterlo smentire. In questo momento deve alimentare questa sua “nuova” immagine, anche per accreditare una sua partecipazione a “The L Word”. Non è un caso che nell’ultimo mese si sia fatta vedere almeno un paio di volte al Falcon, un noto ritrovo lesbo sul Sunset Boulevard. La prima volta in compagnia di Daniela Sea e Katherine Moennig e con quest’ultima è poi uscita mano nella mano, sembrando molto affiatata. La settimana scorsa, dopo essere apparsa al Crustacean, un noto ristorante di cucina vietnamita di Beverly Hills, insieme a Brittny Gastineau, è poi tornata al Falcon, dove ha passato la sera abbracciata a Courtenay Semel, la figlia di Terry Semel (ex-presidente di Yahoo) ed ex-ragazza di Lindsay Lohan. Ma anche in passato Paris Hilton ha avuto avventure con altre donne. Lindsay Lohan, Britney Spears, Kimberly Stewart, Ingrid Casares, Kim Kardashian, Nicole Lenz (con la quale dovrebbe aver girato un video amatoriale esplicito). Che la sua relazione con Elisha Cuthbert vada oltre al bacio oppure no non cambia molto la sostanza delle cose. La puntata del Letterman Show l’ho vista e non mi è piaciuta. Non tanto Paris Hilton, che era sempre la stessa, ma piuttosto David Letterman, il cui gioco al pentimento pubblico è stato solo una farsa di scarso appeal. Tutto molto falso e moderatamente sgradevole".
martedì 5 febbraio 2008
GOSSIP - Clamoroso al Cibalesbo! Paris Hilton smentisce relazione omosex con Elisha Cuthbert di "24"
Anche l'amore saffico va bene pur di restare sotto i riflettori di Hollywood senza saper fare niente. Questa sembra essere la filosofia di vita di Paris Hilton. La spregiudicata ereditiera dopo aver aperto il 2008 seducendo Kevin Federline, Larry Birkhead e Jared Leto, si è fatta pizzicare dai paparazzi in un noto locale lesbo di Los Angeles "in teneri atteggiamenti" con una misteriosa ragazza. Mentre la stampa scandalistica americana dichiarava aperta la caccia alla misteriosa lesbica, Paris è stata avvistata a New York in compagnia dell'attrice Elisha Cuthbert di "24". Tra i bloggers è circolata immediatamente la voce sulla presunta relazione tra le due starlette bionde. Un tormentone sul web che ha costretto lo staff della Cuthbert e quello della Hilton a smentire ufficialmente. Secondo una ricostruzione del magazine "US Weekly", Paris ed Elisha si sarebbero incontrate nel locale Tenjune Club di New York e si sarebbero scambiate teneri baci. I Lesbian Rumors hanno trovato grande spazio nei tanti blog gossipari della Rete. “Sono solo buone amiche": la risonanza ottenuta dalla notizia ha imposto una presa di posizione ufficiale da parte di Jason Moore, portavoce ufficiale della Hilton: "E’ tutto falso. Elisha e Paris sono buone amiche ed Elisha ha il fidanzato. Paris non bacia le ragazze”.
Solo oggi, Paris Hilton e' intervenuta per smentire di essere lesbica, dopo la pubblicazione delle foto che la ritraggono mano nella mano con l'attrice Elisha Cuthbert fuori da un locale di New York. Secondo "Usmagazine.com", la Hilton e la star di '24' avrebbero un rapporto speciale, come testimoniato dalle immagini 'rubate' dai paparazzi vicino al club Tenjune. Ieri la Hilton ha seccamente smentito i rumours: 'Elisha e' come una sorella per me, non e' vero nulla'. Nell'ultima puntata del David Letterman Show, inoltre, la ricca ereditiera ha ricevuto le pubbliche scuse da parte del popolare conduttore, per un'intervista che aveva rilasciato dopo aver trascorso alcuni giorni in prigione. 'Quella volta offesi i suoi sentimenti e non e' giusto. Le chiedo scusa e spero verra' molto spesso nel mio show', ha detto Letterman prima di accoglierla nello studio.
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Spazio, ultima frontiera al cinema. Il primo Trailer di "Star Trek XI"!
Il mitico STIC (Star Trek Italian Club) c'informa che è finalmente arrivato il primo Trailer di "Star Trek XI", che ci mostra in anteprima la costruzione dell'Enterprise del Capitano Kirk. La versione ufficiale è sul nuovo sito www.paramount.com/startrek.
Il mitico STIC (Star Trek Italian Club) c'informa che è finalmente arrivato il primo Trailer di "Star Trek XI", che ci mostra in anteprima la costruzione dell'Enterprise del Capitano Kirk. La versione ufficiale è sul nuovo sito www.paramount.com/startrek.
lunedì 4 febbraio 2008
NEWS - Ultima ora, Base Alfa in lutto! Addio a Barry Morse di "Spazio 1999"
Londra, 4 feb. - (Adnkronos) - L'attore inglese Barry Morse, indimenticabile interprete della serie tv di culto "Spazio 1999" degli anni Settanta, e' morto all'eta' di 89 anni. Nel popolare telefilm fantascientifico ambientato sulla base lunare Alfa, Morse interpretava il personaggio del professor Victor Bergman, il principale collaboratore del comandante Koenig (Martin Landau) e della dottoressa Russell (Barbara Bain). Nato a Londra il 10 giugno 1918 nel quartiere operaio dell'East End, Barry Morse inizia la sua carriera di attore a 15 anni con il conseguimento di una borsa di studio alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra . Dopo la laurea partecipa con successo a diverse produzioni teatrali nel Regno Unito e appare alla fine degli anni '30 nelle prime trasmissioni televisive della Bbc. Nei primi anni '50 Morse si trasferisce in Canada dove lavora in teatro, in radio e nelle prime trasmissioni della tv canadese. Nonostante la sua principale attivita' si sia svolta in serie drammatiche degli anni '50 e '60, Barry Morse e' principalmente ricordato per i suoi ruoli televisivi come il tenente Gerard in "Il fuggitivo" e come il professor Bergman in "Spazio 1999". La sua carriera, nell'arco di piu' di sessant'anni conta circa tremila ruoli differenti fra radio, tv, teatro e cinema e svariati riconoscimenti. Sul grande schermo ha interpretato tra gli altri film "Al lupo al lupo" del 1982, diretto da Carlo Verdone, "Squilli di morte" del 1980 di Michael Anderson e "Jack London Story" del 1979.
Londra, 4 feb. - (Adnkronos) - L'attore inglese Barry Morse, indimenticabile interprete della serie tv di culto "Spazio 1999" degli anni Settanta, e' morto all'eta' di 89 anni. Nel popolare telefilm fantascientifico ambientato sulla base lunare Alfa, Morse interpretava il personaggio del professor Victor Bergman, il principale collaboratore del comandante Koenig (Martin Landau) e della dottoressa Russell (Barbara Bain). Nato a Londra il 10 giugno 1918 nel quartiere operaio dell'East End, Barry Morse inizia la sua carriera di attore a 15 anni con il conseguimento di una borsa di studio alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra . Dopo la laurea partecipa con successo a diverse produzioni teatrali nel Regno Unito e appare alla fine degli anni '30 nelle prime trasmissioni televisive della Bbc. Nei primi anni '50 Morse si trasferisce in Canada dove lavora in teatro, in radio e nelle prime trasmissioni della tv canadese. Nonostante la sua principale attivita' si sia svolta in serie drammatiche degli anni '50 e '60, Barry Morse e' principalmente ricordato per i suoi ruoli televisivi come il tenente Gerard in "Il fuggitivo" e come il professor Bergman in "Spazio 1999". La sua carriera, nell'arco di piu' di sessant'anni conta circa tremila ruoli differenti fra radio, tv, teatro e cinema e svariati riconoscimenti. Sul grande schermo ha interpretato tra gli altri film "Al lupo al lupo" del 1982, diretto da Carlo Verdone, "Squilli di morte" del 1980 di Michael Anderson e "Jack London Story" del 1979.
NEWS - Ultima ora, dietrofront! Raidue sposta "Lost" alle ore 21.50 per i bassi ascolti
(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Raidue sposta "Lost" alle 21,50 per carenza di spettatori, ma la quarta stagione della serie creata da JJ Abrams ("Alias" e il recente disaster movie "Cloverfield") ha debuttato qualche giorno fa in America su Abc con ascolti da record. Per gli spettatori italiani, l'attesa sta per finire e tra poche settimane si scoprira' se i naufraghi più famosi del mondo saranno finalmente soccorsi. Torna infatti ad aprile su Fox (Sky) in prima visione assoluta "Lost". La serie ha debuttato il 31 gennaio su Abc, riportando un'audience di oltre 16 milioni di spettatori; un risultato ottimo, che ha riportato la serie ai vertici della classifica americana: si tratta infatti non solo degli ascolto più alti della giornata, ma anche del miglior risultato ottenuto dalla serie negli ultimi due anni. La 3a stagione si era conclusa lasciando il pubblico col fiato sospeso: dopo uno scontro gli Altri, il gruppo dei sopravvissuti guidati da Jack (Matthew Fox) e' riuscito a raggiungere la torre radio dell'isola e a chiamare i soccorsi. Ma per ogni mistero che viene svelato, come sempre ne arrivano di nuovi e ancor più inquietanti: chi sono le persone che hanno risposto all'Sos? Vogliono davvero trarre in salvo i naufraghi del volo Oceanic 815 o i loro propositi sono tutt'altro che amichevoli? La curiosita' del pubblico, che ha portato la serie ad ascolti record, e' dovuta anche alla novita' narrativa introdotta dagli autori Carlton Cuse e Damon Lindelof proprio al termine della scorsa stagione, ovvero l'uso del flash-forward: indizi su cosa accadra' ad alcuni personaggi nel futuro, dopo il loro ritorno dall'isola dei misteri. Nel cast della 4a stagione ritroviamo Kate (Evangeline Lilly), Sawyer (Josh Holloway), Desmond (Henry Ian Cusick), Sahid (Naveen Andrews), Juliet (Elizabeth Mitchell), Hurley (Jorge Garcia), Jin (Daniel Dae-Kim), Sun (Yugim Kim), Claire (Emilie de Ravin), Locke (Terry O'Quinn) e naturalmente l'ambiguo Ben (Michael Emerson), leader de Gli Altri.
(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Raidue sposta "Lost" alle 21,50 per carenza di spettatori, ma la quarta stagione della serie creata da JJ Abrams ("Alias" e il recente disaster movie "Cloverfield") ha debuttato qualche giorno fa in America su Abc con ascolti da record. Per gli spettatori italiani, l'attesa sta per finire e tra poche settimane si scoprira' se i naufraghi più famosi del mondo saranno finalmente soccorsi. Torna infatti ad aprile su Fox (Sky) in prima visione assoluta "Lost". La serie ha debuttato il 31 gennaio su Abc, riportando un'audience di oltre 16 milioni di spettatori; un risultato ottimo, che ha riportato la serie ai vertici della classifica americana: si tratta infatti non solo degli ascolto più alti della giornata, ma anche del miglior risultato ottenuto dalla serie negli ultimi due anni. La 3a stagione si era conclusa lasciando il pubblico col fiato sospeso: dopo uno scontro gli Altri, il gruppo dei sopravvissuti guidati da Jack (Matthew Fox) e' riuscito a raggiungere la torre radio dell'isola e a chiamare i soccorsi. Ma per ogni mistero che viene svelato, come sempre ne arrivano di nuovi e ancor più inquietanti: chi sono le persone che hanno risposto all'Sos? Vogliono davvero trarre in salvo i naufraghi del volo Oceanic 815 o i loro propositi sono tutt'altro che amichevoli? La curiosita' del pubblico, che ha portato la serie ad ascolti record, e' dovuta anche alla novita' narrativa introdotta dagli autori Carlton Cuse e Damon Lindelof proprio al termine della scorsa stagione, ovvero l'uso del flash-forward: indizi su cosa accadra' ad alcuni personaggi nel futuro, dopo il loro ritorno dall'isola dei misteri. Nel cast della 4a stagione ritroviamo Kate (Evangeline Lilly), Sawyer (Josh Holloway), Desmond (Henry Ian Cusick), Sahid (Naveen Andrews), Juliet (Elizabeth Mitchell), Hurley (Jorge Garcia), Jin (Daniel Dae-Kim), Sun (Yugim Kim), Claire (Emilie de Ravin), Locke (Terry O'Quinn) e naturalmente l'ambiguo Ben (Michael Emerson), leader de Gli Altri.
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