venerdì 19 aprile 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
IL FOGLIO
L'importanza di Bernadette in "Game of Thrones"
"La donna che sussurrava a Jamie Lannister. L'attore Nikolaj Koster-Waldau era sull'orlo di una crisi di nervi, sul set di "Game of Thrones". Problemi personali, subito disinnescati da Bernadette Caulfied, produttrice esecutiva della serie (sì, ha lo stesso cognome del giovane Holden di Salinger, ma non sono parenti; il leggendario adolescente già odiava Hollywood, figuriamoci cosa penserebbe di Hbo). "La persona migliore che poteva capitarci", hanno scritto in una mail gli showrunner David Benioff e DB. Weiss. Il cast non è da meno, a cominciare dalla regina dei draghi Daenerys Targaryen — saldamente nel nostro cuore dalla prima notte di nozze con il Khan Drogo, quando insegnò al fascinoso bruto un po' di kamasutra. "Produttore esecutivo" non è un mestiere che fa sognare, in un paese di artisti e di aspiranti registi, già la sceneggiatura da noi viene considerata poco o nulla. Ma in un'impresa titanica come "Game of Thrones" — l'ultima stagione ha fatto il record di spettatori, negli Stati Uniti e in Italia dove va in onda su Sky Atlantic — è chi rende possibili le cose, trasportandole dalla pagina allo schermo. George R. R. Martin, che ha scritto la saga "Cronache del ghiaccio e del fuoco" all'origine della serie, non ha questi problemi. Scrive "draghi volanti sputafuoco" con la stessa facilità con cui l'abbiamo scritto noi, e lo stesso vale per i combattimenti con gli orsi, o per le scene di massa. Bernadette Caulflied deve trovare l'orso, convincere l'attrice a recitare con lui, far disegnare i dragoni (che non sono mica tutti uguali, qui sono particolarmente eleganti, si capiva dalle uova), ordinarne la costruzione nel reparto effetti speciali o inserirli in post produzione, dopo che la scena è stata girata con un segnaposto per il drago feroce. Deve organizzare fino a cinque unità di regia, al lavoro in Spagna, in Croazia, in Islanda sotto la tempesta di ghiaccio. Deve organizzare migliaia di comparse. Deve sussurrare all'orecchio degli attori, magari alle tre del mattino, dopo mesi di lavoro al freddo della notte: "Ci sarebbe da discutere la prossima battuta in lingua dothraki". Lo racconta Emilia Clarke al New York Times, che in vista dell'evento — oltre al solito riassunto delle puntata precedenti, alla guida per chi ha smarrito la trama, alle scommesse su chi alla fine conquisterà il Trono di Spade — dedica un ritratto "alla più grande produttrice vivente". Chi ha visto il primo episodio dell'ultima stagione sa già che almeno una delle ipotesi è caduta sotto il peso di una rivelazione. E sa cosa mangiano i draghi. Mangiano quel che vogliono, ma al momento stanno un po' a stecchetto. Sta per arrivare il momento in cui bisognerà scegliere tra un drago pasciuto e un esercito numeroso. Però volano, e Jon Snow ne approfitta per una romantica cavalcata, aggrappato alle scaglie. Per il titolo "serie che ha cambiato la storia della tv" gareggiano molte concorrenti. Di sicuro, dalla prima puntata di "Game of Thrones" (era il 2011) la storia della televisione è cambiata per conto suo, non solo per l'eccelsa qualità di certi prodotti. "House of Cards" di Beau Williamson (con Kevin Spacey, ne hanno cancellato anche la memoria) arriva su Netflix nel 2013 e butta all'aria la scansione settimanale — con il carico di ragionamenti e interpretazioni che avevano fatto la fortuna di "Lost". L'ottava stagione di "Game of Thrones" potrebbe essere l'ultimo appuntamento collettivo. Vale la pena di godersela, prima di tornare a chiudersi nella bolla dell'algoritmo". (Mariarosa Mancuso)

martedì 16 aprile 2019

NEWS - Netflix, missione Italia! La società americana investe 200 milioni di euro per i prossimi 3 anni in produzioni made in Italy (ma Moccia anche no, dai...). Al momento però solo la soprannaturale "Curon" è originale e non "tratta da"

News tratta da "Italia Oggi"
Duecento milioni di euro per le produzioni italiane nei prossimi tre anni: è l'investimento deciso da Netflix, il gigante del video streaming on demand, che in questo modo moltiplicherà i contenuti made in Italy e destinati anche al resto del mondo grazie alla propria piattaforma. La società guidata da Reed Hastings ha iniziato a produrre in Italia nel 2015, con Suburra, serie originale realizzata insieme con Cattleya e Rai Fiction di cui è stata annunciata la terza stagione, poi si sono succedute altre produzioni e diverse sono in lavorazione attualmente. Lo scorso anno, ha fatto sapere Netfiix, quasi 50 mila persone, contando cast e altro personale, hanno lavorato su produzioni originali e co-produzioni Netflix in Europa, e di queste circa 9 mila in Italia. «La comunità creativa italiana è molto ammirata in tutto il mondo per la qualità delle sue storie e per le sue capacità produttive», ha commentato Kelly Luegenbiehl, vice president of International Originals per Europa, Medio Oriente ed Africa. «E stato emozionante vedere show italiani e realizzati in Italia come Suburra - La Serie e Baby e film come Sulla mia pelle, raggiungere una platea globale. Questo investimento ci consentirà di realizzare un numero maggiore di produzioni qui in Italia, che ci auguriamo il pubblico globale apprezzerà, e ci consentirà anche di supportare in modo più ampio la comunità creativa italiana». Oltre alle produzioni, infatti, dovrebbero esserci altre iniziative che saranno dettagliate in seguito dal momento che Netflix è già in contatto con le associazioni del settore. Per Francesco Rutelli, presidente dell'Anice., «investimenti duraturi e in partnership con produttori originari italiani, sia per film che serie tv, porteranno effetti positivi nel nostro paese», mentre Giancarlo Leone, presidente dell'Apa (Associazione produttori audiovisivi), ha parlato di un annuncio «di grande importanza per l'intero settore dell'audiovisivo italiano». «Siamo certi», ha aggiunto Leone, «che i rafforzati rapporti tra i produttori indipendenti nazionali e Netflix contribuiranno ad una presenza sempre più significativa del servizio in Italia e ad una vetrina di successo internazionale per le produzioni italiane nel mondo, oltre che ad una ulteriore crescita dell'intera filiera creativa nel mercato globale». La notizia dell'investimento arriva poche ore prima del rilascio dei dati del primo trimestre, che dovrebbero vedere gli abbonati a livello globale arrivare a quota 150 milioni. Le stime della società parlavano di ulteriori 9 milioni di abbonati paganti attesi nei tre mesi, oltre a 8 milioni nel primo mese di test gratuito. La maggior parte dei nuovi abbonati, 1'80% circa, arriva dai mercati internazionali dove Netflix sta appunto investendo parecchio in termini di contenuti. Fra le ultime serie, per esempio, ci sono produzioni turche, polacche e del bacino mediorientale, per non parlare dell'hub produttivo aperto in Spagna. L'investimento in contenuti originali europei è stato di 1 miliardo di dollari lo scorso anno. Fra i progetti già annunciati o in lavorazione per quest'anno in Italia ci sono Luna Nera (Fandango), Curon (Indiana Productions); l'adattamento di Tre metri sopra il cielo di Moccia (Cattleya) e quello di Winx Club, oltre all'acquisizione dei diritti audiovisivi del libro Fedeltà di Marco Missiroli.

lunedì 15 aprile 2019

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

AVVENIRE
"This Is Us" esempio riuscito di (buona) famiglia
"Cè una serie televisiva che ha coinvolto e commosso gli Stati Uniti e che da qualche tempo sta mettendo insieme molti appassionati anche da noi. C'è chi la segue su Fox Life, chi su Sky Go e chi sulla piattaforma on demand di Amazon. S'intitola This is us (letteralmente "Questi siamo noi"), è ideata da Dan Fogelman e racconta le vicende della famiglia Pearson tra figli naturali e adottati, bianchi e neri, sviluppandola su più livelli temporali. Si va dagli anni Ottanta, da dove la storia prende avvio, ai giorni nostri. I protagonisti sono una coppia di genitori e i loro tre figli. Storie diverse, con alcuni punti in comune, destinate tutte a intrecciarsi, mentre la continua altalena tra presente e passato, oltre a permettere qualche colpo di scena, favorisce l'analisi psicologica dei per In molti casi la televisione mette in ombra o in cattiva luce la famiglia tradizionale, ma non mancano le eccezioni interessanti sonaggi mettendo in evidenza i rapporti interpersonali, soprattutto tra figli e genitori, ma anche le insoddisfazioni peri sogni non realizzati o la ricerca di un cambiamento.
o sfasamento temporale permette anche di aggiungere ogni volta dei tasselli che chiariscono le ragioni delle nuove dinamiche e dei nuovi equilibri che si sono venuti a creare nel corso degli anni. In altre parole, i momenti cruciali, le svolte e le scelte che hanno dato una direzione alla vita dei protagonisti in un verso anziché in un altro. Se poi sia stato giusto o sbagliato lo si valuta sulla lunga distanza pronti a rimediare. This is us è una serie realizzata con buona tecnica e intreccio coinvolgente, che ha il pregio di raccontare l'essere umano nel contesto della famiglia attraverso il matrimonio, il rapporto tra padri e figli o tra fratelli, la malattia e persino la morte. Lo fa senza sconti, raccontando la complessità della vita, con molto realismo, ma anche con molta umanità. Da una parte si può accusare un genitore di avere spezzato il sogno di un figlio. Dall'altra il figlio ammette che deve al genitore la propria forza. Nel frattempo tutti imparano a condividere gioie, perdono, coraggio e speranza, felicità e amore, guidati come nella vita reale da emozioni e sentimenti.
Evero che la tv tende a semplificare, ari durre al minimo comune denominatore i problemi, pur ingigantendoli o riducendoli a seconda delle necessità. E vero anche che non c'è in questa serie come in altre un riferimento esplicito alla trascendenza o a una morale più stringente e non mancano nemmeno elementi discutibili, ma almeno c'è la ricerca delle proprie radici, la fedeltà, l'apertura alla vita, la condivisione.Valori che se anche presentati in modo laico possono creare un humus positivo per una riflessione che può andare ben oltre la contingenza di una serie tv. Non va sottovalutato nemmeno lo spaccato sulla società americana che in qualche modo scorre sullo sfondo accennando a temi importanti come l'integrazione, i diritti civili, le ripercussioni interne delle guerre combattute fuori dai propri confini, le questioni etiche, quelle morali e quelle politiche.
Pur con tutti i limiti di una fiction televisiva, va dato atto a This is us di essere una delle non molte serie che affrontano senza particolari distorsioni il tema della famiglia. E non è un caso che negli Stati Uniti vada in onda sulla Nbc che già aveva trasmesso Parenthood dalla quale è stata esplicitamente tratta la nostra Tutto può succedere, altro caso di family drama innovativo, con una buona scrittura e un buon ritmo, che racconta le vicende di quattro fratelli (due maschi e due femmine), con i loro coniugi (in due casi), i loro figli (in tutti e quattro i casi) e i loro genitori, puntando sulla solidarietà familiare e il tentativo di dialogo tra le generazioni, ma anche sull'accettazione della gravidanza e della maternità. Anche in Tutto può succedere come in This is us è già tanto che si parta da famiglie con tre o più figli di fronte a una realtà come quella italiana in cui la media è di uno o poco più. Per cui se è vero che in molti casi la televisione a livello di fiction mette in ombra o addirittura in cattiva luce la famiglia cosiddetta (ingiustamente) tradizionale a beneficio di ben altre aggregazioni, è altrettanto vero che non mancano le eccezioni, senza andare a scomodare La famiglia Bradford della serie cult della fine degli anni Settanta e inizio Ottanta E sufficiente aggiungere, ancora come esempio, I Durrell - La mia famiglia e altri animali, al momento in onda su LaEffe. Una storia che inizia nel 1935, quando Louisa Durrell improvvisamente si trasferisce insieme ai suoi quattro figli da Bournemouth, in Inghilterra, a Corfu, in Grecia. Suo marito, Lawrence, è morto da alcuni anni e la famiglia sta attraversando un periodo difficile dal punto di vista economica Nell'isola greca, dove l'elettricità è ancora un lusso, ma la vita è molto meno costosa, i cinque trovano una nuova dimensione, mentre il piccolo di famiglia, Gerry, scopre l'amore per gli animali, che osserva nelle sue spedizioni e spesso decide di portare a casa con rocambolesche conseguenze. L'interessante della serie è l'analisi dei personaggi umani studiati quasi al pari degli animali (in senso positivo, ovviamente). A volte gli autori lo fanno con molta ironia, inventandosi anche qualche piccola perfidia da affidare alle parole e all'azione dei propri protagonisti. Non sono soltanto memorie, né soltanto osservazioni naturalistiche, bensì la storia di un paradiso terrestre e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita, passando anche attraverso avventure, tensioni e turbamenti, ma sempre in un clima di sostanziale serenità. Una serie che descrive con l'occhio del bambino e al tempo stesso dello scienziato una famiglia disordinata e rissosa, ma felice, pronta a tutto pur di rimanere unita i sono anche le cosiddette sitcom che affrontano spesso il tema della famiglia con storie di padri, madri e figli a confronto, la maggior parte delle quali arriva dagli Stati Uniti. Tra le migliori, sempre per fare degli esempi, c'è senz'altro Speechless, che con ironica leggerezza e senza pietismi tratta anche il tema della disabilità. La serie segue le vicende della famiglia DiMeo: padre, madre e tre figli di cui il maggiore affetto da paralisi cerebrale infantile. Accettabile anche The Middle, che narra di una famiglia composita, nel carattere e non solo. Si potrebbe definire una famiglia ad altezza variabile: il padre altissimo, la madre piccoletta, un figlio quasi nano e gli altri due nella media. Anche il fisico, al pari dell'arredamento e dei colori della casa, ha un senso nel caotico gruppo familiare le cui vicende sono narrate dal punto di vista della mamma. Quella di The Middle è una comicità surreale non proprio nelle nostre corde, e il doppiaggio non aiuta, ma lo stile è sostanzialmente garbato, la famiglia gioca pur sempre un ruolo positivo e qualche sorriso, se non proprio una risata, ci scappa. Insomma, la famiglia sarà anche in crisi, ma perla tv resta una grande fonte di ispirazione: ci pesca a piene mani e a volte con buoni risultati".

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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