giovedì 4 gennaio 2018

mercoledì 3 gennaio 2018

NEWS - Una Mela sul capo di Netflix! Nel 2018 Apple potrebbe comprarsi la piattaforma on demand grazie alla riforma fiscale di Trump che ha riportato nelle casse 252 miliardi di dollari

News tratta da "Il Sole 24 ore"
Per ora è una suggestione di inizio anno. Eppure, numeri alla mano, potrebbe diventare presto l’operazione finanziaria più importante di sempre per l’industria tecnologica. Apple ha il 40% di possibilità di acquistare Netflix entro la fine del 2018. A sostenerlo sono due analisti di Citigroup, Jim Suva e Asiya Merchant, secondo i quali il colosso di Cupertino potrebbe presto contare su una liquidità enorme (circa 252 miliardi di dollari) grazie alla riforma fiscale di Donald TrumpMa partiamo dall’inizio. Oggi Apple ha una capitalizzazione di mercato pari a 880 miliardi di dollari. La più alta al mondo, seguita da Alphabet, Microsoft e Amazon. E della gigantesca liquidità in mano al produttore degli iPhone si parla spesso. In più di una circostanza, inoltre, i retroscenisti della Silicon Valley hanno scritto di lusinghe più o meno celate da parte di Apple nei confronti di Netflix. Una trattativa vera e propria, tuttavia, non c’è mai stata. O comunque le due aziende non ne hanno mai parlato formalmente.

Il 2018, però, potrebbe essere l’anno buono. E secondo gli analisti di Citigroup, sarebbe merito della riforma fiscale varata dal presidente Trump, che prevede un abbassamento dell’aliquota corporate da 35 al 21% e una tassa una tantum (pari al 10%) sui profitti realizzati all’estero e rimpatriati negli Stati Uniti. Una mossa che per Apple potrebbe voler dire trovarsi in mano una liquidità di circa 252 miliardi di dollari. «Apple – scrivono i due analisti di Citi - ha tanti soldi e continua a incassare 50 miliardi di dollari l’anno. E questo è un bel problema». La società di Cupertino ha «storicamente ha evitato di riportare i soldi negli Stati Uniti proprio per non dover pagare delle tasse così alte ma la riforma fiscale potrebbe rendere questi soldi disponibili. Con oltre il 90 per cento di liquidità all’estero, una tassa del dieci per cento per il rimpatrio potrebbe portare nelle casse di Apple 220 miliardi da investire anche nelle acquisizioni». Le casse di Cupertino, dunque, potrebbero ritrovarsi di colpo troppo piene, e un’acquisizione importante a quel punto sarebbe addirittura necessaria. È giusto ricordare che appena qualche settimana fa Apple ha acquistato Shazam, la nota applicazione per il riconoscimento della musica. Costo dell’operazione (non ancora confermato) pari a 400milioni di dollari. Netflix sarebbe di certo un’altra storia, e non solo per un fatto finanziario. L’operazione però confermerebbe il continuo interesse della casa di Cupertino nei confronti del mondo dei contenuti. L’azienda di Cook ha stanziato recentemente un miliardo di dollari nel settore della produzione di serie televisive, annunciando Amazing Stories, la prima serie originale made in Apple. Uno strenuo tentativo di entrare nel mondo della televisione on-demand.

Ma quanto costerebbe Netflix?
Netflix, inutile dirlo, sarebbe un vero e proprio colpaccio per Apple. La società con sede a Los Gatos è ormai leader incontrastata nella distribuzione online di contenuti televisivi, con tassi di crescita che vanno al di là delle attese. Il terzo trimestre del 2017 è stato chiuso con un incremento delle entrate pari al 30% (2,98 miliardi di dollari, 100 milioni più delle attese). Gli utili, 130 milioni, sono più che raddoppiati. Ma soprattutto, nei tre mesi, il gruppo ha fatto sfoggio di un ulteriore aumento degli abbonati, e di molto: l’incremento netto è stato di circa 5,3 milioni contro i 4,5 milioni anticipati. Per un totale di 109,3 milioni di spettatori paganti nel mondo intero. Per questo, oggi, è quanto mai difficile capire quale possa essere il prezzo di Netflix. Sicuramente, una trattativa del genere sarebbe di tutt’altro livello – e difficoltà – rispetto a quella che Apple ha portato a termine per acquisire Shazam. Oggi la capitalizzazione di mercato di Netflix è di circa 85 miliardi di dollari. Una cifra astronomica che ne farebbe la più cara di sempre dell’industria tecnologica. E non è detto che sia sufficiente.

martedì 2 gennaio 2018

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
Il bosco di "Dark" ha radici in "Twin Peaks", "Lost" e "Stranger Things" 
"Una piccola e anonima cittadina tedesca è scossa da misteriose sparizioni: un ragazzo adolescente all'improvviso non fa più ritorno a casa, un bambino svanisce in un bosco in una notte tempestosa, nei pressi di una centrale nucleare. La polizia indaga su varie ipotesi di omicidio ma appare presto chiaro che la situazione è più tortuosa di quanto possa sembrare: strani fenomeni sovrannaturali iniziano ad accadere, una pioggia di animali morti cade dal cielo e si aprono inspiegabili deviazioni nella linearità del tempo, seguendo il motto «la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un'ostinata e persistente illusione». Sono queste le premesse di Dark, la prima serie originale tedesca (già rinnovata per una seconda stagione) realizzata da Netflix secondo i canoni delle serie complesse e ad alto budget cui ci ha abituato la piattaforma. Col procedere delle puntate, l'inchiesta sulle sparizioni si connette stranamente a un caso irrisolto del 1986, mentre inquietanti segreti e connessioni inaspettate tra passato e presente vengono a galla, con alcuni personaggi che restano «intrappolati» in un'epoca lontana. Guardando Dark è difficile non pensare ad alcuni titoli di culto: Twin Peaks per le atmosfere, Lost per i viaggi nel tempo e i segreti connessi a una struttura governativa emanazione di un potere oscuro, che è il cuore pulsante del mistero. Difficile anche non pensare a Stranger Things, per i protagonisti adolescenti e per un ritorno nostalgico agli anni 8o mitizzati attraverso il racconto della musica, delle manie del periodo. Dark è un tentativo interessante di costruire un universo narrativo molto caratterizzato, soprattutto a livello estetico, ma in cui non sempre la trama «a puzzle» presenta misteri convincenti o affascinanti allo stesso modo. La presenza di un cast ampio limita la possibilità di approfondire i caratteri, lasciandone molti solo abbozzati". (Aldo Grasso)

domenica 31 dicembre 2017

SGUARDO FETISH - Cin Cin al 2018! Le serie tv abbattono il taboo della vista del seme, da "Girls" a "Girlfriend Experience", da "The Deuce" a "Insecure"

Articolo tratto da "Mic"
Meglio eiaculare tardi che mai, potrebbe dire qualcuno, vista l’improvvisa comparsa del seme sui network a pagamento e nelle serie tv, finora estromessi dallo schermo. A parte un accenno in ‘Sex and the City’ nel 1999, il punto di svolta forse è stato un episodio di ‘Girls’ di Lena Dunham nel 2013. Lo sperma di recente è apparso in ‘Insecure, in una scena di “Girlfriend Experience”, dove la escort si ripulisce lo stomaco dopo il climax del cliente, in ‘The Deuce’ con la prostituta interpretata da Maggie GyllenhaalIl tabù, secondo la scrittrice e sessuologa Logan Levkoff, sta nel fatto che non amiamo parlare dei fluidi che il nostro corpo produce (incluse le mestruazioni), perciò sebbene la vista dello sperma sia normale durante una scena di sesso, il pubblico non la tollera. O non la tollerano gli investitori in pubblicità. Infatti sembra che questo tipo di contenuto marchi la differenza fra i canali premium e quelli ‘regolari’. Bisogna sempre vedere il perché si fa questa scelta. In ‘Girls’ probabilmente serviva a mettere sullo stesso piano uomini e donne, visto che i corpi femminili sono stati sempre esposti, o a dare autenticità al piacere. Serve a distanziare l’orgasmo maschile dal porno, e aiuta il fatto che appare in serie come ‘Insecure’, ‘Girls’, ‘Girlfriend Experience’, ‘Big Mouth’, tutte create o co-create da donne. Le scene sono viste dalla prospettiva femminile, provocano il disgusto, la rabbia, l’umiliazione della protagonista e sovverte la fantasia pornografica maschile. Il rischio sono sempre i gruppi di controllo tipo il ‘Parents Television Council’, che ad esempio monitora ‘Big Mouth’, la serie animata per adulti di Netflix che non solo ha mostrato eiaculazione in cartoni, ma anche il dialogo con lo sperma evacuato. I genitori si sono lamentati, i difensori rispondono che omettere le polluzioni notturne significa stigmatizzare una realtà biologica. Il che apre anche il dibattito sull’accesso a certi programmi e sulla supervisione dei genitori: il problema non sono gli autori dei contenuti, ma gli adulti che devono proteggere i figli. Insomma, dobbiamo abituarci ai nostri sgraditi fluidi corporei, come alla violenza gratuita e alla volgarità in tv. Per molti questo è un progresso. Come si dice, quando il genio è uscito dalla lampada, non puoi rimandarlo indietro.

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