sabato 8 agosto 2009

NEWS - Sacra Corona Televisiva: allo studio una serie italiana sui torbidi dietro le quinte del piccolo schermo
Notizia tratta da Tv Blog
"Una serie sul dietro le quinte del mondo dello spettacolo che si intreccia con l’attualità: potrebbe essere una proposta televisiva che farebbe parlare molto. A quanto apprende TvBlog, sarebbe infatti allo studio una fiction per il piccolo schermo sui retroscena del mondo dello spettacolo, tra raccomandazioni e giochi di potere. L’idea, in fase di studio e che deve ancora intraprendere quell’iter che spetta ad ogni prodotto seriale per essere trasmesso, interesserebbe trasversalmente Rai, Mediaset e, perchè no, anche Sky, che indubbiamente si troverebbero nei propri palinsesti qualcosa di davvero eclatante: gli eventi da cui prendere spunto non mancherebbero, ed i “riferimenti a fatti e persone” potrebbero infine non essere così casuali come si suol dire. Un mix, insomma, tra i dietro le quinte raccontati da "Boris" (ma senza la sua comicità), gli scheletri nell’armadio scoperti dagli scoop di "Dirt" e il rovescio della medaglia catodica raccontato in "Studio 60".Il mondo dello showbusiness e l’ampia gamma di personaggi che lo abitano recentemente hanno interessato il cinema, con quel “Ricordati di me” di Gabriele Muccino in cui una esordiente Nicoletta Romanoff interpretava una ragazza disposta a tutto pur di trovare il suo posto al sole. Più recentemente, è stato il film di Alessandro D’AlatriCommediasexi” a toccare lo stesso tema, osando un po’ di più, dal momento che tra i protagonisti coinvolti in una storia leggera ma polemica c’era anche un onorevole. Toccherebbe, poi, a Matteo Garrone, potenzialmente interessato a girare una pellicola tratta dalle vicende giudiziarie (e non) del mattatore della stessa Vallettopoli, ovvero Fabrizio Corona. Ed ora, forse, toccherà alla tv: se l’idea di una fiction su Vallettopoli dovesse veramente arrivare sui nostri piccoli schermi, siamo sicuri che le idee non mancherebbero. Per raccontare una storia fatta di gossip, basterebbe ispirarsi alla realtà. E lo scoop sarebbe servito.

venerdì 7 agosto 2009

GOSSIP - Bella ed insopportabile: Katherine Heigl, l'attrice più impossibile di Hollywood
Articolo di Renato Franco sul "Corriere della Sera" di oggi
"«Perché odio Katheri­ne Heigl»: se l’antipatia è un indice del tasso di popolarità, Katherine Heigl può stare tranquilla. Commen­ti così se ne leggono a cascata su In­ternet. Due risposte per cominciare. Perché è tanto antipatica? Primo: per il suo desiderio di protagonismo. Se­condo: perché è ipocrita. Terzo: per­ché fuma. Ma soprattutto: chi è Ka­therine Heigl? Il nome dice poco, il suo (bel) viso lo riconoscono in tan­ti. Diventata famosa con la serie di fantascienza per teenager Roswell, ora è da 101 episodi (ossia dall'inizio, cinque stagioni) nel cast di un altro serial che raccoglie milioni di tele­spettatori. In Grey's Anatomy inter­preta la dottoressa Izzie Stevens: nel feuilleton televisivo, tra alti e bassi escogitati dagli sceneggiatori per te­ner desta l'attenzione, ora sono tutti in apprensione per lei perché il tu­more che aveva sconfitto, si è rifatto vivo e le cose si mettono male.Ma non è questo il motivo per cui tutti la odiano. La lista di ragioni è lunga come la coda al Passante di Mestre. La sua ul­tima uscita fuori posto è stata nel talk show di David Letterman, qual­che giorno fa, dove si è lamentata del primo giorno di riprese sul set della sesta stagione di Grey’s Anato­my: «Abbiamo lavorato — lo conti­nuo a dire perché spero che si imba­razzino — per 17 ore in un giorno, cosa che credo sia crudele». Una la­mentela giudicata da molti media fuori luogo, visto il tasso di disoccu­pazione crescente negli Usa. Patrick Goldstein sul Los Angeles Times ha rilanciato le parole del produttore te­levisivo e blogger Ken Levine, che in un articolo intitolato «Perché odio Katherine Heigl... di nuovo» aveva stigmatizzato le sue richieste e i suoi atteggiamenti da diva: altro che 17 ore, i produttori avevano concentra­to le riprese per poterle permettere di fare la promozione del suo nuovo film in uscita, con aggravio di costi di produzione proprio per gli straor­dinari pagati alla troupe.
Non le è bastato nemmeno pren­dere le difese di T.R. Knight, suo col­lega in Grey’s Anatomy, per suscita­re un minimo sindacale di simpatia. L'attore, omosessuale, ha avuto più di un problema con un altro compa­gno di set, Isaiah Washington, che alla fine è stato allontanato dal tele­film per aver dato in due occasioni (sul set e in un’intervista) del «fro­cio» a Knight. È successo due anni fa, ma la Heigl non perde occasione di tornare a parlare dell'accaduto e la stampa americana ha iniziato a in­terpretare le sue frasi come voglia di mettersi in mostra. Anche recente­mente ha spiegato: «Non sono inter­venuta per ragioni politiche, ma in difesa dei sentimenti delle persone. È molto semplice nella mia testa: non devi ferire i sentimenti delle persone. Non mi interessano le loro preferenze sessuali o razza o sesso. Non lo fai e basta. Siamo tutti esse­ri umani, parte della razza umana e dobbiamo essere comprensivi e ge­nerosi e gentili l'uno con l’altro. Ba­sta con Michael Richards. Basta con Mel Gibson. È disgustoso. Il mondo è ancora molto bigotto. Andate a vede­re Borat. Non ho riso durante quel film. Ho pianto. Ero disgustata». C'è anche la questione del fumo. Nell'America salutista, ostentare la dipendenza dalla nicotina viene con­siderato un gesto insopportabile. Le foto di Katherine, classe 1978, sposa­ta con il cantante Jo­sh Kelley, con una sigaretta in bocca, passano su decine di siti, con com­menti al vetriolo co­me «Rieccola con un bastoncino di cancro tra le dita» o «Continua così e ti verrà la pelle di un coccodrillo». Mica finita. Non la sopportano nemmeno i produttori e gli autori di Grey's Anatomy. L'attrice non perde l'occasione di criticare, direttamen­te o indirettamente, la serie. L'anno scorso, la decisione di tirarsi fuori dalla corsa all’Emmy (l'Oscar della tv, vinto nel 2007 proprio per il suo ruolo) sostenendo di non aver forni­to interpretazioni «degne di una no­mination», non ha fatto felice chi la­vora con lei. Il gesto è stato interpre­tato come il tentativo di colpire auto­ri e produttori del telefilm, con cui non condivideva lo sviluppo che avevano dato al suo personag­gio. Del resto sui giornali e in tv, la storia del tumore la liquida come «una mossa strategica acchiappa ascolti». Prima ancora aveva avuto da ridire sul suo stipendio, giudica­to troppo basso rispetto ad altri. E che dire di questa dichiarazione? «Non sopporto gli show con dottori per protagonisti. Guardo solo Scru­bs, ma quelli non comici, come Er, mi mettono l’ansia». Come Grey’s Anatomy — vien subito da pensare — che di ER in fondo è il clone per più giovani.
Non sta simpatica nemmeno a Seth Rogen e Judd Apatow, rispetti­vamente protagonista (con la Heigl) e regista di Molto incinta (2007). Ro­gen ha accusato Katherine di ipocri­sia, per aver detto che Molto incinta era un film «sessista» che «dipinge le donne come frustate e senza un minimo di humour, mentre gli uo­mini sono buffi e amanti del diverti­mento». Ora però fa finta di niente e recita in una commedia come La du­ra verità, giudicata da molti critici maschilista e scontata. L’ultima prova della sua attrattiva al contrario? Met­tendo sui motori di ricerca il suo nome e la parola «hate», odio, vengono fuo­ri circa 500.000 pa­gine. Qualcuno però la difende. Ken Tucker, sul sito di En­tertainment Weekly, ha scritto che la sua performance al Letterman è stata «brillante e divertente» e che la frase sulle 17 ore di lavoro era solo «una punzecchiatura ai propri capi, di quelle che facciamo un po’ tutti». Per Tucker, comunque la Heigl «de­ve trovare migliori film e migliori re­gisti perché lei sta cercando di non essere solo un sex symbol e per una donna a Hollywood è un risultato difficile da ottenere». Con qualche sorriso in più e qualche battuta aci­da in meno magari ci riesce".

giovedì 6 agosto 2009

GOSSIP - Clamoroso al Cibali: più che beautiful, la vita (di Mischa) si allarga! Barton ciccia-bomba irrompe per le vie di New York e i produttori di "The Beautiful Life" si mettono le mani nei capelli (e nascondono i sandwich)
Una quasi irriconoscibile Mischa Barton è stata fotografata questa settimana per le vie di New York, città dove si registra "The Beautiful Life", la serie che segna il suo ritorno al piccolo schermo dopo l'exploit di "The O.C.". L'attrice inglese, fresca scampata ad un collasso "nervoso" e una degenza obbligatoria in una clinica psichiatrica, è stata immortalata con una capigliatura più sul castano e con almeno una decina di chili in più - probabile conseguenza delle medicine assunte - oltre che con un abitino da spider-woman nero che di certo non sfila la sua figura. Ciliegina sulla torta Mischa-foglie, le calzettine rosa-shocking che fanno capoccella su sandali da tacchi 10 centrimetri griffatissimi. Peccato che l'arci-mitica non si accorga, distratta dal paparazzo, che una signorina l'ha preceduta quatta quatta sul taxi e, se Mischa non si gira in tempo, rischi una capocciata sul tettino della vettura in stile Leslie Nielsen in "Una pallottola spuntata".

martedì 4 agosto 2009

NEWS - La vita è un telefilm...vintage. Fox Retro rispolvera i miti a puntate del passato e allaccia i legami con i cult del presente
Articolo di Stefano Priarone su "La Stampa" di oggi
"Prendiamo l’ultimo grido del «gioco aperitivo», un classico del ceto medio in vacanza nei villaggi turistici. Scordatevi il karaoke, la musica è roba superata. Il massimo quest’anno è indovinare al primo colpo sigle e citazioni dei telefilm Anni 70-80, con medici affermati che si sgolano a cantare «nano nano» da Mork e Mindy, e cauti commercialisti che ribattono colpo su colpo con «Che cavolo stai dicendo Willis?» dal Mio amico Arnold. E’ un momento d’oro per le vecchie serie americane, con cui sono cresciute le generazioni dei quaranta cinquantenni: dal 1° agosto gli appassionati hanno addirittura un canale tutto per loro, Fox Retro, sul bouquet di Sky, dove possono vedersi a ripetizione Charlie's Angels, Baywatch, Miami Vice, I Jefferson, Love Boat. Serie magari stilisticamente un po’ così, ma che hanno indubbiamente influenzato l'immaginario collettivo, e di cui molti personaggi dello spettacolo non hanno mai fatto mistero di essere fan (dal dj Linus a Paola Cortellesi, da Gianni Boncompagni a Valerio Mastrandrea). Una passione che li accomuna a molti insospettabili: nella sua autobiografia I'm Not Serious l'ex campione di tennis americano John McEnroe racconta che quando nel 1984 ha iniziato a uscire con l'attrice Tatum O'Neal (che in seguito avrebbe sposato) era eccitatissimo dall'idea di fare sesso nella casa dove abitava la compagna del padre di Tatum, Farrah Fawcett (recentemente scomparsa per un tumore), sua fantasia erotica adolescenziale quando era una delle Charlie's Angels. D’altronde, come sostiene il saggio di Chiara Poli e Leopoldo Damerini (instancabile organizzatore del Telefilm Festival milanese) recentemente uscito per Garzanti, La vita è un telefilm. La saggezza del nuovo millennio nelle 2020 migliori battute delle grandi serie televisive, «da decenni il senso della vita - più che la famiglia, la scuola, le chiese o i partiti - ce lo insegnano i telefilm, attraverso le loro storie, i loro protagonisti, le loro battute memorabili». Così a guardare Fox Retro non sono solo gli inguaribili nostalgici che rivedendo vecchie serie cercano di ritornare all’età d’oro della loro infanzia e adolescenza. Gli stessi che leggono ristampe di vecchi fumetti (Tex, i supereroi della Marvel), che giocano ai primissimi videogame per Commodore 64 e sospirano davanti agli incontri di tennis di Bjorn Borg. Ci sono anche quelli chee, un po' traumatizzati da serie «per iniziati» come Lost e Heroes (spesso incomprensibili per lo spettatore casuale e anche piuttosto pessimiste), le vedranno per l'ironia, la solarità, la scrittura felice e le trame lineari, le apprezzeranno quindi più per il loro valore intrinseco che per «l'effetto nostalgia».Non pochi infine rivedranno le vecchie serie pur amando molto anche quelle attuali. Guardare Fox Retro è anche un modo per rendersi conto di come la serialità attuale sia «figlia» di quella degli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Le Charlie's Angels, così glamour e segretamente innamorate del capo (il ricco Charlie, che non appare mai) possono magari sembrare «sessiste» agli spettatori attuali, ma in realtà sono state un modello di donne vincenti per più generazioni di ragazzine (che spesso giocando si ribattezzavano con i nomi degli Angeli). Inoltre probabilmente non avremmo avuto eroine «al femminile» come Buffy l'ammazzavampiri interpretata da Sarah Michelle Gellar) o come le Streghe della serie omonima (le attrici Alyssa Milano, Holly Marie Combs, Shannen Doherty e Rose McGowan) senza gli Angeli di Charlie a fare da apripista. Lo stesso Lost, come ha dichiarato uno dei suoi creatori Damon Lindelof, è stato fortemente influenzato, nello stile narrativo (allusivo e contorto) e nei temi (fantastici) da serie Anni Novanta come Twin Peaks di David Lynch e X-Files di Chris Carter. Il Tony DiNozzo eroico agente e tombeur des femmes del serial NCIS è senz'altro «figlio» di Tom Selleck-Magnum P.I., il detective privato delle Hawaii (del resto le serie condividono lo stesso creatore, Donald P. Bellisario), anche se Di Nozzo è preso meno sul serio dalle donne (i tempi sono cambiati). Le bagnine di Baywatch (in testa un'icona sexy come Pamela Anderson) possono essere considerate delle «protoveline»: nella serie la trama contava poco, tutti volevano vedere i pezzi in stile video in cui le ragazze erano inquadrate mentre nuotavano o posavano per servizi di moda, erano un po' come gli «stacchetti» delle veline. Non dimentichiamo poi che molti divi di oggi si sono fatti le ossa con quei telefilm: in un episodio di Charlie’s Angels esordisce una giovanissima Kim Basinger, Michelle Pfeiffer recita nel ruolo di Jobina in Chips 3, mentre un Sylvester Stallone ragazzo indossa i panni del detective Rick Daley in Kojak 3. Per non parlare dell'effetto che questi telefilm hanno avuto sulla sfera sociale e politica. La sitcom degli Anni Settanta I Jefferson parlava della vita di due afroamericani arricchiti, testimoniava che l'America stava cambiando e che i neri non erano poi così diversi dai bianchi (il ricco George Jefferson era razzista nei confronti dei «visi pallidi» come e più di questi nei suoi confronti). E forse è anche grazie a questa serie se adesso il presidente degli States è Barack Obama".

lunedì 3 agosto 2009

GOSSIP - Pushing Topless 2 (la ventetta)! La reci-diva Anna Friel di nuovo colta sul fatto, stavolta on the beach: sarà lei la topless(ata) telefilmica dell'estate?
Dopo il Post del 18 luglio scorso dove compariva su "Vanity Fair" a seno nudo ma molto glamour, Anna Friel di "Pushing Daisies", forse vedendo su Telefilm Cult l'agguerrita concorrenza delle altre topless(ate) telefilmiche, ha deciso di replicare col seno di poi mostrando le sue grazie on the beach. In attesa delle ri-repliche delle altre concorrenti o di nuove entrate, la Friel si stacca dal gruppone e si candida a regina del no bikini-no party estivo...

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Lick it or Leave it!

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