L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
Stephen Amell di "Arrow": "Queen non ha superpoteri, ma vorrei difendere i diritti gay al matrimonio"
"È un Robin Hood 2.0, capace di scoccare 29 frecce in un minuto, sempre a bersaglio. Meglio dell'infallibile pistolero strabico. Al berretto verde classico dell'arciere di Sherwood preferisce un cappuccio di felpa, molto più underground. A dargli il braccio per armare l'arco, l'attore Stephen Amell. Canadese, 31 anni. Una carriera in ascesa. Con il timbro di Entertainment Weekly che lo ha eletto volto rivelazione 2012/2013.È lui la Freccia Verde di Arrow, la serie tv che nasce dal fumetto. La trama, liofilizzata in due righe, è come tante. È l'eroe di Starling City che combatte il crimine sulla scorta di una black list lasciatagli dal padre prima di morire. Il debutto in America (4 milioni di spettatori) è stato il più alto del network Cw negli ultimi 4 anni. Qui (lunedì l'ultima puntata su Italia 1) è stato il più visto nella stagione (Ncis e Elementary, entrambi Rai2, completano il podio) con numeri che un telefilm non faceva da tempo: tre milioni e mezzo di spettatori per la puntata più vista (12,6% di share).Racconta Stephen Amell: «Ho sempre voluto recitare un personaggio intrepido, che persegue qualcosa fino in fondo. Abbiamo cercato di rendere Freccia Verde il più reale possibile, in fondo non ha nessun superpotere. Il produttore David Nutter quando ha realizzato Smallville voleva trovare l'umanità in Clark Kent-Superman. Anche qui stiamo facendo lo stesso con Oliver Queen-Freccia Verde». Come ogni ragazzino che si rispetti i fumetti hanno fatto parte della sua crescita. In tema ha gusti poco global. «Mi piaceva Lobo». Un palestratissimo sicario interstellare dagli occhi di brace, un cacciatore di taglie del pianeta Czarnia. «Il primo fumetto che ho letto a 11/12 anni era la storia di Lobo che va al Polo Nord per uccidere Babbo Natale. Una storia molto dark. Mi piacevano molto i fumetti, leggevo Spawn e Superman». Da 50 sfumature di verde a 50 sfumature di grigio il passo è breve come salire qualche gradino della scala dei colori. Si era parlato di lui come possibile protagonista del film tratto dallo scandalo editoriale da 30 milioni di copie. «Ho avuto un incontro con la casa di produzione che sta facendo il film e ne abbiamo parlato. L'ho scritto sulla mia pagina Facebook ed è diventata subito una notizia. Spero che facciano il film e qualcuno sarà bravissimo in quel ruolo. Ma quella persona non sarò io». Lo scoglio comunque non sarebbero state le scene di nudo: «Non è un problema. La cosa che ti rende nervoso nelle scene di nudo è quando non sei solo, la dinamica tra i due attori. Non è il fatto di essere davanti a tante persone, perché non sono loro quelle che devi baciare». Sui suoi desideri d'attore è onnivoro: «Mi piace molto la commedia, mi diverte l'idea di improvvisare. Ma allo stesso tempo è affascinante interpretare qualcuno che ha un lato un po' buio. Quando la gente non sa se ha di fronte un eroe o un cattivo, se le sue intenzioni sono buone o cattive». Ha iniziato la carriera come gigolo in Hung, è apparso nella serie tv Queer as Folk sulla comunità gay. «Il matrimonio dovrebbe essere per tutti. Alcune delle più appassionate relazioni di cui sono stato testimone sono di coppie dello stesso sesso. Parità di diritti per tutti». (Renato Franco, 25.05.2013)
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domenica 26 maggio 2013
lunedì 14 aprile 2008
BOLLETTINO - Vota Colombo, vota
Non per influenzare il voto di queste ore, ma lo spunto è la canzone "Colombo" contenuta nell'ultimo CD di successo dei Baustelle, "Amen". La track, una sorta di omaggio al tenente monoculare (vedi anche "L'Edicola di Lou"), recita per intero: "Siamo architetti ricchi di Bel Air/E vecchie dive del noir/Abbiamo ville/Abbiamo cadillac/Ed uccidiamo per soldi come te/Puoi controllare i nostri alibi/Siamo eleganti e sereni/Siamo avvocati rispettabili/E ci inchiniamo al denaro come te/Ci annoiamo, abbiamo mogli e amanti/Abbiamo tanti amici/A guardarli bene, tutti vermi/che siamo costretti a eliminare/La logica spietata del profitto/o chissà cosa ci fa figli/dell’Impero Culturale Occidentale/Meno male che qualcuno o che qualcosa ci punisce/Arriva un investigatore, ci deduce l’anima/La nostra cognizione del dolore illumina/Siamo scrittori in crisi a Beverly Hills/E siamo John Cassavetes/Siamo i dentisti di Los Angeles/Ed adoriamo il potere come te/Prepariamo le aragoste per chi viene a colazione/Prepariamo piani misteriosi/Appena ne cogliamo l’occasione/La logica spietata del profitto/o chissà cosa ci fa figli/dell’Impero Culturale Occidentale/Meno male che qualcuno/o che qualcosa ci punisce/Arriva un investigatoreCi deduce l’anima/La nostra cognizione del dolore illumina". La visione di un Colombo bertinottiano lanciata da Bianconi è affascinante: la classe operaia che incastra i colpevoli e va in Paradiso. Oppure immaginare Peter Falk nelle liste del Partito Democratico (manca solo lui, ormai!): "Il Cielo sopra Veltroni". Magari un domani i Lacuna Coil si decideranno a scrivere un brano dedicato al Dottor Troy di "Nip/Tuck", divenuto novello compagno della Santanchè. Oppure i Tiromancino dedicheranno una canzone ai licenziamenti in "The Office". La Tatangelo si farà paladina di "Queer as folk" (a patto che D'Alessio scriva una canzone su "The L Word", per par condicio!). Se Colombo andasse a votare, la biro gli macchierebbe l'impermeabile, l'occhio di vetro gli cadrebbe davanti agli attoniti esaminatori, Cane evacuerebbe i suoi bisogni, il suo sigaro darebbe fuoco alla cabina elettorale. E alla fine sospirerebbe alla Baustelle: "Amen". (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Aprile)
Non per influenzare il voto di queste ore, ma lo spunto è la canzone "Colombo" contenuta nell'ultimo CD di successo dei Baustelle, "Amen". La track, una sorta di omaggio al tenente monoculare (vedi anche "L'Edicola di Lou"), recita per intero: "Siamo architetti ricchi di Bel Air/E vecchie dive del noir/Abbiamo ville/Abbiamo cadillac/Ed uccidiamo per soldi come te/Puoi controllare i nostri alibi/Siamo eleganti e sereni/Siamo avvocati rispettabili/E ci inchiniamo al denaro come te/Ci annoiamo, abbiamo mogli e amanti/Abbiamo tanti amici/A guardarli bene, tutti vermi/che siamo costretti a eliminare/La logica spietata del profitto/o chissà cosa ci fa figli/dell’Impero Culturale Occidentale/Meno male che qualcuno o che qualcosa ci punisce/Arriva un investigatore, ci deduce l’anima/La nostra cognizione del dolore illumina/Siamo scrittori in crisi a Beverly Hills/E siamo John Cassavetes/Siamo i dentisti di Los Angeles/Ed adoriamo il potere come te/Prepariamo le aragoste per chi viene a colazione/Prepariamo piani misteriosi/Appena ne cogliamo l’occasione/La logica spietata del profitto/o chissà cosa ci fa figli/dell’Impero Culturale Occidentale/Meno male che qualcuno/o che qualcosa ci punisce/Arriva un investigatoreCi deduce l’anima/La nostra cognizione del dolore illumina". La visione di un Colombo bertinottiano lanciata da Bianconi è affascinante: la classe operaia che incastra i colpevoli e va in Paradiso. Oppure immaginare Peter Falk nelle liste del Partito Democratico (manca solo lui, ormai!): "Il Cielo sopra Veltroni". Magari un domani i Lacuna Coil si decideranno a scrivere un brano dedicato al Dottor Troy di "Nip/Tuck", divenuto novello compagno della Santanchè. Oppure i Tiromancino dedicheranno una canzone ai licenziamenti in "The Office". La Tatangelo si farà paladina di "Queer as folk" (a patto che D'Alessio scriva una canzone su "The L Word", per par condicio!). Se Colombo andasse a votare, la biro gli macchierebbe l'impermeabile, l'occhio di vetro gli cadrebbe davanti agli attoniti esaminatori, Cane evacuerebbe i suoi bisogni, il suo sigaro darebbe fuoco alla cabina elettorale. E alla fine sospirerebbe alla Baustelle: "Amen". (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Aprile)
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