Stracult della settimana, il nuovo fantasy della Abc, Once Upon a Time, nato dalla “premiata coppia creativa” Edward Kitsis e Adam Horowitz, già collaudata negli anni con Popular, Felicity e l’insuperabile Lost, con protagonista Jennifer Morrison, l’ex dottoressa Cameron in Dr. House. Qui, dimensione fantastica e realtà s’intrecciano per raccontarci come, secondo una maledizione antica e misteriosa, i personaggi delle fiabe siano costretti a vivere nel nostro mondo incatenati a un presente a cui non appartengono, vittime di una condizione da cui, loro malgrado, non possono fuggire. L’unica in grado di poterli salvare, Emma (interpretata dalla Morrison), la sola persona che potrebbe spezzare l’incantesimo e ripristinare il lieto fine di Biancaneve, Geppetto, il Grillo Par
lante, e liberare così il presente di Storybrooke dall’atmosfera cupa e tenebrosa in cui è precipitato. La vita “parallela” dei personaggi fiabeschi è il mezzo attraverso cui vengono rivolte forti critiche al mondo contemporaneo, caduto in un baratro da cui non riesce a uscire e utilizzare le favole per cambiare la realtà è l’obiettivo primario. La serie vanta un ottimo cast artistico, tecnico e creativo, una regia e una fotografia che farebbero gola a molti e un incredibile seguito di spettatori, oltre 11 milioni ogni settimana. Piccola nota dolente: la trama alquanto intricata, che alla lunga potrebbe risultare un po’ troppo contorta.
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Stracotta della settimana (ma con riserva e la speranza che migliori) quasi del tutto, è Grey’s Anatomy, la serie firmata Shonda Rhimes, che da tanti anni ormai ci fa ridere, piangere, disperare, emozionare, giunta quest’anno all’ottava stagione. Punta di diamante della Abc, il medical drama ambientato a Seattle, con il passare degli anni ha cominciato, come era già accaduto in passato a E.R., a perdere lentamente personalità, scavandosi la fossa da solo e precipitando in un burrone pieno di intrecci e situazioni ormai viste e riviste. Fino a oggi, tutto accadeva sempre per un motivo al Seattle Grace, ogni decisione implicava una conseguenza, ogni scelta personale si scontrava inevitabilmente con ciò che il destino aveva in serbo per i protagonisti. Ora sembra non essere più così, e un’accozzaglia di eventi banali e prevedibili ha rubato il posto a storie coinvolgenti e spesso alcardiopalma, in cui la vita di ogni singolo personaggio andava a intrecciarsi a quella dei pazienti e in fondo in fondo anche un po’ degli spettatori, instaurando un’intesa difficilmente riscontrabile in altre serie. Eppure ormai, sembra che la serie sia arrivata a un punto distallo, incastrata in un contesto che non le si addice più. Priva di colpi di scena, di trovate brillanti o storyline affascinanti. Solo l’ultimo episodio, Dark Was the Night, ha dimostrato che lo show ha ancora molte carte vincenti da giocare, bisogna solo vedere se sarà in grado di mettere a segno la mossa giusta, per recuperare il tempo perso in questo inizio di stagione.
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