GOSSIP - Idris Elba 00(dj)set! Altro che Bond, l'ex "Luther" sempre più preso a far ballare la gente dalla consolle
Idris Elba gets behind the DJ booth at the Jaguar XE presentation at Umspannwerk on Tuesday evening (January 27) in Berlin, Germany.
The 42-year-old actor just revealed that he is focusing on music right now and is brushing off all of those James Bond rumors.
“It’s really just a rumor—and it’s not even my rumor!” Idris told Bloomberg Business.
“I appreciate you saying that I’d be a good James Bond, but Daniel Craig is doing a great job with it right now,” he added.
”I love working with music, making people dance.”
“I mostly taught myself to DJ, but I did used to lift the speaker
boxes for my uncle when he would do weddings. He was the first to really
turn me on to it,” Idris said.
sabato 31 gennaio 2015
venerdì 30 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
ITALIA OGGI
Viacom (MTV) strizza l'occhio a Sky e Mediaset (in ballo i diritti Paramount delle serie tv)
"Il gruppo Viacom, editore in Italia di Mtv, Nickelodeon e Comedy central, sta trattando con Sky, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, per lanciare insieme un canale generalista alla posizione 8 dell'lcn del digitale terrestre, attualmente occupata da Mtv. Inoltre ha un tesoretto di circa 40 milioni di euro da investire per potenziare la sua presenza italiana con il debutto di nuovi canali nel comparto della tv in chiaro, pay e sugli over the top. Insomma, dopo la recente operazione del gruppo Discovery su Deejay tv, al tasto 9 del telecomando, c'è notevole movimento in quel perimetro di lcn dall'1 al 9 dove oltre il 50% dei telespettatori italiani rimane confi nato in prevalenza. In realtà i primi abboccamenti di Viacom sul tasto 8 c'erano stati non con Sky ma con Mediaset, e risalgono ad alcuni mesi fa. Quando nel febbraio del 2014 il Biscione si era aggiudicato i diritti esclusivi tv della Champions league di calcio (su digitale terrestre, online e satellite) aveva iniziato a guardarsi intorno per capire come arricchire il bouquet di Premium e come organizzare una ricca offerta a pagamento pure sul satellite, attaccando Sky in casa sua. E, forte degli accordi privilegiati con Warner e Universal, aveva puntato a un'altra major statunitense, Viacom, che ha contenuti pregiati sia come studios sul fronte cinema e serie tv (Paramount), sia come editore tv con canali per i più piccoli (Nickelodeon, Nick jr), giovani (Mtv) e comicità (Comedy central). Le trattative con Viacom avevano pure trovato un interessante spiraglio nel fatto che il 30 giugno 2015 vengono a scadere i contratti che legano i canali Viacom alla piattaforma satellitare di Sky. E nel corso degli incontri tra vertici Mediaset e manager Viacom si era aperto pure un tavolo di discussione sull'lcn 8, asset molto forte di Mtv, ma che potrebbe essere valorizzato meglio (ora ha lo 0,7% di share sulle 24 ore) con un'offerta realmente generalista. Cologno Monzese si è presa del tempo per decidere, poiché, a differenza di altri gruppi televisivi, presidia già abbondantemente i primi tasti del telecomando. Si arriva così ai primi giorni del 2015: Viacom incontra i manager di Sky, i quali non vogliono perdere i canali sulla pay tv satellitare e si dimostrano molto interessati al tasto 8. Il gruppo guidato da Andrea Zappia, infatti, ha nella pay tv il suo core business, ma vuole fare tv su tutte le piattaforme disponibili, secondo tutti i modelli di business, compresa la tv in chiaro sul digitale terrestre. Al momento, perciò, c'è un avvicinamento di Viacom a Sky, verso la conclusione di un'intesa quadro sia sulla pay sia sulla free tv, con una partnership sull'lcn 8. Ciò, tuttavia, non significa che Mediaset sia uscita dalla partita. Mediaset e Sky, comunque, non commentano, mentre dal gruppo Viacom Italia al momento smentiscono ogni operazione sull'lcn 8 e pure le dimensioni del tesoretto. Ultima riflessione: visti i recenti movimenti nel mondo della tv, con colossi stranieri come Sky, Discovery e Viacom che hanno forti capacità di investimento in Italia, non sarà semplicissimo per i broadcaster nazionali Mediaset, Rai e La7 fare fronte a questa nuova e agguerrita concorrenza".
ITALIA OGGI
Viacom (MTV) strizza l'occhio a Sky e Mediaset (in ballo i diritti Paramount delle serie tv)
"Il gruppo Viacom, editore in Italia di Mtv, Nickelodeon e Comedy central, sta trattando con Sky, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, per lanciare insieme un canale generalista alla posizione 8 dell'lcn del digitale terrestre, attualmente occupata da Mtv. Inoltre ha un tesoretto di circa 40 milioni di euro da investire per potenziare la sua presenza italiana con il debutto di nuovi canali nel comparto della tv in chiaro, pay e sugli over the top. Insomma, dopo la recente operazione del gruppo Discovery su Deejay tv, al tasto 9 del telecomando, c'è notevole movimento in quel perimetro di lcn dall'1 al 9 dove oltre il 50% dei telespettatori italiani rimane confi nato in prevalenza. In realtà i primi abboccamenti di Viacom sul tasto 8 c'erano stati non con Sky ma con Mediaset, e risalgono ad alcuni mesi fa. Quando nel febbraio del 2014 il Biscione si era aggiudicato i diritti esclusivi tv della Champions league di calcio (su digitale terrestre, online e satellite) aveva iniziato a guardarsi intorno per capire come arricchire il bouquet di Premium e come organizzare una ricca offerta a pagamento pure sul satellite, attaccando Sky in casa sua. E, forte degli accordi privilegiati con Warner e Universal, aveva puntato a un'altra major statunitense, Viacom, che ha contenuti pregiati sia come studios sul fronte cinema e serie tv (Paramount), sia come editore tv con canali per i più piccoli (Nickelodeon, Nick jr), giovani (Mtv) e comicità (Comedy central). Le trattative con Viacom avevano pure trovato un interessante spiraglio nel fatto che il 30 giugno 2015 vengono a scadere i contratti che legano i canali Viacom alla piattaforma satellitare di Sky. E nel corso degli incontri tra vertici Mediaset e manager Viacom si era aperto pure un tavolo di discussione sull'lcn 8, asset molto forte di Mtv, ma che potrebbe essere valorizzato meglio (ora ha lo 0,7% di share sulle 24 ore) con un'offerta realmente generalista. Cologno Monzese si è presa del tempo per decidere, poiché, a differenza di altri gruppi televisivi, presidia già abbondantemente i primi tasti del telecomando. Si arriva così ai primi giorni del 2015: Viacom incontra i manager di Sky, i quali non vogliono perdere i canali sulla pay tv satellitare e si dimostrano molto interessati al tasto 8. Il gruppo guidato da Andrea Zappia, infatti, ha nella pay tv il suo core business, ma vuole fare tv su tutte le piattaforme disponibili, secondo tutti i modelli di business, compresa la tv in chiaro sul digitale terrestre. Al momento, perciò, c'è un avvicinamento di Viacom a Sky, verso la conclusione di un'intesa quadro sia sulla pay sia sulla free tv, con una partnership sull'lcn 8. Ciò, tuttavia, non significa che Mediaset sia uscita dalla partita. Mediaset e Sky, comunque, non commentano, mentre dal gruppo Viacom Italia al momento smentiscono ogni operazione sull'lcn 8 e pure le dimensioni del tesoretto. Ultima riflessione: visti i recenti movimenti nel mondo della tv, con colossi stranieri come Sky, Discovery e Viacom che hanno forti capacità di investimento in Italia, non sarà semplicissimo per i broadcaster nazionali Mediaset, Rai e La7 fare fronte a questa nuova e agguerrita concorrenza".
martedì 27 gennaio 2015
ESCLUSIVA - "Flash" va veloce e arriva primo! Con il debutto-boom la serie tv di Italia 1 è in testa alla Top Ten dei titoli seriali più visti della stagione
Ecco la Top Ten delle serie tv più viste della stagione tv (1 settembre 2014-26 gennaio 2015). Col debutto-boom di martedì scorso, "The Flash" è passato in testa a tutta velocità! Dalla classifica emergono due cose: 1) in ambito seriale, Italia 1 e Raidue la fanno da padrone con 5 titoli ciascuna 2) i serial super-eroici e i procedural svettano nei gusti degli spettatori Auditel. Di ciascuna serie sono state prese in considerazione le puntate più viste.
Ecco la Top Ten delle serie tv più viste della stagione tv (1 settembre 2014-26 gennaio 2015). Col debutto-boom di martedì scorso, "The Flash" è passato in testa a tutta velocità! Dalla classifica emergono due cose: 1) in ambito seriale, Italia 1 e Raidue la fanno da padrone con 5 titoli ciascuna 2) i serial super-eroici e i procedural svettano nei gusti degli spettatori Auditel. Di ciascuna serie sono state prese in considerazione le puntate più viste.
1) THE FLASH
Italia 1 - 2.825.000 spettatori - 20.01.2015
2) NCIS - UNITA' ANTICRIMINE
Raidue - 2.807.000 spettatori - 04.01.2015
3) NCIS: LOS ANGELES
Raidue - 2.754.000 spettatori - 18.01.2015
4) HAWAII FIVE-0
Raidue - 2.608.000 spettatori - 02.11.2015
5) CASTLE
Raidue - 2.481.000 spettatori - 15.11.2014
6) ARROW
Italia 1 - 2.287.000 spettatori - 20.01.2015
7) GOTHAM
Italia 1 - 2.219.000 spettatori - 12.10.2014
8) CSI: SCENA DEL CRIMINE
Italia 1 - 2.004.000 spettatori - 02.12.2014
9) CHICAGO FIRE
Italia 1 - 1.956.000 spettatori - 02.09.2014
10) ELEMENTARY
Raidue - 1.889.000 spettatori - 10.01.2015
lunedì 26 gennaio 2015
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
LA REPUBBLICA
Roberto Saviano fa sul serial: "la serie che funziona è quella che si consuma"
"Per qualche strana ragione serializzare ha assunto il significato di stressare un concetto, ribadirlo, renderlo merce per la consumazione, in altri termini svuotarlo della creatività originaria e riprodurlo nella sua imitazione. Tutt'altro. La serie che funziona in tv è una serie che non si gonfia ma si consuma. Non si gonfia di storie o personaggi, ma procede con storie necessarie e i personaggi vanno esaurendosi. Storie che trovano un loro spazio ideale, non vicende che vengono annacquate, dilazionate per rinviarne la fine e ricavarne quanti più episodi possibili. Il piacere della serialità che di questi tempi stiamo sperimentando non è affatto novità ma è amore ritrovato. Interi imperi editoriali sono nati dalla serialità nell'Ottocento. Tutti i maggiori talenti letterari si sono espressi nella serialità: Balzac, Dostoevskij, Tolstoj, Gautier, Hugo sono stati pubblicati in serie, come romanzi d'appendice. La differenza tra il feuilleton e la serialità contemporanea sta nel metodo. Il romanzo d'appendice spesso era un libro pubblicato a puntate e il tempo dell'attesa aumentava la sua forza; la serialità è la costruzione di episodi da un nucleo originario, un nucleo che nutre tutte le declinazioni successive di cui si compone. Anche se uscisse in un unico giorno, un'opera seriale rimarrebbe costitutivamente composta da episodi separati; non è così per i romanzi d'appendice, che invece, tolto il tempo d'attesa, diventano un libro, un unicum. Non tutti però. Sono convinto che ci sia una precisa ragione al ritorno vincente della serializzazione di un'idea e di una storia. La serializzazione diventa una forma di resistenza al consumo. Oggi l'ipertrofia della fruizione rende rapidissimi la valutazione e il giudizio su una creazione: sommersi da film, news, libri, diventa difficilissimo selezionare e scegliere. La serie accompagna nel percorso di comprensione con lo stesso scorrere del tempo del quotidiano. Non ti costringe a quell'opera di sintesi cui il film ti costringe per sua natura. Somiglia di più alla vita l'opera che non smette di esistere in un paio d'ore. La serie televisiva oggi sta vivendo un suo momento d'oro, negli Stati Uniti in primis, ma anche in Europa, non solo in termini di quantità ma anche di qualità, non solo in termini di popolarità, ma anche di critica. Negli anni '80 la serie era considerata un genere minore rispetto al film. Telefilm e sit-com erano racconti d'evasione, trionfo dei sentimenti o avventure surreali, in ogni caso contraltare alla realtà spietata. Raramente nello scorrere delle giornate di Love Boat o de Il mio amico Arnold o di Super Vicky finivano tracce della complessità del reale.
La nuova serialità, che oggi rende le serie tv molto più sperimentali del cinema, è invece esercizio alla complessità. Affronta spesso temi attuali e mondi veri o verosimili, facendo della realtà - anche la più cruda, anche la più difficile da accettare - il fulcro su cui svilupparsi e non la dimensione da cui fuggire. La serie è un formato televisivo che permette di innescare la fidelizzazione, che nel commercio è l'elemento più prezioso, alla base di qualsiasi tipo di vendita. Ma come tutto ciò che ha valore trascende il vincolo di marketing. Grazie alla sua struttura, infatti, la serie può permettersi di essere più complessa senza rischiare di perdere spettatori dopo il primo weekend al cinema; può concedersi l'agio di raccontare i protagonisti nella loro totalità, nelle loro varie sfaccettature, nella loro evoluzione temporale; può riuscire a far affezionare gli spettatori ai suoi protagonisti e alle loro vite.
Il mercato dei libri, dei film, della musica, della tv ha ormai parametri di successo impossibili da soddisfare nella situazione attuale. Riuscire a vendere un milione di copie di libri in un unico paese in Europa è praticamente impossibile, nonostante molti editori millantino di riuscire a raggiungere quelle cifre. A parte qualche rarissimo caso, pochissimi film degli anni 2000 sono finiti nella lista dei maggiori incassi al botteghino (se si aggiusta ovviamente il tasso di inflazione). Negli Stati Uniti - il mercato musicale più grande al mondo - nel 2014 nessun cantante ha venduto un milione di dischi. La tv è sottomessa alla spada di Damocle dello share, che la nascita del digitalee la diffusione del satellite hanno reso ancora più affilata, ma le serie hanno in parte la possibilità di smarcarsi da questo meccanismo: da un punto di vista produttivo i loro risultati, infatti, possono essere valutati nel tempo, su più piattaforme e in diversi paesi. Il loro successo può crescere con la fruizione, con la distribuzione: non si consumano passaggio dopo passaggio, ma anzi diventano cult. Serializzare un'idea significa specularci, ma non nell'accezione orrida dello sfruttamento senza scrupolo, al contrario nel significato filosofico di indagare, ricercare, esplorare. Speculare su una trama sino a raggiungere l'opera che si vuole compiere e in cui far specchiare il lettore. In fondo riflettere, torcere, approfondire la stessa idea è il modo migliore per far attraversare l'intero mondo attraverso quell'idea. Qui Heidegger può impropriamente venire in soccorso: pensare è limitarsi a un solo pensiero che un giorno si arresterà nel cielo del mondo, come una stella".
LA REPUBBLICA
Roberto Saviano fa sul serial: "la serie che funziona è quella che si consuma"
"Per qualche strana ragione serializzare ha assunto il significato di stressare un concetto, ribadirlo, renderlo merce per la consumazione, in altri termini svuotarlo della creatività originaria e riprodurlo nella sua imitazione. Tutt'altro. La serie che funziona in tv è una serie che non si gonfia ma si consuma. Non si gonfia di storie o personaggi, ma procede con storie necessarie e i personaggi vanno esaurendosi. Storie che trovano un loro spazio ideale, non vicende che vengono annacquate, dilazionate per rinviarne la fine e ricavarne quanti più episodi possibili. Il piacere della serialità che di questi tempi stiamo sperimentando non è affatto novità ma è amore ritrovato. Interi imperi editoriali sono nati dalla serialità nell'Ottocento. Tutti i maggiori talenti letterari si sono espressi nella serialità: Balzac, Dostoevskij, Tolstoj, Gautier, Hugo sono stati pubblicati in serie, come romanzi d'appendice. La differenza tra il feuilleton e la serialità contemporanea sta nel metodo. Il romanzo d'appendice spesso era un libro pubblicato a puntate e il tempo dell'attesa aumentava la sua forza; la serialità è la costruzione di episodi da un nucleo originario, un nucleo che nutre tutte le declinazioni successive di cui si compone. Anche se uscisse in un unico giorno, un'opera seriale rimarrebbe costitutivamente composta da episodi separati; non è così per i romanzi d'appendice, che invece, tolto il tempo d'attesa, diventano un libro, un unicum. Non tutti però. Sono convinto che ci sia una precisa ragione al ritorno vincente della serializzazione di un'idea e di una storia. La serializzazione diventa una forma di resistenza al consumo. Oggi l'ipertrofia della fruizione rende rapidissimi la valutazione e il giudizio su una creazione: sommersi da film, news, libri, diventa difficilissimo selezionare e scegliere. La serie accompagna nel percorso di comprensione con lo stesso scorrere del tempo del quotidiano. Non ti costringe a quell'opera di sintesi cui il film ti costringe per sua natura. Somiglia di più alla vita l'opera che non smette di esistere in un paio d'ore. La serie televisiva oggi sta vivendo un suo momento d'oro, negli Stati Uniti in primis, ma anche in Europa, non solo in termini di quantità ma anche di qualità, non solo in termini di popolarità, ma anche di critica. Negli anni '80 la serie era considerata un genere minore rispetto al film. Telefilm e sit-com erano racconti d'evasione, trionfo dei sentimenti o avventure surreali, in ogni caso contraltare alla realtà spietata. Raramente nello scorrere delle giornate di Love Boat o de Il mio amico Arnold o di Super Vicky finivano tracce della complessità del reale.
La nuova serialità, che oggi rende le serie tv molto più sperimentali del cinema, è invece esercizio alla complessità. Affronta spesso temi attuali e mondi veri o verosimili, facendo della realtà - anche la più cruda, anche la più difficile da accettare - il fulcro su cui svilupparsi e non la dimensione da cui fuggire. La serie è un formato televisivo che permette di innescare la fidelizzazione, che nel commercio è l'elemento più prezioso, alla base di qualsiasi tipo di vendita. Ma come tutto ciò che ha valore trascende il vincolo di marketing. Grazie alla sua struttura, infatti, la serie può permettersi di essere più complessa senza rischiare di perdere spettatori dopo il primo weekend al cinema; può concedersi l'agio di raccontare i protagonisti nella loro totalità, nelle loro varie sfaccettature, nella loro evoluzione temporale; può riuscire a far affezionare gli spettatori ai suoi protagonisti e alle loro vite.
Il mercato dei libri, dei film, della musica, della tv ha ormai parametri di successo impossibili da soddisfare nella situazione attuale. Riuscire a vendere un milione di copie di libri in un unico paese in Europa è praticamente impossibile, nonostante molti editori millantino di riuscire a raggiungere quelle cifre. A parte qualche rarissimo caso, pochissimi film degli anni 2000 sono finiti nella lista dei maggiori incassi al botteghino (se si aggiusta ovviamente il tasso di inflazione). Negli Stati Uniti - il mercato musicale più grande al mondo - nel 2014 nessun cantante ha venduto un milione di dischi. La tv è sottomessa alla spada di Damocle dello share, che la nascita del digitalee la diffusione del satellite hanno reso ancora più affilata, ma le serie hanno in parte la possibilità di smarcarsi da questo meccanismo: da un punto di vista produttivo i loro risultati, infatti, possono essere valutati nel tempo, su più piattaforme e in diversi paesi. Il loro successo può crescere con la fruizione, con la distribuzione: non si consumano passaggio dopo passaggio, ma anzi diventano cult. Serializzare un'idea significa specularci, ma non nell'accezione orrida dello sfruttamento senza scrupolo, al contrario nel significato filosofico di indagare, ricercare, esplorare. Speculare su una trama sino a raggiungere l'opera che si vuole compiere e in cui far specchiare il lettore. In fondo riflettere, torcere, approfondire la stessa idea è il modo migliore per far attraversare l'intero mondo attraverso quell'idea. Qui Heidegger può impropriamente venire in soccorso: pensare è limitarsi a un solo pensiero che un giorno si arresterà nel cielo del mondo, come una stella".
I premi ai meritevoli @WilliamHMacy+@UzoAduba suonano come una compensazione di altri awards dimenticati.
#SAGAwards #Shameless #OITNB
— Leo Damerini (@LeoDamerini) 26 Gennaio 2015
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