venerdì 19 febbraio 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
In "Vinyl" tutti i clichè della New York anni '70
""Vinyl", la serie targata HBO in 10 episodi, che porta la firma di Martin Scorsese, di Mick Jagger e di Terence Winter («I Soprano» e « Boardwalk Empire»), sembra fatta apposta per alimentare il mito di una New York tutta sesso, droga e rock'n'roll (Sky Atlantic, lunedì, ore 21.10 e a rotazione). Siamo nel 1973. Protagonista della serie è Richie Finestra (Bobby Cannavale), un produttore discografico a capo della American Century Records che, con l'ascesa del punk da una parte e dei successi pop dall'altra, cerca di rilanciare la propria etichetta discografica attraverso i Nasty Bits, una punk band emergente. Ricostruendo le vicende del protagonista, la serie descrive l'industria musicale dell'epoca (le grandi casi discografiche come la PolyGram stanno assorbendo le più piccole), all'alba di nascenti sottoculture musicali. II fermento di quegli anni (i riferimenti ai personaggi della scena artistica della Grande Mela, dai Led Zeppelin ad Andy Warhol, sono costanti) è riproposto in chiave di plateale anticonformismo, come se la scrittura della serie, riproponendo molti stilemi manieristici di «Boardwalk Empire», fosse vocata al maledettismo del rock. Come ha scritto giustamente Stefano Pistolini su IL, «si può prendere per buona la tesi di Scorsese, ma il suo cinismo per tanti versi è innervosente, la sua perfidia ha il gusto rancido della malevolenza di un uomo abile e sofisticato, ma inguaribilmente vecchio. Dalla sua rappresentazione della NY gonfia di droghe, sesso, perversioni e banconote, non trasudano sensazioni elettrizzanti, la sintonia con la modernità, il desiderio di descrivere un momento terribile e meraviglioso, ma soltanto i suoi squallori». Dal lungo pilot, «Vinyl» sembra quasi vendetta che Mick Jagger si prende nei confronti dell'America, quasi a decretare una superiorità della musica inglese, dopo che già allora aveva messo a repentaglio la buona creanza sonora con «Satisfaction»". (Aldo Grasso, 18.02.2016)

giovedì 18 febbraio 2016

NEWS - How to Get Away with Rumour. Terremoto ABC. Si dimette il Presidente delle "diversità" ("Quantico", "HTGAWM", "Black-ish"...) e arriva la prima dirigente nera di un major network (colei che volle fortemente "Scandal" e "OUAT"). Ma ora ques'ultima vuol rivoluzionare la rete e renderla più procedural...! 

News tratta da "Uproxx"
There’s little that’s flashy about ABC. It lacks an Empire-sized hit. Scandal and How to Get Away With Murder recently returned to series-low ratings. Agents of S.H.I.E.L.D. continues to be a ratings disappointment compared to the CW’s superior superhero series. But of the Big Four networks, ABC is quietly the most consistent.
Modern Family, while not Outstanding Comedy Series-worthy, isn’t a bad show, and Black-ish, Fresh Off the Boat, The Middle, and The Goldbergs continue to impress week after week. On the drama side, Quantico is a bonafide hit; Agent Carter has greatly improved in its second season; and your aunt probably still watches Castle. That’s a solid group of shows, but ABC ranks last in the 18-to-49 demographic, which is one of the reasons why the network’s frustrated entertainment president, Paul Lee, resigned today.
Mr. Lee’s departure was orchestrated by Ben Sherwood, chairman of the Disney-ABC Television Group, who became Mr. Lee’s boss early last year. Mr. Sherwood, who disagreed with Mr. Lee over programming choices and future strategy, has used ABC’s soft standing in the overall ratings race to make a case inside Disney for a management shake-up at the network. (via New York Times)
This departure is a big deal for two reasons. One, Lee is being replaced by Channing Dungey, the first black president of a major broadcast network. She helped launch Scandal and Once Upon a Time, two of ABC’s biggest hits.
Two, Lee emphasized diversity (Quantico, How to Get Away with Murder, Fresh Off the Boat, and Black-ish all premiered under his watch), wasn’t quick to pull the trigger on dramas with lower-than-expected ratings (like Agent Carter), and was willing to make on-the-fly adjustments, as he did (for the better) with The Muppets. In addition to being an advocate for those shows, Lee also backed “serialized dramas like Scandal and American Crime,” according to the New York Times, while the hands-on Sherwood “wanted ABC to focus more on CBS-style procedural crime series like N.C.I.S.” That’s worrisome.
It’s historically important that Dungey is the new president of ABC Entertainment, and lucky for her, Lee didn’t leave the cupboards bare. There are a lot of quality shows on ABC already — now it’s up to Dungey to find the one big hit her predecessor couldn’t. Hopefully it’s not N.C.I.S.: Orlando.

mercoledì 17 febbraio 2016

TELEFILM ART - Fermi tutti! C'è anche il fumetto di "Better Call Saul"!

News tratta da "Vulture"
In the first season of Better Call Saul, we saw Bob Odenkirk's Jimmy McGill before he assumed his alter ego as sleazy superlawyer Saul Goodman in Breaking Bad, who antiheroically pursues half-truths, shady justice, and the tax-dodging American way. In advance of Monday's second-season premiere, AMC has released a bizarre and delightful online comic wherein Saul, clad in a Superman-esque cape, flies around Albuquerque to combat some rowdy youths. It's written by Jenn Carroll and Gordon Smith, and features artwork by Steve Ellis. This is actually the second Better Call Saul comic, after last year's more realistic Better Call Saul: Client Development. The new caped-crusader series will be told in six parts and released bi-weekly. You can read the whole first installment on AMC's website right now. Up, up, and away (to a plea bargain)!

martedì 16 febbraio 2016

NEWS - Achtung, compagni! Nei network tv a garantire fedeltà e fare tendenza sono le serie tv, non più lo sport ("è un'aggiunta"). E dal 27 febbraio debutta Paramount Channel in chiaro...
Articolo tratto da "Affari e Finanza"
II futuro della televisione sarà in chiaro. La pay tv non scornparira, ma rallenterà con il free to air che si allargherà. Una tendenza che a livello internazionale è in atto da tempo e adesso prende piede in Italia. A fine mese sul numero 27 del telecomando debutterà Paramount Channel, un canale gratuito del colosso americano Viacom dove saranno trasmessi film e serie televisive. Nelle scorse settimane Sky ha rilevato proprio da Viacom il canale numero 8, dove c'era Mtv, per trasformarlo in una rete generalista, mentre Discovery ha comprato il numero 9 trasformando in "neogeneralista" Deejay Tv. Insomma a muoversi sono proprio i grandi editori della tv a pagamento. «Più che uno spostamento verso il chiaro, si tratta di un allargamento dell'offerta per coprire fasce di pubblico diverse», osserva Francesco Siliato, docente di Sociologia delle comunicazioni al Politecnico di Milano e partner dello Studio Frasi, che aggiunge: «Per la pay tv, aggredita da offerte on demand come Netflix, ampliare il mercato vuole dire difendersi. E il pubblico generalista ha capito da tempo che l'offerta televisiva si è ormai estesa a 20/30 canali». Non a caso la pay tv fatica a far crescere la sua base abbonati. Colpa della crisi economica ma anche dello sviluppo del digitale terrestre che ha ricevuto quantità di spettro multiple rispetto a quelle degli altri Paesi europei e a prezzi molto bassi. Anche per questo Sky ha avviato da qualche anno un percorso di cambiamento che ha portato ad affiancare al modello di tv satellitare a pagamento, nuovi modi per crescere nel mercato televisivo. Insomma la miglior difesa è l'attacco con l'obiettivo di contrastare il dominio delle generaliste: senza dimenticare che i canali in chiaro possono servire come finestre per la televisione a pagamento. In questo senso la strategia di Discovery è evidente: dopo il debutto nel 1997 con un'offerta in esclusiva su Tele , nel 2010 il gruppo ha iniziato a investire sul free to air, prima con Real Time - ottavo canale nazionale per share - poi con Dmax (uno dei più seguiti tra il pubblico maschile). I risultati sono evidenti: i 14 canali garantiscono uno share medio del 6,4% facendo di Discovery il terzo editore italiano. Sulla stessa lunghezza d'onda si muove Viacom che ha scelto di presidiare anche l'ambito in chiaro con l'obiettivo di costruire un portafoglio di prodotti ampio e diversificato per soddisfare i bisogni degli spettatori che non si riconoscono nell'offerta attuale. Si punta quindi sulla tv in chiaro nella speranza di recuperare reddittività che a livello di pay tv in Italia è tra le peggiori in Europa. Colpa anche della concorrenza a suon di sconti e offerte promozionah - in particolare tra Sky e Mediaset - che taglia i margini di guadagno senza far aumentare gli abbonati. La scelta di andare in chiaro convince gli addetti ai lavori e d'altra parte le rilevazioni dello studio Frasi sul consumo televisivo degli abbonati Sky e Mediaset mostrano come le serie tv e gli eventi più importanti siano seguiti free to air anche dal pubblico delle tv a pagamento. «Il paradigma è cambiato: i grandi eventi sono le serie che da un lato garantiscono la fedeltà dell'abbonato, dall'altro fanno tendenza. Lo sport serve sempre, ma in aggiunta», dice Siliato. «In termini di ritorno per un editore hanno più valore cinque buone serie che l'intera Olimpiade». C'è poi un'altra questione: per passare dalla tv in chiaro alla pay servono importanti - e costose - offerte di prime visioni con il rischio di drenare risorse senza garantire ritorni immediati, mentre il passaggio inverso è più facile perché gli asset di pregio già esistono. La difficoltà è piuttosto quella di calibrare l'offerta a pagamento con quella in chiaro. «Di certo non porteremo in free i capisaldi della pay», dicono a Sky. «I nostri abbonati continueranno ad avere i contenuti di pregio molto prima, in alta definizione e senza interruzioni». Sui canali del digitale terrestre arriveranno contenuti pensati per garantire la crescita del fatturato pubblicitario, senza dimenticare che una finestra in chiaro permette di gestire più facilmente quei diritti sportivi che richiedono una esposizione anche fuori dalla Pay, come nel caso della MotoGp o delle Olimpiadi. L'obiettivo di fondo è aumentare la raccolta pubblicitaria sommando a quella profilata - che fa concorrenza al web - delle tv quella pagamento, quella delle reti in chiaro. Chiudendo all'angolo tutti quanti non riescano a stare al passo.

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