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lunedì 29 maggio 2017

NEWS - Anche per Netflix c'è una prima volta. Ecco il motivo della cancellazione del costosissimo "The Get Down" (e non si tratta di budget), il primo titolo del servizio streaming a non essere rinnovato
News tratta da "Variety"
Netflix had never canceled an original scripted drama series — until this week. On Wednesday, the streaming service pulled the plug on “The Get Down,” one of the most expensive series in television history, with a first season that cost at least $120 million for 10 episodes. Despite recent assurances that creator Baz Luhrmann that a second season was in the offing, Netflix decided not to move forward with the Sony Pictures Television show. According to data from research firm Parrot Analytics, U.S. viewer demand for “The Get Down” never matched that of buzzier Netflix shows such as “Stranger Things” and “The Crown.” It also failed to outshine comparable linear series, including HBO’s canceled “Vinyl.” Parrot uses a proprietary demand-expression metric incorporating desire, engagement, and consumption measurements to gauge audience activity around a show. A report prepared for Variety found activity around “The Get Down” to be minimal in the weeks following its releaseFrom Aug. 11, 2016 through May 24, 2017, “The Get Down” registered 26.6% of the viewer demand for “Stranger Things” and 83.5% of the demand for “The Crown.” “The Get Down” enjoyed a relatively strong start, with 19.8 million demand expressions in its first week on Netflix. “The Crown” was 8.3% higher with 21.4 million demand expressions in its first week, beginning Nov. 4. Netflix split season one of “The Get Down” into two parts. While the premiere of part two April 7 gave the series a slight bump in audience demand for two weeks, that bump failed to sustain, with demand quickly regressing to a lackluster baseline. Parrot also compared demand for “The Get Down” to that for two linear dramas rooted in music — Fox’s “Empire” and HBO’s “Vinyl.” Unsurprisingly, “Empire” — one of the most watched series on television — far outperformed “The Get Down” in audience demand. When compared to “Vinyl,” the “The Get Down” averaged 92% more demand than the HBO show for the Aug. 11-May 24 period. But that’s no great accomplishment, considering that “Vinyl”had been canceled long before that stretch began. In between the premieres of parts one and two of “The Get Down” season one, the series showed a baseline level of demand near or lower than a show that had already been killed. Looking at international markets, “The Get Down” was far outperformed in Brazil and France by “Stranger Things.” In Brazil, the Luhrmann series performed on par with “The Crown,” with neither able to muster much demand. In France, “The Crown” preformed slightly better.

mercoledì 6 luglio 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
"Billions", perla sulla finanza americana
"Chi ha amato film sulla finanza americana come La grande scommessa, Wall Street. Money Never Sleeps, Too Big to Fail; chi li ha amati come film e non solo per l'argomento trattato; chi ha letto il libro o visto a teatro Lehman Trilogy di Stefano Massini; chi... Ebbene all'ideale spettatore non può mancare questa perla, da aggiungere alla collezione. Si tratta di «Billions» ideata da Brian Koppelman (è anche il produttore di «Vinyl»), David Levien (co-sceneggiatore di Ocean's Thirteen) e Andrew Ross Sorkin, editorialista economico del New York Times e autore del libro Too Big to Fail (Sky Atlantic, martedì, ore 21.1o). «Billions» si ispira non poco al lavoro del procuratore Preet Bharara e in particolare alla sua crociata contro i reati finanziari nel Southern District di New York. La storia, infatti, ruota attorno allo scontro tra due forti personalità:il procuratore Chuck Rhodes (Paul Giamatti) e Bobby «Axe» Axelrod (Damian Lewis, l'inquietante «uscio» di «Homeland»), un miliardario geniale che ha fatto fortuna speculando in borsa. E uno scontro giudiziario duro, la versione moderna del duello western. Per Rhodes, c'è in gioco la carriera, l'onorabilità, l'incarnazione del bene pubblico (lo sceriffo); per Axe la riconferma di essere il numero uno del mondo del trading, della giungla dei fondi speculativi (il bandito rispettabile). In mezzo ai due c'è la moglie di Chuck, Wendy (Maggie Siff). Lavora come psicologa presso la società di Axe, esponendosi a un imbarazzante conflitto di interessi, e con il marito accondiscende a pratiche notturne non proprio ortodosse. La serie prodotta da Showtime vive su vicende che sono di per sé avvincenti (inchieste, giochi di borsa, scalate societarie, truffe...) ma che non sarebbero tali se non fossero sorrette da una recitazione e da dialoghi eccellenti. Il cast è pressoché perfetto, non un ruolo sbagliato. Notevole il cameo del concerto dei Metallica". (Aldo Grasso, 06.07.2016)

venerdì 1 luglio 2016

venerdì 19 febbraio 2016

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

CORRIERE DELLA SERA
In "Vinyl" tutti i clichè della New York anni '70
""Vinyl", la serie targata HBO in 10 episodi, che porta la firma di Martin Scorsese, di Mick Jagger e di Terence Winter («I Soprano» e « Boardwalk Empire»), sembra fatta apposta per alimentare il mito di una New York tutta sesso, droga e rock'n'roll (Sky Atlantic, lunedì, ore 21.10 e a rotazione). Siamo nel 1973. Protagonista della serie è Richie Finestra (Bobby Cannavale), un produttore discografico a capo della American Century Records che, con l'ascesa del punk da una parte e dei successi pop dall'altra, cerca di rilanciare la propria etichetta discografica attraverso i Nasty Bits, una punk band emergente. Ricostruendo le vicende del protagonista, la serie descrive l'industria musicale dell'epoca (le grandi casi discografiche come la PolyGram stanno assorbendo le più piccole), all'alba di nascenti sottoculture musicali. II fermento di quegli anni (i riferimenti ai personaggi della scena artistica della Grande Mela, dai Led Zeppelin ad Andy Warhol, sono costanti) è riproposto in chiave di plateale anticonformismo, come se la scrittura della serie, riproponendo molti stilemi manieristici di «Boardwalk Empire», fosse vocata al maledettismo del rock. Come ha scritto giustamente Stefano Pistolini su IL, «si può prendere per buona la tesi di Scorsese, ma il suo cinismo per tanti versi è innervosente, la sua perfidia ha il gusto rancido della malevolenza di un uomo abile e sofisticato, ma inguaribilmente vecchio. Dalla sua rappresentazione della NY gonfia di droghe, sesso, perversioni e banconote, non trasudano sensazioni elettrizzanti, la sintonia con la modernità, il desiderio di descrivere un momento terribile e meraviglioso, ma soltanto i suoi squallori». Dal lungo pilot, «Vinyl» sembra quasi vendetta che Mick Jagger si prende nei confronti dell'America, quasi a decretare una superiorità della musica inglese, dopo che già allora aveva messo a repentaglio la buona creanza sonora con «Satisfaction»". (Aldo Grasso, 18.02.2016)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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