NEWS - Pay tv: "entro 3 anni obiettivo 13 milioni di abbonati!". Patuano, AD Telecom, dixit..."In Europa sono al 50% degli abitanti, noi fermi al 25%"
(ANSA) - ROMA - "L'obiettivo e' di arrivare a 12-13 milioni di clienti paganti nel sistema Italia entro tre anni". Lo ha indicato l'ad di Telecom Marco Patuano che si dice "molto ottimista sul fatto che i contenuti di qualita' troveranno la domanda". "In giro per l'Europa il tasso di penetrazione della pay tv e' piu' o meno del 50% delle unita' immobiliari - ha spiegato - . Noi siamo al 20-25% e dobbiamo immaginare che se arrivassimo al 55% dei 24-25 milioni di unita' immobiliari in Italia non sarebbe una cifra assurda". Patuano ha ricordato che in Italia oggi ci sono sette milioni di collegamenti nella pay tv.
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martedì 6 ottobre 2015
mercoledì 29 luglio 2015
NEWS - Ultima ora! Netflix sigla accordo con Telecom per farsi vedere in tv (con decoder Timvision)
(ANSA) - MILANO, 29 LUG - Telecom ha raggiunto un accordo con Netflix per portare l'internet tv americana sulla propria piattaforma Timvision. I clienti potranno cosi' accedere ai programmi Netflix dal televisore di casa. L'intesa, sottolinea il gruppo italiano in una nota, da' un contributo importante alla diffusione della banda ultra larga in Italia. I clienti dell'azienda italiana potranno accedere in modalita' on demand, attraverso il decoder Timvision, ai contenuti di Netflix, che offre un'amplia selezione di film e serie televisive e una sezione dedicata ai piu' piccoli. Tim e Netflix prevedono di introdurre una modalita' di sottoscrizione e accesso semplificata per fornire lo streaming di alta qualita'. L'offerta della tv Usa sara' proposta al pubblico italiano con sottotitoli e doppiaggio. "La partnership con Netflix conferma la nostra strategia industriale e ci vede in Italia come l'unica piattaforma aperta di distribuzione di contenuti premium che integra le migliori offerte disponibili sul mercato", dichiara Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom. ''Questo accordo dimostra ancora una volta come i grandi player premino la qualita' delle nostre reti - aggiunge -. Con Netflix proseguiamo nel percorso di collaborazione tra le telco e le media companies che ci consente di proporci al mercato con un'offerta pienamente convergente, rafforzando un nuovo modello di business centrato sulla video strategy". "Siamo felici di presentare Netflix al pubblico italiano" afferma Bill Holmes, responsabile generale Business Development dell'azienda americana. "La partnership con Telecom Italia rendera' ancora piu' semplice agli italiani scoprire Netflix e, con esso, un nuovo modo di guardare la Tv, che consente agli spettatori di decidere quando e come godersi lo spettacolo".
(ANSA) - MILANO, 29 LUG - Telecom ha raggiunto un accordo con Netflix per portare l'internet tv americana sulla propria piattaforma Timvision. I clienti potranno cosi' accedere ai programmi Netflix dal televisore di casa. L'intesa, sottolinea il gruppo italiano in una nota, da' un contributo importante alla diffusione della banda ultra larga in Italia. I clienti dell'azienda italiana potranno accedere in modalita' on demand, attraverso il decoder Timvision, ai contenuti di Netflix, che offre un'amplia selezione di film e serie televisive e una sezione dedicata ai piu' piccoli. Tim e Netflix prevedono di introdurre una modalita' di sottoscrizione e accesso semplificata per fornire lo streaming di alta qualita'. L'offerta della tv Usa sara' proposta al pubblico italiano con sottotitoli e doppiaggio. "La partnership con Netflix conferma la nostra strategia industriale e ci vede in Italia come l'unica piattaforma aperta di distribuzione di contenuti premium che integra le migliori offerte disponibili sul mercato", dichiara Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom. ''Questo accordo dimostra ancora una volta come i grandi player premino la qualita' delle nostre reti - aggiunge -. Con Netflix proseguiamo nel percorso di collaborazione tra le telco e le media companies che ci consente di proporci al mercato con un'offerta pienamente convergente, rafforzando un nuovo modello di business centrato sulla video strategy". "Siamo felici di presentare Netflix al pubblico italiano" afferma Bill Holmes, responsabile generale Business Development dell'azienda americana. "La partnership con Telecom Italia rendera' ancora piu' semplice agli italiani scoprire Netflix e, con esso, un nuovo modo di guardare la Tv, che consente agli spettatori di decidere quando e come godersi lo spettacolo".
giovedì 23 luglio 2015
NEWS - Telecom una e trina. Ecco gli accordi che l'azienda interseca con Sky, Mediaset e Netflix: monopolio tecnologico pressochè totale sui prossimi contenuti tv
Articolo di Edoardo Segantini per "Corriere Economia"
Piano di sviluppo, quotazione di Inwit, accordi per l'offerta di contenuti pregiati. Telecom Italia, secondo le «voci di dentro», sta provando a rialzare la testa. Nei prossimi tre anni, secondo i piani, l'azienda investirà quattro miliardi di euro in Brasile e dieci in Italia, tre dei quali per lo sviluppo della rete in fibra ottica. II tema è stato ed è al centro di polemiche, in parte scaturite dal piano governativo per la banda ultralarga che, in una prima versione, sottovalutava le alternative tecnologiche alla fibra, basate sul potenziamento del cavo coassiale di rame. Non si tratta di una polemica «tecnica» ma di una critica più profonda, che sembra mettere in discussione la stessa logica aziendale — investire dove conviene — e auspicare il ritorno dello Stato nell'azionariato dell'operatore storico. Dietro la cortina delle dichiarazioni, il dibattito verte insomma sul fatto se la Cassa depositi e prestiti (Cdp) debba diventare socia e con quale ruolo. L'ex presidente Franco Bassanini accusa Telecom di investire troppo poco nella rete ottica fino alle case, il presidente di Telecom Giuseppe Recchi e l'amministratore delegato Marco Patuano replicano che gli investimenti stanziati sono più che sufficienti per rispondere alla domanda di mercato. L'interrogativo, comunque, rimane: è giusto che lo Stato, via Cdp, rientri nella società ex monopolista, da cui uscì (malamente) nel 1997? Per fare che cosa? E con quali poteri? Quesiti non irrilevanti, visto che, con una quota di capitale ipotizzabile nel 10 per Previsti 4 miliardi di investimenti in Brasile e 10 in Italia, 3 per la fibra ottica cento, la Cassa non avrebbe comunque il peso sufficiente per obbligare la società a investire in iniziative senza un prevedibile, adeguato ritorno. Altre domande ruotano intorno alla figura del nuovo azionista di riferimento con il 15 per cento, Vincent Bolloré, il cui avvento mette fine a un altro sogno telecomiano (secondo i più cattivi «telecomico»): il sogno della public compam. Convergenza francese l I patron di Vivendi — potente nella natia Francia ma, diversamente dagli spagnoli di Telefonica, molto ben piazzato anche nel sistema di potere made in Italy — sta muovendo le sue pedine per accreditarsi come socio industriale e di lungo periodo. Secondo il top management di Tele-com, Bolloré apportera un'esperienza mediatica preziosa e del tutto coerente con il disegno di trasformare l'azienda in un hub per la distribuzione dei contenuti televisivi premium. Intervenendo alla presentazione di un tempestivo ebook sul finanziere bretone («II nuovo re dei media europei», di Fiorina Capozzi), il massmediologo Augusto Preta, che di Vivendi è stato a lungo consulente, dice che la sua principale abilità è quella di prendere in mano progetti mal combinati e di trasformarli in imprese vincenti. Vedremo. Di certo Vivendi ha una sua pay tv, Canal Plus, una major musicale, Universal, e una piattaforma di video, Daily-motion e potrà alimentare l'offerta di Telecom Italia. Quest'ultima, peraltro, sulla strada dei contenuti è già avviata: nell'aprile scorso ha firmato un contratto con Sky e si appresta a chiudere con Mediaset entro l'estate e con Netflix in autunno. Tutte offerte destinate a clienti con banda ultralarga, cioè superiore ai 30 mega. Diversamente da Sky, che ha sviluppato un proprio decoder, l'azienda del Biscione si appoggerà alla piattaforma TimVision. Così, prevedibilmente, farà anche Netflix, con cui sono in corso trattative sul catalogo delle serie tv (tipo House of Cards). L'avvicinamento al mondo dei contenuti, che vede impegnati anche altri operatori come Vodafone, rappresenta il vero contrattacco delle telco nella ricerca di nuove fonti di valore. La famosa «convergenza». Da tempo gli operatori televisivi e di telecomunicazioni la preparano, ma oggi è una realtà, spinta dalla più forte delle motivazioni: la paura. II timore di perdere nuovo terreno a favore di Google e degli Over the top, i nuovi monopoli del web. Se la rivoluzione non è un pranzo di gala, neppure la convergenza lo sarà. Sarà un fenomeno dirompente. Da cui derivano nuove sfide per tutti, regolatori compresi. È giusto, ad esempio, mantenere la cosiddetta «asimmetria regolatoria» che, fino a ora, ha favorito gli Over the top rispetto agli operatori telefonici? Bisogna togliere vincoli ai secondi o aggiungerne ai primi? Fermandosi al presente, gli accordi come quelli di Telecom e di Vodafone non sono in esclusiva, e non dovrebbero creare problemi di concorrenza e danneggiare i clienti, che semmai vedranno aumentare le possibilità di scelta. Le stesse Authority dovranno probabilmente adeguarsi, da un punto di vista organizzativo, al nuovo mercato convergente: quello che qualcuno chiama il «mercato dell'attenzione».
Articolo di Edoardo Segantini per "Corriere Economia"
Piano di sviluppo, quotazione di Inwit, accordi per l'offerta di contenuti pregiati. Telecom Italia, secondo le «voci di dentro», sta provando a rialzare la testa. Nei prossimi tre anni, secondo i piani, l'azienda investirà quattro miliardi di euro in Brasile e dieci in Italia, tre dei quali per lo sviluppo della rete in fibra ottica. II tema è stato ed è al centro di polemiche, in parte scaturite dal piano governativo per la banda ultralarga che, in una prima versione, sottovalutava le alternative tecnologiche alla fibra, basate sul potenziamento del cavo coassiale di rame. Non si tratta di una polemica «tecnica» ma di una critica più profonda, che sembra mettere in discussione la stessa logica aziendale — investire dove conviene — e auspicare il ritorno dello Stato nell'azionariato dell'operatore storico. Dietro la cortina delle dichiarazioni, il dibattito verte insomma sul fatto se la Cassa depositi e prestiti (Cdp) debba diventare socia e con quale ruolo. L'ex presidente Franco Bassanini accusa Telecom di investire troppo poco nella rete ottica fino alle case, il presidente di Telecom Giuseppe Recchi e l'amministratore delegato Marco Patuano replicano che gli investimenti stanziati sono più che sufficienti per rispondere alla domanda di mercato. L'interrogativo, comunque, rimane: è giusto che lo Stato, via Cdp, rientri nella società ex monopolista, da cui uscì (malamente) nel 1997? Per fare che cosa? E con quali poteri? Quesiti non irrilevanti, visto che, con una quota di capitale ipotizzabile nel 10 per Previsti 4 miliardi di investimenti in Brasile e 10 in Italia, 3 per la fibra ottica cento, la Cassa non avrebbe comunque il peso sufficiente per obbligare la società a investire in iniziative senza un prevedibile, adeguato ritorno. Altre domande ruotano intorno alla figura del nuovo azionista di riferimento con il 15 per cento, Vincent Bolloré, il cui avvento mette fine a un altro sogno telecomiano (secondo i più cattivi «telecomico»): il sogno della public compam. Convergenza francese l I patron di Vivendi — potente nella natia Francia ma, diversamente dagli spagnoli di Telefonica, molto ben piazzato anche nel sistema di potere made in Italy — sta muovendo le sue pedine per accreditarsi come socio industriale e di lungo periodo. Secondo il top management di Tele-com, Bolloré apportera un'esperienza mediatica preziosa e del tutto coerente con il disegno di trasformare l'azienda in un hub per la distribuzione dei contenuti televisivi premium. Intervenendo alla presentazione di un tempestivo ebook sul finanziere bretone («II nuovo re dei media europei», di Fiorina Capozzi), il massmediologo Augusto Preta, che di Vivendi è stato a lungo consulente, dice che la sua principale abilità è quella di prendere in mano progetti mal combinati e di trasformarli in imprese vincenti. Vedremo. Di certo Vivendi ha una sua pay tv, Canal Plus, una major musicale, Universal, e una piattaforma di video, Daily-motion e potrà alimentare l'offerta di Telecom Italia. Quest'ultima, peraltro, sulla strada dei contenuti è già avviata: nell'aprile scorso ha firmato un contratto con Sky e si appresta a chiudere con Mediaset entro l'estate e con Netflix in autunno. Tutte offerte destinate a clienti con banda ultralarga, cioè superiore ai 30 mega. Diversamente da Sky, che ha sviluppato un proprio decoder, l'azienda del Biscione si appoggerà alla piattaforma TimVision. Così, prevedibilmente, farà anche Netflix, con cui sono in corso trattative sul catalogo delle serie tv (tipo House of Cards). L'avvicinamento al mondo dei contenuti, che vede impegnati anche altri operatori come Vodafone, rappresenta il vero contrattacco delle telco nella ricerca di nuove fonti di valore. La famosa «convergenza». Da tempo gli operatori televisivi e di telecomunicazioni la preparano, ma oggi è una realtà, spinta dalla più forte delle motivazioni: la paura. II timore di perdere nuovo terreno a favore di Google e degli Over the top, i nuovi monopoli del web. Se la rivoluzione non è un pranzo di gala, neppure la convergenza lo sarà. Sarà un fenomeno dirompente. Da cui derivano nuove sfide per tutti, regolatori compresi. È giusto, ad esempio, mantenere la cosiddetta «asimmetria regolatoria» che, fino a ora, ha favorito gli Over the top rispetto agli operatori telefonici? Bisogna togliere vincoli ai secondi o aggiungerne ai primi? Fermandosi al presente, gli accordi come quelli di Telecom e di Vodafone non sono in esclusiva, e non dovrebbero creare problemi di concorrenza e danneggiare i clienti, che semmai vedranno aumentare le possibilità di scelta. Le stesse Authority dovranno probabilmente adeguarsi, da un punto di vista organizzativo, al nuovo mercato convergente: quello che qualcuno chiama il «mercato dell'attenzione».
mercoledì 27 maggio 2015
NEWS - Telecom se la fa con tutti! Oltre a Netflix, Sky e Mediaset, la compagnia telefonica apre a Hulu, HBO, Amazon...(manca solo Telelombardia)
Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
«Siamo venuti a casa dei nostri amici per dirgli che siamoi numeri uno». L'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, esordisce così davanti a circa 2mila rivenditori invitatia Londra per la convention nazionale della divisione consumer. Troppo ghiotta l'occasione per non lanciare una stoccata al diretto concorrente: quella Vodafone che in Italia ha ceduto a Tim, dopo 4 anni, il primato nel mercato delle Sim residenziali (27,6% contro 27,2%a dicembre secondo gli ultimi dati Agcom), ma che rispetto all'ex monopolista a marzo ha rivendicato il primato nei clienti 4G: 2,8 milioni contro gli 1,8 di Tim. «Siamo già oltre i 2 milioni - dice Patuano al Sole 24 Ore - e comunque non è la gara fra noi e Vodafone la questione: siamo due operatori che stanno puntando su qualità e user experience. Per quanto ci riguarda noi miriamo a raddoppiare i clienti 4G entro fine anno, portandoli oltre quota 4 milioni». Dato, questo, centrale perché «il cliente 4G vale circa 4 euro in più al mese rispetto al cliente tradizionale». Il raddoppio della clientela entro il 2015 è un concetto che ricorre più volte durante l'intervento di Patuano davanti ai dealer. Lo stesso target vale infatti per la fibra (316 mila i clienti a marzo) come per i clienti legati all'offerta video. Del resto è su questo versante che si sta impennando il consumo di dati, vera chiave di business per le telco. Sull'offerta di videostreaminge Ott television l'idea è di passare «dai 400mila clienti attuali (in cui rientrano sottoscrittori Timvision e i primi abbonati all'offerta Sky-Tim, ndr. )a oltre un milione, nel giro di dodici mesi». Qui,a sentire Patuano, si gioca gran parte della sfida del prossimo futuro: «Abbiamo creato una piattaforma aperta, che vuole essere la casa di tutti i possessori di contenuti». Cosa vuol dire? «Con un lavoro costato alcune centinaia di milionie oltre due anni di tempo, abbiamo creato una piattaforma, ora sfruttata da Sky e per la quale è iniziata la vendita da qualche settimana, ma che è aperta a tutti coloro che hanno palinsestio library». Nelle slide si leggono i nomi di Netflix, Hbo, Amazon Prime, Hulu. E Mediaset Premium? «Mediaset sarà il primo cliente», replica Patuano. No comment se l'accordo sia arrivato o sia ancora da definire. Quel che però per Patuano rileva è che «la piattaforma rappresenta l'elemento che ci differenzia dai competitor. Che come noi possono avere infrastrutture e/o offerte. Ma la piattaforma è solo nostra. E noi siamo in grado di fornire un servizio chiavi in manoa chi possiedei contenuti,a partire dal Set-top box, fino al billing (e quindi la fatturazione in bolletta, ndr.) o al caring». Certo, alla base c'è sempre il nodo degli investimenti sulla rete, senza i quali il discorso decade. «Metroweb sarebbe stata un'opportunità. Poi la vita continua», risponde a specifica domanda l'ad di Telecom Italia rispedendo al mittente però qualsiasi appunto sul fatto che Telecom non investa: «Noi abbiamo dimostrato di investire sulla rete. In alcune zone del Paese solo noi.E comunque, al di là di questo chi dice che non investiamo dimostra di non conoscere affatto il nostro business model». Qui passato e futuro si intrecciano, con un rebranding già partitoa valle del quale nel 2016 resterà solo il marchio Tim. Il tutto per un business model "quadruple play" con telefonia mobile, dati, on demand, ma anche telefonia fissa in cui il canone dall'1 maggio è andato definitivamente in soffitta lasciando il posto a tre offerte. Qui sulla telefonia fissa ci sono 4,3 milioni di clienti senza broadband che rappresentano un bacino di potenziali utilizzatori dei nuovi servizi in fibra. Per questi e per gli altri, clienti da almeno 10 anni, è anche in arrivo un "premio fedeltà": «Regaleremo - dice Stefano De Angelis, direttore della divisione consumer di Telecom Italia - un anno di assicurazione sulla casa. Un modo per dire grazie».
Articolo tratto da "Il Sole 24 ore"
«Siamo venuti a casa dei nostri amici per dirgli che siamoi numeri uno». L'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, esordisce così davanti a circa 2mila rivenditori invitatia Londra per la convention nazionale della divisione consumer. Troppo ghiotta l'occasione per non lanciare una stoccata al diretto concorrente: quella Vodafone che in Italia ha ceduto a Tim, dopo 4 anni, il primato nel mercato delle Sim residenziali (27,6% contro 27,2%a dicembre secondo gli ultimi dati Agcom), ma che rispetto all'ex monopolista a marzo ha rivendicato il primato nei clienti 4G: 2,8 milioni contro gli 1,8 di Tim. «Siamo già oltre i 2 milioni - dice Patuano al Sole 24 Ore - e comunque non è la gara fra noi e Vodafone la questione: siamo due operatori che stanno puntando su qualità e user experience. Per quanto ci riguarda noi miriamo a raddoppiare i clienti 4G entro fine anno, portandoli oltre quota 4 milioni». Dato, questo, centrale perché «il cliente 4G vale circa 4 euro in più al mese rispetto al cliente tradizionale». Il raddoppio della clientela entro il 2015 è un concetto che ricorre più volte durante l'intervento di Patuano davanti ai dealer. Lo stesso target vale infatti per la fibra (316 mila i clienti a marzo) come per i clienti legati all'offerta video. Del resto è su questo versante che si sta impennando il consumo di dati, vera chiave di business per le telco. Sull'offerta di videostreaminge Ott television l'idea è di passare «dai 400mila clienti attuali (in cui rientrano sottoscrittori Timvision e i primi abbonati all'offerta Sky-Tim, ndr. )a oltre un milione, nel giro di dodici mesi». Qui,a sentire Patuano, si gioca gran parte della sfida del prossimo futuro: «Abbiamo creato una piattaforma aperta, che vuole essere la casa di tutti i possessori di contenuti». Cosa vuol dire? «Con un lavoro costato alcune centinaia di milionie oltre due anni di tempo, abbiamo creato una piattaforma, ora sfruttata da Sky e per la quale è iniziata la vendita da qualche settimana, ma che è aperta a tutti coloro che hanno palinsestio library». Nelle slide si leggono i nomi di Netflix, Hbo, Amazon Prime, Hulu. E Mediaset Premium? «Mediaset sarà il primo cliente», replica Patuano. No comment se l'accordo sia arrivato o sia ancora da definire. Quel che però per Patuano rileva è che «la piattaforma rappresenta l'elemento che ci differenzia dai competitor. Che come noi possono avere infrastrutture e/o offerte. Ma la piattaforma è solo nostra. E noi siamo in grado di fornire un servizio chiavi in manoa chi possiedei contenuti,a partire dal Set-top box, fino al billing (e quindi la fatturazione in bolletta, ndr.) o al caring». Certo, alla base c'è sempre il nodo degli investimenti sulla rete, senza i quali il discorso decade. «Metroweb sarebbe stata un'opportunità. Poi la vita continua», risponde a specifica domanda l'ad di Telecom Italia rispedendo al mittente però qualsiasi appunto sul fatto che Telecom non investa: «Noi abbiamo dimostrato di investire sulla rete. In alcune zone del Paese solo noi.E comunque, al di là di questo chi dice che non investiamo dimostra di non conoscere affatto il nostro business model». Qui passato e futuro si intrecciano, con un rebranding già partitoa valle del quale nel 2016 resterà solo il marchio Tim. Il tutto per un business model "quadruple play" con telefonia mobile, dati, on demand, ma anche telefonia fissa in cui il canone dall'1 maggio è andato definitivamente in soffitta lasciando il posto a tre offerte. Qui sulla telefonia fissa ci sono 4,3 milioni di clienti senza broadband che rappresentano un bacino di potenziali utilizzatori dei nuovi servizi in fibra. Per questi e per gli altri, clienti da almeno 10 anni, è anche in arrivo un "premio fedeltà": «Regaleremo - dice Stefano De Angelis, direttore della divisione consumer di Telecom Italia - un anno di assicurazione sulla casa. Un modo per dire grazie».
venerdì 15 maggio 2015
(ANSA) - Le
indiscrezioni sul recente incontro ad Arcore tra Rupert Murdoch e Silvio
Berlusconi riferiscono che l'argomento all'ordine del giorno e' stata la
possibile vendita di Premium, la pay tv del gruppo Mediaset, a
Sky, la tv satellitare del magnate australiano. E
certamente il confronto e' in corso, con possibilita' di alleanze sui
contenuti. Ma la trasferta di Murdoch ha una motivazione di
fondo. La volonta' e' di verificare la possibilita' di fare fronte
comune contro il vero nemico di entrambi: Netflix, la public
company americana che in pochi anni e' diventata un vero
colosso puntando sulla televisione on demand, su richiesta, un
mercato in continua espansione molto diverso dai palinsesti
tradizionali, basato anche sull'offerta di produzioni originali.
Tra quelle di maggior successo, per esempio, e' House of
cards, che accende i riflettori sulle lotte dietro le quinte alla
Casa Bianca. Netflix e' gia' sbarcata
nel Regno Unito e in buona parte dei Paesi europei, con piani di forte crescita.
L'allarme di Murdoch a Berlusconi e' stato senza giri di parole:
attenzione, e' stato il senso del suo pensiero, perche' il
rischio, tra cinque anni, e' di essere spazzati via. Un allarme, quello di
Murdoch, che per Berlusconi e' stato soltanto l'ultima
conferma. In Italia, per il momento, il gruppo americano non e' ancora
entrato, anche se le sue serie televisive stanno acquistando
notorieta'. Soprattutto tra i giovani e nelle grandi citta' i canali
televisivi generalisti sono in netto calo di ascolti,
mentre cresce l'abitudine alla tv on demand. Ma la crescita
di Netflix sul mercato italiano, a partire dall'esordio previsto
per fine anno e su cui sono in corso trattative con
l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, e'
condizionato alla costruzione di una rete nazionale in cavi di
fibra ottica superveloce, che ancora manca. Per questo lo scontro in corso
tra Cdp (Cassa depositi e prestiti), d'intesa con il governo, e Telecom
Italia va letto tenendo conto della variabile televisiva. Cdp
punta a recuperare i ritardi dell'Italia rispetto agli obiettivi
europei della banda larga rendendola disponibile ad oltre
meta' degli italiani, come spiega il documento sulle "linee
guida del progetto nazionale della fibra", presentato nel
marzo scorso a Telecom Italia. La proposta di piano lascia alla
societa' un ruolo chiave ma non esclusivo e, soprattutto, condizionato
agli investimenti che verranno effettivamente realizzati. Il
progetto, in aprile, e' stato bocciato da Telecom, che ha
controproposto la firma di una lettera d'intenti con accordi diversi. Le
principali differenze sono tre: il controllo da subito
delle operazioni arrivando poi al 100% di proprieta' della
nuova rete, una copertura del territorio molto meno estesa,
la previsione di arrivare con la fibra ottica soltanto alla
base degli stabili e non nei singoli appartamenti (mantenendo
cosi' l'ultimo tratto della rete in rame, di cui Telecom ha
l'esclusiva e che ha tutto l'interesse a valorizzare per piu' tempo
possibile). La rottura e' stata inevitabile,
con il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, e la maggioranza del
consiglio di amministrazione che hanno isolato la
posizione di Patuano, piu' disponibile alla trattativa con Cdp e con il
governo. In consiglio il confronto sulla linea da seguire
nei negoziati con Cdp, tenuto strettamente riservato, risulta
avere avuto toni serrati. Da segnalare il pieno appoggio a
Patuano del consigliere francese Jean Paul Fitoussi,
mentre altri hanno sostenuto la linea dura. Spicca, tra loro,
Tarak Ben Ammar, l'imprenditore tunisino che, per una volta,
e' venuto meno al ruolo che ama di piu', quello di mediatore. Proprio Tarak va tenuto d'occhio
perche' ha un ruolo determinante nei rapporti con il finanziere
bretone Vincent Bollore', presidente di Vivendi, leader nei
media e nei contenuti, che sta subentrando agli spagnoli
di Telefonica come azionista di riferimento dell'azionariato di
Telecom Italia. Patuano ha scommesso su un assetto azionario
da public company. La realta' e' che Vivendi e i francesi si
annunciano come protagonisti. Il passo successivo e' che, nel
nome della convergenza tra contenuti e tlc, potrebbero
favorire la grande alleanza tra Telecom e un gruppo molto vicino
da sempre a Tarak: Mediaset e le sue televisioni. Tarak, che si
divide tra Parigi, Roma e Milano, e' un grande amico di Silvio
Berlusconi ed e' stato anche consigliere di amministrazione
Mediaset. Netflix, con massima soddisfazione per Murdoch, puo' aspettare.
lunedì 20 aprile 2015
NEWS - Habemus Netflix! Dall'autunno lo sbarco in Italia: monitorati i gusti degli italiani che s'imbucano abbonandosi in Usa. Allo studio serie tv italiane ad hoc. Sky pronta allo scontro s-fibra-nte. Unico nodo da sciogliere, con chi si sposerà Netflix (Telecom o Vodafone?)
Articolo tratto da "Affari e Finanza" de "La Repubblica"
La partita della fibra ottica - che chiama in campo il governo e Mediaset,
Sky e Telecom, Vodafone e Metroweb - deve fare i conti con un ostacolo
piccolo ma ben appuntito. Ora che la crisi economica vive la sua coda
avvelenata, le famiglie e le imprese non corrono certo ad abbonarsi
all'Internet veloce, laddove c'è. Risparmiano, si accontentano delle
velocità web disponibili, annusano l'aria per capire se questa benedetta
fibra assicuri per davvero i vantaggi promessi. Ed ecco allora i big
della telefonia giocare la carta che i "cugini" europei hanno già calato
da tempo: quella della tv. Lungo la fibra devono correre i contenuti
televisivi perché famiglie e imprese si decidano all'acquisto (come
dimostrano i trend stupefacenti della Francia). Succede così che Sky e
Telecom inizino la vendita dei programmi tv via web veloce. E l'offerta
ha 4 gambe perché tu compri in un colpo anche telefonia fissa, cellulare
e Internet a larghissima banda. Una nuova esca intanto prende già corpo
all'orizzonte, e si chiama Netflix, attesa qui da noi per l'autunno. La
tv via cavo americana è molto amata tra i giovani anche perché costa
poco. Nel Regno Unito, il primo mese è gratis mentre dal secondo si
pagano tra le 5,99 e le 8,99 sterline (a seconda della qualità del
segnale, se standard o in hd, e del numero di schermi casalinghi
collegati). In Italia, Netflix è contesa tra Telecom e Vodafone che già
lanciano la volata a chi annuncerà per primo le nozze. Nella trattativa
Telecom schiera due manager ben attrezzati. Sono Pietro Labriola, 48
anni, direttore della "Trasformazione del business", e Stefano De
Angelis, già Ceo della controllata argentina. Il dialogo va avanti,
anche se Netflix chiede forti garanzie (da precisare a contratto) sulla
qualità nella banda. Vodafone Italia tratta nell'ombra, forte della
benedizione del Grande Capo Vittorio Colao, che da ottobre si dice «in
love», innamorato di Netflix. Loro, gli americani, hanno cominciato a
includere Roma nei loro sempre più frequenti tour europei. L'inviato di
Netflix si chiama Darren Nielson, manager già alla Sony, ora
responsabile dell'Acquisizione Contenuti alla paytv. Tracce del suo
passaggio si trovano in Rai, al Leone Film Group di Andrea Leone (figlio
di Sergio) e presso alcuni produttori di grido. L'idea di Netflix è di
produrre anche delle serie in Italia, sul modello di quanto ha fatto in
Francia con Marseille (storia di un sindaco al potere da 25 anni che
ricorda Frank Underwood di House of Cards ). In attesa di firmare i
contratti italiani, Netflix monitora il sentiment, la disponibilità
delle nostre famiglie verso i suoi prodotti. Una preziosa bussola è
incarnata dagli "imbucati". Cioè dalle migliaia di connazionali che si
abbonano alla pay-tv americana malgrado la cosa sia vietata, al momento.
Nella realtà gli italiani aggirano ogni ostacolo. In prima battuta,
usano un servizio di "unlocator" che nasconde l'origine tricolore della
connessione Internet. Al momento di pagare, poi, appoggiano la carta di
credito a un sito americano perfezionando versamenti che altrimenti la
paytv rifiuterebbe. Netflix, che non ha ancora trasmesso un secondo in
Italia, già ne condiziona il mercato. Prendete la fusione tra Sky Italia
e Mediaset Premium,
che sembrava obbligata. Se la cosa non si è fatta, la colpa è anche di
Netflix. Ambasciatori di Sky Italia, prima ancora che la trattativa con Mediaset
entrasse nel vivo, hanno fatto tappa a Bruxelles per stimare il "costo
regolatorio" dell'operazione. Sky Italia ha cercato di capire quali
paletti l'Ue avrebbe imposto al nostro mercato prima di autorizzare la
nascita di una pay-tv solitaria, monopolista. Ora, l'Ue ha lasciato
intendere che avrebbe vietato a Sky-Premium
- cioè al nuovo soggetto unitario - la vendita di contenuti via fibra. E
questo paletto avrebbe avuto una durata fino a 10 anni. La linea
europea ha fatto correre un brivido lungo la schiena di Sky. Uscire dal
mercato della fibra, e dunque accantonare l'alleanza con Telecom,
avrebbe aperto un'autostrada a Netflix, di colpo priva di concorrenti
alle nostre latitudini. Sky, così, ha lasciato cadere la strada di Premium e accelerato l'intesa con Telecom per dire a Netflix che dovrà sudarsi ogni singolo abbonato, qui da noi.
venerdì 17 aprile 2015
NEWS - E' tempo di Fabri(ca) Fibra! L'accordo Tim+Sky a 39 euro con nuovo decoder MySky che acchiappa anche il digitale terrestre (ma dal secondo anno sale a 59 euro!). Sky prevede con l'intesa di avere 300 mila abbonati in più in un anno. Il gigante-gigolò Telecom guarda anche a Mediaset e Netflix
Articolo di Claudio Plazzotta su "Italia Oggi"
Grazie all'intesa con Tim per l'offerta in fibra ottica, Sky avrà «accesso a oltre un milione di famiglie che ora non riesce a ricevere i nostri contenuti via satellite», dice Andrea Zappia, amministratore delegato della pay tv. Quindi un bel bacino potenziale che potrebbe allargare il parco clienti complessivo del broadcaster (si stimano 300 mila nuovi abbonati in 12 mesi), ormai plafonato da alcuni anni attorno a quota 4,7 milioni. «Per capire la rilevanza dell'accordo con Telecom», prosegue Zappia, «basti pensare che nel Regno Unito quasi il 20% delle famiglie ha un'offerta pay attraverso il cavo a banda larga». Certo, va anche detto che nel Regno Unito il 60% delle famiglie è abbonato alla pay tv, mentre l'Italia è ferma al 30%. Tuttavia «questa partnership (la cui durata è di cinque anni, ndr) è un esempio di come due grandi aziende leader che investono in innovazione possano creare insieme qualcosa che in Italia, fi no a poco tempo fa, non era possibile. Si stimola, così, la domanda, fi nora solo potenziale, di pay tv di qualità anche attraverso la banda larga ultraveloce. In Gran Bretagna e Francia», aggiunge Zappia, «il trend della pay tv è in sviluppo, ma per crescere bisogna innovare. L'esperienza televisiva sta diventando fl uida, la fruizione della tv, o meglio dei contenuti televisivi, è sempre più a ogni ora e ovunque tu sia. L'accordo con la fi bra di Telecom ci consente di prendere un pezzo di mercato che in Italia non esiste e di svilupparlo. Un mercato complementare a quello satellitare. Il tutto avrà un impatto benefico anche sulla catena del valore, perché si riverserà sullo sviluppo dei contenuti». Il numero uno di Sky Italia, smentendo nel frattempo ogni trattativa con Mediaset per i diritti della Champions league di calcio 2015-2018, si sofferma infine sul nuovo decoder My Sky, inserito nel pacchetto con Tim: «È infatti un abilitatore per ricevere tutto, anche il digitale terrestre, e senza bisogno di una digital key». Perciò il dibattito con Mediaset e Rai circa oscuramenti del segnale sul satellite, o sulle cifre che Sky dovrebbe versare loro per inserire i canali Rai o Mediaset nelle sue offerte, potrebbe fare un salto di livello. Di sicuro è necessario che la fibra ottica si diffonda rapidamente in Italia: «Il nostro obiettivo minimo è quello di arrivare, entro il 2017, al 75% di copertura. E non solo per i grandi centri urbani», spiega Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, «ma pure per i piccoli. Oggi il 4G ha una copertura dell'80%, e contiamo di arrivare al 95% entro il 2017». L'accordo con Sky non è esclusivo «e contenuti che arrivino da altri fornitori che decidano di farli passare sulla rete in fi bra di Telecom sono sempre i benvenuti», assicura Patuano. Vivendi, Mediaset Premium o Netflix, quindi, potrebbero entrare nella partita. Anche se sembra molto difficile. Come anticipato da ItaliaOggi del 19 marzo scorso, comunque, il prezzo base nuovi clienti fibra per Tim Sky, con la connessione Internet fissa e mobile, voce e contenuti tv (pacchetto intrattenimento di Sky) è di 39 euro al mese per il primo anno. Sempre nel primo anno, ciascun pacchetto Sky aggiuntivo (calcio, sport, cinema) costa altri 10 euro al mese. Dal secondo anno, invece, il costo del pacchetto base Tim Sky sale a 59 euro al mese (prezzo di cui si parlava su ItaliaOggi del 14 marzo scorso), con costi aggiuntivi a prezzi di listino per ciascun altro pacchetto Sky. Chi è invece già cliente Telecom fibra o adsl pagherà l'offerta Tim Sky 14 euro al mese per il primo anno, e 19,90 euro dal secondo.
Articolo di Claudio Plazzotta su "Italia Oggi"
Grazie all'intesa con Tim per l'offerta in fibra ottica, Sky avrà «accesso a oltre un milione di famiglie che ora non riesce a ricevere i nostri contenuti via satellite», dice Andrea Zappia, amministratore delegato della pay tv. Quindi un bel bacino potenziale che potrebbe allargare il parco clienti complessivo del broadcaster (si stimano 300 mila nuovi abbonati in 12 mesi), ormai plafonato da alcuni anni attorno a quota 4,7 milioni. «Per capire la rilevanza dell'accordo con Telecom», prosegue Zappia, «basti pensare che nel Regno Unito quasi il 20% delle famiglie ha un'offerta pay attraverso il cavo a banda larga». Certo, va anche detto che nel Regno Unito il 60% delle famiglie è abbonato alla pay tv, mentre l'Italia è ferma al 30%. Tuttavia «questa partnership (la cui durata è di cinque anni, ndr) è un esempio di come due grandi aziende leader che investono in innovazione possano creare insieme qualcosa che in Italia, fi no a poco tempo fa, non era possibile. Si stimola, così, la domanda, fi nora solo potenziale, di pay tv di qualità anche attraverso la banda larga ultraveloce. In Gran Bretagna e Francia», aggiunge Zappia, «il trend della pay tv è in sviluppo, ma per crescere bisogna innovare. L'esperienza televisiva sta diventando fl uida, la fruizione della tv, o meglio dei contenuti televisivi, è sempre più a ogni ora e ovunque tu sia. L'accordo con la fi bra di Telecom ci consente di prendere un pezzo di mercato che in Italia non esiste e di svilupparlo. Un mercato complementare a quello satellitare. Il tutto avrà un impatto benefico anche sulla catena del valore, perché si riverserà sullo sviluppo dei contenuti». Il numero uno di Sky Italia, smentendo nel frattempo ogni trattativa con Mediaset per i diritti della Champions league di calcio 2015-2018, si sofferma infine sul nuovo decoder My Sky, inserito nel pacchetto con Tim: «È infatti un abilitatore per ricevere tutto, anche il digitale terrestre, e senza bisogno di una digital key». Perciò il dibattito con Mediaset e Rai circa oscuramenti del segnale sul satellite, o sulle cifre che Sky dovrebbe versare loro per inserire i canali Rai o Mediaset nelle sue offerte, potrebbe fare un salto di livello. Di sicuro è necessario che la fibra ottica si diffonda rapidamente in Italia: «Il nostro obiettivo minimo è quello di arrivare, entro il 2017, al 75% di copertura. E non solo per i grandi centri urbani», spiega Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, «ma pure per i piccoli. Oggi il 4G ha una copertura dell'80%, e contiamo di arrivare al 95% entro il 2017». L'accordo con Sky non è esclusivo «e contenuti che arrivino da altri fornitori che decidano di farli passare sulla rete in fi bra di Telecom sono sempre i benvenuti», assicura Patuano. Vivendi, Mediaset Premium o Netflix, quindi, potrebbero entrare nella partita. Anche se sembra molto difficile. Come anticipato da ItaliaOggi del 19 marzo scorso, comunque, il prezzo base nuovi clienti fibra per Tim Sky, con la connessione Internet fissa e mobile, voce e contenuti tv (pacchetto intrattenimento di Sky) è di 39 euro al mese per il primo anno. Sempre nel primo anno, ciascun pacchetto Sky aggiuntivo (calcio, sport, cinema) costa altri 10 euro al mese. Dal secondo anno, invece, il costo del pacchetto base Tim Sky sale a 59 euro al mese (prezzo di cui si parlava su ItaliaOggi del 14 marzo scorso), con costi aggiuntivi a prezzi di listino per ciascun altro pacchetto Sky. Chi è invece già cliente Telecom fibra o adsl pagherà l'offerta Tim Sky 14 euro al mese per il primo anno, e 19,90 euro dal secondo.
mercoledì 15 aprile 2015
NEWS - Sky+Telecom, accordo al via sulla banda (ultra)larga (Netflix è avvisata!)
L'obiettivo dei due neo-alleati è chiaro: Sky punta a portare i suoi canali a quel milione circa di famiglie che non sono in grado per problemi tecnici di montarsi una parabola sul tetto di casa. E nello stesso tempo incasserà una sorta di "canone" annuale dalla Telecom che si sarebbe impegnata a rilevare un certo numero di decoder da girare ai clienti. La società di tlc tricolore punta invece a usare il cavallo di Troia dei contenuti del network per spingere sugli abbonamenti in banda larga dove il valore aggiunto è maggiore. Telecom Italia non è vincolata a Sky da un contratto in esclusiva. Nei mesi scorsi, anzi, aveva avviato contatti per un'intesa di questo tipo con Mediaset Premium. Difficile però che l'asse con Cologno possa decollare in tempi brevi anche perché l'onere finanziario legato ai minimi garantiti a Murdoch (si parla di 120mila decoder acquistati l'anno per un valore commerciale vicino ai 70 milioni) sarebbe in questa fase sperimentale abbastanza oneroso.
Gli utenti che si abboneranno al nuovo servizio - nei primi 12 mesi si punta a 300mila persone - si vedranno installare in casa un modem a banda ultralarga assieme a un decoder di Sky dedicato a questa tecnologia. E con un'unica bolletta- la proposta commerciale verrà presentata giovedì - pagheranno fisso, mobile, internet e le trasmissioni di Sky scegliendo dal bouquet di offerte di Santa Giulia. La convergenza tra telefonia e televisioni è un fenomeno in rapidissima crescita su entrambe le sponde dell'Atlantico. I margini della tlc tradizionali si stanno assottigliando, le televisioni sono costrette a fare i conti con uno scenario strategico dove i consumi si stanno spostando dal video tradizionale alle nuove piattaforme hi-tech.
Unire le forze è un modo per avere le spalle più larghe senza perdere il treno delle tecnologie. AT&T negli Usa si è così acquistata Direct Tv. La spagnola Telefonica ha fatto shopping di canali (rilevando tra l'altro Digital Plus da Prisa e Mediaset) ed è entrata con l'11% - pagando 100 milioni - nella pay-tv del Biscione. British Telecom ha sfidato Sky facendo incetta di diritti sportivi con cui arricchire i suoi contenuti e le offerte. Vodafone siè comprata per 10 miliardi l'operatore spagnolo via cavo Ono.
Sul palcoscenico italiano, chiusa l'intesa tra Sky e Telecom, resta da sciogliere il nodo di cosa faranno su questo fronte Rai e Mediaset. Le tv a pagamento di casa Berlusconi sono da tempo a caccia di partner, anche per dividere gli oneri legati alla costosa acquisizione dei diritti per la Champions dal 2015 al 2018. Oltre a Telefonica, a Cologno hanno bussato Al Jazeera e Canal +, la rete televisiva controllata da Vivendi. Proprio quest'ultimo particolare aveva lasciato aperto uno spiraglio per un'alleanza con Telecom (antico sogno del Cavaliere): Vivendi entrerà presto con una quota dell'8,3% dei diritti di voto nel capitale dell'ex monopolio e il finanziere bretone Vincent Bolloré, legato da un'antica amicizia con Berlusconi, sta rafforzando il suo controllo sulla holding francese. La scelta di Marco Patuano di convolare a nozze con Murdoch sembra aver allontanato questa ipotesi. Ma sull'asse tra Parigi ed Arcore in molti si aspettano ugualmente rapidi sviluppi.
I PUNTI IN SINTESI DELL'OFFERTA SKY+TELECOM
1-L'OFFERTA L'accordo tra Telecom e Sky consentirà di pagare con la bolletta fisso, mobile, internet e la pay-tv
2-LA TECNOLOGIA Grazie al modem in banda ultra larga i programmi delle tv di Murdoch saranno ricevibili anche da chi non può montare parabole
3-I MEZZI TECNICI La convergenza sarà resa possibile montando un modem a banda ultralarga e un decoder dedicato di Santa Giulia
4-I VANTAGGI Sky potrà raggiungere clienti prima eslcusi dai suoi servizi, Telecom promuoverà l'offerta della banda larga
Articolo tratto da ""La Repubblica"
Sky e Telecom lanciano anche in Italia il risiko della convergenza tra tv, telefono e internet. La società di Rupert Murdoch e l'ex monopolio
delle tlc tricolori annunceranno dopodomani il decollo di un'offerta
congiunta dei servizi a banda ultralarga del gruppo di Marco Patuano
assieme ai contenuti della tv via satellite. Che, in questo caso,
arriverà nelle case attraverso la fibra ottica.L'obiettivo dei due neo-alleati è chiaro: Sky punta a portare i suoi canali a quel milione circa di famiglie che non sono in grado per problemi tecnici di montarsi una parabola sul tetto di casa. E nello stesso tempo incasserà una sorta di "canone" annuale dalla Telecom che si sarebbe impegnata a rilevare un certo numero di decoder da girare ai clienti. La società di tlc tricolore punta invece a usare il cavallo di Troia dei contenuti del network per spingere sugli abbonamenti in banda larga dove il valore aggiunto è maggiore. Telecom Italia non è vincolata a Sky da un contratto in esclusiva. Nei mesi scorsi, anzi, aveva avviato contatti per un'intesa di questo tipo con Mediaset Premium. Difficile però che l'asse con Cologno possa decollare in tempi brevi anche perché l'onere finanziario legato ai minimi garantiti a Murdoch (si parla di 120mila decoder acquistati l'anno per un valore commerciale vicino ai 70 milioni) sarebbe in questa fase sperimentale abbastanza oneroso.
Gli utenti che si abboneranno al nuovo servizio - nei primi 12 mesi si punta a 300mila persone - si vedranno installare in casa un modem a banda ultralarga assieme a un decoder di Sky dedicato a questa tecnologia. E con un'unica bolletta- la proposta commerciale verrà presentata giovedì - pagheranno fisso, mobile, internet e le trasmissioni di Sky scegliendo dal bouquet di offerte di Santa Giulia. La convergenza tra telefonia e televisioni è un fenomeno in rapidissima crescita su entrambe le sponde dell'Atlantico. I margini della tlc tradizionali si stanno assottigliando, le televisioni sono costrette a fare i conti con uno scenario strategico dove i consumi si stanno spostando dal video tradizionale alle nuove piattaforme hi-tech.
Unire le forze è un modo per avere le spalle più larghe senza perdere il treno delle tecnologie. AT&T negli Usa si è così acquistata Direct Tv. La spagnola Telefonica ha fatto shopping di canali (rilevando tra l'altro Digital Plus da Prisa e Mediaset) ed è entrata con l'11% - pagando 100 milioni - nella pay-tv del Biscione. British Telecom ha sfidato Sky facendo incetta di diritti sportivi con cui arricchire i suoi contenuti e le offerte. Vodafone siè comprata per 10 miliardi l'operatore spagnolo via cavo Ono.
Sul palcoscenico italiano, chiusa l'intesa tra Sky e Telecom, resta da sciogliere il nodo di cosa faranno su questo fronte Rai e Mediaset. Le tv a pagamento di casa Berlusconi sono da tempo a caccia di partner, anche per dividere gli oneri legati alla costosa acquisizione dei diritti per la Champions dal 2015 al 2018. Oltre a Telefonica, a Cologno hanno bussato Al Jazeera e Canal +, la rete televisiva controllata da Vivendi. Proprio quest'ultimo particolare aveva lasciato aperto uno spiraglio per un'alleanza con Telecom (antico sogno del Cavaliere): Vivendi entrerà presto con una quota dell'8,3% dei diritti di voto nel capitale dell'ex monopolio e il finanziere bretone Vincent Bolloré, legato da un'antica amicizia con Berlusconi, sta rafforzando il suo controllo sulla holding francese. La scelta di Marco Patuano di convolare a nozze con Murdoch sembra aver allontanato questa ipotesi. Ma sull'asse tra Parigi ed Arcore in molti si aspettano ugualmente rapidi sviluppi.
I PUNTI IN SINTESI DELL'OFFERTA SKY+TELECOM
1-L'OFFERTA L'accordo tra Telecom e Sky consentirà di pagare con la bolletta fisso, mobile, internet e la pay-tv
2-LA TECNOLOGIA Grazie al modem in banda ultra larga i programmi delle tv di Murdoch saranno ricevibili anche da chi non può montare parabole
3-I MEZZI TECNICI La convergenza sarà resa possibile montando un modem a banda ultralarga e un decoder dedicato di Santa Giulia
4-I VANTAGGI Sky potrà raggiungere clienti prima eslcusi dai suoi servizi, Telecom promuoverà l'offerta della banda larga
martedì 24 marzo 2015
NEWS - Netflix, Sky o Mediaset? "E' il cliente che decide la domanda", Marco Patuano di Telecom dixit. "Grazie a noi - e alla banda larga - nascerà la tv via cavo in Italia"
News e intervista tratta da "Affari&Finanza" de "la Repubblica"
Telecom Italia vuole realizzare in prima persona il Piano del governo per portare la banda ultralarga in tutto il Paese. Può farlo da sola accelerando gli investimenti previsti da qui al 2020, ma preferirebbe farlo con Metroweb avendo la maggioranza e senza coinvolgere altri operatori. Le trattative con Franco Bassanini, presidente della Cdp, si sono riaperte: l'ad Marco Patuano spiega ad Affari&Finanza le sue strategie. Dottor Patuano, il governo ha presentato il suo Piano strategico per la diffusione della banda ultralarga nel paese che prevede obbiettivi giudicati da tutti ambiziosi ma sfidanti. Tuttavia non è ancora chiaro chi lo realizzerà. «Il Piano del governo per lo sviluppo della banda ultralarga è fatto bene ma si è sovrapposto alle discussioni intorno al veicolo che dovrà realizzarlo e il tutto ha generato dei messaggi fuorvianti. Per sgombrare il campo dagli equivoci voglio innanzitutto dire che con il piano industriale di Telecom Italia si arriva al 2020 agli stessi obbiettivi fissati dal governo, cioè portare una connessione in fibra all'87% delle unità immobiliari. Di queste il 55% sarà collegato con la tecnologia Fttc (fibra fino agli armadietti in strada) e il 30-35% con Ftth (fibra fino dentro gli appartamenti)». E allora per quale motivo avete avanzato una manifestazione di interesse per entrare nel capitale di Metroweb, la società che ha realizzato la rete in fibra a Milano? «Nelle nostre intenzioni Metroweb fungerebbe da acceleratore, per anticipare di circa un triennio gli 1,4 miliardi di investimenti nella rete Ftth che normalmente Telecom Italia svilupperebbe da sola dal 2018 al 2020. Inoltre attraverso Metroweb si potrebbe realizzare la cosiddetta "equivalence of input", cioè la garanzia che tutte le richieste di allacciamento provenienti dagli operatori verrebbero trattate alla stessa maniera, processate in una società autonoma. Bisogna però capire che si tratta di due cose diverse che vanno trattate su due piani diversi: una cosa è il piano industriale che stiamo realizzando. Altra cosa è l'ipotesi di acquisto di una società che opera nel settore che può avvenire o meno, ma questo non incide sullo sviluppo della nostra rete». Ma anche Vodafone è interessata a Metroweb e ha già firmato una lettera di intenti. Voi escludete una coabitazione all'interno dello stesso veicolo? «Comprendo la mossa di Vodafone ma mi sento di escludere l'ipotesi della coabitazione. Non esiste un solo caso al mondo in cui una soluzione consortile abbia funzionato. Il motivo è presto detto: per realizzare il Piano ci vuole un operatore che svolga senza impedimenti un'attività operativa articolata e complessa. Poi occorre un quadro regolatorio adeguato e soci finanziatori che si facciano garanti del rispetto delle regole». Telecom un azionariato con un'importante presenza italiana. E questo fatto potrebbe rappresentare un problema anche per il futuro della rete di nuova generazione. «Telecom Italia è una public company, già oggi i principali azionisti sono i fondi internazionali. Stiamo dimostrando con i fatti che gli investimenti li stiamo facendo, e in maniera significativa. Per la rete di nuova generazione la soluzione sono regole e governance chiare fin da subito». È un fatto che entro giugno, con la conclusione dell'operazione Telefonica-Gvt, il gruppo francese Vivendi riceverà azioni Telecom Italia pari all'8,3% dei diritti di voto e diventerà il vostro primo socio. Sicuro che non cambi proprio nulla al vostro interno? «Avremo un azionista all'8% che per una public company non è poco, quindi Vivendi sarà un azionista molto importante. Con Vincent Bollorè, presidente e azionista di Vivendi, avevamo avuto discussioni molto interessanti sotto il profilo industriale quando stavamo preparando un'offerta per Gvt. Le sinergie che potranno essere sviluppate dipenderanno da quale sarà la futura strategia industriale di Vivendi, partendo dal fatto che oggi è un gruppo presente nel mercato della Tv con Canal Plus e della musica con Universal». A proposito di Tv, quando partirete con la commercializzazione dell'offerta congiunta con Sky, che porterà la pay tv nelle case via banda larga? «La partenza è prevista per dopo Pasqua». Conferma che state lavorando a un accordo simile anche con Mediaset Premium e con Netflix? «In Italia non esiste la Tv via cavo, dunque sarà la fibra a portarla nelle case della gente. È il cliente che guida la domanda, sarà lui a decidere se vorrà vedere Sky, Mediaset Premium o eventualmente Netflix o altri servizi che cercheremo di aggiungere al nostro bouquet». Dica la verità, c'è qualcuno che spinge per fare una fusione con tutto il gruppo Mediaset? «Nessuno ha mai fatto pressioni per promuovere operazioni non di mercato. E poi la nostra strategia è chiara, siamo trasportatori di contenuti di altri». Altri gruppi come Telefonica hanno invece comprato società televisive, Vodafone ha esaminato l'opzione Liberty e qualcuno dice che stanno parlando con Sky. British Telecom è entrata nel mobile e produce contenuti televisivi. Chi vincerà? «Sono chiaramente strategie differenti, ma il giudizio di merito varia da mercato a mercato. L'integrazione TV Tlc o la partnership possono essere entrambe vincenti a seconda dei mercati». Tra gli operatori tlc sembra sia partito il tanto atteso consolidamento europeo. Chi ha in mano le carte giuste? «Le compagnie telefoniche più piccole dovrebbero accorparsi tra di loro, mentre vedo più difficile un matrimonio tra big del settore. Qualcosa comunque accadrà. Bt ha comprato l'operatore mobile EE che era di proprietà di Orange e Deutsche Telekom. La prima in cambio della propria quota ha preso per la maggior parte cash, i tedeschi invece si sono fatti pagare interamente in azioni. Per motivi diversi entrambi potrebbero voler giocare la partita del consolidamento. Meno probabile lo faccia invece Telefonica, che è presente in Spagna e Sudamerica, è appena entrata in Germania ma ha venduto Irlanda, Repubblica Ceca, Gran Bretagna e Italia». Voi avete sempre l'incognita Brasile, un paese dove pensate di crescere ancora molto e dove sono ancora possibili operazioni straordinarie. La fusione con Oi è ancora d'attualità? «Operazioni di grande rilevanza non possono essere fatte se non nella chiarezza di governance con la controparte. Abbiamo bisogno che le condizioni siano quelle giuste e al momento non sembrano esserci. Abbiamo più volte dimostrato che siamo un gruppo manageriale prudente nelle nostre scelte strategiche». Se non altro grazie al Brasile avete ottenuto chiarezza nel vostro azionariato. Facendo un'offerta per Gvt avete costretto Telefonica a scegliere tra voi e il consolidamento brasiliano. «In effetti quella su Gvt era una situazione "win-win" per noi. Se andava in porto avremmo creato il primo operatore integrato brasiliano, in caso contrario Telefonica avrebbe dovuto scegliere». Sicuro che non vi serve un aumento di capitale? Il debito è ancora alto e in bilancio c'è ancora tanto avviamento. «Dopo un bond convertendo da 1,3 miliardi e altri 2 miliardi di bond convertibile al tasso dell'1,125 la situazione patrimoniale è stata messa in sicurezza. Per quanto riguarda gli avviamenti la situazione economica prospettica sta migliorando e dunque si riduce la possibilità di nuove svalutazioni che derivino dalle condizioni di business. Il gruppo sta lavorando bene: nel 2013 la capitalizzazione di Telecom Italia era di 11,5 miliardi, oggi supera i 20 miliardi».
Dunque anche voi avete ripreso a trattare con Metroweb ma non volete altri soci operativi e almeno il 51% della società fin da subito. Giusto? «Il tavolo di conversazione con i due soci FSI e F2i è aperto, abbiamo chiarito l'intenzione di realizzare un piano industriale ambizioso che dovrà comunque ottenere il preventivo assenso da parte di tutte le authority». E per quanto riguarda il nodo del 51% fin da subito, sul quale si erano in un primo momento interrotte le conversazioni, ritiene possa essere superato? «Non vi è dubbio che l'operatore che partecipa a Metroweb deve avere nelle sue mani il controllo operativo del progetto. Le modalità con cui si può arrivare a questo obbiettivo sono diverse e sono attualmente oggetto di discussione». Nel caso non riusciste a trovare un accordo non vi è il rischio di sovrapposizioni con altri operatori nelle aree più interessanti dal punto di vista economico? «È possibile e qualora sorgesse questo problema spero prevalga il buon senso. A noi non mancano certo le risorse, i due miliardi raccolti settimana scorsa con il bond convertibile possono essere anche utilizzati per accelerare gli investimenti sulla banda ultralarga. Siamo molto flessibili sotto questo punto di vista e l'indebitamento ormai è sotto controllo». Poiché le cifre che girano sono le più disparate, secondo i vostri calcoli quanti soldi servono per realizzare tutta la rete di nuova generazione ipotizzata dal governo? «Se si parla delle aree A e B identificate dal Piano governativo come quelle a maggior ritorno di mercato una modalità efficiente di copertura può essere realizzata con 2,5-3 miliardi di euro; ovviamente questo è possibile grazie alla pianificazione di un mix di copertura Fttc e Ftth secondo le esigenze attese della domanda. Per coprire anche le aree C (a medio bassa densità abitativa) occorreranno degli incentivi mentre per le D (rurali), quelle a fallimento di mercato, all'interno delle quali abita il 15% degli italiani, si può andare solo con un determinante intervento pubblico». L'obbiettivo finale del 35 o addirittura 45% di rete in fibra a 100 Megabit al secondo nel 2020 quindi è raggiungibile? «É raggiungibile anche se la sola domanda di ultra-internet fisso potrebbe non essere del tutto sufficiente a coprire i costi. Ma ciò non ci spaventa perché con il progredire della tecnologia le reti non saranno più definibili nettamente tra fissa e mobile. In futuro la rete a banda larga servirà anche a sviluppare la rete mobile di 5° generazione che utilizzerà antenne più piccole per coprire zone più concentrate con altissima capacità sia mobile che wi-fi. Dunque una diffusione della fibra molto capillare può diventare un vantaggio nel medio periodo». A proposito di torri, le avete scorporate e volete procedere spediti verso la quotazione entro l'estate. Sinergie con le torri televisive? «La quotazione è ormai deciso che venga realizzata entro l'estate. Con la diffusione della rete mobile 4G poseremo altre 4-5 mila antenne che andranno a integrare quelle già esistenti e ad aumentare il valore della società. Non vedo sinergie significative con le torri televisive, anche perché queste generano un campo elettromagnetico molto più elevato rispetto a quelle telefoniche».
News e intervista tratta da "Affari&Finanza" de "la Repubblica"
Telecom Italia vuole realizzare in prima persona il Piano del governo per portare la banda ultralarga in tutto il Paese. Può farlo da sola accelerando gli investimenti previsti da qui al 2020, ma preferirebbe farlo con Metroweb avendo la maggioranza e senza coinvolgere altri operatori. Le trattative con Franco Bassanini, presidente della Cdp, si sono riaperte: l'ad Marco Patuano spiega ad Affari&Finanza le sue strategie. Dottor Patuano, il governo ha presentato il suo Piano strategico per la diffusione della banda ultralarga nel paese che prevede obbiettivi giudicati da tutti ambiziosi ma sfidanti. Tuttavia non è ancora chiaro chi lo realizzerà. «Il Piano del governo per lo sviluppo della banda ultralarga è fatto bene ma si è sovrapposto alle discussioni intorno al veicolo che dovrà realizzarlo e il tutto ha generato dei messaggi fuorvianti. Per sgombrare il campo dagli equivoci voglio innanzitutto dire che con il piano industriale di Telecom Italia si arriva al 2020 agli stessi obbiettivi fissati dal governo, cioè portare una connessione in fibra all'87% delle unità immobiliari. Di queste il 55% sarà collegato con la tecnologia Fttc (fibra fino agli armadietti in strada) e il 30-35% con Ftth (fibra fino dentro gli appartamenti)». E allora per quale motivo avete avanzato una manifestazione di interesse per entrare nel capitale di Metroweb, la società che ha realizzato la rete in fibra a Milano? «Nelle nostre intenzioni Metroweb fungerebbe da acceleratore, per anticipare di circa un triennio gli 1,4 miliardi di investimenti nella rete Ftth che normalmente Telecom Italia svilupperebbe da sola dal 2018 al 2020. Inoltre attraverso Metroweb si potrebbe realizzare la cosiddetta "equivalence of input", cioè la garanzia che tutte le richieste di allacciamento provenienti dagli operatori verrebbero trattate alla stessa maniera, processate in una società autonoma. Bisogna però capire che si tratta di due cose diverse che vanno trattate su due piani diversi: una cosa è il piano industriale che stiamo realizzando. Altra cosa è l'ipotesi di acquisto di una società che opera nel settore che può avvenire o meno, ma questo non incide sullo sviluppo della nostra rete». Ma anche Vodafone è interessata a Metroweb e ha già firmato una lettera di intenti. Voi escludete una coabitazione all'interno dello stesso veicolo? «Comprendo la mossa di Vodafone ma mi sento di escludere l'ipotesi della coabitazione. Non esiste un solo caso al mondo in cui una soluzione consortile abbia funzionato. Il motivo è presto detto: per realizzare il Piano ci vuole un operatore che svolga senza impedimenti un'attività operativa articolata e complessa. Poi occorre un quadro regolatorio adeguato e soci finanziatori che si facciano garanti del rispetto delle regole». Telecom un azionariato con un'importante presenza italiana. E questo fatto potrebbe rappresentare un problema anche per il futuro della rete di nuova generazione. «Telecom Italia è una public company, già oggi i principali azionisti sono i fondi internazionali. Stiamo dimostrando con i fatti che gli investimenti li stiamo facendo, e in maniera significativa. Per la rete di nuova generazione la soluzione sono regole e governance chiare fin da subito». È un fatto che entro giugno, con la conclusione dell'operazione Telefonica-Gvt, il gruppo francese Vivendi riceverà azioni Telecom Italia pari all'8,3% dei diritti di voto e diventerà il vostro primo socio. Sicuro che non cambi proprio nulla al vostro interno? «Avremo un azionista all'8% che per una public company non è poco, quindi Vivendi sarà un azionista molto importante. Con Vincent Bollorè, presidente e azionista di Vivendi, avevamo avuto discussioni molto interessanti sotto il profilo industriale quando stavamo preparando un'offerta per Gvt. Le sinergie che potranno essere sviluppate dipenderanno da quale sarà la futura strategia industriale di Vivendi, partendo dal fatto che oggi è un gruppo presente nel mercato della Tv con Canal Plus e della musica con Universal». A proposito di Tv, quando partirete con la commercializzazione dell'offerta congiunta con Sky, che porterà la pay tv nelle case via banda larga? «La partenza è prevista per dopo Pasqua». Conferma che state lavorando a un accordo simile anche con Mediaset Premium e con Netflix? «In Italia non esiste la Tv via cavo, dunque sarà la fibra a portarla nelle case della gente. È il cliente che guida la domanda, sarà lui a decidere se vorrà vedere Sky, Mediaset Premium o eventualmente Netflix o altri servizi che cercheremo di aggiungere al nostro bouquet». Dica la verità, c'è qualcuno che spinge per fare una fusione con tutto il gruppo Mediaset? «Nessuno ha mai fatto pressioni per promuovere operazioni non di mercato. E poi la nostra strategia è chiara, siamo trasportatori di contenuti di altri». Altri gruppi come Telefonica hanno invece comprato società televisive, Vodafone ha esaminato l'opzione Liberty e qualcuno dice che stanno parlando con Sky. British Telecom è entrata nel mobile e produce contenuti televisivi. Chi vincerà? «Sono chiaramente strategie differenti, ma il giudizio di merito varia da mercato a mercato. L'integrazione TV Tlc o la partnership possono essere entrambe vincenti a seconda dei mercati». Tra gli operatori tlc sembra sia partito il tanto atteso consolidamento europeo. Chi ha in mano le carte giuste? «Le compagnie telefoniche più piccole dovrebbero accorparsi tra di loro, mentre vedo più difficile un matrimonio tra big del settore. Qualcosa comunque accadrà. Bt ha comprato l'operatore mobile EE che era di proprietà di Orange e Deutsche Telekom. La prima in cambio della propria quota ha preso per la maggior parte cash, i tedeschi invece si sono fatti pagare interamente in azioni. Per motivi diversi entrambi potrebbero voler giocare la partita del consolidamento. Meno probabile lo faccia invece Telefonica, che è presente in Spagna e Sudamerica, è appena entrata in Germania ma ha venduto Irlanda, Repubblica Ceca, Gran Bretagna e Italia». Voi avete sempre l'incognita Brasile, un paese dove pensate di crescere ancora molto e dove sono ancora possibili operazioni straordinarie. La fusione con Oi è ancora d'attualità? «Operazioni di grande rilevanza non possono essere fatte se non nella chiarezza di governance con la controparte. Abbiamo bisogno che le condizioni siano quelle giuste e al momento non sembrano esserci. Abbiamo più volte dimostrato che siamo un gruppo manageriale prudente nelle nostre scelte strategiche». Se non altro grazie al Brasile avete ottenuto chiarezza nel vostro azionariato. Facendo un'offerta per Gvt avete costretto Telefonica a scegliere tra voi e il consolidamento brasiliano. «In effetti quella su Gvt era una situazione "win-win" per noi. Se andava in porto avremmo creato il primo operatore integrato brasiliano, in caso contrario Telefonica avrebbe dovuto scegliere». Sicuro che non vi serve un aumento di capitale? Il debito è ancora alto e in bilancio c'è ancora tanto avviamento. «Dopo un bond convertendo da 1,3 miliardi e altri 2 miliardi di bond convertibile al tasso dell'1,125 la situazione patrimoniale è stata messa in sicurezza. Per quanto riguarda gli avviamenti la situazione economica prospettica sta migliorando e dunque si riduce la possibilità di nuove svalutazioni che derivino dalle condizioni di business. Il gruppo sta lavorando bene: nel 2013 la capitalizzazione di Telecom Italia era di 11,5 miliardi, oggi supera i 20 miliardi».
Dunque anche voi avete ripreso a trattare con Metroweb ma non volete altri soci operativi e almeno il 51% della società fin da subito. Giusto? «Il tavolo di conversazione con i due soci FSI e F2i è aperto, abbiamo chiarito l'intenzione di realizzare un piano industriale ambizioso che dovrà comunque ottenere il preventivo assenso da parte di tutte le authority». E per quanto riguarda il nodo del 51% fin da subito, sul quale si erano in un primo momento interrotte le conversazioni, ritiene possa essere superato? «Non vi è dubbio che l'operatore che partecipa a Metroweb deve avere nelle sue mani il controllo operativo del progetto. Le modalità con cui si può arrivare a questo obbiettivo sono diverse e sono attualmente oggetto di discussione». Nel caso non riusciste a trovare un accordo non vi è il rischio di sovrapposizioni con altri operatori nelle aree più interessanti dal punto di vista economico? «È possibile e qualora sorgesse questo problema spero prevalga il buon senso. A noi non mancano certo le risorse, i due miliardi raccolti settimana scorsa con il bond convertibile possono essere anche utilizzati per accelerare gli investimenti sulla banda ultralarga. Siamo molto flessibili sotto questo punto di vista e l'indebitamento ormai è sotto controllo». Poiché le cifre che girano sono le più disparate, secondo i vostri calcoli quanti soldi servono per realizzare tutta la rete di nuova generazione ipotizzata dal governo? «Se si parla delle aree A e B identificate dal Piano governativo come quelle a maggior ritorno di mercato una modalità efficiente di copertura può essere realizzata con 2,5-3 miliardi di euro; ovviamente questo è possibile grazie alla pianificazione di un mix di copertura Fttc e Ftth secondo le esigenze attese della domanda. Per coprire anche le aree C (a medio bassa densità abitativa) occorreranno degli incentivi mentre per le D (rurali), quelle a fallimento di mercato, all'interno delle quali abita il 15% degli italiani, si può andare solo con un determinante intervento pubblico». L'obbiettivo finale del 35 o addirittura 45% di rete in fibra a 100 Megabit al secondo nel 2020 quindi è raggiungibile? «É raggiungibile anche se la sola domanda di ultra-internet fisso potrebbe non essere del tutto sufficiente a coprire i costi. Ma ciò non ci spaventa perché con il progredire della tecnologia le reti non saranno più definibili nettamente tra fissa e mobile. In futuro la rete a banda larga servirà anche a sviluppare la rete mobile di 5° generazione che utilizzerà antenne più piccole per coprire zone più concentrate con altissima capacità sia mobile che wi-fi. Dunque una diffusione della fibra molto capillare può diventare un vantaggio nel medio periodo». A proposito di torri, le avete scorporate e volete procedere spediti verso la quotazione entro l'estate. Sinergie con le torri televisive? «La quotazione è ormai deciso che venga realizzata entro l'estate. Con la diffusione della rete mobile 4G poseremo altre 4-5 mila antenne che andranno a integrare quelle già esistenti e ad aumentare il valore della società. Non vedo sinergie significative con le torri televisive, anche perché queste generano un campo elettromagnetico molto più elevato rispetto a quelle telefoniche».
mercoledì 11 marzo 2015
NEWS - E Netflix sia, anche in Italia!!! Telecom annuncia trattativa per il lancio (ma ha anche accordi con Mediaset e Sky!).
Dal "Corriere della Sera" di oggi
Telecom vive «una fase intensa come negli anni 50 e
60 quando la Sip portò il telefono a casa degli italiani con il doppino
di rame», ha spiegato Marco Patuano, AD Telecom. Il manager ha annunciato a questo
riguardo la trattativa con Netflix, che si affianca a quella con
Mediaset e all’accordo già raggiunto con Sky, per la fornitura di
contenuti pay tv via cavo: «L’accordo con Sky non prevede alcuna
esclusiva in quanto la nostra piattaforma è neutrale e aperta a
qualsiasi fornitore di contenuti». Per questo «non c’è necessità di
separare la rete, che deve essere neutrale e non societarizzata». Il
governo è d’accordo: «Scorporo della rete e switch off» del rame a
favore della fibra «sono termini neanche pronunciabili», ha detto
Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico. Il 50% della popolazione connessa a 100 Mbs entro il 2020: è il
piano del governo per la banda larga, curato da Giacomelli.
martedì 10 marzo 2015
NEWS - Banda larga alla meta? No, a metà! Telecom aumenta la velocità da aprile ("Superfibra" a 50Mb) ma è un ibrido. L'azienda ora corre da sola (verso il monopolio): Marco Patuano (ad Telecom) diventerà l'Oscar Farinetti del web?
Articolo tratto da "Il Giornale"
Per dimostrare la bontà delle sue scelte in fatto di potenziamento della rete a banda ultralarga, Telecom da aprile aumenta la velocità di navigazione lanciando «Superfibra». In pratica, in 130 città, il 30% della popolazione che Telecom giura diventerà il 75% entro il 2017, da aprile sarà possibile navigare a 50 Mb al secondo aggiungendo 5 euro al canone previsto per l'offerta «Tuttofibra» che prevede 30 Mb di velocità di navigazione a 39 euro al mese. E anche se la parola fibra è molto presente in tutte le offerte, si tratta in realtà di una tecnologia ibrida: l'FttCab. Ossia, fibra fino alla centrale e poi rame sino a casa del cliente. Quello che il governo non vuole. Ieri, alla presentazione della relazione dell'organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete Telecom, il sottosegretario alle Tlc, Antonello Giacomelli, ha invocato la collaborazione di tutti gli operatori «perché da solo il pubblico non ce la fa, e senza questa collaborazione il sistema non riuscirà a colmare il ritardo». Il ritardo è quello della realizzazione della rete in fibra ottica. È chiaro che l'invito, pressante, è a Telecom Italia (che promuove il piano del governo da 6 miliardi, ma chiede l'arrivo dei decreti attuativi), anche alla luce della decisione di abbandonare il progetto Metroweb: Telecom, ha assicurato l'ad Marco Patuano, «c'è, ci sarà in una logica di sistema». Tuttavia, ha precisato, «non c'è alcuna ipotesi di lavorare su percorsi diversi rispetto a quelli prospettati nel nostro piano per lo sviluppo della rete». L'ex monopolista, dunque, intende andare avanti da solo, escludendo qualsiasi ipotesi di società comune per la realizzazione della nuova rete. Proprio il contrario di ciò che pensa Wind, il cui ad Maximo Ibarra, forse tentato da alcune advances da parte di Metroweb e di Cdp, spinge per «unire le forze, visto che gli obiettivi sono comuni». E anche Vodafone sarebbe d'accordo. Telecom, invece, prevede una forte spinta sull'Ftth (cioè alla rete in fibra ottica) solo dal 2017 in poi, mentre il primo passo è fatto con la rete FttCab, quella con cui da aprile offrirà i 50 Mb.
Articolo tratto da "Il Giornale"
Per dimostrare la bontà delle sue scelte in fatto di potenziamento della rete a banda ultralarga, Telecom da aprile aumenta la velocità di navigazione lanciando «Superfibra». In pratica, in 130 città, il 30% della popolazione che Telecom giura diventerà il 75% entro il 2017, da aprile sarà possibile navigare a 50 Mb al secondo aggiungendo 5 euro al canone previsto per l'offerta «Tuttofibra» che prevede 30 Mb di velocità di navigazione a 39 euro al mese. E anche se la parola fibra è molto presente in tutte le offerte, si tratta in realtà di una tecnologia ibrida: l'FttCab. Ossia, fibra fino alla centrale e poi rame sino a casa del cliente. Quello che il governo non vuole. Ieri, alla presentazione della relazione dell'organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete Telecom, il sottosegretario alle Tlc, Antonello Giacomelli, ha invocato la collaborazione di tutti gli operatori «perché da solo il pubblico non ce la fa, e senza questa collaborazione il sistema non riuscirà a colmare il ritardo». Il ritardo è quello della realizzazione della rete in fibra ottica. È chiaro che l'invito, pressante, è a Telecom Italia (che promuove il piano del governo da 6 miliardi, ma chiede l'arrivo dei decreti attuativi), anche alla luce della decisione di abbandonare il progetto Metroweb: Telecom, ha assicurato l'ad Marco Patuano, «c'è, ci sarà in una logica di sistema». Tuttavia, ha precisato, «non c'è alcuna ipotesi di lavorare su percorsi diversi rispetto a quelli prospettati nel nostro piano per lo sviluppo della rete». L'ex monopolista, dunque, intende andare avanti da solo, escludendo qualsiasi ipotesi di società comune per la realizzazione della nuova rete. Proprio il contrario di ciò che pensa Wind, il cui ad Maximo Ibarra, forse tentato da alcune advances da parte di Metroweb e di Cdp, spinge per «unire le forze, visto che gli obiettivi sono comuni». E anche Vodafone sarebbe d'accordo. Telecom, invece, prevede una forte spinta sull'Ftth (cioè alla rete in fibra ottica) solo dal 2017 in poi, mentre il primo passo è fatto con la rete FttCab, quella con cui da aprile offrirà i 50 Mb.
venerdì 11 aprile 2014
NEWS - My Sky with diamonds! Accordo con Telecom per vedere i programmi del satellite on line dal 2015
Artcolo di Giuseppe Bottero per "La Stampa"
Si scalda il mercato della tv via internet. L'ultimo passo per portare «il salotto sulla nuvola» è l'accordo tra Sky e Telecom Italia, che hanno siglato un'intesa - operativa a partire dal 2015 - che consentirà di guardare online i programmi delle reti di Rupert Murdoch, attraverso le reti ultrabroadband, quelle in fibra ottica, con un decoder My Sky Hd apposito. «Questa partnership - spiega una nota congiunta delle due aziende - conferma l'importanza industriale per le due società, leader nei rispettivi settori, di operare nel grande mercato dell'intrattenimento mettendo in sinergia i propri asset e le rispettive competenze, anche in un'ottica di sviluppo della banda larga nel Paese».
L'offerta Sky, spiegano da Telecom, diventa «l'elemento chiave della strategia ultrabroadband» e l'accesso alla rete di nuova generazione permette a Sky di beneficiare di un'ulteriore piattaforma distributiva per i suoi programmi. A partire dal 2015 infatti i clienti «consumer» di Telecom Italia potranno accedere a un'offerta Sky equivalente, in termini di contenuti, servizi e costi, a quella disponibile via satellite. «L'accordo - spiega Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia - si inserisce nell'ambito della strategia di Telecom Italia che individua nell'offerta di contenuti premium un elemento di valorizzazione delle proprie infrastrutture di rete di nuova generazione. Siamo fortemente convinti, infatti, che uno dei principali driver del nostro business sia rappresentato dallo sviluppo dei servizi innovativi, in particolare nell'entertainment per il mercato consumer. Questa partnership, che consente ai nostri clienti di accedere alla più ricca offerta pay disponibile sul mercato, ci rende particolarmente soddisfatti in quanto realizza un nuovo modello industriale per la fruizione di contenuti audiovisivi grazie alla competenza tecnologica di Telecom Italia e al know how editoriale di Sky». Soddisfatto Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia. «Fino ad oggi il satellite è stata l'unica tecnologia in grado di portare tutta la ricchezza della nostra offerta nelle case italiane - dice -. Siamo quindi molto soddisfatti di questo importante accordo che, grazie alla rete ultrabroadband di Telecom Italia e alla possibilità di sviluppare una piattaforma Iptv di nuova generazione, ci permette di assicurare anche via internet l'eccellenza della user experience Sky, con l'alta definizione, l'on demand e tutte quelle funzionalità che arricchiscono l'esperienza di visione, a partire dal My Sky Hd. Siamo convinti che la partnership con Telecom Italia rappresenti una grande opportunità per allargare il bacino di clienti della pay tv nel Paese».
Artcolo di Giuseppe Bottero per "La Stampa"
Si scalda il mercato della tv via internet. L'ultimo passo per portare «il salotto sulla nuvola» è l'accordo tra Sky e Telecom Italia, che hanno siglato un'intesa - operativa a partire dal 2015 - che consentirà di guardare online i programmi delle reti di Rupert Murdoch, attraverso le reti ultrabroadband, quelle in fibra ottica, con un decoder My Sky Hd apposito. «Questa partnership - spiega una nota congiunta delle due aziende - conferma l'importanza industriale per le due società, leader nei rispettivi settori, di operare nel grande mercato dell'intrattenimento mettendo in sinergia i propri asset e le rispettive competenze, anche in un'ottica di sviluppo della banda larga nel Paese».
L'offerta Sky, spiegano da Telecom, diventa «l'elemento chiave della strategia ultrabroadband» e l'accesso alla rete di nuova generazione permette a Sky di beneficiare di un'ulteriore piattaforma distributiva per i suoi programmi. A partire dal 2015 infatti i clienti «consumer» di Telecom Italia potranno accedere a un'offerta Sky equivalente, in termini di contenuti, servizi e costi, a quella disponibile via satellite. «L'accordo - spiega Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia - si inserisce nell'ambito della strategia di Telecom Italia che individua nell'offerta di contenuti premium un elemento di valorizzazione delle proprie infrastrutture di rete di nuova generazione. Siamo fortemente convinti, infatti, che uno dei principali driver del nostro business sia rappresentato dallo sviluppo dei servizi innovativi, in particolare nell'entertainment per il mercato consumer. Questa partnership, che consente ai nostri clienti di accedere alla più ricca offerta pay disponibile sul mercato, ci rende particolarmente soddisfatti in quanto realizza un nuovo modello industriale per la fruizione di contenuti audiovisivi grazie alla competenza tecnologica di Telecom Italia e al know how editoriale di Sky». Soddisfatto Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia. «Fino ad oggi il satellite è stata l'unica tecnologia in grado di portare tutta la ricchezza della nostra offerta nelle case italiane - dice -. Siamo quindi molto soddisfatti di questo importante accordo che, grazie alla rete ultrabroadband di Telecom Italia e alla possibilità di sviluppare una piattaforma Iptv di nuova generazione, ci permette di assicurare anche via internet l'eccellenza della user experience Sky, con l'alta definizione, l'on demand e tutte quelle funzionalità che arricchiscono l'esperienza di visione, a partire dal My Sky Hd. Siamo convinti che la partnership con Telecom Italia rappresenti una grande opportunità per allargare il bacino di clienti della pay tv nel Paese».
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