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lunedì 16 aprile 2018

SGUARDO FETISH - Carta canta! Escono i tarocchi dei telefilm, dall'"appeso" Dexter alla "luna" di "Twin Peaks"...

Articolo tratto da "La Stampa"
La papessa? «Vita da strega». Il carro? «La casa nella prateria». La morte? «Dead Like me». L'appeso? «Dexter» Il bagatto? «The mentalist». La luna? «Twin Peaks». I tarocchi più nuovi (e già prenotati on line da centinaia di Netflixdipendenti) sono quelli in grado di fornire una doppia lettura, quella del futuro e quella della favola moderna che ci inchioda per un weekend davanti allo schermo: gli arcani delle serie-tv. Ben disegnati e omologati dai professionisti dell'arte divinatoria, garantiti quindi per la lettura del futuro. Ad inventarli uno scrittore e sceneggiatore torinese, con il pallino della fantasy, il quarantacinquenne Gero Giglio che dopo aver pubblicato sei romanzi ora scrive film fra l'Italia e l'America. Editi da Scarabeo, leader mondiale nel settore delle carte da gioco, i tarocchi dedicati alle fiction saranno in vendita fra circa un mese. Disegnati cosi da piacere a un pubblico di tutte le età, sul loro retro (nero come uno schermo) campeggia la «spinning wheel» la ruotina che precede l'atteso «play» della serie tv preferita. Niente come i tarocchi sono stati raccontati con tutte le sfumature delle mode del momento. L'ultima mostra allestita a Torino, al Museo Ettore Fico ne è stata la prova: i bastoni, le spade, le coppe e i denari si baloccavano con Diabolik, David Bowie o Hugo Pratt, dimostrando che non c'è briciola dello scibile umano che non sia stato tentato dalla fiaba dei tarocchi. Le immagini psicologiche per definizione, come le aveva definite Carl Gustav Jung, funzionano da archetipi dell'inconscio collettivo che hanno sedotto da Renato Guttuso a Italo Calvino, e da Emanuele Luzzati a Gero Giglio «serie-tv-addicted» che insiste su un'affinità profonda tra queste e gli arcani, tale da meritare un mazzo che ne celebri il matrimonio: «I tarocchi e le fiction sono due metodi narrativi complementari - spiega - soprattutto se si guarda alla narrativa anglosassone che si basa sul viaggio dell'eroe». Nel mazzo, carte positive, medie e negative, come nei tarocchi tradizionali, abbinate a serie tv storiche: dal primo episodio di «Twin Peaks» a oggi, accostando la faccia Fonzie a quella Merlin (la spada nella roccia rappresenta l'asso di spade), passando per «Black Mirror», «Miami Vice» e «Battlestar Galactica» che è la carta preferita dall'ideatore del mazzo «quella che mi porterei su un'isola deserta». Il metodo usato da Giglio è stato scientifico: «Ho preso un arcano alla volta e, basandomi sul suo significato tradizionale, ho pensato alla serie tv che più gli corrispondesse» (un pò alla cazzo: n.d.r.). Il mazzo, però, che contiene le 78 carte regolamentari inserisce anche nuove simbologie, «il cui significato potrà essere più o meno criptico: ma proprio come i tarocchi illustrano il grande percorso dell'esistenza, ognuna di queste fiction mostra diversi aspetti di questo cammino: sarà poi un bel viaggio nella memoria riconoscere una serie del passato aggiungendo un gioco in più alla divinazione classica». Ed ecco che secondo uno degli autori di Camera Cafè (Giglio ha curato parecchi programmi di successo) l'unione fra esoterismo e racconto a puntate non ha nulla di blasfemo e molte affinità. «Creare questo mazzo di tarocchi è diventata un'urgenza - confessa - durante la visione, per la decima volta, proprio del primo episodio di Twin Peaks, serie tv che a mio modesto parere ha dato il via alla terza era d'oro della medesima. È n che mi so- no detto quanto sarebbe stato bello trasformare queste forme di narrazione pop in qualcosa di iniziatico». Lo dice mentre apre il mazzo a caso ed esce la carta di «Battlestar Galactica». «Vede? Mi segue sempre».

mercoledì 27 gennaio 2016

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Clamoroso al Cibali! Ce tocca pure il film de "La casa nella prateria"! (aiutoooo)
News tratta da "THR"
The Little House on the Prairie movie project has landed at Paramount. The adaptation of the iconic TV series was previously in development at Sony, which picked it up in 2012 with Scott Rudin attached to produce. The title was put into turnaround last year. Now, the package — which includes Martha Marcy May Marlene filmmaker Sean Durkin, who is attached to direct, and the script by Abi Morgan — is setting up shop under the Melrose Ave. watertower. Little House aired on NBC from 1974 to 1983 and starred Michael Landon as the patriarch of a pioneer family living in the 1880s in the American Midwest. The show was known for its wholesome values and was a loose adaptation of the classic series of children's books by Laura Ingalls Wilder, who based it on her childhood. (Melissa Gilbert played Laura Wilder on the show.)

mercoledì 24 settembre 2008

NEWS - Clamoroso al Cibali! Melissa Gilbert: ritorno cantando nella "Casa della prateria"
C'è tempo fino al 19 ottobre per gustarsi a Minneapolis, al Guthrie Theatre, il musical tratto dalla serie "La Casa nella prateria". La curiosità sta nel cast: Melissa Gilbert, che nel telefilm degli anni '70 era la giovane protagonista Laura Ingalls - autrice dei romanzi autobiografici che hanno ispirato il serial - veste oggi i panni della mamma della famiglia al centro delle vicende. Forse per scrollarsi di dosso l'aria buonista del telefilm, la Gilbert ha fatto scalpore di recente apparendo in un episodio di "Nip/Tuck", nei panni una paziente che intratteneva rapporti sessuali con il proprio cane. Ma il bene trionfa sempre: l'attrice, che in gioventù ha vantato una relazione con un Tom Cruise pre-Scientology, ha tra le sue migliori amiche Alison Arngrim, che ne "La Casa nella prateria" interpretava Nellie Oleson, la nemesi di Laura Ingalls. (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "TU")

martedì 4 luglio 2006

EVENTO - Giovedì 6 luglio a Milano gli attori di "Grey's Anatomy" scendono in campo per la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori partecipando ad una proiezione per beneficenza del telefilm all'Apollo SpazioCinema di Milano. Flashback: quando i telefilm sono scesi in campo per il sociale
All'inizio è stato "Il mio amico Arnold" (1978). Quando Nancy Reagan bussò a casa Drummond per promuovere la sua campagna contro la droga, ci si chiese dove finivano i telefilm e iniziava l'impegno sociale. In questo caso anche fin dove poteva spingersi una campagna politica. Sempre il piccolo Arnold affrontò per primo in America lo scottante - e ai tempi solo sussurrato - tema della pedofilia. La buonanima di Aaron Spelling, che aveva l'occhio più lungo del portafoglio, capì al volo che l'idea di inserire al termine degli episodi del teen-cult "Beverly Hills" (1990) i numeri verdi di assistenza per i ragazzi che avevano assistito a storie di droga, alcolismo, violenza tra le mura domestiche e violenze sessuali, avrebbe fatto il botto. Nel 1974 Spelling aveva fatto le prove tecniche di buonismo e solidarietà con "La casa nella prateria": handicap, razzismo e diversità in genere bussavano quasi in ogni puntata a casa degli Ingalls, i quali oltre che sulla fede potevano contare su un fortissimo amore verso il prossimo. Anche quando la cecità colpì una delle loro figlie. Michael Landon, colui che interpretava papà Ingalls ne "La casa nella prateria" e, non contento, la firmava pure da ideatore-produttore-sceneggiatore, continuò il suo "percorso" votato ai buoni sentimenti anche con il successivo "Autostop per il paradiso" (1984), in cui interpretava un giramondo che aiutava le persone più bisognose. Forse nessuna serie dei caldi anni '70 ha combattuto il razzismo come la serie satirica "Arcibaldo" (1971): il protagonista del titolo è diventato popolare per il titolo - ancora imbattuto - di "uomo più razzista della tv americana"; odiava tutti i "diversi", polacchi, gay e handicappati in special modo; lui che quando è venuto a trovarlo a casa Sammy Davis Jr. lo ha fatto accomadare sulla sua poltrona preferita ma poi, una volta andato via, si è premurato di disinfettare tutto il salotto..."Brothers" è stata la prima serie tv ad infrangere il taboo dell'omosessualità prevedendo tra i protagonisti un personaggio gay. Per la cronaca, in America correva l'anno 1984. "The Practice - Professione avvocati" (1997) si è scagliato apertamente in un episodio contro la pena di morte. Tutti gli avvocati protagonisti si prodigavano a difendere un uomo di colore dalla fine sulla sedia elettrica. Gli sforzi risultavano inutili, ma prima che avvenisse l'esecuzione, tutti gli interpreti - al di fuori dei loro personaggi - si rivolgevano in camera contro la pena di morte; la puntata si chiudeva con uno di loro che dopo la propria testimonianza piangeva da solo in una camera d'albergo. I reietti della società e le vittime dei torti subiti hanno trovato una seconda chance e un messaggio di speranza nelle serie "Gli sbandati" (1978), "Neon Rider" (1990) e "Horizon" (2000).
Informazioni tratte dalla terza edizione del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

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Lick it or Leave it!

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