LA VITA E' UNA COSA SERIAL - Spielberg, una ne pensa e tre ne scazza
La teoria è presto detta: Spielberg ormai alterna un capolavoro ad una boiata pazzesca. Tra le ultime, a mio avviso, "Falling Skies". Ne ho già scritto per il Tg Telefilm su Bonsai Tv (www.bonsai.tv, da settembre le nuove edizioni settimanali): è come se "La Guerra dei Mondi" di H.G. Wells fosse stata ingurgitata a mò di topolino da uno dei Visitors! Così come al cinema il suo "Super 8" sembra un mix di "Stand by me" con "Cloverfield" di JJ Abrams, viene da chiedersi dove sia finita la famigerata originalità sci-fi di Steven Spielberg. Dal papà di "ET" ci si aspettava senz’altro di più che un racconto fanfaresco alla “volemose bene” in cui il mondo ridotto ai bisogni primitivi dagli alieni sembra solo una coincidenza, e non un parallelo ricercato, con l’America in pieno deficit dei giorni nostri. Qualcuno ha teorizzato che si tratti di una specie di "The Walking Dead" con gli alieni al posto degli zombie. I difensori hanno tirato in ballo il "gioco di citazioni" - addirittura il citarsi addosso - dimenticandosi che a furia di citare si rischia...di diventare ciechi! Ma (l'ex?) mostro sacro di cinema e tv, in attesa di vederlo all'opera in una delle sue prove più ardite - la trasposizione del mito di Tin Tin - ha negli ultimi tempi alternato successi a dubbi di critica. Solo dagli anni Duemila ha prodotto l'epico "Band of brothers" (2001), assai più riuscito, nella sua asciuttezza, al retorico "patrigno" cinematografico "Salvate il soldato Ryan". Nel 2002 ha vergato il semi-cult disinnescato "Taken" (ma stiamo parlando di colui che ha lanciato "Incontri ravvicinati del terzo tipo" o sbaglio?), seguito dall'intrigante "Prova a prendermi". Al successo di cassetta "Terminal" (2004) ha fatto seguire la firma del più controverso "Munich" (2007), nel mezzo inflazionando le rivisitazioni belliche con ben 2 film nel 2006 ("Flags of our fathers" e "Lettere da Iwo Jima") e la pur riuscita serie "The Pacific" nel 2010. Nel 2007 si è dedicato alla "trasformazione" fracassona da botteghino dei "Transformers", alla quale è seguita la produzione del delicato "Amabili resti". Nel 2009 l'imprescindibile (ma sfortunato) "United States of Tara", seguito sul grande schermo dal dimenticabile "Hereafter" (che fine ha fatto il genio di "Poltergeist"?) e poi dal premiato "Il Grinta". Meglio sorvolare su "Super 8", con quell'altro compagno di avventure una-ne-creo-e-tre-ne-scazzo JJ Abrams, il quale, in una sorta di simbolica staffetta, si candida a diventarne l'erede. Viene da chiedersi che fine abbia fatto il piglio rivoluzionario di "Duel", le opere da standing ovation morali come "Il colore viola" e "Schindler's List", le leggerezze coinvolgenti di "Ritorno al futuro", le emozioni dal cuore in gola de "Lo squalo"...E' proprio Spielberg - e con lui i grandi autori di cinema e tv - a doverci tirar fuori da un'impasse che perdura ormai da un paio di anni caratterizzata, salvo eccezioni, dalla mancanza di idee e creatività. Steven, sii meno "Jurassik" e rifacci sognare anche senza effetti speciali (magari senza ricicciare un'altra "Guerra dei mondi" togliando la premessa su quanto è successo, come hai fatto con "Falling Skies"...). In attesa di vedere il suo "Smash" senza avere nelle orecchie i soliti criticoni che s'inalberano al grido di "brutta copia di 'Glee'", l'estate ci ha regalato l'ennesima beffa: il barbuto cineasta è stato multato alla Maddalena per aver tenuto accesi i motori del suo yacht troppo vicini alla spiaggia. Ecco, a volte ci si diverte anche con un pedalone, se si è in buona compagnia.
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Settembre)
venerdì 2 settembre 2011
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mercoledì 31 agosto 2011
L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
VANITY FAIR
Addio Gabrielle!
“Mi mancherà moltissimo Gabrielle, soprattutto per la sua capacità di osare. In questi anni ho imparato a volerle bene. Ho amato come l’autore, Marc Cherry, sia riuscito a dare profondità al mio personaggio. Gaby all’inizio, nella prima stagione, era un essere superficiale. E’ stato bello seguirla nella sua trasformazione, nel suo diventare mamma e donna di famiglia. Lei è uno spirito libero, lusso che io non sempre riesco a prendermi”.
(Eva Longoria, 29.08.2011)
VANITY FAIR
Addio Gabrielle!
“Mi mancherà moltissimo Gabrielle, soprattutto per la sua capacità di osare. In questi anni ho imparato a volerle bene. Ho amato come l’autore, Marc Cherry, sia riuscito a dare profondità al mio personaggio. Gaby all’inizio, nella prima stagione, era un essere superficiale. E’ stato bello seguirla nella sua trasformazione, nel suo diventare mamma e donna di famiglia. Lei è uno spirito libero, lusso che io non sempre riesco a prendermi”.
(Eva Longoria, 29.08.2011)
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