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giovedì 22 giugno 2017

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Udite, udite! E' giunta l'ora del film di "Downton Abbey" (prossimo anno...che con questo caldo sembrerà un secolo)

News tratta da "TvLine"
Less than two years after the Crawleys bade farewell to their international audience, a plan is in motion to reopen the doors of Downton Abbey. “There’s a movie in the works,” Michael Edelstein, president at NBCUniversal International Studios, told the Associated Press this week at the opening of Downton Abbey: The Exhibition in Singapore. “It’s been in the works for some time. We are working on getting the script right, and then we’ve got to figure out how to get the [cast] together. … But we’re hopeful to make a movie sometime next year.” But getting the original stars back together could be easier said than done. When asked about the movie’s prospects, Sophie McShera (who played cook Daisy Mason) told the AP, “We have no idea if it’s happening … but we would all love to be part of the film if it was to happen.” Laura Carmichael (aka Lady Edith) also quipped, “Tell my agent, because we’re still waiting to know [if the movie is coming together]. We’re hoping that will happen soon.” Many cast members from the British import, which aired Stateside on PBS from Jan. 2011 to March 2016, have already gone on to other projects since the show wrapped production: Michelle Dockery (aka Lady Mary Crawley) is now stirring up trouble on TNT’s Good Behavior; Dan Stevens (the late, great Matthew Crawley) is headlining FX’s Legion; and Brendan Coyle (John Bates) is cleaning up on the Esquire Network’s Spotless.

venerdì 2 giugno 2017

NEWS - "Fargo": "improbabile un'altra stagione" 

News tratta da "Slashfilm"
Noah Hawley doesn’t know if he’ll make another season of Fargo. He’s said so himself in the past. When he’s working on a season of the acclaimed FX series, he’s not thinking about the future. Hawley is telling one story at a time. If he has another story to tell, he’ll tell it, but he’s in no hurry. To FX’s credit, they’re not already pushing for more. Below, FX Chief John Landgraf comments on whether we’ll see Fargo season 4 happen or not. We’re midway through another excellent season of Fargo. With only three seasons so far, the show’s creator has taken his time by not cranking out a season every year. FX chief John Landgraf has no interest in doing that either, from the sound of it. Unless Hawley wants to go back to Minnesota, season three could be the end of Fargo, which is what John Landgraf told The Hollywood Reporter:
There may never be another Fargo. Unless [creator Noah Hawley] has an idea for Fargo that he thinks he can make as good as the prior three. I think once people get to the end of this [season] they will find that it is thematically different. It’s really about the moment we live in now.
Fargo fans probably would rather never see another season of Fargo instead of a rushed one. What’s comforting is Hawley is an idea man, someone who can make completely different shows like Fargo and Legion, write novels, and maybe even go from directing television to film. You’d imagine someone with his imagination would think of another Fargo story to tell, but we’ll have to wait and see if he does. As he said, he’s okay waiting four years to return to the show if the inspiration strikes, but there is, as Landgraf pointed out, the possibility of that not happening.

giovedì 9 febbraio 2017

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri

IL FOGLIO
Basta un foulard per innamorarsi di "Legion"
"Giusto contrappasso, visti il sussiego e la serietà — oltre alla quantità — con cui arrivano sugli schermi. D'accordo, c'è stato un momento in cui i vendicatori mascherati raccontavano qualcosa del mondo, e un altro in cui i registi sfoderavano idee brillanti. Tempo scaduto: appena arriva qualcosa di originale, per esempio il mercenario parolaio "Deadpool" di Tim Miller, spunta una candidatura ai Golden Globe. L'ultimo Batman è un pupazzetto Lego (nel film "Lego Batman" di Chris McKay, esce giovedì prossimo). Vive in rancorosa solitudine mangiando aragosta e sfoggiando gli addominali (nove, l'uomo pipistrello ne ha uno più del dovuto). Superman organizza feste nel suo nascondiglio e non lo invita mai. Affidata alle cure di Noah Hawley — showrunner della serie "Fargo": finora due stagioni che rendono omaggio ai fratelli Coen con grande originalità — la metamorfosi del supereroe chiamato Legion è ancora più clamorosa. La serie è partita negli Usa (per gli spettatori italiani sarà su Fox dal 13 febbraio). Il protagonista è imparentato con gli X-Men: suo padre Charles Xavier, colui che nell'universo Marvel riunisce e protegge i mutanti, lo ha avuto in Israele da una sopravvissuta all'Olocausto. Tutti i supereroi sono ebrei, non solo le supereroine Masada e Sabra — lo sostiene Simcha Weinstein nel suo saggio "Up Up and Oy Vey: How Jewish History, Culture and Values Shaped The Comic Book Superhero". Legion è più ebreo degli altri. Vi diranno "Personalità multipla", e vi verrà la voglia di scappare (come è venuta a noi, anche perché eravamo reduci, con danni, dal "Split" di M. Night Shyamalan). Restate, almeno fino a quando compare il Clockworks Psichiatric Hospital. "A Clockworks Orange" — un'arancia a orologeria — era il titolo del romanzo scritto nel 1962 da Anthony Burgess (lo scrittore ha sempre odiato "Arancia meccanica", il film diretto Stanley Kubrick dieci anni dopo). Segno che Noah Hawley non ha visto solo serie tv, e neppure soltanto film dei fratelli Coen. Segno che l'orizzonte si allarga — perlomeno — ai condizionamenti e al libero arbitrio. Legion nasce con il nome di David Haller. Lo vediamo nelle prime scene moccioso in culla e poi bambinetto e poi adolescente, mentre cominciano a manifestarsi i superpoteri che ne faranno un reietto e un ricercato. L'ospedale psichiatrico fornisce ai ricoverati felpe arancione Guantanamo (solo un po' sbiadito, devono essere i troppi lavaggi). Ritroviamo la classica scena manicomiale, gente catatonica o agitatissima attorno al nuovo paziente, in un'edizione a metà tra l'hipster e il retrò. Ammiriamo il lavoro dello scenografo, del direttore della fotografia, del costumista che spengono i colori e li illividiscono (i supereroi di solito hanno tute fiammanti in colori saturi). Il giovane David ha già capito come funziona il Comma 22 psichiatrico: "Se dico sto bene' pensano che sono matto; se dico sono matto' aumentano il dosaggio delle medicine". I supereroi hanno di solito il volto mascherato. Qui godiamo ogni sfumatura sul volto di Dan Stevens (era Matthew in "Downton Abbey": lasciò la serie perché voleva provare ruoli diversi, lo fecero morire in un incidente d'auto), già candidato al titolo di schizofrenico più sexy mai visto su uno schermo. Soprattutto quando si innamora di Syd (di cognome le hanno messo Barrett, come il fondatore dei Pink Floyd che lasciò nel 1968 il gruppo perché fuori di testa). Lei non vuole essere toccata. Si tengono per mano afferrando le estremità dello stesso foulard. Basta per innamorarsi della serie". (Mariarosa Mancuso)

venerdì 30 dicembre 2016

NEWS - Achtung, compagni! Ecco le serie tv più attese del 2017 in Italia

Articolo tratto da "La Stampa"
Se il 2015 è stato l'anno del lancio, il 2016 è stato l'anno del successo. Non si conoscono i numeri - non sono stati diffusi - ma Netflix è riuscita a ritagliarsi un posto al sole anche in Italia, stravolgendo il mercato. Ed è solo l'inizio. La produzione e la distribuzione delle serie tv è aumentata. Anche la Rai ha dovuto mettersi al passo: prima, un anno fa, con Non uccidere, esperimento riuscito a metà; poi, quest'inverno, con I Medici, kolossal magari criticabile dal punto di vista qualitativo ma non da quello quantitativo, e Rocco Schiavone. Sky non è rimasta a guardare e ha prodotto una delle «serie tv più attese del 2017» negli Stati Uniti, parola di Time: The Young Pope. Insomma: le serie tv, da futuro sono diventate realtà. Sono il nuovo modo di raccontare storie nell'audiovisivo.
E l'anno prossimo sarà così, ugualmente: si produce tanto, si produce anche con più attenzione. Innanzitutto, portando avanti serie di successo: il 2 gennaio, distribuita da Netflix, arriverà la quarta stagione di Sherlock, un episodio a settimana in contemporanea con il Regno Unito; poi toccherà a Twin Peaks di David Lynch con la nuova stagione, in Italia distribuita in primavera da Sky; e quindi a Il Trono di Spade, a Gomorra 3, arrivo previsto in autunno, alla terza stagione di Fargo e alle nuove puntate di House of Cards, sempre mandate in onda da Sky.
Non mancheranno le novità. Tra le serie più attese, vanno sicuramente segnalate Taboo di e con Tom Hardy, che qui in Italia non ha ancora una data d'uscita né un canale; Roadies, creata da Cameron Crowe e ispirata al suo film Quasi famosi, dal 30 gennaio su Mediaset Premium; Una serie di sfortunati eventi, ispirata ai libri di Lemony Snicket, che farà il suo esordio su Netflix il 13 gennaio; Legion, serie tv sui mutanti della Marvel che andrà in onda a febbraio su Fox; Big Little Lies, con Nicole Kidman, che farà il suo esordio il 13 marzo su Sky Atlantic; Iron Fist, nuova serie originale Netflix su uno dei supereroi di Casa Marvel, il quarto (su quattro) dei «Difensori», rilasciata il 17 marzo; e le due nuove produzioni di Sky Europa: Riviera e Britannia. E questa è solo la prima metà del 2017.
In cantiere ci sono tantissimi progetti, alcuni ancora in corso di scrittura, altri arrivati quasi alla fine della lavorazione. C'è la chiacchierata serie tv ispirata alla saga letteraria de L'amica geniale di Elena Ferrante, che verrà prodotta da Wildside (e di cui, a oggi, ancora non si conosce il broadcaster). C'è 1993, il sequel di 1992, con Stefano Accorsi e Miriam Leone, che dovrebbe andare in onda nella prima metà del 2017; c'è In Treatment, di cui solo pochi giorni fa è stato annunciato il nuovo cast (insieme a Sergio Castellitto, anche Giovanna Mezzogiorno e Giulia Michelini). E poi c'è Suburra, la prima produzione originale di Netflix in Italia: non sarà un sequel del film diretto da Sollima, ma nel cast sono stati confermati alcuni degli attori che abbiamo già visto al cinema, come Alessandro Borghi.
Non bisogna dimenticare che, a partire da dicembre di quest'anno, in Italia è arrivata anche Amazon Video, con le sue serie originali: a oggi, non sono state ancora rese disponibili Crisis in Six Scenes di Woody Allen, o Fleabag. La sensazione, comunque, è che anche il mercato italiano - con tutte le sue limitazioni, e i suoi rallentamenti - si stia sempre più avvicinando a quello internazionale. Buona parte del merito va riconosciuta a Sky, che in questi anni, in una progressione piuttosto veloce, è diventata leader delle produzioni made in Italy di qualità; e pure alla direzione della Rai, che ha stretto più di un accordo con Netflix per la diffusione delle proprie serie.

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