NEWS - Netflix, tanto rumore per nulla! E' il sito di streaming preferito in Italia, ma nessun tsunami (il meno strombazzato Infinity insegue a soli 8 punti di percentuale...)
Articolo tratto dal "
Corriere Economia"
Tanto rumore per nulla, avrebbe detto Shakespeare. Forse scomodare il
Bardo è eccessivo, ma nel panorama della tv on demand sembra proprio
questa la tendenza quando si parla di Netflix. Quando a ottobre era
stato annunciato lo sbarco anche in Italia della creatura di
Reed
Hastings, il fermento mediatico, ma non solo, era stato alto:
«Seppellirà i concorrenti», «con la libreria e i contenuti che ha,
renderà obsoleto qualsiasi altro competitor». E invece...E invece a distanza di nove mesi, complice anche la casa madre americana
che comunica con il contagocce qualunque dato relativo ai singoli
Paesi,
non sembra che lo tsunami Netflix abbia avuto particolari effetti
sui numeri degli utenti. O meglio, un effetto l' ha avuto: ha fatto
capire ai competitor le potenzialità della tv on demand e la diffusione
ormai inarrestabile dello streaming. Oltre alla necessità di sviluppare
il piano della banda larga capillarmente a tutto il Paese. Puntare sull' innovazione è sempre stata una delle strategie di Netflix
che ha preventivato per tutto l' arco dell'anno 800 milioni di
investimenti in tecnologia e sviluppo, a fronte dei 5 miliardi previsti
per le nuove produzioni. Una cifra che, al momento dell' annuncio, aveva
fatto infuriare gli azionisti che rimproverano al patron margini non
all' altezza del fatturato da 2 miliardi. Resta il fatto che
le
produzioni originali di Netflix sono difficili da eguagliare, forti
anche della solida base economica alle spalle. Titoli come
House of
Cards e
Orange is the new black sono ormai serie cult. E date le
premesse, per le nostrane
Sky e Mediaset è complesso riuscire
eguagliare, almeno in termini di produzione il «cugino ricco». Secondo uno studio condotto dall' istituto di ricerca Nextplora,
Netflix
è il sito di streaming a pagamento preferito in Italia. Stando all'indagine, nell'ultimo anno il 15% degli internauti ha usufruito di
contenuti sui siti di streaming a pagamento. E tra questi,
la preferenza
del 48% va a Netflix, il
40% a Infinity e
il 37% a Skyonline, da poche
settimana diventata Now Tv. Il network guidato da Zappia, infatti, ha trovato il modo di
controbattere, sia a livello di contenuti, investendo 40 milioni di euro
in due nuove produzioni originali:
The young Pope e
Diabolik, (forte
del successo di
Romanzo Criminale e Gomorra, tra i pochi prodotti made
in Italy esportati con successo anche all' estero). Sia rivoluzionando
la sua Internet tv, trasformandola in Now tv, per l' appunto, un brand
già operativo nel Regno Unito che ricalca quindi il progetto di
integrazione delle tre Sky: Italia, Germania e Uk. Obiettivo: una
navigazione e un' interfaccia più fruibile e immediata e un' offerta più
ricca. Novità anche in casa
Mediaset, in attesa del via libera dell'Antitrust
che dovrà dare l'ok alla cessione di
Premium a
Vivendi. «La due
diligence è stata fatta, tutto è a posto - aveva detto a inizio mese l'
amministratore delegato
Pier Silvio Berlusconi durante la presentazione
dei palinsesti -. È difficile dire se il closing sarà anticipato o no».
Grazie a questa operazione Mediaset diventerà il secondo azionista
industriale di Vivendi e Premium farà parte del gruppo francese. Nell'accordo è anche compresa la creazione di un «polo paneuropeo» di
produzione e distribuzione di programmi televisivi, un progetto molto
complicato di cui però si parlerà non prima della primavera del 2017. E
della nuova piattaforma dovrebbe far parte anche
Infinity. Ma, precisano
da Cologno, il servizio di streaming resta in Mediaset: «Ci teniamo
molto, è l' attività più vicina a quello che pensiamo sarà il futuro - è
stato il commento di
Pier Silvio Berlusconi - ha più di 600mila utenti,
siamo leader in Italia e siamo soddisfatti, ma
è un business ancora
molto piccolo, questo riguarda sia noi sia Netflix». Ma la battaglia degli ascolti (e della pubblicità) non sarà solo online:
anche i canali generalisti si stanno preparando per un autunno
impegnativo. La7 in primis, dato che deve fare i conti con la presenza
di due ingombranti vicini: Sky sul tasto 8 e Discovery sul 9. Due canali
in via di definizione, ma che stanno cominciando a ritagliarsi una
precisa identità anche a livello di contenuti. Per il gruppo di
Urbano
Cairo l'obiettivo sarà non solo spingere sugli ascolti, ma rafforzare la
raccolta pubblicitaria con previsioni per fine semestre di una crescita
del 2,5%.
Forte dei numeri registrati nei primi sei mesi, con
uno share complessivo in aumento del 15% rispetto all' anno precedente,
Discovery Italia si prepara a farsi largo tra le emittenti grazie ai
suoi 13 canali tra digitale, satellite free e pay. Un portfolio
completato con l' acquisto del tasto 9 dal gruppo editoriale L'Espresso, su cui l' emittente guidata dall' amministratore delegato
Marinella Soldi punta molto. Lo scorso anno poi, il gruppo ha acquisito,
con un investimento da 1,3 miliardi, i diritti di trasmissione delle
Olimpiadi per l' Europa dal 2018 al 2024. Non
bisogna dimenticare che a livello pubblicitario, la pare del leone la
fanno ancora i canali generalisti. In particolare la Rai di Antonio
Campo Dall'Orto che può contare sul 22% della torta degli investimenti
pubblicitari destinati al piccolo schermo, e un 13,6% dell' intero
mercato.