venerdì 6 giugno 2008

GOSSIP - Preparate la NurXery, arriva Gillian AnderSON! Un altro figlio per l'interprete di Dana Scully di "X-Files"
(ANSA) - LOS ANGELES - Gillian Anderson diventera' mamma per la terza volta, come ha rivelato un suo portavoce al settimanale "People". L'attrice 39enne e l'attuale fidanzato Mark Griffiths hanno gia' un figlio, Oscar, di 18 mesi. La Anderson ha pero' anche un'altra figlia di 13 anni, Piper, nata dal matrimonio con Klyde Clotz, terminato nel 1997. L'attrice sta per tornare a vestire i panni dell'agente Dana Scully di "X-Files" e sara' ancora una volta affiancata dell'agente Fox Mulder, ovvero David Duchovny: i due saranno nei cinema italiani dal 22 agosto prossimo con il secondo film spin off della serie televisiva andata in onda dal 1993 al 2002.

giovedì 5 giugno 2008

GOSSIP - Uomini, attenti a quelle tre! Le centaure di "Battlestar Galactica" degne di Russ Meyer su "Interview"
E' da non perdere il nuovo numero di "Interview", dove compaiono le tre sexy-dive del fanta-cult "Battlestar Galactica": Tricia Helfer, Grace Park e Katee Sackhoff si sono calate nei (pochi) panni di motocicliste-surfiste degne del Russ Meyer di "Faster, Pussycat! Kill! Kill!". Il deserto e le torride pianure attorno, sono la scusa per vedere lo "spaziale" trio in bikini e con guantini da centaure consumate (la Helfer e la Sackhoff lo sono davvero, avvistate in più di un'occasione a passare i weekend insieme on the road a bordo di moto di grossa cilindrata...). In realtà, a un secondo sguardo, sembra che le tre amichette stiano più che altro a prendersi il sole come casalinghe di Voghera in vacanza a Bellaria, alla larga dai piatti da lavare e, soprattutto, dagli uomini.

martedì 3 giugno 2008

ANTEPRIMA BOLLETTINO - Giù la maschera, Auditel-Belfagor!
Tra i momenti più indimenticabili del sesto Telefilm Festival spiccano le dichiarazioni di Giorgio Gori durante la prima tavola del Workshop, dedicata alla programmazione e alla produzione delle serie tv. I telefilm, secondo l'Amministratore Delegato di Magnolia, non sono poi questo gran successo in Italia, mentre all'estero prodotti come "CSI" e "Grey's Anatomy" sono cult anche per gli ascolti, oltre che per i critici. La provocazione intelligente di Gori non può cadere nel vuoto e merita una riflessione. E' davvero così? E' assolutamente vero che i telefilm, oltre confine, siano ai vertici degli ascolti (così in Francia, Inghilterra, Germania e Spagna), ma in Italia la situazione non è poi così catastrofica come si dipinge. Il vero punto focale, per alcuni una spina nel fianco intoccabile, è uno solo: l'Auditel. Quest'ultimo, come si sa, ha chiamato a raccolta poco più di 5000 famiglie-campione sulla scorta dei dati ISTAT che ci descrivono come il Paese più vecchio tra gli Stati con più di 10 milioni di abitanti, contando il 25% di popolazione oltre i 60 anni (dei Paesi sopra citati, l'unica che si avvicina a noi è la Germania: 24% oltre i 60 anni; la Francia è "solo" decima, con il 20.5% di over 60). E le previsioni non sono rosee, visto che nel 2025 gli oltre sessantenni saranno in Italia il 34% (saremo secondi soli al Giappone). Di più: secondo gli addetti ai livori l'Auditel non rappresenterebbe efficacemente i reali gusti del Bel Paese spettatore. Si pensi solo al fatto che chi ha la scatoletta dell'Auditel in casa debba avere per forza il telefono fisso per connetterla, lasciando fuori dal panel una gran fetta di pubblico (perlopiù giovane) che ormai vive solo col cellulare. Ancor di più, pochi sanno (e pochi l'hanno mai pubblicata, a dire il vero!) come sia effettivamente sbilanciata la rappresentazione del pubblico televisivo secondo l'Auditel: già solo gli individui oltre i 55 anni sono rappresentati al 32.7% (12.5% nella fascia 55-64 anni, 20.2% quelli oltre i 65 anni); a scendere anagraficamente, la fascia 45-54 anni è presente al 13.7%, i 35-44 anni al 16.7%, i 25-34 anni sono al 15.2%, i 20-24 anni al 5.7%, i 15-19 anni al 5.1%, gli 8-14 anni al 6.9%, i 4-7 anni al 3.8%. Appare perciò evidentissimo che i telefilm, genere prediletto dal pubblico giovane, risentano di un profilo a dir poco penalizzante (la fascia dai 15 ai 24 anni - sommando i 15-19 e i 20-24 anni - non raggiunge quella dei 55-64 anni!). Insomma, se il campione Auditel è formato da anziani e "bamboccioni" - e in un'Italia dove si rendono pubblici i redditi su Internet, stride alquanto che non si possa conoscere l'identità e la composizione specifica del campione Auditel... - si spiegherebbe perchè gli ascolti premino programmi come "Domenica In" e "Ho sposato uno sbirro", mentre "Lost" non riesca a raggiungere il 10% di share o "Desperate Housewives" non raccolga quanto meriterebbe. Un fatto di per sè inconcepibile, se pensiamo che l'Auditel era nato il 3 luglio 1984 con la finalità ultima della "rilevazione oggettiva e imparziale degli indici di ascolto, a fine pubblicitario, delle trasmissioni televisive". Proprio per questo, e soprattutto per venire incontro agli inserzionisti pubblicitari, vista la sua natura commerciale, Mediaset, dal 3 aprile 2006, accanto al totale degli individui ha iniziato a comunicare lo share del cosiddetto pubblico "attivo" (quello nella fascia d'età tra i 15 e i 64 anni, quello che più interessa ai pubblicitari). E così si scopre che le ultime puntate di "Dr. House", senza considerare la contro-programmazione, lo zig-zag nei palinsesti e la filologia-killer, non siano state affatto un flop su Canale 5 come qualche affrettato giornalista ha scritto: il 18% di share sul pubblico totale, ma il 22% nel pubblico attivo, in perfetta media di rete. Una strategia di rilevamento che all'estero è già avviata e condivisa (si pensi alla madrepatria dei telefilm, l'America, dove accanto al totale degli individui si pubblica lo share di una fascia ancora più stretta, quella dai 18 ai 49 anni; o alla Germania, dove le reti commerciali sono rilevate con lo share dai 14 ai 49 anni). In Italia la "mossa" di Mediaset è stata letta come un arrocco strumentale per privilegiare il pubblico giovane, a fronte di quello Rai che per tradizione è più...sedentario. Si aggiunga che l'Ansa, la principale agenzia di stampa nazionale, ha scelto di ignorare la diffusione del cosiddetto "target commerciale", continuando a pubblicare lo share totale, e così a ruota tutti i giornali. Verrebbe da pensare che se in Italia non si produce fiction degna di quella americana, un pò è colpa anche della stampa, sempre più pronta a etichettare come flop un titolo che perde solo 2 punti di share (vedi "Dr. House"), innescando una sorta di filiera castrante (produttori, direttori di rete, registi di grido, sceneggiatori, attori...) verso telefilm che volessero mai allontanarsi dall'immagine del caro vecchio foto-romanzo e del caro vecchio presepe. In realtà, al di fuori delle logiche di convenienza e di concorrenza, uscendo dalle opportunità pubblicitarie, la pubblicazione del "target commerciale" era e sarebbe un'opportunità imperdibile per premiare titoli e programmi innovativi, intelligenti, stimolanti. E se le fonti "ufficiali" nicchiano, si potrebbe iniziare dai siti internet, dai portali telefilmici e dai blog, a dare i...numeri (quelli "veri", quelli del pubblico più dinamico). Pensiamo solo al fatto che ancora oggi programmi che vincono in percentuale nella sola fascia oltre i 54 anni (perdendo in tutte le altre più "giovani") riescono ad aggiudicarsi gli ascolti totali di prime e seconde serate, tanto per dire come l'Auditel attuale sia favorevole nei confronti di un pubblico tradizionalista e anziano. Una sorta di "bolla" (un rover degno de "Il Prigioniero") che ci fa arrabbiare (da telespettatori) per i cambi o le sospensioni di palinsesto, che fa decidere (i programmatori) sulle collocazioni e sulle strategie di trasmissione, che spinge (i produttori e gli sceneggiatori) a mettere in scena storie monodimensionali, che fa scrivere (taluni giornalisti e taluni critici) articoli inneggianti o stroncanti. Riusciremo mai a scoprire chi sia il fatidico "Numero 1"? Chi siano i Belfagor che compongono l'Auditel, soprannominato non a caso "la Casa di vetro" (si legga a tal proposito il saggio "La favola dell'Auditel" di Roberta Gisotti, Editori Riuniti)? A scoprire i confini di un'isola degna di "Lost" e de "Il Prigioniero"? Più passa il tempo e più appare che la nostra salvezza (di telespettatori "attivi") dipenda da quella risposta...(Articolo di Leo Damerini pubblicato sul "Telefilm Magazine" di Giugno)
PICCOLO GRANDE SCHERMO - "Sex&the City" sull'altare: Carrie&Co. insidiano "Indiana Jones" nei botteghini italiani nonostante siano presenti in meno sale. In USA stravincono...
(ANSA) - ROMA - L'archeologo "Indiana Jones"-Harrison Ford e' ancora in testa alla classifica degli incassi del week end, secondo i dati Cinetel che monitorano l'85% del mercato. Le new entry "Sex and the City" e "Il Divo" si conquistano subito, rispettivamente, il secondo posto, con oltre un milione e 700 euro e il terzo posto, sfiorando il milione di euro. Il famoso quartetto della serie tv della Hbo formato da Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda e' in 522 sale contro le 656 di "Indiana Jones", mentre "Il Divo" in 338 sale. "Gomorra", vincitore del Gran Premio della giuria a Cannes, retrocede dal secondo al quarto posto seguito da un'altra new entry, l'horror "The Hitcher" di Dave Meyers, remake del film che rivelo' Rutger Hauer nei panni di uno psicopatico. Fra i nuovi ingressi anche il film low budget "Once", al decimo posto.
(AGI) - New York - Le ragazzacce di "Sex and the city" hanno sbaragliato "Indiana Jones" nel primo fine settimana sugli schermi in Stati Uniti e Canada. Il film tratto dalla fortunatissima serie tv ha rastrellato 55 milioni 700mila dollari al botteghino (la produzione prevedeva di guadagnarne solo 30). "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" ha portato a casa 46 milioni di dollari, il film horror "The strangers" 20,7.

lunedì 2 giugno 2008

PICCOLO GRANDE SCHERMO - Rispondi, ti suona la scarpa! Dal 20 giugno nelle sale americane "Get Smart", il film della celebre serie di Mel Brooks
(ANSA) - LOS ANGELES - Anne Hathaway, Steve Carell, Alan Arkin e Dwayne Yohnson: sono questi gli interpreti di "Get Smart", remake dell'omonima serie televisiva americana degli anni Sessanta che puo' dunque contare su un cast di tutto rispetto. La pellicola, che uscira' negli Stati Uniti il 20 giugno e' stata diretta da Peter Segal (50 volte il primo bacio, L'altra sporca ultima meta), riprendera' la serie creata da Mel Brooks e Buck Henry, una parodia dei film d'azione di spionaggio. "Get Smart" racconta la storia di un agente segreto impacciato e meticoloso, Maxwell Smart, membro di un'agenzia di spionaggio americana, chiamata Control, alle prese con un pericoloso gruppo terroristico russo, conosciuto sotto il nome di Kaos. Il regista del film, che si e' detto ''un fan dell'esilarante e irriverente'' versione originale, e gli sceneggiatori, Tom J. Astle e Matt Ember, sostengono di aver costruito l'intera pellicola su misura per Steve Carell, che veste i panni del protagonista, l'agente Smart: ''Abbiamo ritagliato la storia attorno al suo immenso talento e sviluppato i dettagli del personaggio, tenendo a mente proprio le sue caratteristiche e puntando al massimo sulla sua straordinaria verve comica''. Carell sara' quindi l'agente Smart, un impiegato frustrato piu' che un vero agente segreto, fino a quando il Capo dell'agenzia, interpretato dal veterano Alan Arkin, si trova obbligato a promuoverlo. Smart deve cosi' andare in missione in Russia contro una misteriosa associazione terroristica e finisce catapultato in mezzo all'azione, accompagnato da un'agente con molta piu esperienza di lui, l'Agente 99, ovvero Anne Hathaway. Smart fara' qualunque cosa pur di dimostrare di essere all'altezza della situazione, ma insieme alla sua bella collega si ritrovera' in una serie di situazioni al limite. Carell, che e' anche produttore esecutivo insieme al regista Segal, ha definito il suo personaggio ''incredibilmente onesto e appassionato al suo lavoro, nonostante non sia mai entrato davvero in azione'' e definisce il film come ''un mix esplosivo di avventura, sentimento e tanto, tanto humor''. E' stato proprio Carell a suggerire ai produttori Alan Arkin per il ruolo del Capo. I due avevano lavorato insieme nel 2006 nell'acclamato "Little Miss Sunshine", film con cui Arkin si e' meritato l'Oscar come non protagonista nel 2007. Segal ha raccontato che Arkin si e' rivelato una ''sicurezza'' ed e' stato ''capace di tirare fuori tutta l'ironia e l'energia richiesta dalla parte''. L'Agente 99 invece, interpretata nell'originale da Barbara Feldon, sara' Anne Hathaway, ''una professionista determinata e sicura di se', sempre pronta e combattiva in ogni momento, senza pero' sacrificare mai la propria femminilita''', come ha spiegato la stessa attrice di "Il Diavolo veste Prada". La Hathaway, inoltre, ha affermato di essere soddisfatta di aver ottenuto la parte con ''grande fatica, perche' riuscire a stare al passo di Carell e' stata una vera sfida''. Mel Brooks, il creatore della serie degli anni Sessanta, ha fatto sapere di aver apprezzato molto il film e si e' detto ''sicuro che conquistera' il pubblico''. L'attore 82enne ha anche definito ''brillante'' l'interpretazione di Carell, che veste i panni che nella serie tv avevano reso celebre Don Adams. Nel cast della pellicola, girata tra Washington e Mosca, si vedranno anche Dwayne Johnson, Masi Oka e Terrence Stamp. Ci saranno infine alcuni cammei: Bill Murray, Patrick Warburton, oltreche' Bernie Kopell, uno degli interpreti della serie tv.

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)

"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm

Lick it or Leave it!

Lick it or Leave it!