venerdì 19 dicembre 2008
NEWS - Achtung, variazionen! "Terminator" e "Bionic Woman" traslocano armi e arti biomeccanici alla domenica (dal prossimo 21 dicembre). "Merlin", come per magia, prende il loro posto al martedì (dal 23), seguito da "Journeyman" che contravvenendo alla sua natura non viaggia nel tempo ma rimane al suo posto!
BOLLETTINO - Al peggio non c'è fine: dopo l'Auditel arriva il Qualitel
La minaccia incombe. Al momento di andare in stampa, la notizia è confermata: il famigerato e temutissimo Qualitel entrerà in funzione dal prossimo mese. Si tratta di una sorta di indice di gradimento dei programmi tv della Rai. Fortemente voluto dall'ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il sistema di rilevamento che affiancherà il già discusso Auditel è al centro di polemiche e dubbi. Di costi (altissimi) e di (scarsa) efficacia. Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai, ha messo le mani avanti: «Come Rai non siamo i motori di questa iniziativa, ma facciamo nostra una richiesta del ministero. Ero tra i più freddi e continuo a esserlo: sono scettico sul fatto che questo sistema di valutazione migliori la qualità del servizio erogato. La qualità percepita non modificherà più di tanto le nostre strategie. Credo che si tratti più di un' operazione di immagine che di sostanza». In senso pratico, ogni giorno sarà intervistato un campione di persone (circa 5.000) che esprimerà un giudizio sui programmi tramite una scala di gradimento articolata. Con un costo non indifferente: quattro/cinque milioni di euro l'anno. Soldi ben spesi? «Io quei soldi li spenderei sul prodotto - ha commentato Leone sul "Corriere della Sera" - La qualità sta nelle persone che si scelgono, nel lavoro sui progetti, in un piano editoriale che è stato giudicato da tutti innovativo». Sempre sul "Corriere della Sera", Antonio Ricci è stato tranchant: «Mi sembra un' inutile baracconata. Vedo in tv molte cose che sono spacciate per essere di qualità e non lo sono. Il telecomando è il tuo qualitel. E poi trovo che vadano in onda programmi obbrobriosi che però sono di stimolo. Prendiamo Sanremo, un prodotto pazzesco: alimenta commenti, discussioni, il divertimento è nel chiacchiericcio che genera». Il punto per Ricci, e non solo per lui, è un altro: «Andrebbero resi noti i risultati dell'Auditel solo per le fasce di spettatori fino a 50 anni: è l'unico modo per far sì che non vengano inseguiti modelli stantii di televisione. Così come è ora invece si va a alla ricerca di un pubblico troppo anziano, scacciando i giovani dalla tv». Se Pippo Baudo applaude il Qualitel («Lo invoco da anni, per una tv di servizio pubblico come la Rai è un imperativo categorico. Non è vero che il pubblico vuole il trash"), il direttore di Raidue Antonio Marano, dà ragione a Ricci: «Per me la qualità è determinata da un sola cosa: il telecomando. Ben venga uno strumento che aiuta a capire cosa pensa il telespettatore, un aiuto a come migliorare l'offerta dei programmi. Ma poi la qualità è anche soggettiva. Se chiedo a chi guarda 'Palcoscenico' un giudizio sull'opera che hanno visto, la risposta sarà positiva per l' 80 per cento dei telespettatori, ma non per questo il giorno dopo metto in prima serata Palcoscenico. Saranno rilevazioni che non incidono direttamente sul palinsesto». Tra i favorevoli al Qualitel, si è espresso Renzo Arbore («Lo aspetto da anni. Il Qualitel non serve soltanto per individuare se un programma è di qualità o no, ma anche a capire se è amato o no"). Maria De Filippi avverte: «Non ho niente in contrario purché non venga utilizzato in modo ipocrita. Ogni volta che un programma non ha raggiunto un buon risultato di Auditel, subito conduttori e produttori si affrettano a dire che però lo guardano i laureati e che quindi è un programma di qualità. Invece io dico che quando uno show fa sei milioni di spettatori vuol dire che prende tutto il bacino televisivo, dai laureati a chi ha studiato di meno. Quando intervistano la gente per strada tutti a dire che guardano Raitre e i documentari, poi leggi il dato di ascolto e viene fuori che la realtà è un' altra. Il concetto di qualità troppo spesso serve da giustificazione a chi non fa ascolti». A margine, sempre sul "Corsera", Aldo Grasso ha commentato: "Ma è quantificabile la qualità? È possibile misurare la nozione più sfuggente che ci sia? L' unica certezza sulla qualità è che non esiste una ricetta per produrla. Questo non significa che bisogna rassegnarsi a una tv senza qualità o riconoscerci solo nel peggio. Significa che la qualità è semplicemente un modo di fare bene le cose. Quando la qualità c' è, si vede. Non c' è bisogno di certificarla: una serie prodotta dalla Hbo ha quasi sempre le stigmate della qualità, in una serie prodotta da RaiFiction è più difficile scorgerle. Quello che si certifica, infatti, non è la qualità ma la qualità messa tra virgolette, una sorta di burocratico «apprezzamento percepito dall' utente», di consumer satisfaction, di luogo comune sulla qualità. È un costoso obbligo istituzionale che la Rai ha nei confronti del contratto di servizio, capace solo di soddisfare i più ingenui. Ci sono persone che amano parlare male della tv perché considerano il mezzo incompatibile con qualsiasi discorso alto: basta però chiedere loro il nome di un programma che possa guidare la riscossa e inesorabilmente parlano di documentari. Inutile spiegare loro che la qualità è qualcosa di più sottile, di più complesso. L' idea poi che la misurazione della qualità possa invertire la programmazione della Rai è semplicemente ridicola. Per invertirla basterebbe una decisa scelta editoriale. Ma la nostra tv generalista, per scelte politiche, è incapace di produrre qualità perché non applica più il fondamento stesso della qualità: la finezza". Ecco, buona tv di qualità a tutti, anche nel 2009!
La minaccia incombe. Al momento di andare in stampa, la notizia è confermata: il famigerato e temutissimo Qualitel entrerà in funzione dal prossimo mese. Si tratta di una sorta di indice di gradimento dei programmi tv della Rai. Fortemente voluto dall'ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il sistema di rilevamento che affiancherà il già discusso Auditel è al centro di polemiche e dubbi. Di costi (altissimi) e di (scarsa) efficacia. Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai, ha messo le mani avanti: «Come Rai non siamo i motori di questa iniziativa, ma facciamo nostra una richiesta del ministero. Ero tra i più freddi e continuo a esserlo: sono scettico sul fatto che questo sistema di valutazione migliori la qualità del servizio erogato. La qualità percepita non modificherà più di tanto le nostre strategie. Credo che si tratti più di un' operazione di immagine che di sostanza». In senso pratico, ogni giorno sarà intervistato un campione di persone (circa 5.000) che esprimerà un giudizio sui programmi tramite una scala di gradimento articolata. Con un costo non indifferente: quattro/cinque milioni di euro l'anno. Soldi ben spesi? «Io quei soldi li spenderei sul prodotto - ha commentato Leone sul "Corriere della Sera" - La qualità sta nelle persone che si scelgono, nel lavoro sui progetti, in un piano editoriale che è stato giudicato da tutti innovativo». Sempre sul "Corriere della Sera", Antonio Ricci è stato tranchant: «Mi sembra un' inutile baracconata. Vedo in tv molte cose che sono spacciate per essere di qualità e non lo sono. Il telecomando è il tuo qualitel. E poi trovo che vadano in onda programmi obbrobriosi che però sono di stimolo. Prendiamo Sanremo, un prodotto pazzesco: alimenta commenti, discussioni, il divertimento è nel chiacchiericcio che genera». Il punto per Ricci, e non solo per lui, è un altro: «Andrebbero resi noti i risultati dell'Auditel solo per le fasce di spettatori fino a 50 anni: è l'unico modo per far sì che non vengano inseguiti modelli stantii di televisione. Così come è ora invece si va a alla ricerca di un pubblico troppo anziano, scacciando i giovani dalla tv». Se Pippo Baudo applaude il Qualitel («Lo invoco da anni, per una tv di servizio pubblico come la Rai è un imperativo categorico. Non è vero che il pubblico vuole il trash"), il direttore di Raidue Antonio Marano, dà ragione a Ricci: «Per me la qualità è determinata da un sola cosa: il telecomando. Ben venga uno strumento che aiuta a capire cosa pensa il telespettatore, un aiuto a come migliorare l'offerta dei programmi. Ma poi la qualità è anche soggettiva. Se chiedo a chi guarda 'Palcoscenico' un giudizio sull'opera che hanno visto, la risposta sarà positiva per l' 80 per cento dei telespettatori, ma non per questo il giorno dopo metto in prima serata Palcoscenico. Saranno rilevazioni che non incidono direttamente sul palinsesto». Tra i favorevoli al Qualitel, si è espresso Renzo Arbore («Lo aspetto da anni. Il Qualitel non serve soltanto per individuare se un programma è di qualità o no, ma anche a capire se è amato o no"). Maria De Filippi avverte: «Non ho niente in contrario purché non venga utilizzato in modo ipocrita. Ogni volta che un programma non ha raggiunto un buon risultato di Auditel, subito conduttori e produttori si affrettano a dire che però lo guardano i laureati e che quindi è un programma di qualità. Invece io dico che quando uno show fa sei milioni di spettatori vuol dire che prende tutto il bacino televisivo, dai laureati a chi ha studiato di meno. Quando intervistano la gente per strada tutti a dire che guardano Raitre e i documentari, poi leggi il dato di ascolto e viene fuori che la realtà è un' altra. Il concetto di qualità troppo spesso serve da giustificazione a chi non fa ascolti». A margine, sempre sul "Corsera", Aldo Grasso ha commentato: "Ma è quantificabile la qualità? È possibile misurare la nozione più sfuggente che ci sia? L' unica certezza sulla qualità è che non esiste una ricetta per produrla. Questo non significa che bisogna rassegnarsi a una tv senza qualità o riconoscerci solo nel peggio. Significa che la qualità è semplicemente un modo di fare bene le cose. Quando la qualità c' è, si vede. Non c' è bisogno di certificarla: una serie prodotta dalla Hbo ha quasi sempre le stigmate della qualità, in una serie prodotta da RaiFiction è più difficile scorgerle. Quello che si certifica, infatti, non è la qualità ma la qualità messa tra virgolette, una sorta di burocratico «apprezzamento percepito dall' utente», di consumer satisfaction, di luogo comune sulla qualità. È un costoso obbligo istituzionale che la Rai ha nei confronti del contratto di servizio, capace solo di soddisfare i più ingenui. Ci sono persone che amano parlare male della tv perché considerano il mezzo incompatibile con qualsiasi discorso alto: basta però chiedere loro il nome di un programma che possa guidare la riscossa e inesorabilmente parlano di documentari. Inutile spiegare loro che la qualità è qualcosa di più sottile, di più complesso. L' idea poi che la misurazione della qualità possa invertire la programmazione della Rai è semplicemente ridicola. Per invertirla basterebbe una decisa scelta editoriale. Ma la nostra tv generalista, per scelte politiche, è incapace di produrre qualità perché non applica più il fondamento stesso della qualità: la finezza". Ecco, buona tv di qualità a tutti, anche nel 2009!
(Articolo di Leo Damerini pubblicato su "Telefilm Magazine" di Dicembre - Vignetta tratta da TvBlog)
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mercoledì 17 dicembre 2008
NEWS - Ultima ora! Detective col fiuto in via d'estinzione: dopo Derrick, a rischio anche Colombo. Peter Falk ha l'Alzheimer
(AGI/REUTERS) - Los Angeles, 16 dic. - Il "tenente Colombo" ha l'Alzheimer. La star del celebre telefilm, Peter Falk, 81 anni, e' malato da tempo e la figlia Catherine ha chiesto a un tribunale di Los Angeles l'autorizzazione a gestirne gli affari. Nei documenti presentati alla corte, Catherine spiega che il padre non e' piu' padrone di se' e potrebbe essere "truffato e costretto a vendere le sue proprieta'". Un'udienza e' stata fissata per il mese prossimo. Falk, divenuto famoso per la serie tv degli anni Settanta, era stato trovato nell'aprile scorso mentre vagava in stato confusione per le vie di Beverly Hills.
(AGI/REUTERS) - Los Angeles, 16 dic. - Il "tenente Colombo" ha l'Alzheimer. La star del celebre telefilm, Peter Falk, 81 anni, e' malato da tempo e la figlia Catherine ha chiesto a un tribunale di Los Angeles l'autorizzazione a gestirne gli affari. Nei documenti presentati alla corte, Catherine spiega che il padre non e' piu' padrone di se' e potrebbe essere "truffato e costretto a vendere le sue proprieta'". Un'udienza e' stata fissata per il mese prossimo. Falk, divenuto famoso per la serie tv degli anni Settanta, era stato trovato nell'aprile scorso mentre vagava in stato confusione per le vie di Beverly Hills.
NEWS - Kudrow-Janssen, una "strana coppia" sul web
La web-tv impazza in America. Il nuovo portale LStudio.com lancia "Web Therapy", la mini-serie (dove per mini s'intende la durata degli episodi inferiori ai 5 minuti) con Lisa Kudrow. L'ex interprete di Phoebe in "Friends" veste i panni di un'improbabile analista che svolge la sua attività sul web, via cam, confrontandosi con pazienti che nel migliore dei casi sono maniaci, feticisti, isterici, depressi senza scampo. Sullo stesso sito Amy Harris - già dietro le quinte di "Sex and the City" - firma la mini-serie "Puppy Love", incentrata su quanto i cagnolini ci condizionino la vita. Nella prima puntata il personaggio interpretato da Famke Janssen ("Nip/Tuck") cambia i fidanzati che non sopportano le turbolemze intestinali del suo "Cicci". (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "TU")
La web-tv impazza in America. Il nuovo portale LStudio.com lancia "Web Therapy", la mini-serie (dove per mini s'intende la durata degli episodi inferiori ai 5 minuti) con Lisa Kudrow. L'ex interprete di Phoebe in "Friends" veste i panni di un'improbabile analista che svolge la sua attività sul web, via cam, confrontandosi con pazienti che nel migliore dei casi sono maniaci, feticisti, isterici, depressi senza scampo. Sullo stesso sito Amy Harris - già dietro le quinte di "Sex and the City" - firma la mini-serie "Puppy Love", incentrata su quanto i cagnolini ci condizionino la vita. Nella prima puntata il personaggio interpretato da Famke Janssen ("Nip/Tuck") cambia i fidanzati che non sopportano le turbolemze intestinali del suo "Cicci". (Articolo di Leo Damerini pubblicato su "TU")
martedì 16 dicembre 2008
NEWS - Kyle Minogue c'ha preso gusto! Dopo "Dr. Who" continuerà la carriera d'attrice
(AGI) - Los Angeles, 15 dic. - Kylie Minogue di nuovo attrice. Potrebbe succedere a breve, soprattutto perche' la cantante ha dichiarato che la sua vita sarebbe stata meno 'piatta' se non
avesse abbandonato la recitazione. Prima di diventare una 'voce', nel 1980 la Minogue aveva conquistato la notorieta' interpretando una soap opera australiana e solo lo scorso anno ci ha 'riprovato', accettando un cameo nella famosa fiction britannica che va in onda sulla Bbc, il "Doctor Who".
(AGI) - Los Angeles, 15 dic. - Kylie Minogue di nuovo attrice. Potrebbe succedere a breve, soprattutto perche' la cantante ha dichiarato che la sua vita sarebbe stata meno 'piatta' se non
avesse abbandonato la recitazione. Prima di diventare una 'voce', nel 1980 la Minogue aveva conquistato la notorieta' interpretando una soap opera australiana e solo lo scorso anno ci ha 'riprovato', accettando un cameo nella famosa fiction britannica che va in onda sulla Bbc, il "Doctor Who".
NEWS - Panna Montana! Tutti pazzi per «iCarly», la serie tv sul mondo web: la star 15enne Miranda Cosgrove nuovo idolo dei ragazzi (unico neo, la vista: è rimasta affascinata da Jovanotti...!)
Miranda Cosgrove è la star di un mondo che a Hollywood (e non solo) ha ormai un potere superiore a quello messo in discussione di una Nicole Kidman o di tanti altri «veterani» che non salvano i film al box office e non alzano più l'audience se vanno ospiti di qualche talk show. A Hollywood li chiamano «showbiz kids» e rappresentano davvero un salvadanaio, un vero business: il «giro» dei ragazzini crea i nuovi talenti di cinema, televisione e musica. E poi lancia anche le cosiddette tendenze «trendy», alimenta giornali specializzati e siti internet, riempie Los Angeles di Premi e manifestazioni (Teen Awards, People Teen Choice Awards, Kid Choice Awards — tutti con edizioni estere che coinvolgono anche l'Italia). Insomma, è la generazione di "High School Musical", dei network Disney e dei canali Nickelodeon o Mtv. Miranda, che adesso ha 15 anni ed è stata eletta rivelazione del 2008, si era già fatta un po' di nome interpretando "School of Rock" accanto a Jack Black. A vederla sembra una ragazzina simile a tante altre — qualche vaga somiglianza con le sue due attrici preferite, Anne Hathaway e Rachel McAdams — e dichiara di essere una fan di Gwen Stefani e Avril Lavigne. In tutto il mondo anglosassone ha già avuto un enorme successo la serie "iCarly" di cui è protagonista e che è stata da poco lanciata in Italia (Nickelodeon dal lunedì al venerdì). Nella serie, la Cosgrove «conduce » una trasmissione sul web, dove i ragazzi possano esprimersi liberamente inviando via internet i loro filmati: una sorta di show dentro lo show in cui si stringono il mondo della televisione e quello del web. E non è un caso se la stessa popolarità di Nickelodeon e di Disney Channel nasce ed è nutrita proprio dal connubio tra tv e web, che riesce ad avvicinare i due canali ai loro giovanissimi telespettatori. Sempre più spesso i ragazzi partecipano ai programmi con idee e contenuti da loro creati. Tutte le teen sit-com di successo hanno anche un sito dove si rivedono gli episodi, si leggono i blog dei protagonisti e dove i ragazzi possono mandare video e filmati.
Miranda — che nella vita ha come attori preferiti Jack Black, Orlando Bloom e Shia LaBeouf, ma che, dopo aver conosciuto a Milano Jovanotti afferma: «È grande e più affascinante di tanti attori» — nella serie è dunque Carly Shay, ha 13 anni vive con il fratello Spencer, 26 anni, in un loft a Seattle, perché i loro genitori sono sempre via per lavoro e non aspira a diventare una celebrità, ma... «Ci pensa il destino, come è successo a me — ride Miranda, scarpe da ginnastica, jeans e t-shirt con scritto il nome della sua protagonista (ed è una maglietta esaurita ovunque la si cerchi) —. Avevo tre anni quando ho cominciato a cantare e ballare, anche intorno ai tavoli dei ristoranti dove andavo con i miei genitori. Fu un agente, che subito mi propose un contratto, a farmi girare i primi spot pubblicitari, proprio come Jodie Foster, ma nel mio caso per Burger King e Mc Donald's. Dopo alcuni anni e audizioni, approdai alla serie tv "Drake & Josh", cominciai a prestare la voce ai film, a fare video musicali e a pensare ai miei primi singoli. Ho composto quattro canzoni per iCarly e il successo di "Stay My Baby" anche come video musicale mi ha proprio gratificato». Progetti futuri di Miranda e della masnada di altre teen star? Sentendole parlare sembrano più o meno gli stessi: «Girare qualche buon film, ma anche impegnarmi nella salvaguardia dell'ambiente e in opere di volontariato per i ragazzi poveri». Il che può tranquillizzare i genitori: la corsa al successo e i buoni propositi sociali vanno di pari passo per le nuove generazioni dello «showbiz kids».
Miranda — che nella vita ha come attori preferiti Jack Black, Orlando Bloom e Shia LaBeouf, ma che, dopo aver conosciuto a Milano Jovanotti afferma: «È grande e più affascinante di tanti attori» — nella serie è dunque Carly Shay, ha 13 anni vive con il fratello Spencer, 26 anni, in un loft a Seattle, perché i loro genitori sono sempre via per lavoro e non aspira a diventare una celebrità, ma... «Ci pensa il destino, come è successo a me — ride Miranda, scarpe da ginnastica, jeans e t-shirt con scritto il nome della sua protagonista (ed è una maglietta esaurita ovunque la si cerchi) —. Avevo tre anni quando ho cominciato a cantare e ballare, anche intorno ai tavoli dei ristoranti dove andavo con i miei genitori. Fu un agente, che subito mi propose un contratto, a farmi girare i primi spot pubblicitari, proprio come Jodie Foster, ma nel mio caso per Burger King e Mc Donald's. Dopo alcuni anni e audizioni, approdai alla serie tv "Drake & Josh", cominciai a prestare la voce ai film, a fare video musicali e a pensare ai miei primi singoli. Ho composto quattro canzoni per iCarly e il successo di "Stay My Baby" anche come video musicale mi ha proprio gratificato». Progetti futuri di Miranda e della masnada di altre teen star? Sentendole parlare sembrano più o meno gli stessi: «Girare qualche buon film, ma anche impegnarmi nella salvaguardia dell'ambiente e in opere di volontariato per i ragazzi poveri». Il che può tranquillizzare i genitori: la corsa al successo e i buoni propositi sociali vanno di pari passo per le nuove generazioni dello «showbiz kids».
(Articolo tratto dal "Corriere della Sera", 16.12.2008)
NEWS - Da stasera la seconda stagione di "Dexter" su FoxCrime. Michael C. Hall: "è una riflessione sulle ombre che abbiamo tutti"...
(ANSA) - LOS ANGELES - Sta per arrivare in Italia, oggi su Fox Crime, la seconda stagione del telefilm "Dexter" mentre negli Stati Uniti e' appena terminata la terza. Interpretato da Michael C. Hall, il serial killer con un codice morale e' di giorno un impeccabile consulente della polizia, che studia le macchie di sangue sul luogo di un omicidio, ama la sorella e la fidanzata Rita. Di notte, utilizza le tecniche insegnategli dal padre poliziotto per coprire le sue tracce dopo aver ucciso, con precisione chirurgica, la sua vittima. Il segreto di Dexter e', infatti, una pulsione omicida e una mancanza di rimorso e di sentimenti umani che il padre, adottivo, ha scoperto quando era piccolo. Per placarlo ha stabilito un codice a cui Dexter si attiene per tutta la vita:
oltre a insegnargli come non farsi scoprire, indirizza questo impulso facendo diventare Dexter una sorta di giustiziere, che uccide solo chi ha commesso un crimine. ''Il fatto che siano a parte del segreto, grazie alla mia voce fuori campo che spiega cosa sto pensando, permette di simpatizzare con Dexter. Ci si puo' rapportare a qualcuno che si sente di vivere una bugia, di essere poco autentico. Non credo, pero', che questo telefilm giustifichi l'omicidio, la pena di morte o la giustizia 'fai da te', dice il protagonista Michael C. Hall. ''Penso - prosegue - sia piu' che altro una riflessione sui segreti, sulle ombre che abbiamo tutti. E' uno show che parla a livello metaforico. Per questo, forse, non ha sollevato tante polemiche, non quante mi sarei aspettato''. Lo stesso amore che prova per la fidanzata e' falso: Rita, una donna con un figlio che ha subito le violenze del primo marito, e' la scelta ideale per un uomo che non puo' amare e non e' costretto, grazie alla fragilita' della donna, a esporsi troppo. Anche nella seconda stagione Dexter scoprira' qualcosa di se stesso, ma rischiera' anche di venire scoperto: ''C'e' un elemento fantastico in questo telefilm, e' innegabile - ha spiegato Hall - quest'uomo ha delle capacita' oltre natura. Nella seconda serie finisce nei guai, qualcuno sospetta la sua altra identita' e tutto il
suo mondo rischia di crollare''.
(ANSA) - LOS ANGELES - Sta per arrivare in Italia, oggi su Fox Crime, la seconda stagione del telefilm "Dexter" mentre negli Stati Uniti e' appena terminata la terza. Interpretato da Michael C. Hall, il serial killer con un codice morale e' di giorno un impeccabile consulente della polizia, che studia le macchie di sangue sul luogo di un omicidio, ama la sorella e la fidanzata Rita. Di notte, utilizza le tecniche insegnategli dal padre poliziotto per coprire le sue tracce dopo aver ucciso, con precisione chirurgica, la sua vittima. Il segreto di Dexter e', infatti, una pulsione omicida e una mancanza di rimorso e di sentimenti umani che il padre, adottivo, ha scoperto quando era piccolo. Per placarlo ha stabilito un codice a cui Dexter si attiene per tutta la vita:
oltre a insegnargli come non farsi scoprire, indirizza questo impulso facendo diventare Dexter una sorta di giustiziere, che uccide solo chi ha commesso un crimine. ''Il fatto che siano a parte del segreto, grazie alla mia voce fuori campo che spiega cosa sto pensando, permette di simpatizzare con Dexter. Ci si puo' rapportare a qualcuno che si sente di vivere una bugia, di essere poco autentico. Non credo, pero', che questo telefilm giustifichi l'omicidio, la pena di morte o la giustizia 'fai da te', dice il protagonista Michael C. Hall. ''Penso - prosegue - sia piu' che altro una riflessione sui segreti, sulle ombre che abbiamo tutti. E' uno show che parla a livello metaforico. Per questo, forse, non ha sollevato tante polemiche, non quante mi sarei aspettato''. Lo stesso amore che prova per la fidanzata e' falso: Rita, una donna con un figlio che ha subito le violenze del primo marito, e' la scelta ideale per un uomo che non puo' amare e non e' costretto, grazie alla fragilita' della donna, a esporsi troppo. Anche nella seconda stagione Dexter scoprira' qualcosa di se stesso, ma rischiera' anche di venire scoperto: ''C'e' un elemento fantastico in questo telefilm, e' innegabile - ha spiegato Hall - quest'uomo ha delle capacita' oltre natura. Nella seconda serie finisce nei guai, qualcuno sospetta la sua altra identita' e tutto il
suo mondo rischia di crollare''.
lunedì 15 dicembre 2008
NEWS - Ultima ora. Giù il toupè, è morto Horst Tappert: addio all'"Ispettore Derrick"!
(ANSA) - BERLINO, 15 DIC - L'attore tedesco Horst Tappert, protagonista della serie televisiva 'L'ispettore Derrick', e' morto sabato scorso in una clinica di Monaco di Baviera, all'eta' di 85 anni. Lo rende noto un'anticipazione del settimanale Bunte.
Horst Tappert era nato a Elberfeld (Wuppertal) il 26 maggio 1923. Celebre per aver interpretato il ruolo di Stephan Derrick nell'omonimo telefilm "L'ispettore Derrick" (semplicemente Derrick nell'originale tedesco), e' stato anche attore di cinema e soprattutto teatro. Figlio di un portalettere e di una casalinga fu cresciuto
dalla severa madre Ewaldine cosi' rigidamente che nel suo libro autobiografico 'Teatro, che passione!' Tappert ricordo' di lei il senso di disciplina e di obbedienza. Studio' da contabile e si alleno' anche come pugile. Reduce dal fronte, dopo essere stato prigioniero dei russi, cerco' un nuovo lavoro. Per caso viene a sapere che, dalle sue parti, avevano messo in piedi una piccola compagnia teatrale, in cerca di un ragioniere. Tappert si presento' per quel posto e invece gli venne offerta una parte come attore teatrale: accetto' per necessita' dando inizio ad una carriera di successi nel mondo dello spettacolo. Da quel giorno, infatti, non smise piu' di recitare. Il suo debutto teatrale risale al 1945 nel ruolo del Dr. Striebel nella pie'ce di Helwig 'Die Flitterwochen'. Lo stesso anno e per il biennio successivo segui' un corso di recitazione. Tra le sue interpretazioni piu' famose Aspettando Godot di Samuel Beckett, ma anche testi di Shakespeare, Balzac, Molière. Prese parte anche al primo musical tedesco, con l'avvento del varieta' post-bellico, dal titolo Lady in the Dark. il 1956 quando un regista lo nota a teatro e lo scrittura per una piccola parte in tv. L'anno della svolta e' il 1973 quando viene chiamato a interpretare il personaggio dell'ispettore Derrick. Stephan Derrick e' diventato negli anni una figura di culto in tutto il mondo. Grazie ai suoi modi gentili, pacati e al suo lato fortemente umano ha incarnato un nuovo genere di ispettore di polizia, divenuto un'icona per tutti i suoi appassionati, principalmente il pubblico familiare della tv generalista. L'ispettore, che Tappert defini' il Don Chisciotte della tv, e' il personaggio tedesco piu' conosciuto ed apprezzato nel mondo. La serie, infatti, viene tuttora seguita in centoventi Paesi. Grazie a Derrick, Horst Tappert e' stato il primo attore tedesco ad aver avuto fan club all'estero. E siccome questi club si trovano anche in Italia, Olanda e Francia si puo' dire Tappert, insieme al suo ruolo in televisione, sia diventato un ambasciatore non ufficiale della Repubblica Federale di Germania. Tappert, che ha interpretato Derrick per quasi un quarto di secolo (1974-1998: oltre 280 episodi), ha proseguito fino al limite di eta' che si era imposto. L'attore si e' ritirato definitivamente dalle scene nel 2003 subito dopo la presentazione del suo ultimo film-tv Herz ohne Krone (Un cuore senza corona). L'allora Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Roman Herzog, gli conferi' nel 1997 la Croce al Merito. Dopo aver divorziato per due volte, dal 1957 viveva poco fuori Monaco, a Grfelfing, con la terza moglie, Ursula Pistor. Era padre di tre figli: Karin, Ralph e Gary. Possedeva anche una casa in Norvegia, sull'isola di Hamaroy. Costruita su un terreno donatogli dal sindaco, e' situata oltre il circolo polare artico: l'attore vi si recava per due mesi l'anno, godendo la solitudine ed il silenzio dei ghiacci.
(ANSA) - BERLINO, 15 DIC - L'attore tedesco Horst Tappert, protagonista della serie televisiva 'L'ispettore Derrick', e' morto sabato scorso in una clinica di Monaco di Baviera, all'eta' di 85 anni. Lo rende noto un'anticipazione del settimanale Bunte.
Horst Tappert era nato a Elberfeld (Wuppertal) il 26 maggio 1923. Celebre per aver interpretato il ruolo di Stephan Derrick nell'omonimo telefilm "L'ispettore Derrick" (semplicemente Derrick nell'originale tedesco), e' stato anche attore di cinema e soprattutto teatro. Figlio di un portalettere e di una casalinga fu cresciuto
dalla severa madre Ewaldine cosi' rigidamente che nel suo libro autobiografico 'Teatro, che passione!' Tappert ricordo' di lei il senso di disciplina e di obbedienza. Studio' da contabile e si alleno' anche come pugile. Reduce dal fronte, dopo essere stato prigioniero dei russi, cerco' un nuovo lavoro. Per caso viene a sapere che, dalle sue parti, avevano messo in piedi una piccola compagnia teatrale, in cerca di un ragioniere. Tappert si presento' per quel posto e invece gli venne offerta una parte come attore teatrale: accetto' per necessita' dando inizio ad una carriera di successi nel mondo dello spettacolo. Da quel giorno, infatti, non smise piu' di recitare. Il suo debutto teatrale risale al 1945 nel ruolo del Dr. Striebel nella pie'ce di Helwig 'Die Flitterwochen'. Lo stesso anno e per il biennio successivo segui' un corso di recitazione. Tra le sue interpretazioni piu' famose Aspettando Godot di Samuel Beckett, ma anche testi di Shakespeare, Balzac, Molière. Prese parte anche al primo musical tedesco, con l'avvento del varieta' post-bellico, dal titolo Lady in the Dark. il 1956 quando un regista lo nota a teatro e lo scrittura per una piccola parte in tv. L'anno della svolta e' il 1973 quando viene chiamato a interpretare il personaggio dell'ispettore Derrick. Stephan Derrick e' diventato negli anni una figura di culto in tutto il mondo. Grazie ai suoi modi gentili, pacati e al suo lato fortemente umano ha incarnato un nuovo genere di ispettore di polizia, divenuto un'icona per tutti i suoi appassionati, principalmente il pubblico familiare della tv generalista. L'ispettore, che Tappert defini' il Don Chisciotte della tv, e' il personaggio tedesco piu' conosciuto ed apprezzato nel mondo. La serie, infatti, viene tuttora seguita in centoventi Paesi. Grazie a Derrick, Horst Tappert e' stato il primo attore tedesco ad aver avuto fan club all'estero. E siccome questi club si trovano anche in Italia, Olanda e Francia si puo' dire Tappert, insieme al suo ruolo in televisione, sia diventato un ambasciatore non ufficiale della Repubblica Federale di Germania. Tappert, che ha interpretato Derrick per quasi un quarto di secolo (1974-1998: oltre 280 episodi), ha proseguito fino al limite di eta' che si era imposto. L'attore si e' ritirato definitivamente dalle scene nel 2003 subito dopo la presentazione del suo ultimo film-tv Herz ohne Krone (Un cuore senza corona). L'allora Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Roman Herzog, gli conferi' nel 1997 la Croce al Merito. Dopo aver divorziato per due volte, dal 1957 viveva poco fuori Monaco, a Grfelfing, con la terza moglie, Ursula Pistor. Era padre di tre figli: Karin, Ralph e Gary. Possedeva anche una casa in Norvegia, sull'isola di Hamaroy. Costruita su un terreno donatogli dal sindaco, e' situata oltre il circolo polare artico: l'attore vi si recava per due mesi l'anno, godendo la solitudine ed il silenzio dei ghiacci.
NEWS - Attenti ai canini! E' vampiro-mania: dopo "Twilight" al cinema, la tv si prepara al post-"Buffy". "True Blood" in arrivo su Fox, Burton prepara "Dark Shadow" per il cinema
(ANSA) - ROMA - E' tempo di vampiri al cinema e in tv. Dopo "Twilight", terzo incasso della stagione cinematografica in Italia e ancora al primo posto con oltre 10 milioni di euro, il 9 gennaio arrivera' dalla Svezia la vampiretta esistenzialista di 'Lasciami entrare' di Tomas Alfredson tratto dall'omonimo best-seller di John Lindqvist. E non finisce qui. Un mese dopo, a febbraio, sara' la volta del prequel "Underworld 3" con Rhona Mitra al posto di Kate Beckinsale nei panni della sexy vampira Selene. 'Underworld: The Rise Of The Lycans' (questo il titolo ufficiale) raccontera' le origini del primo lupo mannaro e di suo fratello vampiro e sembra ci sara' pure spazio per una storia d'amore. In estate partiranno poi le riprese di 'Dark Shadow' a firma dell'eclettico e geniale Tim Burton. Si tratta di una trasposizione cinematografica di una singolare soap opera degli anni '60, la prima a unire i temi tipici di queste serie tv con elementi soprannaturali come mostri, fantasmi e vampiri. Il film vedra' Johnny Depp nella parte del vampiro patriarca interpretato nella serie originale da Jonathan Frid. A fine 2009 e' prevista invece l'uscita del secondo capitolo di 'Twilight', dopo che in Usa il primo film ha raggiunto i 140 milioni di dollari e la Summit ha ufficializzato la produzione del sequel, dal titolo "New Moon", come quello del libro da cui sara' tratto. Nel secondo episodio tratto dalla saga della Meyer (c'e' chi dice che New Moon potrebbe essere girato contemporaneamente, back-to-back, insieme al terzo, "Eclipse"), la novita' riguarda il regista: la societa' di produzione ha annunciato che Catherine Hardwicke sara' sostituita. La Summit sta effettuando le ricerche per il nuovo regista. Restano confermati Kristen Stewart (Bella) e Robert Pattinson (Edward), gia' impegnati in altri progetti (Pattinson sara' Salvador Dali' nel biopic Little Ashes diretto da Paul Morrison). Infine, anche la tv ha da dire la sua: dopo "Buffy-L'AmmazzaVampiri" e il suo spin-off, "Angel", e dopo il detective vampiro di "Moonlight" (sulla rete digitale Steel), Fox portera' in Italia 'True Blood'. Ovvero, sulla falsariga di "Twilight" e "Lasciami entrare", quando vampiri e umani riescono a vivere insieme e anche ad innamorarsi.
(ANSA) - ROMA - E' tempo di vampiri al cinema e in tv. Dopo "Twilight", terzo incasso della stagione cinematografica in Italia e ancora al primo posto con oltre 10 milioni di euro, il 9 gennaio arrivera' dalla Svezia la vampiretta esistenzialista di 'Lasciami entrare' di Tomas Alfredson tratto dall'omonimo best-seller di John Lindqvist. E non finisce qui. Un mese dopo, a febbraio, sara' la volta del prequel "Underworld 3" con Rhona Mitra al posto di Kate Beckinsale nei panni della sexy vampira Selene. 'Underworld: The Rise Of The Lycans' (questo il titolo ufficiale) raccontera' le origini del primo lupo mannaro e di suo fratello vampiro e sembra ci sara' pure spazio per una storia d'amore. In estate partiranno poi le riprese di 'Dark Shadow' a firma dell'eclettico e geniale Tim Burton. Si tratta di una trasposizione cinematografica di una singolare soap opera degli anni '60, la prima a unire i temi tipici di queste serie tv con elementi soprannaturali come mostri, fantasmi e vampiri. Il film vedra' Johnny Depp nella parte del vampiro patriarca interpretato nella serie originale da Jonathan Frid. A fine 2009 e' prevista invece l'uscita del secondo capitolo di 'Twilight', dopo che in Usa il primo film ha raggiunto i 140 milioni di dollari e la Summit ha ufficializzato la produzione del sequel, dal titolo "New Moon", come quello del libro da cui sara' tratto. Nel secondo episodio tratto dalla saga della Meyer (c'e' chi dice che New Moon potrebbe essere girato contemporaneamente, back-to-back, insieme al terzo, "Eclipse"), la novita' riguarda il regista: la societa' di produzione ha annunciato che Catherine Hardwicke sara' sostituita. La Summit sta effettuando le ricerche per il nuovo regista. Restano confermati Kristen Stewart (Bella) e Robert Pattinson (Edward), gia' impegnati in altri progetti (Pattinson sara' Salvador Dali' nel biopic Little Ashes diretto da Paul Morrison). Infine, anche la tv ha da dire la sua: dopo "Buffy-L'AmmazzaVampiri" e il suo spin-off, "Angel", e dopo il detective vampiro di "Moonlight" (sulla rete digitale Steel), Fox portera' in Italia 'True Blood'. Ovvero, sulla falsariga di "Twilight" e "Lasciami entrare", quando vampiri e umani riescono a vivere insieme e anche ad innamorarsi.
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