NEWS - Clamoroso al Cibali! Anne Hathaway interpreterà la zia lesbica di Kurt in "Glee"
Notizia tratta da ellen.com
Little additional information has leaked out about Anne Hathaway's impending guest spot on Glee. But what we do know is that she will be playing Kurt Hummel’s lesbian aunt. Still, one thing is perfectly clear: We have big expectations for Anne’s fictional turn batting for on our team. Hathaway and Colfer have offered their own thoughts on what could happen when the Oscar-nominated arrives in Lima, Ohio. Hathaway told Jimmy Fallon that she envisioned her role as “Kurt’s long-lost aunt, his mother’s sister who is also gay, who comes back to help him deal with his sexuality, and I would sing, “You Are Not Alone," a song from Stephen Sondheim's Into The Woods." Colfer, meanwhile, told MTV this week that while he didn’t know what was being planned yet for Hathway, he expected it would be “something big and emotional like every Hummel story is."Still, that leaves a lot of wriggle room for the writers. And there are also a lot of ways that a storyline about Kurt’s lesbian aunt could go right or wrong. So in an effort to help the Glee team create the very best lesbian aunt they can, here are a few simple pointers.
mercoledì 16 febbraio 2011
NEWS - Buon San VaLAWentino! Rose McGowan paparazzata a ballare la tarantella sul set di "L&O: SVU" Ci sono San Valentini e San VaLAWentini. Al secondo ha partecipato una elettrizzata Rose McGowan, chiamata a interpretare da guest-star un episodio di "L&O: SVU" girato ieri per le strade della Grande Mela. L'attrice, già in città per seguire le sfilate di moda, era talmente eccitata che tra una pausa e l'altra delle riprese, dopo aver tirato fuori dal bagagliaio una caterva di vestiti (regali delle sfilate newyorkesi?), si è messa a ballare su tacchi 12 una pseudo-tarantella (nella foto) rivelando che il suo nuovo fidanzato "abita proprio a New York" e che "non è un attore ma lavora nell'ambito della finanza ed è un rinomato collezionista d'arte".
martedì 15 febbraio 2011
NEWS - Cambiate Canalis: per chi rifiuta Sanremo (e Benigni) debutta giovedì "Spartacus" di Raimi, orgia di sesso e sangue da far sembrare il bunga-bunga una processione di educande (versione "circoncisa" il giovedì, "uncut" la domenica) (ANSA) - Roma, 15 Feb. - Un guerriero solo contro la tirannia dell'impero (e di Sanremo). Combattimenti all'ultima goccia di sangue. E incontri ad altissimo tasso erotico. In piena settimana del Festival, debutta giovedi' 17 (quella sera all'Ariston ci sara' Roberto Benigni) su Sky Uno 'Spartacus: sangue e sabbia', spettacolare serie che ha fatto dell'eccesso la sua forza, raccontando al pubblico americano la storia del piu' grande gladiatore di tutti i tempi. Prodotta dal genio visionario di Sam Raimi (Spiderman) e ideata da Steven Deknight (Smalville e Dollhouse), la serie si ispira alle graphic novel di Frank Miller, soprattutto Sin City e 300, in un universo di passioni primordiali e combattimenti tanto crudi e violenti da spingere Sky a proporne una versione light il giovedi' alle 21.10 e una 'uncut' la domenica alle 23.10. In tutto, 13 episodi con lo statuario Andy Withfield nei panni dello schiavo gladiatore, che sulla rete via cavo Starz ha conquistato 13 milioni di spettatori e gruppi di 950 mila fan su Facebook. ''Negli ultimi dieci anni le serie tv sono il luogo dove piu' si Š sperimentato - racconta Andrea Scrosati, vicepresidente di Sky -. Cosi' come 'Lost' segno' una svolta, ora 'Spartacus' e' uno spartiacque dal punto di vista grafico. Vedremo se sara' il capostipite di un genere''. Quanto di piu' lontano dal film di Kubrick del '60, ''la forza della serie - ribadisce Nils Hartmann, direttore canali cinema Sky - e' proprio nell'unione tra concept visivo e contenuti estremi, tra romanticismo e sangue''. Pur con qualche incongruenza storica, teatro delle gesta e' la Capua del 79 a.C., luogo di perdizione e lussuria, dove per una volta sono gli uomini, in un tripudio di bicipiti e pettorali, gli oggetti sessuali del mondo femminile. Separato dall'amata Sura per essersi ribellato al pretore Claudio Glabro, qui Spartacus viene acquistato da Batiato per diventare il miglior combattente della scuola di gladiatori. Tra teste mozzate, tronconi umani che arrancano e torrenti di sangue, la crudezza dei combattimenti, acrobatici quanto i film orientali, e' talmente accentuata dal ralenti da diventare parossistica, in modo cosi' ''irrealistico da esser molto meno fastidiosa che in altri programmi'', commenta Scrosati, difendendo la scelta di un debutto in pieno Sanremo, per di piu' con un genere che dai tempi di 'Roma', non ha avuto molto successo nella nostra tv. ''Credo che in Italia non piacciano le ricostruzione storiche mal riuscite - dice -. Ma questo e' dichiaratamente un fumetto, senza pretese di messaggi politici e documentazioni storiche, anche se su armi e armature e' stato fatto un gran lavoro''. A giugno Sky proporra' anche il prequel, 'Spartacus: Gods of the arena', sui giorni che portarono alla conquista della Tracia. Ed e' al via anche la seconda serie sulle avventure di Spartacus. A interpretarlo, pero', non sara' Withfield, impegnato con un'altrettanto dura lotta contro il cancro, ma l'australiano Liam McIntyre (The Pacific).
L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri
CHI Avetrana come Twin Peaks ''Il delitto di Avetrana ricorda 'Twin Peaks', la serie tv sul lato oscuro della tranquilla provincia americana, teatro di un delitto efferato. Forse la curiosita' nasce da questo contrasto''. (Luca Tiraboschi, 21.11.2010)
LINK "Lost" oltre lo schermo "Gli anni Zero sono stati il decennio delle serie tv. Lost, il prodotto televisivo più riuscito di J.J. Abrams, è il grande racconto che ha superato i confini televisivi e creato narrazioni parallele. Fenomeno di culto e, allo stesso tempo, un successo popolare. Incarnazione compiuta del transmedia storytelling. Il culto è stato alimentato da meccanismi in cui lo spettatore è coinvolto in prima persona e chiamato a rintracciare e decifrare segnali e collegamenti, innescando così un corto circuito tra fiction e realtà. Per esempio, tramite alcune cross-promotion che hanno fatto vivere alcuni personaggi e simboli della serie (l’Oceanic Airlines, i numeri misteriosi, la band Driveshaft) al di fuori del set dell’isola, gli autori hanno attivato uno strumento di comunicazione che ha incuriosito, coinvolto e fidelizzato gli appassionati della serie. In Italia il successo popolare va ricondotto più ai buzz generati dai giornali e ai download sulla rete piuttosto che agli ascolti tv". (Michele Boroni, Dicembre 2010)
TV SORRISI E CANZONI Vamp-out "5 all'inquietante proliferare di affascinanti vampiri nei film e telefilm (vedi 'Vampire Diaries'): piacciono molto alle giovanissime, chiediamoci il perchè". (Mirella Poggialini, 31.12.2010)
LA STAMPA "Glee", psicanalisi con ironia (ma in Italia è un flop) "'Glee' è il trionfo del diverso, si prendono in giro il consumismo e l'idea che la ricchezza sia l'unico valore; ma è pur sempre vincendo una competizione che i valori solidali si affermano. E' un prodotto che ha tutte le ambiguità della cultura mainstream, ammicca al marginale per mettersi al centro; ma è disinvolto, spiritoso, chiama le cose con il loro nome, non teme di affrontare i nodi eticamente sensibili, conosce la psicanalisi e la usa con ironia. I numeri musicali sono d'impeccabile professionismo, peccato che i ragazzi italiani (in media) non capiscano le parole. Prodotto che rispecchia la società americana e non la nostra, chi voleva vederlo l'ha già visto su Fox, l'insuccesso su Italia 1 si spiega in tanti modi. Ma il pericolo è che dal flop si traggano conclusioni sbagliate. Si dirà che la troppa audacia nell'affrontare costume e società in Italia non paga, che il pubblico generalista non è ancora pronto; si dirà che la trasgressione compatibile può essere al massimo il popolaresco trattenuto dei Cesaroni o Banfi che scopre di avere un figlio gay. Si sosterrà che da noi il cantante perfetto per i teenager è l'agnellino Valerio Scanu. Invece proviamo a pensare che cosa sarebbe uno spin-off di 'Amici', irriverente e politicamente scorretto, che non avesse paura dei temi scottanti e prendesse in giro il bigottismo morale e politico; con canzoni in italiano, musica di Vasco Rossi e parole di Checco Zalone. Programmato in prima serata su Canale 5 forse riserverebbe delle sorprese". (Walter Siti, 16.01.2011)
CORRIERE DELLA SERA "Glee", la risposta ai talent show "Quando il musical incontra la serialità. Com'è noto, il musical è uno dei grandi generi del cinema americano (nasce con la musical comedy di Broadway e, prima ancora, con l' operetta), una felicissima rappresentazione del «sogno americano», nata proprio durante la Grande Depressone come antidoto al diffuso clima di tristezza. Basti pensare a capolavori assoluti come Cantando sotto la pioggia, 'Il mago di Oz', 'Sette spose per sette fratelli', 'My fair lady', 'West side story', 'The Rocky Horror Picture Show', 'Chorus Line', 'Il re leone'. Il musical è straordinario perché crea un mondo magico, di pura evasione, e offre, attraverso la musica, non solo un linguaggio universale ma il codice della pura fantasia, dov' è possibile esprimere ciò che si vuole. Era inevitabile che due grandi supergeneri come il musical e la serialità si incontrassero e generassero intelligenza e divertimento. Di suo, la serialità ci mette il drama, la storia, le citazioni, le strutture narrative, le dinamiche della creatività, i nuovi ritmi imposti dalla produzione industriale. È in questo clima che nasce un prodotto enormemente interessante come 'Glee'. Inizialmente concepita come un film, Glee, giunta intanto alla seconda stagione, è la serie ideata da Ryan Murphy e sviluppata con gli sceneggiatori Brad Falchuk e Ian Brennan. 'Glee' ha preso 'High School Musical' e l'ha trasformato in una storia anche per adulti, non rinunciando ai «problemi» tipici del liceo (la coscienza di sé, la droga, le incertezze sessuali, ecc.), ma aggiungendovi un aspetto surreale e magico, lontano dalla quotidianità (Fox, canale 111 di Sky, giovedì, ore 21,10; prima stagione su Italia 1, dal lunedì al venerdì, ore 19,30). Il professor Will Schuester (Matthew Morrison), riportando in auge il Glee Club, un' attività extrascolastica dove si studia canto, ballo e musica, per il musical annuale della scuola decide di fare eseguire ai ragazzi i brani del Rocky Horror Picture Show. Glee è la risposta della Forma allo Sbaraglio del talent show". (Aldo Grasso, 13.01.2011)
"Il trivial game + divertente dell'anno" (Lucca Comics)
Il GIOCO DEI TELEFILM di Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria, nei migliori negozi di giocattoli: un viaggio lungo 750 domande divise per epoche e difficoltà. Sfida i tuoi amici/parenti/partner/amanti e diventa Telefilm Master. Disegni originali by Silver. Regolamento di Luca Borsa. E' un gioco Ghenos Games. http://www.facebook.com/GiocoDeiTelefilm. https://twitter.com/GiocoTelefilm
Telefilm. Quelli che hanno fatto sognare, ridere, piangere, emozionare. Quelli che sono entrati di diritto nella nostra cultura pop. Quelli in attesa di giudizio e quelli rimandati al mittente. Cult e SuperCult, Cotti e Stracotti. News, anteprime, gossip e commenti dal co-autore del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti), di "La vita è un telefilm" (Garzanti), co-fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del "Telefilm Festival", ideatore del "Gioco dei Telefilm": Leo Damerini.
IL "DIZIONARIO DEI TELEFILM" (GARZANTI), L'IMPERDIBILE BIBBIA DEL GENERE SERIALE
Per il sempre più nutrito pubblico delle serie tv l'imperdibile “DIZIONARIO DEI TELEFILM” (Garzanti) è un must assoluto. Con la Prefazione di Aldo Grasso, l'opera curata da Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria - unica e apripista nel suo genere - è già arrivata alla terza edizione con oltre 75.000 copie vendute (una sorta di caso editoriale per un dizionario!), per un totale di circa 2000 titoli recensiti dal 1954 – l’anno della nascita della televisione italiana - ad oggi. Un viaggio nel tempo a cavallo dei ricordi e delle novità: da “Peyton Place” a “Desperate Housewives”, da “L’Isola di Gilligan” a “Lost”, da “Beverly Hills” a “The O.C.”, dal “Dottor Kildare” a “Dr. House”, da “Buffy” a “Angel” e “Tru Calling”, dai vari “CSI” a “RIS”, da “Sex and the City” a “Coupling”, da “Colombo” a “Detective Monk”, da “Un medico tra gli orsi” a “Everwood”, da “Saranno famosi” a “Grandi domani” e “Paso adelante”, da “Perry Mason” a “The Guardian”, da “Dragnet” a “The Shield”… Oltre ai nuovi telefilm trasmessi, il nuovo “Dizionario dei Telefilm” va ad integrare ulteriormente le schede delle serie tv del passato, fino ad arrivare – spiegano gli Autori – “al limite del feticismo”. Il modello della macchina di Colombo e i cambi di moto di Fonzie, la marca delle sneakers di Starsky e Hutch, l’elenco delle 17 ferite che si è procurato Ron Ely sul set di “Tarzan” (l’attore rifiutava masochisticamente la controfigura), il numero dei parrucchini usati da Horst Tappert in “Derrick”, il numero di telefono dell’”A-Team”, il bar di “Cin Cin” nato sulle ceneri di un bordello (con il relativo indirizzo) e il locale al quale si è ispirato il “Central Perk” di “Friends” (con il relativo indirizzo); i numerosi gadget nati dal successo de “La pattuglia della strada” (1955), il primo serial che ha schiacciato l’occhio al marketing; le critiche e i commenti postumi di serie appena concluse come “Friends” e “Sex and the City”, i dietro le quinte inediti della nascita di un supercult come “Ai confini della realtà”, il numero del distintivo del protagonista di “The Shield” (che è lo stesso del tenente Joe Friday di “Dragnet”, la serie del 1952 che ha fatto da apri-pista al genere reality nei polizieschi a puntate), la rivelazione che la “mano” de “La Famiglia Addams” è sinistra, quella sorta di PC wi-fi ante-litteram al centro di “Buck Rogers” (datato 1979), il quoziente d’intelligenza dei due fratelli protagonisti di “Frasier”, tutti e 9 i titoli italiani con il quale “Get Smart” è stato trasmesso sul piccolo schermo nazionale, gli attori che erano stati contattati originariamente per interpretare “Happy Days”, “La Famiglia Bradford” o “Sanford and Son”, dove sono collocate tutte le lavanderie de “I Jefferson”, il clone russo de “Il Commisario Rex” nonché tutti i nomi reali degli animali del piccolo schermo (da “Furia” a “Rin Tin Tin”, fino al pappagallo bianco di Baretta detto “Aquila”) e i relativi addestratori… Le censure mai rivelate di serie come “Agente speciale” e “UFO” (per alcune scene troppo osè) o “Attenti a quei due” (in Italia è stata eliminata la sequenza in cui si architetta un golpe per il rovesciamento del governo inglese). Scoprire cosa c’entri Franz Kafka con due telefilm come “Le avventure di Superman” del 1952 e “Il Prigioniero” del 1967, o come Andy Warhol abbia accettato di partecipare ad una puntata di “Love Boat” in nome della Pop-Art che il serial rappresentava. L’inspiegabile analogia dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York con la trama di un episodio del serial “Più forte ragazzi”, trasmesso in America nel 2000. Oltre naturalmente agli aggiornamenti di cast e trame di telefilm ancora in corso (la scheda di “E.R. – Medici in prima linea”, da sola, conta più di 200 aggiunte!), così come l’ampliamento delle guest-stars che sfilano (alcuni volti noti di passaggio in serie del passato sono diventati celebri solo negli ultimi anni: tra quelle più presenzialiste, Teri Hatcher e Marcia Cross, future protagoniste di “Desperate Housewives”), della rassegna stampa, dei premi vinti, delle colonne sonore, degli spin-off (le serie nate dalle costole di altre), dei cross-over (quando alcuni personaggi di un telefilm fanno capolino in un altro), delle eventuali versioni a cartoni animati o radiofoniche e la cronaca aggiornata dei sempre più numerosi film tratti dai serial-cult (per citare gli ultimi, “Vita da strega” e “Hazzard”). E poi sempre maggiori link tra i titoli, come quando si scopre che “Desperate Housewives” si rifà ad una serie del 1994 firmata dallo stesso ideatore Marc Cherry: ne “Le cinque signore Buchanan” una delle protagoniste si chiama addirittura Bree, alla stessa stregua di una delle “casalinghe disperate” più attuali e celebrate. O tutte le ipotesi su cosa si nasconda dietro l’isola misteriosa al centro di “Lost”, di cui si elencano anche le serie che in qualche modo hanno ispirato il telefilm-evento degli ultimi anni, da “L’isola di Gilligan” (1964) a “La Terra dei giganti” (1968). O che il nostro “Distretto di polizia” ha due “padrini” francesi non dichiarati: “Il Commissariato Saint Martin” (1997) e “Julie Lescaut” (1992)… Commentano i due autori, Damerini e Margaria, nell’Introduzione: “Ripensate a quelle corse a casa per scoprire in tempo “chi ha sparato a J.R.”, per sapere “chi ha ucciso Laura Palmer”, per assistere al bacio tra Mulder e Scully in X-Files, per applaudire il salto dei bidoni del motorizzato Fonzie in Happy Days, per dare l’addio a Derrick e al suo ferma-cravatta dopo tanti anni di onorata carriera…Quando immaginavate di girare il mondo senza valigie come Simon Templar (e invece eravate bloccati dall’ennesimo sciopero degli aerei), quando correvate con la fantasia sulla spericolata macchina al centro di Hazzard (e invece la batteria vi aveva lasciato a terra), quando vi siete immedesimate nelle vicende della sfortunata Ally McBeal o delle più spegiudicate protagoniste di Sex&the City (come loro siete sempre andate alla ricerca di un inesistente Principe Azzurro), quando vi siete accorti che la moda vintage prendeva spunto da Starsky&Hutch e dalle Charlie’s Angels (altro che genialate di stilisti a corto di idee!), quando desideravate inchiodare colui che vi ha tagliato la strada con la stessa fermezza di Kojak (solo perché avevate un lecca-lecca in bocca e iniziavate a soffrire di calvizie). Anche se lo specchio davanti al quale vi esercitavate non rifletteva la stessa immagine degli originali, avete sognato ad occhi aperti. Giorno dopo giorno, puntata dopo puntata”. Proseguono Damerini e Margaria, fondatori altresì dell’Accademia dei Telefilm – l’associazione che si promette di diffondere e difendere la cultura pop del genere seriale sul piccolo schermo – nonché ideatori del Telefilm Festival, la fortunata rassegna internazionale dedicata interamente alle serie tv che quest’anno celebrerà la quarta edizione: “Ultimamente poi i telefilm hanno raggiunto, se non superato, il cinema, diventando la settima arte bis. Hanno metabolizzato in tempi record tragedie come l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di N.Y. mettendo in piedi episodi ad hoc nel giro di poche settimane; hanno affrontato temi scomodi come la pedofilia all’interno della Chiesa americana, come neanche i telegiornali hanno osato; si sono “paracadutati” in Iraq prima dei kolossal da grande schermo. Ci hanno steso sul lettino della psicanalisi come tanti Tony Soprano: messi allo specchio, ponendoci in discussione e levandoci il classico happy end da sotto i piedi per crearcelo noi, il finale che vorremmo. In tal senso quasi “interattivi”. Sicuramente non più “scacciapensieri” come una volta, lasciandoci sul divano una o più riflessioni al termine della puntata. C’è qualche altro genere televisivo così presente sul piccolo schermo che concede questo privilegio? Sono sicuramente più realistici dei vari reality. Se nei celebrity-show sfilano personaggi noti in disarmo o comunque avvezzi al mondo dello spettacolo – e in cui il pubblico poco si identifica – nei serial attori dichiarati interpretano ruoli in cui il telespettatore si riconosce oggi più che mai, in quelle debolezze sempre maggiormente da anti-eroi. Complici Internet e la facilità di aggregarsi in un baleno, le barriere sono cadute: il pueblo unido dei telefilm si mobilita, è curioso, si ribella, fa tendenza. E’ più vivo che mai. Forti della convinzione che le serie tv, il più delle volte, non finiscano con l’ultimo episodio. Così come i loro personaggi, le loro situazioni, i loro tormentoni, le loro canzoncine, vivono nel nostro ricordo più di qualsiasi fiction. Addirittura, se ci permettete, più di qualsiasi genere televisivo. Sì, perché loro si basano sulla magnifica illusione che il domani sia un’altra puntata”. “Il nuovo Dizionario dei Telefilm, si può dire che in realtà sia un “altro” Dizionario: basti dire che rispetto alla precedente edizione conta oltre 100 nuove schede, più di 10.000 aggiunte, per un totale di circa 2000 titoli recensiti. E’ carico di quella passione crescente che abbiamo raccolto in questi anni, è ricco di novità e aggiornamenti, vanta un numero sempre maggiore di link tra i titoli, ma è anche frutto delle segnalazioni di chi è cresciuto assimilando certi aspetti al limite del...feticismo. Guai a dimenticare per esempio Abramo, il pesciolino che fungeva da confidente muto del piccolo Arnold. Nel suo acquario si è tuffata più di una generazione: solo a ripensarci, ci sembra di nuotare in un mare di ricordi. Questa terza edizione è dedicata soprattutto a loro: a tutti quelli nati sotto il segno di Abramo”.
I commenti sul "Dizionario dei Telefilm" tratti dalla stampa
“Il telefilm, onesto travet del palinsesto, metodico, rituale, discreto, dopo anni di onorato lavoro si prende una rivincita sui generi considerati ‘maggiori’: una Garzantina tutta sua. […] Insomma, signori che amate i telefilm, il catalogo e’ questo”. (Sette – Corsera)
“Un vuoto colmato. Per gli addetti ai lavori, i patiti del genere e i semplici curiosi”. (La Stampa)
“L’opera di sistematizzazione di Damerini e Margaria e’ utile e preziosa. Per la prima volta in Italia arriva un apparato piu’ informativo che critico, e magari per questo ancor piu’ utile, su tutti i telefilm trasmessi”. (Il Messaggero)
“Con pazienza certosina Damerini e Margaria sono riusciti, trasformandosi in topo di biblioteca e videoteca, in una missione impossibile: hanno messo ordine tra le centinaia di telefilm”. (Il Giorno/La Nazione/Il Resto del Carlino)
“Un libro essenziale che facilita la visione e le offre maggior gusto: e che raduna, con uno sforzo che non e’ stato da poco, notizie e dati sino ad ora confusi e generici. […]. Pregio indubbio, che fa di un dizionario un libro simpatico e da consultare, sono i commenti, vere e proprie recensioni – si veda quella di E.R. – che elencano aspetti tecnici, il cast tanto necessario – perche’ i telefilm sono quasi sempre dei senza nome, e’ raro che siano noti gli attori, che subitoassumono, nella memoria, i nomi dei loro personaggi – e tutto quanto, di un telefilm, fa la storia e l’ossatura”. (Avvenire)
“E’ un’opera preziosa nella quale fare riemergere ricordi sopiti dalla nostra labile memoria. Lo sfogli e le schede si trasformano in diapositive del passato, in volti di personaggi sfocati, in sigle canticchiate; una sorta di testamento televisivo da tramandare di generazione in generazione, fonte inesauribile di curiosita’, di approfondimenti, di aneddoti davvero gustosi”. (Il Giornale)
“Un lavoro minuzioso. […] Le schede danno ogni tipo di informazione per raggiungere i fans piu’ scatenati e i cultori del genere, comunita’, sette che fondano siti internet e fanzine”. (Il Manifesto)
“Nel ‘Dizionario dei telefilm’ ce n’e’ per tutte le stanze della memoria. […] Confessiamolo, naufragar ci e’ dolce in questo mare. Si starebbe a sfogliare il ‘Dizionario’ per ore, facendo scorrere i frammenti di un discorso catodico come un’allucinazione del miglior Blob”. (Il Mattino)
“Un volume originale”. (Il Sole 24 ore)
“Una vera miniera di informazioni che rendono giustizia a un genere spesso snobbato. […] Ogni scheda e’ compilata in modo accurato”. (Il Foglio)
“In pratica, ogni pagina e’ una chicca”. (Il Gazzettino)
“Un dolcissimo naufragio nella memoria. […] Avercene, libri così”. (Libero)
“Non e’ solo un’opera preziosissima di consultazione, ma anche di piacevole lettura, grazie alle numerose curiosita’ che contiene e alla sua scrittura, sempre brillante, spesso ironica”. (Gazzetta del Sud)
“Questo libro rivela oltre la competenza professionale, la minuziosa ricerca di due esploratori che hanno impiegato tre anni per portare alla luce un tesoro del passato. […] Il lettore e il telespettatore che si avvicinano al ‘Dizionario’ per la prima volta, vi scoprono anche un linguaggio vivace, una prosa ironica, un goliardico districarsi, senza mai perdere di vista il fine ultimo: una corretta documentazione ed una informazione critica. […] Una sorta di enciclopedia del telefilm, dunque, arricchito anche da quel sano gossip d’annata, che, trattato ironicamente, appassiona il lettore. […] Con una tecnica accattivante vicina alla narrazione, i due autori riescono a coniugare amarcord, divertimento e sogno”. (Il Tempo)
“Colmata una lacuna nell’editoria”. (Il Piccolo)
“Il telefilm chiede il permesso di soggiorno e sembra ottenerlo a pieni voti con il ‘Dizionario dei telefilm’, il primo del settore”. (Il Nuovo)
“Il Damerini-Margaria promette di diventare per i fanatici del piccolo schermo quello che il Morandini e’ per il grande schermo”. (ApBiscom)
“Una pubblicazione ‘golosa’ per tutti gli operatori del settore audiovisivo”. (.com)
“Un’opera davvero completa, che non fatichera’ a trovare i suoi estimatori”. (Spettacolo.it)
“Molto ben fatto e puntuale. […] Eccellente la prefazione di Aldo Grasso”. (L’Espresso)
“Non solo per addetti ai lavori, ma anche per telespettatori appassionati, curiosi ed esigenti”. (Tv Sorrisi e Canzoni)
“Che pacchia! Gli amanti di quelli che un tempo si chiamavano sceneggiati televisivi e oggi, piu’ sobriamente, film per la tv, sono serviti. […] Un’opera unica nel suo genere”. (Oggi)
“Un volume tutto da sfogliare. Tra divertimento e nostalgia”. (Gioia)
“Curiosita’ o eventuali amnesie si possono colmare consultando il ‘Dizionario dei telefilm’. […] Curiosando tra le pagine del libro si scoprono vere e proprie ‘chicche’”. (Famiglia Cristiana)
“Onore al merito a Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria che hanno pensato e scritto il primo ‘Dizionario dei telefilm’”. (Tv Sette-Corsera)
“C’e’ da divertirsi a sfogliare il ‘Dizionario dei telefilm’, il primo del suo genere, che raccoglie tutte, ma proprio tutte (sono oltre 1500), le serie italiane e straniere nate per la tv”. (Musica-La Repubblica)
“E’ il caso di dirlo: finalmente. […] Un’opera non piu’ procrastinabile, enciclopedica nella forma (tutti i telefilm e i serial in ordine alfabetico) ma a volte ‘critica’ nei contenuti, nel senso che non si limita alla catalogazione di nomi-trame-curiosita’ ma sa, quando e’ il caso, prendere posizioni precise e stimolanti. Altro pregio del libro e’ il prezzo: rispetto alla mole e al materiale offerto e’ perfino popolare”. (Film Tv)
“Notizie precise per gli addetti ai lavori, curiosita’ per ogni tipo di fan”. (Onda Tv)
“Una manna per i filmofili da piccolo schermo”. (Il Salvagente)
L'Enciclopedia delle oltre 2000 frasi che hanno fatto la storia delle serie tv
Oltre 2000 citazioni, tra frasi e battute, tratte da piccole e grandi serie tv di tutti i tempi. I pensieri, i motti, i tormentoni, le riflessioni, le massime e gli ipse dixit dei grandi protagonisti dei telefilm, sempre più specchio della società e di noi stessi. Ma anche le frasi dei personaggi secondari, se non addirittura solo di passaggio, perché se è vero che le serie tv sono sempre più simili alla realtà, allora anche le "comparse" a volte hanno la loro importanza. "LA VITA È UN TELEFILM", edito da Garzanti, raccoglie le 2020 frasi che hanno fatto la storia delle serie tv dalle origini ad oggi nella più completa enciclopedia tematica del genere seriale. L'opera è scritta a quattro mani da Leopoldo Damerini, già co-autore del popolare "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti) - vera a e propria Bibbia delle serie tv definito da Aldo Grasso, sul "Corriere della Sera", "il Guru dei telefilm", nonchè fondatore dell'Accademia dei Telefilm e Direttore Artistico del Telefilm Festival e da Chiara Poli, tra le più apprezzate e competenti analiste del genere seriale, nonché autrice di "Ammazzavampiri – La prima guida italiana al serial TV Buffy" (Edizioni ETS – Edizioni di Cineforum). Il volume, suddiviso in 300 categorie di facile consultazione dalla “A” di Amore alla “V” di Vita, non è una semplice enciclopedia. Come spiegano Damerini e Poli nell'Introduzione de "LA VITA È UN TELEFILM": «Il libro nasce con l'intento di raccontare come siano cambiati i telefilm e noi con loro, quanto ci abbiano appassionati, cresciuti, entusiasmati. Quanto abbiano colto nel segno, anticipato i tempi, specchiato la società, creato modelli e stili di vita. E come talvolta ci abbiano addirittura influenzati». Frasi di culto e straculto, esistenziali, divertenti o profonde, provocatorie o assurde, ciniche o romantiche, da scrivere sul diario o sullo screensaver, da stampare sulle magliette, da inviare via sms, da usare come ispirazione per una dedica... Da quelle del Dr.House, che per sua stessa ammissione è un fan sfegatato delle serie tv («Guardo un mucchio di telefilm»), a un Fonzie inaspettatamente filosofo in Happy Days («Nella vita devi fare quello che ti piace, non quello che la gente pensa che dovresti fare»); dalle riflessioni femminili delle protagoniste di "Sex and the City" e "Ally McBeal" a quelle "ai confini della realtà" di "X-Files", "Star Trek", "Lost", "Battlestar Galactica"; dalle dichiarazioni d’amore ("Buffy", "O.C.", "Dawson's Creek"…), a quelle in punto di morte all'ospedale ("E.R.", "Scrubs", "Grey's Anatomy"...); dalle teorie sulle relazioni ("Will & Grace", "The L Word", "Queer As Folk") a quelle sulla famiglia e l’amicizia ("Una mamma per amica", "Friends", "Desperate Housewives"); dal mobbing ("The Office") all’indulto ("Oz", "Prison Break") fino… sottoterra ("Six Feet Under"). Non mancano gliincipitpiù memorabili (i lanci con voce fuori campo che aprono le puntate delle serie tv), così come le gustose citazioni e i rimandi tra telefilm diversi, le metafore, le cosiddette "Perle di saggezza", le citazioni di persone famose, le leggende e i luoghi comuni. I grandi temi della vita come l'Amore, l'Amicizia, Dio, la Fede, la Famiglia, il Matrimonio, il Destino, la Felicità, il Sesso, la Morte, la Guerra, la Pace, la Verità; i temi sociali come la Pena di Morte, il Razzismo, l'Alcolismo, le Dipendenze, il Bullismo, la Mafia, ma anche temi più leggeri come lo Shopping, lo Sport, il Principe Azzurro, Babbo Natale, San Valentino, le Rughe, il Gossip, i Segreti, Internet, il Vintage, i Grandi Interrogativi, gli Ex...: lungo un viaggio suddiviso in oltre 300 Categorie e quasi altrettanti titoli di serie tv prese in esame, il lettore scopre che davvero, come recita il titolo del volume, "LA VITA È UN TELEFILM". «In un processo di transfert degno di Freud - spiegano Damerini e Poli - ci identifichiamo in personaggi apparentemente surreali come Tony Soprano, i due chirurghi di Nip/Tuck, i becchini di Six Feet Under, il giovin Clark Kent di Smallville, Jack “nervi d’acciaio” Bauer, gli ammazzamostri come Buffy ed Angel o quel cinicone del Dr.House. O, addirittura, con il Presidente degli Stati Uniti di The West Wing e il suo alter ego femminile in Commander in Chief – Una donna alla Casa Bianca. Il motivo di questa sorta di immedesimazione è semplice: a modo loro, sono tutte persone comuni, che di punto in bianco possono diventare eroi. Anzi, Heroes». «Anche se lo specchio davanti al quale vi esercitavate non rifletteva la stessa immagine degli originali» - chiosano gli autori de 'LA VITA E' UN TELEFILM' - «avete sognato ad occhi aperti. Giorno dopo giorno, puntata dopo puntata. Siete arrivati là, dove nessun telespettatore è mai giunto prima. Poi l'America si è risvegliata sotto le ceneri dell'11 settembre e gli Happy Days sono finiti. Una ventata di stringente realismo ha invaso le strade dei telefilm, gli incroci, gli uffici, le case. E i nostri salotti. Le nostre tv. È cambiato il linguaggio. Siamo cambiati noi. E con noi sono cambiati i personaggi da amare. Se un tempo avevamo adottato Arnold, di recente abbiamo cominciato a seguire i pompieri di Squadra Emergenza sotto le Torri Gemelle, le minacce del terrorismo di Sleeper Cell, le trincee in Iraq di Over There. Se un tempo bastava uno schioccar di dita di Fonzie per conquistare le ragazze in un drive-in, simbolo del divertimento, oggi ci si immedesima nei travagli d'amore dei dottori di Grey's Anatomy in ospedale, luogo dove si consumano la vita e la morte. Ci siamo ritrovati come al centro della stanza degli specchi ne La Signora di Shangai di Orson Welles: riflessi da ogni angolatura, dove è impossibile sfuggire al nostro stesso sguardo. I telefilm si sono trasformati sempre più in sentinelle delle nostre coscienze, in cartine da tornasole, in bandiere di quello che siamo. La vera "Second Life" si dispiega nelle serie tv. Bivi ed incroci al fianco dei nostri alter ego, dove scegliere insieme a loro come in un gioco virtuale, con i finali sospesi che ci lasciano immaginare (e aspettare, trepidanti) fino alla puntata successiva. Con il passare del tempo, quelle creature che ci hanno accompagnati dagli albori della tv hanno travalicato il piccolo schermo, sedendosi di fianco a noi. Non più solo sul divano: in tram, in macchina, in ufficio, al bar, in palestra, a letto prima di prendere sonno. Addirittura, si sono permessi di entrare al cinema. Hanno cominciato a parlarci. Hanno scosso le coscienze, i sentimenti, le emozioni. E dai battibecchi fra George e Mildred siamo arrivati alle confessioni del serial killer Dexter, passando dal Pianeta delle scimmie e da Twin Peaks. Perché, in fondo, “Quando uno corre sull'autostrada della vita deve dimenticare i limiti di velocità e deve andare a tutto gas!”. Fonzie dixit».
I commenti su "La vita è un telefilm" tratti dalla stampa
"La citazione è un atto d' amore e una raccolta di citazioni è, prima di tutto, un libro devozionale. Così, d'acchito, si presenta 'La vita è un telefilm', la saggezza del nuovo millennio attraverso le battute delle serie tv. Scritto da Leopoldo Damerini e Chiara Poli, edito da Garzanti, il florilegio di battute memorabili si distende attraverso una serie di categorie utile a farci comprendere meglio i mondi in cui viviamo (quello reale e quello virtuale), a donarci una riserva di saggezza da usare al momento opportuno, a ostacolare il pensiero dominante. La prima voce consultata è necessariamente una metavoce, «Citazione». Ed è questa, del Dr. Gregory House: «Come diceva il filosofo Jaeger non si può avere tutto quello che si vuole». È una citazione curiosa sia perché è tratta da una canzone sia perché l' edizione italiana ha pasticciato non poco con la pronuncia del leader dei Rolling Stones, facendolo passare per un pensatore tedesco. La seconda voce è «Televisione» e appartiene ad Alfred Hitchcock ai tempi in cui appariva in video per presentare i suoi celebri telefilm. È di rara sottigliezza e autoironia: «Non so se avete la tv. Ve la consiglio in modo particolare. Ci sono anche delle cose noiose, è vero, una per esempio è costituita da questa parte del programma che, in genere, è del tutto superflua». La citazione possiede una forza fascinatrice: di suggestione in suggestione, fra lacerti lacerati, si parte dalla Bibbia e si può anche arrivare alla scuola dei Baci Perugina, ma chi non sa resistere alla tentazione di cogliere fior da fiore dall' albero del pensiero? La vita è un telefilm privilegia le citazioni della serialità di genere a scapito della serialità d' autore. Forse gli aforismi di 'Lost', di 'Sex and the City', di 'Desperate Housewives', dei Soprano meritavano maggior attenzione". (Aldo Grasso, Corriere della Sera)
"Gli autori partono da un presupposto, enunciato fin dal titolo: La vita e' un telefilm. Basta accendere la tv a qualsiasi ora per accorgersene, anche nelle giornate ferragostane dedite alle repliche e alla sempre trionfante Signora in giallo. Non c'e' reality che tenga: sono le storie inventate quelle che meglio descrivono la vita, nell'eterno corto circuito fra realta' e finzione. Chiara Poli e Leopoldo Damerini, (che ha fondato l'Accademia del telefilm e ne ha scritto un Dizionario) hanno selezionato per Garzanti «la saggezza del nuovo millennio nelle 2020 migliori battute delle grandi serie televisive». Hanno diviso le battute per temi che vanno da «abilita'» a «vivi e lascia vivere» passando per amore, bugie, denaro, guerra, matrimonio, politica, sesso. Di tutto un po'. Esempi. Da 'Scrubs', su Internet: «Sono quasi sicuro che se da internet togliessero i siti porno, resterebbe un solo sito chiamato ''Ridateci il porno'». Da 'Will & Grace', sull'omosessualita': «Quale mostro puo' regalare a un bambino di dieci anni un guantone da baseball, quando aveva chiesto una foto autografata di Elton John?». Da 'Ally McBeal', sulla depressione: «Ogni volta che sono depressa mi accorcio le gonne. E se le cose non cambiano, fra poco verro' arrestata». Da 'Tutti odiano Chris', sull'amore: «Amare significa non dover mai dire: impiccati». Le battute sono rappresentative di sceneggiature scintillanti: le immagini contano, ma sono poi le parole, quelle che reggono i telefilm". (Alessandra Comazzi, La Stampa)
"Una sorta di breviario, un Bignami salva-vita, un pò come il Manuale delle giovani marmotte: potremo essere certi di avere la frase adatta per ogni occasione. Un bell'esempio di come i telefilm siano diventati così popolari da travalicare i confini dell'elettrodomestico catodico e diventare parte della quotidianità di ognuno di noi".
(Series)
"2020 battute selezionate con scrupolo, da imparare a memoria. Meglio citare correttamente il dottor House che, sbagliando, Cicerone".
(A-Anna)
"Le migliori 2020 battute tratte dalle serie tv".
(Famiglia Cristiana)
"Frasi di culto e straculto, esistenziali, divertenti, profonde, provocatorie o assurde, ciniche o romantiche, da scrivere sul diario o sullo screensaver, da stampare sulle magliette, da inviare via sms, da usare come ispirazione per una dedica...",
(TgCom)
"Un'opera davvero imperdibile per tutti i telefilm maniaci".
(Telesimo)
L'Accademia dei Telefilm
Dopo il successo del "Dizionario dei Telefilm" (Garzanti), è nata l'associazione culturale che si promette di promuovere e salvaguardare la qualità delle serie televisive dentro e fuori il piccolo schermo: l'Accademia dei Telefilm, non è un caso, nasce da un'idea dei due autori del "Dizionario" quale declinazione attiva, o meglio di spin-off, del loro lavoro di ricerca e passione. Come già scrivevano Leopoldo Damerini e Fabrizio Margaria nell'Introduzione della loro opera: "i telefilm sono considerati da molti come un sottogenere del cinema, fiction di serie B, parentesi tra una pubblicita’ e l’altra. Eppure, per noi e per molti altri, per chi probabilmente avra’ acquistato questo volume “strano” ma a nostro avviso necessario, essi hanno allevato piu’ di una generazione: se la televisione e’ stata la baby-sitter degli ultimi cinquant’anni, le serie tv sono diventate un po’ come quelle storie che da bambino ti racconta la tata, che crescendo ti rimangono dentro, che segnano un periodo della tua vita, che ti appassionano, ti coinvolgono o, semplicemente, liberano la tua fantasia. Non importa l’eta’, il sesso o la classe sociale di chi le percepisce e le vive: l’immaginazione non conosce carte d’identita’, non guarda in faccia nessuno; al massimo chiede la tua, di faccia, davanti al teleschermo. Storie realistiche o fantastiche, credibili o “ai confini della realtà”: storie comunque “colpevoli” di essere arrivate alla soglia della nostra Cultura, di essere sgattaiolate dentro dal retro, quello pop, per poi esserci rimaste nascondendosi tra un capolavoro del grande schermo e un dipinto da National Gallery. Magari con la complicita’ di Andy Warhol, per il quale ognuno di noi ha diritto ai suoi dieci minuti di ribalta; loro, i telefilm, ne chiedono mezz’ora o un’ora al giorno, tanto per togliere la noia di torno. Ciascuno di noi e voi, ne siamo coinvinti, conserva una o piu’ serie del cuore; un personaggio, un titolo, una sigla, un attore, una scena...". Da questi presupposti, l'Accademia dei Telefilm si propone di riunire sotto la stessa denominazione esperti del settore, direttori di reti televisive, critici tv, fans club più o meno ufficiali, volti e nomi che hanno fatto grande il genere, ma anche e soprattutto semplici telespettatori curiosi. Come minimo denominatore di tutti i soggetti coinvolti è stato, da principio, un sito internet (www.accademiadeitelefilm.it), un vero e proprio punto d'incontro a iscrizione gratuita su richieste o proteste sulla programmazione, dibattiti e speciali ad hoc, dubbi e precisazioni su titoli e volti di serie tv. Sul sito dell'Accademia dei Telefilm, oltre ad un aggiornato Bollettino con tutte le news dell'universo telefilm, è oggi attivo un forum dove è possibile scambiarsi opinioni e segnalazioni direttamente tra gli iscritti su tutte le serie tv più amate. "Siamo sempre stati convinti che quello dei telefilm sia il pubblico più esigente che possa esistere - spiegano Damerini e Margaria - quello più affezionato e, inspiegabilmente, almeno fino a qualche tempo fa, quello più sottovalutato. L'Accademia si propone proprio di promuovere la cultura di un genere che ha reso il nostro piccolo schermo un pò più grande con l'illusione che il domani sia un'altra puntata".
Nel giugno 2003, l'Accademia dei Telefilm ha varato il Primo "Telefilm Festival", l'unica manifestazione al mondo aperta al pubblico interamente dedicata alle serie tv: lo scopo dell'evento, al quale hanno preso parte più di 5000 persone tra Milano e Roma, è stato quello di "rendere il telefilm ancora più pop (nel senso di 'popular'), 'teletrasportarli' tra la gente, dal piccolo al grande schermo". Fino alla terza edizione, la manifestazione si è svolta a Milano nelle sale del Cinema Arcobaleno. Nel maggio 2004 è stata la volta della Seconda edizione del "Telefilm Festival", con oltre 10.000 presenze. Dal maggio 2005, dalla realizzazione del Terzo "Telefilm Festival", l'Accademia dei Telefilm si è avvalsa della preziosa collaborazione di "Tv Sorrisi e Canzoni" e ha contato 12.000 persone. In occasione dei 50 anni della Tv italiana (3 gennaio 1954-3 gennaio 2004), l'Accademia dei Telefilm ha lanciato il più Grande Sondaggio sulle Serie Tv mai realizzato (per la cronaca, "Miglior serie di tutti i tempi" è risultata "X-Files", che ha battuto ai punti "Star Trek"). Nel novembre 2004, l'Accademia ha dato vita al "Telefilm Magazine": la prima e la più autorevole rivista interamente dedicata alle serie tv è diretta da Antonio Visca. Nel maggio 2006, la Quarta edizione del "Telefilm Festival" si è spostata nel centrale Apollo SpazioCinema e ha segnato un boom di presenze: 15.000 intervenuti. Nel luglio 2006, l'Accademia dei Telefilm ha organizzato il "Grey's Anatomy Day", ovvero una giornata promozionale e una serata di beneficenza con tutto il cast del popolare telefilm medico, il cui incasso è stato interamente devoluto alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Nell'agosto 2006, nella suggestiva cornice della Corte degli Agostiniani a Rimini, AdT ha organizzato per la direzione artistica di Massimo Picozzi la kermesse “KRIMINI- sulle tracce dell’assassino”, il primo evento italiano dedicato al mondo del giallo, del crimine e del noir. Tra crimini veri e di fiction, un tuffo estivo sulle tracce del mistero e dei suoi protagonisti. Nel maggio 2007, l'Accademia ha festeggiato la Quinta edizione del "Telefilm Festival", allungandosi di un giorno in più di Workshop rivolto agli addetti ai lavori per capire il "prodotto" telefilm e avvalendosi di un incontro all'Università Cattolica di Milano dedicato agli studenti presieduto dal Prof. Aldo Grasso sulla qualità delle serie tv moderne.
I RISULTATI DE "IL PIU' GRANDE SONDAGGIO DEI TELEFILM" PER I 50 ANNI DELLA TV ITALIANA (1954-2004)
Ecco i risultati definitivi delle Top Seven di ciascuna categoria del più Grande Sondaggio sui Telefilm mai realizzato, lanciato dall’Accademia dei Telefilm nel 2004, in occasione dei 50 anni della Tv italiana. I risultati finali e i vincitori sono stati resi noti sabato 8 maggio 2004, nel corso del “Telefilm Festival”. Il totale dei votanti è stato di 9021 persone.
Sezione Qualità
“Migliore Telefilm di tutti i tempi”
1. X-Files 2. Star Trek 3. E.R. 4. Happy Days 5. Ai confini della realtà 6. I segreti di Twin Peaks 7. Friends
“Migliore Telefilm del 2000”
1. C.S.I. 2. Buffy/Smallville 3. 24 4. Will&Grace/Ally McBeal 5. I Soprano 6. Alias 7. Dark Angel
“Migliore Telefilm della stagione”
1. Six feet under 2. 24 3. Will&Grace 4. Alias 5. Dark Angel 6. Law&Order – Special Victims Unit 7. C.S.I. – Miami / Nip/Tuck
“Migliore Telefilm italiano di sempre”
1. Distretto di polizia 2. Ispettore Maigret 3. La squadra 4. Medico in famiglia 5. Casa Vianello 6. I vicini di casa/ Il giornalino di Gianburrasca 7. I ragazzi della Terza C/I ragazzi del muretto
“Migliore Telefilm sul satellite”
1. Angel 2. Otto semplici regole 3. That’s 70 Show 4. Perfetti…ma non troppo 5. Boomtown 6. Oz 7. Bottom
“Migliore Telefilm poliziesco”
1. Starsky&Hutch 2. NYPD 3. Miami Vice 4. Colombo 5. C.S.I. – Scena del crimine 6. I segreti di Twin Peaks 7. Hill Street giorno e notte
“Migliore Telefilm medico”
1. E.R. 2. M.A.S.H. 3. Chicago Hospital 4. Dottor Kildare 5. Squadra Emergenza 6. Un medico tra gli orsi 7. Ben Casey
“Migliore Telefilm legale”
1. Ally McBeal 2. Perry Mason 3. Law&Order 4. J.A.G. – Avvocati in divisa 5. The Practice – Professione avvocati 6. L.A. Law – Avvocati a Los Angeles 7. Giudice Amy
“Migliore Telefilm fantascientifico”
1. X-Files 2. Star Trek 3. Ai confini della realtà 4. Agente Speciale 5. Spazio: 1999 6. UFO 7. Il prigioniero
“Migliore Telefilm drammatico”
1. Dawson’s Creek 2. Beverly Hills 3. Saranno famosi 4. Dallas 5. I Soprano 6. Melrose Place 7. West Wing
“Migliore Telefilm comico (Sit-com)”
1. Ally McBeal 2. Friends 3. George e Mildred 4. I Jefferson 5. Mork&Mindy 6. Will&Grace 7. La famiglia Addams/Sex & the City
Sezione Tecnica
“Migliore attore”
1. Robin Williams (Mork&Mindy) 2. Peter Falk (Colombo) 3. Larry Hagman (Dallas) 4. John Ritter (Tre cuori in affitto) 5. James Gandolfini (I Soprano) 6. Michael J. Fox (Casa Keaton) 7. Anthony Edwards (E.R.)
“Migliore attrice”
1. Calista Flockhart (Ally McBeal) 2. Gillian Anderson (X-Files) 3. Mary Tyler Moore (Mary Tyler Moore Show) 4. Debra Messing (Will&Grace) 5. Fran Drescher (La tata) 6. Sarah Jessica Parker (Sex & the City) 7. Isabel Sanford (I Jefferson)
“Migliore regia”
1. I segreti di Twin Peaks 2. Buffy 3. X-Files 4. Band of brothers 5. Il prigioniero 6. E.R. 7. Miami Vice
“Migliore colonna sonora”
1. Miami Vice 2. Dawson’s Creek 3. Saranno famosi 4. Happy days 5. Ally McBeal 6. Baywatch 7. Friends
“Migliore sigla”
1. Attenti a quei due 2. X-Files 3. Happy days 4. Charlie’s Angels 5. Miami Vice 6. I segreti di Twin Peaks 7. I Soprano/Il prigioniero/UFO
“Migliore canzone”
1. Tema musicale Star Trek (Star Trek) 2. Tema musicale X-Files (X-Files) 3. Tema musicale Twin Peaks (I segreti di Twin Peaks) 4. “Rock around the clock” (Happy Days) 5. “Nano-nano” (Mork&Mindy) 6. “Furia cavallo del West” (Furia) 7. “Mare, profumo di mare” (Love boat)
Sezione Memorabilia
“Il personaggio più indimenticabile”
1. Fonzie (Happy days) 2. Spock (Star Trek) 3. Fox Mulder (X-Files) 4. J.R. (Dallas) 5. Ally McBeal (Ally McBeal) 6. Magnum P.I. (Magnum P.I.) 7. Buffy (Buffy)/Colombo (Colombo)
“La famiglia preferita”
1. I Cunningham (Happy days) 2. Gli Addams (La famiglia Addams) 3. I Jefferson (I Jefferson) 4. I Soprano (I Soprano) 5. I Robinson (I Robinson) 6. I Keaton (Casa Keaton) 7. I Drummond (Il mio amico Arnold)/I Bradford (La famiglia Bradford)
“La coppia più cult”
1. Mulder e Scully (X-Files) 2. Brett Sinclair e Danny Wilde (Attenti a quei due) 3. Starsky e Hutch (Starsky&Hutch) 4. Crockett e Tubbs (Miami Vice) 5. Mork e Mindy (Mork&Mindy) 6. John Steed ed Emma Peel (Agente Speciale) 7. Buffy e Spike (Buffy)/Bo e Luke (Hazzard)/Brenda e Dylan (Beverly Hills)
“La scena da non perdere”
1. Il bacio tra Mulder e Scully (X-Files) 2. La morte del dottor Greene (E.R.) 3. Il tentato omicidio di J.R. (Dallas) 4. Il pollice alzato di Fonzie (Happy days) 5. L’addio del dottor Ross (E.R.)/L’incontro tra Mulder e Scully (X-Files) 6. L’aliena Diana che mangia i topolini (I Visitors) 7. Magnum inseguito da Zeus e Apollo (Magnum P.I.)/Arnold che si confida con il pesciolino Abramo (Il mio amico Arnold)/Il salto dei bidoni in moto di Fonzie (Happy days)
“La migliore battuta”
1. “Energia!” (Star Trek) 2. “Non fidarti di nessuno” (X-Files) 3. “Heyyy!” (Happy days) 4. “La verità è là fuori” (X-Files) 5. “Nano-nano” (Mork&Mindy) 6. “Che diavolo stai dicendo?” (Il mio amico Arnold)/“Wizzieee” (I Jefferson) 7. “Questo messaggio si autodistruggerà entro 5 secondi” (Missione impossibile)