lunedì 14 febbraio 2011

L'EDICOLA DI LOU - Stralci e commenti sui telefilm dai giornali italiani e stranieri

CHI
Avetrana come Twin Peaks
''Il delitto di Avetrana ricorda 'Twin Peaks', la serie tv sul lato oscuro della tranquilla provincia americana, teatro di un delitto efferato. Forse la curiosita' nasce da questo contrasto''.
(Luca Tiraboschi, 21.11.2010)

LINK
"Lost" oltre lo schermo
"Gli anni Zero sono stati il decennio delle serie tv. Lost, il prodotto televisivo più riuscito di J.J. Abrams, è il grande racconto che ha superato i confini televisivi e creato narrazioni parallele. Fenomeno di culto e, allo stesso tempo, un successo popolare. Incarnazione compiuta del transmedia storytelling. Il culto è stato alimentato da meccanismi in cui lo spettatore è coinvolto in prima persona e chiamato a rintracciare e decifrare segnali e collegamenti, innescando così un corto circuito tra fiction e realtà. Per esempio, tramite alcune cross-promotion che hanno fatto vivere alcuni personaggi e simboli della serie (l’Oceanic Airlines, i numeri misteriosi, la band Driveshaft) al di fuori del set dell’isola, gli autori hanno attivato uno strumento di comunicazione che ha incuriosito, coinvolto e fidelizzato gli appassionati della serie. In Italia il successo popolare va ricondotto più ai buzz generati dai giornali e ai download sulla rete piuttosto che agli ascolti tv".
(Michele Boroni, Dicembre 2010)

TV SORRISI E CANZONI
Vamp-out
"5 all'inquietante proliferare di affascinanti vampiri nei film e telefilm (vedi 'Vampire Diaries'): piacciono molto alle giovanissime, chiediamoci il perchè".
(Mirella Poggialini, 31.12.2010)

LA STAMPA
"Glee", psicanalisi con ironia (ma in Italia è un flop)
"'Glee' è il trionfo del diverso, si prendono in giro il consumismo e l'idea che la ricchezza sia l'unico valore; ma è pur sempre vincendo una competizione che i valori solidali si affermano. E' un prodotto che ha tutte le ambiguità della cultura mainstream, ammicca al marginale per mettersi al centro; ma è disinvolto, spiritoso, chiama le cose con il loro nome, non teme di affrontare i nodi eticamente sensibili, conosce la psicanalisi e la usa con ironia. I numeri musicali sono d'impeccabile professionismo, peccato che i ragazzi italiani (in media) non capiscano le parole. Prodotto che rispecchia la società americana e non la nostra, chi voleva vederlo l'ha già visto su Fox, l'insuccesso su Italia 1 si spiega in tanti modi. Ma il pericolo è che dal flop si traggano conclusioni sbagliate. Si dirà che la troppa audacia nell'affrontare costume e società in Italia non paga, che il pubblico generalista non è ancora pronto; si dirà che la trasgressione compatibile può essere al massimo il popolaresco trattenuto dei Cesaroni o Banfi che scopre di avere un figlio gay. Si sosterrà che da noi il cantante perfetto per i teenager è l'agnellino Valerio Scanu. Invece proviamo a pensare che cosa sarebbe uno spin-off di 'Amici', irriverente e politicamente scorretto, che non avesse paura dei temi scottanti e prendesse in giro il bigottismo morale e politico; con canzoni in italiano, musica di Vasco Rossi e parole di Checco Zalone. Programmato in prima serata su Canale 5 forse riserverebbe delle sorprese".
(Walter Siti, 16.01.2011)

CORRIERE DELLA SERA
"Glee", la risposta ai talent show
"Quando il musical incontra la serialità. Com'è noto, il musical è uno dei grandi generi del cinema americano (nasce con la musical comedy di Broadway e, prima ancora, con l' operetta), una felicissima rappresentazione del «sogno americano», nata proprio durante la Grande Depressone come antidoto al diffuso clima di tristezza. Basti pensare a capolavori assoluti come Cantando sotto la pioggia, 'Il mago di Oz', 'Sette spose per sette fratelli', 'My fair lady', 'West side story', 'The Rocky Horror Picture Show', 'Chorus Line', 'Il re leone'. Il musical è straordinario perché crea un mondo magico, di pura evasione, e offre, attraverso la musica, non solo un linguaggio universale ma il codice della pura fantasia, dov' è possibile esprimere ciò che si vuole. Era inevitabile che due grandi supergeneri come il musical e la serialità si incontrassero e generassero intelligenza e divertimento. Di suo, la serialità ci mette il drama, la storia, le citazioni, le strutture narrative, le dinamiche della creatività, i nuovi ritmi imposti dalla produzione industriale. È in questo clima che nasce un prodotto enormemente interessante come 'Glee'. Inizialmente concepita come un film, Glee, giunta intanto alla seconda stagione, è la serie ideata da Ryan Murphy e sviluppata con gli sceneggiatori Brad Falchuk e Ian Brennan. 'Glee' ha preso 'High School Musical' e l'ha trasformato in una storia anche per adulti, non rinunciando ai «problemi» tipici del liceo (la coscienza di sé, la droga, le incertezze sessuali, ecc.), ma aggiungendovi un aspetto surreale e magico, lontano dalla quotidianità (Fox, canale 111 di Sky, giovedì, ore 21,10; prima stagione su Italia 1, dal lunedì al venerdì, ore 19,30). Il professor Will Schuester (Matthew Morrison), riportando in auge il Glee Club, un' attività extrascolastica dove si studia canto, ballo e musica, per il musical annuale della scuola decide di fare eseguire ai ragazzi i brani del Rocky Horror Picture Show. Glee è la risposta della Forma allo Sbaraglio del talent show".
(Aldo Grasso, 13.01.2011)

1 commento:

gemma ha detto...

qualcuno dovrebbe farsi una domanda, sui vampiri, e darsi una risposta

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