SGUARDO FETISH - Il Natale ci sta sulla...(a)cappella! La versione vocale già stracult della sigla di "Westworld" cantata dai Warp Zone
sabato 24 dicembre 2016
venerdì 23 dicembre 2016
NEWS - Regalo di Natale! La 4° stagione di "Hannibal" se pò fà...(Bryan Fuller master chef del Cenone di ritorno)
News tratta da "Uproxx"
When Hannibal ended on an all too literal cliffhanger at the end of its third season, fans never quite gave up hope that Mads Mikkelson’s Hannibal Lector and Hugh Dancy’s Will Graham would return to their screens again eventually. As is the case with most of Fuller’s shows, it was cut unceremoniously short, and the devoted group of supporters — in this case “Fannibals” — have continued to obsess over the details long after it was gone. Hannibal was breathtaking, violent, and cerebral, and a true rarity on network television.
Well, showrunner Bryan Fuller is here to put a little bit of wind in your sails. The American Gods mastermind recently sat down with Shock Waves podcast to discuss what could still be for the cult show. At the very least, he clarifies whether or not our leads would survive that fall.
News tratta da "Uproxx"
When Hannibal ended on an all too literal cliffhanger at the end of its third season, fans never quite gave up hope that Mads Mikkelson’s Hannibal Lector and Hugh Dancy’s Will Graham would return to their screens again eventually. As is the case with most of Fuller’s shows, it was cut unceremoniously short, and the devoted group of supporters — in this case “Fannibals” — have continued to obsess over the details long after it was gone. Hannibal was breathtaking, violent, and cerebral, and a true rarity on network television.
Well, showrunner Bryan Fuller is here to put a little bit of wind in your sails. The American Gods mastermind recently sat down with Shock Waves podcast to discuss what could still be for the cult show. At the very least, he clarifies whether or not our leads would survive that fall.
“There weren’t going to be any bodies found floating in that lagoon. And the whole point of showing Gillian Anderson sitting at a table with two additional place settings and her leg on the table was there was a big splash and dinner guests are coming.”
According to Fuller, he would like to tackle Silence Of The Lambs in a potential fourth season, and the rights for that novel revert back in August of 2017. Still, Fuller makes it clear that this is not an attempt to “fix” the film, but merely an opportunity to expand.
“I think the film adaptation is a perfect film, but there’s a lot of interesting nooks and crannies to explore in a television series. I hope we get to tell the story.”
Fuller explains that a “6 to 8 episode miniseries here and there” would be ideal for the cast and creative team, which sounds perfect to me. The show’s entire run is currently streaming on Amazon Prime, so how about throwing some money at them as penance for cancelling Good Girls Revolt?
giovedì 22 dicembre 2016
NEWS - Achtung, compagni! "Il servo del popolo" è la serie-rivelazione dell'anno e batte bandiera ucraina: acquistata da Netflix e già formattata da Fox
News tratta da "Il Foglio"
Vassily Petrovich Goloborodko era un tranquillo insegnante di storia a Kiev: 31 anni, un divorzio e un caratteraccio che un giorno lo fa esplodere in classe in un furioso monologo pieno di parolacce contro le fatiche e le ingiustizie della vita in Ucraina. I suoi allievi lo filmano con il telefonino, lo mettono su YouTube e Vassily si sveglia con il primo ministro che suona alla sua porta: "Buongiorno signor presidente". Vassily, un ragazzo dalla faccia pulita che gira in bicicletta, scopre tante cose nuove: la sua nuova residenza, talmente enorme e lussuosa che la scambia per un museo (le riprese sono state fatte a Mezhigorye, l'ex "dacia" di Viktor Yanukovich, il cui lusso è stato mostrato al pubblico dopo la fuga dell'ex presidente, come simbolo della fine di un'epoca di corruzione). Viene circondato da ministri viscidi, che gli consigliano di dichiarare il default per non ripagare i debiti: "Ma dopo nessuno ci presterà più un soldo?", si meraviglia e si sente rispondere "Il dopo' non ci preoccuperà più". Gli spin doctor gli consigliano di annunciare in tv l'imminente caduta di un enorme meteorite per cacciare dalla piazza la gente che protesta contro le nuove tasse sull'alcol: "Cancellate il meteorite, avete capito?", urla l'esasperato Vassily, per poi far precipitare il governo nello sconcerto ordinando di gestire la crisi invece di ricorrere a trucchi mediatici. La serie tv "Il servo del popolo", che racconta le avventure del presidente per caso, è la prima vera success story dell'Ucraina tre anni dopo la rivoluzione sul Maidan. Il mix di satira politica e comicità tradizionale, con un cast di splendidi caratteristi (im-perdibile Stanislav Boklan nel ruolo del primo ministro logorato dal potere) e un ritmo incalzante, ha stracciato i record di ascolti. La fiction è stata venduta a Netflix, e il formato è stato acquistato dalla Fox. Un successo strepitoso, costruito con pochi mezzi dai comici di Kvartal 95, che lavorano per la tv dell'oligarca Igor Kolomoysky, in rotta con il presidente Petro Poroshenko, oligarca del cioccolato. Ma Vladimir Zelensky, che interpreta Vassily, sostiene che sono indipendenti dalla politica: i politici, gli oligarchi e i deputati vengono tutti derisi senza pietà, e sono molto riconoscibili. La sceneggiatura copia direttamente dai tg, omettendo solo la guerra con la Russia, e i nazionalisti hanno criticato "Il servo del popolo" perché girato in russo. Come il nostrano "Benvenuto presidente!", è denuncia mista a fantascienza: Vassily licenzia i governatori corrotti, fa arrestare in diretta il primo ministro, impone di rispettare la legge ("Ma che fa, ci sta minacciando?", è la reazione dei politici), grida nell'aula della Rada la disperazione del popolo che "non ha da mangiare, e ha paura di girare per strada". Ma i creatori della serie sperano che insegni anche un modello di comportamento positivo: l'onestà e il buon senso del giovane presidente rendono gli intrighi e le ruberie dei potenti comiche e stupide, rompendo la tradizione sovietica di subire senza poter cambiare nulla. "Sarebbe bello se il 90 per cento degli spettatori dicessero: anch'io voglio cambiare le cose", sogna Viktor Saryakin, che interpreta il padre di Goloborodko. Il trailer del "Servo del popolo 2" — che esce il 24 dicembre nelle sale preannunciando la seconda stagione della serie — però anticipa che i tentativi del rottamatore ucraino incontreranno una strenua resistenza. Dopo che la Rada boccia all'unanimità le sue riforme — in una carrellata di facce da deputati che da sola vale un premio — il presidente afferra due mitragliatrici e apre il fuoco contro i banchi. Il "sogno di milioni di spettatori", commenta il popolare sito di news Tsn.
News tratta da "Il Foglio"
Vassily Petrovich Goloborodko era un tranquillo insegnante di storia a Kiev: 31 anni, un divorzio e un caratteraccio che un giorno lo fa esplodere in classe in un furioso monologo pieno di parolacce contro le fatiche e le ingiustizie della vita in Ucraina. I suoi allievi lo filmano con il telefonino, lo mettono su YouTube e Vassily si sveglia con il primo ministro che suona alla sua porta: "Buongiorno signor presidente". Vassily, un ragazzo dalla faccia pulita che gira in bicicletta, scopre tante cose nuove: la sua nuova residenza, talmente enorme e lussuosa che la scambia per un museo (le riprese sono state fatte a Mezhigorye, l'ex "dacia" di Viktor Yanukovich, il cui lusso è stato mostrato al pubblico dopo la fuga dell'ex presidente, come simbolo della fine di un'epoca di corruzione). Viene circondato da ministri viscidi, che gli consigliano di dichiarare il default per non ripagare i debiti: "Ma dopo nessuno ci presterà più un soldo?", si meraviglia e si sente rispondere "Il dopo' non ci preoccuperà più". Gli spin doctor gli consigliano di annunciare in tv l'imminente caduta di un enorme meteorite per cacciare dalla piazza la gente che protesta contro le nuove tasse sull'alcol: "Cancellate il meteorite, avete capito?", urla l'esasperato Vassily, per poi far precipitare il governo nello sconcerto ordinando di gestire la crisi invece di ricorrere a trucchi mediatici. La serie tv "Il servo del popolo", che racconta le avventure del presidente per caso, è la prima vera success story dell'Ucraina tre anni dopo la rivoluzione sul Maidan. Il mix di satira politica e comicità tradizionale, con un cast di splendidi caratteristi (im-perdibile Stanislav Boklan nel ruolo del primo ministro logorato dal potere) e un ritmo incalzante, ha stracciato i record di ascolti. La fiction è stata venduta a Netflix, e il formato è stato acquistato dalla Fox. Un successo strepitoso, costruito con pochi mezzi dai comici di Kvartal 95, che lavorano per la tv dell'oligarca Igor Kolomoysky, in rotta con il presidente Petro Poroshenko, oligarca del cioccolato. Ma Vladimir Zelensky, che interpreta Vassily, sostiene che sono indipendenti dalla politica: i politici, gli oligarchi e i deputati vengono tutti derisi senza pietà, e sono molto riconoscibili. La sceneggiatura copia direttamente dai tg, omettendo solo la guerra con la Russia, e i nazionalisti hanno criticato "Il servo del popolo" perché girato in russo. Come il nostrano "Benvenuto presidente!", è denuncia mista a fantascienza: Vassily licenzia i governatori corrotti, fa arrestare in diretta il primo ministro, impone di rispettare la legge ("Ma che fa, ci sta minacciando?", è la reazione dei politici), grida nell'aula della Rada la disperazione del popolo che "non ha da mangiare, e ha paura di girare per strada". Ma i creatori della serie sperano che insegni anche un modello di comportamento positivo: l'onestà e il buon senso del giovane presidente rendono gli intrighi e le ruberie dei potenti comiche e stupide, rompendo la tradizione sovietica di subire senza poter cambiare nulla. "Sarebbe bello se il 90 per cento degli spettatori dicessero: anch'io voglio cambiare le cose", sogna Viktor Saryakin, che interpreta il padre di Goloborodko. Il trailer del "Servo del popolo 2" — che esce il 24 dicembre nelle sale preannunciando la seconda stagione della serie — però anticipa che i tentativi del rottamatore ucraino incontreranno una strenua resistenza. Dopo che la Rada boccia all'unanimità le sue riforme — in una carrellata di facce da deputati che da sola vale un premio — il presidente afferra due mitragliatrici e apre il fuoco contro i banchi. Il "sogno di milioni di spettatori", commenta il popolare sito di news Tsn.
mercoledì 21 dicembre 2016
NEWS - Clamoroso al Cibali! "Scrubs" potrebbe tornare...(grazie a "Una mamma per amica")!
News tratta da "Uproxx"
You might know Zach Braff from that movie where Alfred the Butler, God, and Argo F*ck Yourself rob a bank, or that other film where Natalie Portman is the president of the Shins’ fan club, but he also starred on this show called Scrubs that people seem to like. The medical-comedy ran for nine seasons — the last two of which aren’t as strong as the first seven, but they did introduce us to Eliza Coupe (Happy Endings) and Kerry Bishé (Halt and Catch Fire), for which I’m forever thankful — but because no show is truly “over,” not when Fuller House is a thing that exists, Braff isn’t saying no to a reunion. During a recent question-and-answer session with fans on Twitter, via the Huffington Post, Braff said, “You never know about making more Scrubs episodes, it’s something we all talk about, especially now that all these people are going back and doing Netflix versions of their shows. I am very jealous of all this Gilmore Girls attention and Full House.” He added, “We talk about it every now and then. So you never know, it could happen. I’d do it.”
News tratta da "Uproxx"
You might know Zach Braff from that movie where Alfred the Butler, God, and Argo F*ck Yourself rob a bank, or that other film where Natalie Portman is the president of the Shins’ fan club, but he also starred on this show called Scrubs that people seem to like. The medical-comedy ran for nine seasons — the last two of which aren’t as strong as the first seven, but they did introduce us to Eliza Coupe (Happy Endings) and Kerry Bishé (Halt and Catch Fire), for which I’m forever thankful — but because no show is truly “over,” not when Fuller House is a thing that exists, Braff isn’t saying no to a reunion. During a recent question-and-answer session with fans on Twitter, via the Huffington Post, Braff said, “You never know about making more Scrubs episodes, it’s something we all talk about, especially now that all these people are going back and doing Netflix versions of their shows. I am very jealous of all this Gilmore Girls attention and Full House.” He added, “We talk about it every now and then. So you never know, it could happen. I’d do it.”
martedì 20 dicembre 2016
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Più che Mr. Robot, Mr. Reboot! Sam Esmail porterà sul grande schermo il culto di "Metropolis" di Fritz Lang
News tratta da "Collider"
News tratta da "Collider"
Mr. Robot creator Sam Esmail is bringing his high-tech hijinks to a classic sci-fi property with a TV miniseries adaptation of the iconic 1927 film Metropolis. THR reports that the writer-director is in early development on the TV retelling of Fritz Lang‘s revered film, which centered on a pair of star-crossed lovers in a classist futuristic society.
Esmail is prepping the series with Universal Cable Productions (where he has an overall deal), where he will Executive Produce alongside Anonymous Content’s Chad Hamilton. Esmail’s exact role in the miniseries is still being negotiated. Should Esmail want to keep his attention focused on Mr. Robot (he single-handedly wrote and directed every episode of the critical darling’s second season), he’ll have the time. The report states that UCP’s current plan is to launch the Metropolis miniseries in two to three years, which would give him time to conclude Mr. Robot‘s planned four to five season run.
Despite its current status as one of the most celebrated silent films of all time,Lang’s Metropolis was critically panned when it first arrived in theaters. At the time of release, the German film was one of the most expensive movies ever made thanks to its epic scope and groundbreaking visual effects. That precedent certainly conjures up all kinds of exciting possibilities for Esmail’s take on the material considering how far visual effects have come in the near-100 years since the film’s release, and I’m excited to see how much Esmail will harken back to Lang’s visionary aesthetic and how he will integrate it into a new vision of a futuristic society. Whatever he envisions, he’ll have the budget, as UCP is reportedly willing to throw down $10 million an episode.
Whatever he envisions, he’ll have the budget, as UCP is reportedly willing to throw down $10 million an episode. While the studio usually prioritizes NBCUniversal owned networks (of which Mr. Robot’s home network USA is one), but Metropolis comes with no in-house mandate and will likely be shopped around to other cable and streaming networks. Wherever it lands, it’s exciting that Esmail and his team are getting the time and budget to truly craft the series into something special.Like the original film, the small-screen adaptation will take place in a future society where wealthy industrialists rule the vast city from high-rise tower complexes, while a lower class of underground-dwelling workers toil constantly to operate the machines that provide its power. Risking everything they know, two star crossed lovers from opposite sides of the divide must find a way to bring down the whole system.
However, the main story focus right now is figuring out how to adapt the film into an episodic format. The writer’s room will reportedly be very small, with only two or three scribes in the mix who currently more focused on cracking the concept than breaking scripts.
Esmail is currently in production on Mr. Robot Season 3, which is slated to return to USA in 2017.lunedì 19 dicembre 2016
NEWS - Tutti a casa! Sony produrrà i reboot dei cult di Norman Lear "I Jefferson", "Arcibaldo", "Maude" e "Good Times"
News tratta da "Variety"
The miniseries project is a separate idea from the possible
very early stages of rebooting
several classic sitcoms from TV
legend Norman Lear as
miniseries — including
“All in the Family,” “The
Jeffersons,” and “Good Times”
—Variety has learned
exclusively. The idea currently
being discussed by Lear and
Sony executives would be to
have new actors recreate
classic episodes of the shows,
working from the original scripts, and package them as short,
six-episode anthologies.
The scripts would be
treated similar to plays
being mounted in new productions.
“There is some talk about doing some of the
original shows, redoing them with today’s stars,”
Lear told Variety. “There is a possibility that
we’ll do ‘All in the Family,’ ‘Maude,’
‘The Jeffersons,’ “Good Times.'”
Discussions about remaking more of Lear’s
catalogue come as Sony gears up for the premiere of the new
“One Day at a Time,” which re-imagines Lear’s ’80s sitcom
about a single mother raising two children. The new series,
which premieres on Netflix Jan. 6, focuses on a Latino family with
exclusively. The idea currently
being discussed by Lear and
Sony executives would be to
have new actors recreate
classic episodes of the shows,
working from the original scripts, and package them as short,
six-episode anthologies.
The scripts would be
treated similar to plays
being mounted in new productions.
“There is some talk about doing some of the
original shows, redoing them with today’s stars,”
Lear told Variety. “There is a possibility that
we’ll do ‘All in the Family,’ ‘Maude,’
‘The Jeffersons,’ “Good Times.'”
Discussions about remaking more of Lear’s
catalogue come as Sony gears up for the premiere of the new
“One Day at a Time,” which re-imagines Lear’s ’80s sitcom
about a single mother raising two children. The new series,
which premieres on Netflix Jan. 6, focuses on a Latino family with
a female Army veteran at its center. Lear serves as executive
producer on the new “One Day at a Time,”
producer on the new “One Day at a Time,”
with original scripts coming from the show’s writing staff and
showrunners Gloria Calderon-Kellett and Mike Royce, with
contributions from Lear.
Sony has been in discussions with Lear about the miniseries-reboot
concept since before development began on “One Day at a Time.”
That series was developed specifically for Netflix, and was never
shopped to other buyers. No network or streaming service is yet
attached to the miniseries projects.
“All in the Family” reboot that Lear discussed two years ago at a
Paley Center event, which would have seen the show revived with
new characters, possibly Latino. That idea was set aside in favor
of the new “One Day at a Time.”
“We’re exploring it,” Glenn Adilman, executive vice president
of comedy development for Sony toldVariety. “It’s sort of tricky to
figure out what the business of that is and what that would be and
how it would work. But its something we’re trying to figure out.”
Adilman added, “It’s tricky for a lot of reasons, and it’s something
we’re exploring.”
Sony controls most of Lear’s TV library through its 1985
acquisition of the producer’s Embassy Communications.
L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
"The Walking Dead", la 7° stagione la peggiore e diventa caso da manuale
"Con un lungo episodio finale di mezza stagione, da noi in Italia su Fox, finisce in pausa per qualche mese The Walking Dead. La settima stagione è stata finora la peggiore sotto il profilo delle critiche, delle reazioni dei fans e inevitabilmente anche dei numeri, scesi a livello del momento nero nel 2013. La serie che fino a ieri è stato il più imprevedibile e straordinario successo degli anni Dieci, ha perso negli Usa sei milioni di spettatori in pochi episodi, più di un terzo rispetto alla prima puntata, e anche nel resto del mondo è arretrata parecchio. Una ripresa in grande stile è sempre possibile, e unottava stagione di i6 episodi è già in preparazione. Quasi undici milioni di americani che si sono riuniti ancora a fine novembre per TWD in diretta "lineare", vanno considerati comunque un'eccezione, se paragonati al milione e 800 mila del secondo telefilm nella classifica delle tv via cavo, che è pur sempre un kolossal, già amato anche dalla critica, come Westworld di HBO, o dal milione e 40o mila del più facile Shameless di Showtime. Al provvisorio finale gli autori e AMC hanno messo un titolo che si può leggere come una metafora dell'impasse televisivo della serie: Hearts Still Beating, Cuori che battono ancora. Già, è proprio il battito di TWD che sembra un po' spento, langue sotto il tallone di Negan» e scivola nel «torture porre», ha scritto Kevin Fitzpatrick di Scveencrush. A TWD non ha funzionato nemmeno il trucchetto "d'allungare il bando", ovvero di tirare avanti in termini di tempo, come fanno le tv in Italia con i programmi di punta, che è snaturante. Su questa prima parte della settima stagione di TWD, AMC s'è giocata la battaglia con episodi che vengono chiamati "Extended Run Time": dilatando le lunghezze da 60 a 70 o 80 e persino 90 minuti, si stravolge la natura stessa del racconto, saltano alcune regole di costruzione e mutano per ritmo e intensità anche i "cliffhangers", i preziosi agganci di suspense. L'altra lezione riguarda le esagerazioni del marketing, e si è vista già tutta dopo il primo episodio imperniato sul nuovo cattivo Negan, con in mano la sanguinante mazza con filo spinato, icone della sterminata campagna promozionale, rivelatasi, alla fine, controproducente. il troppo stoppia, come si dice, anche allo zombie. Snaturato dall'aspettativa eccessiva e da un salto di genere e da un allungamento di narrazione, The Walking Dead 7/I è già un caso da manuale, che la dice lunga su quanto siano da prendere sul serio — anche Mika ne sa qualcosa — il linguaggio specifico della Tv e i meccanismi della comunicazione". (Paolo Martini)
CORRIERE DELLA SERA
"The Walking Dead", la 7° stagione la peggiore e diventa caso da manuale
"Con un lungo episodio finale di mezza stagione, da noi in Italia su Fox, finisce in pausa per qualche mese The Walking Dead. La settima stagione è stata finora la peggiore sotto il profilo delle critiche, delle reazioni dei fans e inevitabilmente anche dei numeri, scesi a livello del momento nero nel 2013. La serie che fino a ieri è stato il più imprevedibile e straordinario successo degli anni Dieci, ha perso negli Usa sei milioni di spettatori in pochi episodi, più di un terzo rispetto alla prima puntata, e anche nel resto del mondo è arretrata parecchio. Una ripresa in grande stile è sempre possibile, e unottava stagione di i6 episodi è già in preparazione. Quasi undici milioni di americani che si sono riuniti ancora a fine novembre per TWD in diretta "lineare", vanno considerati comunque un'eccezione, se paragonati al milione e 800 mila del secondo telefilm nella classifica delle tv via cavo, che è pur sempre un kolossal, già amato anche dalla critica, come Westworld di HBO, o dal milione e 40o mila del più facile Shameless di Showtime. Al provvisorio finale gli autori e AMC hanno messo un titolo che si può leggere come una metafora dell'impasse televisivo della serie: Hearts Still Beating, Cuori che battono ancora. Già, è proprio il battito di TWD che sembra un po' spento, langue sotto il tallone di Negan» e scivola nel «torture porre», ha scritto Kevin Fitzpatrick di Scveencrush. A TWD non ha funzionato nemmeno il trucchetto "d'allungare il bando", ovvero di tirare avanti in termini di tempo, come fanno le tv in Italia con i programmi di punta, che è snaturante. Su questa prima parte della settima stagione di TWD, AMC s'è giocata la battaglia con episodi che vengono chiamati "Extended Run Time": dilatando le lunghezze da 60 a 70 o 80 e persino 90 minuti, si stravolge la natura stessa del racconto, saltano alcune regole di costruzione e mutano per ritmo e intensità anche i "cliffhangers", i preziosi agganci di suspense. L'altra lezione riguarda le esagerazioni del marketing, e si è vista già tutta dopo il primo episodio imperniato sul nuovo cattivo Negan, con in mano la sanguinante mazza con filo spinato, icone della sterminata campagna promozionale, rivelatasi, alla fine, controproducente. il troppo stoppia, come si dice, anche allo zombie. Snaturato dall'aspettativa eccessiva e da un salto di genere e da un allungamento di narrazione, The Walking Dead 7/I è già un caso da manuale, che la dice lunga su quanto siano da prendere sul serio — anche Mika ne sa qualcosa — il linguaggio specifico della Tv e i meccanismi della comunicazione". (Paolo Martini)
PICCOLO GRANDE SCHERMO - Anche Julia Roberts si dà alle serie tv (grazie a un best-seller...)
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